Ragazzi ciechi

Il 12 settembre 1924, Giuseppe Lombardo-Radice riconosceva che la didattica del Romagnoli, illuminata da un vigile pensiero scientifico, era in sostanza la medesima che vale per i vedenti: una didattica che fa più assegnamento sulla vita che sulla scuola, anzi «che organizza la scuola come esperienza di vita».
Anche in quel tempo esisteva il problema di giungere alla «coeducazione dei ciechi coi fanciulli vedenti», riducendo il margine della metodologia speciale ad un problema di preparazione e d'interazione.
Come si può facilmente rilevare, il Romagnoli aveva fin da allora ben inquadrato il fatto educativo in un giusto contesto di relazioni umane e sociali, comprendendo che i condizionamenti sono di tipo familiare, culturale ed economico, ma anche di tipo scolastico per la formazione del personale insegnante e la metodologia che ne consegue.
Le sue preoccupazioni non riguardano soltanto la definizione degli obiettivi da raggiungere, ma soprattutto il come raggiungerli in tutti gli aspetti e dimensioni del processo educativo. Ma c'è di più. Ciascuno ritrova lo stesso studio attento del mondo dell'infanzia e della fanciullezza che caratterizza la propria esperienza: nella tensione verso il nuovo, verso l'esigenza di rinnovare continuamente motivazioni e applicazioni per far meglio, per individualizzare al massimo le strategie dell'apprendimento appellandosi a tutte le risorse della partecipazione personale e della consapevolezza, contro i rischi dell'automatismo e della passività.
Il tutto in una atmosfera sanamente formativa, ove non c'è posto per l'arbitrario e la disorganizzazione: il mondo del fanciullo si arricchisce di esperienza e di comprensione in tutte quelle forme aperte della pedagogia, che contraddistinguono il tempo moderno.
SCIENZE SOCIALI e Tiflologia
Romagnoli Augusto
Armando Editore
Braille e Edizione per ipovedenti
1993
3
399
Opera in vendita