Gennaio 2021 n. 1 Anno LI M I N I M O N D O Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice Il golpe borghese: il fronte nazionale per una nuova Italia Essere genitori sufficientemente buoni Leonardo in cucina Burger vegani e vegetariani: la natura nel panino Dria Paola, la prima voce del cinema italiano Scoprire Vienna, a spasso per il centro storico Arisa: arrivare ad Amici era scritto nel destino Il golpe borghese: il fronte nazionale per una nuova Italia (di Riccardo Michelucci, "Focus Storia" n. 170/20) - La notte del 7 dicembre 1970 la democrazia italiana rischi� di cadere per un tentativo eversivo. Ecco chi lo organizz� e perch� rinunci� - Il 17 dicembre 1970, in una notte flagellata dalla pioggia inizia l'operazione "Tora Tora". Niente a che vedere con l'attacco giapponese a Pearl Harbor, � solo una fonte di ispirazione per il nome. Siamo a Roma, e Tora Tora � un tentativo di colpo di Stato. A dirigerlo, il principe Junio Valerio Borghese (1906-1974), dalle stanze della sede romana del Fronte Nazionale, il movimento politico di estrema destra che lui stesso ha fondato due anni prima. Il complotto � stato pianificato nei minimi dettagli per dare l'assalto ai centri nevralgici del Paese. I bersagli principali sono il ministero della Difesa, il ministero dell'Interno, la Rai, le centrali telefoniche e quelle telegrafiche. Obiettivo: scatenare il caos nel Paese colpendo il cuore dello Stato; il piano prevede infatti anche il rapimento del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e l'assassinio del capo della Polizia Angelo Vicari. Tra i congiurati ci sono figure affiliate ai movimenti neofascisti e membri di spicco dell'Esercito e del Corpo forestale. Il comando operativo � in un cantiere edile del quartiere di Montesacro, ma un altro gruppo aspetta ordini nella palestra dell'Associazione paracadutisti al comando dell'ex tenente Sandro Saccucci. Un commando si introduce nell'armeria del Viminale impossessandosi di armi e mitragliatrici. Nel frattempo il generale dell'Aeronautica Giuseppe Casero e il colonnello Giuseppe Lo Vecchio hanno preso posizione al ministero della Difesa e una colonna di automezzi con a bordo 200 forestali armati � arrivata vicino al centro di produzione Rai di via Teulada. Anni dopo si verr� a sapere che per assassinare Saragat e Vicari erano arrivati apposta dalla Sicilia killer di Cosa Nostra. Borghese ha gi� pronto il proclama da leggere a golpe avvenuto: "Italiani, l'auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di Stato, ha avuto luogo. La formula politica, che per un venticinquennio ci ha governato e ha portato l'Italia sull'orlo dello sfacelo economico e morale, ha cessato di esistere. Nelle prossime ore vi verranno indicati i provvedimenti pi� immediati e idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della nazione. Le forze armate, le forze dell'ordine, gli uomini pi� competenti e rappresentativi della nazione sono con noi, mentre possiamo assicurarvi che gli avversari pi� pericolosi, quelli che volevano asservire la patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Soldati di terra, di mare e dell'aria, a voi affidiamo la difesa della patria e il ristabilimento dell'ordine interno". Quel proclama non sarebbe mai stato letto. Il golpe era ormai in fase avanzata quando lo stesso Borghese ferm� tutto. Le armi restarono al Viminale, la Forestale torn� a Cittaducale - da dov'era partita - e i paracadutisti rientrarono in palestra. Perch� il contrordine? Qualcuno ipotizz� che fosse stata la pioggia scrosciante di quella notte a far saltare i piani. Le vere motivazioni furono politiche. Borghese scapp� all'estero per evitare l'arresto e dalla tv svizzera rivendic� il progetto mancato. "Il principe inform� i suoi che l'operazione era saltata per la mancata collaborazione di ufficiali che avrebbero dovuto aprire il portone del ministero della Difesa", spiega Nicola Tonietto, storico dell'universit� di Trieste. "Ma secondo una delle tesi oggi pi� accreditate, a fermarla sarebbero stati gli americani, il cui coinvolgimento � emerso nei processi degli Anni '90 sulle stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia. Anche i vertici dei servizi segreti, con i quali il principe intratteneva rapporti, si convinsero a interrompere l'operazione e sfruttarono la situazione come monito in funzione anticomunista. Infatti si dice che quella notte i dirigenti del Pci non dormirono nei loro letti. Borghese ha raccontato in un memoriale che a dare il contrordine non fu lui, ma il dirigente della Rai Gilberto Bernabei, su ordine di Andreotti". Nell'immediato gli italiani rimasero all'oscuro del tentato golpe. L'8 dicembre il governo e i poteri dello Stato si comportarono come se niente fosse accaduto. L'ordine fu di non parlarne o di minimizzare. Si scopr� tutto tre mesi dopo, quando il quotidiano Paese Sera il 17 marzo 1971 usc� con il titolo: Scoperto piano di estrema destra. Il giorno dopo, il sostituto procuratore di Roma Claudio Vitalone firm� i mandati d'arresto per tentativo di insurrezione armata contro lo Stato nei confronti degli esponenti della destra extraparlamentare Mario Rosa e Sandro Saccucci, dell'affarista Giovanni De Rosa e dell'imprenditore edile Remo Orlandini. Il 19 marzo viene raggiunto da un mandato anche Borghese, che si era rifugiato nella Spagna franchista. La Procura fu poi costretta ad archiviare l'indagine per mancanza di prove. L'istruttoria venne riaperta nel 1974, quando il ministro della Difesa Giulio Andreotti consegn� un rapporto del servizio segreto militare che gettava nuova luce sul piano eversivo. Il processo fu istituito solo tre anni pi� tardi e nel 1984 la Corte d'Assise d'appello assolse da tutte le accuse un'ottantina di imputati tra generali, colonnelli e neofascisti. La Cassazione conferm� le assoluzioni sostenendo che il tentativo eversivo era riconducibile a un "conciliabolo di quattro o cinque sessantenni", e spieg� persino che la presenza di una colonna di mezzi militari e quasi 200 uomini della Forestale appostati davanti alla Rai era stata una coincidenza. "Oggi possiamo sostenere con certezza il contrario", sostiene Tonietto. "Non fu quel gesto da operetta descritto dalla magistratura bens� un evento serio che, al pari di successivi, come la Rosa dei venti e il tentato golpe di Edgardo Sogno, va inserito nella "strategia della tensione" di quegli anni. Al golpe Borghese non parteciparono solo i gruppi di estrema destra intenzionati a prendere il potere, ma anche esponenti di alto livello dell'Esercito e dei servizi segreti". In seguito sono emersi inquietanti retroscena. Le rivelazioni dei pentiti mafiosi al processo contro Andreotti e il rapporto conclusivo della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2 hanno documentato il coinvolgimento di Cosa Nostra, della 'Ndrangheta e della loggia segreta di Licio Gelli. Il piano di Borghese fu il pi� grave attentato alla democrazia italiana organizzato nel Secondo dopoguerra. Il principe nero Junio Valerio Borghese, classe 1906, soprannominato "il principe nero" a causa delle sue simpatie per la destra estrema, era davvero un principe, in quanto discendente della nobile famiglia Borghese. Negli ambienti militari era personaggio molto noto. Ufficiale della Regia Marina durante la Seconda guerra mondiale, divenne comandante della Decima Flottiglia Mas al tempo della Repubblica di Sal�. Le operazioni contro le navi britanniche condotte a bordo del suo sommergibile gli valsero una medaglia d'oro, ma al termine del conflitto fu condannato a dodici anni di reclusione per le repressioni anti-partigiane effettuate dalla Decima Mas. L'Amnistia Togliatti (provvedimento promulgato nel 1946) lo riport� in libert� quasi subito. Dopo una militanza nel Msi (di cui fu presidente dal 1951), nel 1968 fond� il Fronte Nazionale ottenendo l'appoggio di ambienti politici, economici e militari vicini all'estrema destra. Dopo il fallimento del colpo di Stato, Borghese si rifugi� in Spagna e qui rimase fino alla morte, avvenuta a Cadice il 26 agosto 1974 in circostanze mai del tutto chiarite. Ufficialmente mor� a causa di una pancreatite acuta ma secondo alcuni il "principe nero" fu avvelenato da persone a lui vicine per coprire presunte complicit� dei servizi segreti. Il processo di primo grado agli imputati del tentato golpe si tenne tra il 1977 e il 1978. Essere genitori sufficientemente buoni (di Silvia Bonino, "Psicologia contemporanea" n. 283/20) - La biologia favorisce i comportamenti di cura verso la prole sia nelle madri che nei padri, ma in questi ultimi la cultura ha un'influenza maggiore - Le statistiche ufficiali certificano che in Italia il numero delle nascite � in drastico calo, seppure in modo molto diversificato nelle varie regioni, e non riesce pi� nemmeno a pareggiare il numero dei defunti. Nel 2019 si � registrato un nuovo record negativo: sono stati iscritti in anagrafe per nascita solo 420170 bambini, il minimo storico dall'Unit� d'Italia, con una diminuzione rispetto al 2018 di oltre 18000 unit�, pari a -4,5%. La diminuzione delle nascite non � un fatto recente, dal momento che � iniziata fin dagli anni Settanta del secolo scorso. Come conseguenza, il numero delle donne potenziali madri si sta ora progressivamente riducendo, mentre nel contempo stanno uscendo dall'et� riproduttiva i contingenti pi� numerosi di donne nate nella cosiddetta epoca del baby-boom. Nel determinare la riduzione delle nascite, a queste ragioni storiche e strutturali si aggiungono molti altri motivi, di tipo non solo strettamente economico, tra loro intrecciati. Basti ricordare la persistente mancanza di politiche di sostegno alla famiglia, la cronica carenza - quando non assenza - di asili nido e anche di scuole per l'infanzia, la difficolt� per le donne a conciliare famiglia e lavoro. Accanto a questi importantissimi motivi ne esistono per� anche altri, di tipo maggiormente psicologico, legati a loro volta a fattori culturali, come per esempio l'adolescenza e la giovinezza prolungate, la difficolt� ad assumersi responsabilit� adulte, i timori per il futuro. Tra le ragioni psicologiche da non sottovalutare vi � anche il timore che crescere i figli sia un compito difficilissimo, oggi quasi impossibile. La scelta di diventare genitori appare ad alcuni come troppo impegnativa e prevale la paura di non essere all'altezza del compito, soprattutto con i bambini molto piccoli, cos� diversi dall'adulto. Concorre a questo timore la ricerca della perfezione, che pervade tanti aspetti della vita contemporanea e che si concretizza nel desiderio di essere genitori perfetti di bambini perfetti. �, questa, una meta troppo elevata e irraggiungibile, che rischia di scoraggiare alcuni potenziali genitori. Essa va conseguentemente abbandonata, con il pi� realistico progetto di essere genitori "sufficientemente buoni", per richiamare una nota affermazione di Donald Winnicott. Al riguardo bisogna ricordare che nel perseguire questo obiettivo ogni genitore, madre o padre, non si basa soltanto sulla propria esperienza personale e sulle indicazioni e aiuti che gli provengono dalla cultura in cui vive, quali le convinzioni su come si crescono i bambini e la possibilit� di usufruire di nidi e scuole per l'infanzia. La stessa biologia ha attrezzato gli adulti - e non solo le madri - in modo da essere capaci di svolgere l'impegnativo compito di genitore. Il piccolo dell'uomo nasce completamente inetto e necessita di un lungo periodo di dipendenza da genitori che se ne prendano cura, condizione indispensabile non solo per il suo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale, ma per la sua stessa sopravvivenza fisica. Per assicurare che ci� avvenga, la natura ha fornito gli esseri umani di capacit� che li sorreggono in un compito di allevamento della prole che � lungo e indubbiamente faticoso. Si tratta di caratteristiche che consentono sia ai bambini di entrare in contatto con gli adulti, nonostante le enormi differenze comunicative, sia agli adulti di rispondere ai bisogni dei piccoli. I neonati umani, cos� come i cuccioli delle altre specie, non solo presentano fattezze particolari, caratterizzate da rotondit� e morbidezza, atte a suscitare tenerezza e a bloccare i comportamenti aggressivi; essi, in pi�, come ben evidenziato dal teorico dell'attaccamento John Bowlby, vengono anche al mondo con la capacit� di attuare comportamenti specifici con lo scopo di mantenere il contatto con la madre, di suscitare le sue cure e di stabilire con lei nel tempo una relazione individualizzata di attaccamento. Questi comportamenti, non appresi e presenti nei bambini di qualunque gruppo umano, sono: succhiare, piangere, aggrapparsi e, pi� in generale, cercare il contatto fisico, mantenere la vicinanza prima con lo sguardo e poi con il movimento (gattonando o camminando), sorridere. Tali comportamenti sono stati elaborati nel corso dell'evoluzione filogenetica e hanno il potere di suscitare una pronta risposta di interesse da parte dell'adulto, in particolare da parte della madre. Gli studi neurofisiologici hanno mostrato che in lei vengono attivate soprattutto alcune parti del cervello limbico. Questa constatazione non porta certo a concludere che i padri non possano rispondere ugualmente a tali segnali. Nei padri, per�, il comportamento di attivazione partecipe, e conseguentemente di risposta ai bisogni del bambino, passa maggiormente attraverso i circuiti corticali, che a loro volta attivano quelli emotivi; in altri termini, nei maschi i comportamenti di cura sono maggiormente legati all'influenza culturale e meno alla disposizione biologica. In ogni caso, non va dimenticato che tutti gli esseri umani, sia maschi che femmine, sono dotati biologicamente di capacit� di condivisione dello stato emotivo di un'altra persona. Questa capacit� si fonda sul riconoscimento delle emozioni altrui e si concretizza in forme diverse di condivisione, lungo un continuum che va dal contagio emotivo, automatico e riflesso, fino nell'empatia vera e propria; quest'ultima � cognitivamente mediata dalla capacit� di rappresentarsi il vissuto di un'altra persona, anche quando � molto diverso dal proprio. � in forza di questa capacit� di condivisione che i genitori possono rispondere in modo adeguato alle richieste dei figli, sia quando essi sono molto piccoli sia in seguito, lungo gli anni dell'et� evolutiva. I potenziali genitori possono quindi guardare senza timore e con fiducia al loro ruolo futuro, sapendo di poter contare anche su disposizioni biologiche innate, di cui l'evoluzione ci ha dotati. Bench� dette propensioni non agiscano negli esseri umani in modo rigido e stereotipato, ma siano influenzate dalla cultura e dall'esperienza personale, costituiscono una base solida su cui fondare il lungo cammino di vita dell'essere genitore. Leonardo in cucina (di Massimo Manzo, "Focus" n. 297/17) - Il grande genio era curioso di tutto: studi� "frigoriferi" e girarrosti. Ma non era uno chef (e forse nemmeno vegetariano) - Tracci� il disegno di girarrosti, curiose macchine per raffreddare cibi e ingegnosi sistemi per affumicare la carne. Fu esperto di vini, dispens� dettagliate liste della spesa e oculati consigli alimentari degni di un dietologo ante litteram, citando persino qualche ricetta. Anche in cucina il genio di Leonardo da Vinci continua ad affascinare gli studiosi e a ispirare... abili falsari. Gi�, perch� sulla passione del maestro toscano per il cibo sono nate nel tempo molte leggende con tanto di fantomatici manoscritti, che poco hanno di storicamente attendibile. Ma quale fu il vero rapporto dell'autore dell'Ultima Cena con l'arte culinaria? "Il forte legame di Leonardo con la cucina si spiega con le sue origini", racconta Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci. "Il maestro nacque nel 1452 in un borgo di antica tradizione rurale al centro della Toscana, da una famiglia che era anche proprietaria di poderi che producevano vino, olio e grano. Egli stesso ebbe in dono da Ludovico il Moro un vigneto a Milano, e ne acquist� in seguito altri a Fiesole". Il genio toscano fu dunque per forza di cose gran conoscitore di vini. Tant'� vero che, come un esperto enologo, snocciolava consigli sulla conservazione degli aromi del mosto, sulla concimazione ideale del terreno e sull'uso di sostanze (che oggi possiamo chiamare "correttori del pH", cio� dell'acidit� dei terreni), al fine di ottenere la "perfezione del grappolo", arrivando poi a elaborare una formula per tramutare il colore del vino da bianco in rosso. Sempre in ambito agrario, nei suoi scritti non mancano inoltre progetti di mulini e frantoi. E se per trasformare il grano in farina studi� un modello simile alla moderna turbina (da applicare al mulino), per l'estrazione dell'olio elabor� tecnologie gi� conosciute per ottenere una sorta di frantoio meccanico, in grado di "produrre sei barili di olio al d�", il cui disegno appare nel Codice "Madrid I", conservato nella Biblioteca Nazionale della capitale spagnola. Passando dai campi alle mense, la creativit� di Leonardo si preoccup� di rendere pi� efficiente il funzionamento delle cucine dell'epoca con sistemi idraulici e innovativi metodi per conservare gli alimenti. "Analizzando le sue intuizioni in ambito "domestico", possiamo considerare Da Vinci un antesignano della domotica, la scienza che, a partire dalla seconda met� del Novecento, si occupa delle tecnologie per migliorare la qualit� della vita dentro casa", spiega l'esperto. Tra queste, oltre alla descrizione di un modo per affumicare la carne basato su condotti collegati al camino per convogliare il fumo, fanno capolino numerosi prototipi di spiedi. "Leonardo progetta vari tipi di girarrosti, studiandone i sistemi di automazione con grande inventiva", interviene Mario Taddei, direttore del museo e centro di ricerca "Leonardo3" di Milano. "In uno dei disegni del celebre Codice Atlantico, conservato nella Biblioteca Ambrosiana, fa ruotare lo spiedo sfruttando con un'apposita elica l'energia data dal calore della fiamma, mentre in un altro inserisce nel girarrosto un congegno "a orologeria" attivato da una molla, anticipando il concetto del moderno timer". Come se non bastasse, in un foglio risalente al 1492 il genio toscano progetta un curioso apparecchio per raffreddare bevande e mantenere stabile la temperatura del ghiaccio, sfruttando un mantice circolare a tre camere d'aria azionato da un argano grazie ad alcuni contrappesi. � incerto se la prima "macchina del freddo" della Storia sia restata un disegno o sia entrata in funzione, magari per conservare sorbetti; ma di certo sarebbe stata apprezzata alla corte di Ludovico il Moro, celebre per l'organizzazione di sfarzosi banchetti. L'instancabile mente di Leonardo non ha studiato solo marchingegni e tecnologie: grande appassionato dei frutti della propria terra, l'artista riempiva le sue disordinate pagine di simpatici indovinelli sul cibo, appuntando i prodotti che incontrava nei suoi viaggi e scrivendo dettagliate liste della spesa, in cui come una coscienziosa massaia annotava i prezzi di svariati alimenti tra cui pane, verdure, spezie, uova e anche carne. Secondo alcuni studiosi il contenuto di tali elenchi, insieme alla passione del maestro per i girarrosti, metterebbe in dubbio il mito del "Leonardo vegetariano" nonostante in altri contesti certe sue affermazioni sembrerebbero suggerire il contrario. "Il presunto vegetarianismo di Leonardo � un enigma ancora aperto, ma oggi una delle ipotesi pi� plausibili � che per motivi di salute lo sia diventato in et� avanzata", osserva Vezzosi. "Di certo fu un grande amante degli animali, ma li am� con la sensibilit� dello scienziato della sua epoca. La curiosit� scientifica lo port� infatti a vivisezionare ramarri e rane, come testimoniano numerose fonti", aggiunge Taddei. Vegetariano o no, l'artista ebbe un occhio di riguardo per la salute. Nel Codice Atlantico confeziona una vera ricetta medica per eliminare i calcoli alla vescica a base di "scorza d'avellano" (ovvero nocciola), "ossa di datteri" e "semenza d'ortica", da macinare in polvere e sciogliere poi nel vino bianco tiepido a mo' di sciroppo. O ancora, in un sonetto dispensa oculate prescrizioni degne di un moderno dietologo, consigliando di mangiare leggeri a cena, non bere vino a stomaco vuoto, masticare bene e fare esercizio "di piccol moto" concludendo con un perentorio "fuggi lussuria e attienti alla dieta" rivolto al lettore. "I riferimenti diretti ai cibi afrodisiaci sono invece piuttosto rari negli scritti del maestro, ma uno dei pochi esempi � quello di una bevanda definita "acquarosa", di cui Leonardo cita la ricetta", spiega Vezzosi. Basta mescolare acqua di rose, zucchero e limone per ottenere una fresca ed eccitante bibita. Nonostante i costanti riferimenti al cibo, Leonardo non fu mai uno chef n� tantomeno un ristoratore. Ma come spesso accade quando si tira in ballo il pi� enigmatico genio italiano, nel corso del tempo sono fiorite su questo argomento numerose fandonie, tanto divertenti quanto false. La pi� nota � quella del cosiddetto "Codice Romanoff", manoscritti leonardeschi resi noti da tali Shelagh e Jonathan Routh, autori di un bestseller intitolato Note di cucina di Leonardo da Vinci, pubblicato nel 1987. In esso si sostiene che durante l'apprendistato dal Verrocchio il giovane artista avrebbe guadagnato qualche soldo servendo ai tavoli della "Taverna delle tre lumache", nei pressi di Ponte Vecchio, dove il proprietario lo avrebbe poi promosso al grado di cuoco. In seguito Leonardo avrebbe aperto un locale tutto suo avvalendosi della collaborazione di un altro celebre artista fiorentino: Sandro Botticelli. "Le tre rane di Sandro e Leonardo", nome scelto dai due per il nuovo locale, fu un flop. "Il Codice Romanoff ha pubblicizzato incredibili bufale, come quella secondo cui Da Vinci avrebbe inventato i tovaglioli o addirittura le posate", spiega Taddei. "In un altro caso il disegno originale della torre sforzesca (mai concretamente costruita) viene spacciato per un macinapepe". Una cosa � certa: anche se non si ciment� nella ristorazione n� rivoluzion� le pietanze della sua epoca, pi� lo si studia, pi� Leonardo non smette di stupire. Burger vegani e vegetariani: la natura nel panino ("RivistAmica" n. 2/19) - Una vasta gamma di ingredienti e abbinamenti per creare delle delizie all'insegna del "senza" ma ricche di sapore, che non faranno rimpiangere le versioni pi� tradizionali - Poche cose sono invitanti come il classico hamburger arricchito da salse e contorni gustosi. � per� possibile donare lo stesso piacere al palato anche puntando su ingredienti diversi dalla carne, non solo per venire incontro a esigenze di salute o di scelte alimentari, ma anche semplicemente per ampliare la variet� della propria dieta. Tutto questo grazie ai burger vegetariani - cio� senza carne n� pesce - e a quelli vegani (ovvero privi di qualsiasi derivato di origine animale), un secondo piatto, o un piatto unico nella versione "panino", sano e goloso. Chiamarli hamburger tecnicamente � impreciso. In inglese, infatti, "ham" sta ad indicare proprio la carne. Per prepararli potete affidarvi a sapori tipici della tradizione italiana, dare sfogo alla creativit� oppure guardare al mondo orientale. Nel primo caso basta pensare alle classiche polpette di pane raffermo diffuse un po' in tutto il nostro Paese oppure a quelle di ricotta. Tra verdure, legumi e cereali, la gamma dei possibili ingredienti pi� "tradizionali" � ampia, ed inoltre i burger vegetali si possono preparare anche con il tofu (una preparazione a base di soia) o con "sostitutivi" della carne come seitan, tempeh o granulare di soia di ispirazione etnica. Scegliere quale ricetta seguire dipende solo dalle scelte alimentari, da eventuali intolleranze ed allergie, dal gusto e dagli abbinamenti. Sia che li serviate "al piatto" (cio� al posto della classica bistecca come secondo) oppure in un panino degno dei migliori fast food, i burger sono molto pratici. La maggior parte delle ricette si prestano bene ad essere congelate, in modo da essere sempre pronte per le emergenze. E, sempre a proposito di cene last minute, ormai � semplice trovarne varianti sfiziose anche al supermercato, l'ideale in caso di ospiti vegetariani a sorpresa. Per un risultato che pu� spingere all'assaggio anche i pi� convinti amanti della carne, ci sono poi alcuni piccoli accorgimenti che possono fare la differenza. Aggiungere un uovo, ad esempio, consentir� di legare in maniera omogenea tutti gli altri ingredienti. Se per� non consumate proteine di origine animale o temete che se ne possa sentire troppo il sapore, potete usare come addensante i legumi, patate, farina o pangrattato. Ricordatevi poi di panarli leggermente oppure di inserire della frutta secca nell'impasto, per aggiungere una nota croccante e migliorare la consistenza. E come ci comportiamo con gli abbinamenti? Anche in questo caso non ci sono limiti, se non i vostri gusti. I burger di legumi (o di tofu, soia e tempeh) sono perfetti, al posto della polpetta di carne, in un panino "classico" con lattuga, pomodoro, ketchup e maionese. Se, invece, sono preparati con patate o cereali, meglio abbinarli ad un contorno di sole verdure o ortaggi (scegliendo, ad esempio, tra melanzane e zucchine grigliate, cetrioli a rondelle, crauti e cipolle scottate) con l'aggiunta di hummus o ketchup alla barbabietola. Dria Paola, la prima voce del cinema italiano (di Lidia Di Simone, "Focus Storia" n. 170/20) - Novant'anni fa debuttava il film sonoro italiano e, sotto il fascismo, nasceva una stella - Il 7 ottobre 1930, al Supercinema di Roma debuttava il primo film sonoro italiano. A dargli voce era una ragazza di Rovigo, Etra Pitteo, in arte Dria Paola. In sala c'erano gli alti rappresentanti del governo guidati dal ministro delle Corporazioni Giuseppe Bottai. Il fascismo aveva capito che la cinematografia "parlant", come la chiamavano i francesi, avrebbe rivestito un ruolo cruciale nella propaganda di regime. Per questo favoriva il business di imprenditori illuminati come Stefano Pittaluga, che a Roma aveva da poco inaugurato i nuovi studi Cines. Nella primavera di quell'anno Pittaluga aveva messo le nuove macchine per la registrazione del sonoro, acquistate dagli americani, al servizio del regime per la ripresa di un saggio ginnico della giovent� fascista. Nel cortometraggio, le ritmate coreografie di avanguardisti, balilla e giovani italiane, eseguite nel Campo Dux del nuovo stadio romano, venivano accompagnate da una reboante colonna sonora, un discorso di Mussolini. Iniziava in quegli anni lo stretto rapporto tra cinema, sport e dittatura: un legame fecondo sia in Italia sia in Germania, dove nel 1936 la regista Leni Riefenstahl gir� Olympia, il film-capolavoro della propaganda nazista. La proiezione del film, dal titolo La canzone dell'amore, tratto dalle Novelle per un anno di Luigi Pirandello e diretto da Gennaro Righelli, fu preceduta dalla Marcia Reale e da uno spettacolino di Ettore Petrolini, che all'epoca girava il film Nerone con il neo-regista Alessandro Blasetti. Fu quest'ultimo a scoprire il talento della giovane Pitteo. Il primato del sonoro sarebbe dovuto spettare, in verit�, proprio a una pellicola di Blasetti, Resurrectio, la prima girata in Italia con la pionieristica tecnologia. Ma per il passaggio alla nuova era del cinema la produzione scelse il film di Righelli, pi� commerciale. Fu un successo, come racconta Giancarlo Cocco nel libro Storia di Etra Pitteo, in arte Dria Paola, la donna che ha dato la parola al cinema italiano. E la canzone che lo accompagnava, Solo per te Lucia, composta dal maestro Cesare Bixio (che in duo con Cherubini fu autore di brani come il Tango delle capinere e Mamma), fu una delle colonne sonore dell'Italia degli Anni '30-40. Dria Paola, che aveva iniziato a recitare a Rovigo nelle commedie musicali, debuttando sul grande schermo con una particina nel film muto Gli ultimi giorni di Pompei (1926) di Amleto Palermi e Carmine Gallone, si ritrov� catapultata nel mondo delle celebrit� del regime. Era nata una stella. Il film era stato proiettato in anteprima il 5 ottobre a Villa Torlonia. Nella residenza romana di Mussolini c'erano due sale di proiezione, anche perch� il regime riponeva grande fiducia nella potenza persuasiva della Settima arte. Si sa che il duce visionava in anticipo anche i cinegiornali dell'Istituto Luce, proiettati in tutte le sale del Regno d'Italia a partire dal giugno 1927. Il fascismo si spese non poco per garantire al popolo il suo spettacolo settimanale, ma con l'avvento del sonoro centinaia di sale non riuscirono a riconvertirsi e chiusero i battenti. Alla fine degli Anni '30 l'industria cinematografica autarchica era in crisi nera, cos� il governo corse ai ripari. Un decreto del 1931 sostenne la produzione italiana di film: nel 1920 solo il 3% delle pellicole erano realizzate in patria, ma alla fine degli Anni '30 la produzione nazionale contava su circa 40 film all'anno, che passarono a 83 nel 1940 e 119 nel 1942. Gli anticipi sugli incassi alimentarono questa industria. Serviva per� una vetrina per mettere in mostra la produzione nostrana: per cui, nel 1932 fu inaugurata la Mostra del Cinema di Venezia. Il regime vedeva di buon occhio l'ingresso sul mercato di nuovi produttori, nacquero cos� la Lux, la Titanus, la Manenti. E le sale erano obbligate a programmare una quota delle loro produzioni. Nel 1934 il governo cre� una divisione cinema all'interno del sottosegretariato alla Stampa e propaganda, affidandolo al futurista Luigi Freddi, gi� redattore del Secolo d'Italia. Ci voleva un occhio attento per sorvegliare la correttezza del messaggio da veicolare: a film come Camicia nera (1933) spettava diffondere l'epopea del regime attraverso storie edificanti, nello specifico quella di una famiglia contadina alla quale viene affidato un pezzo di terra grazie alla bonifica delle Paludi Pontine. Ma certi film venivano proiettati a sale vuote. Lo stesso Freddi si rese conto, dopo un viaggio in Germania, che i film di propaganda avevano spento il pubblico tedesco. "Era convinto che gli spettatori italiani avrebbero rifiutato film propagandistici", scrive Cocco, "e si schier� quindi con i produttori per incrementare un cinema di "distrazione"". Nel 1935 fu fondato a Roma il Centro Sperimentale di Cinematografia, destinato alla formazione di registi, attori e tecnici. Negli Anni '60 avrebbe contribuito al mito della Hollywood sul Tevere, ma intanto forniva professionalit� di alto livello, al pari delle produzioni americane. Vide la luce anche l'Enic (Ente Nazionale per le Industrie Cinematografiche), nato all'interno del neo-costituito Iri, l'Istituto della Ricostruzione Industriale che avrebbe accompagnato per decenni lo sviluppo delle aziende italiane. Ma il meglio arriv� con Cinecitt�. Gli stabilimenti Cines, che dopo la morte di Pittaluga erano stati rilevati da un uomo del regime, l'ingegnere Carlo Roncoroni, bruciarono nel settembre 1935. Corse voce che l'incendio fosse di natura dolosa. Roncoroni acquist� 60 ettari lungo la Tuscolana e, due anni dopo, il 28 aprile 1937, Mussolini inaugurava i nuovi avveniristici studi di Cinecitt�. "La cinematografia � l'arma pi� forte", aveva detto il duce rubando la frase a Lenin, e quel giorno sfrecci� tra due ali di giovani fascisti venuti a tributargli gli onori. Attravers� con la sua auto il nuovo complesso, progettato dall'architetto Gino Peressutti e costruito in soli 475 giorni, che comprendeva 14 teatri di posa, tre piscine acquatiche, per 40-mila metri quadri di strade e piazze e 35-mila fra aiuole e giardini. Era nata la fabbrica dei sogni, voluta da Luigi Freddi, che ne divenne il primo direttore. L'istituto Luce gestiva l'informazione, ma questa cinematografia sotto il controllo dello Stato promuoveva l'idea di nazione che il fascismo voleva far passare, un universo di relativo benessere, dove regnava l'assenza di conflitti. Era il cinema dei "telefoni bianchi", simbolo dell'ambientazione piccolo borghese delle commedie sentimentali che si imposero dalla seconda met� degli Anni '30 fino allo scoppio della guerra. Molte pellicole furono trafugate in Germania dai nazisti. Fra queste c'era anche Sole, il primo film muto di Blasetti, dove aveva debuttato Dria Paola come interprete principale. La ragazza rodigina era figlia di un commerciante di fucili da caccia e della proprietaria del Caff� Borsa di Rovigo. Era arrivata a Roma con la famiglia all'inizio del 1918, dopo aver vissuto al Nord gli anni duri della Grande guerra. Dopo il debutto nel muto con Gli ultimi giorni di Pompei, il successo della prima pellicola sonora, al fianco della star Elio Steiner, le spalanc� le porte del successo. Era bella, sapeva piangere a comando senza glicerina, incarnava "il modello della fidanzatina che ogni bravo ragazzo vorrebbe sposare", scrive Cocco. Si spartiva i ruoli da protagonista con Isa Pola, Maria Denis, Isa Miranda e Doris Duranti, l'anima nera del cinema del Ventennio, legata al ministro del Minculpop (ministero della Cultura Popolare) Alessandro Pavolini. Dria gir� 26 film in 16 anni, con attori di fama come Ettore Petrolini e il partner di tante imprese, Elio Steiner, prima di ritirarsi nel 1942. Mentre l'Italia crollava sotto le bombe americane e le rappresaglie naziste, si sviluppava un nuovo tipo di cinema, ben lontano dal messaggio tranquillizzante dei telefoni bianchi. Le riprese vennero trasferite in strada, dove si respirava il clima della lotta di liberazione. Nel 1944 Roberto Rossellini si riuniva nei ristoranti della capitale per preparare la sceneggiatura di Mamma Roma: tra questi c'era un locale di via Rasella, dove ci sarebbe stato l'attentato del Gap (Gruppo di Azione Patriottica). Una nuova leva di attori e registi non compromessi con il regime stava scalpitando. Dria Paola aveva abbandonato il cinema due anni prima, ma fece in tempo a incrociare i nuovi protagonisti. Si chiamavano Amedeo Nazzari, Alberto Sordi, che ebbe due particine con lei nei film La notte delle beffe (1939) e Cuori nella tormenta (1940), e Anna Magnani, che nel 1934 aveva fatto da spalla a Dria nella Cieca di Sorrento e nel 1945 diventava la star di Rossellini in set improvvisati, visto che Cinecitt� era rifugio di sfollati. Un altro artista che aveva lavorato con la Pitteo nel 1933, la superstar Vittorio De Sica (nel film Il signore desidera?), stava per rivelare al mondo nuovi talenti: l'attore, noto per la canzone Parlami d'amore Mari� e per il ruolo di finto aristocratico nel film di Mario Camerini Il signor Max, negli anni del conflitto pass� dietro la macchina da presa e riusc� a girare, a pochi mesi dalla fine della guerra, l'immortale Sciusci�. Era nato il neorealismo. Scoprire Vienna, a spasso per il centro storico (siviaggia.it) - Itinerario a piedi per le vie della capitale austriaca, alla scoperta dei diversi volti del suo centro storico: non solo storia, ma anche arte e musica - Vienna � una citt� moderna, dinamica, che ha saputo rinnovarsi e trovare una dimensione nel panorama europeo. Oggi � visitata da milioni di turisti tutto l'anno e affascina i visitatori con le sue diverse anime, non solo la Vienna asburgica, capitale dell'Impero, ma anche la Vienna della musica e dell'arte. � una citt� che ha davvero tanto da raccontare ed � capace di stupire tutto l'anno ogni turista. Il nostro itinerario non pu� che partire da Stephansplatz e dal duomo di Santo Stefano, il simbolo di Vienna. Costruito a partire dal XII secolo � il pi� importante edificio gotico dell'intera Austria. Colpisce per la sua imponente struttura, visibile da ogni punto della citt� anche grazie alla torre sud, alta circa 136 metri. Il tetto � completamente rivestito da tegole colorate che formano gli stemmi dell'Austria, della citt� di Vienna e dell'aquila bicefala simbolo dell'impero asburgico. Non mancate di visitare l'interno che, rimaneggiato nel corso dei secoli, ospita tesori e sepolcri di personaggi importanti. Il duomo ospita 13 campane, la pi� famosa � per� la Pummerin, una delle pi� grandi d'Europa. Non perdetevi la salita al campanile, forse un po' faticosa per via dei 343 gradini, ma ampiamente ripagata dalla vista eccezionale su tutta Vienna. Proseguendo giungiamo a Domgasse 5. All'interno dell'edificio si trova l'unico appartamento abitato da Wolfgang Amadeus Mozart che ha mantenuto la struttura originale. Visitandolo � possibile conoscere meglio questo straordinario compositore. Prima di dirigerci verso gli altri edifici simbolo di Vienna, ci regaliamo una passeggiata per l'Innere Stadt, il centro storico dichiarato nel 2001 patrimonio dell'umanit� dall'Unesco. I vicoli e le vie sono affollati di locali storici dove si respira l'atmosfera festosa e regale della citt�. Durante il periodo natalizio queste vie si riempiono di luci colorate e l'atmosfera rende tutto il centro magico. Qui si trovano i caratteristici mercatini di Natale che rendono Vienna una delle mete pi� ambite anche durante la stagione invernale. Percorrendo la K�rntner Strasse, una delle vie dello shopping di Vienna, si giunge al Wiener Staatsoper. Costruita in stile rinascimentale, l'Opera di Vienna fu distrutta da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale e successivamente ricostruita. Tappa obbligata per gli amanti della musica, � uno dei teatri lirici pi� famosi al mondo. Poco distante, in Seilerst�tte 30, si trova la Casa della musica, un edificio nei cui cinque piani � ospitato il Museo del suono. Un viaggio emozionante nel mondo della musica adatto a grandi e piccini: infatti il museo interattivo propone diversi percorsi, dai grandi compositori fino alla musica computerizzata. Il museo dell'Albertina � la sede delle pi� importanti mostre temporanee del mondo. Oltre a queste ospita una collezione permanente di oltre un milione di stampe e migliaia di disegni: tra i suoi artisti D�rer, Klimt e Picasso. Proseguendo si giunge nella famosa Ringstrasse; qui si trovano alcuni tra gli edifici pi� importanti di tutta Vienna. Il grande viale, voluto dall'imperatore Francesco Giuseppe I lungo il corso delle antiche mura, diede alla citt� un respiro pi� ampio collegando l'Innere Stadt ai nuovi quartieri borghesi edificati fuori dall'antico centro storico. Siamo giunti nella zona dell'Hofburg, il palazzo imperiale di Vienna. Per secoli centro politico dell'impero asburgico, oggi � la residenza del presidente dell'Austria. Il complesso comprende numerosi edifici che ospitano i musei imperiali, uno dei quali dedicato alla principessa Sissi. I musei a Vienna sono davvero tantissimi, tra i pi� famosi il Kunsthistorisches Museum e il Naturhistorisches Museum situati in due edifici gemelli, di fronte il MuseumsQuartier, centro culturale che custodisce in s� diversi centri museali. Tra i meno noti, il Museo dei mappamondi situato a Palais Mollard non lontano dall'Hofburg. Particolare anche il Museo della storia dell'esercito che custodisce i reperti militari che vanno dal XVII al XX secolo. Nel museo una sala � dedicata all'attentato di Sarajevo che colp� l'arciduca Francesco Ferdinando, in pochi metri � ricostruito il tragico evento, il pretesto che diede inizio alla prima guerra mondiale. Un excursus sulla gastronomia e pasticceria tipica di Vienna meriterebbe un articolo a s�. Qui vi segnaliamo solo la Sachertorte, la torta famosa in tutto il mondo. Inventata dal pasticcere Franz Sacher nel 1832 � composta da un impasto al cioccolato farcito da confettura di albicocche, il tutto ricoperto dalla glassa di cioccolato fondente. La pasticceria dell'Hotel Sacher di Vienna custodisce gelosamente la ricetta originale; ovviamente questo non ha impedito che in tutto il mondo venissero realizzate centinaia di imitazioni che hanno contribuito a diffondere il mito di questo goloso dolce, disponibile nei migliori caff� della citt�. Vienna gode di un clima continentale mite, questo fa s� che sia possibile visitarla in tutte le stagioni. Se avete intenzione di recarvi a Vienna in occasione dei tipici mercatini di Natale, tenete presente che l'inverno � rigido e caratterizzato da frequenti nevicate. Un parco pubblico "imperiale" Il Prater di Vienna � un luogo simbolo, ricco di attrazioni, dove la pi� famosa di tutte resta la celeberrima ruota panoramica. Questa � l'unica attrazione a rimanere aperta per tutto l'anno; � alta ben 65 metri e permette di godere di una visuale mozzafiato dell'intera citt�. Fu costruita nel 1897, in occasione del 50� anniversario della salita al trono dell'imperatore Francesco Giuseppe. Attaccate alla ruota ci sono 8 cabine, che girano molto lentamente, e permettono di godere a pieno del panorama circostante. Ma nel Prater non mancano sorprese anche per chi ama la velocit� e le emozioni forti. Infatti, il luna park di Vienna, che si trova dentro il parco, ha 250 attrazioni, adatte per tutta la famiglia. Il museo pi� famoso che si pu� trovare dentro il Prater � quello di Madame Tussauds, il museo delle cere. Al suo interno ci sono le statue di 150 personaggi famosi, tra cui quelle di Francesco Giuseppe e Sissi, ma anche Klimt e Mozart e i personaggi dello show business internazionale. La particolarit� di questo museo � la sua interattivit�, che permette ai visitatori di giocare a calcio con Hans Karkl, dirigere un walzer insieme a Strauss o sfidare Einstein in un test di intelligenza. Sembra incredibile, ma il Prater ha, al suo interno, sei milioni di metri cubi di verde. La sua via principale � lunga 4,5 km e costeggiata da 2500 alberi; un vero polmone verde in pieno centro citt�. Si pu� percorrerlo a piedi, ma anche in bici, con i pattini o il monopattino, o usare uno dei calessini che transitano al suo interno. Addentrandosi nel parco si accede a zone boscose e percorsi escursionistici, che conducono fino alla Freudenau e al laghetto di Heustadlwasser. E quando, dopo i divertimenti e le escursioni, si avverte un certo languorino? Se il clima lo permette, un pic-nic � la scelta da fare, per rendere davvero piacevole la pausa pranzo. Il cibo si potr� acquistarlo direttamente sul posto, dove non mancano, nelle numerose bancarelle, le Langos (frittelle) o i tipici W�rstelstand e la Ha�e (salsiccia calda). Se si preferisce pranzare in un ristorante, nel Prater ce ne sono vari. Schweizerhaus, Stadtgasthaus Eisvogel (aperta dal 1805), Kolariks Luftburg e il Rollercoaster Restaurant, dove il cibo arriva ai tavoli direttamente tramite delle montagne russe. Anche il vecchio castelletto di caccia del parco � stato valorizzato, e ospita un caff�, dove fare una merenda in una cornice imperiale. Ultima soluzione per pranzare dentro il Prater: fate un giro in carrozza per visitare il tutto, il tour � comprensivo di pranzo a base di stinco e birra, da gustarsi direttamente in carrozza. Arisa: arrivare ad Amici era scritto nel destino (di Alessandro Alicandri, "Tv sorrisi e canzoni" n. 49/20) - Per due volte non ha superato i casting, ma ora � la nuova professoressa di canto del talent - Vulcanica, frizzante ma soprattutto... felice. � questa la sensazione che si ha chiacchierando con Arisa, la nuova professoressa di canto di "Amici". Al fianco di Rudy Zerbi e Anna Pettinelli, l'artista ripone per qualche tempo gli abiti di cantante per mettersi al servizio dei ragazzi. - Arisa, come sta andando questa nuova avventura? "Sapete bene che non riesco a nascondere il mio stato d'animo, mi si legge in faccia. Ecco, questa esperienza mi sta dando lo stesso entusiasmo degli alunni entrati nella scuola". - Tra l'altro, in passato, lei ha fatto dei provini per entrare nel talent. "S�, due volte. La prima ero giovanissima e non and� per niente bene, quella successiva fui vicina a ottenere il banco ma passarono al posto mio Antonino Spadaccino e Maddalena Sorrentino. Forse non ero pronta". - Come dice il detto popolare? La vita � una ruota che gira! "Infatti, secondo me era scritto nel destino che in qualche modo, prima o poi, sarei arrivata qui". - In questi anni per� � stata in pi� occasioni amica di "Amici". "S�, ho partecipato in tutte le vesti: ospite, giudice e anche un giorno come insegnante, era l'anno di Irama". - Come si sente nei panni di professoressa? "All'inizio scomodissima. Nel senso che io sono un'interprete che sente di dover imparare tanto, e quando si insegna si pu� apparire saccenti. Ho trovato un compromesso: trasferir� ai ragazzi quello che so, ma senza mai fare quella con la verit� in tasca". - In effetti si � mostrata sempre comprensiva verso i suoi alunni. "Non mi impongo un ruolo. Sono una donna che, come tante, � fiera di avere uno stomaco pronunciato. � grande e non posso non ascoltarlo (ride)! A parte gli scherzi, � proprio la pancia che mi dice di aiutare i ragazzi a credere di pi� in se stessi, invece di criticarli troppo". - Cosa pensa quindi della proverbiale severit� di Rudy Zerbi? "In realt� anche dietro la sua aria rude si nasconde uno spirito paterno. Le spiego: vengo da genitori che per spingermi a perseguire i miei sogni, a volte mi scoraggiavano perch� reagissi. E infatti ho reagito, ma andandomene via di casa...". - Qual � la sua strategia, quindi? "Nessuna. I miei alunni saranno riempiti di complimenti se li meritano. Perch� chi ha talento non va rimproverato, va amato. Senza viziarli, certo, ma devono imparare ad avere pi� fiducia in se stessi. L'amore fa crescere pi� di un muso duro". - Ieri a "X Factor", oggi ad "Amici"... "Sono due esperienze non paragonabili, programmi che fanno parte dello stesso genere televisivo ma parecchio diversi. Posso dire che qui con Maria mi sento pi� a mio agio, mi sento pi� vera. Non mi sento mai in difficolt� e se ho un problema sento di poterne parlare". - Negli ultimi anni l'abbiamo vista poco in tv. Come mai? "� un motivo banale ma semplice, anche se forse non � facile da capire. Ho dei periodi in cui voglio essere solo una persona normale, Rosalba, come lei e come chi sta leggendo questa intervista. Non vestendomi carina, mettendo le felpe con gli animaletti stampati sopra... capisce?". - Capisco. A proposito di animaletti... come stanno i suoi cagnolini? "Titti e Nino stanno bene, li ho portati da poco dalla veterinaria e si � stupita di quanto li tratti con cura. Sono figli per me: hanno la capacit�, a differenza di molti umani, di non deluderti mai". - Adesso vive con loro a Roma? "S�, con questa emergenza sanitaria sarebbe impossibile fare avanti e indietro con Milano. Poi voglio dedicarmi ad "Amici" anima e cuore". - Qual � l'oggetto immancabile della sua valigia per Roma? "Il mio balsamo di tigre. Sa cos'�?". - Temo di no. "� un composto balsamico vegetale che uso un po' per tutto. Apre le vie respiratorie, ha un odore rilassante, aiuta il riposo. Siamo inseparabili". - Le piace il Natale? "Tantissimo. Per� non sono una che ama ricevere regali. Preferisco farli". - Ci tolga un'ultima curiosit�: perch� ha chiesto agli alunni che lavorano con lei di indossare sempre la felpa di "Amici"? "Perch� non � solo un capo di abbigliamento, � il simbolo di una dura conquista, dell'aver ottenuto un banco che potrebbe cambiare la loro vita. Gliela faccio indossare perch� in fondo quella felpa, qualche anno fa, avrei voluto indossarla con fierezza anch'io".