Febbraio 2018 n. 2 Anno XLVIII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Per gli appassionati di enigmistica Bullismo e cyber bullismo L'arte della felicit� Bermude: il triangolo maledetto Siena e le sue dolci colline Tifosi senza tempo Umberto Tozzi: "Ti Amo" quarant'anni dopo Per gli appassionati di enigmistica La nostra Biblioteca ha effettuato la trascrizione in Braille di Reazione a catena (Giochi enigmistici), edito da Rai Eri nel 2017. L'opera si compone di 4 volumi, per un totale di 484 pagine. Non � disponibile in prestito, ma pu� essere acquistata al prezzo di euro 48,40, o pu� essere ottenuta in omaggio, tramite il servizio "book on demand". Rinfrescare la mente giocando con le parole e scoprendo le mille curiosit� della lingua italiana: questo libro propone, per la prima volta, come un'unica grande sfida, il meglio dei popolari giochi del quiz show condotto da Amadeus su Rai1, come "Caccia alla parola", "L'intesa vincente", "Le catene musicali", "Una tira l'altra", ma anche i pi� classici cruciverba. Bullismo e cyber bullismo (di Luca Olivetti, "Bene Insieme" n. 1/18) - Un fenomeno da non sottovalutare, anche quando passa dalla rete - Il cyber bullismo � la manifestazione in Internet di un fenomeno pi� ampio e meglio conosciuto come bullismo, caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da uno o pi� soggetti su una vittima. Nel bullismo le azioni possono riguardare molestie verbali (insulti, minacce ecc.), aggressioni fisiche (anche di lieve entit�), persecuzioni anche solo psicologiche, generalmente attuate in ambiente scolastico. Gli effetti del bullismo possono essere gravi e permanenti ed � anche per questo motivo che qualsiasi molestia, aggressione, persecuzione deve essere immediatamente segnalata alle Autorit�. Il collegamento tra bullismo e violenza ha attirato un'attenzione notevole dopo il massacro della Columbine High School nel 1999, dove due ragazzi armati di fucili e mitragliatori uccisero 13 studenti e ne ferirono altri 24 per poi suicidarsi. Un anno dopo un rapporto ufficiale della CIA ha messo in luce ben 37 tentativi pianificati da altrettanti ragazzi in diverse scuole statunitensi, per i quali il bullismo era stato il fattore determinante in almeno due terzi dei casi. Oggi la tecnologia consente ai bulli (delinquenti) di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyber bullismo. Il cyber bullismo, pertanto, definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat, instant messaging etc), il cui obiettivo � quello di provocare danni ad un coetaneo incapace a difendersi. Come evidenziato prima, qualsiasi comportamento che possa arrecare un danno deve essere segnalato (iniziate chiedendo aiuto in famiglia e agli insegnanti) e non tollerato! Neppure quando il bullo "traveste" il proprio comportamento da gioco l'azione posta in essere deve essere tollerata. L'arte della felicit� (di Elena Meli, "Focus" n. 304/18) - Essere soddisfatti della propria vita non � un obiettivo irraggiungibile - Difficile definire la felicit�: per un genio come Albert Einstein � una vita calma e modesta, per il sociologo Zygmunt Bauman � riuscire a superare le difficolt�. E secondo gli studi degli psicologi si tratta sia dell'emozione temporanea che proviamo quando stiamo bene, sia della serenit� che viene dal sentirci realizzati, che � pi� duratura. Qualsiasi cosa sia la felicit�, per�, c'� una buona notizia: non � un regalo che cade in testa a pochi fortunati ma uno stato d'animo che si pu�, anzi si deve imparare. Felici si diventa, insomma, basta un po' di impegno: chiunque pu� farcela, perfino chi si sente come Paperino e pensa che non gliene vada mai dritta una. Un "tesoretto" di felicit�, bisogna dirlo, arriva col corredo genetico: alcuni tratti della personalit� che favoriscono la propensione a trasformarsi nel classico cuor contento, ovvero avere un temperamento estroverso, sono scritti nei geni. "Gli studi per� ci dicono che l'impatto del Dna sul "grado di felicit�" si ferma al massimo al 40 per cento: il resto lo fanno le scelte personali e l'atteggiamento mentale", spiega Chiara Ruini, docente di Psicologia clinica all'Universit� di Bologna. "Decidere a che cosa dedicare pi� tempo e attenzione nelle nostre giornate influenza lo stato d'animo, e per farlo cambiare in meglio occorre fare cose che ci piacciono. Inoltre bisogna imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno, la vera chiave per la felicit�". � provato che l'ottimismo, fra l'altro, fa campare pi� a lungo: uno studio sui centenari del Cilento ha appena dimostrato che chi raggiunge un'et� a tre cifre � pi� positivo e felice dei familiari under 75. Ma allora perch� crucci e umor nero, che ci accorciano la vita, sono cos� diffusi? A discolpa dei pessimisti va detto che l'uomo � evolutivamente portato a ruminare sulle esperienze negative, perch� per sopravvivere serve capire ci� che � bene evitare. Lo ha spiegato lo psicologo Martin Seligman nel suo saggio Imparare l'ottimismo (Giunti editore): vedere tutto rosa pu� far sottovalutare i rischi. Il fenomeno ha perfino un nome: "sindrome di Pollyanna", la ragazzina sempre contenta protagonista dell'omonimo romanzo di inizio '900 (trasformato poi in celebri film negli anni '60). Un errore di prospettiva che porta prima o poi al disastro: l'ottimismo quindi deve essere realistico, secondo Seligman, e si pu� imparare combattendo i pensieri neri quando si affacciano alla mente. Inutile quindi negarli, meglio sfidarli cercando di essere oggettivi: se per esempio in ufficio ci sentiamo inadeguati e questo provoca malessere, proviamo a chiederci su quali basi lo crediamo, se stiamo dando interpretazioni sbagliate ai fatti, come ci vedremmo dall'esterno. Il metodo prevede anche di coinvolgere un amico nella "discussione introspettiva". A volte basta questo per reagire e ritrovare il sorriso. E se proprio non si pu� fare a meno di continuare a ruminare preoccupazioni, meglio darsi un appuntamento mentale: "ci penser� stasera alle..." e poi farlo davvero (discutendole tra s� con le accortezze gi� illustrate). Sembrer� strano, ma funziona: i pensieri neri smettono di assillare. Le ricerche provano che solo una persona su tre non si lascia abbattere dalle difficolt� e continua a vedere i lati belli della vita. Ma diventare dei veri ottimisti pu� non essere banale poich� il primo passo � ammettere che si guarda il mondo in negativo, e i pessimisti incalliti difficilmente ci riescono. Cos�, molti psicologi hanno cercato "ricette" pi� semplici che pian piano possono portare verso la felicit�. Una di esse � la cosiddetta "scrittura espressiva": quindici minuti al giorno passati a scrivere emozioni ed esperienze per risolvere meglio i conflitti, migliorare l'umore e sentirsi pi� soddisfatti. James Pennebaker, lo psicologo dell'Universit� del Texas che ha studiato a lungo gli effetti di questo tipo di scrittura, sostiene che corregge la rotta della vita portandola sui binari che vorremmo (e che ci rendono pi� felici). Un effetto simile � stato attribuito alla "regola del minuto": quando ci sembra di essere sommersi di cose da fare, bisogna iniziare con ci� che pu� essere sbrigato in un minuto. Baster� questo per sentirsi subito meglio, una piccola iniezione di ottimismo per proseguire la giornata. Che sia rispondere a una email o appendere il soprabito buttato sul divano, anche un piccolo gesto pu� contribuire a renderci pi� soddisfatti perch�, anzich� perder tempo, abbiamo fatto qualcosa di concreto. Vietato invece pensare che serva un partner per sentirsi pi� sereni: uno studio tedesco condotto su oltre 24-mila persone ha dimostrato che il matrimonio in media aumenta solo di poco la sensazione di felicit�, specialmente se l'individuo ha gi� un'ampia rete sociale. Non conta quindi la fidanzata o il fidanzato, contano le relazioni, di qualsiasi natura. "Studi su bimbi di dieci anni mostrano che a quell'et� si � gi� capaci di riconoscere la felicit� e per la maggioranza � un'esperienza che si prova nelle interazioni con gli altri", dice Ruini. "Perch� non sia effimera, poi, la felicit� va condivisa. Non per forza sui social, anzi: spesso su Instagram, Facebook e simili si postano momenti felici per mettersi in mostra, non per gioire davvero insieme agli altri". Le reti sociali dove la felicit� diventa contagiosa sono quelle delle persone in carne e ossa, come dimostra una ricerca dell'Universit� di Yale condotta analizzando l'enorme mole di dati del Framingham Heart Study (iniziato nel lontano 1948 sui circa 5-mila abitanti della cittadina Usa, oggi alla terza generazione di partecipanti): stando ai risultati per essere felici � bene circondarsi di persone che lo sono gi�, visto che per ogni amico felice in pi� cresce del 9 per cento la probabilit� di esserlo. La felicit�, insomma, dipende tantissimo da quella di chi ci � vicino, fino al terzo grado di separazione: in altri termini se io sono felice influenzer� in positivo i miei amici, i loro amici e gli amici dei loro amici in una vera cascata di benessere. Oltre a scegliere bene le compagnie, bisogna per� anche vivere nel posto giusto: un sondaggio della statunitense Knight Foundation condotto su 43-mila persone ha scoperto che la sensazione di benessere psicologico � pi� elevata all'interno di comunit� ospitali, che favoriscono i contatti sociali spontanei (perch� per esempio ci sono parchi, ristoranti, circoli, cortili condominiali) e che siano architettonicamente belli, con un bel po' di spazi verdi. � dimostrato, infatti, che in chi cammina spesso in parchi e boschi le aree cerebrali dove di solito si rimuginano i pensieri negativi sono meno attive. Il che significa che si tratta di persone pi� contente. Ed � vero che i soldi da questo punto di vista non contano: chi vince alla lotteria non � pi� felice di chi non ha mai vinto neppure una tombola. Se non mancano le risorse per vivere quel che c'� in pi� non cambia granch� lo stato d'animo: comprare una macchina nuova o un abito alla moda potr� dare un piccolo momento di piacere, ma non modifica il livello generale di felicit�. Semmai, bisognerebbe comprare tempo: due indagini su oltre 6-mila persone in Usa, Canada, Germania e Danimarca dimostrano che spendere per servizi che ci fanno risparmiare tempo (dal cibo consegnato a casa all'aiuto per le faccende domestiche) rende pi� felici rispetto a pagare per oggetti materiali. Perch� in fondo il senso della felicit� � tutto l�: "� fondamentale entrare in contatto con se stessi e capire che cosa ci fa stare bene davvero. Non � mai troppo tardi per domandarselo", conclude Ruini. "Per riuscirci per� bisogna rallentare, prendersi tempi e spazi per s�: pochi lo fanno, eppure � il primo vero passo verso la felicit�", interviene Andrea Fianco, presidente della Societ� Italiana di Psicologia Positiva. "Le ricette "facili" infatti non funzionano se prima l'individuo non ha capito che cosa vuole". Del resto, una vita felice non � una sorta di nirvana in cui tutto fila liscio: "Gli ostacoli servono, spronano a mettere in campo le nostre migliori risorse", puntualizza Fianco. "Essere felici significa essere consapevoli di dover attraversare fasi negative: sono queste che fanno intervenire la nostra parte volitiva, vitale, per cavarcela e poi vivere appieno i momenti belli". Forse, allora, aveva ragione Bauman: la felicit� pi� duratura � quella che arriva dopo aver superato le avversit�, quando finalmente si pu� dire "ce l'ho fatta". Meglio del Pil Misurare la felicit� � meglio che calcolare il Pil, per sapere lo stato di salute di un Paese: lo dice la rivista inglese Economist, secondo cui dopo gli anni di crisi � ormai chiaro a tutti che il benessere delle popolazioni conta pi� della ricchezza in denaro. I due concetti in realt� non sono poi cos� distanti, come fa notare lo psicologo Andrea Fianco: "Una persona felice lavora di pi� e meglio, contribuendo al progresso personale, dell'azienda e della societ�". Di certo il World Happiness Report delle Nazioni Unite regala qualche sorpresa. La solare Italia arretra mentre gli algidi norvegesi svettano, soprattutto per merito di fattori particolarmente diffusi in quel Paese: uguaglianza sociale e opportunit� per realizzarsi nella massima libert�. Intanto, il Bhutan gi� oggi calcola il proprio "indice di felicit� nazionale" (piuttosto alto). Bermude: il triangolo maledetto (di Elisa Venco, "Focus Storia" n. 136/18) - All'origine della leggenda, cinque aerei misteriosamente spariti 72 anni fa - Doveva essere un banale volo di addestramento. Si trasform� in uno dei misteri irrisolti dell'aviazione militare e diede vigore alla famosa leggenda del Triangolo delle Bermude, un'ampia zona nell'Atlantico con un'altissima concentrazione di sparizioni senza motivo apparente. Alle 14 e 10 del 5 dicembre 1945 una squadriglia di 5 velivoli Grumman TBF Avengers, il Volo 19, part� da una stazione aeronavale di Fort Lauderdale, in Florida, per un'esercitazione di 3 ore. Secondo i piani, gli aerei dovevano allontanarsi dalla Florida verso est per 90 chilometri, in direzione delle Bahamas, sganciare bombe di prova e fare ritorno alla base. Il comandante del Volo 19 era il tenente Charles C. Taylor, un veterano della Seconda guerra mondiale e un pilota con oltre 2.500 ore di volo. Tutto and� come previsto fino al termine della prova di bombardamento. Ma subito dopo Taylo comunic� alla base che le bussole del suo aereo non funzionavano e che per lui la squadriglia stava volando nella direzione sbagliata. Taylor era sicuro di trovarsi sopra le isole Florida Keys, poco sotto Miami: in questo caso, puntando verso nord, avrebbero potuto raggiungere la Florida in 20 minuti. Ma non erano le Keys, si trovavano a 300 km pi� a est, e la squadriglia pertanto si mosse verso il mare aperto. Gli allievi sembravano aver capito che il comandante aveva preso un abbaglio, perch� uno di loro esclam� alla radio: "Dannazione. Se solo volassimo verso ovest, torneremmo a casa". Ma lo seguirono tutti, per non macchiarsi di insubordinazione. Cos� si inoltrarono verso l'oceano, e quando finalmente Taylor ordin� la virata a ovest gli aerei avevano gi� consumato parecchio carburante. Alle 18 e 20 il comandante comunic� alla squadriglia: "Tutti gli aeroplani si avvicinino. Dobbiamo resistere fino all'atterraggio... Quando il primo aereo scender� sotto i 10 galloni (38 litri) andremo gi� tutti assieme". Poi, il silenzio. Un'ora dopo, mentre cresceva la furia dell'oceano e la visibilit� peggiorava, una coppia di idrovolanti PBM Mariner part� alla ricerca della squadriglia. Ma anche questa missione fin� in tragedia: uno di loro scomparve improvvisamente dal radar e si ritiene che sia esploso, data la propensione a incendiarsi di questi apparecchi, soprannominati "bombole a gas volanti". Il giorno successivo la Marina invi� pi� di 300 tra barche e aerei per cercare i velivoli spariti, ma non se ne trov� traccia. Secondo il rapporto ufficiale, gli aerei erano scomparsi "come se fossero volati su Marte". Alcuni mesi dopo la sciagura, un rapporto ufficiale di 500 pagine attribu� la colpa del disastro a "cause sconosciute". La prima stesura del documento, che indicava in Taylor il responsabile dell'accaduto per "aberrazione mentale", era stata osteggiata dalla madre del pilota, che rimproverava alla Marina di formulare accuse senza poter fornire prove, come per esempio i corpi degli aviatori. Oggi, l'ipotesi pi� probabile � che i velivoli siano caduti in mare dopo aver finito il carburante. Restano comunque molti interrogativi. Per esempio: come mai le due bussole dell'apparecchio di Taylor smisero di funzionare? Come mai il comandante non aveva un orologio di bordo per misurare il tempo di volo? Come poteva un pilota esperto confondere la zona su cui si trovava con un'altra molto pi� distante? La parte pi� curiosa della storia del Volo 19 sono proprio le interpretazioni date dell'accaduto. La pi� nota si deve al giornalista Vincent Gaddis che, in un articolo uscito sul giornale americano Argosy, nel 1964, parl� per la prima volta del "mortale Triangolo delle Bermuda", riconducendo al nefasto influsso della zona, legato a fattori soprannaturali, una serie di incidenti registrati nel corso dei secoli (gi� Cristoforo Colombo aveva notato strani fuochi e alterazioni della bussola). "La misteriosa minaccia che infesta l'Atlantico lungo la costa sud-est", scriveva Gaddis, "ha fatto 2 nuove vittime (si riferiva a due aerei cisterna della Us Force spariti il 28 agosto 1963, ndr). Prima che questo articolo sia stampato potr� colpire ancora, ingoiando una nave o un aereo, o lasciando dietro di s� un vascello abbandonato senza vita a bordo". Sfruttando il clamore suscitato da un successivo libro di Gaddis, Invisible Horizon (1974), lo scrittore Charles Berlitz pubblic� Bermuda, il triangolo maledetto, un bestseller da 20 milioni di copie in 30 Paesi, in cui sosteneva che navi e aerei sarebbero stati inghiottiti da una potente fonte di energia, in grado di influire sugli strumenti di bordo e di generare sparizioni altrimenti inspiegabili. Sulla scia di Berlitz, altri scrittori ipotizzarono che gli incidenti fossero legati all'attraversamento di una "porta di accesso" verso un'altra dimensione, o causati dai rapimenti degli alieni. La tesi degli Ufo, in particolare, fu ripresa nel film Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) di Steven Spielberg: nelle scene iniziali, i 5 apparecchi vengono ritrovati intatti nel deserto di Sonora, in Messico. In quelle finali, dall'astronave aliena appena atterrata scendono i membri degli equipaggi dispersi. E dire che nel 1975 il giornalista Lawrence D. Kusche, autore di Il Triangolo delle Bermuda - Il mistero risolto, aveva gi� evidenziato le falle del racconto di Berlitz, che in molti punti non coincideva con le testimonianze delle persone coinvolte negli incidenti. Nello stesso anno il periodico Usa Fate pubblicava un rapporto della compagnia assicurativa Lloyd: incaricata di studiare le perdite di mezzi nell'area, la societ� non aveva rilevato che fossero pi� numerose che altrove. L'alto numero di incidenti nel Triangolo andava semplicemente correlato all'intensit� del traffico aereo e navale in quella parte dell'oceano. La sorte del Volo 19? Probabilmente dipese da un errore umano. I corpi e i relitti mai ritrovati? Le acque della zona sono molto profonde. Eppure, ogni volta che l� sparisce un aereo o una nave, si torna a parlare del "Triangolo maledetto". Il fascino del mistero � pi� forte delle spiegazioni razionali. Pasticceria secca, piccole golosit� in dispensa ("RivistAmica" n. 8/17) - Baci di dama, canestrelli e torcetti sono i pi� famosi dolcetti della tradizione italiana. Da provare da soli o come ingredienti in molte golose ricette - Avete presente quando tornate a casa dal lavoro stanchi la sera, cenate e all'improvviso vi viene un'irrefrenabile voglia di dolce? Di uscire ad acquistare qualcosa non avete proprio voglia ed � l�, proprio in quell'occasione, che pensate a quel ripiano della dispensa nascosto dove tenete i vostri peccati di gola. Si tratta dello scomparto della pasticceria secca, delizia dei vostri momenti di dolcezza e punto fermo per le vostre feste allegre e improvvisate. Come le labbra di una dama - Sono tra i biscotti da t� pi� amati dagli italiani. Ma voi sapete perch� si chiamano "baci di dama"? Perch� le due met�, unite da un dolce velo di cioccolato, assomigliano a due labbra intente a baciare. Questi biscotti nacquero a Tortona nell'Ottocento, precisamente nel 1852 su richiesta di Vittorio Emanuele II. Erano fatti in principio con nocciole piemontesi, perch� le mandorle erano troppo costose. Fu poi Stefano Vercesi a modificare la ricetta, che vinse la medaglia d'oro (massimo riconoscimento di pasticceria) alla fiera di Milano. Al giorno d'oggi ne esistono infinite varianti: tra le pi� famose c'� quella di Alassio, che � scura perch� nell'impasto si aggiungono cacao e miele. Un'idea che fece la fortuna di Pasquale Balzola, il pasticcere di cui ancora oggi si segue la ricetta originale. Il dolce biscotto ligure - Ci sono poi quei giorni in cui si ha voglia di qualcosa di dolce, ma di dolce per davvero. Magari di quei biscotti che lasciano lo zucchero sulle mani. Ecco allora che i canestrelli diventano i dolcetti per antonomasia. Si tratta di biscottini frollini a forma di margherita, nati nel Medioevo. Si usava degustarli a feste religiose, come matrimoni e battesimi, ma anche in occasione del Carnevale e in tempi pi� recenti nel periodo pasquale. L'origine del nome � discussa: alcuni dicono che derivi dal termine "canestro", ossia un cesto dove si facevano riposare dopo la cottura e in cui si conservavano per poi offrirli agli ospiti. Altri invece pensano che si riferisca al nome dello stampo che si usava per farli cuocere. Per prepararli bastano pochi ingredienti semplici: farina, uova, burro e zucchero. Sono indicati per le vostre merende e per i vostri t� delle cinque in compagnia. Ma si abbinano anche molto bene ai vini dolci, come quelli da dessert e spumanti. Dolci gioie in attesa del pane - I Torc�t (in piemontese) o Torcetti al burro, sono i dolci dell'attesa. Sono le classiche coccole che il forno vi dona, regali gratuiti che arrivano inaspettati. Questi biscottini prendono il nome dalla loro forma: sono infatti ritorti e attorcigliati su se stessi. Nacquero molto probabilmente per caso, negli antichi laboratori dei panettieri di campagna, nell'attesa che il forno si scaldasse per produrre il pane. Venivano poi passati nello zucchero o nel miele e adagiati in seguito a raffreddare. Fatti inizialmente della stessa pasta del pane, vennero in seguito modificati aggiungendo il burro per renderli pi� fragranti. Sono originari della zona di Biella e i primi furono prodotti molto probabilmente nel 1700. Ma la prima nota scritta si ha nel libro di Giovanni Vialardi, cuoco di casa Savoia, che elenca tre differenti ricette per produrre i torcetti. Siena e le sue dolci colline (di Mattia Scarsi, "Bene Insieme" n. 5/16) - Alla scoperta di una zona della Toscana che tutto il mondo ci invidia: il Chianti senese - Il Chianti senese � la zona collinare compresa tra Firenze e Siena ed � considerata da sempre "cuore della Toscana": un susseguirsi di morbide colline, con fitti vigneti, boschi di castagni e lecci, piccole pievi e suggestivi borghi medievali. Terra di nobili e di contadini, di mercanti e di cavalieri, questo � un territorio fiero e produttivo, tanto conservatore nel produrre le proprie tipicit� enogastronomiche, quanto attento all'accoglienza turistica. La zona ideale per un breve soggiorno. Partiamo da Siena e poi andiamo alla scoperta di piccoli borghi, dove � possibile imbattersi in cantine e fattorie, assaggiando il pregiato vino in una delle tante enoteche. Prima tappa del tour � Siena, tipica citt� medievale dall'atmosfera unica, circondata da un panorama mozzafiato. Per i suoi inestimabili monumenti e tesori artistici la citt� � protetta dall'Unesco quale patrimonio dell'umanit�. Il centro nevralgico di Siena � la meravigliosa e famosissima piazza "a conchiglia", piazza del Campo, dove troverete il palazzo Pubblico, costruito verso la fine del tredicesimo secolo su ordine del Governo dei Nove che amministrava la citt�. Al suo fianco ecco la Torre del Mangia, la seconda torre antica pi� alta d'Italia. La Torre, che prende il nome da Giovanni di Balduccio, un campanaro noto per i suoi sperperi e perci� detto "Mangiadenari", � visibile fino alla sua cima, da cui vi potrete godere una vista mozzafiato sulla citt�. Tra gli altri monumenti da visitare a Siena segnaliamo la Loggia della Mercanzia, la Fortezza Medicea e soprattutto il Duomo di Siena. Uno dei maggiori capolavori romanici-gotici d'Italia, con la spettacolare facciata in marmo bianco con inserti in rosso di Siena e serpentino di Prato, e l'interno in tre navate con il raffinato gioco dei chiaroscuri. Siena � anche un tripudio di sapori e vetrine piene di dolci e prodotti tipici come i ricciarelli, i cantucci e il vin santo, i pici con un'infinit� di sughi da accompagnare come il sugo di aglione oppure di "nana" (anatra), il pecorino e naturalmente i celebri vini della zona. Per fare un po' di shopping enogastronomico con la garanzia di acquistare prodotti a Km 0 c'� il Consorzio Agrario di Siena in via Panigiani. Dato che dopo � previsto parecchio movimento, vi suggeriamo un pranzo rapido, gustosissimo e leggero presso il vinaio Trombicche, in via delle Terme. Si tratta di un originale vinaio e di una piccola osteria (salita alla ribalta nel 2012 grazie ad un articolo sul New York Times): il classico posto semplice, un po' alla buona, dove tutto � rimasto come una volta, senza troppi esotismi n� ricercatezze. Qui pranzerete con pietanze tipiche (zuppa di ceci, salumi, porchetta). A fine pranzo scoprirete che non viene servito il caff� ma nessun problema: per sorseggiare una tazzina memorabile andate alla Torrefazione Fiorella, a pochi passi da piazza del Campo. Interamente arredata in legno, Fiorella � il luogo giusto per il rito del caff�, dopo pranzo ovviamente ma anche al mattino o nel pomeriggio. Tutt'intorno a Siena, c'� uno scialle di minuscole pievi e piccoli borghi che non potete assolutamente perdere. Per questa parte del tour, permettete un consiglio: muovetevi in auto o affittate sul luogo una bicicletta, possibilmente mountain bike. Montate in sella e pedalate verso una gita tanto salubre quanto fantastica. Potreste iniziare da Greve in Chianti, il vecchio borgo medievale con la sua antica e pressoch� unica piazza triangolare. Sul finire di ogni estate quella piazza ospita la pi� importante mostra vinicola del Chianti. Non andate via senza aver dato un'occhiata al castello di Montefioralle che domina il borgo dall'alto. Proseguite per Radda in Chianti che si trova sulla sommit� di una collina che divide la valle del Pesa e quella dell'Arbia, in una posizione a dir poco panoramica. Radda mostra ancora porzioni della cinta muraria fortificata, il palazzo pretorio ricoperto da stemmi dei vari podest� e la curiosa ghiacciaia granducale, antica fabbrica del ghiaccio: una curiosit� da visitare. A questo punto proseguendo con l'auto per altri 15 chilometri circa (siete sempre in provincia di Siena) sarete a Castelnuovo Berardenga, un borgo dall'intenso spessore storico. La cittadina � un centro di interesse turistico, grazie alla sua storia medievale, e al numero molto elevato di castelli e chiese. Non dovete perdervi almeno due cose: la Torre dell'orologio, unico resto del sistema difensivo di Castelnuovo e la Villa Chigi-Saracini. Di pianta rettangolare, la Torre � coperta a terrazza e la sua muratura si presenta mista di pietre su tre piani. In alto, vicino all'orologio, lo stemma che vedete � quello del Comune di Castelnuovo. Non si pu� descrivere quello che viene donato alla vista da quell'altezza: bisogna provarlo. La villa Chigi-Saracini � una villa storica circondata da un delizioso giardino all'italiana, con una serie di statue dedicate ai grandi musicisti, perch� qui abitava il fondatore dell'Accademia Musicale Chigiana di Siena. Oltre alle statue e alle siepi curatissime, c'� un pittoresco laghetto e il Kaffeehus, la caffetteria privata dove la famiglia proprietaria andava a gustare caff� e cioccolate durante le passeggiate pomeridiane. Per cena fermatevi a Castelnuovo: in questa location particolare, il ristorante enoteca Sira e Remino, serve da oltre 50 anni le migliori specialit� toscane. Il locale � diviso in due: da una parte il bar tabaccheria col grande bancone che offre salumi e formaggi, dall'altra parte l'Enoteca denominata "Torre delle Arti" con ampia scelta di vini eccezionali e golose specialit� come i crostini di fegatini, la carne grigliata di maiale e, per concludere, dolci come ricciarelli, pan forte e cantucci. Se dopo cena siete in cerca di un po' di movida, vi conviene fare ritorno a Siena: nella zona universitaria, nei pressi della facolt� di Lettere e Filosofia, posti come Al cambio o La corte dei Miracoli, possono fare al caso vostro. Quest'ultimo locale � specializzato in musica live con un repertorio che spazia dal rock al reggae, dal blues al free jazz. Ci sono anche locali pi� tranquilli, quali il Tea Room in piazza Giustizia, tappa consigliata per chiudere la serata tirando le somme della giornata trascorsa, davanti a una (o magari due) succulenta torta fatta in casa. Il secondo giorno spostatevi in auto e dedicatelo alla visita di Monteriggioni, un luogo magico che vi sorprender�. Un castello maestoso e intatto, risalente al tredicesimo secolo (se come consigliato siete in auto, il parcheggio si trova nella parte bassa della citt� o a ridosso della porta principale). Era un avamposto fondamentale per difendere il territorio senese dagli attacchi dei fiorentini, tanto che fu proprio la citt� di Siena a decidere la costruzione della citt� fortificata. Persino il sommo poeta Dante utilizz� le sue monumentali forme per definire l'aspetto degli enormi giganti infissi nella voragine di Malebolge: "Monteriggioni di torri si corona", ha scritto raccontando la sua discesa nel nono cerchio dell'Inferno. Ci sono anche leggende che narrano di cunicoli segreti e passaggi sotterranei che mettevano in comunicazione il castello con le vicine fortificazioni; qualcuna racconta persino di una strada che collegava il castello direttamente alla citt� di Siena. Irrinunciabile per chi raggiunge Monteriggioni, � la visita ai camminamenti sulle mura del castello. Dall'alto della cinta difensiva si gode la campagna circostante verso il Chianti. Fermatevi e socchiudete gli occhi: con un po' di fantasia udirete i passi di quei soldati che, da queste mura, facevano la guardia alla fortezza. I pi� giovani, appassionati del videogioco "Assassin's Creed", troveranno molto divertente visitare il castello dove sono ambientate le gloriose gesta di Ezio Auditore, eroe del Rinascimento virtuale, e magari entrare nel museo delle armature e indossare loro stessi i panni di un leggendario cavaliere. Il pranzo presso una delle osterie tipiche, a base di tipiche pietanze toscane e vini locali, vi dar� l'opportunit� di gustare i sapori e gli odori veraci della Toscana. Artisti, attori, pittori ma anche politici, amano molto Monteriggioni: il paesino, nonostante i molti visitatori ogni anno, ha un'atmosfera rilassata e tranquilla. Piccolo e con poche strade: per girare questo borgo bastano poche ore. Continuate il vostro viaggio nel tempo con San Gimignano (a meno di 30 km da Siena), situata su un colle che potete raggiungere attraverso una suggestiva strada a tornanti immersa nella campagna senese. A caratterizzare questo incantevole borgo medievale, cinto da mura millenarie (patrimonio culturale dall'Unesco nel 1990), sono le possenti torri (ne sono rimaste 14 delle 72 originali), erette dalle famiglie nobili dei secoli scorsi come simboli di ricchezza e potere. Passeggiando lungo le sue viuzze, volgete lo sguardo anche alle valli circostanti; mentre vagolate nel centro storico, immortalando scorci indimenticabili, cercate la gelateria Dondoli, premiata sia nel 2007 che nel 2009 come migliore gelateria al mondo! Dobbiamo aggiungere altro? Se vedete un po' di coda, resistete: il personale � molto rapido e l'attesa sar� al massimo di 10 minuti. Dopodich� potrete sbizzarrirvi con i gusti pi� insoliti (pan pepato, rosmarino ecc...) o andare su un evergreen: qualunque sia la scelta, la qualit� � tale che non si sbaglia mai. Piazza della Cisterna � un "salottino" gotico con i suoi edifici due-trecenteschi e fa da anticamera alla piazza del Duomo, dominata dalla Collegiata. Lasciatevi andare, smarritevi nella semplicit� di questo paesaggio: ogni vicolo affascina, ogni scorcio toglie il fiato, San Gimignano sembra una favola antica da cui a fatica si torna alla realt�. Al termine della visita salite sulla Torre Grossa per ammirare la citt� dall'alto. L'originale e inconfondibile skyline non potr� che conquistarvi. Il Palio In piazza del Campo si tiene anche la manifestazione pi� celebre di Siena, il Palio: si svolge il 2 luglio (il Palio di Provenzano) e il 16 agosto (Palio dell'Assunta), pi� un Palio straordinario da tenersi tra maggio e settembre per occasioni speciali (l'ultimo � stato quello del 2000). Le varie contrade di Siena si sfidano in una corsa a cavallo, secondo l'originale giostra medievale e ancora oggi molto sentita da tutti i locali. Il premio � proprio il Palio ossia un drappello, raffigurante lo stendardo cittadino. Tifosi senza tempo (di Massimo Manzo, "Focus Storia" n. 134/17) - Dalle Olimpiadi dell'antica Grecia alla pallacorda del Seicento: il tifo ha sempre eccitato gli animi all'eccesso. Ecco le origini degli ultr� di oggi - Dribbling, tiro, gol! E lo stadio esplode in un boato. Le emozioni che oggi il calcio scatena in milioni di tifosi non sono diverse da quelle che agitavano il pubblico negli anfiteatri romani o i nobili alle prese con la pallacorda. La "febbre da stadio" ha accompagnato l'uomo per millenni contagiando tutti, dai pi� umili villici ai signori di ogni epoca. Un fenomeno che si chiarisce partendo gi� dall'etimologia. La parola tifo � riconducibile alla radice sanscrita dhu, che sta per agitare, eccitare, muovere, e dal greco thyphos, traducibile con vapore, fumo, ardore, febbre. La mente dei tifosi (amatores, in latino, per gli antichi Romani) non viene forse momentaneamente offuscata e il loro cuore messo in agitazione? Dalla fine del XIX secolo, quando gli inglesi ne codificarono le regole diffondendolo a macchia d'olio in Europa e in America Latina, il calcio continua a essere la disciplina sportiva pi� seguita al mondo. Anche prima per�, i giochi con la palla scatenavano simili passioni. A partire dal XII secolo, in Inghilterra e Francia le folle impazzivano per il folk football (soule nella versione francese) a met� tra calcio, rugby e hockey. L'obiettivo era pi� o meno lo stesso di oggi: spingere la palla "in meta". Solo che per raggiungerlo venivano usati piedi, mani e bastoni. A sfidarsi per strada in occasione di festivit� erano squadre di diversi villaggi, e il numero dei giocatori variava dalle poche decine alle centinaia. Ovviamente non si trattava di incontri tranquilli: "atleti" e spettatori se le suonavano di santa ragione. "Senza dubbio, si trattava di una disciplina violenta, tanto da arrivare a registrare morti e feriti", racconta David Goldblatt nel libro The ball is round: a global history of football (Penguin Books). "Nei secoli dell'Alto Medioevo il football era diventato un passatempo comune sia nei villaggi sia nelle citt�, e una serie di editti intervennero per vietarlo, controllarlo, limitarlo". Spuntarono severe leggi "anti-hooligan" (gli Hooligan erano una rissosa famiglia irlandese: da loro deriva il termine inglese per indicare i tifosi), come quella con cui nel 1314 il sindaco di Londra viet� di giocare a palla sulle strade cittadine. Non meno sentiti erano gli incontri di "calcio in livrea", diffusi a Firenze dal XV secolo e incoraggiati dai Medici per rinsaldare la loro presa sul popolo. "A praticarlo erano giovani nobili, non grandi folle come avveniva con il folk football, ed esistevano regole di gioco precise", continua Goldblatt. Presto questo appassionante mix tra rugby, calcio e lotta libera travalic� le barriere sociali coinvolgendo tutti i fiorentini, che si identificavano con le squadre rappresentative dei quartieri. Sulle sabbie delle principali piazze, e in rare occasioni sull'Arno ghiacciato, la folla incitava i propri beniamini esultando a ogni "caccia", l'equivalente del goal. Nemmeno la guerra poteva fermare la voglia di assistere a un incontro, tanto che il 17 febbraio del 1530, per provocare le truppe di Carlo V che assediavano Firenze, venne organizzata una partita ancora oggi rievocata ogni anno. Se il tifo tennistico oggi � noto per la sua compostezza, un tempo non era cos�. Persino gli sport precursori del tennis attiravano stuoli di spettatori rumorosi e scommesse da capogiro. Nei saloni principeschi in cui nel Seicento i nobili si sfidavano alla pallacorda si perdevano intere fortune. E spesso anche il fair play. Il caso pi� celebre � quello dell'artista Caravaggio (1571-1610), che nel 1606 depose la racchetta e impugn� la spada uccidendo Ranuccio Tomassoni, proprio al termine di un animato incontro. Seguitissima divenne inoltre la "palla col bracciale", che conobbe un boom nell'Ottocento, quando in ampie zone del Centro e del Nord Italia sorsero come funghi appositi impianti sportivi ("sferisteri") in grado di contenere migliaia di persone. Si giocava seguendo un punteggio simile a quello del tennis e respingendo la palla nel campo avversario impugnando un manicotto di legno. Definito dallo storico Jacob Burckhardt "lo sport classico degli italiani", il pallone col bracciale streg�, tra gli altri, lo scrittore Edmondo De Amicis (1846-1908) e un insospettabile Giacomo Leopardi (1798-1837), che non perdeva occasione di recarsi nei vicini campi di Macerata o Treia a tifare per il campione Carlo Didimi (1798-1877), vero fantasista del tempo, al quale dedic� un'ode intitolata A un vincitore nel pallone (1821). Ma non furono solo i giochi con la palla a dominare la scena: gli sport legati ai cavalli ebbero nei secoli un successo di pubblico senza pari, paragonabile a quello dell'attuale Formula 1. Tra le occasioni pi� seguite nei Comuni medievali c'erano i palii e le giostre, competizioni equestri disputate in occasione di feste religiose. In Italia se ne contavano a decine. Il Palio di Siena scatena passioni incontrollabili: l'attaccamento degli abitanti alle contrade senesi, di cui si ha testimonianza gi� a partire dal XV secolo, � rimasto pressoch� identico. Tuttavia, i primi a essere contagiati dalla "febbre da cavallo" furono senza dubbio i Romani, che costruirono ippodromi nei quattro angoli del loro impero. Il circuito per eccellenza fu il Circo Massimo di Roma, in grado di contenere quasi 250-mila spettatori: qui patrizi e plebei assistevano insieme, pi� volte al giorno, ad adrenaliniche corse di carri. L'ingresso era gratis, a patto di essere provvisti di appositi biglietti (tesserae), e una volta entrati si sarebbe potuto assistere allo scontro tra le principali "scuderie" dell'epoca: i Verdi, gli Azzurri, i Bianchi e i Rossi. La reazione dei tifosi dopo la sconfitta della propria fazione veniva paragonata dal poeta Giovenale (II secolo d.C.) al lutto dopo la disastrosa battaglia di Canne, in cui i Romani furono decimati dai Cartaginesi. "Il tifo a volte sconfinava nell'esagerazione e nella follia: Galeno (medico greco del II sec. d.C., ndr) diceva che si arrivava persino ad annusare lo sterco dei cavalli in gara per accertarsi che fossero nutriti bene", spiega la storica Federica Guidi, autrice del saggio Vacanze romane. Il tempo libero e la vita quotidiana nell'antica Roma (Mondadori). Gli imperatori non furono da meno: "Sappiamo della passione di Caligola per la squadra Verde, che lo port� ad avvelenare gli avversari; anche Vitellio uccise chi parlava male della squadra Azzurra, mentre Lucio Vero, fratello di Marco Aurelio, scriveva quotidianamente per avere notizie dei Verdi e del suo amato cavallo Volucer, di cui si fece fare una miniatura in oro", continua l'esperta. Qualcosa di simile avveniva con i gladiatori, vere star osannate dal pubblico, strapagati e contesi dalle donne. Per loro il tifo poteva anche degenerare in violenza, e non sempre per ragioni strettamente agonistiche: dietro alla rivalit� delle fazioni in campo potevano nascondersi anche rivendicazioni politiche o territoriali, proprio come avviene con certe tifoserie in Italia oggi. Uno degli episodi arrivati fino a noi, grazie a un celebre affresco pompeiano che ne sintetizza gli avvenimenti e al racconto riportato negli Annali di Tacito, risale al 59 d.C. Nell'anfiteatro di Pompei, durante uno spettacolo, scoppi� uno scontro tra le tifoserie di Pompei e Nocera. Motivo: gli abitanti di Pompei erano risentiti per la trasformazione in colonia di Nocera (con questo atto Pompei perdeva parte del suo territorio). I tumulti danneggiarono soprattutto i nocerini: molti rimasero uccisi. Il Senato sanc� la squalifica dell'anfiteatro per dieci anni. La decisione fu revocata dopo pochi anni da Nerone, forse per consolare gli abitanti della citt�, devastata da un terremoto nel 62. Risultato: gli amatores (i tifosi) riebbero la loro arena e Nerone divenne l'idolo dei pompeiani. In alcune occasioni i gruppi di tifosi organizzati (che oggi chiameremmo "ultr�") divennero talmente potenti da far tremare persino l'imperatore. � il caso dei Verdi e degli Azzurri, da sempre contrapposti all'ippodromo di Costantinopoli ed espressione di opposte correnti politiche e religiose. Reagendo alla punizione inflitta dall'imperatore Giustiniano ad alcuni facinorosi, entrambe le fazioni si allearono arrivando nel 532 a mettere a ferro e fuoco la capitale dell'Impero romano d'Oriente. La rivolta prese il nome di "Nika" (vittoria, dal grido dei tifosi durante le gare), e per poco non fece cadere Giustiniano, costretto a barricarsi a palazzo e salvato in extremis dalle truppe del generale Belisario, che represse nel sangue i tumulti. Quasi due millenni dopo, fu invece proprio il tifo a stemperare le tensioni seguite al fallito attentato al leader comunista Palmiro Togliatti, il 14 luglio 1948. Se il giorno successivo gli italiani non fossero stati distratti dall'epica vittoria del ciclista Gino Bartali in una delle tappe decisive del Tour de France, il clima del Paese avrebbe potuto precipitare con conseguenze impreviste. In quella circostanza, l'amore per lo sport comp� un miracolo. Umberto Tozzi: "Ti Amo" quarant'anni dopo (di Filippo Nassetti, "Ulisse" n. 398/18) Quarant'anni che ti amo in Arena. Umberto Tozzi celebra la ricorrenza della canzone che lo consacr� sulla scena mondiale nel 1977 con un nuovo album live, registrato all'Arena di Verona. Un disco impreziosito dai duetti con Al Bano, Gianni Morandi, Enrico Ruggeri, Raf, ma soprattutto Anastacia. Con la cantautrice di Chicago, Tozzi canta la hit quarantennale: "Sono sempre stato un suo estimatore, impressionato dalle sue doti vocali. Non ci eravamo mai incontrati o parlati prima. Quando le ho telefonato per proporle la collaborazione mi ha risposto subito di s�, dicendomi che conosceva il mio repertorio". I successi internazionali di Ti amo, Gloria e Tu hanno portato Tozzi ad essere uno degli artisti italiani pi� conosciuti all'estero. Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania, Belgio le piazze dove maggiormente � apprezzato. Le sue canzoni sono state tracce di colonne sonore famose, Gloria compare in Flashdance di Adrian Lyne nella versione di Laura Branigan e in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese nella versione originale di Tozzi. Ma anche Stella stai, riadattata dal cantante ceco Michal David, � presente in Hostel di Eli Roth, film prodotto da Quentin Tarantino. Un successo internazionale che lo ha portato ad esibirsi in prestigiosi palcoscenici come il Madison Square Garden di New York, l'Opera House di Sydney o la Royal Albert Hall di Londra. "E dire che ho iniziato nelle cantine o nei ristoranti. Negli anni Settanta era questo l'incipit di tutte le carriere artistiche. Oggi si cerca la notoriet� attraverso i social o i talent, ma spesso si finisce per ripercorrere strade gi� calpestate. E questo porta meno creativit� e innovazione sulla scena musicale. E poi non credo che Bob Dylan o Jimi Hendrix, a inizio carriera, avrebbero mai accettato di esibirsi in un talent show".