Marzo 2016 n. 3 Anno XLVI MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione Redazione Amministrazione Biblioteca Italiana per i Ciechi 20900 Monza - Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. Resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Pietro Piscitelli (Responsabile) Copia in omaggio Stampato in Braille a cura della Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a - 20900 Monza - Indice Non aprite quella mail! Quando trovare qualcosa � un�impresa La sbornia? Un tempo si curava cos� Parmigiano-Reggiano: unico di nome e di fatto Dubrovnik: quando la realt� supera la fantasia Giovanni Allevi: storia di un amore ostinato Giro d'Italia 2016 Non aprite quella mail! (di Riccardo Oldani, �Focus� n. 280/16) - I crimini telematici sono in aumento. Ecco come difendersi - Non deve essere stato piacevole, lo scorso luglio, per gli iscritti al sito di incontri extraconiugali Ashley Madison, scoprire che i loro dati personali erano stati rubati e pubblicati sul Web da un gruppo di hacker chiamato �The Impact Team�. Trentotto milioni di persone, che attraverso il portale avevano cercato un'evasione dal loro m�nage di coppia, si sono trovati di punto in bianco clamorosamente scoperti. Lo scandalo ha destato scalpore in tutto il mondo e il suo impatto ancora non � chiaro: soltanto il costo delle cause civili per divorzi e separazioni potrebbe ammontare a diverse centinaia di milioni di euro. Ma il prezzo � anche umano: famiglie sfasciate, celebrit� e politici smascherati nei loro pi� intimi segreti, ben 15.000 dipendenti pubblici americani che rischiano di perdere il lavoro perch� hanno usato una mail del governo per iscriversi al sito. Il caso Ashley Madison � per� soltanto una goccia nel mare di dati rubati nel Web per ripulire conti bancari, svuotare carte di credito e mandare sul lastrico gli ignari navigatori di Internet. Secondo il rapporto 2015 del Clusit, l'Associazione italiana per la sicurezza informatica, pubblicato lo scorso settembre, sono stati circa 900 nel 2014 e 500 nel primo semestre 2015 gli incidenti di questo tipo considerati gravi per dimensioni e conseguenze economiche. Tra i pi� eclatanti, il furto di ben 79 milioni di schede personali alla banca statunitense JP Morgan Chase. Ebay, il noto portale di acquisti online, si � visto sottrarre 145 milioni di profili, con password criptate e dati personali, mentre il gruppo italiano Benetton ha subito il furto dei bozzetti della collezione di abbigliamento 0-12, i cui capi contraffatti sono finiti, a quanto pare, in alcuni negozi siriani. Persino il colosso dell'elettronica Sony si � visto sfilare 38 milioni di contatti e ha dovuto disattivare l'intero sistema informatico interno per 3 giorni, nel novembre 2014. In totale si parla di un business valutato 446 miliardi di dollari l'anno da un'indagine McAfee, produttore di sistemi antivirus del gruppo Intel: l'equivalente dello 0,6% del Prodotto interno lordo di tutto il pianeta. � quello che gli esperti di sicurezza informatica chiamano �cybercrime�. Un fenomeno dai mille volti e in continua espansione. Il furto di dati � solo una delle sue innumerevoli facce. Nel 2014, per esempio, � stata smascherata un'organizzazione iraniana che aveva creato una finta agenzia di notizie, con tanto di sito, www.newsonair.org. Usando questa esca aveva agganciato 2.000 tra politici e militari americani, di cui si era procurata i dati di accesso alle mail personali e aziendali a scopo di spionaggio. Quello che allarma � l'enorme potenziale espansione del fenomeno nei social media e sui dispositivi mobili, come smartphone e tablet, che aumentano a dismisura i punti di attacco per gli hacker. Un'indagine globale condotta da Symantec, un colosso della sicurezza informatica, ha evidenziato che chi usa il telefonino � molto meno avveduto in fatto di sicurezza informatica di chi invece naviga con il pc: il 57% degli utenti non sanno neanche che esistono antivirus o sistemi di protezione per smartphone. �Nel solo terzo trimestre del 2015�, dice Morten Lehn, managing director del Kaspersky Lab Italia, che sviluppa sistemi per la cybersecurity, �abbiamo rilevato 323.374 nuovi programmi maligni per mobile, con un incremento del 10,8% rispetto al trimestre precedente. Abbiamo anche registrato 5,6 milioni di casi di tentato furto da conti bancari online, condotti con metodi sempre pi� complessi. Dati che indicano come sia importante proteggersi da queste minacce�. Secondo Claudio Telmon, consulente nel campo della sicurezza e membro del comitato direttivo del Clusit, �i dispositivi mobili inducono un falso senso di sicurezza in chi li utilizza, che spesso non ha la percezione del rischio. Chi invece commette le frodi sul Web conosce alla perfezione i punti deboli del sistema�. I pi� vulnerabili sono gli ultrasessantenni, che hanno pi� difficolt� a destreggiarsi con smartphone e Internet. Il fatto � che � davvero difficile capire da dove arrivi il pericolo, perch� i cybercriminali sono sempre pi� astuti nel lanciare le loro esche. Con due scopi in particolare: appropriarsi di identit� sul Web per ingannare altre persone oppure impadronirsi dei dati bancari e delle carte di credito per rubare. Secondo il rapporto Clusit sono le mail false il sistema pi� utilizzato per le truffe online. Fino a due terzi dell'intero traffico mondiale di posta elettronica � costituito da tentativi di phishing, una tecnica che consiste nell'inviare un messaggio falso che simula nella grafica e nel contenuto quello di un'azienda o un'istituzione nota (come le banche e le poste), invitando chi lo riceve a rispondere fornendo i propri dati personali. Ma ora si stanno affermando anche altri sistemi, come messaggi falsi su Facebook o altri social media che invitano a cliccare su un link, da cui in realt� i pirati informatici scaricano un software maligno, in gergo un malware, sul dispositivo del malcapitato. Esistono moltissimi tipi di malware, con funzioni diverse, dal furto di dati allo spionaggio, e, avverte Telmon, �� praticamente impossibile per chi non � un tecnico conoscerli tutti e individuarli. Per difendersi da questi attacchi la cosa migliore � usare sul Web lo stesso buon senso che applichiamo alla vita reale: non fare mai quello che ci viene chiesto da uno sconosciuto o da una persona sospetta. La banca, le poste, l'agenzia delle entrate o la societ� del gas non ci chiederanno mai di fornire i nostri dati per mail, ma lo fanno con una lettera. Quindi, nell'incertezza, � meglio fare una telefonata per assicurarsi dell'autenticit� di un messaggio o andare agli sportelli�. Ci sono poi malware che sul mercato underground costano relativamente poco e consentono a chiunque di diventare un hacker, anche se non capisce nulla di programmazione. Il programma BlackPOS per clonare bancomat e carte di credito, per esempio, costa 1.800 dollari: molto meno dei danni che ha gi� prodotto, e che ammontano a oltre 200 milioni di dollari in due famosi casi accaduti lo scorso anno negli Usa. A pagarne le conseguenze, in quel caso, sono stati la catena di bricolage Home Depot e i supermercati Target, che hanno dovuto rispondere dei danni arrecati ai loro clienti. Si stanno diffondendo in modo preoccupante anche programmi chiamati �ransomware�: �Criptano i dati su pc rendendoli inaccessibili al proprietario e poi chiedono un riscatto (�ransom�, in inglese) per sbloccarli�, spiega Telmon. �� un sistema che colpisce soprattutto le piccole aziende, ma anche i privati, e in cui spesso l'hacker, una volta ottenuto ci� che voleva, cio� i soldi, non si preoccupa neanche di fornire la chiave di sblocco�. Un altro rischio per gli utilizzatori del Web � il cloud, cio� la �nuvola� (come iCloud di Apple, Dropbox o Google Docs) che molti utilizzano per accedere ai propri file da tutti i loro dispositivi o per spedire file �pesanti�. Non sempre sono sistemi sicuri: �� meglio criptare i dati che mettiamo sulla nuvola�, spiega Andreas Herrholz, esperto tedesco di sicurezza informatica. �Purtroppo, per�, questo non sempre � possibile. Oppure pu� avvenire che le chiavi per decifrarli siano in possesso dell'azienda che fornisce il servizio. Alla fine, se si pu�, � meglio evitare del tutto di mettere i propri dati sensibili sul cloud�. Herrholz � stato il coordinatore del programma europeo Trescca per la sicurezza del cloud (www.trescca.eu), che si � concluso lo scorso settembre e ha messo a punto sistemi hardware e software per migliorare la sicurezza. �Sono definiti �cloud edge device��, dice l'esperto, �e funzionano come estensioni del cloud che per� si trovano sul computer dell'utente, invece che nei server della Rete: lo scambio di dati c'�, ma � ridotto al minimo. In questo modo i file sono meno vulnerabili ai tentativi degli hacker. Molti risultati del progetto Trescca sono disponibili pubblicamente e sono open-source, a disposizione di produttori, fornitori di servizi, privati e chiunque altro intenda servirsene�. Messaggini pi� sicuri Anche i messaggi che ci scambiamo per esempio con Whatsapp possono essere intercettati. Come difendersi? �La cosa migliore � usare sistemi che includono la sicurezza gi� in fase di progetto�, spiega Stefania Milan, ricercatrice italiana e docente di Nuovi media e cultura digitale all'Universit� di Amsterdam. �L'app di messaggistica Signal per iPhone, per esempio, cripta tutte le comunicazioni degli utenti: molto meglio per la nostra riservatezza del pi� diffuso Whatsapp�. Quando trovare qualcosa � un�impresa (di Camilla Ghirardato, �Focus� n. 280/16) - Dai cellulari alle chiavi agli ombrelli: non c'� oggetto che i distratti non seminino qua e l�. Ecco il motivo - Sant'Antonio da Padova, aiutaci tu. � lui, infatti, il protettore che dovremmo invocare (aiuta a ritrovare gli oggetti) quando cerchiamo con affanno gli occhiali che abbiamo ben calcati in testa o le chiavi che stringiamo gi� inconsapevolmente in mano. Una lista illustre, quella degli sbadati, dal famoso violoncellista Yo-Yo Ma, che lasci� il suo preziosissimo Stradivari su un taxi di New York, al tedesco Gernot Nowack che, nel 2013, dimentic� la moglie all'autogrill (�distrazione� gi� avvenuta in altre coppie, ma qui c'� l'aggravante che i coniugi erano in viaggio di nozze). Ebbene s�, siamo gente distratta: secondo una ricerca di Nortonby Symantec, il 65% degli italiani ha smarrito almeno una volta il cellulare. E non roviniamo la media mondiale: secondo un recente sondaggio di una societ� d'assicurazioni britannica, una persona smarrisce fino a nove oggetti al giorno, per il cui ritrovamento spreca circa un quarto d'ora. No, non � Alzheimer, siamo semplicemente con la testa tra le nuvole. E che si tratti di una tendenza naturale lo conferma anche uno studio delle Universit� di Milano-Bicocca e di Verona con l'Istituto italiano di neuroscienze, sempre di Verona, pubblicato sul Journal of Experimental Psychology: non riusciamo a concentrarci per pi� di 20 minuti, trascorsi i quali la nostra mente vaga, catturata dal volo di una mosca o da una goccia di pioggia sulla finestra. Elementi distraenti che gli psicologi chiamano attentional capture. �Nella vita quotidiana esiste un continuo bombardamento di stimoli che coinvolgono i meccanismi dell'attenzione, soprattutto quella a breve termine. Il funzionamento di questi ingranaggi costa moltissima energia. Cos�, per far risparmiare alla nostra corteccia cerebrale la fatica di una continua elaborazione, compiamo azioni in modo sommario e meccanico�, spiega Carlo Alfredo Clerici, docente di Psicologia generale dell'Universit� degli Studi di Milano. E il passaggio da un gesto automatico a uno �distratto� � breve: �I gesti quotidiani, frequenti e ripetitivi, diventano automatismi che si traducono in azioni che sfuggono a un controllo consapevole. E, se l'automatismo prevale sull'elaborazione, � facile ritrovarsi a cercare oggetti che non ricordiamo pi� dove abbiamo messo e che magari sono proprio l�, sotto il nostro naso�, conclude Clerici. Logica vuole che la sbadataggine sia potenzialmente pericolosa, perch� ci porta a compiere azioni non consapevoli e a metterci in situazioni a rischio. Eppure la natura ci fa svagati fin dall'infanzia. I bambini sono caratterizzati da una mancanza cronica di attenzione perch� il loro cervello � freneticamente impegnato a creare connessioni cerebrali. Intorno ai tre anni, i cuccioli umani dispongono di collegamenti neuronali, necessari per comprendere con rapidit� la realt� che li circonda, molto pi� numerosi di quelli degli individui adulti. La velocit� di crescita del cervello diminuisce verso i 9 anni per assestarsi intorno ai 20-25, et� nella quale la conoscenza del mondo dovrebbe essersi definitivamente consolidata. E non � tutto. Spiega Paolo Bartolomeo, neurologo all'Istituto del cervello e del midollo spinale di Parigi. �A differenza di altri animali, l'uomo nasce con alcune parti del cervello ancora immature. In particolare, le parti anteriori dell'encefalo, i lobi frontali, raggiungono la completa maturit� attorno ai 25 anni. Proprio il loro funzionamento ci permette di inibire le distrazioni�. Poi per�, con l'invecchiamento, torniamo a perdere colpi, perch� la capacit� di selezione tra stimoli importanti e irrilevanti inizia a calare. Una ricerca del neurologo inglese James Rowe ha messo a confronto le performance di giovani e anziani riguardo alla loro capacit� di concentrazione. I soggetti dell'esperimento dovevano osservare immagini che erano �disturbate� da scritte estranee. Alla fine � risultato, come prevedibile, che la capacit� di focalizzazione era nettamente superiore nel gruppo dei giovani. � interessante per� il test successivo, che ha ribaltato la richiesta: ai due gruppi si chiedeva di ricordare gli elementi disturbanti, e qui gli anziani hanno raggiunto un punteggio migliore. Insomma, � come se, nell'infanzia e nella vecchiaia, la nostra capacit� di scremare gli impulsi della realt� sia naturalmente bassa, quasi per accogliere il mondo in tutta la sua pienezza. Nei bambini, per apprenderlo in fretta, negli anziani per non perdere tutte le sue sfumature. I distratti, cos� poco focalizzati sul nocciolo della questione ma cos� ipersensibili a ci� che li circonda, sono dotati di un cervello XL. � questa la tesi del neurologo Ryota Kanai e dei suoi colleghi dello University College London, che hanno rilevato volumi maggiori in alcune zone del cervello nelle persone sbadate. � stato consegnato un questionario a un gruppo di 15 volontari per valutarne il livello di distraibilit�: punteggio pi� basso agli attenti, punteggio pi� alto agli sbadati. Gli studiosi hanno poi scansionato il cervello dei volontari con la risonanza magnetica. I pi� attenti presentavano volumi minori nel lobo parietale superiore sinistro, mentre gli smemorati avevano pi� materia grigia proprio in quest'area cerebrale. Esiste quindi una cabina di regia dell'attenzione/distrazione, con caratteristiche fisiologiche diverse, tra il cervello di chi si distrae facilmente e chi no? �I lobi frontali del cervello sono essenziali per la memoria di lavoro (di cui ci serviamo per esempio per ricordare un numero di telefono prima di scriverlo), insieme con strutture posteriori (i lobi parietali), cui sono connessi da grossi fasci di fibre nervose. Si potrebbe quindi pensare (ma non � stato ancora dimostrato) che l'efficienza di queste reti nervose fronto-parietali sia correlata con la capacit� di non farsi distrarre da eventi irrilevanti�, dice Paolo Bartolomeo. I ricercatori della Northwestern University (Usa) hanno indagato il legame fra distrazione e creativit� e hanno scoperto che le persone ipersensibili ai suoni (e quindi facili a distrarsi se disturbate da musica o rumori) sono pi� creative di quelle che sanno concentrarsi anche in ambienti rumorosi. Lo studio ha dimostrato che pi� le persone sono infastidite dai rumori, maggiore � la probabilit� che ottengano un buon punteggio nei test di misurazione della creativit�. Il che darebbe un avallo scientifico anche allo stereotipo dell'artista sempre con la testa fra le nuvole. Purtroppo per� non siamo tutti artisti e non tutti viviamo di professioni creative: agli altri mestieri la distrazione pu� causare problemi. Secondo una ricerca, pubblicata sulla rivista Human Factors, mentre lavoriamo siamo distratti almeno sei volte l'ora. E le interruzioni avrebbero l'effetto conclamato di peggiorare il nostro rendimento. Del resto occasioni per distrarci ne abbiamo a bizzeffe. Un esame universitario poco interessante, un lavoro che non piace, molti impegni in contemporanea, una depressione latente (che porta a estraniarsi da una realt� sgradevole), un idealismo acceso (che spinge a sognare felicit� future contro un presente frustrante) e cos� via. Per �restare sul pezzo� gli psicologi consigliano diversi rimedi: una scaletta con le priorit�, l'uso dell'agenda, dormire bene (il sonno tiene oliati i meccanismi cerebrali), concentrarsi sul lavoro pi� di giorno che durante il pomeriggio o la sera (l'attenzione segue ritmi circadiani e tende a diminuire sul finire della giornata). Ci sono poi distrazioni che si possono rivelare gravissime. Su tutte la pi� drammatica: dimenticare il figlio piccolo nell'auto sotto il sole estivo (il tragico record � degli Stati Uniti, dove muoiono cos� 38 bambini ogni anno). Che cosa succede nella testa di un genitore che parcheggia la macchina con dentro un bambino? �Escluderei motivazioni inconsce�, spiega Maria Antonella Brandimonte, docente di Psicologia dei processi cognitivi all'Universit� Suor Orsola Benincasa di Napoli e autrice del libro La distrazione. Essere altrove (Il Mulino). �La guida, tra tutte le azioni che compiamo quotidianamente, � una delle pi� ripetitive. Nel tragitto consueto che si compie ogni giorno per andare al lavoro, inseriamo spesso il pilota automatico e approfittiamo di una strada che non presenta sorprese per elaborare pensieri e idee. Cos�, il bambino da accompagnare all'asilo, se ha la sfortuna di addormentarsi o restare in perfetto silenzio, corre il rischio di farsi dimenticare�. La sbadataggine, per�, � anche un meccanismo mentale che aiuta a sopravvivere. In caso di pensieri assillanti e preoccupanti, per esempio, essere distratti aiuta a passare oltre e magari, in questo vagabondaggio di idee apparentemente scollegate, riuscire a trovare soluzioni non ovvie. �Il concetto di distrazione non � sempre legato a quello di errore�, spiega Brandimonte. Possiamo, infatti, bypassare stati d'animo spiacevoli distraendoci con pensieri positivi. Anche la tolleranza al dolore fisico sembra dipendere dalla nostra capacit� di distogliere la mente. Una serie di studi svolti tra gli Anni '70 e gli Anni '80 documentava effetti positivi della distrazione sulla percezione del dolore. Per esempio, fu fatto un test su un gruppo di persone alle quali era chiesto di immaginarsi in una situazione rilassante mentre si provocava loro dolore a una mano. Stesso trattamento a un altro gruppo al quale, invece, non erano state date istruzioni. Il risultato fu che i partecipanti istruiti a immaginare cose piacevoli riportavano di avvertire meno sofferenza rispetto al gruppo di controllo. Infine, conclude Clerici, �la sbadataggine pu� anche essere il segnale di un conflitto interiore e indicare la necessit� di un cambiamento�. Banalizzando: un uomo che perde spesso le chiavi del proprio appartamento pu� avere il desiderio inconscio di cambiare casa. O moglie. La sbornia? Un tempo si curava cos� (di Marco Narduccelli, �Focus Storia� n. 109/15) - Per combattere i postumi di una bevuta esagerata ci si � inventati di tutto. Dall�occhio di pecora alla cenere di becco di rondine, ecco alcuni rimedi - Dimenticate le medicine. Se nell�antico Egitto aveste alzato un po� troppo il gomito, la cura per i postumi di una sbronza non sarebbe stata una pastiglia, bens� una ghirlanda di foglie di lauro alessandrino da portare al collo. � quello che emerge dalla nuova traduzione di un papiro, scritto in greco, che riporta la ricetta per curare �il mal di testa da ubriachezza�. La persona avrebbe dovuto legare insieme le foglie di Ruscus racemosus, e portarle come una collana. Non sappiamo se la cura funzionasse, ma ancora oggi in Cambogia si inalano i fumi di queste foglie per curare mal di testa e vertigini. Da 5mila anni dunque gli uomini sono alle prese con gli effetti di quello che gli inglesi chiamano hangover. Ecco altre curiose pratiche con le quali i nostri antenati hanno cercato di farselo passare. Polmone di pecora arrostito oppure uova di civetta. Erano i toccasana consigliati da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. L'austero filosofo Seneca (I secolo d.C.) lamentava che i suoi contemporanei �vomitano per mangiare, mangiano per vomitare�. Gli antichi Romani, grandi estimatori del buon vino, durante i banchetti delle classi pi� agiate mangiavano e bevevano senza limiti. Lo scrittore romano Plinio il Vecchio raccomandava di non eccedere con l'alcol perch� il giorno dopo �l'alito sa di botte, ogni cosa viene dimenticata e la memoria � come morta�. Consiglio inascoltato. Per alleviare i postumi della bevuta, gi� gli antichi Greci mangiavano cavoli e ingurgitavano molta acqua. Plinio consigliava anche di mangiare il polmone di pecora arrostito oppure uova di civetta messe per tre giorni nel vino. In alternativa, proponeva di rispolverare un'antica ricetta assira: cenere del becco di rondine tritata con mirra e vino. Combattere i postumi della �ciucca� con altro alcol: di certo non si faceva nel Medioevo quando ubriacarsi era vietato. Esiste una credenza secondo cui per alleviare i sintomi di una sbronza bisogna... bere altro alcol (addirittura alcuni cocktail funzionerebbero meglio di altri come il Bloody Mary, base di vodka e succo di pomodoro, o il Black Velvet, miscela di birra scura e champagne). Difficilmente avrebbe per� potuto prendere piede nel Medioevo quando la condanna all'ebbrezza divent� totale. Gli sbronzi erano puniti con una gogna pubblica, nota anche come �mantello dell'ubriacone�: erano costretti a uscire di casa dentro una botte senza fondo e coperchio superiore. Da tempi remoti, in Oriente per gli avvinazzati si consigliano intrugli a base di erbe. Ma anche cocktail con occhi di pecora. Da migliaia di anni i cinesi preparano infusi a base di erbe che aiuterebbero il corpo a combattere febbri, mal di testa e sbornie varie. Il pi� famoso di questi beveroni � il kakkonto, oggi diffuso in tutta l'Asia, che si prepara con radice di kudzu, cinnamomo, datteri, zenzero, liquirizia e radice di peonia. Un rimedio ben pi� macabro si trova invece in Mongolia, dove dopo un'ubriacatura si consiglia di mandar gi� con del succo di pomodoro un occhio di pecora sott'aceto. Fin dal suo esordio, nel 1886, la Coca-Cola fu venduta anche come rimedio per mal di testa e stanchezza da dopo sbornia. La Coca-Cola per via del suo alto contenuto di glucosio e di caffeina pu� venire in soccorso dopo aver alzato troppo il gomito. Nel 1886, quando fu venduta per la prima volta ad Atlanta, era prescritta come rimedio per il mal di testa e la stanchezza, secondo alcuni anche post ciucca. Nel 1938, sempre negli Usa, l'hotel di lusso Ritz-Carlton cominci� a servire una sorta di cocktail del giorno dopo, in cui si allungava la Coca-Cola con il latte. Ernest Hemingway, noto bevitore, si riprendeva bevendo succo di pomodoro e birra. La comunit� scientifica non ritiene che esistano trattamenti efficaci per curare gli effetti dell'alcol. Insomma, qualunque cosa proviate, probabilmente non funzioner�. Parmigiano-Reggiano: unico di nome e di fatto (di Manuela Soressi, �News� n. 12/11) - Tutto il mondo ce lo invidia e cerca d�imitarlo. Inutilmente. Perch� quello vero � solo quello prodotto nel cuore della Pianura Padana. Uguale da mille anni, pu� entrare nella dieta di tutti, grazie alla sua digeribilit�. Con la garanzia del valore aggiunto, per i piatti pi� diversi - Gustarlo � come salire sulla macchina del tempo e fare un viaggio a ritroso fino al Medioevo. Infatti il Parmigiano-Reggiano � documentato gi� nell�anno Mille ed � citato da Boccaccio nel suo Decameron. Da allora � rimasto sempre lo stesso. Medesima la zona di produzione, identici le materie prime, il processo di lavorazione e, naturalmente, il sapore. Durante questi mille anni, la fama del Parmigiano-Reggiano � cresciuta e ha superato le frontiere nazionali, facendone un simbolo del made in Italy alimentare (viene venduto all�estero il 27% degli oltre 2,9 milioni di forme), ma rendendolo anche uno dei formaggi tradizionali pi� imitati al mondo. Tuttavia il vero, l�originale Parmigiano-Reggiano � uno solo: quello prodotto nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova, sulla riva destra del Po, e Bologna, sulla sinistra del Reno, con il latte fornito da circa 4mila allevatori locali, che viene lavorato da oltre 400 caseifici secondo tecniche artigianali. Sin dal 1954 era contraddistinto dalla D.O. a livello nazionale diventata nel 1992 la Dop (Denominazione di origine protetta) che ne garantisce l�autenticit� all�interno dell�intera Unione Europea. Il latte viene lavorato a crudo (la munta serale � scremata per affioramento), senza antifermentativi, conservanti o coloranti. Appena arrivato al caseificio viene posto in caldaie di rame dove � riscaldato e fatto coagulare con sieroinnesto (ricco di fermenti lattici) ottenuto lasciando acidificare naturalmente il siero della lavorazione del giorno precedente. Ottenuta la cagliata la si rompe manualmente e la si porta a 53-56�C di temperatura. Quindi si lascia spurgare, si divide a met� (la cosiddetta gemellata) e la si estrae per porla negli appositi stampi (dette fascere). Da una caldaia si ottengono insomma due sole forme. In questa fase viene apposta anche una placca di caseina, che si integra nel formaggio, e che serve a identificare ogni forma consentendone la tracciabilit�. Non solo: a sera, quando la forma � ancora morbida, viene circondata con una fascia che imprime sulla crosta i marchi registrati del Consorzio di tutela, mese e anno di produzione, codice identificativo del caseificio. Una sorta di carta d'identit�, che garantisce l'autenticit� del formaggio. Passati 2-3 giorni, il Parmigiano-Reggiano, che nel frattempo ha assunto la caratteristica forma cilindrica, viene asciugato e messo in salamoia per 16-25 giorni. Alla fine della salatura il formaggio � pronto per iniziare una lunga maturazione, esclusivamente naturale, che avviene in appositi magazzini di stagionatura a temperatura e umidit� controllate. Ci vuole almeno un anno perch� il Parmigiano-Reggiano maturi, in modo lento e completamente naturale. Durante questo periodo le forme vengono pulite, rivoltate, curate e sorvegliate giorno dopo giorno. Ogni forma, che pesa mediamente 39 kg e che richiede circa 600 litri di latte, � sottoposta ai test degli esperti del Consorzio: solo quelle che dimostrano di possedere tutti i requisiti qualitativi, ricevono il bollo a fuoco che le battezza Parmigiano-Reggiano. Ogni forma reca il marchio ovale del Consorzio di tutela e la dicitura Parmigiano-Reggiano impressa mediante puntinatura sulla crosta in modo che compaia su tutti i pezzi (dette punte) in cui viene frazionata quando viene messa in commercio. Per ottenere un chilo di Parmigiano-Reggiano servono dunque in media 16 litri di latte e questo ne spiega l'intensit� del sapore e la ricchezza nutrizionale. Due caratteristiche enfatizzate dalla lunga stagionatura che, asciugando il formaggio, lo rende ancora pi� concentrato, tanto che in 30 g ci sono gli stessi nutrienti contenuti in mezzo litro di latte. Il Parmigiano-Reggiano � un alimento eccezionale: � il formaggio con il maggiore tenore di proteine (33%), con la pi� alta concentrazione di calcio e di fosforo, con un equilibrato mix di vitamine e un valore accettabile di grassi (28,4%), grazie al fatto che viene prodotto con latte parzialmente scremato. Proprio la natura dei suoi lipidi (soprattutto di acidi grassi mono e polinsaturi) lo rende molto digeribile e ne fa una fonte di energia prontamente disponibile. Infatti, durante la maturazione le proteine e i grassi vengono in parte predigeriti da enzimi e fermenti, e cos� diventano pi� facilmente assimilabili da parte dell'organismo. Proprio perch� nutre senza appesantire, � subito biodisponibile ed � un concentrato di nutrienti, il Parmigiano-Reggiano viene usato nella dieta degli sportivi ed � entrato anche nel menu degli astronauti. E viene consigliato, in particolare, nelle prime pappe dei bambini, a ragazzi e adolescenti, anziani e convalescenti. Non ultimo, rappresenta una fonte proteica importante e fondamentale per chi segue una dieta vegetariana. Tagliarlo e conservarlo La forma di Parmigiano-Reggiano non si taglia, ma si �apre� a met� con la punta dell'apposito coltello. Anche per servirlo si usa il coltellino a mandorla che permette di ottenerne delle scaglie, da preparare appena prima di gustarlo, perch� si asciuga in fretta. Comunque, si consiglia sempre di toglierlo dal frigorifero una mezz'ora prima dell'uso. Quanto alla conservazione del Parmigiano-Reggiano porzionato, l'ideale � avvolgerlo con una pellicola per alimenti e tenerlo in frigorifero alla temperatura di 4-8�C. li basso tenore di acqua, il contenuto di sale e la bassa acidit� inibiscono lo sviluppo di agenti patogeni e permettono al Parmigiano-Reggiano di mantenersi buono e integro per diversi mesi dopo l'acquisto. Le confezioni sottovuoto possono essere conservate anche per 5 o 6 mesi (purch� integre) alla temperatura di 0-5�C. Per gustarlo meglio Non solo il Parmigiano-Reggiano � capace di sopportare stagionature molto lunghe (anche oltre 24 mesi) ma � anche uno dei pochi formaggi che, con il passare del tempo, migliora le sue caratteristiche nutrizionali e oraganolettiche. Tra un Parmigiano-Reggiano giovane e uno molto invecchiato ci sono enormi differenze di sapore, profumo, struttura e pasta. Giovane - Ottimo da tavola: a scaglie insaporisce i panini farciti o accompagna la frutta (pere, fichi, uva, noci). Sulla tavola delle feste si possono provare abbinamenti ricercati, con fragole e aceto balsamico, con kiwi e melograno oppure olive e capperi. A fine pasto � delizioso con la mostarda di Cremona o con miele e composte di frutta. A cubetti, � ideale come aperitivo, accompagnato da un calice di vino bianco o di liquore secco, di cui stempera l'alcolicit�. Media stagionatura - Pu� essere servito a petali nell'insalata o sui carpacci di carne, ed � perfetto da grattugiare o da usare nella preparazione di tante ricette. Dalla pasta ripiena alle farcie per gli arrosti o le verdure, dagli sformati di ortaggi ai sughi bianchi, dalle quiche ai piatti al gratin, il Parmigiano-Reggiano d� nobilt� e sapore anche alle preparazioni pi� semplici. E la sua crosta, ben ripulita, insaporisce brodi e minestroni di verdure o cereali. Stagionato - Sarebbe un peccato usare il superstagionato come ingrediente: � cos� saporito e gustoso da essere un vero e proprio formaggio da meditazione. Si accompagna con vini rossi di elevato corpo e con vini bianchi passiti e da meditazione, e bene si combina con il miele, le confetture e le mostarde. A prova di lattosio Una porzione di Parmigiano-Reggiano (50 g) non fa male a nessuno, nemmeno a chi non pu� mangiare formaggi perch� intollerante al lattosio o alle proteine del latte: infatti da un lato contiene enzimi che modificano la caseina e la rendono altamente digeribile, dall'altro il contenuto in lattosio � dalle 100 alle 1000 volte inferiore al livello massimo previsto dall'Ue per i prodotti lactose free. Merito del rapido sviluppo di batteri lattici che avviene nelle ore immediatamente successive alla caseificazione e che, in 6-8 ore, fermentano tutto il lattosio presente nella cagliata. Dubrovnik: quando la realt� supera la fantasia (di Titus Arnu, �The magazine� n. 2/15) - Scelta per le sue bellezze monumentali e paesaggistiche quale set principale per le riprese della serie televisiva Il Trono di Spade questa �Perla dell'Adriatico�, rimane una citt� dal fascino senza tempo, di grande ricchezza e vivacit� culturale - Ivan Vukovic � la nostra guida a Dubrovnik. Mentre ci indica le imponenti mura che circondano la citt� vecchia, afferma: �Queste sono le fortificazioni di Approdo del Re�. Quindi ci conduce verso Gradac, il parco con vista sulla Fortezza di Lovrijenac. Vukovic tira fuori una foto plastificata di quello che sembra un banchetto di nozze medievale e spiega: �Qui si sono svolte le Nozze Porpora, quando Re Joffrey � stato avvelenato�. Se non fosse ancora chiaro, la nostra guida � specializzata in tour della citt� sulle orme dei luoghi in cui sono state girate moltissime scene de Il Trono di Spade, una delle serie tv pi� popolari e seguite nel mondo, giunta quest'anno alla quinta stagione. Si tratta di una saga fantasy che vede le pi� grandi famiglie del regno in lotta per la conquista del trono di Westeros, in un mondo costituito principalmente da due continenti e dove non manca la presenza di forze oscure e magiche. Il centro pi� grande e civilizzato dell'immaginario continente occidentale �, appunto, la citt� di Approdo del Re, dove si trova il Trono di Spade. Per ospitare la capitale di Westeros, i produttori della serie hanno scelto Dubrovnik, la cui citt� vecchia � caratterizzata da imponenti e robuste mura in pietra, collocata perdipi� in una location ideale, su una penisola protesa nel Mare Adriatico; non per nulla, il suo centro storico figura dal 1979 tra i Patrimoni dell'Umanit� dell'UNESCO. Soprannominata anche la �Perla dell'Adriatico� per le sue bellezze monumentali e paesaggistiche, tra cui risaltano anche grandiosi palazzi dall'architettura orientaleggiante, la Ragusa di Dalmazia, come � chiamato il capoluogo croato, � tradizionalmente uno degli attracchi pi� frequentati dalle navi da crociera, che in alta stagione continuano ad arrivare fino a dieci al giorno. Grazie a Il Trono di Spade, Dubrovnik � stata investita da un business ancora pi� importante e gli uffici turistici non hanno perso tempo nello stampare cartine con gli itinerari dei set a cielo aperto ripresi nella serie, meta di articolate visite guidate organizzate dai principali tour operator. I negozi di souvenir, poi, sono pieni di oggetti realizzati appositamente, sino ad arrivare alla creazione di collezioni di abiti e gioielli ispirate alla saga. Nell'XI secolo Dubrovnik era una fiorente Repubblica Marinara; nel XIII secolo pass� sotto il dominio di Venezia, mantenendo per� la propria indipendenza in cambio di un cospicuo tributo annuale, formula che la citt� adriatica adott� anche nei rapporti con l'Ungheria dopo che la potenza magiara sconfisse Venezia e, in seguito, quando Ragusa pass� sotto l'Impero Ottomano, al quale, nel 1482, arriv� a versare ben 12500 ducati d'oro l'anno, senza che per questo la sua prosperit� ne venisse minimamente scalfita. La sua autonomia dur� fino al 1806, quando la citt� venne invasa dalle truppe napoleoniche; nel 1815 il Congresso di Vienna l'assegn� all'Austria. Dopo varie vicissitudini, con la fine della Seconda Guerra Mondiale venne annessa alla Repubblica di Jugoslavia. In seguito alla dissoluzione di quest'ultima, Dubrovnik si trov� sulla linea del fronte e nel 1991 sub� massicci bombardamenti, in particolare a opera dei montenegrini, che causarono innumerevoli vittime e danneggiarono notevolmente il centro storico. Dopo la fine del conflitto, tuttavia, Dubrovnik riusc� a riprendersi velocemente, riacquistando la propria vocazione di centro turistico e culturale, divenendo oggi la citt� pi� ricca e vivace della Croazia. Attualmente conta circa 43 mila abitanti, di cui solo un migliaio vivono nella citt� vecchia; le famiglie, infatti, preferiscono i nuovi quartieri residenziali dell'entroterra, anche perch� il centro storico � tassativamente pedonale, caratterizzato com'� da una miriade di scalinate, la pi� lunga delle quali conta ben 160 gradini. La citt� vecchia, oggi, pullula di negozi di souvenir, anche se molti giovani imprenditori stanno cercando di aprire nuove attivit� improntate alla tradizione. Come i designer di gioielli Simona e Marko Farac, che realizzano pezzi unici in corallo, oro e argento; o come lo chef Vedran Perojevic, che nel suo ristorante Azur offre piatti della cucina croata con influenze asiatiche. Dubrovnik � una citt� ricca di cultura ed esprime un forte senso estetico, evidente anche solo osservando le insegne e i cartelli stradali, ai quali non manca un'impronta artistica, con eleganti e sinuose lettere bianche stampate su fondo rosso. A ogni angolo si incontra una galleria d'arte; l'ex Convento di Santa Caterina ospita oggi una rinomata scuola di musica (la prestigiosa Orchestra Sinfonica di Dubrovnik � stata fondata nel 1925); lo Strad�n, il lungo �corso� che divide a met� il centro storico, pullula di musicisti di strada. Tra la primavera e l'estate si tengono il Summer Festival di musica classica, balletto, danza e opera, il Libertas Film Festival dedicato alla produzione cinematografica croata e internazionale, lo Shakespeare Festival e il Jazz Festival. �La musica e le arti in genere fanno parte del nostro DNA�, ci dice la ventenne Laura Hladilo, che fa la cantante lirica da quando aveva 15 anni; anche sua nonna era cantante d'opera e Laura sogna per s� lo stesso futuro. Passeggiando sul porto ci imbattiamo in un anziano pescatore, Miho Hajtilovic, che ci propone un'escursione in barca alle Isole Elafiti e ci sorprende dicendoci di avere 83 anni che non dimostra affatto. Fa questo mestiere da quando ne aveva 5. Ci racconta di essere ancora uno dei pochi �veri� pescatori rimasti a Dubrovnik, perch� �questo � un mestiere molto faticoso�, spiega senza alcun tono d'amarezza nella voce. La modesta barca di Hajtilovic si chiama �Mali Ivan�, �Piccolo Ivan�: l'ha battezzata cos� 35 anni fa in onore della nascita di suo nipote. Anche Ivan oggi � un pescatore e ha promesso al nonno che non abbandoner� questo lavoro, anche se, ammette, �prima si tornava quasi sempre con le reti piene: quando mio nonno usciva in barca il 70-80% delle volte era cos�. Oggi al massimo il 30% delle uscite � proficuo�. Perch�? �A causa dello sfruttamento intensivo del mare, ma anche per via del continuo via vai delle grandi navi da crociera, a cui bisogna aggiungere quello dei traghetti e lo scorrazzare delle moto d'acqua, tutti fattori che allontanano la fauna ittica�. Fortunatamente, Miho sa ancora dove andare con il suo parangal, un attrezzo da pesca simile al palamito, per riuscire a tornare in porto sempre con qualche magnifico esemplare. Mentre guida la �Mali Ivan�, con una mano tiene il timone, nell'altra ha perennemente una sigaretta accesa. Davanti alla disabitata Isola di Lacroma, che si staglia maestosa di fronte a Dubrovnik, sede di un meraviglioso parco naturalistico, il pescatore spegne il crepitante motore diesel. Anche su quest'atollo sono state girate alcune scene de Il Trono di Spade, ma Miho Hajtilovic non pu� saperlo: a casa sua, dice, non ha n� la televisione, n� ovviamente Internet; non possiede neppure un'automobile: �Per andare dove? Qui c'� tutto quello di cui ho bisogno�, dice, mentre i suoi occhi brillano di quella particolare saggezza che appartiene solo agli uomini di mare. Missione molluschi Nella baia di Mali Ston, a circa un�ora d�auto a nord di Dubrovnik, vengono allevate le migliori ostriche della specie Ostea edulis, rinomate per l�intenso aroma e la limpida freschezza. L�origine del particolare metodo di allevamento impiegato, con le ostriche che crescono attaccate a delle funi, si perde nella notte dei tempi; scritti di epoca romana riportano l�uso di rami di quercia pietrificati che i croati gettavano in mare per farvi attecchire i molluschi. Nel XVII secolo le ostriche servite ai banchetti delle Case reali di tutt�Europa venivano ordinate a Dubrovnik. Oggi, il miglior locale in citt� per gustare i pregiati molluschi � il Buffet Kamenice, nel cuore del centro storico, molto frequentato anche dagli abitanti del posto, che immancabilmente ordinano ostriche (al prezzo di 1,50 euro) e sardine fritte accompagnate da una caraffa di bianco ghiacciato. Giovanni Allevi: storia di un amore ostinato (di Alessandro Manieri, �Ulisse� n. 375/16) - Incontriamo a Milano il compositore/pianista, per scambiare qualche opinione sulla musica e sul suo lavoro - - Giovanni, tuo padre era un insegnante di musica. Eppure per te il pianoforte di casa era off limits. �Mio padre era insegnante di solfeggio e clarinetto ad Ascoli Piceno dove vivevamo. A casa c'era un pianoforte che ovviamente pap� suonava, ma a me era fatto divieto di avvicinarmi. Per me quel pianoforte era chiuso a chiave. Per mia sorella maggiore, invece no: lei lo poteva suonare. Ricordo che la ascoltavo da dietro la porta. Sta di fatto che mio padre con questo divieto aveva scatenato in me una sorta di ossessione.� - E quando s'innesc� quest'ossessione? �Gi� alle elementari: facevo il tempo pieno. Rientravo da scuola alle 16.30 e il pensiero era di tornare per guardare il pianoforte.� - Hai quindi dovuto convincere tuo padre... �S�, in un certo senso s�, e questa � stata una difficolt� non da poco: era come se avessi non solo il pubblico normale che hanno tutti i performer ma anche mio padre che da solo costituiva un intero pubblico. E poi il pubblico accademico che � stato una sorta di io genitoriale, una sorta di super-io paterno. Ora mio padre � il mio pi� grande fan e sostenitore.� - Perch� fai questo parallelismo tra figura paterna e mondo accademico? �A casa mia non c'era l'idea giocosa del �adesso vi suono qualche cosa� come pu� succedere il pomeriggio di Natale con tutti i parenti a pranzo. C'era un'idea di grande sacralit�, perch� la musica era Arte con la a maiuscola e andava rispettata. Per me quindi suonare non � stato solo ribellarmi al divieto di mio padre ma anche all'idea di un'arte cos� intimorente. Queste dinamiche si sono poi riproposte nel mio rapporto con il mondo accademico.� - Ovvero? �Cos� come io sono il figlio di mio padre, artisticamente sono anche figlio del mondo accademico perch� mi sono diplomato in composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Ma per far emergere la mia identit� � come se avessi dovuto commettere una sorta di parricidio, come quello intellettuale di Platone nei confronti di Parmenide: non posso fare a meno di riconoscere mio padre (e quella formazione classica/tradizionale) come generante ma non posso riproporla.� - Qualcuno ha detto di te che sei �l'idolo colto del popolo rock�. Detta cos� suona come se tu fossi il punto basso della cultura alta e il punto alto del gusto popolare. �Ecco siamo entrati nel campo minato! Perch� per me non esiste un punto alto e uno basso. Non c'� il gusto del popolo e quello elitario. Questo distinguo autoreferenziale l'ha inventato l'�lite per confermare di essere un gradino sopra. Per� ci tengo a precisare una cosa: io non ho colpa di non piacere alla critica.� - E allora perch� a te � capitato e ad altri no? �Perch� sono stato coraggioso: il gabbiano Jonathan ha avuto il coraggio di riconoscere che il suo obiettivo non era quello di mangiare e basta, ma quello di volare il pi� in alto possibile, cio� il coraggio di riconoscersi, di inseguire la propria inclinazione. Il coraggio di non combattere contro se stessi.� - E questa cosa la maggior parte delle persone non la fa? �Io non so cosa fanno gli altri, faccio gi� fatica a capire cosa faccio io! Ma mi rendo conto che in un ambiente accademico/artistico � pi� facile piegarsi alle aspettative esterne che affermare la propria indole e la propria unicit�. Io credo di avere avuto questo coraggio.� Giro d'Italia 2016 Da Apeldoorn nei Paesi Bassi a Torino, lungo 3.383 km e 21 tappe. � il Giro d'Italia 2016, la 99esima edizione della corsa rosa targata Gazzetta-Rcs Sport (6-29 maggio). � composto da due crono individuali (prima e nona tappa), una cronoscalata (15esima tappa), quattro tappe di alta montagna, sette tappe di media montagna, sette tappe per i velocisti, 42.200 metri di dislivello complessivi. Il Giro � gi� partito dall'Olanda due volte, nel 2002 e nel 2010; � la 12esima volta che prende il via dall'estero. L'ultima volta che � terminato a Torino invece � stato nel 1982 con la vittoria della maglia rosa di Bernard Hinault, tre Giri conquistati dal francese. Le prime tre tappe si svolgono nei Paesi Bassi nella regione del Gelderland. Dopo un giorno di riposo si riparte da Catanzaro a Praia a Mare, per risalire poi lo Stivale con frazioni di difficolt� differente. Gli arrivi in salita sono sei, il primo a Roccaraso al termine della sesta tappa. Ci sono poi: la 13esima tappa da Palmanova a Cividale del Friuli con quattro salite inedite (Montemaggiore, Crai, Cima Porzus e Valle); la 14esima Alpago-Corvara con sei Gpm tra cui Pordoi, Sella, Giau; la 19esima Pinerolo-Risoul con il Colle dell'Agnello che porta a quota 2.744 metri ed � la Cima Coppi del Giro; la 20esima Guillestre-Sant'Anna di Vinadio che si svolge in gran parte in Francia con tre cime oltre i 2.000. Per quanto riguarda le prove contro il tempo, dopo la prima frazione, ecco la nona tappa, la crono del Chianti, 40,4 km da Radda a Greve, un possibile spartiacque per la generale su un tracciato vallonato; e la cronoscalata dell'Alpe di Siusi, 15esima tappa, 10,8 km, una pendenza media al 8,3%, massima al 11%. Passerella finale da Cuneo a Torino dove verr� inciso il nome del vincitore sul trofeo Senza Fine. Albo d'oro 1909: Luigi Ganna 1910: Carlo Galetti 1911: Carlo Galetti 1912: a squadre: Atala 1913: Carlo Oriani 1914: Alfonso Calzolari 1919: Costante Girardengo 1920: Gaetano Belloni 1921: Giovanni Brunero 1922: Giovanni Brunero 1923: Costante Girardengo 1924: Giuseppe Enrici 1925: Alfredo Binda 1926: Giovanni Brunero 1927: Alfredo Binda 1928: Alfredo Binda 1929: Alfredo Binda 1930: Luigi Marchisio 1931: Francesco Camusso 1932: Antonio Pesenti 1933: Alfredo Binda 1934: Learco Guerra 1935: Vasco Bergamaschi 1936: Gino Bartali 1937: Gino Bartali 1938: Giovanni Valetti 1939: Giovanni Valetti 1940: Fausto Coppi 1946: Gino Bartali 1947: Fausto Coppi 1948: Fiorenzo Magni 1949: Fausto Coppi 1950: Hugo Koblet 1951: Fiorenzo Magni 1952: Fausto Coppi 1953: Fausto Coppi 1954: Carlo Clerici 1955: Fiorenzo Magni 1956: Charly Gaul 1957: Gastone Nencini 1958: Ercole Baldini 1959: Charly Gaul 1960: Jacques Anquetil 1961: Arnaldo Pambianco 1962: Franco Balmamion 1963: Franco Balmamion 1964: Jacques Anquetil 1965: Vittorio Adorni 1966: Gianni Motta 1967: Felice Gimondi 1968: Eddy Merckx 1969: Felice Gimondi 1970: Eddy Merckx 1971: G�sta Petterson 1972: Eddy Merckx 1973: Eddy Merckx 1974: Eddy Merckx 1975: Fausto Bertoglio 1976: Felice Gimondi 1977: Michel Pollentier 1978: Johan De Muynch 1979: Giuseppe Saronni 1980: Bernard Hinault 1981: Giovanni Battaglin 1982: Bernard Hinault 1983: Giuseppe Saronni 1984: Francesco Moser 1985: Bernard Hinault 1986: Roberto Visentini 1987: Stephen Roche 1988: Andrew Hampsten 1989: Laurent Fignon 1990: Gianni Bugno 1991: Franco Chioccioli 1992: Miguel Indurain 1993: Miguel Indurain 1994: Eugeni Erzin 1995: Tony Rominger 1996: Pavel Tonkov 1997: Ivan Gotti 1998: Marco Pantani 1999: Ivan Gotti 2000: Stefano Garzelli 2001: Gilberto Simoni 2002: Paolo Simoni 2003: Gilberto Simoni 2004: Damiano Cunego 2005: Paolo Savoldelli 2006: Ivan Basso 2007: Danilo Di Luca 2008: Alberto Contador 2009: Denis Menchov 2010: Ivan Basso 2011: Alberto Contador 2012: Ryder Hesjedal 2013: Vincenzo Nibali 2014: Nairo Quintana 2015: Alberto Contador