Marzo 2017 n. 3 Anno XLVII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Sospirata pensione � normale che...? Harry Houdini: il mago della fuga Colomba pasquale, morbida delizia con tante variet� Ferrara, la citt� degli Estensi Bobby Solo: la mia vita spericolata Sospirata pensione (di Franca Porciani, "Focus Storia" n. 125/17) - Dalle leggi per tenere buone le masse alle societ� di mutuo soccorso, fino all'Infps (diventata Inps) di Mussolini. Ecco come ci siamo guadagnati il tanto ambito vitalizio - La storia recente delle pensioni in Italia ricorda l'accanimento terapeutico. Dal 1992 non c'� governo che non si sia impegnato a "ritoccarle": Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi e poi, ancora, Berlusconi, Monti (con la riforma Fornero) e, ultimo, Renzi. La pensione sembra essere al primo posto nella scala della serenit� sociale per chi governa, ma senza dubbio anche i cittadini le danno un'importanza fondamentale. Eppure la messa a riposo garantita economicamente non � un diritto acquisito da tanto: come la conosciamo oggi, arriva a compimento nel Dopoguerra, in Italia come nel resto dell'Europa. Ma dove vede gli albori? Stranamente, non negli Stati Uniti riorganizzati dal New Deal di Roosevelt o nell'Italia paternalista di Mussolini, ma nell'Impero germanico appena riunito nel 1871 da Otto von Bismarck. Il Cancelliere di ferro (1815-1898), in una biografia scritta dal tedesco Emil Ludwig, afferma: "Avere contenta la classe pi� povera � una cosa che non si paga mai cara abbastanza. � un buon impiego del denaro anche per noi: a quel modo evitiamo una rivoluzione che potrebbe inghiottirci ben altre somme". Cos�, nel 1889, per arginare l'agitazione degli operai che cresceva di pari passo con l'espansione industriale, il Cancelliere ide� una serie di riforme a tutela dei lavoratori che introdussero il primo sistema pensionistico generale e obbligatorio di tipo moderno. La spesa veniva coperta con i versamenti dei lavoratori e dei datori di lavoro, cui si aggiungeva un'integrazione dello Stato. Bismarck applic� un principio che poco si addiceva a un conservatore come lui, il socialismo di Stato: "Non come una elemosina, ma come diritto a un aiuto, laddove la buona volont� di lavorare diventa insufficiente. Perch� deve ricevere una pensione soltanto chi ha perduto la capacit� sul campo o in un impiego, e non il soldato del lavoro?". Ma se state pensando che il Cancelliere avesse sposato la teoria marxista siete fuori strada: aveva solo escogitato un metodo efficace per tenere buone le masse. Indubbiamente, per�, l'iniziativa fu una novit� assoluta. Prima di allora, in questo campo il buio era totale, o quasi. Dal Medioevo al Settecento il problema della pensione non esisteva perch� la vita era breve (in media non si arrivava a quarant'anni) e la popolazione era prevalentemente contadina, con una struttura patriarcale che garantiva la sussistenza agli anziani. In quei secoli, grazie all'organizzazione in corporazioni, anche gli artigiani erano in grado di provvedere a chi non riusciva pi� a lavorare a causa dell'et�. Senza alcuna tutela era, invece, la massa dei poveri delle citt�. Abituati a vivere di espedienti, questi disgraziati se arrivavano alla vecchiaia dovevano contare sulla beneficenza della Chiesa: le mense per i poveri e gli ospizi. In Inghilterra, quando l'espropriazione dei beni della Chiesa cattolica dovuta alla riforma anglicana fece saltare questi sussidi, Elisabetta I fra il 1597 e il 1601 fu costretta a emanare le Poor Laws, che garantivano assistenza agli indigenti e agli anziani. In Francia, le prime tracce di un sistema pensionistico risalgono al 1673 ed erano a favore degli ufficiali della marina, ma la pensione vera e propria prese forma solo nel Settecento, come riconoscimento dei servigi resi al sovrano. Una concessione, quindi, non un diritto, cui si fece un forte ricorso nella gestione del potere, tanto che Jacques Necker, direttore generale delle finanze di Luigi XVI, cerc� di correre ai ripari: limit� le cosiddette "pensioni di grazia", le mise sotto il controllo della Corte dei Conti e impose la prescrizione delle rate non riscosse. Ma questi vitalizi erano difficili da arginare: il successore di Necker, Joly de Fleury, fu costretto alle dimissioni quando tent� di ridurli. Nella seconda met� del Settecento and� via via affermandosi un nuovo concetto, la pensione a tutela del fedele servitore dello Stato: la "giubilazione". Il criterio su cui ci si basava era l'anzianit� di lavoro. Ecco comparire nella Lombardia asburgica una pensione per gli impiegati civili in et� avanzata o divenuti inabili, con un'anzianit� di servizio di dieci anni. Era in corso la riforma amministrativa voluta dall'imperatore Giuseppe II, alla disperata ricerca di consensi. Correva l'anno 1781 e la riforma aveva caratteri innovativi: la pensione, dal minimo di un terzo, poteva arrivare al 100 per cento dello stipendio per chi vantava quarant'anni di servizio e prevedeva la reversibilit�. Pochi anni prima, nel 1772, il Regno di Sardegna aveva concesso la pensione ai professori universitari con 14 anni d'insegnamento e, in seguito, a tutti gli impiegati civili dopo 45 anni di servizio o al compimento dei 75 anni, et� improbabile da raggiungere a quei tempi. In Francia i funzionari pubblici ottennero questo riconoscimento solo 25 anni dopo, nel 1797. Ma che cosa accadde in Francia con la Rivoluzione? La pensione di grazia non venne abrogata, ma si trasform� in segno di gratitudine dello Stato nei confronti del funzionario fedele servitore. I requisiti per ottenerla furono fissati a 30 anni di lavoro e 50 d'et� (legge del 1790). Nel 1853 lo stesso trattamento venne esteso ai funzionari civili e agli ufficiali; per i dipendenti privati esistevano invece solo versamenti volontari. Questi stessi criteri vennero poi adottati nel corso dell'Ottocento dal Granducato di Toscana allo Stato Pontificio, fino al Regno delle due Sicilie. Non erano pi� i cortigiani a beneficiare della pensione, ma i funzionari. La motivazione di chi governava era per� la stessa: garantirsi il consenso per il mantenimento del potere. Ne � prova l'iniziativa "pensionistica" degli Asburgo in Lombardia, che puntava a indebolire il potere della nobilt� locale anti-austriaca. L'elemento forte di quei vitalizi era l'anzianit� di servizio, ben pi� importante dell'et�: arrivare alla vecchiaia infatti era un traguardo quasi irraggiungibile. Dopo l'Unit� d'Italia, nel 1863 comparve il primo schema pensionistico nazionale a favore dei dipendenti pubblici sulla falsariga dell'ordinamento gi� esistente nel Regno sabaudo. Intanto i lavoratori dell'industria, non potendo pi� contare sulla solidariet� familiare del mondo contadino, si trovavano senza tutele. Nacquero cos� le societ� di mutuo soccorso, che cercavano di far fronte soprattutto a un'eventuale invalidit� per infortunio. Ma era un sistema che funzionava male: nel 1885, di 2-mila societ� che avevano promesso pensioni, soltanto 500 le erogavano realmente. In questo contesto zoppicante, nel 1898 nacque la "Cassa nazionale di previdenza per l'invalidit� e la vecchiaia degli operai", che prevedeva il diritto alla pensione dopo 25 anni di contributi. Inizialmente facoltativa, divenne obbligatoria nel 1919 con l'et� della messa a riposo fissata a 65 anni. Ne avevano diritto operai, impiegati dell'industria, dei commerci, dell'agricoltura e affittuari con un reddito annuo inferiore a 3.600 lire. In pratica il 45 per cento della popolazione adulta, ma il traguardo dell'et� la rendeva privilegio per pochi. Comunque la Cassa, anche se si occupava d'invalidit�, ebbe il merito di trasformare la vecchiaia da fatto privato a problema pubblico. Il sistema pensionistico attravers� poi il regime. Mussolini prima trasform� la Cassa nell'Infps, "Istituto nazionale fascista di previdenza sociale" (poi Inps dal 1943). Quel decreto legislativo, del 1933, � rimasto un punto di riferimento fino ai giorni nostri. Poi abbass� l'et� pensionabile a 60 anni per gli uomini e a 55 per le donne, istitu� la pensione di reversibilit� e introdusse l'antenato del Tfr, cio� la liquidazione. Superato il ventennio fascista, la neonata Repubblica non solo mantenne intatta la vecchia struttura pensionistica, ma la estese a contadini, artigiani e commercianti. Nel 1965, grazie alle lotte operaie, venne riconosciuta ai lavoratori la pensione sociale e, nel 1969, si arriv� alla pensione contributiva legata allo stipendio degli ultimi anni di lavoro (oggi abolita). Alla fine degli anni Ottanta, per�, arriva uno scossone: con l'allungarsi dell'et� media, ci si rese conto che la spesa per le pensioni sarebbe diventata presto insostenibile. E via con una riforma dietro l'altra. Ma questa � storia recente, recentissima. � normale che...? (di Silvia Bencivelli, "Focus" n. 278/15) - ... dimentichiamo le cose, parliamo da soli, pensiamo sempre al sesso? S�, ma entro certi limiti. Che a volte non � facile definire - Le chiavi che non saltano mai fuori. Quella parola sulla punta della lingua. Quei passi indietro per controllare per la quarta o quinta volta se abbiamo chiuso la porta di casa. Lo fanno tutti? O dobbiamo preoccuparci? Come si fa a sapere se le nostre sono d�faillance normali; o se invece sono segno di una malattia? Pu� essere rassicurante sapere che nessuno � perfetto. Salvo eccezioni specifiche, nessuno ha una memoria di ferro o una razionalit� da macchina calcolatrice. E non bisogna sorprendersi: il nostro cervello � frutto di un'evoluzione che ha selezionato da un insieme di mutazioni casuali il meglio che si poteva. Il risultato � che abbiamo la tendenza a credere al soprannaturale o all'illogico. O che abbiamo "scorciatoie mentali" con cui interpretiamo frettolosamente il mondo, anche sbagliando, prima di avere il tempo di osservarlo bene. � per questo che pu� apparire sottile il confine, per esempio, tra un'ansia giustificata (quando i figli si allontanano) e un'ansia paralizzante. O tra una flessione dell'umore per un lutto e l'inizio di una depressione. Capire da soli se "dobbiamo preoccuparci" � difficile: una valutazione seria richiede l'aiuto di un professionista. 1. I tranelli della memoria - Sopra i quarant'anni � normale che declini... Ma non troppo. "La mia memoria non � pi� quella di una volta: un tempo avevo in testa un'agendina telefonica, oggi faccio fatica anche con la lista della spesa". � una frase che dicono in tanti. D'altra parte, dopo i quarant'anni la memoria delle esperienze recenti subisce un declino, e questo � perfettamente normale. Il processo, per�, � lento e graduale: "Rendersene conto da soli � piuttosto difficile", spiega Claudio Gentili, docente di psicologia clinica all'Universit� di Padova. "� come quando stai crescendo. Una zia che non vedi da cinque anni se ne accorge subito, tu molto probabilmente no". Ed � difficilissimo, se non impossibile, capire da soli se il decadimento sia quello "normale" dovuto all'et� o se si stia andando verso la demenza: "Per sciogliere questo dubbio, per�, esistono valutazioni neuropsicologiche abbastanza accurate, in grado di quantificare i danni alla memoria (e talvolta anche di prevederne l'andamento)", spiega Gentili. Anche la depressione, per�, pu� essere una minaccia, perch� intacca la memoria recente. Spiega Gentili: "Ma il decadimento fisiologico legato all'et� � lento e graduale, mentre quello dovuto alla depressione � spesso rapido". 2. Quel chiodo fisso in testa - Va bene avere qualche rituale, ma non perderci tutto il giorno C'� chi pensa troppo al cibo, chi a lavarsi, chi ha idee bizzarre per la testa. "Le ossessioni sono pensieri intrusivi che non senti tuoi e non riesci a scacciare. Oppure li scacci con comportamenti compulsivi. Tutto questo � spesso vissuto come spiacevole, e genera ansia", spiega Claudio Gentili. Ma quand'� che "il troppo" diventa troppo? "In parte � soggettivo: in molti hanno rituali e scaramanzie che in genere non destano problemi. C'� chi va agli esami vestito nello stesso modo, chi controlla tre volte i bagagli...". Tra gli atleti, per esempio, l'oggetto portafortuna � molto diffuso e, come � stato mostrato da una ricerca sulla rivista Psychological Science, in un certo senso funziona davvero, perch� se l'atleta non lo ha con s� ha la sensazione di avere un minor controllo sulla propria prestazione. E si concentra meno. Oltre un certo limite, per�, le ossessioni possono diventare un ostacolo alla vita lavorativa, sociale e personale. "Una cosa � lavarsi le mani", puntualizza Gentili, "un'altra � fare rituali di abluzione per cinque ore al giorno". 3. Chi ha parlato? - Il guaio � se si sente un suono che non c'�... Alzi la mano chi non ha mai parlato tra s� e s�. Chi non ha una voce pensante dentro la propria testa, con cui talvolta dialoga o che ascolta a lungo o a cui spiega la lista delle cose da fare. Le voci dei pensieri sono esperienze molto comuni: lo psicologo inglese Charles Fernyhough ha dimostrato che almeno il 60% di noi � solito fare quattro chiacchiere con se stesso, senza che questo costituisca un problema. Ricerche successive hanno aggiunto che parlare tra s� e s� pu� essere persino utile: a indirizzare l'attenzione, a organizzare i pensieri, a memorizzare meglio le cose. Per� poi ci sono le voci psicotiche, come quelle della schizofrenia. "La differenza � che queste sono tipicamente percepite come esterne, proprio come un suono che proviene da un ambiente circostante, ed � difficile che il paziente prenda in considerazione la possibilit� che siano frutto della propria mente. Piuttosto cerca spiegazioni che dall'esterno sembrano illogiche, come quando le attribuisce a loschi personaggi nascosti dietro i muri o chip impiantati nel cervello", spiega Gentili. Ma se in questo caso capire di non doversi preoccupare, per la persona sana, � facile, perch� la preoccupazione � gi� segno di capacit� di critica verso le proprie voci interiori, quello che � difficile � portare alla consapevolezza e alla critica la persona malata: "� un lavoro lungo e difficile che quasi sempre necessita di una terapia farmacologica". 4. Ossessione sesso - La colpa � di alcuni neuroni specifici nel cervello maschile Succede anche ai vermi. Succede ai pesci. Succede a tutti gli animali che si riproducono per via sessuata. E succede soprattutto ai maschi. Il chiodo fisso dell'accoppiamento �, entro un certo limite, del tutto naturale. Recentemente, una ricerca pubblicata sulla rivista Nature ne ha anche spiegato (alcuni dei) meccanismi di base. In particolare, � stato identificato un gruppetto di neuroni presenti solo nel cervello dei maschi con il compito preciso di ricordare costantemente l'imperativo biologico della riproduzione, anche a spese di quello, non meno importante, dell'alimentazione. La ricerca lo ha mostrato nel cervello del Caenorhabditis elegans, un verme con relativamente pochi neuroni. E lo ha fatto puntando il dito sui cambiamenti che avvengono durante la maturazione sessuale: "questi cambiamenti rendono i maschi pi� inclini a ricordare gli incontri passati e a considerare il sesso una priorit�", hanno spiegato gli autori. Per� non significa che pensieri e comportamenti sessuali esuberanti siano sempre "normali". Una ricerca americana di qualche tempo fa aveva calcolato una frequenza media di pensieri legati al sesso pari a 19 al giorno per i maschi e 10 al giorno per le femmine. Ma anche, per i maschi, 18 al giorno per il cibo e 11 al giorno per il sonno. Se questa � una misura media, ne segue che cinquanta, cento pensieri di matrice sessuale al giorno sono davvero un po' troppi. 5. Depressi o psicopatici? - C'� chi � dominato dalle emozioni, e c'� chi non ne prova affatto Essere tristi � normale, ma come distinguere il limite che porta alla depressione? "Il depresso spesso crede che la propria tristezza, anche se profondissima, sia una reazione normale agli eventi della vita", spiega Gentili. "Quando � in fase euforica, la stessa persona si sente in uno stato di benessere completo, e sono gli altri ad accorgersi che, per esempio, � sempre sveglio o spende l'intero stipendio in poche ore. In questo caso, la malattia comprende il non rendersi conto di essere malati". A volte, per�, ci si accorge del problema: "A un certo punto si riesce a sentire che queste emozioni, per esempio profonda tristezza e apatia, creano problemi alla vita familiare, sociale e lavorativa e che non si � pi� quelli di prima", dice Gentili. Il campanello d'allarme, insomma, si accende quando ci si accorge che le emozioni prendono il sopravvento. Ma ci sono anche individui che, al contrario, le emozioni non le sentono affatto: gli psicopatici. "Queste persone non avvertono, per esempio, il disgusto o il disprezzo, e stanno benissimo", conclude l'esperto. "Solo che a volte diventano un problema per gli altri". Perch� senza quelle emozioni, che contribuiscono al senso morale, possono diventare persone senza scrupoli o manipolatori. E a tutto pensano tranne che di doversi correggere. Harry Houdini: il mago della fuga (di Maria Leonarda Leone, "Focus Storia" n. 125/17) - Vita, morte e "miracoli" del pi� grande illusionista del XX secolo - Sessanta, sessantuno, sessantadue: gli spettatori contano i secondi, trattenendo il fiato. Centodiciannove, centoventi, centoventuno: le speranze di rivedere il loro idolo in superficie si affievoliscono. Ma � proprio allora che Harry Houdini riemerge trionfante dal fiume Hudson: � riuscito chiss� come ad aprire la cassa di legno sigillata con chiodi, catene e lucchetti in cui era stato buttato nell'acqua gelida. E, ovviamente, si � liberato anche delle manette che gli legavano i polsi. La povera Beatrice "Bess" Rahner, sua moglie, si lascia sfuggire un singhiozzo. Nessuna impresa � troppo pericolosa per il pi� grande illusionista del Novecento: rischiare la vita � l'unico modo che conosce per strabiliare ogni volta il suo pubblico. Il suo repertorio � pericoloso e imprevedibile, le sue fughe, da corde, lucchetti, manette, catene, prigioni blindate o camicie di forza, bidoni del latte o trappole cinesi, sono sempre spettacolari e rocambolesche. � proprio questo che lo ha reso famoso: il fatto che nessuno possa prevedere se sopravviver� o meno al suo stesso spettacolo. Uomo eclettico e a volte contraddittorio, geniale illusionista ma anche pilota di aeroplani, attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico: aveva ragione sua moglie, quando diceva che "il segreto di Houdini � Houdini stesso". Una complessa miscela di ingredienti che, anche a 90 anni dalla morte dell'illusionista, continua a mantenere una certa dose di mistero. La morte buss� alla porta del suo camerino il 22 ottobre 1926, alla fine di uno spettacolo al Princess Theater di Montreal (Canada): il killer, uno studente della McGill University appassionato di boxe, si chiamava Jocelyn Gordon Whitehead. Voleva sfidarlo: "Vediamo se sei davvero capace di sopportare qualsiasi pugno", gli disse colpendolo all'addome con un violento cazzotto. Houdini, che si prestava spesso a giochi di questo genere con gli spettatori, non fece in tempo a contrarre i suoi poderosi addominali. Nonostante i forti dolori, continu� la tourn�e per alcuni giorni, finch�, a Detroit, stramazz� dietro al sipario con 40 di febbre. Mor� all'ospedale, ufficialmente di peritonite, durante la notte di Halloween. Ma un suo pronipote, nel 2007, avanz� l'ipotesi che fosse stato avvelenato: l'autorizzazione alla riesumazione del cadavere non venne mai concessa e ancora oggi i dubbi rimangono. Eppure mandanti e movente non mancavano: ma per trovarli � necessario capire chi fosse davvero Harry Houdini. Il coraggio, la curiosit�, ma soprattutto la perseveranza e la passione: furono queste doti a indirizzare verso la difficile strada della prestidigitazione il figlio di un rabbino. Nato nel 1874 a Budapest (Ungheria), in una povera famiglia ebrea, ed emigrato in America a soli 4 anni, il piccolo Ehrich Weisz (il vero nome dell'illusionista) si esibiva gi� a 9 anni per i suoi amichetti nei panni del trapezista "Ehrich, principe dell'aria". Per aiutare i familiari, lustr� scarpe, fece il fattorino e ritagli� fodere in una fabbrica di cravatte per tutta l'adolescenza, ma nel 1891 decise di dedicarsi anima e corpo al suo vero amore. Cominci� dandosi un nuovo nome, ispirato a due grandi maestri ottocenteschi dell'illusionismo: l'americano Harry Kellar e il francese Jean Eug�ne Robert-Houdin. Ma fu l'occhio clinico di un impresario, Martin Beck, a cambiargli la vita: nel 1899, in mezzo a un repertorio trito e ritrito di trucchi da baraccone, l'uomo colse la bravura di Harry in un numero di "escapologia", quella che in gergo da mago � la capacit� di liberarsi da qualsiasi costrizione (nel caso specifico un paio di manette). Gli sugger� quindi di puntare tutto su quella sua indubbia abilit� e lo inser� nel circuito di spettacoli di variet� della catena di teatri Orpheum. Nel giro di pochi mesi Houdini si esib� su tutti i pi� importati palcoscenici d'America e all'inizio del nuovo secolo sbarc� in Europa, dove divent� una leggenda. "Riesce a liberarsi da un paio di manette pi� in fretta di quanto una persona normale riesca a liberarsi da un paio di scarpe", not� un poliziotto dopo aver assistito a una delle sue famose "fughe". C'era chi sosteneva che ce la facesse grazie a un incidente che aveva privato la sua mano delle ossa e dei muscoli, ma in realt� si trattava pi� che altro di costanza e acume: "La mia mente � la chiave che mi rende libero", amava ripetere Houdini, che infatti si allenava con ogni tipo di manetta finch� non riusciva a trovare il trucco per scassinarla. A Londra, per esempio, apr� quelle in dotazione alla polizia di Scotland Yard in pochi secondi, con un colpo secco in un punto preciso. Per altre, costruite "su misura", usava grimaldelli, duplicati di chiavi e arnesi da scassinatore che ingoiava e rigurgitava al momento opportuno, dietro la tenda che lo nascondeva al pubblico durante i suoi numeri pi� difficili. "Oltre a una conoscenza delle serrature unica al mondo, Houdini possedeva anche una resistenza fisica e un sangue freddo incredibili, un'intelligenza acutissima e un senso dello spettacolo eccezionale", spiega Massimo Polidoro, uno dei maggiori esperti sull'argomento, nel suo libro Il grande Houdini (Piemme edizioni). Non temeva l'acqua gelida dei fiumi in cui si tuffava ammanettato, perch� ogni mattina si immergeva nella propria vasca da bagno riempita di ghiaccio. Forte e muscoloso, aveva polmoni allenati al punto da resistere in apnea per pi� di 4 minuti: questa capacit� gli tornava utile quando si esibiva nelle fughe da un claustrofobico bidone di ferro pieno d'acqua, sigillato dall'esterno con 6 lucchetti, o dalla pagoda cinese, una specie di enorme acquario in cui veniva immerso a testa in gi�, con le mani e i piedi legati. "Per un illusionista ogni mezzo � lecito e le casse e gli altri oggetti truccati che usava in teatro erano costruiti con tale abilit� da poter sostenere gli esami pi� minuziosi", nota Polidoro. In pi� Madre Natura gli aveva dato dita dei piedi quasi prensili e il "talento", sviluppato fin da bambino, di dislocarsi entrambe le spalle: il che era di grande aiuto quando, appeso per i piedi a grande altezza su una folla adorante, doveva liberarsi in pochi minuti da una camicia di forza. Neppure una camionetta blindata usata per il trasporto dei deportati in Siberia riusc� a trattenerlo, durante una tourn�e in Russia nel 1903. Una porta, una piccola finestrella e una sola serratura esterna: ammanettato e completamente nudo, ne usc� in 28 minuti. "La verit� � che non � il trucco in s� n� come lo si esegue a fare di un numero un successo: la riuscita dipende dal discorso che accompagna il numero stesso", scrisse Houdini tra i suoi consigli agli aspiranti maghi. Che fosse un maestro della messinscena lo dimostra il fatto che, nonostante avesse pi� volte ribadito di non possedere poteri soprannaturali, molti dei suoi estimatori continuarono a pensare il contrario: tra i vip, la "divina" attrice Sarah Bernhardt, ormai settantenne, gli chiese di usare la sua magia per farle ricrescere la gamba da poco amputata. Il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt era convinto che Houdini fosse in grado di leggergli nel pensiero, ma quando anche lo scrittore scozzese Arthur Conan Doyle afferm� pubblicamente che l'illusionista era in grado di "smaterializzarsi", lo showman quasi si offese: all'epoca infatti era impegnato in una crociata anti-truffa contro gli spiritisti. Tutto era cominciato dopo la morte di sua madre Cecilia, nel 1913: sperando di poter comunicare un'ultima volta con lei, l'illusionista si era gettato a capofitto nel mondo delle sedute spiritiche. Da buon re degli inganni, per�, era in grado di scoprire ogni volta i trucchi usati dai medium per impressionare i clienti: frustrato e indignato cominci� a denunciare le loro truffe durante i suoi spettacoli. Era cos� bravo in questo lavoro che nel 1923 la prestigiosa rivista Scientific American lo volle nel comitato di indagine sui medium: grazie a lui, nessun sedicente spiritista riusc� a conquistare il premio di 5-mila dollari promesso dall'editore a chi avesse dimostrato la veridicit� delle proprie doti ultraterrene. Si comprende perch�, quando Houdini mor� all'improvviso, molti sospettarono che i suoi nemici giurati si fossero vendicati scagliandogli contro una maledizione (o pi� realisticamente un sicario). Harry per� non aveva mai del tutto smesso di credere nei medium: nei successivi dieci anni, sua moglie tent� di mettersi in contatto con lui, ma il marito non torn� mai dall'aldil� per comunicarle il messaggio in codice che avevano concordato mentre era in vita. E neppure per far luce sul mistero della sua morte. Evidentemente certe fughe sono impossibili: anche per Houdini. Prima di lui, Harry Kellar Per molti aspetti, la sua storia assomiglia a quella del suo pi� noto fan e successore: come Houdini, infatti, Harry Kellar (1849-1922) era figlio di immigrati, tedeschi nel suo caso. Scopr� cosa voleva fare da grande a 10 anni, dopo aver assistito allo spettacolo di un mago ambulante: "il fachiro di Ava". Studi� e lavor� per diversi anni, finch� nel 1869 si un� a un gruppo di "spiritualisti": dopo quattro anni con loro, si sent� pronto a intraprendere la carriera da protagonista. Cominci� a esibirsi in Centro e Sud America, raccogliendo, nel solo Messico, pi� di 200-mila euro odierni, grazie a trucchi impressionanti come quello della decapitazione o della "levitazione della principessa di Karnack". Diventato famosissimo, si ritir� dalle scene nel 1908: nove anni dopo Houdini lo convinse ad abbandonare il pensionamento per un ultimo spettacolo insieme. Quando Kellar, eseguiti i suoi numeri, fu in procinto di lasciare il palco, Houdini lo ferm�: "il pi� grande mago d'America dovrebbe essere portato via in trionfo dopo la sua ultima performance pubblica", gli disse. Cos�, i membri della Society of American Magicians caricarono il vecchio artista su una portantina, facendolo uscire di scena in pompa magna. Colomba pasquale, morbida delizia con tante variet� ("RivistAmica" n. 2/16) - Tra storia e leggenda, le origini del dolce di Pasqua per eccellenza, apprezzato in tutta Italia, sono antichissime. Lombardia e Veneto se ne contendono la paternit� - La pasta morbida leggera. La glassa fragrantissima di mandorle e zucchero. Chi non festeggia la Pasqua con una fetta di colomba? Gustosa e delicata, non ha rivali: � questo il dolce pi� noto della tradizione pasquale, amato in tutta Italia da grandi e bambini. La colomba si � ormai affermata come dolce tipico italiano, tanto da essere addirittura tutelata dalla legge. Un decreto del 2005, infatti, stabilisce che la denominazione tipica sia riservata "al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma irregolare ovale simile alla colomba", disciplinando poi anche le caratteristiche della glassatura superiore. Ma ben prima di entrare nei testi normativi, la colomba ha popolato le tante leggende sulla sua origine. Le pi� conosciute portano entrambe a Pavia dove la regina longobarda e cattolica Teodolinda, attorno al 610 d.C., decise di ospitare a corte alcuni monaci stranieri di passaggio in citt�. Tra questi, anche l'abate irlandese Colombano, che dovette rifiutare la carne offerta dai sovrani durante il pranzo perch� era periodo di Quaresima. Teodolinda e Agilulfo interpretarono il rifiuto come un'offesa personale e fu allora che Colombano, benedicendo la selvaggina, la trasform� in bianche colombe di pane. La regina, colpita dal gesto del monaco e convinta della sua santit� (verr� in effetti canonizzato nel 642), gli permise di erigere nel suo territorio l'Abbazia di Bobbio, che ancora oggi porta il suo nome e ne conserva le spoglie. La seconda leggenda invece � datata 572 d.C. ed � legata alla figura di Alboino, leggendario re dei Longobardi. Dopo tre anni di assedio i Longobardi vinsero la resistenza dei pavesi, entrando in citt�; fu allora che i cittadini - per evitare la furia vendicativa degli occupanti - decisero di donare al re un soffice dolce a forma di colomba. Un gesto di pacificazione che garant� la tranquillit� della nuova capitale del regno longobardo. Ma l'origine accertata del dolce cos� come lo conosciamo oggi � molto pi� recente: risale agli anni Trenta del XX secolo e ha ragioni molto pi� "commerciali". Fu la celebre casa dolciaria milanese Motta a volere un omologo pasquale del panettone, da commercializzare in primavera. L'impasto della colomba � semplicissimo e contiene acqua, farina, lievito, zucchero, burro e uova. In una seconda lavorazione si aggiungono poi gli altri ingredienti: miele, latte, canditi e vaniglia, oltre a tutto l'occorrente per la glassatura di mandorle e granella di zucchero. Naturalmente accanto alla versione base, ormai si trovano in commercio le varianti pi� disparate: da quelle alla crema a quelle al cioccolato, a quelle aromatizzate con liquori come limoncello o Cointreau. Non mancano nemmeno alcune versioni per cos� dire "regionali" del dolce, la pi� celebre delle quali �, senza dubbio, quella veronese. I veneti, a dirla tutta, rivendicano la paternit� della colomba, facendola risalire alla fine dell'Ottocento come produzione su larga scala, individuando tra i progenitori addirittura i "pani plastici" delle tradizioni greca, egiziana e romana, mondi nei quali la cucina spesso si sposava anche con le credenze religiose. L'usanza culinaria sopravvisse all'avvento del cristianesimo e si tramand� di generazione in generazione, fino alla fine del XIX secolo. Ingredienti principali del dolce veneto sono: farina, lievito madre, tuorlo d'uova, zucchero, burro, miele, sale, vaniglia, burro di cacao, mandorle, nocciole armelline, albume, amido di mais, frutta candita. L'impasto viene lavorato tutto assieme e le uniche due operazioni che vengono svolte in momenti successivi sono la classica pezzatura "a croce" e la glassatura finale a base di mandorle e nocciole. Ferrara, la citt� degli Estensi (di Mattia Scarsi, "Bene Insieme" n. 10/16) - Alla scoperta di una citt� nella quale convivono storia, cultura e qualit� della vita - Dichiarata nel 1995 patrimonio dell'umanit� dall'Unesco, Ferrara � una cittadina splendida. Luogo per eccellenza del Rinascimento italiano, il suo centro storico medievale � uno dei meglio conservati e, come detto, la suggestiva fusione tra nuovo e antico, ne fece la prima citt� moderna d'Europa. I tre secoli di dominio della dinastia potente e illuminata degli Este hanno lasciato "in eredit�" un patrimonio di inestimabile valore, tutto da scoprire. Indossate delle scarpe comode dunque e state pronti a passeggiare o a pedalare per l'elegante cittadina, immortalata dalla penna di Giorgio Bassani. A Ferrara potete arrivare in auto, ma sappiate che il centro storico � off limit per il traffico privato ed � in gran parte pedonale. Una buona soluzione da suggerire ci sembra dunque il treno: dalla stazione, infatti, il viale vi porta dritti alla piazza del Castello Estense, cuore pulsante di ogni visita turistica della citt�. Mentre percorrete il viale, non scordate di ammirare ai lati, alcuni edifici residenziali in stile Liberty. La definizione di "Citt� delle biciclette" lascia trasparire lo spirito di Ferrara, con la sua atmosfera rilassata, poche auto in circolazione e tanti spazi vivibili: al bando ogni frenesia, il bioritmo qui � calibrato per assaporare la vita. Perci�, se il tempo lo consente, noleggiate una bicicletta: vi servir� per calarvi ancor meglio nella realt� ferrarese. In bici (oppure a piedi) potete attraversare ("dritti come una spada", come dicono qui): tutto corso Ercole d'Este, giudicata dall'Unesco, - che di cose belle se ne intende -, una delle pi� belle vie del mondo, salire sulle possenti e lunghe mura dalla Porta degli Angeli e farvi un bel giro costeggiando i prati, gli antichi fossati e gli orti cinquecenteschi, con sosta sotto al pergolato dove, volendo, vi danno anche da mangiare. In centro, potrete cominciare il vostro tour dalla Cattedrale di San Giorgio, un mirabile esempio di gotico del XII secolo che si erge al centro della piazza principale: sar� la luminosit� dei marmi, le decorazioni, la posizione nella piazza, ma quando la si intravede dal porticato o di scorcio, lascia proprio senza parole. Non fate l'errore di accontentarvi della facciata esterna: per quanto meraviglioso, il meglio del Duomo lo trovate al suo interno, fidatevi. Usciti dalla Cattedrale, pedalate (o marciate) in direzione del Castello Estense, vero e proprio simbolo cittadino, nonch� sede di una pregevole collezione permanente di manufatti e di alcune delle pi� belle opere di due grandi artisti originari di Ferrara, quali Boldini e De Pisis. Si tratta di capolavori rimasti nascosti in seguito al terribile terremoto del 2012 e ora restituiti al pubblico grazie alla loro esposizione temporanea nelle sale del Castello, in attesa che riapra Palazzo Massari, dove prima erano esposte. Terminata la visita al meraviglioso Castello, probabilmente avvertirete i primi languori: dislocate entrambe a poche decine di metri dai luoghi sopracitati, eccovi due alternative per il vostro primo pranzo ferrarese. L'Hostaria Savonarola (nell'omonima piazza), a due passi dal Castello Estense, offre la tipica cucina e accoglienza ferrarese, nel segno della cordialit� emiliana, un servizio rapido e un buon prezzo. Ottimo come antipasto il tortino di zucca con scaglie di grana e i tortelli alle ortiche ripieni di ricotta sono davvero fantastici. L'Enoteca Estense al Brindisi, invece, � in via Adelardi 11 ed � l'enoteca pi� antica del mondo. Pur chiamandosi enoteca, � a tutti gli effetti un piccolo ristorante e soprattutto un viaggio nella memoria: la prima documentazione scritta del locale che "trasuda" Rinascimento, risale al 1435 (all'epoca ci si arrivava in barca). Fra i suoi avventori pi� illustri ci furono Benvenuto Cellini, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso. Il servizio � molto efficiente e la qualit� della proposta enogastronomica si sposa alla location davvero unica. Aspettate prima di ordinare il caff�: per quello � meglio recarsi alla Birreria Giori, che si trova proprio sotto al Castello, in piazza Savonarola, e che � un bar oltre a essere un posto indicato anche per gli aperitivi. Nel pomeriggio, riprendete il vostro giro da Palazzo Schifanoia, eretto nella seconda met� del '300 e ampliato sotto gli Este a met� del '400, � il pi� fulgido esempio di dimora estense destinata alla rappresentanza e agli svaghi di corte. Fra le tante stanze non perdetevi il celebre Salone con il ciclo dei Mesi: sensazionale! Tenete conto che la visita a Palazzo Schifanoia (il nome � tutto un programma) vi porter� via un po' di tempo; probabilmente in seguito non vi rester� molto tempo per questa prima giornata: potrete per� fare ancora un giretto, una rapida battuta di caccia sulle vie dello shopping. Lo Shopping tour pu� partire da via Bersaglieri del Po, ricca di boutique anche monomarca. Il percorso prosegue per le vie che la incrociano: via Adelardi e via Voltapaletto. Via Saraceno, una delle pi� belle vie storiche e commerciali di Ferrara, � caratterizzata da attivit� artigianali e negozi dove fra le nuove attivit� si fondono i ricordi delle antiche botteghe. Le vie Mazzini e San Romano, sono ricche di suggerimenti alla moda, anche dal sapore vintage, soprattutto a basso prezzo. Mentre se state cercando della gastronomia ferrarese, vi consigliamo di non trascurare via Garibaldi. Se siete adepti del rituale dell'aperitivo, fermatevi in zona: in centro non mancano degli accoglienti wine bar che si animano all'ora dello spritz. Un'idea per il dopo cena, potrebbe essere quella di visitare e magari fermarvi anche ad assistere a una delle tante proposte del bellissimo Teatro comunale: la stagione vera e propria (prosa, danza e opera) inizia proprio in primavera. Ferrara � anche una citt� universitaria, per cui le serate possono essere molto movimentate anche grazie alla presenza di un discreto numero di locali presenti nel centro cittadino e di numerose discoteche nei dintorni. Per quanto riguarda le zone pi� attive, dal punto di vista della vita notturna, un posto d'onore lo merita il Duomo e le sue vie limitrofe, affollato soprattutto il mercoled� sera proprio perch� si tiene il mercoled� universitario. A Ferrara la grande stagione culturale degli Estensi inizi� nel 1391 con la fondazione dell'Universit� e crebbe a tal punto da render la cittadina uno dei fulcri europei. In citt� giunsero umanisti e artisti del rango di Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Tiziano, Mantegna, scienziati come Copernico, letterati come Pico della Mirandola, Ariosto e Tasso che scrissero versi eccellenti per omaggiare i duchi d'Este. A Ercole d'Este la citt� stava stretta: cos�, nel 1492 decise di ingrandirla con una straordinaria opera urbanistica affidata all'architetto Biagio Rossetti. Nacque in tal modo "l'Addizione Erculea", il raddoppio della citt� ispirato da principi razionali, che rese Ferrara la prima citt� moderna d'Europa. Il fiore all'occhiello dell'Addizione � di certo Palazzo dei Diamanti: andate ad ammirare da lontano e poi da vicinissimo questo portento, toccando con mano la sua singolare superficie. Non avrete difficolt� a comprendere il perch� del suo nome: l'edificio, progettato nel 1493, � formato da 8500 blocchi di marmo bianco striati di rosa e sporgenti come piccoli diamanti per creare insolite prospettive ed effetti di luce davvero suggestivi. All'interno il palazzo presenta un cortile rinascimentale con un pozzo e un bel chiostro lungo il quale potreste sorseggiare un caff�, immaginandovi per qualche minuto nella mondanit� di corte. Il palazzo ospita importanti mostre organizzate dalle Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara e, al primo piano, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, che conserva opere di eccezionale valore. Proprio a due passi da palazzo Diamanti, trovate il Parco Massari, un generoso polmone verde dove ritemprarsi in mezzo a tanti alberi, giostre, panchine, vialetti e c'� pure un delizioso chioschetto: sembra di stare dentro un acquerello! Sono posti come questi che invitano a slacciare le scarpe e qualunque altra tensione... Spensieratevi! Per il primo pomeriggio vi proponiamo un'esperienza particolare e un po' mistica: la visita al cimitero ebraico. Questo che sembra pi� un giardino che un cimitero, � un luogo fuori dal tempo situato nella zona degli orti urbani, dove si entra citofonando alla custode (sabato escluso come da tradizione ebraica). Dentro ci troverete molto della storia di Ferrara. In fondo, quasi accanto alle mura, la tomba di Giorgio Bassani e quella dei Finzi Magrini, cui lo scrittore si ispir� per la storia della famiglia Finzi Contini. Per continuare questo breve excursus mistico, alle 18 in punto presso il Monastero di Sant'Antonio in Polesine, potrete ascoltare le monache di clausura cantare la messa in gregoriano, con il coro che si spande nel silenzio del monastero. Una strada da percorrere sicuramente � via delle Volte. Questa � una strada acciottolata di circa 2 km che attraversa Ferrara come un'arteria, pompando eterna giovinezza all'anima medievale di questa cittadina; un tempo, prima che il corso del Po venisse deviato, questa bella via svolgeva un'importante funzione commerciale, popolata com'era dai commercianti che trafficavano con il resto d'Italia attraverso il fiume. I passaggi e le volte ad arco ancora oggi visibili, permettevano di arrivare rapidamente ai magazzini sul fiume senza dover percorrere tutta la strada e senza correre il rischio di essere attaccato da qualche ladro. Come tutte le zone di grandi traffici, via delle Volte � stata nei secoli passati, anche un "luogo di malaffare" come scrive Bacchelli nel suo "Mulino del Po". Oggi, salvo la presenza di qualche trattoria, la zona � poco frequentata e molto sicura: per�, soprattutto al calar della sera, nel doposole amaranto che indossa al tramonto, le viuzze e gli archi rendono l'atmosfera particolarmente magica. Ora che si avvicina l'ora dell'aperitivo, che a Ferrara va di moda "lungo", tutti si concentrano nei pressi dei locali pi� famosi, come da Massimo in pieno centro. Chi predilige una pi� sostanziosa e caratteristica cenetta, pu� restare in via delle Volte e prenotare un tavolo all'Antica Osteria delle Volte. Il locale � ben curato, i piatti tradizionali ci sono tutti, dalla salama da sugo ai cappellacci di zucca e ai passatelli in brodo. Se volete assaggiare qualcosa di ultra tipico ordinate un pasticcio di maccheroncini, conditi con rag�, besciamella, funghi o tartufo. La sua preparazione � piuttosto complessa e il risultato finale ha un sapore unico, associando gusto a gusto: il dolce della pasta frolla, quello della besciamella, col sapore dei funghi, della noce moscata e del tartufo. Il tutto cotto al forno su di uno speciale piatto in rame stagnato. Da provare! La sua cucina, l'arte, l'atmosfera: in ogni pietra Ferrara custodisce una bellezza struggente, antica, unica, come se per qualche arcano mistero, fosse stata risparmiata dallo scorrere del tempo. Bobby Solo: la mia vita spericolata (di Antonella Silvestri, "Tv Sorrisi e Canzoni" n. 12/17) - Debutter� come autore allo Zecchino d'Oro e ha un figlio di 4 anni che �... lo zio dei suoi nipoti ventenni - Ha vinto due Festival di Sanremo, ma questa volta Bobby Solo debutta allo Zecchino d'Oro come autore nella 60� edizione, che vedremo su Raiuno in novembre. - Bobby, ma da dove ha tirato fuori questa canzoncina, "Bumba e la zumba"? "Quando mia figlia Muriel aveva sei anni (oggi ne ha 42, ndr) avevo improvvisato questa canzone per lei e le sue amichette Laura e Samantha. Al mio "Rumba bumba tira la bumba" (canticchia, ndr) le tre smorfiosette ballavano e si divertivano. Dopo tanti anni, lei e le sue amiche ancora se la ricordano. Cos� quando il mio amico produttore Alberto Zeppieri mi ha chiesto se avessi una canzone per i 60 anni dello Zecchino d'Oro mi � venuto in mente questo motivo. Abbiamo lavorato sul brano e dopo pochi giorni ci ha telefonato frate Giampaolo Cavalli, direttore dell'Antoniano di Bologna, per comunicarci che la canzone era stata scelta". - Che cosa ha provato? "Una grande emozione. Lo Zecchino d'Oro lo seguo dai tempi del Mago Zurl�, che gi� allora era un caro amico". - Lei era un bambino che cantava tanto? "Macch�, io non sapevo nemmeno dove stesse di casa la musica. Tutto � cominciato quando, a 14 anni, mi innamorai della figlia del corrispondente da Roma del "New York Herald Tribune". Lei, occhi verdi e coda di cavallo con capelli color platino, mi diceva sempre: "I love Elvis Presley, I love Elvis Presley", ma io non sapevo chi fosse. Chiamai mia sorella Fiorenza, che viveva negli Stati Uniti, per farmi inviare dischi di Elvis. Ascoltai "Love me tender" e rimasi folgorato. Un giorno, dopo avere visto per tre volte in un pomeriggio il film "Il delinquente del rock and roll", tornai a casa e con un atteggiamento alla Elvis dissi a mia madre che mi doveva aiutare a fare il cantante". - Ma la chitarra in mano quando l'ha presa per la prima volta? "Da adolescente. All'inizio pensavo che la chitarra suonasse da sola: non scherzo! Sotto casa c'era un falegname che sapeva suonare un po'. Lui aveva la cantina infestata dai topi e gli dissi che glieli avrei ammazzati io, in cambio di una lezione. Avevo una fionda e riuscii ad eliminare quattro topi. Lui mi insegn� quattro accordi. Da l� � partito tutto". - La sua prima occasione? "Mia madre conosceva il grande regista Giuseppe Patroni Griffi perch� giocavano a carte insieme. Gli chiese una raccomandazione alla Rai. Avevo 14 anni e mezzo. Al provino c'erano persone con i capelli bianchi. Cantai la canzone di Elvis "Old shep" e da dietro il vetro una voce disse: "Signor Satti, lei � negato per cantare, � anche stonato. Finisca gli studi e pensi ad altro!". Scoppiai a piangere. Il maestro Mario Gangi mi abbracci� e mi disse: "Questi non capiscono niente. Tu hai un talento, continua"". - E dunque non moll�. "No, ma intanto ci eravamo trasferiti a Milano dove, andando a ripetizione di greco, conobbi per caso il fratello di Andrea Lo Vecchio, paroliere di Roberto Vecchioni e di Mina. Andrea andava ogni gioved� alla casa discografica Ricordi. Io mi intrufolai e mi sedetti vicino alla segreteria davanti a una porta con su scritto "Direttore artistico". Era l'ufficio di Vincenzo Micocci, leggendario talent scout. Presi la chitarra e dedicai un paio di brani di Elvis alla bionda segretaria. A un certo punto si apr� la porta e Micocci disse: "Chi stava cantando?". E io: "Mi scusi se ho disturbato". Lui mi fece entrare, mi fece cantare e mi chiese: "Lei firmerebbe un contratto discografico?". Ero confuso e gli risposi che potevo dare solo 5.000 lire al mese. Micocci sorridendo mi disse: "Se vende, i soldi glieli diamo noi". Io non capivo niente di soldi, volevo solo cantare. I primi tre dischi furono un disastro ma a questo punto entr� in scena il mio secondo angelo custode...". - Cio�? "Mariano Rapetti, il pap� di Mogol, che dirigeva le edizioni Ricordi. Mi tratt� come un figlio e mi disse: "Prima che ti caccino da qui, dimmi se hai una canzone tua". Tirai fuori "Una lacrima sul viso" che aveva altre parole. Faceva cos�: "Dietro quella duna, quando spunter� la luna, io ti amer� cos�...". Rapetti mi disse che la melodia era bella ma che le parole facevano schifo e le avrebbe fatte scrivere al figlio. Mi fiss� il provino dopo due giorni. Mi venne a prendere Mogol con una vecchia Renault e mi disse candidamente di non avere scritto ancora niente: "La facciamo in questi 15 minuti di viaggio, intanto canticchiami il motivo". Mi diede una matita morsicata, un foglietto a quadretti tipo quello che usavano i salumieri per fare i conti e dett�: "Da una lacrima sul viso...". La finimmo davanti alla sala d'incisione nella zona di Porta Romana a Milano dove aveva gi� la�vorato Lucio Battisti. Il provino lo facemmo nella chiesa che il parroco concedeva alla Ricordi quando non c'erano funzioni. Credo proprio di essere stato benedetto!". - E fin� a Sanremo... "S�. All'Hotel Royal mi sistemarono in un sottoscala perch� ero un novellino. Ma la mattina dopo la mia esibizione al Festival quelli della Ricordi mi comunicarono che avevano ricevuto 300 mila ordini in poche ore e mi trasferirono dal sottoscala all'attico. Non vinsi, ma alla fine ho venduto 11 milioni di copie in tutto il mondo". - Lei � sposato con una donna di origini asiatiche, Tracy Quade. Proprio come John Lennon e Yoko Ono. La cultura orientale quanto ha influito sul suo equilibrio? "Mi piace il confronto. Mia moglie � americana di origini coreane e come la giapponese Yoko Ono � una donna intelligente, ha la dolcezza delle donne asiatiche e una visione globale del mondo. Tracy � il mio angelo. Non capisco ancora come una ragazza di 23 anni si sia innamorata di uno di 50. E stiamo insieme da 21 anni". - � diventato pap� per la prima volta a 23 anni con Alain e l'ultima a 67 con Ryan. Prima era un po' immaturo, ora invece... "Provo immensa gioia e anche ansia, perch� sono consapevole che non gli potr� stare una vita accanto. E allora vado in panico per tutto. Ho l'attitudine del nonno perch�, per esempio, quando Ryan mangia ho paura che gli vada qualcosa di traverso. La notte mi alzo e vado a controllare se respira. Con il mio primogenito era diverso. Dicevo a mia madre: "Io devo partire, se sta male portalo al pronto soccorso"". - Che effetto le fa quando vengono a trovarla i suoi nipotini che hanno l'et� di... suo figlio? "Ryan, che ha 4 anni, paradossalmente � lo zio di mia nipote Gaia (figlia di Muriel, ndr) che ne ha 21. Tutti adorano Ryan e non vedono l'ora di stare con lui. � una gran bella famiglia". - Ryan capir� presto quant'� famoso pap�. "Quando vede in televisione vecchi filmati, mi dice: "Quello � pap� vecchio" e poi toccandomi mi fa: "Questo � pap� giovane!"". - Se dovesse scrivere un libro, quale sarebbe il capitolo pi� doloroso? "Sto davvero pensando di scrivere un libro perch� la mia vita � stata rocambolesca. Avrei gi� il titolo: "Cronache di una lacrima sul viso". Il capitolo pi� doloroso � quello in cui mi sono trovato alla fine degli Anni 70, senza una lira. Ero a casa di Andrea Lo Vecchio e, non mi vergogno a dirlo, non avevo i soldi per comprarmi uno yogurt nella latteria di sotto. Sono stati periodi duri, cos� come quello di 12 anni fa quando ho avuto una forte depressione. Volevo stare solo in ospedale. I medici mi dicevano che non avevo niente. In effetti era cos�, siamo solo noi gli artefici della nostra depressione. E poi c'� una giornata che non dimenticher� mai...". - Quale? "Un giorno l'usciere della mia casa discografica mi disse: "Signor Solo, la carriera � finita". Scoppiai a piangere e per poco non finii sotto un tram. Poi per fortuna sono ripartito ed eccomi qua". - Ecco, mi parli dei suoi progetti futuri. "Entro l'estate, in occasione dei 40 anni dalla scomparsa di Elvis (16 agosto 1977, ndr), uscir� "Swing for the King", un tributo in chiave jazz a Presley, realizzato con Max Passon e prodotto da Sylvia Pagni. E a settembre uscir� in tutto il mondo, compresa l'America Latina, il mio nuovo album intitolato "Nuove canzoni italiane"".