Marzo 2018 n. 3 Anno XLVIII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Bomba coreana Non aprite quel microonde Come nascono i bambini? Se quel bus fosse partito Un weekend a Palermo Jovanotti: la mia musica � un mappamondo Bomba coreana (di Gastone Breccia, "Focus Storia" n. 137/18) - La Corea � un Paese tormentato e diviso in due da pi� di settant'anni. Che senso (e origini) ha il braccio di ferro fra Stati Uniti e Corea del Nord? - L'"orologio dell'Apocalisse" � a due minuti e mezzo dalla mezzanotte. Da quando � stato introdotto nel 1947, lo strumento virtuale che misura la probabilit� di un conflitto devastante, capace di portare all'estinzione della specie umana, una sola volta � stato pi� vicino di cos� all'ultimo giro di lancette: nel 1953, quando gli Usa iniziarono a sperimentare la bomba H. La responsabilit� di quest'ombra terribile sul nostro futuro � in primo luogo da attribuire allo scambio di minacce sull'impiego di ordigni nucleari tra Kim Jong-un, "leader supremo" della Corea del Nord, e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il 2017 si � concluso al culmine della tensione, con la prospettiva di nuovi imminenti test missilistici di Pyongyang (capitale della Corea del Nord); poi, il 5 gennaio 2018, Kim Jong-un ha improvvisamente accettato di riprendere i colloqui di pace con i rappresentanti di Seul, parlando apertamente di "soluzione del lungo conflitto coreano", ed ha accettato di inviare atleti del Nord alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, contea della Corea del Sud. Non � semplice capire quel che accade nella penisola asiatica divisa da oltre settant'anni. Secondo alcuni il programma nucleare di Pyongyang sarebbe una sorta di "assicurazione sulla vita" di Kim Jong-un e del suo regime, allo scopo di evitare la fine toccata ad altri "despoti" invisi all'Occidente. Secondo altri, sarebbe invece un mezzo per creare insicurezza e instabilit� nell'intera regione e dividere la Corea del Sud dai suoi protettori americani. Infine, c'� la possibilit� di uno scenario ancora peggiore, ovvero che Pyongyang intenda il proprio arsenale come weapon of denial, arma capace di interdire l'intervento militare statunitense sotto la minaccia del suo uso, per avere "mani libere" in un conflitto convenzionale nella penisola. La DMZ (zona demilitarizzata) che corre grossomodo lungo il 38� parallelo, separando le due repubbliche di Corea, � ancora il confine pi� "caldo", fortificato e sorvegliato del mondo. Mezzo milione di militari sudcoreani fronteggiano un numero almeno doppio di uomini e donne in armi agli ordini di Kim Jong-un, che ricopre anche il ruolo di comandante in capo dell'esercito. Gli uni e gli altri sono pronti a difendere il proprio territorio da un'eventuale aggressione; ma su entrambi i lati del 38� parallelo, reparti scelti sono addestrati anche ad attaccare oltre la DMZ, qualora dovesse presentarsi una situazione favorevole, per tentare la riunificazione del Paese. La divisione della penisola coreana risale all'agosto del 1945. Il Paese era stato occupato dai giapponesi nel 1910, che ne avevano fatto una colonia del loro impero; l'8 agosto del 1945 - due giorni dopo l'esplosione della prima bomba atomica a Hiroshima - l'Unione Sovietica aveva dichiarato guerra al Giappone ormai agonizzante, peraltro rispettando gli accordi di Yalta tra Roosevelt e Stalin, e le divisioni dell'Armata Rossa avevano attraversato il confine manciuriano, avanzando rapidamente anche in direzione della Corea. Gli americani si erano affrettati a proporre un accordo ai loro alleati sulla temporanea spartizione della penisola: due colonnelli dell'esercito - Charles H. Bonesteel e David Dean Rusk, futuro segretario di Stato - studiarono una carta geografica per una trentina di minuti; quindi, mostrando totale disprezzo per la morfologia del territorio, le vie di comunicazione, le istituzioni politiche e le giurisdizioni amministrative esistenti, tracciarono una linea che tagliava in due la penisola all'altezza del 38� parallelo. La proposta formulata da Washington venne accettata da Mosca il 15 agosto 1945 senza sollevare obiezioni. Agli Stati Uniti restava il controllo di circa 95.000 kmq di territorio a sud della linea di demarcazione, con la capitale Seul e 21 milioni di abitanti (circa due terzi del totale), nonch� una elevata percentuale del terreno coltivabile. All'Urss veniva attribuita invece un'area pi� vasta (quasi 125.000 kmq) e ricca di risorse del sottosuolo, con la maggior parte delle installazioni industriali e tutte le centrali idroelettriche del Paese, ma con una popolazione di soli 9 milioni di abitanti. Nessuna delle due met� era economicamente autosufficiente. Nel dicembre del 1945, a Mosca, statunitensi e sovietici si accordarono per creare un'amministrazione fiduciaria che avrebbe dovuto guidare il Paese verso la piena indipendenza. I coreani si sentirono esautorati e traditi: avevano sperato nella libert� e nell'autodeterminazione, dopo tanti anni di dominio coloniale, e si trovavano di nuovo sotto tutela straniera, per di pi� esercitata da due grandi potenze in rapida rotta di collisione tra loro, con tutto il male che poteva seguirne. Il governo militare provvisorio americano, a sud del 38� parallelo, decise ben presto di affidarsi all'estrema destra nazionalista guidata da Syngman Rhee, tollerandone soprusi e violenze di ogni tipo ai danni degli oppositori, nella convinzione che fosse la sola forza in grado di contrastare l'espansione comunista. A nord, fin dal febbraio del 1946, i sovietici consegnarono invece il potere a un giovane formatosi negli anni della guerriglia anti-nipponica in Manciuria, Kim Il-sung, graniticamente "fedele alla linea" del compagno Stalin, che divent� il primo leader del Nord trasformato in uno Stato satellite dell'Urss. L'esito prevedibile fu l'inizio di una guerra civile, feroce come tutti i conflitti tra fratelli. La Corea del Nord foment� attivit� sovversive a sud del 38� parallelo; le forze di Seul, oltre a reprimere spietatamente la guerriglia (con l'aiuto americano), iniziarono a compiere ripetute incursioni di disturbo a nord della linea di demarcazione, al fine sia di saggiare le forze avversarie sia di provocare la reazione di Pyongyang, costringendo gli Stati Uniti a non abbandonare la Corea del Sud al suo destino, come sembravano intenzionati a fare in un periodo - la fine degli Anni '40 - di drastici tagli al bilancio militare. Stalin e Truman erano decisi a non lasciarsi trascinare nella crisi coreana, molto pi� preoccupati della situazione in Europa, e ritirarono le proprie truppe dalla penisola. Le cose cambiarono per� alla fine del 1949, dopo che i sovietici riuscirono a sperimentare con successo la loro prima bomba atomica (28 agosto), mettendo fine al monopolio americano sull'"arma finale". Ma soprattutto dopo che il leader comunista cinese Mao Zedong concluse vittoriosamente la guerra civile in Cina, costringendo i nazionalisti di Chiang Kai-shek a fuggire a Formosa e rendendo cos� disponibili decine di migliaia di combattenti rivoluzionari per un'eventuale campagna in Corea. Kim Il-sung promise a Stalin che, con il suo sostegno, avrebbe spazzato via l'odiata Repubblica filoamericana di Seul; Stalin diede il suo assenso nel febbraio del 1950. Il 25 giugno 1950, convinto di poter ottenere una vittoria tanto rapida da impedire agli americani di inviare rinforzi, Kim Il-sung lanci� all'attacco le proprie truppe attraverso il 38� parallelo: i suoi 90.000 uomini riuscirono a travolgere le linee sudcoreane puntando verso Seul. Contrariamente alle previsioni, il presidente americano Harry Truman dichiar� che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti in difesa della Repubblica di Corea; su richiesta americana, il 27 giugno 1950 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - in assenza del rappresentante sovietico - vot� la risoluzione n. 83, che invitava gli Stati membri a sostenere militarmente la Repubblica di Corea allo scopo di ripristinare lo status quo ante. Iniziava cos� una guerra durissima, terminata nel luglio del 1953 senza n� vinti n� vincitori in un armistizio che "congel�" la situazione: lungo il 38� parallelo gli eserciti sono ancora in armi. Da allora la storia delle due Coree si � sviluppata all'ombra delle grandi potenze che hanno determinato e continuano in larga misura a decidere le sorti del mondo. La Corea del Nord � tornata a essere, come nel lontano passato, un "regno eremita" isolato e misterioso. Ai suoi confini la Corea del Sud ha conosciuto invece uno sviluppo economico travolgente, conquistando - dopo decenni di sacrifici durissimi - il rango di undicesima potenza economica mondiale. La situazione sembra talmente squilibrata da non ammettere altra via d'uscita se non una riunificazione pacifica "alla tedesca", con il Paese pi� ricco (il Pil di Seul nel 2017 � valutato circa 1.500 miliardi di dollari, almeno cento volte superiore a quello di Pyongyang) che riassorbe i meno fortunati fratelli d'oltreconfine. Ma la guerra, mai ufficialmente conclusa, e le nuove armi nucleari entrate in gioco, complicano il quadro, rendendo possibili anche sviluppi ben pi� minacciosi in un futuro non lontano. Non aprite quel microonde (di Peppe Liberti, "Focus" n. 305/18) - Nel "fornetto" che impieghiamo per riscaldare al volo i cibi, accadono cose curiose. Vi sveliamo qualche mistero - Quel giorno nella cucina di un ristorante americano (non si hanno informazioni pi� precise sul luogo) qualcuno l'aveva fatta grossa. Un cliente aveva chiesto un banale uovo sodo e il cuoco, forse per fare pi� in fretta, pens� di prenderne uno gi� pronto e di riscaldarlo al microonde. Il risultato? Quando il malcapitato addent� l'uovo... boom, gli esplose in faccia come un petardo, provocandogli ustioni al viso e al palato. Un incidente sgradevole, certo. Ma solo uno dei tanti che possono capitare a chi faccia un uso improprio dello strumento: grazie alle invisibili microonde, infatti, il forno che abbiamo tutti (o quasi) in casa, pu� trasformarsi in un formidabile laboratorio... o in un'arma letale. Diciamolo subito: non � il caso che usiate il forno di casa vostra per fare esperimenti creativi. Vi raccontiamo noi che cosa accadrebbe. Partiamo proprio dall'uovo. Nel caso appena raccontato, la vittima dell'incidente decise di far causa alla ditta produttrice del forno, sostenendo oltrettutto che c'era stato un botto cos� assordante che gli aveva anche danneggiato l'udito. In tribunale, la corte volle vederci chiaro e chiese lumi a due periti dell'Acoustical Society of America, che da buoni professionisti effettuarono una serie di prove per verificare il fenomeno. Sbucciarono un centinaio di uova sode e le riscaldarono, una ad una, ad alta potenza. Alcune scoppiarono quando erano ancora nel forno, altre esplosero nell'istante in cui vennero trafitte dall'ago di un termometro da cucina. Con un microfono posto a 30 centimetri dalla sorgente, gli scienziati misurarono il livello di fastidio (o, pi� precisamente, la "pressione sonora") provocato dalle onde acustiche nello scoppio: ne risult� che il valore medio registrato era, s�, pari a 108 decibel (come una motosega a un metro dal punto di ascolto), ma che solo in qualche caso si era superata la soglia del dolore (120 decibel). I periti conclusero che, tenuto conto della durata dello scoppio (qualche millisecondo), era improbabile che potessero derivare danni significativi alle orecchie del malcapitato. Restano, a questo punto, da chiarire le possibili cause di quelle esplosioni. Per farlo, occorre innanzitutto scoprire qualcosa di pi� su quel che accade all'interno di questi forni. Le microonde interagiscono con le molecole d'acqua contenute negli alimenti, spingendole a muoversi. Questo le porta a scontrarsi tra loro e con le altre molecole vicine: per effetto di questi urti, parte dell'energia legata al movimento si trasforma in quel calore che viene impiegato per la cottura. Parte dell'acqua, per�, si trasforma in vapore, e se il cibo possiede un guscio o una buccia che ne impedisce la fuoriuscita, la pressione interna pu� aumentare al punto da produrre un'esplosione. Accade anche nella cucina tradizionale col mais da popcorn, le patate, le castagne e le salsicce. � questa la ragione per cui � necessario incidere la superficie di molti di questi alimenti prima di cuocerli: il vapore ha bisogno di una via d'uscita! La frammentazione incontrollata dell'uovo sodo sgusciato, cio� il fenomeno da cui eravamo partiti, ha per� un'altra spiegazione: il sovrariscaldamento dell'acqua, cio� la possibilit� che il liquido, in certe condizioni, possa raggiungere i fatidici 100�C senza bollire. La colpa? Delle proteine presenti nell'uovo, soprattutto nel tuorlo: "Possiamo immaginare le proteine come gomitoli in un oceano d'acqua", spiega Dario Bressanini, docente di Chimica e tecnologia degli alimenti all'Universit� dell'Insubria. "Quando si supera una certa temperatura, alcune proteine iniziano a "srotolarsi" e a legarsi tra loro", prosegue, "formando reticoli 3D che intrappolano le molecole di acqua". L'acqua "ingabbiata" in queste cavit�, scaldata, non riesce a espandersi a causa della pressione delle proteine che la circondano e dunque resta liquida anche oltre i 100�C. Nel momento in cui le cavit� vengono rotte, l'acqua liquida sovrariscaldata si trasforma immediatamente in vapore e inizia a bollire impetuosamente, riducendo l'uovo in mille pezzi. Sorprendente? S�. Ma, d'altra parte, questa tecnologia si � dimostrata sorprendente fin dall'inizio. E ha lasciato letteralmente a bocca aperta perfino il suo inventore. La leggenda narra che l'illuminazione venne a Percy Spencer, ingegnere della Raytheon, un'azienda del settore della difesa Usa che, durante la Seconda guerra mondiale, produceva su larga scala i magnetron, i generatori di microonde utilizzati nei radar. In un imprecisato giorno del 1946, mentre era al lavoro vicino a un radar acceso, Spencer si accorse che, pur non essendo una giornata caldissima, la barretta al cioccolato e burro d'arachidi che aveva nella tasca della giacca si era sciolta. Grazie al suo intuito, i suoi sospetti si concentrarono subito sul radar: cos� decise di puntarlo su una manciata di chicchi di mais da popcorn, che cominciarono a saltellare freneticamente, e poi sul solito uovo. Quest'ultimo scoppi� sul volto di un collega scettico che aveva preteso di osservare il test troppo da vicino. Non si era sbagliato, l'ingegnere! Sempre la cioccolata � la "protagonista" di un altro esperimento, che pu� essere usato per mettere in evidenza uno dei "difetti" tipici dei microonde: non consente una cottura perfettamente uniforme. Se infatti provate a scaldare, senza farla ruotare (la rotazione serve, appunto, a limitare questo fenomeno), per una decina di secondi, una classica tavoletta di cioccolato, questa ne uscir� fusa in certe zone e inalterata in altre. La stessa prova si pu� effettuare con fette di pancarr�: si bruceranno "a scacchiera". Questo accade perch� le microonde non si distribuiscono in modo omogeneo: ci sono punti dove l'oscillazione � massima (dove le molecole d'acqua dei cibi sono pi� sollecitate) e altri dove non c'� alcuna interazione e dunque il cibo non si scalda, se non indirettamente, per il contatto con le parti gi� riscaldate. E se al posto degli alimenti mettessimo nel forno oggetti o parti metalliche (cosa vietatissima, innanzitutto, per ragioni di sicurezza)? Di metallo � fatto, per esempio, il bordo dorato che decora i piatti dei servizi di porcellana "di una volta". Nel microonde questo si scalda, brilla ed evapora in breve tempo. Un fenomeno simile si pu� osservare anche "cuocendo" un Cd o Dvd. Dopo un po', il sottile strato metallico che riveste il disco inizia a bruciare, mentre nella camera di cottura si produce una piccola tempesta di scintille. Curiosamente, le crepe che si vengono cos� a formare hanno una forma che, da un punto di vista matematico, � un frattale: si ripete cio� uguale a se stessa ai vari ingrandimenti, un po' come i rami degli alberi o la rete di capillari nel corpo umano. Un fenomeno ancora pi� spettacolare si verifica con le lampadine a incandescenza, oggi quasi in disuso: nel forno, improvvisamente, prendono "vita". Si accendono perch� il filamento di tungsteno che contengono si scalda ed emette luce. Nel frattempo aumenta anche la temperatura del gas contenuto nel bulbo di vetro, che viene attraversato da brevi e intense scariche elettriche. Il risultato? Dopo qualche secondo di "cottura" la lampadina esplode. Proprio come farebbe... un uovo sodo. L'acqua? Non bolle! Il forno a microonde � in grado di sovrariscaldare anche l'acqua, di portarla cio� a una temperatura superiore ai 100�C senza farla bollire. L'esperimento ha successo per� solo se si rispettano certi accorgimenti. In particolare, il liquido deve essere privo di impurit� e il contenitore in cui si trova deve avere la superficie interna con poche imperfezioni (graffi). Impurit� e imperfezioni fungono, infatti, da "centri di aggregazione" per le classiche bollicine di vapore che precedono l'ebolizzione: insomma, l'assenza di questi "difetti" favorisce il sovrariscaldamento. L'acqua sovrariscaldata va maneggiata con cura. L'aggiunta di un solo granello di sale o di zucchero � in grado di innescare la conversione immediata del liquido in vapore e provocare un'ebolizzione repentina e talvolta violenta. Come nascono i bambini? (di Elisa Venco, "Focus Storia" n. 133/17) - Il concepimento per secoli � stato un rompicapo su cui fior di scienziati hanno detto la loro - "Noi pensiamo sia una magia estrarre un coniglio da un cilindro. Ma la vera magia � tirar fuori un coniglio da un coniglio". Cos� lo scrittore irlandese John Stewart Collins (1900-1984) riassumeva il prodigio della nascita. Rimasto, per quasi tutta la storia dell'umanit�, un mistero. Eppure l'origine della vita � stata fin dall'antichit� tra le principali materie di indagine degli scienziati. Che, senza microscopi e "metodi scientifici", sul tema hanno avanzato ipotesi a dir poco fantasiose. A onor del vero gi� il medico greco Ippocrate (460-377 a.C.) and� molto vicino alla verit�, intuendo e sostenendo che al concepimento contribuivano sia il padre sia la madre, i quali portavano ciascuno un proprio seme. Tesi affine a quella, successiva, di Galeno (130-200 d.C.), che riconobbe alle ovaie il compito di produrre, durante il rapporto sessuale, il seme femminile. Ma a prevalere, e a condizionare maggiormente gli studiosi nei secoli, fu la teoria di Aristotele (383-322 a.C.), secondo la quale � solo il seme maschile a determinare lo sviluppo dell'embrione, mischiandosi al sangue mestruale (inerte e passivo) della donna. Solo all'inizio del Cinquecento l'insaziabile curiosit� di Leonardo da Vinci, supportata dai suoi studi anatomici (mossa rivoluzionaria: per 2.000 anni la medicina si era basata in larga parte sull'autorevolezza di alcuni testi anzich� sull'osservazione), aggiunse preziosi tasselli alle conoscenze dell'epoca. Leonardo introdusse infatti lo studio dal vero degli apparati riproduttivi: sulla salma di una donna incinta avrebbe basato lo schizzo del 1511 presente nel Codice Windsor. Leonardo fu il primo a rappresentare correttamente la posizione del feto nell'utero. E and� ben oltre le annotazioni anatomiche, osservando con le sue intuizioni psicologiche che: "una medesima anima governa questi due corpi; e li desideri e le paure e i dolori sono comuni s� a essa creatura come a tutti li altri membri animati. E di qui nasce che le cose desiderate dalla madre sono trovate scolpite in quelle membra del figliolo. E una subita paura ammazza la madre e il figliolo". Certo, sbagli� anche lui. La sua limitata conoscenza anatomica, legata anche alla difficolt� di procurarsi i corpi, lo indusse a immaginare nella donna un "condotto" dall'utero ai capezzoli in cui il sangue mestruale diventava latte per i figli. Un secolo dopo Leonardo il mondo scientifico si divise in due fazioni: gli "ovisti", che si rifacevano a Galeno e credevano che le donne dessero un contributo paritario alla fecondazione; e coloro che, sulla scia di Aristotele, le ritenevano solo "il campo in cui l'uomo piantava il suo seme". Il capofila dei primi fu William Harvey, il medico del re inglese Carlo I che nel 1628 aveva sconvolto i colleghi dichiarando il cuore una "pompa" per la circolazione del sangue. Harvey, che pure aveva inutilmente cercato le uova nelle femmine di gatti e cervi, riteneva che tutti i viventi nascessero da un uovo. In compenso, non trovando traccia di sperma dentro i ventri delle gravide, egli neg� che lo stesso penetrasse dentro l'utero. Attribu� perci� la funzione fecondatrice a uno spirito volatile emesso dallo sperma che colpiva le uova per una sorta di "contagio". "Un pensiero naturale nel mondo di allora, piagato da epidemie e peste", spiega il giornalista scientifico Edward Dolnick nel saggio The seeds of Life. L'altro paladino dell'ovismo fu Regnier de Graaf, un fisico olandese al quale dobbiamo quantomeno l'aver dimostrato l'infondatezza di credenze ancora diffuse fino a non molto tempo fa: che il sangue mestruale rovini il raccolto, per esempio; o l'esistenza di un legame tra la lunghezza del naso di un uomo e quella del suo pene (forse non lo sment� abbastanza!). Fu lui a dedurre un legame tra il numero dei feti nell'utero e quello dei corpi lutei scoppiati nel relativo "testicolo" (le ovaie erano considerate "testicoli femminili"). Gli restava per� oscuro il ruolo del seme maschile. Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723) � stato il primo microbiologo della Storia e uno dei "padri" del microscopio. Fu proprio grazie ai suoi strumenti ottici che arriv� a una delle scoperte pi� rivoluzionarie in materia di concepimento: l'esistenza degli spermatozoi. Analizz�, dopo aver avuto un rapporto sessuale con la moglie, il suo stesso seme al microscopio. Sotto le sue lenti lo scienziato pot� osservare per la prima volta "creature simili a piccole anguille che nuotavano". Le chiam� animalcules e formul� la teoria detta "animalculismo", secondo la quale nella testa degli spermatozoi sarebbe gi� preformato l'individuo destinato a nascere. La sua teoria per� poneva difficolt� di natura teologica. Di fronte all'impossibilit� di spiegare la metamorfosi di un liquido abitato da animaletti, quindi da esseri senza anima, in umani, era prevalsa la tesi secondo cui Dio aveva posto "in nuce" ogni individuo nel seme di un altro e cos� via, a ritroso nel tempo, come in una serie di matrioske. E ogni padre avrebbe contribuito a uno sviluppo gi� preformato per l'eternit� da Dio. A sgombrare il campo dai vari equivoci provvide l'italiano Lazzaro Spallanzani (1729-1799), che esegu� una serie di esperimenti sulle rane, specie in cui la fertilizzazione delle uova avviene all'esterno del corpo materno (in pratica, dopo l'accoppiamento, la femmina rilascia le uova nell'acqua e il maschio ci spruzza sopra il seme fecondandole). Per valutare quale dei due elementi fosse essenziale per la comparsa di girini, Spallanzani confezion� aderenti calzoncini di seta per gli esemplari maschi, in modo che il loro seme non finisse sulle uova, e constat� che cos� esse effettivamente non venivano fecondate. Prov� a fertilizzarle mediante altre sostanze, come sangue di rana e aceto, ma non successe nulla. La sua conclusione? Per il concepimento serviva un contatto diretto tra il seme e l'uovo. E tanti saluti alla fecondazione "per contagio" di Harvey. Mentre il dibattito proseguiva, tre scienziati arrivarono a conclusioni determinanti: l'estone Karl Ernst von Baer (1792-1876), esaminando le ovaie di una cagna vide "un piccolo puntino giallo in una piccola sacca": la apr� sotto il microscopio e vide "una sfera minuscola e ben sviluppata simile a un tuorlo d'uovo". Lo studioso la ritrov� anche nelle ovaie di uccelli, rane e serpenti concludendone perci�, che "ogni animale che nasca da un rapporto sessuale viene fuori da un uovo". Inclusi gli umani. Nel 1858 il fisico tedesco Rudolf Virchow, tra i pionieri della teoria cellulare, dichiar� invece che "tutte le cellule vengono da cellule" e che dunque in qualche modo quelle spermatiche e quelle delle uova dovevano fondersi per dar luogo a un embrione. Restava per� da capire come, finch� nel 1875, alla Stazione zoologica di Napoli, il mistero fu risolto. Lo scienziato tedesco Oscar Hertwig aveva eletto a suo oggetto di studio i ricci di mare, perch� avevano uova "trasparenti". Un giorno Hertwig pose una goccia di seme di riccio accanto alle uova e in breve vide il nucleo del primo "bussare" alla parete dell'uovo ed "entrare". In pochi secondi i due nuclei cellulari si ritrovarono l'uno accanto all'altro e poi, sotto gli occhi attoniti di Hertwig, si fusero. Nessuno prima di allora aveva osservato nulla di simile. Se quel bus fosse partito (di Riccardo Oldani, "Focus" n. 304/18) - Della mobilit� elettrica si parla sempre come di una eterna promessa. Eppure le cose potrebbero stare diversamente se un secolo fa, a Londra... - � una grande promessa da decenni, eppure l'auto elettrica fa fatica a sfondare. Nel mondo se ne vendono circa 900.000 l'anno in un mercato da quasi 80 milioni di vetture: una goccia nel mare. Sui motivi che hanno impedito ai mezzi elettrici di diffondersi, il dibattito � ampio: c'� chi � convinto che la colpa sia delle lobby del petrolio e chi sostiene che la tecnologia sia ancora immatura (l'autonomia delle batterie � insufficiente, la rete di ricarica inadeguata ecc.). Ma c'� un'altra storia, sconosciuta ai pi�, che potrebbe aver dirottato i veicoli elettrici su un binario morto proprio agli albori della mobilit�, pi� di un secolo fa, quando l'economia del petrolio non era ancora sviluppata e i motori a bobina si dimostravano pi� affidabili di quelli a benzina. Una storia di truffe e raggiri, che fin� per gettare discredito su una tecnologia apprezzata e che forse indirizz� in modo decisivo la competizione a vantaggio del motore a scoppio. Teatro della vicenda, la Londra dei primi del Novecento, culla mondiale dei trend tecnologici. Il 18 aprile 1906 nello Strand, una delle vie pi� centrali della citt�, and� in scena la presentazione di un autobus, anzi di un omnibus come si diceva all'epoca, rivoluzionario. Si chiamava Electrobus, e la London Electrobus Company era la societ� che voleva introdurlo nel trasporto cittadino. All'epoca la capitale britannica era servita da poche centinaia di bus a benzina, rumorosi e puzzolenti. Avrebbero superato il migliaio l'anno successivo, ma era pi� facile vederli a bordo strada in panne che in servizio. I cittadini non li amavano: i giornali pubblicavano decine di lamentele sul baccano e il puzzo che producevano. Qualcuno si rivolse perfino alla Medical Society di Londra, chiedendo che gli omnibus a motore viaggiassero confinati in gallerie. Provate a immaginare: sarebbe stata una camera a gas per passeggeri e conducenti! L'Electrobus, veicolo elettrico a due piani per 34 persone, silenzioso ed efficiente, si proponeva come la soluzione al problema. La presentazione del 18 aprile fu organizzata con cura. Ne parl� anche il periodico tecnico pi� autorevole dell'epoca, The Engineer, che due giorni dopo l'evento descriveva con minuzia la corsa inaugurale del veicolo. "Il mezzo", si legge nell'articolo, "� spinto da un motore elettrico sistemato sotto la pedana del conducente. La corrente proviene da una batteria composta da 44 celle Oppermann (un tipo molto usato nelle auto elettriche dell'epoca) disposta sotto il telaio, che pu� essere rapidamente rimossa e rimpiazzata da una carica". Pochi giorni dopo, il 23 aprile, la London Electrobus Co' lanci� le proprie azioni sul mercato con l'obiettivo di raccogliere 305.000 sterline, necessarie a mettere in strada 300 veicoli nel giro di un anno. Sosteneva di avere acquisito un brevetto che garantiva l'esclusiva sulla tecnologia e, di fatto, il monopolio del mercato. La vendita delle azioni ebbe un grande successo, ma qualcuno and� a verificare il reale contenuto del brevetto e scopr� che riguardava un semplice sistema di trasmissione, senza di fatto assicurare nessun vantaggio tecnologico ai suoi possessori. Il Times del 29 giugno riportava che, scoperto il raggiro, una serie di azioni legali aveva costretto la societ� a rifondere un migliaio di sottoscrittori. Emerse anche che il vero artefice di tutta l'iniziativa era un affarista di origini tedesche, Edward Ernest Lehwess, da tempo trasferitosi nella capitale britannica e noto per la passione per le auto e per una serie di operazioni poco chiare. Nel 1898 aveva fondato la Automobile Association, societ� destinata alla produzione di automobili, di cui si trova notizia, nei periodici dell'epoca, in appena quattro occasioni e solo per fatti negativi: una multa comminata a Lehwess per aver guidato a "velocit� irragionevole" niente meno che a Piccadilly Circus, una causa intentata dallo stesso Lehwess nei confronti di un suo socio, Sydney Frederick Atkins, per aver utilizzato in modo improprio i fondi della societ�, una causa di un cliente che accusava la Automobile Association di avergli venduto un triciclo a motore difettoso e, infine, la messa in liquidazione della societ�. Nel 1904 Lehwess stabil� un altro primato: fu il primo cittadino britannico in assoluto a essere accusato di avere utilizzato una targa falsa su un'auto. Tent� anche di corrompere l'ufficiale di polizia che lo aveva "pizzicato", e per questo fu multato di 50 sterline. Nonostante la prima battuta d'arresto e le ombre sull'ideatore dell'Electrobus, le corse a Londra iniziarono, anche se in due anni fu messa in strada soltanto una ventina di mezzi. Essi cominciarono un servizio regolare il 15 luglio 1907 coprendo una tratta di circa 8 miglia (12,8 km) tra la Victoria Station e Liverpool Street, andata e ritorno. A met� servizio, a mezzogiorno, i bus rientravano in deposito per il cambio delle batterie, un "pitstop" che durava appena tre minuti. L'idea era rivoluzionaria e torn� in auge a pi� riprese durante lo sviluppo delle auto elettriche: nel 1938 la rispolver� un'altra societ� britannica che intendeva creare una rete di stazioni per la sostituzione delle batterie (l'idea naufrag� con l'inizio della guerra) e di recente ci ha provato (senza fortuna) la Better Place, societ� israeliana con sede in California. L'Electrobus si distinse per� anche per altre innovazioni. Una fra tutte: fu il primo bus a due piani equipaggiato con una copertura leggera al di sopra del secondo piano, che fino ad allora, negli altri autobus, era scoperto, perch� si temeva che in presenza di vento i veicoli potessero ribaltarsi. Il progettista, invece, garant� che con venti sotto i 120 km/h non si correvano rischi, e di l� a poco anche i bus a benzina iniziarono ad adottare la stessa soluzione. Durante i loro anni di servizio, gli Electrobus divennero popolari e apprezzati a Londra. Nel 1908 uno tra i pi� eminenti ingegneri britannici, Douglas Fox, produsse un rapporto per l'Associazione britannica per l'avanzamento delle scienze in cui concludeva che "l'Electrobus � probabilmente un rivale degli omnibus a cavallo e anche dei tram, ben pi� formidabile dell'omnibus a petrolio". La rivista The Engineer nel novembre 1908 riportava lo studio di Fox, in cui emergeva come il costo di esercizio per miglio degli Electrobus fosse del 10% inferiore rispetto a quelli con motore a scoppio. Ma tutto questo non bast�. Nuovi guai si abbatterono su Lehwess, che il 9 settembre del 1907 scaten� una gazzarra in un ristorante per una disputa sul conto e nel maggio 1909 fu citato da Charles Gould, il suo fornitore statunitense di batterie, per insolvenza. Nel 1910 la London Electrobus Company fu messa in liquidazione e Lehwess riusc� a vendere otto veicoli a un'altra compagnia che li utilizz� nella citt� di Brighton fino al 1917, quando la mancanza di parti di ricambio costrinse in garage anche l'ultimo esemplare. Si concluse cos� una storia promettente. Nel frattempo, la scoperta di grandi giacimenti di petrolio negli Stati Uniti cre� le basi per il potente sviluppo industriale dell'auto tradizionale, quella che ancora oggi domina sulle nostre strade. Oggi, anche se come detto la diffusione delle auto elettriche stenta a prendere piede, sono tornati di moda anche i bus a batteria. I discendenti dell'Electrobus circolano soprattutto in Cina, che ha praticamente il monopolio dei bus elettrici al 100%. A fine 2015, di 173.000 veicoli di questo tipo circolanti nel mondo 170.000 erano in Cina, che nel 2016 ne ha messi in strada altri 115.000. Per il 2017 si parla di un ulteriore incremento del 40%. I produttori cinesi sono i riferimenti del settore. La BYD, per esempio, che ha fornito i 15.000 bus elettrici di Shenzhen, metropoli che si appresta a eliminare nel 2018 gli ultimi veicoli diesel, ha condotto dimostrazioni a Long Beach, in California: la citt� sta studiando di passare a mezzi di trasporto ecologici. E la Yutong � in corsa per rimpiazzare i 9.200 bus di Parigi con veicoli elettrici. Anche Milano sta pensando a questa soluzione. Proprio qualche settimana fa Atm, l'azienda di trasporti della citt�, ha annunciato che a partire dal 2020 acquister� solo bus elettrici e che entro il 2030 eliminer� completamente la flotta diesel. Dopo oltre 100 anni, forse il momento della rivincita, per l'Electrobus, � arrivato. Fagioli, una miniera di fibre e virt� ("RivistAmica" n. 2/18) - Perfetti da combinare sia nei primi che nei secondi piatti, questi legumi sono un'importante fonte di nutrienti - I primi coloni europei che portarono dall'America i fagioli sulle loro navi non potevano immaginare la fortuna che questi legumi avrebbero avuto alle nostre latitudini. Oggi il fagiolo � un alimento cardine della dieta mediterranea e un valido ingrediente per ogni regime alimentare che integri il giusto apporto di proteine, fibre e carboidrati. Questi legumi non vanno assolutamente consumati crudi, ma anzi bisogna assicurarsi che la loro cottura sia completata prima di servirli: la fasina, una lectina tossica contenuta nel legume, potrebbe provocare forti dolori addominali. Questi legumi contengono infatti una generosa dose di carboidrati (circa 47 grammi su 100) e di proteine vegetali (circa 23 grammi). Calorie ed energia in quantit�, ma pochi grassi: solo 2 grammi su 100 di prodotto. Abbondano invece le fibre (oltre 17 grammi) e i minerali, come potassio, calcio, fosforo e magnesio. Ma soprattutto il ferro: 100 grammi di fagioli ne garantiscono 8 milligrammi, il 100% della razione giornaliera raccomandata. I fagioli, inoltre, aiutano a ridurre colesterolo, trigliceridi e glucosio nel sangue. Ma anche a regolarizzare l'attivit� dell'intestino, grazie alle loro propriet� diuretiche. Non � un caso quindi che il fagiolo venga utilizzato, nelle ricette pi� disparate, dal nord al sud d'Italia. E se la pasta e fagioli � un classico irrinunciabile della cucina nostrana, sono tante le specialit� regionali che hanno il legume come ingrediente cardine: nel Lazio si mangiano spesso i fagioli con le cotiche, in Toscana i "fagioli all'uccelletto", che a discapito del nome non prevedono carne di volatili, ma soltanto aglio, olio, pepe e pomodoro. In Piemonte, quando si dice "mi guadagno la paniscia", si fa riferimento a un piatto storico della cultura contadina, preparato con riso, fagioli borlotti, cavolo, lardo e cotica di maiale. A Napoli, invece, si osa anche l'abbinamento fra sapori di terra e di mare, con la pasta e fagioli con le cozze, una ricetta dal gusto avvolgente. Arriva dal Texas, ma spopola anche in Italia, il chili con carne, uno stufato di macinato di manzo che non pu� fare a meno di fagioli rossi e peperoncino piccante. Chi ama sperimentare, poi, pu� provare a inserire i fagioli anche nei dolci: quelli neri si sposano bene con il cioccolato fondente dei brownies, mentre i cannellini sono perfetti per arricchire una torta alla vaniglia. I fagioli sono acquistabili freschi o secchi: in quest'ultimo caso serve un lungo periodo di permanenza in acqua fredda prima della bollitura, che varia a seconda del tipo. Tra le moltissime variet� di fagiolo (sono pi� di 500 in tutto), le pi� conosciute sono sicuramente i borlotti e i cannellini, entrambi a grani bianchi. Ma in assortimento nei supermercati si possono trovare ad esempio anche i fagioli "con l'occhio": prima della scoperta dell'America, questa era l'unica versione conosciuta in Europa, ora la sua coltivazione sopravvive solo in aree ristrette. Rispetto alle altre contiene meno grassi e pi� fibre, ma la sua resa inferiore nei campi ne ha penalizzato la diffusione. Originari dell'America centrale sono invece sia i fagioli rossi che quelli neri messicani, pi� scuri e grossi rispetto ai "cugini". Quelli neri hanno un sapore dolciastro e vengono impiegati in molte preparazioni tipiche della cucina mesoamericana, dal chili con carne alle fajitas, gustose tortillas di grano ripiene di manzo, pollo e verdure saltate. Un weekend a Palermo (di Mattia Scarsi, "Bene Insieme" n. 9/16) - Due giorni nel capoluogo siciliano alla scoperta delle sue bellezze - L'itinerario pu� partire dal crocevia barocco dei Quattro Canti di piazza Vigliena, cuore trafficato del centro storico, che incrocia corso Vittorio Emanuele con via Maqueda: le quattro fontane che adornano i quattro palazzi rappresentano i fiumi che anticamente attraversavano la citt�. La particolarit� di questi edifici � quella di venire illuminati a turno dal sole, col passare delle ore durante la giornata. Non potete non fermarvi ad ammirare anche il Palazzo dei Normanni, attualmente sede del Parlamento Regionale Siciliano, nonch� sublime esempio di architettura nel cuore del centro storico palermitano. Lungo via Maqueda, poco dopo i Quattro Canti, trovate piazza Pretoria con la fontana detta "della Vergogna" in quanto tutte le statue che la contornano, ritraggono corpi nudi. Siete davanti alla sede del Municipio e la fontana merita una sosta e soprattutto qualche fotografia. Proseguendo per pochi metri, vi consigliamo la visita alla Chiesa della Martorana e a quella di San Cataldo. Quasi adiacenti l'una all'altra, � possibile accedervi pagando un biglietto d'ingresso destinato a finanziarne il restauro. La Martorana, famosa per le tre cupole rosse che la sormontano, ha un interno molto raccolto ma di una bellezza infinita, mentre la chiesa di San Cataldo sembra, per dimensioni, una cappella privata: costruita interamente in pietra, � uno di quei luoghi che fa breccia nel cuore dei turisti. Sempre lungo via Maqueda, oltre a prendere "appunti" per un futuro momento di shopping, � possibile imbattersi nel Teatro Massimo e nel Teatro Politeama, due esempi della bellezza artistica palermitana. Se volete andare a caccia di souvenir: dando le spalle al Teatro Politeama, imboccate a sinistra via Ruggero Settimo, salotto e arteria del passeggio per i palermitani doc. Altra strada da non mancare � via Principe di Belmonte (che collega via Ruggero Settimo a via Roma) non solo per i negozi trendy ma anche perch� in questa zona trovate tanti chioschi in cui ci si pu� dissetare con una spremuta di arance, una limonata o concedersi un cono gelato al pistacchio siciliano. Percorrendo corso Vittorio Emanuele, che i palermitani chiamano Cassaro, ecco il tempio della cristianit� cittadina, la Cattedrale, che risale al periodo normanno ed � arricchita di marmi policromi e decorata all'esterno con motivi che ricordano i palazzi arabi. Uno dei tanti bar in zona pu� dar l'occasione di una sosta con un caff� che qui si gusta accompagnato dall'inimitabile cannolo alla ricotta. Non temete di rovinarvi l'appetito per il pranzo: se volete ambientarvi pi� in fretta dovete sapere che a Palermo, come in tutta la Sicilia, il tempo scorre lento come olio da una giara e prima delle 13 inoltrate non ci si siede neppure a tavola. Quello del pranzo in Sicilia e nel meridione � un rito sacro: gustatevi i piatti tradizionali come i classici anelletti di pasta palermitani all'Osteria dei Vespri, ristorante storico della citt�, dalla cantina ragguardevole, con oltre 600 etichette di vini. Lo trovate in piazza Croce dei Vespri. Nel pomeriggio potreste avventurarvi in almeno uno dei mercati rionali: c'� Ballar� che � il pi� antico e il Capo, che troverete vicino al gi� citato Teatro Massimo. C'� anche La Vucciria (dal francese boucherie: macelleria) che si sviluppa tra via Roma, la Cala e il Cassaro, nasce per il commercio della carne e venne immortalato nel quadro del celebre pittore Renato Guttuso. La zona � molto nota fra i locali, anche per la vivace vita notturna. Passeggiare qui vi permette di incontrare vis � vis la tradizione e il folklore della citt�. Riempitevi gli occhi con le variopinte bancarelle, fermatevi ad ascoltare le tipiche voci mediterranee e le cantilene dei venditori che si propagano nell'aria: questa miscela esplosiva doner� al vostro giro un forte impatto emotivo. Tornando per un attimo a parlare d'arte, per chi fosse interessato, non lontano da qui si pu� visitare la GAM, ossia la Galleria d'Arte Moderna di Palermo. In un complesso monumentale ed elegante che si sviluppa su tre piani, vi aspettano quasi 200 dipinti (e qualche scultura). Al secondo piano, quello dedicato al Novecento Italiano, con un particolare focus sulla Sicilia, troverete fra gli altri i quadri di Renato Guttuso. Terminata la visita si pu� restare a cena al GourmArt, il nuovo ristorante della Galleria. Abbracciate per questa prima sera palermitana la sua filosofia che consiglia del "buono da vedere/bello da mangiare". Fatevi consigliare dallo chef palermitano Costantino Guzzo e preparatevi ad assaggiare i prodotti freschi che arrivano dagli angoli isolani pi� vicini, come le verdure degli orti di Partinico o il pesce delle paranze di Mazara. Ecco due alternative per la serata: se amate l'opera, siete vicinissimi alla sala del Massimo, uno dei teatri lirici top d'Europa e dunque, perch� non approfittarne? Il programma operistico e sinfonico lo trovate sul sito: il bel canto e la musica dal vivo hanno gi� una magia tutta loro che in un luogo tanto suggestivo non pu� che sublimarsi. In alternativa, se preferite stare all'aria aperta e vivere un po' la notte palermitana, ci sono i vicoli della citt� che pullulano di giovani che "fanno schiticchio" (se la spassano). Il sabato notte a Palermo, la movida � assicurata per le strade del centro citt� e nei locali, dove si discute e si tira tardi bevendo freschi cocktail e nutrendosi a streetfood. Chiss�, forse � nato proprio qui questo modo di mangiare con le mani, al volo, gustando le ricette tipiche pi� semplici come il Pani ca meusa, il panino o la focaccia con la milza che si pu� ordinare "schietta" cio� semplice o "maritata", con ricotta e formaggio. L'inizio del secondo giorno lo dedichiamo alla Palermo naturalistica e misteriosa. Cominciamo dal fascino del Convento dei Cappuccini: se avete con voi i bambini, questo � per loro un luogo indimenticabile. Sinistro il giusto, forse un po' macabro, ma decisamente affascinante per dei piccoli aspiranti archeologi che potranno visitare una vera collezione di mummie vecchie di 5 secoli, conservate nelle celebri Catacombe, sotto la Chiesa di Santa Maria della Pace. Dopo l'avventura fra i cunicoli sotterranei, raggiungete Piazza Indipendenza, punto di arrivo-partenza della strada oggi chiamata Corso Calatafimi, in onore dell'impresa di Garibaldi. Al centro della Piazza un grande obelisco ricorda i caduti della guerra d'indipendenza del 1866. Dall'altro capo trovate il Palazzo Orleans, sede della Presidenza della Regione Sicilia. Quella � la meta suggerita a patto, come detto, che siate accompagnati dai vostri piccoli: il parco infatti � aperto solo a genitori accompagnati da bambini! Oltre ad un giardino molto ordinato e ricco con enormi piante di ficus, un piccolo meraviglioso zoo far� felici i piccoli visitatori: daini, oche, cicogne, pavoni colorati e varie specie di uccelli. Il parco � aperto solo nei weekend e fino alle ore 12.30. Non chiedeteci altri consigli sul cibo: per "perdere" un po' meno tempo, a pranzo approfittate del reame dello street food. Sar� la citt� stessa a suggerirvi le migliori golosit� con dozzine di odori e profumi che vi attireranno verso i tradizionali ambulanti, pronti a proporvi le delizie del posto come arancine, panelle, carni arrostite, che troverete in ogni angolo, pasticceria e bancarella. Naturalmente la cucina palermitana � ricca di moltissimi altri piatti tra cui la caponata, l'insalata di arance e cipolla, la frittura di calamari, le melenzane fritte e centinaia di altri piatti senza dimenticare la mitica cassata siciliana. Sta a voi! Se � una bella giornata anche il pomeriggio lo potete passare all'aria aperta. Partite dalla fine del Cassaro cio� il Corso Vittorio Emanuele. Davanti a voi si staglia la porta Felice, vecchia di oltre cinque secoli, separava l'arteria principale della citt� dal mare. Oltrepassata la porta prestate attenzione allo spettacolo che vi si para davanti. Il Foro Italico, che solo dieci anni fa sembrava una zona abbandonata e ormai compromessa, da qualche anno rivive in tutto il suo splendore, tornando a essere una delle mete preferite per le passeggiate di turisti e palermitani. A pochi metri se volete c'� l'accesso a Villa Giulia con il suo ingresso monumentale che si affaccia sul mare. La villa a pianta quadrata � un tipico esempio di giardino all'italiana: un tuffo in un'atmosfera un po' retr� e soprattutto una bella piccola oasi verde, dove fare una passeggiata fra maestosi alberi e statue. Annesso alla villa � l'Orto Botanico, dentro al quale � possibile ammirare una gran variet� di piante di diverse specie, dalle palme alle orchidee, alle piante grasse. Se la giornata lo consente si pu� con poca strada, arrivare alla famosa spiaggia di Mondello, epicentro della movida palermitana nelle notti agostane. Fuori stagione, di certo, troverete meno folla ma la spiaggia di Mondello cos� come la riserva di Capo Gallo sono due punti fermi se volete assaporare lo splendido paesaggio della macchia mediterranea. Non mancate la visita al Faro, uno dei punti pi� belli della riserva di Capo Gallo: ve ne potrete stare tranquilli, tra le rocce della riserva naturale, ad ascoltare il rumore del mare, scrutando i suoi fondali chiarissimi. E poi il panorama � da urlo! Jovanotti: la mia musica � un mappamondo (di Filippo Nassetti, "Ulisse" n. 399/18) - Lorenzo Cherubini racconta i suoi viaggi, tra ispirazioni e suggestioni musicali - "Quale merito ho io della bellezza del luogo in cui vivo? L'Italia non appartiene agli italiani, ma rappresenta un patrimonio universale. Il mio senso di Patria � di preservarla e di condividerla. Noi ci passiamo dentro, la troviamo gi� fatta e ne usciamo che ancora c'�. E poi, � cos� bella perch� ha accolto delle persone e qui si sono incrociate delle intelligenze. I paesi si forgiano su coloro che arrivano, che passano, che nascono. Questo costruisce l'identit� e la forza di un paese". Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, 51 anni, uno dei pi� celebri artisti italiani, delinea cos� la sua identit� italiana. Un senso di appartenenza condiviso con il mondo che lo porta ad essere un esploratore di luoghi e di pensieri. "L'oggetto pi� importante della mia infanzia non � stato un pianoforte, ma un mappamondo. L� si � formato il mio desiderio di partire verso luoghi dai nomi esotici. Il nome ha un forte potere attrattivo su di me". - Sei andato in posti anche solo per richiami semantici? "Esatto. Sono stato a Timbuctu perch� mi piaceva il nome e anche la Patagonia nella mia testa era uno spazio vuoto da riempire dentro una cartina". - Nel nuovo album Oh vita! canti "Sono un migrante, sono un cantante". "La musica � esplorazione continua. Adoro ascoltarla in lingue diverse: il rock argentino, la musica tradizionale brasiliana, i ritmi africani. La musica, poi, � anche una chiave per scegliere un nuovo viaggio". - Che viaggiatore � Jovanotti? "Un viaggiatore autonomo e disordinato che arriva in un luogo senza avere deciso dove passare la notte". - E cosa ti porti a casa? "Un legame indissolubile: sento di appartenere da quel momento in poi a quel posto. Mi considero, ad esempio, un cittadino di Gerusalemme dalla mia prima visita. Solo sentirne parlare in tv mi evoca il suo profumo". - Di New York sei stato veramente un cittadino per quattro anni. "� mitologia pura, il catalogo del mondo, la citt� delle citt�. C'� pi� Italia a NY che in Italia; c'� pi� Sud America a NY che in Sud America. Paradossalmente la cosa che manca � l'America. Contiene talmente tanti mondi che appena esci da NY ti rendi conto che l'America � un'altra cosa". - Nel mondo, c'� un'altra citt� dove ti piacerebbe vivere? "Buenos Aires: mi ricorda la Roma di quando ero bambino. Un richiamo molto forte emotivamente. Amo anche i loro cugini brasiliani. Rio de Janeiro � una scoperta continua, una citt� che ti premia con dei quarti d'ora meravigliosi". - A proposito di America Latina, sei molto legato a Cuba. "La sua storia recente � nell'immaginario del mondo, l� per� ti rendi conto che � una storia piccola. Potresti chiamare tutti per nome e quasi avvertire l'odore di polvere da sparo di un movimento che ha suscitato sentimenti romantici, per quanto abbia avuto aspetti affatto romantici". - Recentemente hai trascorso un mese in bicicletta in Nuova Zelanda. "Un posto dove mai puoi dimenticarti della bellezza e della forza della natura. � una barca in mezzo al Pacifico, spazzata dal vento a tutte le ore". - Ami affrontare viaggi lunghi. Cos'� il volo per te? "Il punto d'incontro tra la follia e la scienza: la grandezza dell'uomo capace di andare contro la prima legge del mondo, quella della gravit�. Mi ha impressionato vedere a Washington l'aereo dei fratelli Wright. Era un aquilone". - Hai mai pensato di avere un tuo aereo? "Dopo i primi successi scherzai con mio fratello Umberto, pilota, sull'opportunit� di comprarne uno come Elvis. Me lo immaginavo come quello di Mister No, il fumetto creato da Sergio Bonelli che si rifugia in Amazzonia a trasportare turisti un po' loschi. Non un grande modello di business". - Perch� hai scelto di continuare a vivere a Cortona, piccola localit� toscana? "Perch� rappresenta l'Italia migliore, quella conservata bene, dei tetti meravigliosi, del buon cibo. In inverno non raggiungiamo i mille abitanti. Tutti si innamorano di Cortona che ha la fortuna di non essere famosa, anche se il libro Sotto il sole della Toscana l'ha resa pi� celebre". - Il video Oh vita! lo hai girato a Roma dove sei cresciuto, tra un benzinaio e San Pietro. "Sono molto affezionato al mio vecchio quartiere, vicino al Vaticano, dove lavorava mio padre. Perch� Roma non ti d� mai la sensazione della metropoli, la maggior parte dei romani non esce dal suo quartiere. E anch'io non andavo oltre quelle dieci strade". - Com'� stato lavorare con il produttore Rick Rubin (dieci Grammy Awards), che ha collaborato con Eminem, Shakira, Red Hot Chili Peppers, Johnny Cash e altri? "Rubin considera la musica di largo consumo come un'opera d'arte. Non � fedele a nessun canone perch� va alla ricerca della poetica. In un ambito cos� artificiale come la produzione di musica, riesce a evidenziare un grande elemento di verit�". - In Italia hai importato un genere musicale, il rap, che ora � predominante. "S�, il rap � il genere musicale che ha finito per contaminare tutti gli altri, ma le etichette a me non interessano. Posso solo identificarmi nella grande famiglia del pop. Sono un entertainer, un performer, la cui resa pi� efficace � nei live".