Marzo 2020 n. 3 Anno L MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice Cile: una lunga e tormentata storia La carica delle allergie Se non ci fosse la ruota... Olio d'oliva extravergine, un giro d'Italia nel sapore Maldive: aria di nuovo Matteo Garrone: il mio Pinocchio segreto Matteo Berrettini: "Il mio sogno sono le Olimpiadi di Tokyo" Cile: una lunga e tormentata storia (di Carlo Cauti, "Focus Storia" n. 159/20) - L'11 settembre 1973 iniziava nel sangue la lunga e cruenta dittatura di Augusto Pinochet. Dal golpe di allora alle proteste di oggi, ecco che cosa � successo - Uno strano movimento disturb� la routine dei pazienti ricoverati alla London Clinic, nella capitale britannica, alle 23:00 del 16 ottobre 1998. Quella notte agenti di Scotland Yard entrarono in una delle stanze per una missione insolita: scovare un signore di 83 anni che si stava riprendendo da un intervento chirurgico alla colonna vertebrale per notificargli, mentre era ancora a letto, che era in stato d'arresto. Quando la stampa locale rifer� che il paziente era l'ex dittatore cileno Augusto Jos� Ram�n Pinochet Ugarte (1915-2006), migliaia di persone si mobilitarono. Da un lato, le reazioni di gioia alla richiesta di arresto presentata dal giudice spagnolo Baltasar Garz�n. Dall'altro, messaggi di indignazione e solidariet� con l'ex dittatore, inviati da ammiratori cileni ed ex alleati. Tra questi, l'ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, che aveva goduto del sostegno di Pinochet nella guerra delle Falkland/Malvinas contro l'Argentina, nel 1982. E proprio le reazioni accalorate che ancora oggi segnano qualsiasi dibattito sull'ex dittatore, cos� come le proteste che stanno scuotendo il Cile dallo scorso ottobre, mostrano come l'eredit� di Pinochet sia presente ancora oggi nel Paese andino. Tutto part� un mattino di 46 anni fa. Quando il Cile entr� nella sua stagione pi� buia. L'ordine part� all'alba dell'11 settembre 1973: i cacciabombardieri dovevano colpire La Moneda, il palazzo presidenziale e sede del governo cileno, a Santiago. Quel giorno l'edificio si era ritrovato circondato dai carri armati del generale Pinochet, che pretendeva le dimissioni di Salvador Allende (1908-1973), il primo presidente socialista in Cile, democraticamente eletto. I militari golpisti ordinarono che il palazzo venisse evacuato entro le 11, altrimenti sarebbe stato attaccato. La risposta di Allende fu trasmessa da Radio Magallanes: "Non mi dimetter�. Pagher� con la mia vita la lealt� della gente", dichiar� il presidente asserragliato nel palazzo con elmetto in testa e un fucile kalashnikov a tracolla, regalo di Fidel Castro. Le forze di Allende resistettero fino alle 13:45, quando le unit� speciali alla fine presero d'assalto il palazzo. Alle 14:00 si ud� l'ultimo sparo: Allende si era dato la morte col fucile dell'amico cubano. Vedendo il corpo, il generale Pal�cios, uno dei leader golpisti, avvert� il quartier generale della Guarnigione di Santiago: "Missione compiuta. Moneda presa. Presidente morto". Con queste funeste parole iniziarono 17 anni di feroce dittatura. Per capirli, � necessario andare agli Anni '60, quando la Guerra fredda trasform� il Cile in una nazione polarizzata. Gruppi come il Mir (Movimento della Sinistra Rivoluzionaria) proclamarono la lotta armata per conquistare il potere. Mentre gruppi di destra come il Movimento Nazionalista Patria e Libert� predicarono l'uso della violenza contro i marxisti. La tensione aument� con l'elezione del socialista Allende nel 1970 e la durissima crisi economica e politica che ne segu�, provocata anche da scelte economiche sbagliate. La sistematica opposizione al suo governo paralizz� il Paese in poco pi� di due anni. Allende propose di indire un referendum per risolvere la disputa senza ricorrere alle armi, ma non ne ebbe il tempo: un gruppo di ufficiali stava gi� pianificando la sua fine. Inizialmente l'idea del colpo di Stato incontr� una certa resistenza nelle caserme. A differenza di altri Paesi della regione, le Forze Armate cilene erano sempre state fedeli alla Costituzione. A poco a poco, tuttavia, i generali favorevoli a un'azione di forza allontanarono i "deboli" e lasciarono il ministro della Difesa Carlos Prats davanti a un drammatico bivio: se non si fosse dimesso sarebbe scoppiata la guerra civile. Per proteggere la democrazia, Prats si dimise e come suo successore indic� un generale che gli era sempre stato fedele: Pinochet. Allende accett� l'avvicendamento, senza sapere che stava portando in seno al suo governo il futuro aguzzino del Cile. Con la morte del presidente, sal� al potere una giunta militare formata da Pinochet (Esercito), Gustavo Leigh (Aeronautica), Toribio Merino (Marina) e C�sar Mendoza (Carabineiros). La giunta sospese la Costituzione, sciolse il Congresso, mise a tacere la Corte Suprema, elimin� i partiti, dichiar� lo stato d'assedio, censur� la stampa e band� le manifestazioni sociali. Il tipico canovaccio di un golpe sudamericano. Dato che l'Esercito era la pi� antica istituzione militare del Paese, Pinochet fu nominato capo della giunta e ricopr� l'incarico, che sarebbe stato a rotazione, per tutta la durata della dittatura, godendo del supporto di Merino e Mendoza (Leigh, contrario a questa personalizzazione del potere, sarebbe stato successivamente escluso dal gruppo). Pinochet concentr� su di s� il monopolio dell'amministrazione pubblica, dell'emanazione di leggi e del controllo delle Forze Armate. Ma soprattutto inaugur� un periodo di terrore. Il dittatore elabor� un modello di governo senza precedenti in America Latina. Il suo obiettivo era eliminare fisicamente un'intera classe politica considerata colpevole di tutti i mali del Paese. In pratica, significava la morte di chiunque si opponesse ai quattro pilastri del suo regime: capitalismo, civilt� cristiana, scelta degli Stati Uniti come guida politica e la Dottrina della Sicurezza Nazionale (Dsn), che considerava tutti i cittadini come potenziali minacce, importata dagli Usa. In generale, tutte le dittature sudamericane adottarono la Dsn e la applicarono in diverse modalit�. Dai pi� blandi brasiliani ai pi� cruenti paraguaiani (che contarono anche sull'assistenza di nazisti come Klaus Barbie per le loro barbarie). Tuttavia, Pinochet opt� per la versione pi� estrema. Il suo progetto mirava non solo alla caccia ai comunisti, ma a tutto ci� che era vagamente democratico. Giornalisti, avvocati, gruppi di difesa dei diritti civili erano tutti considerati "nemici interni", assoggettati alle sentenze dei consigli di guerra appena creati. Spesso Pinochet interveniva personalmente per assicurare la morte dei suoi avversari. Nell'ottobre 1973, incaric� il colonnello Arellano Stark di formare uno squadrone di uomini che vagasse per il Cile sparando a dozzine di persone: la cosiddetta "Carovana della Morte". L'obiettivo era quello di uccidere gli oppositori politici senza processo e diffondere il terrore tra gli ufficiali ancora fedeli alla Costituzione. Per rendere la repressione pi� sistematica Pinochet cre� la polizia segreta Dina (Direzione di Intelligence Nazionale). Da un momento all'altro, caserme, municipi, scuole, ospedali e persino imbarcazioni vennero trasformati in centri di detenzione. Il rapporto della Commissione nazionale cilena sulla prigione politica e la tortura indica l'esistenza di 1.132 di questi luoghi. Lo stadio nazionale, sede della Coppa del mondo del 1962, arriv� a imprigionare addirittura 7.000 persone, che dormivano sul pavimento senza coperte o strutture igieniche di base. La tortura divenne all'ordine del giorno, con elettroshock, percosse, simulazioni di fucilazioni, nudit� forzata, roulette russa, asfissia, temperature estreme e privazione del sonno. Oltre alle violenze sessuali contro le donne. In totale, le vittime furono tra le 3.000 e le 5.000 persone. Mentre altri 200-mila cileni dovettero percorrere la strada dell'esilio. Nonostante le proteste dei cattolici in tutta l'America Latina contro le atrocit� commesse dal regime, l'anticomunismo indusse il Vaticano a tenere una posizione defilata. E quando nel 1987, durante una delicata visita di Stato, papa Giovanni Paolo II (che pure affront� la questione dei diritti umani) venne fotografato nell'atto di stringere la mano al dittatore, l'immagine fece scalpore e suscit� un coro di proteste in tutto il mondo. Nonostante il bagno di sangue che segn� il suo governo, Pinochet consegn� alla fine del suo mandato un Cile con i conti in ordine, un Paese pi� sviluppato dei suoi vicini e con un'economia pronta a crescere in modo sostenibile nei decenni successivi. E questo elemento � ancora molto presente nella mente dei cileni, molti dei quali hanno dell'ex dittatore un ricordo positivo. Sebbene nei primi anni dopo il golpe il Cile non avesse registrato la vigorosa crescita raggiunta da altri Paesi sudamericani come il Brasile negli Anni '70, nel ventennio successivo fu l'unica nazione della regione in grado di crescere di circa il 5% all'anno ininterrottamente. I piani economici del governo furono delineati da un gruppo di giovani conservatori diplomati all'Universit� Cattolica del Cile (UC) e sostenitori dell'idea di "democrazia protetta". Furono loro che idearono la Costituzione del 1980, che conferiva pi� potere al presidente, e che venne approvata in un referendum con sospetti di brogli. Per guidare l'economia, Pinochet scelse un altro gruppo di giovani, i cosiddetti "Chicago Boys", studenti laureati all'Universit� di Chicago e seguaci dell'economista liberista Milton Friedman. Tra questi, anche il fratello dell'attuale presidente Sebasti�n Pi�era, Jos�, ideatore del sistema previdenziale nazionale. Un sistema totalmente privatizzato, che per� ha portato molti anziani sul lastrico, e che � tra le cause delle attuali proteste in Cile. Nei primi Anni '80, tuttavia, il regime di Pinochet inizi� a vacillare sotto le prime pressioni internazionali e interne, con scioperi in tutto il Paese. Finch�, nel 1988, il dittatore accett� di mettere alla prova la tenuta del suo mandato indicendo un referendum. Era convinto di poter vincere facilmente, ma si sbagliava. Il clima era cambiato e il risultato fu un "no" al governo, con il 54% dei voti. Fu il segnale per indire libere elezioni l'anno successivo, quando il dittatore trasfer� il potere al cristiano-democratico Patricio Alwyn. Ma il generale non era pronto per uscire di scena. Ancora molto influente, rimase comandante in capo delle Forze Armate fino al 1998, quando assunse il posto di senatore a vita. Data la riluttanza del governo cileno a metterlo sotto processo, sembrava che il vecchio generale avrebbe vissuto tranquillo per tutto il resto della sua vita. Per questo motivo non vide problemi nel compiere un viaggio nel Regno Unito dove lo raggiunse il mandato di arresto internazionale. Il giudice spagnolo Baltasar Garz�n voleva l'estradizione in Spagna per processarlo. I sostenitori di Pinochet sottolinearono come, in quanto ex-capo di Stato, il generale godeva di immunit� (che tuttavia era stata negata dal Regno Unito). Oltretutto si trattava di un anziano che soffriva di demenza senile. Dopo 16 mesi di battaglia legale, il ministro dell'Interno britannico Jack Straw accett� di rimandare Pinochet in Cile. Nel 2004, dopo un lungo processo, la Corte suprema cilena decise che l'ex dittatore era in condizioni psicofisiche compatibili con la sua presenza al banco degli imputati. A dicembre, il giudice Juan Guzm�n lo pose agli arresti domiciliari per la scomparsa di nove attivisti dell'opposizione. All'et� di 90 anni, l'ex senatore non mostr� alcun rimorso n� ammise alcuna colpa. "Dio mi perdoner� se ho ecceduto in qualcosa. Ma io non credo di essere andato troppo oltre", disse in quell'occasione. Ancora oggi, nonostante la sua morte nel 2006, il nome di Pinochet ricorre in centinaia di cause in Cile e all'estero per reati come violazioni dei diritti umani, traffico di armi ed esportazione illegale di valuta. La carica delle allergie (di Margherita Fronte, "Focus" n. 319/19) - L'esercito degli allergici � sempre pi� numeroso. Per colpa degli stili di vita, che alterano il nostro sistema immunitario - Antistaminici in gocce, e compresse, collirio, pomata anti prurito, e farmaci spray contro un eventuale attacco d'asma. Oltre, ovviamente, a un'abbondante scorta di fazzoletti e agli occhiali da sole scuri - molto scuri -, perch� la luce diretta negli occhi gi� arrossati fa lacrimare ancora di pi�. � l'armamentario per le scampagnate degli allergici che, prima ancora di interrogarsi su che cosa metteranno sulla griglia, si preoccupano di non soffrire troppo durante la giornata. Per loro, infatti, un tranquillo weekend in campagna pu� trasformarsi in un incubo, con la sola consolazione che quasi certamente soffriranno in compagnia. Con un +5% di "vittime" ogni cinque anni, l'epidemia pi� fastidiosa di sempre non accenna infatti a rallentare: i raffreddori allergici tormentano ormai pi� di un italiano su quattro (e quasi un bambino ogni due); l'asma � vicina al 7% (e fra i pi� piccoli � al 10%) e la dermatite atopica, con le sue chiazze rosse che prudono, � quasi triplicata negli ultimi trent'anni, e oggi spinge a grattarsi il 10-15% dei bambini e il 2-5% degli adulti. Quella delle allergie � insomma una marcia inarrestabile, che da una cinquantina d'anni a questa parte colpisce tutto il mondo occidentale, ma anche quei Paesi che stanno adottando uno stile di vita simile al nostro. "Nel 2015, in Europa, i ricoveri ospedalieri per attacchi allergici gravi sono stati 7 volte pi� numerosi di quelli registrati nel 2005", illustra Claudio Ortolani, direttore dell'Istituto allergologico lombardo di Cesano Boscone (Milano). "Secondo la European Academy of Allergy, nel 2025 la met� degli europei sar� allergica". A lungo gli scienziati si sono interrogati sulle cause di questo aumento, concludendo che un unico colpevole non c'�. "Alimentazione e stili di vita, inquinamento e cambiamento climatico sono tutti elementi che concorrono al fenomeno", spiega Walter Canonica, responsabile del Centro di medicina personalizzata: asma e allergologia all'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano). Questi fattori hanno il duplice effetto di modificare la nostra fisiologia, rendendoci pi� suscettibili alle allergie, e di far aumentare la distribuzione degli allergeni nell'ambiente, esacerbando i sintomi. Ma iniziamo da noi: che cosa sta accadendo al nostro corpo? La prima osservazione che legava lo stile di vita all'aumento delle allergie risale al 1989, quando l'epidemiologo inglese David Strachan not� che fra i figli unici il raffreddore da fieno era pi� frequente. Strachan pens� che all'origine del fenomeno ci fosse una ridotta esposizione ai germi, che circolano pi� abbondanti se ci sono tanti bambini in casa. E, ampliando il ragionamento, ipotizz� che l'aumento dell'incidenza delle allergie, che gi� allora si stava osservando, fosse legato alla riduzione del numero di figli per famiglia, ma anche ad altre abitudini che nel tempo avevano diminuito il contatto con i batteri durante la prima infanzia, come la pulizia pi� accurata delle abitazioni o la maggior cura dell'igiene personale. La sua idea, battezzata "ipotesi igienica", � stata poi confermata da altri studi e oggi siamo anche in grado di darne una spiegazione. "Il sistema immunitario dei neonati � formato prevalentemente da linfociti di tipo Th2, che reagiscono contro parassiti, pollini e altri allergeni", spiega Ortolani. "I linfociti Th1, che invece ci difendono da virus e batteri, possono formarsi soltanto se i bambini vengono a contatto con una molteplicit� di germi nei primi cinque anni di vita. Se questo non accade, la risposta immunitaria prevalente sar� di tipo allergico". In particolare, a determinare il corretto sviluppo del sistema immunitario � una molecola chiamata endotossina, presente in alcuni tipi di batteri, ma non in tutti. A condurci dove siamo, insomma, sono stati i divieti di sporcarsi con la terra, di accarezzare gli animali e di mettere le mani in bocca, la frequentazione meno assidua dei coetanei e la quasi sterilit� in cui i bambini sono fatti crescere, specie nei primi anni di vita. Come se non bastasse, abbiamo fatto di tutto anche per modificare (in peggio) i microrganismi che normalmente albergano nel nostro corpo, e che potrebbero invece aiutarci. "Il tipo di microflora intestinale di ciascuno di noi influenza la suscettibilit� alle allergie e, purtroppo, da qualche decennio a questa parte, gli stili di vita occidentali sono andati nella direzione di favorire le specie batteriche che non ci proteggono", conferma Ortolani. "La colpa � dell'abuso di antibiotici nella prima infanzia, ma anche del loro impiego negli allevamenti, che ci forniscono la carne che poi mettiamo in tavola. Persino l'aumento del numero di parti cesarei ha avuto conseguenze: durante il parto naturale, infatti, il neonato acquisisce dalla madre i batteri che iniziano a colonizzare il suo intestino. Questo momento, importantissimo affinch� la microflora si sviluppi in modo favorevole, viene a mancare nel parto cesareo". Un ulteriore problema, per noi e i nostri germi, � infine connesso all'aumento del tasso di obesit�, che secondo studi recenti � andato di pari passo con quello delle allergie. Le due condizioni sono infatti strettamente connesse. "L'obesit� si accompagna ad alterazioni della normale flora batterica intestinale", prosegue l'esperto. "Inoltre, determina uno stato particolare di infiammazione, che attiva i linfociti di tipo Th2, quelli responsabili delle reazioni allergiche". Lo stesso meccanismo infiammatorio collega anche le allergie all'inquinamento dell'aria, al quale siamo pi� esposti oggi di un tempo, perch� la popolazione che vive in citt� � aumentata. Polveri sottili, ozono e ossidi di azoto - i principali componenti dello smog - stimolano infatti la produzione di molecole che favoriscono le infiammazioni: per questo motivo, in corrispondenza dei picchi di inquinamento, i ricoveri per attacchi di asma si impennano. Ma la relazione fra ambiente e allergie � ancora pi� insidiosa se si prende in esame il cambiamento climatico, determinato dall'aumento nell'atmosfera di anidride carbonica (CO2), generata dall'uso dei combustibili fossili. Spiega Gennaro D'Amato, presidente della Commissione su variazioni climatiche, inquinamento atmosferico e allergie della World Allergy Organization: "L'anidride carbonica � l'alimento base delle piante e ne favorisce la crescita. Questo effetto sembra per� particolarmente pronunciato per molte specie che producono pollini allergenici". Diversi studi hanno confermato il dato: per esempio, alcuni anni fa una ricerca coordinata dal Politecnico di Monaco ha trovato che i pollini prodotti da una ventina di piante presenti in Europa, molte delle quali allergeniche, sono cresciuti parallelamente all'incremento di CO2 in atmosfera. "Inoltre, si � modificata la composizione dei granuli ed � aumentata proprio la concentrazione delle componenti che scatenano gli attacchi allergici". A peggiorare il quadro interviene infine l'aumento della temperatura, "che ha fatto s� che piante particolarmente allergeniche, come le graminacee, abbiano colonizzato nuovi territori e ha inoltre allungato la stagione dei pollini", osserva D'Amato. Il cambiamento climatico, insomma, ha tutti gli ingredienti per creare la tempesta perfetta. E in effetti, fuor di metafora, almeno in un caso la tempesta perfetta c'� stata davvero e ha fatto anche parecchie vittime. Il 21 novembre 2016 a Melbourne, in Australia, era primavera piena. Attorno alle sei del pomeriggio, a cambiare il volto a una giornata tranquilla fu un violento temporale: in pochi minuti la temperatura croll� di 10 gradi, l'umidit� sal� a oltre il 70%, e nelle ore successive i pronto soccorso della citt� si affollarono di migliaia di persone, per lo pi� giovani, in preda a crisi respiratorie apparentemente inspiegabili. Nel corso della notte, e per tutto il giorno seguente, i medici si trovarono ad affrontare un'emergenza senza precedenti: alla fine, i ricoveri furono circa 10.000; 35 persone finirono in terapia intensiva; 10 morirono. Pi� della met� dei pazienti non aveva mai avuto crisi di asma prima di allora, ma quasi tutti erano allergici ai pollini. Che cosa era successo? "Quello di Melbourne � il pi� grave episodio di asma da temporale che si sia mai registrato, ma non � il solo", commenta Gennaro D'Amato. "Siamo portati a pensare che la pioggia ripulisca l'aria e faccia crollare la concentrazione di pollini, ma in certe condizioni accade il contrario e un temporale primaverile pu� provocare reazioni allergiche molto gravi". A scatenare questi eventi concorrono diversi fattori: il vento, che trasporta i granuli di polline verso le nuvole, e l'umidit�, che li fa esplodere, frantumandoli in particelle piccolissime. Infine la pioggia, che li riporta in basso, mentre il brusco calo di temperatura favorisce le infiammazioni delle vie respiratorie e le rende pi� vulnerabili. "Normalmente i pollini si fermano fra naso e gola. Ma i loro frammenti possono invece raggiungere i bronchi e i polmoni", spiega l'esperto. "Questo pu� scatenare crisi respiratorie gravissime anche in persone che sono solo fortemente allergiche, ma non hanno mai sofferto di asma. Questi episodi sono molto rari, ma con il cambiamento climatico potrebbero aumentare. Infatti, i temporali violenti in primavera ed estate stanno diventando sempre pi� frequenti". In 5 sotto accusa I principali fattori per cui siamo pi� allergici. - Troppa pulizia. Gli standard igienici pi� elevati hanno ridotto il contatto con i batteri, che sono invece necessari al corretto sviluppo del sistema immunitario nella prima infanzia. - Antibiotici. L'uso eccessivo di questi farmaci nei bambini e negli allevamenti ha alterato la flora batterica intestinale, che avrebbe un effetto protettivo. - Obesit�. Anche l'eccesso di peso modifica la microflora intestinale. Inoltre, determina un'infiammazione cronica che favorisce le allergie. - Inquinamento. Lo smog causa l'infiammazione delle vie aeree e le rende pi� vulnerabili, specie nei confronti dell'asma. - Cambiamento climatico. Ha allungato la stagione dei pollini e ha fatto s� che piante allergeniche (per esempio, le graminacee) abbiano colonizzato nuovi territori. Sale sulle ferite L'ultimo a salire sul banco degli imputati � stato il sale: una ricerca pubblicata su Science Translational Medicine lo accusa di essere fra i responsabili dell'aumento delle allergie, perch�, stando ai test condotti in laboratorio, favorirebbe la formazione dei linfociti di tipo Th2: quelli responsabili di starnuti e pruriti. Inoltre, sulla pelle di chi soffre di dermatite atopica i ricercatori hanno trovato concentrazioni di sale anomale. "L'incremento delle allergie", argomentano gli autori, "� andato di pari passo con la diffusione di cibi industriali, che ha determinato un incremento nei consumi di sale nella popolazione". "Lo studio � interessante, ma va confermato da altre ricerche che dimostrino che i livelli di sale che assumiamo normalmente possono davvero determinare l'effetto che � stato osservato in laboratorio", commenta Walter Canonica, dell'istituto clinico Humanitas di Rozzano. "Se il dato fosse confermato, sarebbe un altro buon motivo per ridurre il consumo di sale, che non fa bene alla salute soprattutto perch� fa aumentare la pressione arteriosa". Difendetevi cos� Sulle allergie bisogna giocare d'anticipo. Nella prima infanzia si pu� infatti prevenirne lo sviluppo, facendo s� che i bambini frequentino abitualmente i coetanei, giochino spesso all'aria aperta e abbiano in casa un animale domestico. Recentemente, poi, la World Allergy Organization ha aggiunto la raccomandazione di assumere alimenti contenenti batteri probiotici (come lo yogurt e i latti fermentati), che arricchiscono la flora intestinale. Ma il consiglio di agire per tempo vale anche per chi � gi� allergico: l'immunoterapia permette infatti di desensibilizzare il sistema immunitario, rendendolo meno attivo verso gli allergeni, e riducendo cos� i sintomi fino ad annullarli. Per funzionare, tuttavia, deve essere attuata nei mesi che precedono la stagione pi� critica. Chi non si � protetto, infine, pu� gestire starnuti e prurito con i farmaci antistaminici (da assumere dopo aver consultato il medico) ma anche con un po' di attenzione. Sono infatti disponibili online i calendari dei pollini che indicano quali sono i giorni in cui la concentrazione di allergeni � pi� elevata, durante i quali � comunque meglio tenersi alla larga dai prati fioriti. Se non ci fosse la ruota... (di Marco Ferrari, "Focus" n. 328/20) - Ecco quante cose non avremmo potuto fare - Quando arrivarono in Per�, i conquistadores spagnoli sorpresero gli abitanti dell'Impero inca con molte novit�. Il cavallo prima di tutto, poi le armature, la loro ferocia e i carri su ruote. Ruote che gli originari abitanti delle alte valli andine conoscevano, ma che non avevano mai usato per il trasporto. Le uniche ruote erano attaccate alle zampe di animali di ceramica, che sembrerebbero giocattoli per bambini. Anche senza le ruote, per�, l'Impero inca si estendeva dalla Colombia all'Argentina Settentrionale. Sarebbe quindi possibile il progresso senza la ruota? Come vivremmo ai giorni nostri se non fosse mai stata inventata? "La ruota � un oggetto particolare, porta immediatamente a pensare alla bicicletta o all'automobile, ma � molto pi� diffusa di quello che si pensi", dice Marco Iezzi, curatore dei Trasporti al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano. "Per esempio, un'esigenza fondamentale come quella dei pozzi per l'acqua non pu� essere soddisfatta appieno senza una puleggia che aiuti a sollevare il secchio". Al di l� delle ruote per i mezzi di trasporto, ci sono anche quelle negli ingranaggi, nelle turbine, nei motori (anche quelli a reazione). Immaginare come potrebbe essere una civilt� avanzata senza alcun tipo di ruota � piuttosto complicato. Ma non impossibile. Le civilt� prive di ruote infatti sono esistite, non erano arretrate e neppure cos� lontane nel tempo. Basta guardare alla Storia, afferma l'archeologa statunitense Kris Hirst: "Le Americhe furono colonizzate almeno a partire da 20.000 anni fa, senza la ruota. E anche il mondo intero fu esplorato prima che la ruota e l'asse fossero inventati: sicuramente la maggior parte dei continenti furono abitati molto prima della scoperta della ruota". Il cerchio che rotola fu inventato infatti relativamente tardi; secondo la maggior parte degli studiosi, non prima di 5.500 anni fa. Non per trasportare qualcosa, ma per modellare l'argilla: il tornio da vasaio, che sfruttava un movimento circolare, fu il primo esempio di ruota utilizzata dall'uomo. Mosso da mani o piedi, rese possibile la fabbricazione rapida di contenitori in forme precise. Da quell'idea che qualcosa potesse muoversi in cerchio, il passo � stato, relativamente, breve: collegare una ruota a un asse permise di muovere pesi molto superiori con maggiore facilit�. Gi� circa 3.500 anni fa, ruote a raggi contribuivano a spostamenti e contatti frequenti tra i popoli, soprattutto attraverso le steppe eurasiatiche. Ma la ruota sarebbe stata praticamente un'invenzione inutile, almeno per i trasporti, se non ci fosse stato qualcuno che trainasse i veicoli dotati di questa, fa notare Richard Bulliet, storico e autore di The Wheel, Inventions and Reinventions (Columbia University Press, 2016). La combinazione "animali che trainano e ruote che rotolano" � stata fondamentale. "Se per� gli unici animali domestici fossero stati maiali, pecore, capre, galline, la ruota avrebbe contribuito ben poco alla storia dei trasporti. A meno di non utilizzare altri uomini come schiavi, la ruota ha una sua utilit� soltanto se associata agli animali da tiro", spiega Bulliet. Tanto che alcuni spiegano l'assenza di ruote nelle civilt� precolombiane proprio con la mancanza di animali in grado di trainare i carri. Fin qui, la Storia. Veniamo invece a uno scenario alternativo di un mondo senza ruote: i trasporti sarebbero molto pi� faticosi e parecchio pi� lenti. Gli unici metodi per trasportare carichi pesanti sarebbero le slitte o gli animali da soma: cavalli, cammelli, buoi, asini e muli, insieme ai bufali, sarebbero l'unica forza per trascinare carichi. Nelle zone pi� a nord, nella neve, si utilizzerebbero i cani. Probabilmente l'altra forza utilizzabile sarebbe quella dell'uomo, sotto forma di operai addetti al traino delle slitte. O, molto pi� facilmente, di schiavi. Una societ� senza ruote sarebbe una societ� essenzialmente schiavista. Pur con tutti gli animali e gli schiavi a disposizione, senza l'aumento di velocit� ed efficienza delle ruote molte zone all'interno dei continenti pi� aridi sarebbero meno popolate delle coste. La lentezza e le difficolt� negli scambi avrebbe portato anche a maggiori differenze tra i popoli, pi� o meno profonde, com'� avvenuto per esempio nelle praterie del Nord America, dove le trib� dei nativi avevano pochi contatti tra loro. Guarda caso in luoghi dove non c'era la ruota e dove il cavallo venne introdotto soltanto grazie all'arrivo degli spagnoli all'inizio del Sedicesimo secolo. La stragrande maggioranza degli uomini abiterebbe cos� vicino alle coste e lungo i fiumi. I corsi d'acqua e i mari sarebbero le autostrade di questo mondo senza ruote, l'unico sistema efficiente per spostare persone e merci. Gli esempi non mancano, spiega Hirst: "La maggior parte delle popolazioni del Sud-est asiatico forse conosceva la ruota, ma per lo pi� si spostava lungo i fiumi". In assenza di corsi d'acqua naturali avremmo realizzato un intricato sistema alternativo di canali per collegare le comunit� pi� lontane. Il tutto costruito senza l'aiuto di tecnologie complesse e avanzate, simili a quelle che hanno permesso imprese come il Canale di Suez o quello di Panama, e basate comunque... sulla ruota. Ci saremmo affidati solo a strumenti rudimentali. E nelle regioni in cui i fiumi non sono lunghi e navigabili oppure � difficile costruire canali artificiali, come nell'Italia Centrale e Meridionale, la mancanza di ruote si sarebbe fatta sentire. Anche la Storia sarebbe stata diversa: l'Impero romano, per esempio, bas� molto del suo successo sui rapidi trasferimenti di truppe da una parte all'altra del territorio. Senza ruote e carri, il controllo delle popolazioni lontane sarebbe stato pi� complicato. In compenso i grandi popoli navigatori, come i Vichinghi e i Fenici, avrebbero forse esteso il loro dominio ancora di pi�, grazie alla loro perizia nella navigazione. Avrebbero comunque fatto a meno di molte tecnologie basate sul concetto di ruota. Come l'astrolabio, un antico strumento per localizzare o calcolare la posizione di Sole, Luna, pianeti e stelle; degli orologi, i cui meccanismi sono fatti di ruote; e soprattutto del cronometro marino, inventato dall'inglese John Harrison nel Diciottesimo secolo: era alla base del preciso calcolo della longitudine e divenne uno strumento indispensabile per la navigazione su lunghe distanze della flotta imperiale inglese. "Probabilmente misureremmo il passare del tempo con le candele che bruciano", dice Iezzi, o con le clessidre. La Rivoluzione industriale dell'Ottocento non ci sarebbe stata. La maggior parte dei meccanismi raffinati che vennero alla luce in quel periodo di notevole sviluppo tecnologico sono basati su ruote, o sul concetto di ruota: nei primissimi motori a vapore che servivano per estrarre l'acqua dalle miniere c'erano meccanismi a ruote. Anzi, tutti i motori, da quelli a vapore a quelli a scoppio e a quelli elettrici, si basano su qualcosa che ruota. "Anche tutte le prime imbarcazioni a motore avevano delle pale a ruota per aiutarle nei momenti di bonaccia", afferma Iezzi. Senza ruote, infine, niente trasporti aerei come li conosciamo: l'elica, infatti, non � altro che una ruota che si avvita nel vento spostando gli aerei. L'unico mezzo di trasporto aereo sarebbe potuto essere la mongolfiera, che per� va dove la porta il vento. E Iezzi conclude, "se io togliessi tutta la propulsione a elica, in tutti i mezzi, compresi i motori a reazione, otterrei solo le spinte eoliche". Se anche senza ruote gli spostamenti sarebbero ancora fattibili, ancorch� lenti, costruire abitazioni molto alte sarebbe pressoch� impossibile. Forse si arriverebbe a tre, quattro piani, "ma scordiamoci i grattacieli", dice deciso Iezzi. Senza le pulegge che moltiplicano la forza, non � possibile sollevare carichi pesanti. E conclude: "La ruota la viviamo tutti i giorni nel trasporto orizzontale, ma il fascino pi� grande � nel movimento verticale". Gru e ascensori sono elementi tecnologici che stravolgono il nostro ambiente. Senza un ascensore, mai e poi mai ci porteremmo le bottiglie di acqua a casa; sarebbero troppo pesanti. Dimenticate anche l'energia elettrica, perch� le turbine necessarie per produrla non ci sarebbero: in fondo sono enormi ruote. E, se pure l'elettricit� fosse stata scoperta, per produrre il "succo" della civilt� odierna (l'energia) si ricadrebbe nella necessit� di usare animali domestici o schiavi. Ci� significa che cavalli e buoi, indispensabili per trainare per esempio le slitte, sarebbero onnipresenti anche nelle citt�. Con conseguenze immaginabili per quanto riguarda gli escrementi. "Dopo aver finito il mio libro, mi sono reso conto che molti "sistemi rotanti" furono cruciali per l'industria e hanno avuto un forte impatto per lo sviluppo", spiega Richard Bulliet. "Anche se", conclude sarcastico, "molte delle conseguenze non sono state positive per l'ambiente". Olio d'oliva extravergine, un giro d'Italia nel sapore ("RivistAmica" n. 9/19) L'olio extravergine d'oliva italiano � uno di quei prodotti che tutto il mondo ci invidia e fa la differenza in cucina. Molte regioni della Penisola, infatti, possono contare sulla propria oliva tipica e quindi su un proprio olio con caratteristiche organolettiche specifiche, a prescindere che si usi un solo tipo di oliva, ottenendo quindi il cosiddetto olio monovarietale, oppure che si mescolino tra loro variet� diverse per bilanciare sapori e profumi. Una ricchezza tutta da scoprire, scegliendo le specialit� provenienti da alcune delle zone pi� famose per la produzione di questa eccellenza. Il nostro viaggio nella fragranza pu� cominciare dall'Italia settentrionale, e pi� precisamente dalla zona del lago di Garda tra Veneto, Lombardia e Trentino Alto-Adige, che � la culla di oli extravergini eccellenti. Specialit� le cui origini risalgono fino all'epoca Romana e realizzate principalmente con olive Casaliva, Frantoio, Leccino e Pendolino. L'olio che ne deriva � rinomato per essere particolarmente armonioso e delicato, ma con un carattere ben determinato e percepibile nei piatti che condisce o all'assaggio al naturale. La cucina toscana non sarebbe tale senza un generoso filo d'olio verde smeraldo a condire i piatti pi� amati. Questa regione, infatti, produce uno degli oli per antonomasia, per lo pi� a base di olive Leccino, che in purezza danno vita a un prodotto leggero e delicato, e Frantoio, mediamente fruttate e intense, che donano all'olio in cui sono usate una tendenza al sapore piccante o erbaceo, con qualche nota di carciofo. A volte questi due tipi di olive possono essere mixate anche insieme accompagnate da altre variet� che donano ulteriori suggestioni al palato (come ad esempio le olive Moraiolo). Le piccole olive Taggiasche sono deliziose e tipicamente liguri. L'olio che se ne ricava - delicato e tendente al dolce - ne � la perfetta espressione, tanto da essere usato spesso anche dagli chef pi� rinomati della zona. L'oliva taggiasca � poi l'ideale anche per rendere equilibrati oli preparati con diverse variet� di olive, dal sapore magari pi� forte (come la Ogliarola e la Biancolilla). Forte, intenso, lievemente amarognolo e piccante: l'olio pugliese ha un carattere ben definito ed � da usare nelle giuste dosi per arricchire il gusto delle pietanze senza coprirlo. Le variet� di olive autoctone sono infatti numerose, accomunate tutte da un sapore persistente. L'olio siciliano, invece, � ottenuto soprattutto dall'oliva Tonda Iblea, che gli regala un gusto con note di pomodoro all'olfatto. Solitamente, pi� in generale, gli oli del Sud, dal color giallo oro, sono pi� intensi e decisi e, anche aggiunti a crudo su un piatto caldo semplice come una pasta, espandono i loro profumi per impreziosirne il sapore. La scelta per ogni piatto Bruschette, zuppe e carni rosse sono l'ideale per esaltare le caratteristiche dell'olio toscano. In generale, poi, gli oli pi� leggeri sono adatti per i dolci e vanno impiegati laddove non si vogliono "coprire" gli altri ingredienti. L'olio ligure � ottimo per salse, pesce, pesto e insalate di mare; quello del Garda invece si sposa anche con pesce di lago e carpacci. Meglio evitare l'olio pugliese su piatti dai sapori troppo delicati e preferirlo su pietanze elaborate o grigliate. Melanzane, tonno, pomodoro e molluschi, invece, sono esaltati dall'olio siciliano. Maldive: aria di nuovo (di Cristina Griner, "Ulisse" n. 420/19) - Nelle isole-resort pi� belle del mondo, dove la tradizione locale si rinnova. Tra natura e lusso, design e tecnologia - La lista dei sinonimi, quando si parla dell'arcipelgo pi� famoso dell'Oceano Indiano, pare infinita: vacanze da sogno, paradisi acquatici, natura incontaminata, atolli corallini e, ovviamente, resort esclusivi. Qui le isole, circa duemila che dall'Equatore scivolano verso l'India, per la maggior parte disabitate, pi� che con i loro nomi sono conosciute con quelli delle strutture ricettive che ospitano, mondi a parte circondati da sabbia candida e soffice come borotalco e lambiti dalle acque pi� spettacolari del pianeta, dove si nuota in compagnia di delfini, mante e tartarughe. Resort che ricreano il pi� autentico stile maldiviano nelle diverse gradazioni del lusso, ma anche nuove strutture di design progettate nel pi� totale rispetto della natura o brand di tendenza che ripropongono format diffusi all over the world. A ciascuno il suo, si potrebbe dire, il che rispecchia lo spirito delle Maldive di oggi, destinazione che abbraccia e attrae diversi tipi di viaggiatori. Con un unico denominatore comune: qui la vacanza � informale e rigorosamente pieds dans l'eau. Tra le new entry (ha inaugurato lo scorso mese di aprile) c'� il cinque stelle lusso Heritance Aarah, nell'atollo selvaggio di Raa. Con un'impronta profondamente maldiviana nell'impostazione e nell'uso dei colori tradizionali, � perfetto per una fuga romantica, ma anche per le famiglie o i gruppi di amici, grazie alla privacy delle belle suite overwater e alle spaziose family beach villa. In primo piano il cot� culinario, con tante proposte che ne fanno un crocevia di gusti e sapori. Dall'ottima cucina italiana all'immancabile ristorantino di pesce sulla spiaggia e persino un esclusivo angolo di street food, per soli 16 fortunati ospiti, con showcooking ogni sera diverso. Poco lontano, su una tra le prime isole "colonizzate" dell'arcipelago, piccolo paradiso costellato da antichi palmizi, � stato appena ristrutturato con nuove camere e una nuova formula "all inclusive dine around" l'Adaaran Select Meedhupparu. Quattro stelle dall'atmosfera accogliente e tipicamente maldiviana, tra legni pregiati e tinte vivaci, � affacciato su uno dei reef pi� spettacolari dell'arcipelago, superlativo per lo snorkelling grazie alla sua vicinanza con un manta point. Perfetto per gli sport, acquatici e non solo, ha una piscina d'acqua dolce, un centro diving attrezzato, un bel ristorante sul mare con chef italiano. E un rapporto qualit� prezzo davvero invidiabile. Unico insediamento sull'isola incontaminata di Dhidhoofinolhu, nell'atollo di Ari Sud, il Lux � apprezzato soprattutto per l'eccellenza del servizio, di cui nel resort c'� un vero e proprio culto. Con i suoi otto ristoranti, dal giapponese Umami al mediterraneo Allegria, e lounge bar fashion come il Beach Rouge, offre un raffinato viaggio culinario tra i sapori del mondo. L'atollo, famoso per l'incredibile variet� di specie che lo popolano, � tra le mete predilette dagli amanti del profondo blu e vanta numerosi siti di immersione adatti a subacquei di ogni livello, dai neofiti agli advanced divers. Il resort ospita inoltre un rinomato centro di biologia marina per lo studio degli squali balena e la preservazione dei fondali. Ma la novit� assoluta, e forse anche la pi� "rivoluzionaria" e controversa, si chiama Marina@ CROSSROADS. Un'isola artificiale, vicina alla capitale Mal�, su cui � stata realizzata una vera e propria marina con tanto di negozi, bar (uno per tutti il Caf� del Mar, il popolare locale di Ibiza), ristoranti e un interessante centro culturale per far conoscere ai turisti di tutte le et� anche gli aspetti meno noti dell'arcipelago maldiviano. Da qui si accede direttamente al nuovissimo cinque stelle firmato Hard Rock e al Saii Lagoon, quattro stelle Curio Collection by Hilton, inaugurato anch'esso all'inizio di settembre. Entrambi si trovano all'interno della laguna di Emboodhoo, a soli 15 minuti di motoscafo dall'aeroporto internazionale. Vivace, colorato, divertente e lussuoso, sapiente mix di design contemporaneo e architettura locale, l'Hard Rock Hotel Maldives corrisponde in tutto e per tutto a ci� che ci si aspetta dal noto brand: grande piscina panoramica con scivolo, altoparlanti subacquei, spa e palestra Rock, Rock Shop e l'immancabile Hard Rock Caf�. Ma stupisce anche per la variet� delle strutture e la diversit� degli stili, i materiali innovativi e le ispirazioni futuristiche. Senza contare che l'hotel offre l'uso gratuito di chitarre Fender e lettori Crosley per improvvisate jam session in camera o in riva al mare, e attivit� musicali per bambini, ragazzi e per tutti gli appassionati. Pi� tradizionale, adatto a coppie, sportivi e famiglie, l'elegante Saii Lagoon mette a disposizione dei propri ospiti un Marine Discovery Center e un junior Beach Club and Camp per i pi� piccoli. Fiore all'occhiello del resort � per� l'aspetto gourmet, grazie alle eccellenti creazioni culinarie dei suoi chef che (sotto la supervisione di un italiano) portano il mondo nel piatto. Matteo Garrone: il mio Pinocchio segreto (di Filippo Nassetti, "Ulisse" n. 422/20) - Il narratore di favole d'eccellenza del cinema italiano si confronta con i personaggi e le invenzioni di Collodi, in una delle storie che alimentano da sempre l'immaginario collettivo - Il coraggio di certo non manca a Matteo Garrone. Sotto Natale � uscito il suo attesissimo Pinocchio, scelta temeraria quella di portare sul grande schermo la storia del burattino pi� famoso della letteratura mondiale. Qualcuno magari, conoscendo il cinema forse si aspettava un Pinocchio dark. In questi quattro anni il regista ha invece realizzato un film divertente, leggero, adatto per tutti, grandi e piccoli, senza distinzioni di classi sociali, con un cast ricco di talento comico, da Roberto Benigni a Gigi Proietti, da Massimo Ceccherini a Rocco Papaleo. Nel ruolo di protagonista un sorprendente Federico Ielapi, perfetto Pinocchio grazie anche al magistrale lavoro di make up del premio Oscar, Mark Coulier. Incontriamo Garrone a Roma negli studios della sua Archimede Film, dove � appeso un quadro realizzato da bambino che spiega come questo film parta da molto lontano. "Lo disegnai a 6 anni, un racconto per immagini di Pinocchio, un vero e proprio storyboard". - Ne ha altre nel cassetto di sue sceneggiature di bambino? "S�, ma questa � quella a cui sono pi� affezionato". - Come si racconta un grande classico come Pinocchio? "Il modo migliore - o forse l'unico - per essere originali era tornare al Pinocchio vero, autentico. Quello che tutti pensiamo di conoscere, e che invece rivela ogni volta una nuova sorpresa, o dei particolari meno noti". - Ad esempio? "La Fata Turchina cambia fisionomia nel corso della storia. Inizialmente � una sorellina per Pinocchio, mentre sul finale diventa una sorta di mamma. Per questo ci sono due attrici diverse a interpretarla. Cos� come non c'� la balena ma un pescecane, come scriveva l'autore". - � stato lungo il lavoro di ricerca? "S�, siamo partiti dalle illustrazioni del 1881 di Enrico Mazzanti, le pi� autentiche visto che disegnava gomito a gomito con Collodi. E poi abbiamo scartabellato gli archivi Alinari e le opere dei Macchiaioli, un grande aiuto per ricostruire l'iconografia del film". - Come ha convinto Roberto Benigni a interpretare il ruolo di Geppetto? "Iniziammo a parlarne a Cannes, quando consegn� la Palma d'oro a Marcello Fonte, il protagonista del mio Dogman. Un ruolo che qualche anno prima avevo proposto proprio a Roberto, ma all'epoca era un progetto acerbo e fece bene a rifiutare". - Un Benigni inedito, invecchiato, con la barba lunga. "� stata proprio quella immagine a convincerlo. Quando gliel'ho mostrata mi ha detto: "Ma questo � mio nonno!". Roberto � un Geppetto ideale: viene da una famiglia contadina e il contesto rurale di Pinocchio ha richiamato la sua storia familiare". - Un cast con molto talento comico: Benigni, Proietti, Papaleo, Ceccherini. "Sono stati preziosi per mantenere quel tocco di leggerezza. Un racconto per bambini � una responsabilit�, perch� sono spettatori pi� vulnerabili, e anche una sfida per riuscire a catturare la loro attenzione". - Federico Ielapi � straordinario come Pinocchio. "S�, per me � una specie di "bambino bionico". Non era facile trovare un piccolo attore capace di sopportare ritmi cos� stressanti. Arrivava sul set dopo quattro ore di trucco". - Qualche suo fan forse rester� spiazzato. "Credo che chi ha apprezzato i miei film precedenti ritrover� il mio tratto anche qui. Certo, � un'opera diversa dalle altre, ma in fondo nella mia filmografia c'� sempre stato un elemento fiabesco. Qui c'� un elemento magico in una storia meravigliosa". - Prossimi progetti: � vero che vorrebbe fare un film su Open, il libro di Andre Agassi? "Ci ho provato, ma Andre non cede i diritti. Mi sarebbe piaciuto perch� a 18 anni frequentai anch'io l'Academy di Nick Bollettieri in Florida. Oltre a lui c'erano Jim Courier e Monica Seles, con cui mi allenai diverse volte. Una storia sportiva mi piacerebbe raccontarla in futuro". Matteo Berrettini: "Il mio sogno sono le Olimpiadi di Tokyo" (di Filippo Nassetti, "Ulisse" n. 422/20) - Dopo un'annata colma di soddisfazioni, il miglior tennista italiano si prepara ad affrontare il 2020 - "Quando ero bambino sognavo di volare e diventare pilota. Recentemente ho avuto l'onore di assistere ad un atterraggio dalla cabina di pilotaggio. Che emozione!". Per fortuna di tutti gli sportivi italiani Matteo Berrettini, 23 anni, ha trascorso l'adolescenza tra i campi di terra battuta e non alle scuole di volo. Il 2019 lo ha visto protagonista assoluto con l'approdo nella top ten mondiale (attualmente � il numero 8), la semifinale agli US Open, le vittorie nei tornei di Phoenix e Stoccarda e l'entrata nel gotha del tennis con la partecipazione alle ATP Finals di Londra. - Quali obiettivi per il 2020, dopo un anno magico come quello appena concluso? "L'obiettivo � quello di continuare a crescere, fare esperienza disputando match del livello di quest'anno e cercare di divertirmi come sto facendo adesso". - Il 2020 sar� l'anno delle Olimpiadi, cosa rappresentano per te? "Un sogno. L'idea di sfilare dietro la bandiera e rappresentare la nazione mi rende orgoglioso. Come quando difendo il tricolore nella Coppa Davis. Non vedo l'ora di giocarle". - A 23 anni sei entrato nella top ten come Adriano Panatta. In molti pronosticano un sorpasso, a lui e Pietrangeli, per diventare il pi� forte italiano di tutti i tempi. "Solo paragonarmi a dei mostri sacri come loro mi sembra strano. Il mio obiettivo per� non � quello di conquistare un piazzamento migliore. Quelli sono solo numeri. A fine carriera voglio solo sentirmi soddisfatto di me stesso". - Da piccolo pi� del tennis praticavi judo e nuoto, pensi mai come sarebbe andata a finire se non avessi cambiato sport? "Credo non avessi il fisico giusto, in particolare come judoka". - Federer, Nadal, Djokovic: chi ti ha influenzato di pi�? E cosa vorresti rubare loro? "Sono cresciuto con i match di Federer, poi con pi� consapevolezza ho maturato una grande ammirazione per tutti e tre. Di Roger ammiro la facilit� con cui riesce a fare qualsiasi cosa, vorrei tanto rubargli questa dote. Nadal � probabilmente il pi� forte atleta dal punto di vista mentale, un lottatore nato. Di Djokovic mi piacerebbe avere la sua magnifica risposta al servizio e la grande mobilit�". - Quali rapporti hai con gli altri tennisti italiani: Fognini, Cecchinato, Sonego, Sinner, Seppi? "Un sano rapporto di competitivit�. Non c'� un'amicizia fraterna, perch� comunque siamo tutti ragazzi di et� diverse e il tennis � un gioco individuale dove i risultati te li costruisci da solo. Sono molto legato con Lorenzo Sonego, siamo coetanei e siamo cresciuti insieme". - Un romano tifoso della Fiorentina � piuttosto insolito. "Devo questa passione a mio nonno, nato a Firenze e tifoso viola. Lui ha trasmesso questo amore a mio padre che � arrivato poi a me e mio fratello Jacopo. Ultimamente non la sto seguendo molto perch� sono spesso all'estero. Mi piacerebbe per� trascorrere una giornata allo stadio e conoscere Chiesa, Ribery e gli altri giocatori". - Adori il basket Nba, leggi Hemingway e ti identifichi in Django di Quentin Tarantino. L'America � un riferimento importante per te? "Avevo questo sogno da piccolo di andare in America. Certo non mi piace tutto del loro stile, ma li apprezzo molto per come affrontano le cose in modo diretto, senza farci tanti giri intorno, e per la grande cultura sportiva, seguono ogni disciplina con passione e rispetto. Magari a fine carriera mi trasferisco l�, chiss�". - Sei sempre in giro per il mondo. Cosa cerchi in un posto nuovo quando arrivi? "La cucina. Amo viaggiare anche per scoprire le cucine locali, i piatti tipici. Anche se quando arriva il giorno della partita mangio molto semplice per non appesantirmi".