Aprile 2017 n. 4 Anno XLVII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Alle origini dell'Europa Il silenzio � d'oro? Caligola, la follia al potere La casa degli spiriti Prosciutto crudo: a Parma � di casa Bergamo, tesori in giro per la citt� Massimiliano e Mina: un'accoppiata vincente Giro d'Italia 2017: un traguardo invidiabile Alle origini dell'Europa (di Matteo Liberti, "Focus Storia" n. 126/17) - L'idea di un'Europa unita ha radici lontane. Ma la fine della Seconda guerra mondiale ne ha accelerato la realizzazione e la firma, 60 anni fa, dei Trattati di Roma ne ha sancito la nascita. Oggi � una realt� consolidata. Con qualche intoppo - "Abbiamo bisogno di una legge europea, di una corte di cassazione europea, di un sistema monetario unico, di pesi e di misure uguali [...]. Avrei voluto fare di tutti i popoli europei un unico popolo. Ecco l'unica soluzione": cos� parl� nel 1816 Napoleone dall'esilio di Sant'Elena, non sapendo che lo scenario da lui ipotizzato avrebbe iniziato a divenire realt� un secolo e mezzo pi� tardi. Fu infatti dopo le atrocit� della Seconda guerra mondiale che i governanti del Vecchio continente pianificarono la nascita di un'organizzazione sovranazionale per porre un freno ai nazionalismi da cui era scaturito il conflitto. Inizi� cos� un processo di integrazione che invest� l'ambito economico per poi strizzare l'occhio a quello politico. Il progetto di un'istituzione che convogliasse i destini degli Stati europei in un clima di pacifica cooperazione era peraltro gi� emerso nei secoli precedenti, e alcuni storici individuano i primi germi di una comune identit� addirittura nell'Impero romano, quando si cre� un'omogeneit� culturale poi cementata dal cristianesimo. "Se le ragioni concrete della cooperazione tra Stati europei sono da ricercarsi nelle due guerre mondiali, � perch� queste furono un'importante "esperienza generazionale", che coinvolse in prima persona molti politici e pensatori del tempo", spiega Laura Fasanaro, docente di Storia dell'Integrazione europea all'Universit� Roma Tre. "A un certo punto, fu chiaro a tutti che la pacificazione del continente dovesse passare da qualche forma di collaborazione; e per alcuni Paesi, come Germania e Italia, c'era anche l'esigenza di recuperare prestigio diplomatico, cosa pi� semplice all'interno di un'istituzione internazionale". A erodere il mito dello Stato-nazione, sviluppatosi nel XIX secolo e responsabile di ripetute atrocit�, contribu� la pubblicazione clandestina del Manifesto di Ventotene. A scriverlo furono nel carcere di Santo Stefano, di fronte all'isola di Ventotene (Latina), alcuni antifascisti al confino, producendone pi� versioni tra il 1941 e il 1944. Si trattava di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, supportati dalla tedesca Ursula Hirschmann. Il Manifesto proponeva la creazione di un sistema basato su un'interdipendenza degli Stati: una casa comune in cui sarebbe scomparso ogni vecchio motivo di attrito. Nello specifico, si immaginava una federazione con un parlamento eletto a suffragio universale. Le istanze europeiste furono condivise da molti politici del tempo, alcuni dei quali - come i francesi Jean Monnet e Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer e l'italiano Alcide De Gasperi, oltre naturalmente allo stesso Spinelli - sono oggi celebrati come "padri fondatori" dell'Europa unita. "Alla diffusione delle loro idee si somm� il fatto che i vecchi Stati europei si ritrovarono sovrastati dalle superpotenze Usa e Urss, evento da cui deriv� la sensazione che solo presentandosi compatti di fronte al resto del mondo avrebbero potuto recuperare posizioni nello scenario internazionale", aggiunge lo storico Leonardo Rapone. "In tale contesto gli europei occidentali rimarcarono peraltro la loro fedelt� al blocco filoamericano, contrapposto a quello sovietico nell'ambito della Guerra fredda". Nel settembre 1946 fu la volta dell'ex primo ministro inglese Winston Churchill, che in un celebre discorso propose la nascita degli "Stati Uniti d'Europa". Due anni dopo (maggio 1948) all'Aja (Olanda) si organizz� un congresso per discutere di una futura unione economico-politica. Solo un mese prima era stata inoltre creata l'Oece, Organizzazione europea di cooperazione economica, pensata per coordinare la ricostruzione postbellica basata sui fondi americani del piano Marshall. "Il processo avviato all'Aja avrebbe portato il 5 maggio 1949 alla firma dei trattati di Londra, con cui si diede vita al Consiglio d'Europa. L'organizzazione contribu� alla promozione dei diritti umani, elaborando nel 1950 la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libert� fondamentali", riprende Rapone. Il cammino verso l'unit� sub� un'accelerata il 9 maggio 1950 (oggi giorno della "festa dell'Europa"). Con una storica dichiarazione, il ministro degli Esteri francese Robert Schuman propose la creazione di una comunit� internazionale i cui membri avrebbero dovuto mettere in comune le loro produzioni del carbone e dell'acciaio. L'idea di fondo, accolta da sei Paesi, era semplice: unificando gli interessi in questi settori si sarebbe resa impossibile una corsa individuale agli armamenti, favorendo nel contempo l'economia continentale. Detto, fatto: a Parigi, il 18 aprile 1951, Germania Ovest, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo firmarono un trattato per la gestione comune delle proprie industrie pesanti. L'anno dopo nasceva la Comunit� europea del carbone e dell'acciaio, o Ceca. "La dichiarazione Schuman e la creazione della Ceca ebbero grande valore sul piano economico, rilanciando i bilanci dei Paesi firmatari. Su quello politico, attenuarono le tensioni tra Francia e Germania, nazioni storicamente ostili e fresche rivali nella Seconda guerra mondiale", avverte Laura Fasanaro. "I francesi, tuttavia, nutrivano ancora parecchie riserve verso i tedeschi in tema di riarmo". Proprio queste ritrosie fecero naufragare nel 1954 l'ipotesi di un esercito europeo, nonostante nel 1952 fosse stato firmato un trattato che prevedeva la nascita di una Comunit� Europea di Difesa (Ced) basata su una cooperazione militare. Sulla scia dei successi della Ceca, i sei Paesi firmatari siglarono il 25 marzo 1957 i Trattati di Roma. Nascevano la Comunit� europea dell'energia atomica (Euratom), per indirizzare l'energia nucleare a fini pacifici, e, soprattutto, la Comunit� economica europea (Cee), basata su un'unione doganale ma resa zoppa dalla mancanza di una politica di difesa ed estera comune. "Questo aspetto fece storcere la bocca a chi attendeva la nascita di una federazione, ma in compenso i trattati velocizzarono l'integrazione sul terreno economico", racconta Rapone. "La progressiva liberalizzazione degli scambi commerciali, agevolando le esportazioni, si riveler� un fattore di sviluppo per le diverse nazioni coinvolte". In breve, a livello istituzionale vennero creati un'assemblea eletta a suffragio universale, una commissione, un consiglio e una corte di giustizia, mentre in ambito economico fu sancita la nascita di un Mercato europeo comune (Mec) in cui persone, servizi, merci e capitali potevano circolare liberamente. In seguito gli Stati membri inizieranno a elaborare strategie comuni anche su ambiente, clima, immigrazione e salute. Nel 1992 il trattato di Maastricht mand� in pensione la Cee istituendo l'Unione europea (Ue). La nuova organizzazione (arrivata nel 2013 a contare 28 Stati membri) inizi� la propria avventura l'anno dopo, non senza intoppi: progetti rimasti incompiuti - come quello di una costituzione europea - e aspre polemiche legate alla moneta unica hanno per esempio diviso gli schieramenti tra europeisti ed euroscettici. "Dal punto di vista storico l'introduzione dell'euro nel 2002 � da leggere come un successo, visto che il sogno della moneta unica era stato coltivato per decenni", annota Laura Fasanaro. "E altri successi sono facilmente riscontrabili nella maggiore sicurezza sulla tracciabilit� dei prodotti e nei grandi investimenti nell'educazione". Al netto dei nodi spinosi come quello della Brexit (la scelta del Regno Unito di lasciare l'Ue) e delle molte incognite sul futuro, vi � un ultimo successo che � forse il pi� rilevante di tutti: il clima di pace che da oltre settant'anni distingue il Vecchio continente, dove una guerra tra Stati membri � oggi inimmaginabile. Un risultato niente male, dopo secoli di conflitti, tanto da valere nel 2012 all'Ue il Nobel per la Pace. Un continente "a due velocit�" "L'Ue non � perfetta ma � lo strumento pi� efficace di cui disponiamo per affrontare le nuove sfide che ci attendono". Suona cos� la dichiarazione che lo scorso autunno i leader degli Stati europei hanno elaborato in un incontro a Bratislava (Slovacchia), discutendo del futuro dell'Unione dopo la Brexit e la scelta del Regno Unito di uscirne. Per mantenere vivo lo "strumento Ue" molti analisti hanno suggerito l'ipotesi di un'Europa "a due velocit�". Ma che cosa si intende con questa espressione? Nel dettaglio, un'Europa a pi� velocit� - o a geometria variabile - si baserebbe sulla possibilit�, per un gruppo di Paesi, di intraprendere accordi in ambito economico, di difesa e di sicurezza senza il consenso della totalit� degli Stati membri (i quali potrebbero aderirvi in un secondo tempo). Con meno galli a cantare nel pollaio, si ipotizza, potrebbe essere pi� facile affrontare spinose questioni come quelle riguardanti la moneta unica. L'idea - non nuova - di un'Europa a due velocit� � tornata d'attualit� con la crisi economica che ha lasciato indietro Paesi come la Grecia, e a seguito della quale si sta appunto ipotizzando un'Unione trainata da un numero ridotto di Stati, in primis quelli fondatori. Il silenzio � d'oro? (di Margherita Fronte, "Focus" n. 277/15) - Ci mette in pace col mondo e con noi stessi. In molti lo cercano, ma chi lo ha trovato giura che � insopportabile - Irraggiungibile, prezioso. Persino sacro, per i monaci che fanno voto di non proferir parola, e certamente rilassante per tutti gli altri. In un mondo che alza il volume, il silenzio ha un valore inestimabile. Nei proverbi "� d'oro", e se qualcosa lo turba si dice che ha "rotto il silenzio", come se avesse mandato in frantumi un vaso di cristallo. Impossibile da definire - nei vocabolari � "assenza di suoni", ma nessuno sa spiegare che cosa sia davvero - il silenzio � degno per alcuni di profondo rispetto. Quando si dedicava a un nuovo brano, il musicista John Cage affermava di farlo "in modo da non disturbare il silenzio che gi� esiste"; il poeta Giacomo Leopardi riempiva il suo Infinito di "sovrumani silenzi e profondissima quiete". Immaginandoli soltanto, per�. Perch� il silenzio assoluto non esiste. E se esistesse, come vedremo, sarebbe intollerabile. Qualsiasi angolo del pianeta � rumoroso. E non solo perch� i suoni della natura sono dappertutto. La scoperta pi� sorprendente che hanno fatto i cultori della materia, che girano il mondo in lungo e in largo a caccia di luoghi silenziosi, � che non esiste un solo posto, n� in terra n� in mare, invulnerabile al rumore delle nostre tecnologie. Persino nel centro della foresta amazzonica - osserva Gordon Hempton, ecologo ed esperto di acustica statunitense - si possono sentire gli aerei di linea, che anche alle quote pi� elevate producono un rombo che giunge alle nostre orecchie qualche minuto dopo il passaggio, e di cui normalmente neppure ci accorgiamo. Solo alcune zone dell'Antartide non sono sorvolate da rotte commerciali. Ma nel periodo in cui il continente ghiacciato � visitabile, e nei luoghi normalmente accessibili, arriva comunque l'eco degli insediamenti umani. In mancanza di posti in cui la nostra traccia acustica sia nulla, gli amanti del silenzio hanno quindi cercato quelli dove, perlomeno, � minima. Armato di registratore, Hempton ha girato gran parte degli Usa per individuarli, e ha compilato una speciale lista, che tiene per� in parte segreta, in cui figurano per lo pi� parchi naturali e riserve. In Inghilterra, l'Associazione per la difesa dell'ambiente rurale sostiene che le immediate vicinanze di una base militare del Northumberland, a nord del Paese, siano le pi� quiete del Regno, e che qui si possa stare davvero in pace, a patto di evitare i periodi in cui si svolgono le esercitazioni militari. In modo pi� sistematico, l'Agenzia europea per l'ambiente (Aea) ha disegnato una vera e propria carta geografica del silenzio, mettendo assieme i dati socioeconomici, quelli sull'uso del suolo e le mappe dell'inquinamento acustico che tutti gli Stati europei dovrebbero compilare (e sulle quali l'Italia � un po' indietro). In cima alla lista dei Paesi virtuosi svetta l'Islanda, dove il 95% del territorio � silenziosissimo, seguita da Norvegia (91%), Svezia e Finlandia (82% per entrambe). Quest'ultima, peraltro, � stata il primo Paese a dare un valore anche economico al silenzio, facendone il centro di una campagna di promozione turistica, iniziata nel 2010 e tuttora in corso: "Silence, please" (silenzio, per favore) � uno degli slogan che campeggiano sul sito internet visitfinland.com, ed � anche uno dei pi� apprezzati. Nella classifica dell'Aea, l'Italia � circa a met�, con il 53% del territorio abbastanza tranquillo, ma solo il 3% davvero silenzioso, localizzato per lo pi� sull'arco alpino. Un censimento del nostro territorio, basato per ora su segnalazioni spontanee, � stato avviato anche dall'Accademia del silenzio di Anghiari (Arezzo), nata cinque anni fa e il cui scopo � diffondere la cultura del silenzio. Nell'elenco (provvisorio) dei luoghi a basso volume non mancano le sorprese: c'� il Naviglio Grande di Milano, alcune isole veneziane, la citt� di Ravenna. Nicoletta Polla-Mattiot, che ha fondato l'Accademia con il filosofo Duccio Demetrio, spiega perch�: "� facile cercare la quiete in alta montagna, ma noi vogliamo trovarla nei luoghi della quotidianit�. In una fase successiva verificheremo le segnalazioni e alle localit� davvero meritevoli assegneremo la "piuma blu", un riconoscimento analogo a quello che le associazioni ambientaliste danno ai territori meglio preservati". Ma perch� cerchiamo il silenzio? Il nesso fra la pace dei timpani e la possibilit� di rilassarsi � intuitivo: nessuno � mai davvero calmo in mezzo al fracasso. Studi su volontari che hanno trascorso qualche tempo senza fare nulla, in stanze molto silenziose, hanno dimostrato che, in queste condizioni, il cervello entra in una modalit� di lavoro di default, nella quale l'attivit� di una rete di neuroni, situati nella corteccia prefrontale, prevale su tutte le altre. In questo spazio prezioso, quando i pensieri non si focalizzano su nulla, si rafforza la consapevolezza di s�, si organizzano le conoscenze e le nozioni apprese, si rafforza la personalit�. Di recente anche altre ricerche hanno dato una dignit� nuova al rapporto fra cervello e silenzio. Se infatti prima del 2010 si pensava che l'assenza di suoni corrispondesse banalmente all'inattivit� dei neuroni deputati all'ascolto, quell'anno uno studio pubblicato su Neuron e condotto da Michael Wehr, all'Universit� dell'Oregon, ha invece scoperto che nella corteccia uditiva esistono cellule nervose che si accendono quando una pausa silenziosa interrompe una musica o un brusio. Queste cellule sono distinte da quelle che percepiscono i rumori, e secondo i neurologi sono fondamentali per interpretare il mondo sonoro che ci circonda. Nell'uomo, sono essenziali a comprendere la musica e il linguaggio: che cosa capiremmo di un discorso se non percepissimo ben distinte le pause fra una parola e la successiva? Per questo, agli attori e a chi deve abituarsi a parlare in pubblico si insegna a scandire bene le parole. Ma si insegna anche ad allungare le pause, per dare risalto a ci� che si sta dicendo. "Il silenzio � uno strumento di comunicazione potentissimo", spiega Nicoletta Polla-Mattiot. "Per esempio, un buon conferenziere aspetta prima di iniziare a parlare per attrarre l'attenzione su di s�. Il silenzio poi pu� creare la suspense, o pu� far intendere una cosa senza che sia detta, dandole forza". Esiste tuttavia una soglia che non va oltrepassata: paradossalmente, infatti, il silenzio assoluto � intollerabile. Tanto che, per non venire sopraffatti dall'assenza di suoni nello spazio, gli astronauti della Nasa fanno un addestramento speciale in camere anecoiche, nelle quali materiali fonoassorbenti e isolanti annullano (o quasi) qualsiasi rumore. Queste stesse camere sono state utilizzate per sperimentare le reazioni di persone comuni al silenzio assoluto, con risultati degni di un film horror: nel 2008, in Brasile, alcuni volontari chiusi l� dentro hanno iniziato ad avvertire insopportabili fischi nelle orecchie, analoghi a quelli che avverte chi soffre di tinnito, un disturbo tutt'altro che piacevole. Ma a vivere l'incubo peggiore sono stati coloro che hanno accettato di entrare nella camera anecoica degli Orfield Laboratories di Minneapolis (Usa), che assorbe il 99,99% dei suoni ed � considerata il luogo pi� silenzioso del Pianeta. Alcuni riescono a restarci solo per qualche secondo; chi ha resistito un quarto d'ora � uscito in preda a claustrofobia, nausea, attacchi di panico, allucinazioni uditive. Il record di permanenza, di ben 45 minuti, spetta allo scrittore George Foy, cultore dei luoghi silenziosi e autore di un saggio che, non certo a caso, si chiama Zero decibel. Persino lui per� ha trovato poco confortevole l'isolamento acustico totale: "Dopo poco ho iniziato a sentire il rumore della mia respirazione, cos� ho trattenuto il respiro. Allora � diventato chiaro il battito del cuore - e per eliminarlo non potevo fare nulla. Via via che i minuti passavano, ho iniziato ad avvertire il sangue che scorreva nelle vene. Ho aggrottato le sopracciglia e ho sentito il mio scalpo che si muoveva sulle ossa del cranio". Poi Foy ha provato a rilassarsi, e afferma di esserci riuscito. Uscendo dalla stanza ha per� dovuto ammettere che la sua ricerca del silenzio perfetto era destinata a fallire, perch� "il silenzio assoluto si pu� sentire solo da morti". Quando il rumore nuoce alla salute 125 milioni di europei sono esposti a livelli di rumore eccessivi, collegati ogni anno a 10.000 morti premature, 43.000 ricoveri e ben 900.000 nuovi casi di ipertensione. Lo rileva l'Aea, che sottolinea anche che il primo responsabile dell'inquinamento acustico � il traffico, seguito (a molta distanza) da ferrovie e aeroporti. Per sanare la situazione, nel 2002 l'Europa ha approvato una direttiva, recepita dall'Italia nel 2005, che prevede come primo passo la realizzazione di mappe che individuino le fonti di inquinamento sul territorio. Il nostro Paese � per� indietro: in 10 anni, appena il 50% della superficie � stato valutato, con punte prossime alla copertura totale in Valle d'Aosta, Toscana e Marche, e inferiori al 5% in provincia di Bolzano e in Sicilia. Caligola, la follia al potere (di Aldo Carioli, "Focus Storia" n. 29/09) - Il suo nome � ancora oggi sinonimo di pazzia. E se il discusso imperatore fosse invece il pi� diffamato di Roma? - Regicidio, incesto, torture e sevizie, sacrilegio. Sono le imputazioni degli storici antichi contro il terzo imperatore romano, Caio Giulio Cesare Germanico, detto Caligola. A scatenarne la violenza, stando ai racconti di Seneca, Svetonio e Cassio Dione (vissuti fra il I e il III secolo d.C.), una pazzia progressiva. La prova? Eccessi e stranezze come la nomina a senatore del proprio cavallo. L'uomo che per 4 anni, fra la primavera del 37 e l'inizio del 41, domin� Roma con i suoi capricci divenne cos� il prototipo del tiranno folle e degenerato. Ma forse Caligola avrebbe potuto rubare la battuta a Jessica Rabbit, la fatalona del cartone animato: "Io non sono cattivo, � che mi disegnano cos�". "Gi� nell'Ottocento si � potuto stabilire che le fonti antiche relative a questo imperatore non sono affidabili come vogliono sembrare" afferma Aloys Winterling, docente di Antropologia storica all'Universit� di Friburgo (Germania) e autore di una controversa biografia che riabilita in parte Caligola. "La notizia per cui avrebbe avuto rapporti incestuosi con le tre sorelle, per esempio, � falsa e si trova formulata per la prima volta in Svetonio un secolo dopo la morte dell'imperatore" sostiene Winterling. "Seneca e Filone d'Alessandria, avversi all'imperatore, non si sarebbero certo lasciati sfuggire una notizia del genere, ma non ne fanno parola". Caligola, secondo lo studioso, sarebbe insomma uno dei personaggi pi� diffamati della Storia. Ma basta il silenzio di due fonti per scagionarlo? "Molti episodi attribuiti a Caligola sono probabilmente veri" dice Giuseppe Antonelli, studioso di storia romana e autore di una ricerca sulle figure "maledette" dell'antica Roma "ma vanno interpretati alla luce del personaggio: un sovrano inadeguato, in un momento difficile". Almeno sulla data di nascita tutti concordano: 31 agosto del 12 d.C.. Gi� sul luogo le ipotesi divergono: Tivoli (improbabile), Anzio (la pi� probabile, visto che la famiglia ci passava le vacanze), un accampamento militare in Germania (leggendaria; in Germania arriv� a due anni). Certa � anche la provenienza da una famiglia che contava. Il nonno e il padre di Caligola erano generali che si erano guadagnati fama e rispetto con spedizioni punitive contro i Germani. Perci� furono chiamati Germanico, attributo passato al piccolo Caio Giulio Cesare. Il quale da parte di mamma era imparentato con la famiglia di Ottaviano Augusto, fondatore dell'impero nel 27 a.C. e saldamente sul trono quando lui venne al mondo. Allevato nelle basi militari della lontana Germania, divenne la mascotte delle truppe e prese l'abitudine (pare su suggerimento materno) di vestirsi "alla legionaria" con tanto di caligae, i calzari militari, ai piedi. Fu allora che gli affibbiarono il nomignolo Caligola. Nel 14 d.C. il posto di Augusto fu preso da Tiberio. Dodici anni dopo, ormai vecchio, l'imperatore si ritir� a vivere nella sua favolosa villa di Capri. Dove, nel 31, arriv� il 18-enne figlio di Germanico. Caligola, adottato da Tiberio nonostante ne avesse appena fatto sterminare dai pretoriani (la guardia imperiale) la potente famiglia, vi scopr� l'arte, la cultura e il teatro. Se ne innamor� al punto che da imperatore coprir� di onori il mimo Mnestre e l'attore Apelle negli stessi banchetti in cui trattava a pesci in faccia patrizi e senatori. Oltre al vino, per�, a Capri scorreva il sangue. Secondo Svetonio, Caligola "assisteva con immenso piacere alle torture e alle esecuzioni dei condannati e di notte, truccato con una parrucca e un lungo mantello, correva alle dissolutezze". Sull'isola il figlio di Germanico conobbe Macrone, capo dei pretoriani, e la moglie di lui, Ennia, di cui forse fu l'amante. Il 16 marzo del 37 il triangolo si rivel� letale per Tiberio. C'� chi dice che fu ucciso da Macrone. Per altri, lo stesso Caligola lo avrebbe avvelenato e poi strangolato. "Comunque siano andate le cose" spiega Winterling "i racconti confermano l'idea che i contemporanei avevano dell'ambiente dove Caligola pass� sei lunghi anni: un luogo dove si rischiava la vita ogni momento". Cresciuto in costante pericolo di morte, non stupisce che con gli anni mostrasse un'autentica paranoia. Acclamato dalla folla come "pulcino" e "bimbetto" e festeggiato con il sacrificio di 160-mila animali, il nuovo imperatore entr� a Roma ad aprile: coi suoi 24 anni era il pi� giovane imperatore che Roma avesse mai avuto. Giovane, ma non bello. Almeno stando al ritratto "in nero" che ne fece Seneca: "Tanto era ripugnante il suo pallore, sintomo di pazzia, tanto erano torvi i suoi occhi, infossati sotto una fronte da vecchia, tanto era brutta la sua testa, spelata e spruzzata di un po' di capelli; aggiungi il collo irsuto di ispidi peli, e le gambe sottili e i piedi enormi". Svetonio aggiunse che "rendeva ad arte ancora pi� brutto il suo viso, che era gi� orrendo e repellente per natura, studiando davanti allo specchio espressioni che ispirassero terrore e paura". Sembrano pi� caricature che ritratti fedeli: per la retorica del tempo, un cattivo sovrano doveva essere necessariamente anche brutto e malaticcio. In effetti, la cartella clinica di Caligola era poco rassicurante. Era sul trono da appena otto mesi quando fu colpito da una misteriosa malattia (forse epilessia) che quasi lo uccise. Scatt� allora la prima di una serie di congiure contro di lui, guidata da Macrone e smascherata in tempo. Tiberio Gemello, nipote di Tiberio, che avrebbe dovuto prendere il posto di Caligola, fu costretto a uccidersi. Un centurione dovette spiegargli come ci si trafigge con la spada. Macrone, pi� esperto, fece da s�. A Roma era ormai chiaro chi comandava. Guarito nel fisico, Caligola non miglior� nel carattere. Afranio Potito, un adulatore che aveva fatto voto di uccidersi se la malattia avesse risparmiato l'imperatore, fu costretto a tener fede al proprio giuramento. Un altro, Atanio Secondo, fu spedito a mantenere la sua promessa di scendere nell'arena come gladiatore. Per gli storici antichi erano chiari segni di pazzia: nessuno si era mai sognato di prendere sul serio simili promesse. Per quelli moderni � la prova che l'impera tore aveva deciso di governare da assolutista. "L'idea di potere che aveva Caligola si potrebbe riassumere nel motto "Faccio fare a chi voglio ci� che voglio"" dice Antonelli. La carriera imperiale fu un crescendo di eccessi. Nei banchetti trangugiava perle disciolte nell'aceto; in un anno sperper� in spettacoli gladiatori e gare di bighe il "tesoretto" miliardario lasciato da Tiberio; giunto fino alla Manica per conquistare la Britannia mand� i soldati sulla spiaggia a raccogliere conchiglie da mostrare come bottino (probabilmente dovette rinunciare per un ammutinamento). Di ritorno dalla spedizione, fece costruire un fastoso ponte di barche lungo 5 km nel Golfo di Baia (Napoli) forse per sbeffeggiare la vecchia profezia di un astrologo di Tiberio ("Caligola ha tante possibilit� di diventare imperatore quante di attraversare a cavallo il Golfo di Baia"). E ancora: si nascondeva sotto il letto durante i temporali, parlava alla luna, sfidava Giove ad alta voce, era seguace dei culti egizi e si faceva adorare. Colpe gravi per i tradizionalisti. In pi�, pare facesse cassa tenendo un bordello nel suo palazzo. Tutte queste voci nei manuali medici dell'800 divennero altrettanti sintomi della "follia cesarea": una megalomania senza freni aggravata dalla mania di persecuzione. Ma perch� gli scrittori antichi ce l'avevano cos� tanto con un sovrano che regn� cos� poco, senza cambiare il corso della Storia n� lasciare segni particolari, a parte un grande ippodromo dalle parti del Vaticano? La risposta � nel braccio di ferro fra Senato e potere imperiale. "Mentre Augusto e Tiberio avevano cercato di mediare con i senatori, Caligola tent� di imporsi come sovrano assoluto" spiega Antonelli. "Aveva ridicolizzato l'aristocrazia e i senatori spingendoli alla pi� penosa autoumiliazione" sintetizza Winterling. Lo proverebbe l'episodio pi� famoso, la nomina a senatore di Incitatus, il suo cavallo preferito. Si narra che Caligola gli avesse fatto costruire una stalla di marmo, che lo facesse servire con vasellame d'oro e che avesse intenzione di nominarlo console. Il messaggio per i senatori era chiaro: il mio cavallo vale pi� di tutti voi. Gli storici nemici dell'assolutismo potrebbero essersi vendicati facendo di Caligola un demente e un debosciato. La fine dell'imperatore fu violenta quanto il suo breve regno. La mente della congiura fu l'aristocrazia che voleva sul trono il pi� mite Claudio. Il braccio, i soliti pretoriani. Caligola fu trafitto dalla spada del tribuno del pretorio Cherea e forse decapitato. Secondo Svetonio, le sue ultime parole furono "Sono ancora vivo!". Con lui, il 24 gennaio del 41 d.C., furono trucidate la quarta moglie Cesonia e l'unica figlia, Drusilla, di appena tre anni. La casa degli spiriti (di Nanni Ruschena, "Meridiani" n. 236/17) - Fu febbrilmente costruita dall'erede dell'inventore del celebre fucile Winchester, per esorcizzare le vittime inquiete. Cost� milioni di dollari e non fu mai terminata. Oggi i turisti vengono volentieri a perdersi in questo labirinto pieno di memorie e di echi, finch�... - La prossima volta sar� in autunno: venerd� 13 ottobre 2017, alle ore 13, la campana issata al centro della propriet� su una torre di travi intrecciate batter� 13 volte. E replicher� all'una di notte. Succede sempre cos�, da anni, nella Winchester House di San Jose, dove il numero 13 viene tenuto in grande considerazione: � quello dei ganci negli appendiabiti, dei vetri colorati nelle finestre fabbricate da Tiffany, delle braccia del grande lampadario (che in origine ne aveva 12, ma � stato modificato) nella Grand Ballroom, quello che ogni tanto si muove da solo. E poi, 13 sono i buchi negli scarichi dei lavandini, le cupolette sopra la serra, i gradini di quasi tutte le scale interne, le sale da bagno (e le finestre della 13-esima di queste). Un conto che potrebbe andare avanti un bel po'... D'altra parte, questa � la casa pi� infestata di spettri e presenze varie di tutta l'America, e il suo nome ufficiale (un trademark depositato) � proprio Winchester Mystery House. Anche a guardarla con occhi scettici e in pieno giorno, in effetti, un po' di inquietudine la ispira: una immensa magione nel cosiddetto stile Queen Anne, cio� Anna Stuart (1665-1714), ripreso a fine Ottocento in periodo tardo vittoriano. Il risultato? 160 stanze (quaranta camere da letto), sale da ballo, una mezza dozzina di cucine, oltre 1200 finestre, decine di caminetti e camini. Ma a fare impressione � il modo impazzito nel quale tutto � disposto: scale che non salgono da nessuna parte, che sbattono contro un soffitto o si ripiegano su loro stesse, finestre e porte aperte sul nulla, cio� altri muri o altre stanze, corridoi ciechi e passaggi segreti. Ed � tutto originale. Ma perch�? E quando? E come? Non c'� alcun architetto dietro all'intrico della Winchester House, se non la volont� ostinata e febbrile di Sarah Pardee Winchester, vedova di William Wirt Winchester, e nuora di Oliver Winchester, l'uomo che cambi� la storia del West e dell'America quando invent� il fucile a ripetizione. Una donna che a fine Ottocento, quando avvi� la costruzione della casa degli spiriti, godeva di una rendita quotidiana di circa mille dollari (la paga di un cowboy era di un dollaro al giorno), che a conti fatti oggi corrisponderebbero a circa 25-mila dollari. Tutto grazie a quel fucile! Sarah Pardee era nata nel Connecticut intorno al 1840, in una famiglia ricca e di buona cultura. Parlava quattro lingue e suonava il pianoforte. La "bella di New Haven", come la chiamavano i cronisti mondani, nel 1862 non poteva che sposarsi con un figlio della stessa buona societ�, un Winchester. Matrimonio all'inizio felice, poi drammi: nel 1866 muore prematuramente la figlia Annie di una malattia metabolica che oggi chiamiamo "marasma", e nel 1881, appena quarantaquattrenne e di tubercolosi, scompare il marito. Caduta in depressione Sarah cerc� aiuto in varie direzioni, fino a che un medium di Boston le offr� la risposta che ella - forse - si attendeva: la famiglia era vittima di una maledizione, gli spiriti della gente uccisa con quel fucile chiedevano vendetta, sarebbe stata lei la prossima vittima, a meno che... Una grande casa per ospitarli tutti, da costruire incessantemente, senza tregua e senza fine, meglio se nel West. Ovviamente c'� chi parla del semplice bisogno della donna di cambiare aria, vita, mondo. In ogni caso Sarah lasci� il Connecticut e si trasfer� in California, dove una sua nipote viveva a Menlo Park. L'innamoramento per i panorami dove le piantagioni si alternavano ai frutteti di albicocche e di prugne, alle vigne e ai pascoli, fu immediato: nel 1884 lei, che aveva disponibilit� economiche praticamente illimitate e in continua crescita, acquist� una fattoria a poche miglia da San Jose, mise sotto contratto centinaia di falegnami e muratori, e cominci� la costruzione - ventiquattr'ore al giorno per 365 giorni all'anno - di quella che oggi � la Winchester Mystery House, e che si sarebbe interrotta solo 38 anni pi� tardi, quando Sarah si spense per un attacco cardiaco durante il sonno, nella notte del 5 settembre 1922. Aveva ormai 82 anni. Intorno a lei c'erano stupore, ammirazione, invidia, soprattutto curiosit�. Era generosa con i dipendenti (3 dollari al giorno, contro una paga ordinaria di uno e mezzo), orfanotrofi e ospedali ricevevano periodicamente i suoi contributi, i bambini del vicinato erano accolti nel parco della mansion, potevano giocare, mangiar gelati, suonare il piano. Ma era anche schiva e circospetta: il primo compito che ebbero i suoi giardinieri fu quello di circondare la casa con un fitto filare di cipressi. Il suo volto era sempre celato da una veletta scura, e alcuni domestici furono licenziati per averla osservata in viso, pur senza volerlo. Non dormiva mai due volte di seguito nella stessa stanza. E fabbricava. Il suo braccio destro si chiamava John Hansen e il suo compito era quello di disegnare e ridisegnare continuamente stanze e ambienti, su richiesta di lady Winchester: si ritiene che siano state fatte, disfatte e rifatte circa 600 camere, su piani diversi (si arriv� a sette, mentre oggi sono solo cinque). Gli arredi erano spesso sontuosi, e il buon gusto di Sarah non si fermava certo davanti ai soldi: vetrate di Tiffany a 1500 dollari l'una; argento tedesco e rubinetterie svizzere; mogano, palissandro e teak ovunque. Per oltre 33 anni un addetto al parquet lavor� senza sosta nella casa: nella bedroom favorita, dove poi la donna sarebbe morta, un gioco di luci mutava continuamente i riflessi sui legni del pavimento, dall'alba al tramonto. Nei bagni, tende di seta e di satin, biancheria in lino cinese e irlandese, tessuti persiani e indiani. All'esterno, torri e torrette, un rincorrersi di bow window e balconi, cupole, pinnacoli e cornici. Nell'insieme, ci� che per un americano di fine Ottocento rappresentava il concept del castello europeo. Non sempre tutto ci� che era stato acquistato trov� spazio nella casa: cos� nell'immensa dimora esiste anche una "25,000 dollar storage room", un magazzino da 25-mila dollari, dove � finita una gran quantit� di preziosissima paccottiglia: anche perch� quei 25-mila dollari di inizio secolo, che hanno dato il nome alla stanza, oggi ne valgono quasi 400-mila! E gli spiriti, allora? Di testimonianze dirette non ce ne sono perch�, fra l'altro, Sarah non lasci� detto nulla nel proprio testamento, non tenne un diario n� rilasci� mai interviste. Ma restano le memorie dei suoi collaboratori. Di fatto la sterminata magione sarebbe stata costruita per dare sollievo ai fantasmi, consolare quelli "buoni", tenere a bada quelli "cattivi" (da qui, l'infinit� di trucchi edilizi). Cos�, fino a che la donna vi abit�, nell'edificio non ci furono che tre specchi, visto che gli spettri - dicono coloro che si intendono di queste cose - li detestano, e dunque inquilini, domestici e falegnami dovevano accontentarsi di piccoli specchi a mano. E siccome gli spettri amano invece la luce, lady Winchester fece riempire la casa di lampade a gas, candele e, quando fu il loro momento, lampadine elettriche! Quanto agli spiriti, si provvede con Internet. Ai tempi di Sarah se ne parl� tanto, ma senza che ci fosse una reale documentazione. Oggi il sito www.winchestermysteryhouse.com ha invece un'area dedicata proprio alle testimonianze dei visitatori che, a quanto pare, non fanno che imbattersi in un gran via vai di ombre danzanti, improvvise ventate d'aria gelida, figure che compaiono negli specchi, nausee improvvise e fotocamere che smettono di funzionare... Prosciutto crudo: a Parma � di casa ("Meridiani" n. 233/16) Per gli egizi era portatore di lebbra e ai porcari non era permesso entrare nel tempio, per ebrei e islamici un animale immondo. Viceversa nell'antica Grecia il maiale era una risorsa e il porcaro Eumeo � addirittura chiamato divino. Poi etruschi e romani scoprirono quanto fosse prezioso e la sua carne (salata) un cibo che si conservava tutto l'anno. Cos� nel Medioevo arrivano salami e mortadelle e nel Rinascimento si definiscono le figure del trinciante, preposto al taglio, e dello scalco, dedito al servizio delle carni. E affettare il prosciutto diventa un'arte. 1. Dove (e quando) � nato? - In valle Padana al tempo dei Galli, terra ricca di acqua, boschi, ghiande e castagne. I suoi abitanti erano bravi ad allevare i maiali e a lavorarne la carne. Poche incertezze sull'origine del nome: "prosciutto" riporta a due termini latini, perex suctum, che significa "prosciugato". A conferma c'� la tradizione dialettale parmense, p�r-s�t, che si traduce in "sembra asciutto", indicando l'evaporazione dell'umidit� durante la stagionatura. 2. Come si fa? - � un lavoro lungo. Si lascia riposare la coscia per circa 24 ore in celle di raffreddamento a zero gradi, in modo che si rassodi, favorendo poi l'asportazione di grasso e cotenna, nella misura del 24 per cento. � cos� che nasce la sua forma tondeggiante. Interviene poi la salatura: la cotenna con sale umido e il magro con sale a secco. Dopo una settimana le cosce subiscono ancora una passata di sale e poi riposano per 2-3 settimane. Si elimina quindi il sale residuo, sono lasciate riposare ancora tre mesi, dopodich� sono appese e battute. Segue la sugnatura, una protezione del muscolo con grasso di maiale, sale e pepe, che render� la carne morbida e saporita. Trascorsi cos� i primi sette mesi dall'inizio della lavorazione, il prosciutto sar� posto in stagionatura per almeno 12 mesi. 3. Chi decide che tutto � andato bene? - La sorte del singolo prosciutto � decisa dal maestro assaggiatore, con la sua "fibula", o "tasto", un osso di stinco di cavallo. L'ago viene fatto penetrare con perizia per non oltre un centimetro, nel "confine" fra la parte magra e quella grassa, e in diversi punti della massa muscolare. In questo modo vengono segnalate al naso dell'assaggiatore eventuali anomalie di maturazione (per esempio se il prosciutto � troppo salato o troppo dolce). 4. Quali carni si scelgono? - I suini indicati dal disciplinare del Consorzio del prosciutto di Parma, istituito nel 1963 (www.prosciuttodiparma.com), possono essere esclusivamente di razza Large White, Landrace e Duroc, con 9 mesi d'et�, un peso intorno ai 160 chili, e devono essere nati e allevati in dieci regioni del centro-nord Italia. Sono nutriti a granoturco, orzo e siero derivato dalla produzione del parmigiano reggiano. 5. Che cos'� il nero di parma? - Un altro tipo di maiale. A partire da met� degli anni Novanta, alcuni allevatori si sono dedicati (con successo) al recupero del cosiddetto Suino Nero di Parma, un animale che risale al tempo dei Romani e che si era quasi estinto: pelle color ardesia scura e mantello grigio scuro tendente al nero, con orecchie dirette in avanti e verso il basso, allevato all'aperto, fuori dal territorio del Consorzio. Se ne ricavano carni prelibate, dalla forte marezzatura dei tagli, ideali per salumi, prosciutti e carne alla griglia. 6. Quali sono le sue caratteristiche? - Il prosciutto di Parma ha colore uniforme, fra il rosa intenso e il rosso, con rilevanti striature bianche di grasso e uno spesso strato di grasso niveo e brillante. Al palato il segno distintivo � rappresentato da persistenza e dolcezza, con ampie sfumature di sapori, dal miele ai fiori e agli agrumi canditi, fino allo speziato del pepe nero e all'intenso della sugna. 7. Come si distingue dagli altri? - Il pi� classico dei competitor � il San Daniele friulano (una trentina i produttori). Si distingue alla vista per il classico zampino affusolato (il Parma ha il gambo corto, che � la parte pi� dolce), il colore rosso rosato della fetta nella parte magra, il bianco candido nella parte grassa di contorno e le marezzature (il grasso intramuscolare). Il sapore � pi� delicato. L'aria asciutta delle colline di San Daniele fa maturare prima i prosciutti, mentre a Parma l'elevata umidit� e la nebbia d'inverno consentono una stagionatura che mantiene le cosce piuttosto morbide: il risultato � che a parit� di stagionatura il prosciutto friulano sembrer� sempre pi� maturo di quello parmense. Diverso � il confronto con altri prosciutti, come i toscani, per tradizione caratterizzati da un impiego pi� importante di sale, erbe aromatiche e spezie che determinano un sapore deciso e una carne tenace. 8. Esiste anche un prosciutto di Modena... - S�, grazie a un piccolo consorzio nato nel 1969 e formato da soli 9 produttori, distribuiti per disciplinare fra le colline e le valli del bacino del fiume Panaro, fino ai 900 metri di altitudine, nelle province di Bologna, Modena e Reggio (www.consorzioprosciuttomodena.it). Le caratteristiche del prosciutto sono chiaramente differenti dal Parma. Il Modena (gi� presente nei banchetti ducali estensi) ha fetta dal colore rosso vivo, profumo dolce e intenso, gusto sapido ma non salato. 9. E dal punto di vista nutrizionale? - � un prodotto totalmente privo di conservanti, coloranti e additivi, con pochi grassi, molti sali minerali, vitamine e proteine di qualit�. � adatto a tutti, bambini, anziani e sportivi. In particolare, questi ultimi possono beneficiare di un'azione detossificante e anti-fatica degli aminoacidi ramificati - valina, leucina e isoleucina - che costituiscono pi� del 20 per cento della quota proteica totale e sono ritenuti fondamentali nella riparazione del danno muscolare dovuto all'usura causata dal movimento. 10. Come difendersi dai falsi? - La tracciabilit� � fondamentale ed � assicurata da quattro timbri impressi nel prosciutto. Un primo tatuaggio indelebile � posto dall'allevatore sulle cosce del suino, con proprio codice di identificazione e il mese di nascita dell'animale. Un secondo timbro a fuoco (P'P') indica lo stabilimento di macellazione. Mese e anno d'inizio della stagionatura sono riportati a rilievo, insieme con la sigla C.P.P. nel sigillo metallico costituito da una corona circolare. Per ultimo, dopo attente verifiche, il marchio a fuoco del Consorzio, una corona a cinque punte con base ovale in cui � inserita la scritta PARMA (tutta in maiuscolo) e, ancora, il codice dell'azienda presso cui � stata effettuata la lavorazione. Bergamo, tesori in giro per la citt� ("RivistAmica" n. 1/17) - Divisa tra Alta e Bassa, � una citt� d'arte e cultura a tutto tondo. Vale la pena dedicarle una visita approfondita, anche solo per un weekend - Visitando Bergamo le sorprese sono dietro l'angolo: tanti piccoli tesori, alcuni dei quali non molto conosciuti. Partendo dalla stazione, in Citt� Bassa, si pu� intraprendere una passeggiata lungo Viale Papa Giovanni XXIII. Costeggiando il Piazzale degli Alpini e dopo essere passati accanto la Chiesa Prepositurale di Santa Maria Immacolata delle Grazie, arriverete al cospetto di Porta Nuova, in passato chiamata Barriera delle Grazie e realizzata nel 1837 in puro stile neoclassico per un'occasione importante: l'arrivo in citt� di Ferdinando I d'Austria, che avvenne l'anno successivo. Non lontano da qui c'� il Teatro Donizetti, un tempo chiamato Teatro Riccardi, dal cognome del ricco commerciante che lo volle edificare. L'inaugurazione del teatro cos� come lo vediamo oggi avvenne nel 1800, cambi� nome poi in onore del noto compositore: Gaetano Donizetti nacque infatti proprio a Bergamo, da umile famiglia. Se volete visitare la sua casa natale dovete per� spostarvi nell'antico Borgo Canale, che adesso � anche museo, con preziosi cimeli, ritratti dell'artista e un piccolo auditorium. Nelle vicinanze del teatro � possibile visitare la Chiesa di San Bartolomeo, che custodisce diverse pale d'altare di pregio, fra le quali una di Lorenzo Lotto. A proposito d'arte, immancabile una visita all'Accademia Carrara, riaperta nel 2015 dopo anni di restauri e ammodernamenti. Vi sono esposte opere uniche che hanno fatto la storia della pittura rinascimentale. Attraversando la piazza potrete invece accedere al GAMeC, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, con una collezione permanente di oltre trecento opere di artisti del Novecento. Il modo pi� suggestivo per salire a Bergamo Alta � sicuramente attraverso la funicolare. La vista � mozzafiato, le cabine piuttosto piccole e il viaggio molto breve; se potete quindi, prendete uno dei posti in prima fila. Citt� Alta � cinta dalle antiche Mure Venete, talmente belle da essere in lizza per entrare nella lista dei Siti Unesco. Vi consigliamo una romantica passeggiata lungo gli imponenti bastioni risalenti al XVI secolo, quando Bergamo era territorio della Repubblica di Venezia. Il cuore di Citt� Alta � senza dubbio Piazza Vecchia, definita da Le Corbusier "una delle piazze pi� affascinanti del mondo". In pochi metri potrete visitare il Museo e Tesoro della Cattedrale inaugurato nel 2012, il Palazzo della Ragione e salire, a piedi o in ascensore, sulla Torre Campanaria (detta anche Campanone) con una vista panoramica a 360 gradi. Subito a fianco ecco l'accesso alla quasi nascosta Piazza Duomo dove, oltre alla Cattedrale, potete visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore, con ben due facciate e riccamente decorata in stile barocco. Alla destra della Basilica spicca invece la Cappella Colleoni, stupendo mausoleo in stile rinascimentale voluto dal fiero condottiero Bartolomeo. Massimiliano e Mina: un'accoppiata vincente (di Alberto Anile, "Tv Sorrisi e Canzoni" n. 15/17) - Massimilano Pani, figlio di Mina, ha scritto le musiche della nuova fiction "Sacrificio d'amore" - Una nuova fiction, "Sacrificio d'amore", ambientata nel 1913 tra le cave di marmo di Carrara. � un bel melodramma "classico" e promette lacrime e sentimenti nella migliore tradizione della fiction in costume. Notizia nella notizia, la sigla sar� cantata da Mina. A chiederle di interpretarla � stato suo figlio Massimiliano Pani, coautore del brano e della colonna sonora. "L'idea � stata un po' di tutti" si schermisce lui. ""Sacrificio d'amore" parla di grandi emozioni, di importanti momenti storici, � in costume ma racconta sentimenti comuni a tutte le epoche: aveva bisogno di una sigla di forte impatto. "A chi la facciamo cantare?" ci siamo domandati. "Io una cantante brava la conosco" ho detto. Abbiamo chiesto a mia madre se ci dava il suo prezioso aiuto, lei ha acconsentito e ora abbiamo una sigla che ci nobilita". - Com'� andata la registrazione? "Mina lavora sempre a modo suo. Non rif� pi� volte il pezzo. Arriva in studio sapendo cosa vuole, completa un'incisione e poi ne fa anche un'altra di sicurezza, nel caso ci sia qualche particolare da migliorare. Quasi sempre si utilizza comunque la prima. Mina d� il meglio subito. Se si comincia a correggere e rifare, si rischia di perdere il cuore. Fa come i jazzisti, o i grandi interpreti teatrali: privilegia l'emozione immediata, non la perfezione tecnica". - La colonna sonora della fiction � firmata da lei insieme con Franco Serafini. Come vi dividete il lavoro? "Con Serafini faccio coppia dai tempi di "Vivere", una soap alla quale abbiamo lavorato per dieci anni e pi� di mille puntate: non avrei mai potuto fare tutto da solo. Siamo cos� diventati una coppia collaudata e abbiamo lavorato sia con Rai sia con Mediaset. Per "Sacrificio d'amore" Daniele Carnacina, il direttore creativo della fiction, voleva che sottolineassimo le due storie d'amore, quella di Arca con la moglie del proprietario della cava, e poi l'amore giovanile tra il precettore del bambino figlio di lei e un'altra ragazza, e di sottolineare le scene di guerra e le rivolte dei cavatori, con una strumentazione acustica che rispecchiasse l'epoca: abbiamo registrato con un'orchestra di 50 elementi". - Lei ha composto per tv, cinema e pubblicit�. Dove si trova meglio? "Mi diverte confrontarmi con tutti e tre. In pubblicit� bisogna dare subito una zampata, nella fiction occorre tenere conto che c'� molto parlato, al cinema c'� infine la possibilit� di far uscire fuori dei grandi temi da far scorrere sulle immagini per minuti". - Il suo compositore preferito? "John Williams: senza di lui "Guerre stellari" non sarebbe la stessa cosa. In Italia, Gianni Ferrio". - Il bello e il brutto di questo mestiere? "Il bello � che ogni giorno fai qualcosa che ti accarezza l'anima, mettere le tue conoscenze e il tuo entusiasmo al servizio d'altri � sempre emozionante. Il brutto � che si tratta di un lavoro che viene prima di tutto, non c'� Natale che tenga, non si riposa se non si finisce". - Prossimi impegni da conduttore? "Preparo con Vincenzo Mollica la seconda serie di "Supereroi", su Raiuno a luglio e agosto: interviste a grandi dello spettacolo che rivelano i loro eroi di giovent�, il primo disco comprato, il film del cuore...". - Il lavoro di cui va pi� fiero? "Quello che mi ha gratificato di pi� � l'attivit� discografica come arrangiatore. Arrivo da un disco come quello di Mina e Celentano, numero uno in classifica, che ho arrangiato con Celso Valli. Un pezzo come "Amami amami" ha riportato in vetta Mina e Adriano, due ragazzi modernissimi che hanno dimostrato di essere ancora avanti". Giro d'Italia 2017: un traguardo invidiabile Quella di quest'anno, per il Giro d'Italia, � un'edizione di tutto rispetto: la centesima! Un traguardo non da poco. Per quanto riguarda il percorso ufficiale dell'edizione numero 100, la partenza � prevista in terra sarda (quarta apparizione della "corsa rosa" nell'isola, l'ultima nel 2007): la carovana si sposter� da Alghero ad Olbia nella prima tappa, per poi concludere la tre giorni in Sardegna a Cagliari. Dopo il giorno di riposo, il Giro riparte dall'altra grande isola: la Sicilia. Dalla terra di Fabio Aru si arriva nella dimora dello "squalo" Vincenzo Nibali. Qui vi sar�, gi� alla quarta tappa, la prima vera salita, quella dell'Etna (1900 metri), fino ad arrivare nella citt� del ciclista campione in carica (Messina). Poi la risalita attraverso la Calabria e la Puglia: entrati in Abruzzo avremo la seconda tappa in salita, con arrivo a Blockhaus, nel parco della Maiella (provincia di Chieti). Secondo giorno di riposo a Foligno, dove l'organizzazione del Giro ha previsto una giornata all'insegna della solidariet� per le vicine popolazioni colpite dal terremoto in agosto. Il circus ripartir� dalla citt� umbra, nella cronometro Foligno-Montefalco. Dopo una tappa in Toscana, la corsa si trasferisce verso il Nord Italia per l'ultima settimana, attraversando verticalmente l'Emilia-Romagna e giungendo in Piemonte, dove si disputeranno le tappe storiche di Tortona e Oropa. Poi sar� il momento decisivo delle grandi tappe alpine: sullo Stelvio e sulla Cima Coppi (2750 metri di quota) i grandi scalatori si daranno battaglia per raggiungere per primi la vetta. Si sconfina in Svizzera, per poi affrontare le Dolomiti con salite importanti come il Pordoi e la Val Gardena. Da Pordenone si arriva ad Asiago, mentre la tappa finale sar� la seconda cronometro: 28 chilometri che separano l'Autodromo di Monza da Milano, con arrivo a Piazza Duomo. Il percorso del Giro 2017 prevede dunque 21 tappe totali, tre giorni di riposo e due cronometro, oltre a cinque frazioni di montagna e quattro arrivi in salita, per un totale di 3.572,2 chilometri. Per questa importante edizione, il direttore Mauro Vegni ha voluto rimarcare l'identit� tutta italiana, con un percorso che tocca pi� o meno tutti gli angoli del Bel Paese. Al termine della presentazione, lo stesso Vegni ha affermato: "� un giro molto duro e difficile, sin dai primi giorni. Ma a mio avviso � un percorso per tutti: velocisti, cronomen e scalatori".