Aprile 2018 n. 4 Anno XLVIII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Quando le "news" sono "fake" Evviva pap� Ettore Majorana: chi l'ha visto? Cioccolato: chi pi� ne ha pi� ne assaggi Cesena, tra mare e collina Carla Bruni: donna dalle molte vite Giro d'Italia 2018: da Israele ai Fori Imperiali Quando le "news" sono "fake" (di Maria Leonarda Leone, "Focus Storia" n. 135/18) - Le "notizie contraffatte" vengono da molto lontano: gi� gli Spartani diffondevano informazioni false per manipolare l'opinione pubblica - � grazie a loro se, secondo molti analisti, Donald Trump � diventato presidente degli Stati Uniti. � grazie a loro se molti sono convinti che i richiedenti asilo facciano vita da nababbi in alberghi di lusso. Ed � ancora grazie a loro se c'� chi crede all'esistenza delle sirene, alla terra piatta o alla presunta morte (e relativa sostituzione con un sosia) di uno dei Beatles, Paul McCartney. A chi dobbiamo tutto questo? Gli amanti degli anglicismi le chiamano fake news ossia "notizie contraffatte", inventate e diffuse ad arte per un profitto che, in genere, � di tipo economico o politico. Purtroppo il fatto di non essere vere non le rende meno capaci di manipolare l'opinione di milioni di persone, anzi: in genere rafforza il loro potere, perch� spesso raccontano proprio ci� che una fetta di lettori vuole sentirsi dire. "Colpa dei social", direte. Eppure questa piaga non � una prerogativa dei nostri giorni: prima di Facebook e delle "legioni di imbecilli" a cui, secondo Umberto Eco, i social avrebbero dato voce, le cronache del passato sono piene di sensazionalismi a buon mercato, razzismo e morti illustri, usati per screditare potenti o trarre vantaggi personali. Agli efori, i magistrati spartani, fu sufficiente una lettera per liberarsi dell'odiato generale Pausania nel 469 a.C.. Nella missiva, mostrata al popolo dopo la sua morte, l'eroe della guerra ai Persiani chiedeva al suo acerrimo nemico, il Gran Re di Persia Serse, un'alleanza matrimoniale in funzione antigreca. Il testo segn� la sua condanna, anche se, dicono oggi gli storici, era inverosimile sotto vari aspetti: non ultimo il fatto, noto all'epoca, che le figlie del Gran Re di Persia sposavano solo notabili persiani. Imprecisioni e anacronismi permisero anche al filologo e umanista Lorenzo Valla di bollare come falsa, nel 1440, la cosiddetta Donazione di Costantino. Il documento, datato 30 marzo 315 d.C., riproduceva l'ipotetico editto con cui l'imperatore romano Costantino I avrebbe sancito la giurisdizione civile del pontefice su Roma e sull'Impero romano d'Occidente. Un segno di gratitudine del sovrano nei confronti di papa Silvestro, che, dice la leggenda, lo aveva guarito dalla lebbra e spinto alla conversione. Il documento, che secondo Valla sarebbe stato redatto nell'VIII-IX secolo, probabilmente da un uomo di chiesa, ebbe ripercussioni enormi: legittim� infatti per secoli i possedimenti del pontefice in Italia e la superiorit� del papa sull'imperatore. Ma, come dice il noto proverbio, chi la fa l'aspetti: nel 1522 tocc� al clero subire, ma senza grandi contraccolpi, versi faziosi, inventati su commissione dal poeta Pietro Aretino per pilotare l'elezione del successore di papa Leone X. Il toscanaccio ne ebbe per tutti i candidati, a eccezione del vescovo Giulio de' Medici, membro della famiglia dei suoi protettori fiorentini. In pieno conclave, sul busto del cosiddetto Pasquino, il torso mutilo di una statua di marmo cui i romani affidavano le loro invettive contro i potenti, comparvero rime infuocate: "Non ti maravigliar, Roma, se tanto / s'indugia a far del papa la elezione [...] La cagion � che sempre ha moglie accanto / questo, e quel volentier tocca il garzone [...] Uno � falsario, l'altro � adulatore [...] Chi � di Spagna e chi di Francia spia / e chi ben mille volte a tutte l'ore / Dio venderebbe per far simonia". E anche se all'Aretino, costretto a lasciare Roma dopo l'elezione di papa Adriano VI, and� male, le notizie contraffatte furono sempre il mezzo migliore per colpire i sovrani. Complice, come accade ancora oggi, lo scontento popolare. Lo sapeva bene la povera regina di Francia, Maria Antonietta: nel XVIII secolo, le fake news furono per lei pane quotidiano. Protagonista di innumerevoli libelli scandalistici, le furono attribuiti amori lesbici con le dame di compagnia e la complicit� in una famosa truffa milionaria (quella della collana di diamanti) di cui invece era stata vittima. Ma anche la celebre frase, "Se non hanno pane, che mangino brioche", diretta al popolo affamato, pronunciata invece, pare un secolo prima, dalla moglie del re Luigi XIV, o da qualche altra non meglio precisata dama. Fin� anche su un canard, un foglio che "starnazzava" (come l'anatra, canard in francese, da cui prendeva il nome) notizie sensazionali e fasulle. In prima pagina, una grande immagine acchiappalettori raffigurava Maria Antonietta con il corpo a scaglie, ali di pipistrello e coda di drago. In mezzo a tanta dannosa creativit�, capitava persino che qualcuno tentasse di far passare per false le notizie che non lo erano. Avete presente quelle news in cui si legge che Hitler, Elvis o Michael Jackson sono ancora vivi? Ecco: in passato le star da resuscitare erano i sovrani. Nel XVI secolo, in Russia, ben tre falsi Dimitri si presentarono a corte nei panni del figlio di Ivan il Terribile, negando il suo assassinio (1591). Uno di loro regn� persino: era il cosiddetto "zar impostore", probabilmente un monaco di nome Grigorij Otrepev, che rimase in carica meno di un anno (1605-1606), prima di fare la stessa fine dell'uomo che diceva di essere. A volte, per�, mandare qualcuno all'altro mondo era pi� proficuo che tirarcelo fuori. Il 21 febbraio 1814, un uomo con un'uniforme da ufficiale britannico si present� in una locanda sulla costa inglese, annunciando che Napoleone era stato ucciso e che la guerra dell'Inghilterra contro la Francia era dunque finita. Due corrieri furono spediti a Londra per dare la meravigliosa notizia: le guerre napoleoniche erano state lunghe e difficili e nella capitale gli investitori fecero sentire il proprio entusiasmo in Borsa. L'allegria scem� quando si venne a sapere che l'imperatore dei francesi godeva di ottima salute: si trattava di qualcosa di molto simile ai finti necrologi di personaggi famosi che ogni tanto spuntano sui social. Ma in questo caso era tutto inventato da uno speculatore (secondo alcuni il parlamentare britannico Thomas Cochrane), per manipolare il mercato finanziario. Dei politici c'era poco da fidarsi: trentadue anni prima, aveva tentato di approfittare della credulit� britannica persino uno dei firmatari della Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America (1776), il poliedrico Benjamin Franklin. "I nativi americani sono stati assoldati dalla Corona per raccogliere gli scalpi dei coloni": pi� o meno era questo il succo di un lungo e cruento articolo creato e pubblicato dal diplomatico su una finta edizione del Boston Independent Chronicle. Il suo scopo, mentre la guerra con l'Inghilterra stava per concludersi, era mostrare la crudelt� della Corona e attirare le simpatie degli europei e del popolo britannico per i rivoluzionari americani. Ottenne, invece, l'unico effetto di amplificare l'odio degli statunitensi per i nativi. Franklin non era nuovo a invenzioni di questo tipo e neppure gli altri Padri fondatori. D'altra parte fu proprio in quell'ultimo scorcio del Settecento che, complice la circolazione pi� massiccia della carta stampata e il tentativo di attirare lettori con notizie clamorose, le fake news cominciarono a invadere i quotidiani. La funzione del moderno giornale "non � istruire, ma stupire e divertire", diceva l'editore James Gordon Bennett senior, che nel 1835 aveva fondato il New York Herald. La sua testata faceva parte della neonata penny press, la categoria di quotidiani da un penny, pi� economici ma molto meno rigorosi delle tradizionali pubblicazioni da 6 centesimi. Proprio su uno di questi giornali, il New York Sun, il 25 agosto 1835, comparve la prima di sei puntate sull'incredibile scoperta della vita sulla Luna. Grazie a un enorme e potente telescopio installato al Capo di Buona Speranza, vi si leggeva, il famoso astronomo britannico John Herschel era riuscito a vedere foreste e piramidi di quarzo lilla, fiumi, spiagge e creature anfibie, uomini pipistrello e un unicorno blu. Fu un boom di vendite. Ma, due mesi e mezzo dopo, il redattore Richard Adams Locke venne smascherato come l'autore della great moon hoax ("la grande burla della Luna"). Nessuno si indign� e le vendite non crollarono: era la filosofia del giornalismo sensazionalistico americano, il cosiddetto "giornalismo giallo", dal nome sprezzante con cui la stampa concorrente defin� il The New York World di Joseph Pulitzer (proprio l'uomo che istitu� l'omonimo, prestigioso premio giornalistico americano) e il New York Journal. I due quotidiani erano noti sia per la loro feroce rivalit� a chi la sparava pi� grossa, sia perch� pubblicavano entrambi le vignette del famoso Yellow Kid, un ragazzino con i capelli rasati e la maglietta gialla nato nel 1895 dalla matita dell'illustratore Richard Felton Outcault. "Il male � cresciuto al punto che gli editori, in tutto il Paese, cominciano a pensare che forse il pubblico potrebbe davvero preferire la volgarit�", not� amareggiato, nel 1889, Lorettus Metcalf, l'editore del Florida Daily Citizen. Oggi molti giornali ne sembrano davvero convinti. E chi invece preferisce leggere la verit�, come pu� salvarsi? Come il giornalista: dubitando sempre. Ma non di questo articolo... Evviva pap� (di Patrizia Baldrighi, "Bene Insieme" n. 2/18) - Vediamo insieme l'evoluzione della figura paterna, fondamentale per la crescita del bambino - Entrambi i genitori con le loro funzioni ben definite e comprensibili rappresentano il limite entro cui stare, agire, imparare a essere e a percepirsi. Ci� consente al bambino di sentirsi amato e compreso, imparando a comportarsi in modo adeguato e coerente con i suoi bisogni, elementi importanti per acquisire fiducia e stima in se stessi. Se nella mamma il bambino cerca un luogo sicuro in cui rifugiarsi quando si sente triste o spaventato e da cui partire per esplorare il mondo esterno, nel padre, che rappresenta la legge e l'autorit�, il bambino riconosce il punto di riferimento per il proprio agire e il proprio giudizio. Fondamentale nella maturazione dei figli e della loro personalit�, la figura del padre fa da ponte tra il bambino che cresce e la societ� in cui deve entrare, favorendone il distacco dalla madre, proiettandolo verso il mondo e impedendo il soffocamento affettivo. La funzione paterna � naturale, necessaria e irrinunciabile come quella materna e soprattutto deve rimanere distinta da essa. La differenza tra i ruoli paterno e materno in un percorso educativo � fondamentale poich� genera il conflitto necessario al bambino e alla bambina per crescere. Il ruolo paterno � cambiato nel tempo: non pi� autoritario, oggi il modello vincente � quello del padre evolutivo, che si confronta con la madre, accompagna il figlio nella crescita ed � capace di dire "no". Senza il no del padre l'adolescente rischia di scivolare nella condizione del "senza limite". Ha bisogno di un riscontro da parte dell'adulto che, anche se gli dar� una risposta che non gli piace, comunque gli permetter� di rallentare la corsa verso l'insidioso universo del "tutto � possibile". La situazione attuale � caratterizzata da un eccesso di cura, di ansia, di preoccupazione rispetto al benessere del figlio, fondamentalmente, da una rinuncia da parte dei genitori al loro ruolo educativo, in particolare quello paterno. I bambini spesso comandano gli adulti, sono caricati della responsabilit� di decisioni che non dovrebbero spettare loro (come ad esempio: decidere il nome del fratellino che sta per nascere, o scegliere dove trascorrere il tempo libero). Si cerca con mille spiegazioni di motivare le regole e i no, nella convinzione che sia possibile far capire a un bambino di 5 anni, con argomenti certamente razionali, perch� non pu� vedere soddisfatti subito i propri desideri. I genitori si sono resi conto che, nell'epoca del figlio, questa eccessiva diminuzione della distanza nella relazione educativa non aiuta i bambini a crescere meglio, ma anzi suscita problematiche, ansie, grande disorientamento e comporta quelle che gli esperti chiamano "malattie educative" (l'obesit�, i disturbi dell'attenzione, le difficolt� relazionali e sociali). Il momento storico reclama quindi un nuovo modello di paternit� responsabile. L'importante � che i padri siano presenti nella vita dei figli e che comincino a rendersi conto del loro ruolo. Non ci sono regole o modelli standard, ogni padre si comporta in modo diverso e pu� solo proporsi come un modello imperfetto. Ma il pap� non � chiamato a svolgere un ruolo materno, non deve sostituirsi alle caratteristiche cure pregne di quella dolcezza e attenzione che solo una mamma sa e pu� dare, non � da considerare un surrogato di quella mamma che oramai l'organizzazione sociale ha chiamato a s� proprio per le sue capacit� e competenze organizzative e produttive. Le possibili strategie a disposizione per raggiungere l'equilibrio educativo sono essenzialmente due: - La coesione: i genitori devono decidere regole e strategie educative insieme, parlarsi, condividere e mostrarsi uniti; usare la coesione significa riferirsi l'uno all'altro e fare un gioco di squadra che abbia come finalit� l'autonomia dei figli. - La regolazione: occorre un padre che sappia comunicare che la regola non � un impedimento, ma una soglia entro cui stare, la definizione dello spazio in cui potersi muovere liberamente. Se la regola � chiara, adeguata e contestuale e, dalla preadolescenza (11-12 anni), anche negoziata, sar� uno strumento prezioso per aiutare i figli a diventare autonomi e responsabili. Nella preadolescenza e adolescenza il cos� detto "passaggio del testimone" determina il maggiore coinvolgimento del padre negli interventi educativi. Il suo compito autentico sta nel mettersi accanto permettendo di "fare da soli", di fare scoperte, di rischiare per scoprire le proprie potenzialit�, di fallire ed anche di riuscire. Questo tipo di padre testimonia il coraggio e la curiosit� necessaria per crescere e diventare adulti. Il compito della madre � riconoscere il ruolo di padre regolatore. Il rispetto e il riconoscimento conferito al genitore davanti al figlio determina l'interiorizzazione del modello genitoriale. Il mancato rispetto o riconoscimento della dignit� del ruolo fa di quel genitore un modello sbagliato, scadente, non adeguato o da rifiutare. Se il pap� � chiamato a svolgere compiti di accudimento mentre la mamma � assente, quest'ultima, al suo ritorno sapr� riconoscere quanto fatto in sua assenza, conferendo il giusto valore alle azioni. In questo modo si trasmette ai figli il senso del rispetto dovuto a chi si prende cura, facendo emergere il senso del ruolo genitoriale, responsabile, attento, sensibile ai bisogni. I ruoli davanti ai figli vanno rispettati, esaltati, specificati, protetti, avendo cura di spiegare che la situazione contingente chiama uno al posto dell'altra. Ettore Majorana: chi l'ha visto? (di Riccardo Michelucci, "Focus Storia" n. 136/18) - Fu un fisico che lavor� alle ricerche sull'atomo con Enrico Fermi e la sua scomparsa, avvenuta ottant'anni fa, resta uno dei pi� grandi enigmi italiani - Ettore Majorana scomparve in una notte di marzo mentre si trovava su un piroscafo che viaggiava da Palermo a Napoli. Aveva appena inviato alla famiglia e all'amico e collega Antonio Carrelli alcune lettere che facevano pensare a un suicidio: "Non vestitevi di nero", raccomandava ai familiari, "se volete portate pure, ma per non pi� di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi". Poi scrisse ancora: "Il mare mi ha rifiutato e ritorner� domani". Ma non torn� pi�. Era il 26 marzo 1938 e dopo poco pi� di un anno sarebbe scoppiata la Seconda guerra mondiale. Majorana non era un uomo qualsiasi: era, in quel momento, il pi� promettente scienziato italiano, anche se non aveva ancora compiuto 32 anni. Qualcuno disse di averlo visto a Napoli nei giorni successivi alla scomparsa, ma di fatto da quella notte di marzo di lui si persero le tracce. Mussolini offr� perfino una ricompensa di 30-mila lire (circa 27-mila euro di oggi) a chi fornisse dettagli utili al suo ritrovamento. Ma, suicidio a parte, che ipotesi si potevano fare? Depositario di segreti sulla bomba atomica che facevano gola ai nazisti, si era forse recato in Germania per mettersi al servizio del Terzo Reich? O era forse stato rapito dagli uomini di Hitler? Negli anni � stato immaginato un intrigo internazionale con molteplici varianti: vittima di omicidio politico compiuto dai servizi segreti di qualche Paese straniero, o forse emigrato in Argentina dopo la guerra insieme ai gerarchi nazisti. Alcuni intellettuali, tra cui lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia, immaginarono invece che dietro la scomparsa dello scienziato ci fosse il dilemma etico dell'uomo che conosceva il potenziale distruttivo dell'energia atomica. Nel 1975 Sciascia pubblic� un saggio-inchiesta dal titolo La scomparsa di Majorana: lo scienziato, preoccupato dalle conseguenze che i suoi studi sulla fisica nucleare avrebbero potuto avere in un conflitto (che scoppi� un anno dopo), avrebbe inscenato il proprio suicidio e successivamente si sarebbe rinchiuso in un monastero per impedire che la sua ricerca contribuisse agli esiti della guerra, come un personaggio di Pirandello o di un film di Hitchcock. Non a caso la sua vicenda ha ispirato decine di romanzi e sceneggiature. Sulla fine di Majorana rimase sempre una certa curiosit� e egli fu oggetto di presunti avvistamenti in anni diversi. Negli Anni '70 si disse fosse stato visto in Sicilia, mentre vagabondava per le strade di Mazara del Vallo (Trapani). Ipotesi su cui indag� anche il magistrato Paolo Borsellino, nel 1988, smontandola. Ma il mistero continua e in anni recenti il giallo si � arricchito di nuovi, clamorosi sviluppi e non senza alcuni colpi di scena. Nel 2008, durante la trasmissione televisiva Chi l'ha visto?, un italiano emigrato in Venezuela negli Anni '50 sostenne di aver conosciuto un uomo che, a suo dire, era Majorana. E a conferma della sua testimonianza port� una fotografia che lo ritraeva con lui, scattata nel 1955. Sulla vicenda indagarono i Carabinieri del Ris (Reparto investigazioni scientifiche). L'ipotesi fu sostenuta poi anche dal libro d'inchiesta La seconda vita di Ettore Majorana (Chiarelettere), uscito nel 2016, nel quale gli autori, i giornalisti Giuseppe Borello, Lorenzo Giroffi e Andrea Sceresini, ricostruiscono la presunta vita clandestina del fisico in Sud America, avvalendosi di nuovi documenti e testimonianze. Secondo i tre giornalisti lo scienziato visse sotto falsa identit� (signor Bini) in Argentina e in Venezuela, dove continu� a studiare fisica ed ebbe una compagna. Lo stesso anno fu pubblicato un saggio scritto da un discendente di Majorana, Stefano Roncoroni, basato su documenti familiari privati. Nel testo Il mistero irrisolto della scomparsa di Ettore Majorana, l'autore afferma che il fisico catanese mor� in Italia poco dopo la scomparsa, ipotizzando che dietro l'allontanamento volontario ci fossero stati dissidi con la famiglia legati alla sua omosessualit�. Di fatto, il numero incalcolabile di libri, inchieste, documentari, dibattiti e trasmissioni televisive che sono stati prodotti in questi ottant'anni non sono riusciti a risolvere un mistero che gi� Pier Paolo Pasolini aveva definito "una vicenda che non si potr� mai chiarire". Da Catania a Roma Nato a Catania nel 1906, Majorana era di gran lunga l'elemento pi� geniale nel gruppo dei cosiddetti "ragazzi di via Panisperna", la squadra di fisici teorici guidata da Enrico Fermi che, nel 1938, vinse il Nobel per la Fisica. I giovani studiosi si riunivano in via Panisperna, dove si trovava il Regio istituto di fisica dell'Universit� di Roma. Majorana si occup� di sperimentazione nucleare e di meccanica quantistica relativistica, con applicazioni nella teoria dei neutrini. Fu uno dei primi scienziati a intuire le reazioni nucleari, fondamentali per la realizzazione della bomba atomica. Nel 1937 accett� la cattedra di Fisica teorica all'Universit� di Napoli dopo aver rifiutato quelle di Cambridge e Yale. Ancora oggi continuano ad arrivare conferme scientifiche del geniale talento di Majorana, come l'aver consentito sviluppi rivoluzionari nel campo delle telecomunicazioni e nell'elaborazione dei dati. Dal punto di vista personale era un uomo schivo, introverso, problematico, forse costretto a nascondere un'omosessualit� che all'epoca era socialmente ancora inaccettabile. Cioccolato: chi pi� ne ha pi� ne assaggi ("RivistAmica" n. 9/17) - Fondente o al latte, al liquore o alla frutta, alla nocciola o speziato: sono cos� tante le variet� di cioccolato che � davvero difficile resistervi - Una storia millenaria, un sapore unico e una variet� infinita di ricette che lo vedono protagonista: � il cioccolato, che si ottiene dalla lavorazione dei semi dell'albero del cacao. Alimento che affonda le radici nelle civilt� precolombiane e che veniva chiamato "cibo degli dei", il cacao fino all'Ottocento veniva utilizzato principalmente per realizzare la bevanda al cioccolato. Soltanto nel 1849 venne immessa sul mercato la prima tavoletta di cioccolata di tipo commerciale. Da qui in poi fu difficile frenare la fantasia e la golosit� dei pasticceri: nel 1879, lo svizzero Rudolf Lindt invent� il cioccolato fondente e nello stesso anno un altro svizzero, Daniel Peter, fabbric� il primo cioccolato al latte utilizzando il latte in polvere, inventato nel 1867 dallo svizzero Henri Nestl�. Fondente o al latte, al liquore o alla frutta, alla nocciola o speziato: le variet� di cioccolato che si trovano oggi sono davvero tantissime, per tutti i gusti e per tutti i momenti. Il cioccolato fondente si distingue perch� ha come ingredienti soltanto cacao, burro di cacao e zucchero. Con cioccolato "speciale" si indicano invece tutti quei cioccolati che aggiungono ingredienti come spezie, frutta, nocciola, latte e cos� via. Lucentezza senza macchie, colore molto scuro e rossiccio, profumo vanigliato: sono queste le caratteristiche che permettono di riconoscere un ottimo cioccolato fondente. Una volta morso, si spacca e si scioglie velocemente sul palato regalando una sensazione di dolcezza che nell'istante successivo lascia posto al gusto amaro, tipico della cioccolata priva di zuccheri. Ingredienti fondamentali del cioccolato fondente sono pasta di cacao, burro di cacao, zucchero e vaniglia. Per essere chiamato "fondente" il cioccolato deve contenere una percentuale di cacao pari almeno al 45% del peso. Chi ama i sapori intensi preferisce generalmente le barrette di cioccolato "extra fondente", dove la percentuale di cacao � pari almeno al 70% del peso. Oltre l'85% si parla invece di "extra-amaro". Frutta secca, ma anche agrumi e frutti di bosco: la fantasia dei pasticceri non ha davvero confini nella ricerca di nuove combinazioni di sapore per le tavolette di cioccolato fondente. Particolarmente golosa � NeroNero, l'elegante linea di tavolette ideate per chi vuole assaporare il fondente Novi in tutte le sue sfumature: il gusto intenso e raffinato del fondente al 70% si unisce alle scorzette di limone e cristalli di zenzero, al lampone e alle mandorle, o ai cristalli di menta. Un connubio di sapori unici e inaspettati � rappresentato dalle tavolette di cioccolata e bacche di Goji che unisce il goloso cacao alle preziose bacche antiossidanti. La pianta dei goji proviene dagli altopiani asiatici e le sue bacche sono considerate un alimento naturale che aiuta a mantenere in buono stato l'organismo. Inoltre, il sapore simile a quello del mirtillo le rende particolarmente gradevoli al palato. L'abbinamento di cioccolato fondente e liquore � senza dubbio uno dei massimi piaceri che il palato possa gustare. Un esempio di questa fusione sono i cuneesi al rum, i cioccolatini che, creati a Dronero (CU) dal pasticcere Pietro Galletti, hanno conquistato il mondo: la crema al cioccolato fondente e rum � racchiusa tra due cialde di meringa e il tutto � ricoperto da un ulteriore strato di cioccolato fondente. Al rum della ricetta originaria oggi si affiancano numerose varianti come quella ai liquori misti. Per regalarsi un momento goloso la cosa migliore da fare � scartare un cioccolatino. Chi ama la nocciola non pu� che pensare ai gianduiotti, la cui invenzione risale al 1865, quando i cioccolatieri Michele Prochet e Ernesto Alberto Caffarel unirono il cacao alla nocciola delle Langhe, dando vita al primo cioccolatino incartato. Fu immesso per la prima volta sul mercato in occasione del Carnevale e per questo porta il nome della maschera torinese, Gianduja. Oggi il gianduiotto � un vero e proprio simbolo della citt� di Torino e viene prodotto in tutto il mondo dalle principali industrie del cioccolato. Altro cioccolatino dal gusto intramontabile � il cremino, composto da uno strato centrale chiaro di crema alle nocciole racchiuso tra due strati scuri di puro cioccolato gianduia. Cesena, tra mare e collina (di Mattia Scarsi, "Bene Insieme" n. 2/18) - Due giorni nel cuore della bella e verde Romagna - Adagiata ai piedi dell'Appennino Romagnolo, a met� strada fra mare e colline, tagliata in due dalla Via Emilia, sorge la bella Cesena. A 15 chilometri da Ravenna e a 30 dalla scintillante Riviera Adriatica, ricca di arte e vivibile come la prima, calorosa e piena di vita come la seconda, Cesena � uno di quei luoghi che ti fanno credere al colpo di fulmine e sono in grado di soddisfare anche il pi� esigente dei turisti. La cittadina romagnola � ideale per un weekend all'insegna dell'arte, giacch� custodisce beni artistici di rilievo, e del sapore, essendo un punto nevralgico del settore agroalimentare. Non resta che immergersi nella meravigliosa Romagna. Il primo suggerimento � di lasciare da parte l'auto (due sono i parcheggi da cui prendere le navette) e abbandonarsi al piacere di passeggiare a piedi o in bicicletta (� attivo il bike sharing gratuito): Cesena non � molto vasta ed � stata (con grande intelligenza) fornita di tante piste ciclabili e disseminata di alberi e aree verdi che rendono il tour (ma anche la vita) sicuramente pi� piacevole. Potete iniziare da una delle vette locali, non tanto per l'altezza che raggiunge, quanto per la sua maestosa magnificenza: parliamo della Rocca Malatestiana, che si trova nel centro della citt� di Cesena, situata sulla sommit� del colle Garampo e circondata dal Parco della Rimembranza. Percorrete gli spalti panoramici e i suggestivi camminamenti interni alle cortine. Di sicuro fascino sono poi le antiche prigioni e l'accurata esposizione delle armi da giostra. E le sorprese non sono finite: nella corte � inclusa una cittadella fortificata che comprende due imponenti fabbricati, la Torre Maestra (Maschio), al cui interno oggi sono esposte alcune armature e selle che venivano utilizzate per la "Giostra d'incontro", e il Palatium (Femmina), dove ha sede il Museo di Storia dell'Agricoltura che offre un ampio "affresco" sul mondo rurale romagnolo nel corso dei tempi. Prima di andarvene, se la giornata � particolarmente limpida, godetevi l'azzurro del mare in lontananza. Se questa visita vi � piaciuta, potrete tornarci dopo il tramonto. Questo autentico tesoro del Quattrocento � anche un punto di incontro e confronto: con la nuova gestione affiancata dal Comune di Cesena infatti, la Rocca si � "aperta" alla citt� e alla ricerca contemporanea in tutti i settori, proponendosi come un centro di produzione storico-culturale, artistica, educativa, sociale, turistica ed enogastronomica, sportiva e ambientale. A riprova di ci�, potrete godervi la Rocca durante le vostre serate di permanenza. Tutti i sabati sera, per esempio, � in scena il "Salotto del custode", con musica ed enogastronornia; tutte le domeniche pomeriggio spettacolo per i piccoli, con "Rocca gira e gioca". Anche durante la settimana sono in programma manifestazioni come il dj set homework il gioved� sera, mentre per i cinefili col senso dell'umorismo, due mercoled� al mese c'� "Digerire i classici", una rassegna di film, letteratura e gastronomia. La Rocca Malatestiana � uno dei rari esempi di lungimiranza che dimostra come un sito storico possa essere anche un luogo da cui osservare con sguardo attento e recettivo la nostra contemporaneit�. La Rocca � aperta dal gioved� al sabato dalle 12 alle 24; domenica dalle 10 alle 24. Una volta discesi, appena sotto la Rocca, arriverete facilmente in Piazza del Popolo che i residenti chiamano semplicemente "la piazza". Spianata da Andrea Malatesta intorno al XV secolo venne prima denominata Piazza Inferiore e quindi Maggiore: su di essa potrete ammirare il Palazzo del Municipio, la Rocchetta di piazza con il Torrione del Nuti e la Loggetta Veneziana. La guest star della piazza � la Fontana Masini: risalente alla fine del '500 e realizzata in pietra d'Istria ha uno stile che ricorda quella del Nettuno a Bologna ed � uno dei simboli pi� amati dai cesenati. Dalla piazza potete muovere verso il Duomo: non lasciatevi ingannare dalla facciata semplice, quasi spoglia. Dentro si conserva un pregevole altare del Corpus Domini di fine Quattrocento. Altro elemento di particolare valore artistico � la cappella della Madonna del Popolo, realizzata dal Bagnacavallo nel 1520. Se � gi� ora di pranzo, nei pressi di Piazza del Popolo, c'� l'imbarazzo della scelta fra osterie con specialit� locali, ristoranti etnici, osterie a chilometro zero, vegan bar. Puntate su qualcosa di nutriente ma leggero, per non rallentare troppo la "velocit� di crociera" pomeridiana e visto che siamo in Romagna, che ne dite di un paio di piadine con affettati e un bel bicchiere di Sangiovese o di Lambrusco? A chiudere una buona tazzina in uno dei caff� prospicienti la Piazza. Nel pomeriggio, se � una bella giornata, andatevi a godere la luce del sole nelle ore pi� calde, in mezzo al tanto bel verde che circonda Cesena. Una iniziativa intelligente (si chiama "Un albero ogni nato") ideata negli anni '90, ha fatto s� che in tutto questo tempo, per ogni bambino nato qui, venissero piantati 1 o 2 alberi. Il risultato? Oggi a Cesena, ogni due abitanti c'� un albero: insomma, una cittadina green modello, da fare invidia al nord Europa. Per sgranchirvi le gambe e respirare a pieni polmoni avete a disposizione poco meno di 250 ettari: il pi� grande � il Parco dell'Ippodromo, 130.000 metri quadrati di verde decorati da laghetti, sentieri, aree bambini e una pista da skateboard. Il pi� bello forse � il Parco Naturale del Fiume Savio che il corso del fiume abbraccia come una cinta di morbido velluto e che si sporge con il suo verde rigoglioso sino al centro di Cesena. L'accesso all'area naturalistica avviene attraverso sentieri a basso impatto ambientale, presenti su entrambe le rive, con attraversamenti a guado e passerelle ciclopedonali, mentre il tratto fra il Ponte Vecchio e il Ponte Nuovo � concepito come parco urbano per il tempo libero dei cittadini. Nel parco si svolgono attivit� didattiche promosse dall'Associazione del Parco del Savio. Questo luogo per la sua magica quiete � consigliato a tutti: diventa una tappa obbligata per gli appassionati di ornitologia, dato che ospita un'ampia variet� di uccelli come gli aironi, le poiane, i picchi, i cormorani. Di ritorno dal vostro pomeriggio green, passate nei pressi del Teatro Bonci e andate a dare un'occhiata dentro a questa perla della tradizione italiana. Costruito a met� Ottocento e dedicato al grande tenore cesenate omonimo, il Bonci � uno spazio acustico di rara perfezione e commovente bellezza. Qualcuno lo chiama "La piccola Scala": in effetti venne edificato sullo stesso progetto. Lo stile architettonico � ionico e gli affreschi del soffitto, con scene della Divina Commedia, vi toglieranno il fiato. Nella facciata, invece, sono rappresentate sette figure mitologiche: facili da individuare sono Ercole, Venere e Apollo. Le altre sono Calliope, Talia, Melpomene e Clio. A testimonianza dell'importanza storica del luogo, nel locale adiacente alla sala teatrale si possono trovare le iscrizioni delle celebri esibizioni di Giuseppe Verdi, Richard Wagner e Luciano Pavarotti. All'interno dell'edificio si pu� visitare il Museo del Teatro. Fidatevi, non � un posto solo per melomani. � uno scrigno di suoni e melodrammi. � uno dei teatri pi� belli d'Italia. Dopo cena, potreste tornare dalle parti della Rocca Malatestiana: se non siete troppo stanchi e avete ancora voglia di fare due passi, c'� un suggestivo percorso in notturna alla luce timida e romantica delle lanterne alla scoperta della Rocca "segreta". L'itinerario si svolge nei camminamenti interni alle mura, negli spalti panoramici e nei torrioni: fra letture, suoni e degustazioni di prodotti tipici e sapori dimenticati, si va alla scoperta di passaggi segreti della Fortezza, di storie e aneddoti sulla cittadina, sulla famiglia dei Malatesta e sulla poesia che percorre tutta la Romagna. Se avete con voi dei bambini, c'� anche un percorso ad hoc, con storie e assaggi su misura per loro. Un modo originale di chiudere la vostra prima giornata cesenate. Oltre alla Rocca che porta il nome della casata, la Signoria dei Malatesta garant� a Cesena un periodo di notevole splendore e le don� altre inestimabili ricchezze culturali, architettoniche e artistiche tuttora apprezzabili. Le biblioteche per esempio, vera e propria istituzione e orgoglio italiano, trovano qui una eccellenza del panorama mondiale nella Biblioteca Malatestiana, la prima biblioteca civica d'Europa. Stiamo parlando di un luogo simbolo che consigliamo assolutamente di non perdere. I motivi sono diversi: innanzitutto ci troviamo di fronte all'unico esempio di biblioteca umanistica conventuale perfettamente conservata sia nell'edificio, sia negli arredi. Oggi voi potete vedere e visitare ci� che videro i visitatori di 5 secoli fa! A far ancor pi� la differenza � che a restare intatta nei secoli � stata la dotazione libraria, tanto che per la sua straordinaria rilevanza culturale, � stata inserita nel patrimonio dell'Unesco come "Memoria del Mondo". Lungi dal diventare un museo o un semplice luogo di culto, la Malatestiana mantiene grande vivacit� ancora oggi, proprio perch� � vissuta in prima persona dai suoi cittadini che la animano ogni giorno. L'idea della biblioteca va probabilmente attribuita ai frati del convento di San Francesco, al cui interno venne costruita. Nel 1450 � documentato il primo intervento di Novello Malatesta, signore di Cesena, che realizz� il progetto dei frati. Muovetevi adagio, rallentate il passo e lo sguardo: siete in un luogo senza tempo, pieno di eloquente silenzio, quasi mistico. Ammirate i Corali della Cattedrale e tutti i libri antichi, manoscritti e volumi a stampa che vengono esposti a rotazione. La Biblioteca Malatestiana � visitabile dal marted� al sabato dalle 9 alle 16; domenica e festivi 10-16. Nel pomeriggio, spostandosi di pochi chilometri dal centro citt�, potete recarvi in visita a Villa Silvia, residenza di uno dei poeti italiani pi� noti, Giosu� Carducci, di cui trovate tutt'oggi la camera da letto, rimasta intatta. Ma il pezzo migliore � il Giardino Letterario che sorge attorno alla villa e che non potr� non emozionarvi. Accompagnate la visita con un commento audio che vi fornisce notizie, informazioni e tante curiosit� sui molti Vip dell'epoca che per queste stanze transitarono. Villa Silvia-Carducci � oggi sede dell'AMMI (Associazione Italiana Musica Meccanica), che sviluppa l'attivit� di ricerca, studio, divulgazione e restauro degli strumenti musicali meccanici, con una ricchissima biblioteca. Se vi incuriosisce, a tal proposito, gi� che siete qui, date uno sguardo al particolarissimo Museo Musicalia: un'esposizione permanente di strumenti musicali meccanici di straordinario interesse. Rientrando in Cesena, se � l'ora dell'aperitivo, la location pi� giusta � Piazza Guidazzi, che, soprattutto nel periodo estivo, viene pacificamente invasa da un pubblico giovane che si gode qualche concertino all'aperto. Il centro di Cesena non manca di piccoli locali per tutte le tasche dove passare qualche gradevole ora, magari con le note del Conservatorio in sottofondo. Piadina e squacquerone: due prelibatezze della Romagna Detta "pida" in dialetto, � una sorta di disco di pane azzimo. Il pi� tipico dei prodotti romagnoli, � spesso usata al posto del pane nei ristoranti o a casa, ma si gusta preferibilmente nei caratteristici chioschi, accompagnata alle varie farciture di insaccati o di "squaquaron". Lo squacquerone viene consumato spesso e volentieri insieme alla piadina romagnola. La materia prima � composta da latte vaccino intero crudo, che viene fatto cagliare. � la prima alternativa al raviggiolo (altro formaggio molle vaccino) con cui la differenza sta nel metodo di maturazione e di salatura. Lo squacquerone ha forma indefinita (da qui il nome), pasta molle, tenera senza crosta, con sapore di latte leggermente acidulo. Viene prodotto tutto l'anno ma va consumato fresco al massimo in tre giorni). Carla Bruni: donna dalle molte vite (di Filippo Nassetti, "Ulisse" n. 400/18) - Oggi vive la musica, portando in giro per il mondo il suo ultimo disco - "Mio marito era terrorizzato che la facessi aspettare. Eh s�, perch� il protocollo del ricevimento al castello di Windsor prevede che a bussarti alla porta dell'appartamento assegnato sia proprio Sua Maest� con il Duca di Edimburgo. E Nicolas (Sarkozy), conoscendomi, non faceva che ripetermi: "Guarda che ci viene a prendere la Regina, non un ciambellano!"". Carla Bruni rivela divertita l'aneddoto sulla visita di stato ai reali d'Inghilterra del 2008. "Ora con mio marito ci siamo appassionati alla serie tv The Crown. Claire Foy, l'attrice dei suoi anni giovanili, � bravissima. Dubito per� che la Regina l'abbia apprezzata, gi� allora ci disse di non aver voluto rivedersi in The Queen, dove la interpretava Helen Mirren". Nella sua terza vita, dopo gli anni da top model e quelli da premi�re dame, Carla Bruni si dedica all'attivit� di cantante. � appena stata in Italia per presentare il suo sesto album French touch, prodotto da David Foster, vincitore di sedici Grammy award con artisti come Madonna, Michael Jackson, C�line Dion, Michael Bubl�. - Perch� un album di cover? "Una scelta di David che voleva pubblicassi un album in inglese. Abbiamo selezionato le tracce in un pomeriggio qui a Parigi, suonandole alla chitarra. Nei live di Milano e Roma ho inserito anche canzoni italiane". - Sua madre era una pianista di grande talento, come mai anche lei non ha scelto subito la strada della musica? "Da bambina componevo gi� le prime melodie, ma volendo rendermi indipendente dalla famiglia ho iniziato subito a fare la modella. Un lavoro che mi ha assorbito completamente". - � stata legata a Eric Clapton e Mick Jagger. Mai suonato con loro? "No, e poi erano solo amicizie superficiali. Sono stata per� contenta che i Rolling Stones abbiano apprezzato la mia versione di Miss you". - Possiede la doppia nazionalit�, italiana e francese. Con quale passaporto viaggia? "Quello diplomatico, per comodit�". - E a casa quale lingua parla? "Entrambe. Italiano con i figli e francese con mio marito, che adora l'Italia e vorrebbe viverci". - Per chi tifava nella finale del 2006 tra Italia e Francia, la partita della lite tra Zidane e Materazzi? "Sta scherzando!? Italia, ovviamente. Per fortuna nel 2010 non si � ripetuta. L'idea di ritrovarmi in tribuna vicino a mio marito presidente della Francia non mi veniva bene, ma avrei tifato azzurri, comunque". - La sua vita � sempre stata in prima pagina: come top model, nelle vesti istituzionali e ora come artista. Com'� la parte privata? "Leggo molto e un po' di tutto, mi piace Elena Ferrante, che � stata accolta molto bene qui in Francia. Io, per�, l'ho letta in italiano. In tv, oltre a The Crown, adoro Sherlock Holmes. Ma soprattutto seguo i miei figli, anche con le chat di scuola su WhatsApp". - � spesso in viaggio in aereo. Mai pensato di fare la pilota? "Pilota no, non potrei farlo, per� l'assistente di volo s�. Volo cos� spesso che conosco a memoria gli annunci di sicurezza di queste bellissime ragazze: "In caso di depressurizzazione, l'alloggiamento che contiene le maschere per l'ossigeno si aprir� automaticamente..."". Giro d'Italia 2018: da Israele ai Fori Imperiali Dopo le tre tappe in Israele, la corsa rosa ripartir� dalla Sicilia. Tre le frazioni isolane, con sede di partenza a Catania, Agrigento e Caltanisetta. Il primo arrivo in salita proprio al termine della sesta tappa, sull'Etna. "Correre in casa � davvero una cosa molto bella, il pubblico non fa che incitarti e correrti a fianco, cosa spesso pericolosa. � il calore della gente, difficile anche da spiegare", ha detto Vincenzo Nibali. "Le tappe sono in zone della Sicilia che conosco un po' di meno, la scalata verso l'Etna e l'osservatorio non so quale sia", ha poi aggiunto il campione della Bahrain-Merida. "Sono molto felice di partire subito con una cronometro, ci sar� subito l'opportunit� di indossare la maglia rosa", ha invece detto l'olandese del Team Sunweb Tom Domoulin, vincitore del Giro 2017. Ci sar� anche Chris Froome. Con un videomessaggio trasmesso durante la presentazione � stato lo stesso corridore inglese quattro volte vincitore del Tour de France, a comunicare l'ufficialit�. Il Giro d'Italia � l'ultima grande corsa a tappe che manca nel palmares del fuoriclasse nato in Kenia, ma naturalizzato britannico. Il Giro d'Italia 2018 partir� dunque da Gerusalemme venerd� 4 maggio per concludersi dopo 3.546,2 km domenica 27 maggio a Roma: ai Fori Imperiali sotto il Colosseo sar� incoronata la 101-esima Maglia Rosa. La corsa affronter� asperit� importanti come Etna, Gran Sasso, Zoncolan, Colle delle Finestre, Sestriere e la scalata per Cervinia: 21 tappe, 44.000 metri di dislivello complessivi, 2 tappe crono (44.2 km totali), 7 tappe per velocisti, 6 di alta montagna, 8 arrivi in salita. Dopo il giorno di riposo il Giro tributer� un omaggio alle 29 vittime dell'hotel Rigopiano, travolto da una slavina il 18 gennaio 2016, ricorder� Michele Scarponi, ucciso da una automobile mentre si allenava a pochi chilometri da casa, transitando sul Muro di Filottrano, e celebrer� il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale: prima Nervesa della Battaglia, sede del Sacrario Militare del Montello che custodisce le spoglie di oltre 9-mila soldati italiani, poi Rovereto (arrivo della cronometro di 34.5 km con partenza da Trento) citt� in cui � posta la Campana dei Caduti. Ma a decidere la corsa saranno le montagne: torna il mostruoso Zoncolan, ecco Prato Nevoso e poi le due tappe pi� dure. La diciannovesima vedr� scollinare su Colle di Lys, sul Colle delle Finestre (Cima Coppi), Sestriere e l'arrivo a Bardonecchia (Jaffreu); la ventesima (4.500 metri di dislivello) affronter� l'inedito Col Tsecore, St. Pantal�on e traguardo a Cervinia. La passerella finale a Roma, con un circuito di 11.8 km da ripetere 10 volte nel cuore della citt�.