Aprile 2020 n. 4 Anno L MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice Iran e Usa: alta tensione Partita a scacchi coi virus Il medico di una volta Latte e yogurt, bianca sfida tra virt� e benefici Valtellina, relax per tutti Francesco Gabbani: sono un italiano vero Carlo Verdone: il retaggio della commedia italiana Iran e Usa: alta tensione (di Simone Cosimelli, "Focus Storia" n. 161/20) - Dove affonda le sue radici il difficile (e pericoloso) rapporto tra questi due Paesi - Nel febbraio 1979 James Markham, corrispondente del New York Times catapultato a Teheran nei giorni convulsi e angoscianti della rivoluzione islamica, la descrisse cos�: "Una rivolta popolare senza precedenti nel moderno Medio Oriente". Per l'Iran cominci� la lunga pagina della Repubblica islamica, mentre per gli Stati Uniti comparve sulla scena un nuovo antagonista. Oltre quarant'anni dopo, la rivalit� tra Iran e Usa tiene ancora il mondo con il fiato sospeso. Ma cos'� accaduto negli ultimi decenni? La sorte dell'Iran � stata segnata da due fattori: l'islam e il petrolio. Nel mondo, l'80% dei musulmani � sunnita, ma l'Iran � a maggioranza sciita; secondo questa corrente dell'islam, i legittimi successori di Maometto furono Ali, cugino e genero del Profeta, e i suoi 11 discendenti (i 12 imam). Nel corso del tempo lo sciismo si � distinto per la forte influenza del clero sulla vita culturale e politica. E in particolare gli ayatollah, gli esperti della legge coranica, hanno avuto un peso rilevante. La presenza di enormi giacimenti di petrolio, invece, ha reso l'Iran un Paese prezioso e strategico. Gi� all'inizio del Novecento i britannici ne sfruttavano i pozzi petroliferi e durante la Seconda guerra mondiale, per non lasciarli in mano ai nazisti, gli Alleati occuparono il Paese, favorendo nel 1941 l'ascesa dello sci� Reza Pahlavi (1919-1980) per assicurarsi lo sfruttamento dell'oro nero. Quando nel 1953 il primo ministro iraniano in carica, Mohammad Mossadeq (1882-1967), contest� il sovrano e nazionalizz� l'industria petrolifera (mettendo a rischio i profitti delle compagnie straniere), la reazione di Usa e Regno Unito fu durissima. I servizi segreti angloamericani appoggiarono un colpo di Stato che rovesci� Mossadeq, e lo sci�, di nuovo saldamente sul trono, elimin� gli oppositori, represse i movimenti islamici e affid� la gestione del greggio a un consorzio internazionale. L'Iran visse per anni sotto l'ombrello dell'Occidente, e Reza Pahlavi, diventato la sentinella degli interessi americani nel Golfo, decuplic� le spese in armamenti e divenne l'uomo degli Stati Uniti. L'Iran era il secondo Paese esportatore di greggio al mondo e possedeva il 95% delle riserve mondiali di gas, ma manteneva redditi pro capite, tassi di alfabetizzazione e mortalit� infantile da fondo classifica. Le profonde disuguaglianze sociali e il risentimento per le ingerenze straniere portarono il carismatico ayatollah Ruhollah Khomeini (1902-1989) a denunciare l'allineamento dell'Iran ai canoni occidentali. La protesta fu repressa, e Khomeini, arrestato ed esiliato (prima in Turchia, dal '63 in Iraq e infine in Francia), divenne un eroe. All'inizio del 1979 arriv� il punto di rottura. In seguito a una crisi economica, milioni di iraniani scesero in piazza e indussero lo sci� alla fuga. Cos� l'ayatollah, all'epoca esule a Parigi, raggiunse Teheran in aereo: dopo 14 anni di assenza rientr� in patria da trionfatore e in veste di Guida Suprema istitu� una Repubblica islamica. Un esperimento senza precedenti: gli organi politici (parlamento e presidente) erano legati a doppio filo alle autorit� religiose. Mai nella storia dell'islam il clero aveva acquisito tanto potere. La stampa venne censurata e il dissenso represso. Gli Stati Uniti furono identificati come il "Grande Satana" e i ponti con l'Occidente vennero tagliati. Quando nel novembre del 1979 gli Usa accolsero lo sci� Pahlavi, un gruppo di estremisti musulmani, per ritorsione, sequestr� per 444 giorni 52 dipendenti dell'ambasciata americana a Teheran, fino al 1981. Il 24 aprile 1980 gli Usa tentarono anche la via del blitz militare, che si risolse in un fallimento: ne uscirono umiliati, perdendo anche otto soldati in una maldestra azione di recupero. Anni duri per la tenuta degli Stati Uniti, prima provati dalla guerra in Vietnam, poi colpiti dallo scandalo Watergate (1974), dal rialzo dei prezzi del petrolio e infine dalla "crisi degli ostaggi": a quel punto era chiaro che la superpotenza non era pi� invulnerabile. Il Medio Oriente divenne una polveriera. Si acuirono le tensioni tra sunniti, capeggiati dall'Arabia Saudita, storica alleata delle potenze occidentali e dal 1945 vincolata da un patto di ferro agli Usa, e sciiti, riuniti intorno al nuovo Iran. Si inaspr� il conflitto tra Israele e i palestinesi. E la politica aggressiva del dittatore iracheno Saddam Hussein (1937-2006) port� ulteriore incertezza. Alleati di Israele e dei sauditi, gli Usa si tutelarono dichiarando che avrebbero considerato ogni episodio di violenza contro la propria posizione come un atto di terrorismo. "� necessario partire da questo momento", spiega Luca Micheletta, docente di Relazioni internazionali alla Sapienza di Roma, "per comprendere quella che per gli Usa � diventata la "Terza guerra mondiale", ovvero la guerra al terrorismo che minaccia cittadini e interessi statunitensi. Dopo la conclusione della crisi degli ostaggi, l'amministrazione di Ronald Reagan (1981-1989) chiar� al mondo che gli Stati Uniti non avrebbero pi� tollerato fatti come quelli di Teheran. La difficolt� di una lotta risolutiva contro il terrorismo ha spinto Washington, fin dagli Anni '80, a considerare aggressori gli Stati che sostengono gruppi terroristici e a reprimere questi atteggiamenti con il ricorso ad azioni unilaterali, anche di carattere militare, in nome del principio di legittima difesa". Cos� con l'Iran, accusato di sostenere gruppi guerriglieri come il palestinese Hamas e il libanese Hezbollah, non ci furono cedimenti. E mentre nei cortei iraniani risuonava lo slogan "morte all'America", gli Usa imponevano sanzioni economiche. Quando nel 1980, per espandersi, l'Iraq dichiar� guerra all'Iran, gli Stati Uniti appoggiarono Saddam. Gli scontri causarono almeno un milione di vittime e, senza un vincitore, durarono otto anni. Khomeini mor� nel 1989 e al suo posto venne scelta una nuova Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei (ancora in carica). Nei primi Anni '90, per mantenere il controllo dell'area, gli Stati Uniti mostrarono i muscoli: pur avendo appoggiato l'Iraq contro l'Iran, sconfissero Saddam, che aveva attaccato il Kuwait, ma senza arrivare a deporlo. All'inizio del nuovo millennio, dopo l'attentato dell'11 settembre 2001 a New York da parte di Al-Quaeda, gli Usa intervennero direttamente. Il presidente George W. Bush inser� anche l'Iran in quello che defin� "l'asse del male", un gruppo di nazioni responsabili del terrorismo internazionale. In quel contesto Teheran, simbolo della resistenza alla potenza occidentale, rivendic� un ruolo da protagonista, miglior� l'esercito e avvi� esperimenti per dotarsi di armi atomiche, violando il trattato di non proliferazione nucleare sottoscritto dallo sci� Pahlavi nel 1968. L'antiamericanismo, gi� ben radicato, si � accentuato in seguito alla presenza statunitense nell'area mediorientale. "Dopo l'attacco alle Torri gemelle", continua Micheletta, "l'invasione dell'Afghanistan nel 2001 e quella dell'Iraq nel 2003 hanno comportato, in aree di interesse iraniano, una massiccia presenza militare statunitense, che ha aggravato lo scontro tra Teheran e Washington. Non c'� dubbio che l'Iran sia il Paese che, insieme alla Russia, ha tentato e tenta ancora oggi di sabotare gli sforzi di Washington (secondo i propri interessi) per stabilizzare l'intera area. Il contenimento o il respingimento degli Stati Uniti coincide per il regime di Teheran con l'espansione della propria influenza sul mondo sciita, cio� su una parte importante del mondo arabo. E questo spiega la rivalit� dell'Iran con l'Arabia Saudita (sunnita) e il conseguente consolidamento della storica collaborazione tra sauditi e statunitensi. Non bisogna infine dimenticare che � ben presente, nell'opinione pubblica mediorientale, la questione israeliano-palestinese. L'Iran ha tenuto viva negli ultimi due decenni, caduto Saddam Hussein nel 2003 e indebolito Assad in Siria, una lotta senza compromessi contro Israele, che produce consensi nel mondo arabo ed � un altro motivo di scontro tra Washington e Teheran". Oggi il clima tra i due Paesi resta incandescente. Un accordo del 2015, per limitare gli esperimenti nucleari iraniani e le sanzioni economiche statunitensi, sembra destinato a fallire. L'uccisione del generale iraniano Soleimani, ordinata da Donald Trump lo scorso gennaio, ha rischiato di innescare un'escalation imprevedibile e fatto tornare indietro di quarant'anni l'orologio della Storia. Partita a scacchi coi virus (di Margherita Fronte, "Focus" n. 329/20) - Il nemico muove per primo. E poi tocca a noi pianificare una strategia per limitare i danni e usare le armi della scienza per battere l'avversario - Nel primo mese ha contagiato quasi 10.000 persone, uccidendone 213, ed � sbarcato in una ventina di Paesi, viaggiando sui voli provenienti da Wuhan (Cina), epicentro dell'epidemia. Dopo qualche tentennamento, il 30 gennaio l'Organizzazione Mondiale della Sanit� (Oms) ha ammesso che la nuova malattia costituisce un'emergenza di sanit� pubblica di rilevanza internazionale. Originatosi dai pipistrelli ma arrivato all'uomo in modo non ancora chiaro, il nuovo coronavirus � in ordine di tempo l'ultima invasione virale ad allarmare il mondo. Non � la prima, e non sar� neppure l'ultima. I virus sono ovunque e, oggi pi� che mai, bisogna tenere alta la guardia, per prevedere le loro mosse, capire come e dove colpiranno, pianificare le contromisure e sconfiggerli. Come in una partita a scacchi. I numeri restituiscono le dimensioni del problema. A partire dal 1970 sono stati scoperti pi� di 1.500 nuovi agenti patogeni (virus, ma anche batteri). Non tutti hanno avuto un impatto importante sulla salute, ma alcuni sono invece tristemente noti. � il caso di Ebola, comparso nel 1976 nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), e dell'Hiv, arrivato in Occidente dall'Africa fra gli anni '70 e '80 del secolo scorso, e causa di 32 milioni di morti, stando alle ultime stime. In anni pi� recenti, erano completamente nuovi anche il virus cinese della Sars e quello della Mers (la sindrome respiratoria mediorientale), entrambi parenti dell'attuale coronavirus. La stessa influenza, poi, cambia di anno in anno e quella di tipo A, che passa dagli animali all'uomo, pu� generare pandemie che hanno gi� fatto milioni di vittime in passato. Ma il quadro diventa ancora pi� fosco se si considerano cifre su ci� che potrebbe accadere in futuro. Si stima che nei mammiferi e negli uccelli di tutto il mondo alberghino dai 631.000 agli 827.000 virus che hanno il potenziale per infettare l'uomo. E con l'impennata nello sviluppo dei trasporti degli ultimi decenni, un'epidemia pu� diffondersi in pochi giorni ai quattro angoli del Pianeta. Proprio l'aumento dei viaggi � all'origine della maggior frequenza delle emergenze registrate nell'ultimo ventennio. Ma a giocare una parte importante nella nascita di nuovi virus � anche il nostro rapporto malato con l'ambiente naturale: i virus negli animali ci sono sempre stati. Se ora ci infettano pi� spesso significa che qualcosa � cambiato. "Il passaggio di un virus da un animale all'uomo � un evento raro, ma � favorito quando gli equilibri ecologici sono alterati", spiega Ilaria Capua, virologa italiana di fama internazionale, a capo del Centro di eccellenza One Health dell'Universit� della Florida (Usa) e autrice del recente Salute circolare (ed. Egea). "In particolare, la deforestazione, per far spazio a coltivazioni, pascoli o insediamenti umani, mette a contatto le popolazioni con animali selvatici che possono trasmettere malattie. Per esempio, il primo caso dell'epidemia di Ebola, che ha colpito l'Africa Occidentale nel 2014-2016, si � verificato in una zona che era stata deforestata per far spazio a coltivazioni di palme. I pipistrelli, che ospitano il virus, si sono spostati sui palmeti e i contadini li catturavano per mangiarli. La prima vittima � stata una donna che ha cucinato uno di questi animali". Non solo: anche tradizioni che un tempo potevano al massimo generare un focolaio epidemico locale sono diventate una minaccia globale. In Cina, destano preoccupazione i mercati che vendono animali selvatici vivi, come quello di Wuhan, dove si � probabilmente verificato il primo contagio della nuova epidemia. In Medio Oriente, a trasmettere all'uomo la Mers sono stati invece i dromedari. Le misure pi� utili a prevenire le emergenze sono quelle che impediscono ai virus di fare la prima mossa. Queste prevedono un monitoraggio attento delle aree a rischio al fine di cogliere i segnali di allarme, in primis fra gli animali, selvatici o allevati. Le morie di uccelli, per esempio, possono segnalare un'epidemia di influenza aviaria che potrebbe passare all'uomo. Ma esiste anche un progetto internazionale - molto ambizioso - che si propone di individuare e caratterizzare tutti i virus potenzialmente pericolosi presenti negli animali. Basandosi principalmente su dati genetici, il Global Virome Project vorrebbe creare nei prossimi 8-10 anni un gigantesco database, con informazioni sulla distribuzione geografica degli agenti infettivi e sulle possibili modalit� del passaggio all'uomo, che ci permetta di preparare una risposta adeguata prima ancora che avvenga il contagio. Il costo previsto (3,4 miliardi di dollari) ha fatto per� storcere il naso a tanti che sottolineano che il passaggio di un virus all'uomo � governato in gran parte dal caso: si rischia, insomma, di spendere parecchi soldi per schierare gli eserciti sulla frontiera sbagliata. La stessa Oms, del resto, invita a utilizzare i fondi disponibili per rafforzare i sistemi sanitari, soprattutto nei Paesi poveri e pi� esposti al rischio. Gli stanziamenti, sostiene, dovrebbero essere indirizzati verso "la formazione di personale specializzato a riconoscere nuove malattie, la fornitura di equipaggiamenti protettivi, la costruzione di laboratori di analisi e di strutture adatte all'isolamento dei pazienti". L'obiettivo delle misure raccomandate dall'Oms non � impedire il contagio dall'animale all'uomo, ma identificare il problema quando � ancora possibile confinarlo localmente. Attualmente, infatti, la primissima fase della risposta al virus � ancora quella che pi� spesso fallisce. L'inadeguatezza dei sistemi sanitari � per� soltanto parte del problema: alla fine del 2019, persino un Paese attrezzato come la Cina ha impiegato un mese a suonare l'allarme della nuova epidemia. Sotto accusa ci sono lentezze burocratiche, ragioni politiche, ma anche il fatto che la malattia determinata dal coronavirus pu� essere facilmente confusa con l'influenza. Spesso, dunque, si interviene quando il contagio � gi� sostenuto e non � pi� nemmeno possibile impedire che il virus varchi i confini nazionali. I fronti su cui combattere, allora, diventano molteplici: il principale resta il luogo di origine della malattia; gli altri invece sono in tutto il mondo; ogni Paese deve predisporre un piano per rispondere. "Sono essenziali l'isolamento dei pazienti e la messa in quarantena delle persone con cui sono venuti a contatto", spiega Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanit�. Ma le azioni di contenimento includono anche restrizioni ai viaggi, chiusura delle scuole, limitazioni a eventi pubblici e cos� via. "In Cina, nei mesi scorsi, sono state messe in campo misure molto drastiche, come i cordoni sanitari attorno alle citt� e le fortissime limitazioni ai trasporti", dice Rezza. "Questi provvedimenti sarebbero difficili da attuare in Occidente, perch� implicano restrizioni delle libert� personali. Tuttavia, trovano la nostra approvazione perch� sono utili a ritardare l'espansione del virus". E mentre, sul campo di battaglia, il personale sanitario combatte senza sosta, nelle retrovie lavora l'intelligence, che analizza la situazione e pianifica l'attacco e la difesa. Il fisico italiano Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston (Usa), � fra i maggiori esperti mondiali di epidemiologia computazionale, la disciplina che utilizza sistemi informatici per fare previsioni su come si diffonderanno le malattie. In collaborazione con la Fondazione Isi di Torino, e con altri centri di ricerca, ha sviluppato un modello che � gi� stato utilizzato in passato per Ebola e Zika, e che ora � impiegato per il nuovo coronavirus. "Il nostro sistema permette di fare una prima previsione sull'andamento di un'epidemia, incrociando i dati demografici con quelli relativi al traffico aereo, navale, ferroviario e ai sistemi di trasporto locali", spiega Vespignani. "Questa analisi viene poi affinata man mano che arrivano altre informazioni, per esempio sul periodo di incubazione della malattia, sulle modalit� di trasmissione e cos� via. Il modello copre 190 Paesi e le autorit� sanitarie utilizzano i nostri risultati per pianificare gli interventi e verificare l'efficacia delle misure di contrasto". Certo, si tratta di previsioni e non di certezze. Ma l'affidabilit� � alta: nell'ultima epidemia di Wuhan, il gruppo di Vespignani ha identificato in anticipo 18 dei 21 Paesi in cui il virus � arrivato nel primo mese (Italia compresa). Circoscrivere la malattia per ridurre il contagio non permette per� ancora di dare scacco matto al virus. La mossa vincente, infatti, deve arrivare dai ricercatori che lavorano a un obiettivo di pi� lungo periodo. Ovvero: lo sviluppo di farmaci e vaccini. Il sangue (o altro materiale biologico) prelevato ai pazienti � inviato in laboratori di massima sicurezza, presenti soltanto in alcuni ospedali (in Italia ce ne sono due: uno all'Ospedale Spallanzani di Roma e l'altro al Sacco di Milano). Qui il virus viene isolato, fatto crescere in coltura e il suo genoma � sequenziato. Per individuare prima possibile le soluzioni al problema, che � globale, i dati prodotti dai laboratori di tutto il mondo sono caricati su piattaforme informatiche accessibili a tutti, e discussi pubblicamente. "L'analisi genetica, per esempio, pu� aiutare a capire quali farmaci diagnostici utilizzare, ma � essenziale che ci sia trasparenza e condivisione dei risultati", riprende Ilaria Capua, che negli anni Novanta, rompendo una consuetudine ben radicata, � stata la prima al mondo a rendere pubblica la sequenza genetica di un virus (quello di un ceppo africano di influenza aviaria, sequenziato nel suo laboratorio). Per sviluppare un nuovo farmaco occorrono anni, ma in situazioni di emergenza l'analisi del virus pu� anche consentire di individuare medicine utili fra quelle gi� utilizzate per altre malattie. Cos�, in occasione dell'epidemia di coronavirus, la Thailandia ha ottenuto buoni risultati somministrando ai pazienti un cocktail di antivirali usati per curare l'influenza e l'Hiv. In situazioni particolarmente gravi, poi, si � ricorso persino a farmaci che non avevano ancora completato l'iter sperimentale, normalmente necessario alla messa in commercio. � accaduto in occasione dell'epidemia di Ebola, che fra il 2014 e l'inizio del 2016 ha ucciso pi� di 11.000 persone. Con l'approvazione dell'Oms, ad alcuni malati furono date medicine che erano state sperimentate soltanto sugli animali. Fra queste, il siero Zmapp, che fu somministrato anche al medico di Emergency Fabrizio Pulvirenti, che aveva contratto il virus in Sierra Leone, e che si salv�. Il medico di una volta (di Franca Porciani, "Focus Storia" n. 161/20) - Dallo sciamano al barbiere-chirurgo fino al dottore di fiducia: come � cambiata la figura di chi cura le malattie - "Nell'arco dei millenni non si � mai data una societ� umana senza una qualche forma di risposta, curativa o rassicurativa, alla domanda di tutela della vita umana e dell'integrit� fisica nei confronti di un mondo esterno ostile", scrive Giorgio Cosmacini nel fondamentale saggio L'arte lunga (Laterza). Le malattie ci sono sempre state e da sempre qualcuno ha cercato di guarirle. Un mestiere antico quello del medico, anche se fra il sacerdote-chirurgo dell'antico Egitto e i camici bianchi di oggi c'� ben poco in comune. Fin dalla preistoria si credeva che gli d�i avessero un'influenza sul corpo umano e che le malattie fossero una punizione divina. La strada per la guarigione (lo apprendiamo dai graffiti nelle caverne) passava per lo sciamano, figura rispettata e temuta che si riteneva potesse predire il futuro e cambiare il corso predestinato degli eventi. Nell'antico Egitto erano invece i sacerdoti, riuniti in una potente casta e organizzati secondo una gerarchia piramidale, a placare l'ira degli d�i: questi "terapeuti", aura di sacralit� a parte, raggiunsero anche grande competenza tecnico-professionale. Esistevano medici generici e specialisti: dell'addome, della digestione, degli occhi, dei denti... E furono anche abili chirurghi, come rivela un papiro risalente al 1600-1550 a.C., scoperto dall'egittologo Edwin Smith da un rigattiere di Luxor nel 1862: vi sono descritti 48 tipi di traumi con diagnosi e relativa cura. "Coesistevano due diverse categorie di curanti e guaritori", scrive Cosmacini, "da un lato chi era in grado di dialogare con gli d�i, con gli spiriti, con i morti, indovini della malattia (diagnosti), divinatori del destino (prognosti), mediatori dell'intervento divino risanatore (terapeuti); dall'altro gli "artigiani" della cura e della guarigione, operatori manuali ed esperti in fasciature (chirurghi) e in erbe". Anche per gli Assiri la malattia era un castigo divino, ma nella Babilonia del V secolo a.C. si praticava una "autocura" popolare, come racconta Erodoto nelle Storie: "Gli abitanti non hanno medici, trasportano il malato in piazza, poi accostandosi a lui, danno consigli sulla malattia. Non � lecito passare in silenzio senza chiedere di che male uno soffra". E mentre i sacerdoti scrutavano il fegato degli animali sacrificati per scorgervi presagi di malattie, l'estrazione di denti, l'apertura di ascessi e altre cruente operazioni erano affidate a chirurghi-barbieri (simili a quelli che compariranno in epoca medievale) di rango inferiore ai sacerdoti. La medicina magica continu� a proliferare nel mondo greco, protagonisti i sacerdoti di Asclepio, divinit� raffigurata come un uomo con in pugno un bastone su cui � attorcigliato un serpente. "Si riteneva che il rettile, provenendo dalle profondit� della terra, portasse con s� il potere dei medicamenti vegetali", racconta Paolo Mazzarello, docente di Storia della Medicina all'Universit� di Pavia. Ad Asclepio erano dedicati i "templi della salute" sparsi in tutta la Grecia: a Epidauro, Atene, Pergamo, Kos e Corinto (gli archeologi ne hanno contati pi� di 300). Chi veniva ricoverato qui doveva sottoporsi a un lavaggio purificante e a un digiuno; poi veniva sacrificato un animale e si aspettava la guarigione. Fu proprio il mondo greco a cambiare per sempre la storia della medicina, quando prese piede, intorno al V secolo a.C., una ars curandi "laica" che spiegava le malattie attraverso fattori ambientali, come dieta e abitudini di vita. Ne fu artefice Ippocrate, nato e vissuto nell'isola di Kos (460-370 a.C.), che ci ha lasciato il cosiddetto Corpus Hippocraticum, una settantina di opere a lui attribuite. La medicina ippocratica non entr� in competizione con la tradizione magico-religiosa, il corpo era visto come un vaso in cui fluivano gli umori: sangue, flegma, bile gialla e bile nera. La loro distribuzione armonica nell'organismo garantiva la salute, ma se si comprometteva l'equilibrio, la cura consisteva in decotti, salassi, clisteri e purghe. Con Ippocrate il lavoro del medico divenne una professione regolata da una deontologia, anche se non � del tutto certa l'attribuzione del Giuramento di Ippocrate, che ancora oggi viene recitato dai neolaureati in pi� di una universit� italiana. Si tratta di un insieme di principi a cui attenersi, come dare priorit� al benessere del paziente e non infrangere il segreto professionale. Il punto centrale della relazione con il malato era l'amicizia (philia) e l'amore per l'uomo (philanthropia) si coniugava con l'arte del curare (philotekhnia). Erano esclusi gli schiavi: a loro si applicava una sorta di "veterinaria per uomini", come spiega Pedro La�n Entralgo nel saggio Il medico e il malato (Ap�iron): "Normalmente gli schiavi non venivano curati da dottori, ma da rozzi empiristi che avevano appreso qualche rudimento di medicina". Nel II secolo d.C. la scuola ippocratica fu traslata, tale e quale, nel mondo romano da Galeno di Pergamo (130-210 d.C.) che dal 162, alla corte di Marco Aurelio, si dedic� alla stesura di opere che influenzarono l'ars curandi fino al Rinascimento. I suoi principi erano gli stessi di Ippocrate, ma avendo avuto modo di studiare le ferite dei gladiatori fece importanti osservazioni anatomiche, individuando la grande vena di Galeno nel cervello, sette paia di nervi cranici, il nervo laringeo superiore e inferiore. Nel mondo romano, per�, non esistevano luoghi in cui s'insegnasse a curare: la formazione avveniva al seguito di un maestro. La prima vera scuola di medicina nacque a Salerno nel IX-X secolo e tocc� il suo apogeo con Costantino Africano (1020-1087), medico-letterato che tradusse in latino molte opere dall'arabo. Questo consent� di riscoprire i classici del mondo greco (che erano stati tradotti in arabo) oltre che scoprire manoscritti della medicina araba, come Il libro della guarigione e Il canone della medicina di Avicenna (980-1037). Tra i personaggi di spicco della Scuola salernitana c'erano anche donne: fra queste Trotula de Ruggiero, a cui si deve un compendio di scienza ostetrica che si estende alla cura del neonato e all'allattamento. Il passo successivo verso la scolarizzazione avvenne nel 1231, quando Federico II di Svevia impose l'obbligo di un titolo ufficiale per l'esercizio della medicina. Nacquero cos� facolt� dedicate, oltre alla Scuola di Salerno, l'universit� di Montpellier, di Bologna (fondata nel 1088), di Parigi, di Oxford, di Salamanca, ma l'insegnamento in questi luoghi era pi� filosofico che pratico: l'assistenza ai malati veniva garantita invece dai conventi, soprattutto benedettini. Mentre gli eruditi medici dell'Accademia erogavano i loro servigi soltanto ai "signori", i chirurghi che venivano da una scuola di bottega imparavano a trapanare il cranio, a ridurre le fratture, senza avere, per�, accesso all'universit� (dove approderanno soltanto nel Settecento). La peste che devast� l'Europa a met� del Trecento favor� poi la diffusione di ospedali e lazzaretti con l'intento di isolare un'epidemia di fronte alla quale anche i dottori delle universit� si rivelarono impotenti. Ma la vera svolta nella formazione del medico avvenne con il boom dell'anatomia (la prima dissezione non ostacolata dalla Chiesa, effettuata a Bologna, risale al 1315). Il malato divenne un oggetto da osservare minuziosamente, cercando un significato ai suoi sintomi e verificando nel cadavere le eventuali ipotesi. Fu un processo lungo che nel Settecento sfoci� nella nascita della "patologia d'organo". Lo specialista cominci� a cercare una correlazione fra quel che vedeva nelle dissezioni e i disturbi che il malato presentava da vivo. A met� Ottocento, in Italia, una grande novit�: il Regio Decreto 2.248 del 1865 dichiarava necessaria la funzione del medico per la cura della salute pubblica. Nacque cos� il medico condotto, dal latino conductus (assunto), figura che esisteva da tempo ma alla quale ora veniva riconosciuto un contratto stabile per garantire assistenza continua (diurna e notturna) a una comunit�. Tra fine Ottocento e inizio Novecento ci fu un altro grande cambiamento: il movimento di ribellione sociale del proletariato port� alla consapevolezza delle masse popolari del "diritto" alla salute. Da qui l'idea di un sistema sanitario nazionale che si diffuse in tutta Europa, Gran Bretagna in testa, dopo la Seconda guerra mondiale, ma arriv� in Italia solo nel 1978. Un dottore a tutte le ore Il medico condotto, che oper� nel nostro Paese dall'Unit� d'Italia fino agli anni Settanta, era disponibile notte e giorno e capace di fare tutto, dai punti di sutura ai piccoli interventi, fino ai parti. Sempre in giro per le campagne in sella al cavallo o in calesse, fu una grande risorsa nelle zone pi� disagiate. Nell'arco di pochi anni questo medico "itinerante" riusc� a guadagnarsi la fiducia dei contadini, abituati da secoli ad affidarsi a guaritori e ciarlatani. Indispensabile accessorio della sua attivit� era la "borsa da medico", che conteneva termometro, farmaci, siringhe, lo sfigmomanometro (per rilevare la pressione, inventato a fine Ottocento), lo stetoscopio, un laccio di gomma, qualche benda e il necessario per i punti. La sterilizzazione avveniva al momento passando gli strumenti nella fiamma libera o con la bollitura. Completavano il tutto un contenitore con sanguisughe e, dai primi del Novecento, i cateteri metallici. Nel 1887 circa la met� dei 17.568 camici bianchi operanti nel nostro Paese erano condotti e fornivano assistenza in 10.264 comuni. Questa figura scomparve nel 1978, quando, con l'istituzione del Servizio sanitario nazionale, fu sostituita dal medico di famiglia. Latte e yogurt, bianca sfida tra virt� e benefici ("RivistAmica" n. 2/20) - Quando � meglio scegliere l'uno o l'altro? In quali quantit� � giusto consumarli? Quali sono le loro caratteristiche a confronto? Chiariamo ogni dubbio con l'aiuto di un'esperta - Latte e yogurt sono i due grandi protagonisti delle colazioni pi� amate e tradizionali, ma non sfigurano neanche come merenda o spuntino. La dottoressa Elisabetta Macorsini, biologa nutrizionista che esercita la libera professione a Milano e che collabora con l'ospedale Humanitas, ci aiuta a capire se, quando e perch� preferire il primo o il secondo. "Latte e yogurt hanno caratteristiche simili dal punto di vista nutrizionale, tendenzialmente: a meno che non ci siano patologie si pu� scegliere per quale prodotto optare in base ai propri gusti personali" spiega la dottoressa Macorsini. "Magari in inverno si tende a prediligere una tazza di latte tiepido, mentre d'estate si preferisce lo yogurt, che � fresco e cremoso". Sebbene il latte possa essere ottenuto da tutti i mammiferi, quello per antonomasia � quello di mucca. Dal sapore dolciastro, grazie al lattosio, lo zucchero che contiene naturalmente, e dall'odore delicato � un vero e proprio alimento, per di pi� anche estremamente completo dal punto di vista nutrizionale. L'apporto calorico e di grassi varia in base al livello di scrematura, mentre restano invariati i livelli di proteine ad alto valore biologico, vitamine (A, del gruppo B, C, E) e minerali (calcio, fosforo, zinco, selenio, potassio, magnesio). "Questo significa - ricorda la dottoressa Macorsini - che in caso di necessit� di dimagrimento oppure per le donne in menopausa potrebbe essere opportuno preferire il latte parzialmente scremato. Secondo l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanit�, inoltre latte e latticini non sono causa di patologie e possono essere consumati secondo le porzioni raccomandate". Con il termine yogurt si identifica un alimento frutto della fermentazione del latte dei batteri Lactobacillus o Streptococcus. Quello bianco, anche intero, ha un apporto calorico medio-basso ma � una buona e digeribile fonte dei nutrienti del latte, quindi proteine di alto valore biologico, vitamine (A, B2) e minerali (calcio, fosforo). Al palato � vellutato e piacevolmente acidulo, ed � proprio questo sapore che lo rende cos� amato. "Potremmo definire lo yogurt un latte in cui gli enzimi hanno gi� "digerito" il lattosio, il nutriente che d� fastidio a chi � intollerante", riassume la nutrizionista. "Questo significa che in molti casi, se non si esagera con le quantit�, anche chi deve evitare il lattosio tollera bene lo yogurt tradizionale e non �, quindi, indispensabile scegliere quello delattosato". A meno che non ci siano specifiche indicazioni da parte di professionisti del settore, come medici, dietisti o nutrizionisti, l'INRAN (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) consiglia di consumare fino a tre porzioni giornaliere tra latte e yogurt. Una porzione di latte corrisponde ad un bicchiere (circa 125 ml), mentre una di yogurt al classico vasetto da 125 g. "L'ideale sarebbe preferire lo yogurt bianco, da aromatizzare poi a piacere con frutta, cacao, anche cereali controllando bene il contenuto di zuccheri", consiglia la dottoressa Marcosini. Il latte � fonte di proteine, acidi grassi essenziali e calcio, essenziale per mantenere in salute ossa e denti. Apporta anche antiossidanti e micronutrienti che contribuiscono al buon funzionamento del metabolismo e del sistema cardiovascolare. Lo yogurt � utile per assumere tutti i nutrienti del latte, in maniera pi� digeribile e concentrata. Grazie ai batteri utilizzati per fermentare il latte ed ottenere questo alimento, � particolarmente ricco di probiotici, utili al corretto funzionamento intestinale. Valtellina, relax per tutti ("RivistAmica" n. 2/20) - Le strutture di Bormio, l'Acquagrande di Livigno, l'escursione tra le acque benefiche della Foresta dei Bagni di Masino: tante idee per godersi qualche ora di sano riposo - Paesaggi incontaminati, i suoni della natura a cullare i nostri sogni e tante strutture di altissimo livello per accogliere le famiglie alla ricerca del relax. Quello tra il benessere e la Valtellina � un matrimonio che risale alla notte dei tempi. Le prime testimonianze in cui si fa riferimento alle acque termali risalgono a diverse migliaia di anni fa, ma i loro effetti benefici non hanno mai smesso di dare ristoro ai visitatori: imperatori, principesse, ma anche gente comune, che ancora oggi sceglie la Valtellina per trovare una via di fuga dallo stress. Incastonata nel cuore delle Alpi retiche, non troppo lontana dal confine con la Svizzera, Bormio si � guadagnata sul campo il ruolo di capitale del relax. All'interno del suo comprensorio, denominato anche "Magnifica Terra" o "Magna Terra di Bormio e le onorate valli", si possono trovare non solo alcune delle piste da sci migliori d'Europa, ma anche molteplici strutture ricettive di alta qualit�. Oggi vanta ben tre centri termali: QC Terme Bagni Nuovi, QC Terme Bagni Vecchi e Bormio Terme. "In testa alla Valtolina � la montagna di Bormi [...] A Bormi sono i bagni", con queste parole Leonardo da Vinci menzion� le acque termali di Bormio nel suo Codice Atlantico quando, al seguito della moglie dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo, Bianca Maria Sforza, pass� per la Valtellina. Ma le acque termali erano conosciute e utilizzate fin dall'antichit�, come dimostrano una stele votiva di et� etrusca, probabilmente risalente al V secolo a.C., e gli scritti dello storico Cassiodoro, in cui viene testimoniata la presenza di sorgenti termali, identificate da alcuni storici proprio come quelle di Bormio. Oasi ideale per le famiglie in cerca di divertimento, meta perfetta per chiunque cerchi divertimento e riposo, Bormio Terme � anche un importante centro curativo convenzionato con il sistema sanitario nazionale, in cui si possono svolgere visite mediche specialistiche, sessioni di fisioterapia, ma anche trattamenti balneo-fangoterapici. Sorge nel centro del comune e ospita un'ampia loggia termale, grandi piscine interne ed esterne, solarium, lettini idromassaggio per ogni esigenza ed et�: dall'acquascivolo per i pi� piccoli all'attrezzatissimo Termarium per gli adulti. www.bormioterme.it Una struttura in stile liberty in cui immergersi, circondati dalla natura del Parco Nazionale dello Stelvio. Il centro termale QC Bagni Nuovi si articola in quattro settori con differenti percorsi termali, promettendo un'esperienza polisensoriale in cui aromi, luci, immagini e colori si mescolano per offrire attimi di puro benessere. Circa 30 diverse proposte che sfruttano la rigogliosa natura circostante per offrire i benefici della Forest therapy (Terapia della Foresta), una tendenza di origine orientale che si � diffusa soprattutto negli ultimi anni e cerca di sfruttare al massimo l'energia della natura per trovare ristoro. www.bagnidibormio.it Il centro QC Terme Bagni Vecchi � invece la dimostrazione vivente che il benessere non ha et�. Una visita alla struttura permette di fare un tuffo in una storia lunga duemila anni. Sono ben sei i settori, caratterizzati da percorsi termali unici al mondo. I Bagni Romani, ad esempio conosciuti fin dal I secolo a.C., oppure i bagni dell'Arciduchessa cos� chiamati in onore dell'Arciduchessa d'Austria, che per molti anni ha trascorso il periodo estivo all'interno della struttura. Senza ovviamente dimenticare la Grotta Sudatoria di San Martino, che conduce a una sorgente custodita nel cuore della montagna, ma anche i bagni Imperiali e la vasca panoramica all'aperto che affaccia sulla conca di Bormio, offrendo una spettacolare vista della Magnifica Terra e delle bellezze naturali che la circondano. www.bagnidibormio.it La foresta dei Bagni di Masino All'apice della Val di Masino, in una terra in cui l'uomo da sempre vive alla ricerca di un equilibrio con la natura, sorgevano sino a pochi anni fa le Terme dei Bagni di Masino. Una struttura storica, le cui propriet� benefiche sono attestate gi� a partire dal XV secolo. Gli impianti sono stati chiusi nel 2015, anche se la speranza di riaprirli continua ad essere alimentata da diversi progetti e piani di rilancio. A prescindere dalla riapertura del centro, per�, le acque termali sono circondate da una splendida foresta di abeti e faggi, che merita assolutamente una visita. Nei pressi di San Martino si trova un lungo itinerario che, dopo aver attraversato un bosco alle pendici del Monte Lobbia, raggiunge proprio i Bagni di Masino e le sue acque benefiche. Un percorso spettacolare da godere in compagnia di amici e famiglia, per un'escursione divertente e non troppo faticosa. Acquagranda di Livigno Non si tratta di un centro termale, ma l'Acquagranda di Livigno � comunque una casa del benessere e della tranquillit�. Saune, bagni di vapore, la piscina d'acqua salata e le tante stanze relax offrono ai visitatori un luogo perfetto per ritrovare l'equilibrio tra corpo e mente. Per tutte le informazioni � possibile visitare il sito Internet https://www.acquagrandalivigno.com Francesco Gabbani: sono un italiano vero (di Davide Turrini, "Millennium" n. 32/20) Gabbani's karma e viceversa. Perch� il destino dell'occidentale, italiano vero, carrarino, Francesco Gabbani, sembra quello di dover stare sempre in cima all'olimpo del pop italiano del ventunesimo secolo. Tre Festival di Sanremo. Primo posto tra i Giovani nel 2016. Vittoria assoluta nel 2017. Secondo posto nel 2020 con la giuria demoscopica a darlo vincitore con netto distacco. L'accelerazione di Gabbani, baffetto alla Buscaglione, portachiavi mollettone fosforescente nella tasca dei jeans, t-shirt a righe orizzontali e brillantina come in Grease, � concentrata negli ultimi quattro anni. Chiamatelo bamboccione. Il successo arriva solo a 33 anni. Poi esplode. Diventa tormentone. Perch� Francesco prima si � fatto il mazzo. Ci ha provato, creduto, ed � arrivata la fama. Lo incontriamo prima dell'ennesimo firmacopie da tutto esaurito. Quindicimila cd bruciati in tre giorni. Le fan si fanno autografare un coupon stropicciato di Viceversa. - Il nuovo cd ha un libretto che si apre lungo lungo a fisarmonica: l'hai mai suonata? "No, per� ne ho vendute parecchie. Per anni ho lavorato nel negozio di strumenti musicali di mio padre. Per suonarla si utilizzano tutti i registri, la tastiera � simile al pianoforte, poi ha le basse con i bottoni. La fisarmonica � complicatissima. I giovani lo giudicano uno strumento arcaico, ma i fisarmonicisti meritano grande rispetto". - Gabbani polistrumentista. "La chitarra � l'unico strumento che ho studiato. Basso e piano li strimpello. Anche la batteria l'ho imparata e amata perch� mio padre era un batterista. Suonava negli anni Settanta, l'epoca in cui nei dancing non si erano ancora diffusi i dj e c'era l'orchestra che faceva tutto. Poi lui ebbe una parentesi particolare e registr� un album con una band senegalese, gli M'Bamina. Era l'unico bianco in mezzo agli africani. Una volta su Rai 1 alle due di notte mi � apparso mio padre in un filmato d'archivio mentre suonava". - La musica � nel dna familiare... "In quello di mio padre. Mia madre non ha mai suonato e l'ha subita, anche se ha obbligato mio padre a smettere". - Sei nato a Carrara, patria degli anarchici... "Inconsapevolmente deve avermi influenzato a livello creativo, ma non politico. Per il rapporto tra la mia morale e l'etica sociale ho tratti anarchici. L'esempio pi� lampante � successo nella mia famiglia. Pur avendomi trasmesso grandi valori, mia madre mi ha sempre fatto ostruzionismo. Voleva indirizzarmi verso una sua proiezione ideale di riconoscimento sociale classico. E qui ho dimostrato di essere anarchico. Ho scelto, nonostante le sofferenze comportate, di seguire un sogno. Ho lottato per la mia libert� senza sottostare a regole. A livello emozionale e sentimentale ho sempre seguito quello che sentivo giusto cercando di essere fuori dal coro". - Miti e punti di riferimento dell'universo Gabbani. "Tendo a non mitizzare nessuno. Banalmente: un mito � mia nonna Armanda, morta da diversi anni. Da quando aveva circa trent'anni � sempre stata malata. Ha avuto una vita di sofferenze con operazioni continue a cranio aperto, semiparalizzata. Per� non si � mai lamentata. Come stai nonna? E lei: benissimo. Invece era distrutta". - C'� una bella foto tua con Francesco Guccini su Instagram... "Il linguaggio musicale rispetto all'epoca di Guccini � cambiato tantissimo. Non c'� pi� la possibilit� di avere l'attitudine all'approfondimento per capire un artista come lui. Guccini � quello che � oggi perch� ha costruito una sua strada in quell'epoca, quando c'era un presupposto per farlo. Non era esercizio di stile il suo, ma una necessit�. � stato integerrimo nell'esprimersi svincolandosi da qualsiasi strumentalizzazione commerciale". - Flashback. Gabbani ragazzino cosa voleva fare da grande? "Quello che faccio ora. Mi vedevo cos�. Non nello specifico a vincere Sanremo, ma dentro di me ho sempre inseguito in modo naturale la mia vocazione. La scoperta pi� grande � stata quando ho capito che con la musica potevo creare qualcosa". - La musica come godimento interiore... "Quella di mettere insieme le note � una sensazione fisica che ho da quando ero piccolo. Ho iniziato a suonare la batteria a quattro anni. Giocavo suonando. Non avevo macchinine, Lego, soldatini. Mia mamma era disperata. Le facevo comprare le lampadine colorate per illuminare la mansarda, che era la mia stanza dei giochi, dove in realt� c'erano batterie e tastiere. Passavo pomeriggi chiudendo le finestre, accendendo le lampadine e salendo su una cassapanca di vimini ricreando un palco". - Chiss� pap� che ti faceva ascoltare... "Blues, soul, jazz. Da bambino mai ascoltato musica pop o rock and roll. Questi giochi li facevo mettendo su Stewie Wonder, Jethro Tull, Manhattan Transfer. Ero adolescente quando usc� il primo album di Gianluca Grignani, Destinazione paradiso. Suonavo la chitarra da anni. Ascoltavo quella roba l� e dicevo: non mi piace. Il punto � che non mi era mai stato insegnato come apprendere l'aspetto emozionale che c'� in ogni tipo di musica. A diciannove anni me ne sono accorto e Vita tra le dita � diventato un pezzo della madonna". - Un collega che ti � piaciuto a Sanremo. "Bugo e Morgan. Sincero � un brano bellissimo. Osservo con sofferenza come sia andata a finire la loro esibizione e presenza al festival. Sono due artisti che gi� stimavo singolarmente e mi dispiace cadano dentro a queste assurde dinamiche". - Sul palco di Sanremo sembri nel tuo habitat naturale... "Oramai non lo vivo pi� con tensione ma con comodit�". - Un pensierino a presentare il festival l'hai mai fatto? "Non ci penso, ma se dovessero propormelo potrei anche provarci". - Gabbani punto di svolta: il ritornello di "Occidentali's Karma". "Fu un testo scritto a quattro mani. C'� molto di Fabio Ilaqua con cui non collaboro pi�. "Lezioni di nirvana, c'� Buddha in fila indiana" � surrealismo puro. Era la voglia di lanciare una provocazione". - � diventato un tormentone in un Amen... "Su Youtube ha superato 233 milioni di visualizzazioni. Lo cantano i bambini. E dire che prima di Sanremo lo consideravo troppo arzigogolato. Pensavo non fosse facile da percepire. La quantit� di parole mi preoccupava". - Prova ascolto di "Viceversa" durante un viaggio in automobile. Altro ritornello che rimane nell'orecchio... "� stato Gino Pacifico, il coautore, a lanciarmi la borraccia all'ultimo tornante. Al 95% � farina del mio sacco. Mi � venuto cos� senza pensarci. C'� uno sviluppo melodico semplice soprattutto nel ritornello. Il brano parte strano. Viene da una tensione, voglio spiegare l'amore e c'� un climax disperato. Poi si rilassa con "ma se dovessimo spiegare, in pochissime parole" (canta, ndr). � come un "don't worry, be happy". Infine esplode con il ritornello. Sulle strofe c'� il mio tradizionale rapporto tra gli opposti che � il mio modo di scrivere. "Anime sporchissime in purissimi difetti", per esempio. Tendo a posizionarmi sempre nel mezzo perch� da l� posso guardarmi intorno". - Altro flashback. "Greitist iz", 2014. "Brano: "I dischi non si suonano". "Se sincronizzare due dischi vuol dire suonare, io potrei tranquillamente andare a sfilare per Armani, non so, Dolce e Gabbana, oppure dico in giro che la Canalis mi ama". Fu uno scherzo. Stimo i dj, per� oramai con la tecnologia � facile fare un po' tutto. Di' che metti su i dischi e chiudila l�". - Qualche stilista ti ha mai chiesto di sfilare?" "Ma figuriamoci. Ho la mia presenza, ma non ho i requisiti necessari. Penso che sia molto importante accettarsi per quello che si � anche nelle caratteristiche fisiche, conoscendo i propri limiti. E non � per provare stupidamente a superarli, ma per sguazzarci dentro. Io ho una vocalit� che naturalmente come frequenza parte da qui e arriva qui (fa il gesto con le mani, ndr). Se volessi fare l'acuto alla Diodato non riuscirei. Lui arriva pi� alto di me. Piscerei fuori dal vaso. Sarei un perdente in partenza. Non � rassegnazione. � consapevolezza". - La Canalis ti ha mai chiamato? "No. E poi non � il mio tipo (ride, ndr). Non � la mia donna ideale. � bellissima e bravissima, ma non rappresenta i miei canoni di bellezza. L'ho un po' strumentalizzata (ride) e mi scuso". - Album "Viceversa". Brano: "Shabola". "Il lato oscuro abbaglia pi� del sole". Un altro dei tuoi ossimori. Cosa ti fa paura nel quotidiano? "L'imprevedibilit� di certi esseri umani, il timore di subire la loro violenza immotivata. E poi la paura suprema: non sapere che cazzo stiamo a fare qui su questa terra". - Altro brano: "Il sudore ci appiccica". "Qui da casa mia vedo poco la nazione, vedo molto bene bananine e bananone". "Due versi pi� avanti canto anche dell'"italiana banana". Nel nostro essere italiani � come se ci fosse un tacito consenso a dare fregature agli altri e accettare che vengano date indietro". - La terza serata di Sanremo sei apparso in scena vestito da astronauta con la bandiera italiana cantando "l'Italiano" di Toto Cutugno... "Volevo rappresentare l'italianit� nel senso universale dell'esistenza. La reazione � stata che tutti mi hanno dato del sovranista". - Tu invece ti senti europeo... "Mi sento universalista". - Una figura popolare che ti d� fiducia in questa societ�? "Non sono cattolico praticante, anzi sono sempre alla ricerca di una mia fede. Ma se devo citare una persona che reputo sincera e che mi ispira fiducia, dico Papa Francesco. Mi sembra un uomo che va oltre il fatto di essere papa. Credo che faccia del bene". - Da musicisti indipendenti non si riesce a sfondare. Ci vuole una grande major... "No. Oggi con il web si riesce". - Forse solo per lanciarti, dopo arrivano le grandi etichette... "Dipende dal genere musicale che fai. Ci sono artisti che non vanno in tv e solo con l'ascolto in radio riempiono i palazzetti. Io lavoro con la Bmg che non � una vera e propria major, ma una publishing. Il mio rapporto con loro nacque come autore di testi per altri cantanti. Lo dico senza ipocrisia: non ho mai avuto favoritismi. � ovvio che per me, che ho un pubblico trasversale, aver avuto la chance di Sanremo con milioni di persone davanti � stato fondamentale. Pi� che la casa discografica � il contenitore di comunicazione che fa la differenza". - Quando il clic dall'anonimato al successo? "Nel 2016 dopo Amen andavo ancora in giro con il furgone a fare i live assieme a mio fratello. Smontavamo e rimontavamo il palco. Poi � arrivato Occidentali's Karma. L'aspetto negativo comunque c'�. Non posso pi� passeggiare per strada e stare tra me e me. Anche se non ti fermano ti accorgi che non passi inosservato. Non voglio lamentarmi, per carit�, ma ho spesso bisogno di isolarmi". - Album nell'ipod o sempre a disposizione su spotify? "The Legend di Bob Marley. Non mi stanca mai. Quel tipo di canzoni e quel modo di fare le cose continuano a emozionarmi. Si pu� essere sovversivi, alternativi, controcorrente, avere un messaggio di protesta ma con calma, delicatezza, senza urlare". - Nei momenti di gavetta pazza idea di fare un talent? "No, ma feci un'esperienza chiesta dalla Sony Music. Avevo una band, i Trikobalto e mi proposero X-Factor. Era il 2010. Mi portarono ai provini. Volevano farmi fare un talent come canale di promozione, ma dentro alle selezioni mi sentivo un pesce fuor d'acqua e all'improvviso ho mollato". - Il featuring pronto nel cassetto? "I duetti a tavolino non mi piacciono. Vorrei che nascesse spontaneo. Con Franco Battiato il sogno. Al festival ho legato con Paolo Jannacci. Chiss� se sar� lui il prossimo. Carlo Verdone: il retaggio della commedia italiana (di Stefano Cocci, "Ulisse" n. 424/20) - Ha scritto e interpretato personaggi indimenticabili del cinema del Belpaese, facendo ridere intere generazioni - � il simbolo della commedia italiana, 43 anni di carriera, una lista lunghissima di successi al botteghino, attori e attrici lanciati o rivitalizzati, personaggi passati alla storia del cinema del Belpaese, ma soprattutto del costume nazionale. S� perch� Pasquale Amitrano, Enzo il coatto, l'ingenuo Mimmo, Oscar Pettinari, Sergio Benvenuti, Don Alfio, Ivano sono tutte icone che hanno fatto ridere e sorridere pi� di una generazione e, ancora oggi, conquistano il pubblico sempre pi� esigente del XXI secolo. Verdone non si � seduto sulla sua storia professionale, ma, instancabile, continua a sfornare film. � arrivato a fine febbraio nelle sale italiane Si vive una volta sola, in cui Verdone dirige se stesso e un terzetto di grandi interpreti: Anna Foglietta, Rocco Papaleo e Max Tortora. I quattro compongono una equipe di chirurgia, talmente stimata che perfino il Papa si affida a loro. Quattro professionisti di successo, ma pieni di problemi nella vita privata. Cos�, per vincere la noia e non pensare ai problemi, tre di loro organizzano terribili scherzi ai danni di Rocco Papaleo. Quando scoprono per� che l'amico e collega ha contratto un terribile male, decidono di trascorrere una vacanza insieme in Puglia, cercando l'occasione migliore per annunciare la triste notizia. - Come � nata l'idea? "Dal forte desiderio da parte mia di fare un film corale. Sentivo il desiderio di mettermi accanto un gruppo di attori, scegliendo qualcuno con cui non avevo mai lavorato". - Che film � Si vive una volta sola? "Un film sulla vera amicizia, declinata in tanti modi, su quanto sia importante avere accanto un amico, pi� di un medico o di una medicina, perch� condividere con qualcuno, in maniera bella, sana e costruttiva, le tue passioni, la tua ironia, i tuoi gusti � fondamentale. Il pezzo forte � nella scrittura e soprattutto la recitazione di tutti e quattro. Devo dire che � il miglior cast della mia carriera". - Come � arrivato a Papaleo, Foglietta e Tortora? "Un tempo cucivo il personaggio addosso all'attore o all'attrice. Oggi non � pi� possibile, gli impegni sono tanti, ci sono le serie tv, tanto teatro e i film che, nonostante tutto, si continuano a girare. � pi� complicato. Con me lavorano volentieri, sanno che cerco sempre di esaltare gli attori, voglio portarli al loro livello massimo, soprattutto le attrici. Ho trovato una disponibilit� nei miei confronti bella, siamo entrati in sintonia e la cosa meravigliosa � che siamo diventati amici e continuiamo a sentirci anche dopo la fine del film. Con loro si � stabilito un rapporto di vera autentica amicizia, ci si telefona per chiedersi "come stai?" ed � una cosa meravigliosa perch� non capita quasi mai". - Avete girato per quasi due mesi in Puglia. Quanto vi siete divertiti lei, Papaleo, Foglietta e Tortora nel meraviglioso mare pugliese? "Molto, � un film che non ho sentito, eravamo talmente in sintonia e bravi, il primo ciak sempre buono, siamo andati talmente spediti, che abbiamo finito le riprese un giorno prima, sintomo che il film stava venendo bene. Abbiamo visto dei posti magnifici, io non avevo mai filmato la Puglia e devo dire che penso che i pugliesi saranno molto contenti quando vedranno il film". - Personaggi, storie e citazioni dei suoi film sono conosciuti da tutti in Italia. Battute come "In che senso", "C'era un cargo battente bandiera liberiana", "Come so' ste olive?", "Famolo strano" sono entrate nel lessico familiare. Che rapporto ha con il suo retaggio artistico? "Con un certo distacco, mi rendo conto che ho saputo cogliere dei momenti, delle fragilit�, dei tic, nel gergo e nel comportamento, tipici del periodo, degli anni Ottanta, una certa megalomania, la mitomania. Oggi � tutto cambiato, ma sono riuscito a individuare e anticipare, come in Gallo Cedrone, tanta follia, tanta impreparazione, la bipolarit�, che poi avremmo conosciuto anche sul piano politico, ma devo dire che ci sono dei personaggi che mi hanno ampiamente superato".