Luglio 2017 n. 7 Anno XLVII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice C'� chi soffre e chi se la gode? Natura in pillole Dolce dormire La sai l'ultima sull'umorismo? Eolie: un paradiso a portata di mano Ilaria d'Amico: a tutto campo Comunicato: chiusura per ferie C'� chi soffre e chi se la gode? (di Peppe Liberti, "Focus" n 297/17) - Le disuguaglianze economiche sono in aumento in tutto il mondo. Eliminarle del tutto, per�, non � una buona idea - I dati parlano chiaro. O, almeno, cos� sembra. In Italia la disuguaglianza tra le classi sociali aumenta. Nel 2016, secondo Credit Suisse, il 10% delle persone possedeva il 55% della ricchezza. Nel 2008, la stessa percentuale arrivava "solo" al 45%. � il segno del degrado dei tempi? Dobbiamo preoccuparci? E c'� qualcosa che possiamo fare davvero per "raddrizzare" la situazione? I giornali e le televisioni, come c'era d'aspettarsi, non hanno tardato a proporre le loro ricette. Al di l� delle reazioni di pancia, che spesso lasciano il tempo che trovano, per�, molti esperti concordano: le cose sono un po' diverse da come sembrano. La storia e l'economia, infatti, insegnano che: 1) le disuguaglianze esistono sempre, anche nelle societ� pi� egalitarie immaginabili, se non altro per ragioni di et� e di reddito; 2) sono ineliminabili, a meno di cancellare del tutto anche la ricchezza che le genera, come nel caso di epidemie o guerre; 3) la ricchezza accumulata non � il giusto parametro per valutare - anche in termini puramente economici - il grado di benessere di una persona (conta di pi� il tenore di vita, per esempio); e 4) con la disuguaglianza � meglio convivere, dando magari a tutti la possibilit� reale di entrare nella categoria dei "privilegiati". Per cominciare, bisogna dire che in s� la disuguaglianza non � un male assoluto. Un certo livello di differenza economica, infatti, serve a premiare chi contribuisce di pi� allo sviluppo della societ�, e quindi a incoraggiare le persone a farlo. Ma la vera sorpresa � quanto emerge dai modelli matematici, come quelli dell'economista Sandro Brusco: "La disuguaglianza nei livelli di ricchezza � inevitabile, perfino in una societ� di eguali". Brusco insegna alla Stony Brook University di New York, negli Stati Uniti. Sul sito noiseFromAmerika.org, al quale contribuiscono economisti italiani che vivono e lavorano negli Stati Uniti, ha simulato come verrebbe distribuita la ricchezza in una societ� popolata da cittadini "perfettamente uguali". Si tratta di un mondo ipotetico in cui le persone sono programmate per vivere la stessa storia individuale: iniziano a lavorare tutte alla stessa et�; alla stessa et� vanno in pensione e infine muoiono. In una societ� del genere, anche lo stipendio e la pensione sono uguali per tutti, tutti pagano le stesse tasse e tutti mantengono il medesimo tenore di vita. Non ci sono dunque differenze n� nei salari n� nei consumi, cos� come � nulla la differenza tra i redditi complessivamente guadagnati nell'arco della vita. Insomma, pi� uguali di cos� non si pu�. Eppure la simulazione di Brusco dimostra che, anche in una societ� del genere, una disuguaglianza si genera: la ricchezza accumulata col risparmio, infatti, cambia con l'et�. Aumenta fino al momento della pensione e poi decresce. Il motivo? La gente mette da parte quanto guadagna negli anni di maggior produttivit�, per avere risorse disponibili quando invecchia. Curiosamente, malgrado il modello in s� sia del tutto astratto, consente di ottenere risultati molto simili a quelli reali, Italia compresa. In tutte le societ�, insomma, ci sono differenze economiche dovute all'et�. I giovani sono pi� poveri e gli anziani sono pi� ricchi, non c'� nulla da fare. Che la disuguaglianza sia inevitabile, d'altra parte, lo dimostra anche la storia. E in particolare il recentissimo libro (in inglese) di Walter Scheidel, docente di Storia antica alla Stanford University (Usa), The Great Leveler. Violence and the History of Inequality from the Stone Age to the Twenty-First Century ("La grande livella: la violenza e la storia dell'ineguaglianza, dall'et� della pietra al XXI secolo"). Nel suo libro, Scheidel ricorda che le disparit� tra ricchi e poveri ci sono sempre state. E che gli unici fattori in grado di ridurle davvero sono traumatici: guerre, rivoluzioni, epidemie. Cio� catastrofi in cui � coinvolta quasi tutta la popolazione, come le guerre mondiali del secolo passato che tra l'altro, per essere finanziate, hanno costretto i governi a recuperare risorse dai pi� ricchi. E che la ricchezza l'hanno distrutta, a suon di bombardamenti, incendi, stragi. Quelle s� che hanno ridotto le disuguaglianze, in special modo negli Stati Uniti, in gran parte dell'Europa e in Giappone. Nel 1937, in Giappone, l'1% della popolazione deteneva il 20% del reddito nazionale, quota che nel 1945 si era ridotta al 6%. Lo stesso � accaduto con le epidemie. Come la peste nera, che nel Trecento ridusse di circa un terzo la popolazione europea. Guido Alfani, docente all'Universit� Bocconi di Milano e a capo del progetto Einite (Economic Inequality across Italy and Europe, 1300-1800), ha stimato che con questa epidemia il 10% pi� ricco della popolazione perse il controllo del 15-20% della ricchezza. Beni e coltivazioni andarono distrutti. In nome dell'uguaglianza, dovremmo forse augurarci una cosa del genere? In un articolo pubblicato sul sito lavoce.info, Alfani sottolinea che "Oggi la quota del 10% pi� ricco della popolazione europea (...) � analoga a quella tipica della vigilia della peste nera. Vi � senz'altro da sperare che sia possibile contenere le disuguaglianze senza l'aiuto di eventi cos� estremi". Anche l'economista e premio Nobel Joseph Stiglitz ha puntato lo sguardo verso quella che ha chiamato la "grande frattura", la distanza che separa il famigerato 1% dei ricchi dal resto degli altri. Negli Stati Uniti l'1% dei ricchi si � ormai appropriato di quasi il 25% del reddito nazionale, una percentuale pericolosamente simile a quella detenuta dal medesimo 1% tra le due guerre mondiali, nei giorni immediatamente precedenti alla Grande Depressione. Per Stiglitz � il segnale che la disuguaglianza deve essere contrastata con riforme radicali e coraggiose. Lasciar fare, attendere che le cose vadano a posto da sole e raggiungere l'uguaglianza nella povert� non � di sicuro una buona soluzione. La questione su cui puntare l'attenzione e intervenire � piuttosto la "propensione al consumo": i ricchi ne possiedono meno del ceto medio ed � questa disuguaglianza che va corretta. � il ceto medio a consumare gran parte di quello che guadagna e a spingere l'economia se aiutato da una distribuzione del reddito che lo permette. Ne � convinto anche Brusco: "La variabile pi� interessante non � la ricchezza in s�, ma il tenore di vita. O, per dirla in termini pi� prosaici, il consumo". Anche in questo caso, per�, Brusco nota che eliminare totalmente la disuguaglianza � "sia impossibile sia indesiderabile". "Si pu� imporre a tutti lo stesso livello di consumo solo in una societ� estremamente autoritaria", nota l'esperto. E le societ� autoritarie sono molto diseguali, dato che chi comanda ha un accesso molto pi� ampio alle risorse materiali". E allora che cosa possiamo fare per migliorare la societ� in cui viviamo? "La vera domanda a cui dovremmo cercare di rispondere � la seguente: stiamo dando a tutti i cittadini la possibilit� di sviluppare al meglio le loro personalit� e i loro talenti?", nota Brusco. Peccato che ci sia un problema: "Non � facile trovare il modo per misurare il grado di uguaglianza delle opportunit�. Molti parlano di mobilit� sociale, cio� un cambiamento di ceto o di stato. Questo � solo un aspetto del problema che, per�, possiamo sperare di misurare". A fotografare il mondo da questo punto di vista � stato l'economista canadese Miles Corak, che ha proposto la "curva del Grande Gatsby", un ironico omaggio al personaggio del romanzo di Francis Scott Fitzgerald, il figlio di poveri contadini diventato ricco dopo essersi dedicato a traffici illeciti. Il grafico di Corak illustra un risultato tutto sommato prevedibile: i Paesi in cui il reddito personale � in buona parte ereditato dai propri genitori sono anche i Paesi con maggiori disuguaglianze nel reddito stesso. In altre parole, tanto pi� � alta la disuguaglianza tanto pi� � probabile che il destino di un figlio dipenda, nel bene o nel male, dalla sua origine familiare. Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia sono Paesi in cui la disuguaglianza nei redditi � molto alta e la mobilit� di reddito bassa. Si tratta cio� di Paesi congelati nelle loro enormi differenze interne, in cui per un povero farsi strada e diventare ricco � quasi impossibile. Il fallimento del sogno americano, appunto. "Non c'� niente di sbagliato nella disuguaglianza", conclude Miles Corak, "fino a quando non inizia a limitare le opportunit� delle persone". Rimediare, in linea di principio, � semplice: bisogna rimettere in moto il famigerato "ascensore sociale". E questa, ha ragione Stiglitz, � una scelta esclusivamente politica. Natura in pillole (di Amelia Beltramini, "Focus" n. 297/17) - Integratori e "super" cibi sono sempre pi� diffusi sulle nostre tavole. Servono davvero? - L'umanit� � ancora alla ricerca dell'elisir di giovinezza. O, perlomeno, di una qualche pillolina (preferibilmente meno chimica possibile) che aiuti a star meglio/dormire bene/dimagrire/sentirsi pi� sereni. E, per trovarla, da sempre si rivolge alla natura. Spezie, estratti ricchi di vitamine, foglie e bacche di piante (medicinali e non), sono infatti ancora oggi gli ingredienti principali dei cosiddetti "integratori", preparati che si trovano in farmacie ed erboristerie in pillole, bustine o sciroppi. Molti sono entrati nell'uso da tempo: la valeriana per esempio aiuta a dormire perch� contiene acido valerenico, che ha un lieve effetto sedativo. Il t� verde invece � ricco di catechine che, secondo alcuni studi su cellule in vitro, stimolano la termogenesi, cio� il metabolismo dei grassi, effetto riscontrato anche per alcune alghe, la caffeina e l'arancio amaro. Ovviamente si tratta di un'efficacia minima: se si vuole veramente dimagrire resta indispensabile mangiare di meno (diminuire le calorie) e fare attivit� fisica ("bruciare" pi� energia). Spesso, del resto, gli integratori sono affiancati dai cosiddetti "supercibi" che non vengono ingeriti in pillola, ma direttamente. Oltre al t� verde gli alimenti di questo tipo sono: bacche di goji, quinoa, semi di chia... L'elenco potrebbe continuare: l'ultimo arrivato � il succo di noni, o "gelso indiano", il frutto della Morinda citrifolia, una pianta del Sud-est asiatico che promette di dare benessere perch� stimola il sistema immunitario. Ma questi supercibi (o gli estratti in pillole che ne vengono ricavati), funzionano? "Gli integratori, per legge, hanno tre requisiti", puntualizza Renato Bruni, docente di Biologia farmaceutica all'Universit� di Parma. "Per prima cosa devono contenere sostanze che fanno parte della dieta, in forma concentrata. Poi sono alimenti e non farmaci, quindi non hanno effetto terapeutico e devono intervenire solo sui sani. Infine, servono a facilitare le funzioni fisiologiche dell'organismo, non a curare da malattie. Tutto il resto � comunicazione pi� o meno spinta del marketing necessario a venderli". La curcumina (l'estratto di curcuma, una radice che si utilizza polverizzata) � per esempio uno degli integratori pi� studiati al mondo ed � utilizzato principalmente come antinfiammatorio. Pur essendo ormai dimostrata scientificamente la sua efficacia, non � ancora chiaro quanto ne venga assorbito dall'organismo e sono allo studio varie formulazioni farmaceutiche che permettano al principio attivo di arrivare nel sangue prima di essere disgregato dal sistema digestivo. Il problema, secondo i biochimici che si occupano di questo settore, � che gli studi standard che si usano per i farmaci non vanno bene nel caso dei principi attivi contenuti negli alimenti: non esistono conoscenze approfondite di come i cibi vengano disgregati nelle loro componenti fondamentali, come queste componenti interagiscano tra loro e di che cosa succede quando ognuna di esse raggiunge i vari tessuti di cui � composto l'organismo. Difficile dire, dunque, se questi prodotti diano benefici reali. "Questo non significa che non funzionino mai, ma che l'effetto non � garantito", dice Bruni. Di molti integratori, comunque, � certa la totale inefficacia, come nel caso del succo di erba di grano. I fan di questa bevanda, che si ottiene dalla spremitura dei germogli, affermano che � in grado di inondare i tessuti di ossigeno. La responsabile sarebbe la clorofilla, una molecola presente nelle piante, strutturalmente simile all'emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta ossigeno. Assumere tanta clorofilla significherebbe avere quindi pi� ossigeno a disposizione. Ma � assurdo, perch� la clorofilla non � in grado di sostituirsi all'emoglobina e di trasportare ossigeno nel nostro corpo. Tra l'altro, le normative in questo campo sono (giustamente) piuttosto restrittive, anche con prodotti che sembrerebbero decisamente pi� utili: l'Efsa, l'ente europeo per il controllo dei farmaci, ha recentemente bocciato i cosiddetti probiotici, compreso quello della Danone (Activia) perch� mancano prove scientifiche che agevoli il transito intestinale o migliori le difese immunitarie. Inoltre, ha ribadito che il betacarotene non aiuta la pelle a difendersi dal sole; che la glucosamina non d� benefici alle articolazioni; che la taurina di certe bevande "energizzanti" non pu� ritardare la comparsa della fatica; che la vitamina B5 non aiuta le funzioni mentali e via cos�. Insomma, un integratore, proprio perch� non � un farmaco, non pu� far dimagrire, n� ridurre il colesterolo, e neppure far scendere la pressione. E proprio perch� � un integratore, cio� un alimento, non d� garanzie sul dosaggio del suo contenuto. "Se compro in farmacia una confezione di paracetamolo 500", spiega Bruni, "ho la garanzia che ogni pastiglia conterr� 500 mg di paracetamolo fino alla data di scadenza. Ma, se compro un estratto di t� verde, il produttore non � obbligato a specificare il contenuto in principi attivi, e neppure ad assicurare che la quantit� eventualmente dichiarata sia presente fino alla scadenza". E non si pu� tacere che gli integratori, proprio perch� meno controllati, danno pi� rischi. Innanzitutto potrebbero essere "arricchiti" con farmaci non dichiarati. Nel febbraio scorso i Nas hanno sequestrato 900 chili di integratori per sportivi perch� contenevano sostanze anabolizzanti e dopanti come l'ormone Dhea o deidroepiandrosterone. Agli effetti collaterali degli integratori si aggiungono poi le interazioni non trascurabili con i farmaci. Cibi e bevande, e quindi anche i loro estratti, possono influire sulla metabolizzazione del farmaco, renderlo inefficace, o aumentarne gli effetti indesiderati. La vitamina E e il ginseng possono aumentare il rischio di sanguinamento di farmaci come il warfarin, l'eparina, l'aspirina e alcuni antinfiammatori. Ancora il ginseng, in associazione con alcuni antidepressivi, pu� causare mal di testa, disturbi del sonno, nervosismo e iperattivit�; e il Ginkgo biloba ad alte dosi riduce l'efficacia di farmaci antiepilettici come carbamazepina e acido valproico. Ma aumentare con gli integratori la quantit� di vitamine e nutrienti assunti con l'alimentazione pu� far bene alla salute? Mica tanto: l'integrazione di vitamina A e betacarotene date a persone esposte ad amianto � stata interrotta perch� aumentava del 46% il rischio di tumore al polmone. E si � scoperto che supplementi di vitamine A, C, E, betacarotene e selenio non solo non riducono i tumori intestinali, ma ne aumentano la mortalit�. Mentre aggiunte di vitamina E fanno crescere le vittime da scompenso cardiaco, e il rischio di tumore alla prostata. Poche le eccezioni, ma i casi in cui gli integratori diventano necessari, ci sono. In particolare: 0,4 mg al giorno di acido folico servono alle donne che vogliono un figlio. Ma in questo caso meglio ricorrere ai farmaci nei quali il contenuto � certificato. Questa integrazione previene alcuni difetti congeniti come quelli del tubo neurale e altre malformazioni cardiache, delle labbra e del palato, del tratto urinario. Ancora oggi in Italia si registrano 20 casi di malformazioni congenite ogni 1.000 nati, che si potrebbero prevenire con l'acido folico. Secondo alcuni medici, poi, si pu� consigliare una aggiunta di vitamina C ai fumatori per compensare il maggiore consumo dell'organismo, che la utilizza come antiossidante per contrastare i danni da sigaretta. Dolce dormire ("Bene Insieme" n. 3/17) - Come imparare a dormire bene, sempre - Dormire, come mangiare e bere, � un'attivit� fondamentale per il benessere del nostro organismo e come tale va svolta al meglio perch� un corretto riposo ci fa stare bene, rigenera il nostro corpo, rinforza il sistema immunitario e ci fa sentire in forma. Diversamente, un cattivo riposo pu� abbassare le difese immunitarie, alterare il metabolismo, farci perdere concentrazione durante il giorno e addirittura agire in modo negativo sul nostro umore. Una condizione quest'ultima che se trascurata pu� sfociare in una forma depressiva da non sottovalutare. Gli effetti negativi, infatti, non sono immediati, ma si hanno nel tempo (da qualche settimana a qualche mese) e vanno contrastati adottando abitudini corrette che tengano conto di quantit� e qualit� del sonno: dormire almeno otto ore a notte, addormentandosi facilmente e riposando senza interruzioni. Detto cos� sembra facile, ma conto delle pecorelle a parte, per prevenire i problemi legati al riposare male e ricominciare a dormire bene, � necessario seguire poche semplici regole che spesso non si conoscono. I disturbi del sonno sono sempre pi� diffusi. Un fenomeno che incide sulla qualit� della vita e quindi per questo non trascurabile. Per attenuare e risolvere questi disturbi sono state individuate da studiosi ed esperti in materia alcune norme di igiene del Sonno che possono favorire un buon riposo attraverso una serie di comportamenti. Alcune delle norme riguardano la qualit� dell'ambiente in cui si dorme, altre riguardano le nostre abitudini alimentari e il nostro stile di vita (orari, attivit� fisica, fumo, alcool...), altre ancora alcuni nostri comportamenti specifici, come l'utilizzo di pc e tablet quando si � a letto. Affinch� si abbia un effetto positivo sull'insonnia, il rispetto di tali norme dovrebbe essere costante. Stimoli fisici quali luce e rumore attivano i sistemi di veglia a livello del sistema nervoso centrale. Tutto questo rende difficile il momento in cui ci si addormenta e il periodo di mantenimento del sonno. Una buona igiene dell'ambiente in cui si dorme permetter� quindi di rilassarsi in senso fisico e psicologico. Un rilassamento che si ottiene attraverso l'attenuazione degli stimoli fisici che disturbano il sonno e l'allontanamento dagli oggetti simbolo dell'attivit� di veglia, come smartphone, TV e computer. 10 regole per sonni d'oro 1. La stanza in cui si dorme dovrebbe avere solo l'essenziale per dormire (meglio evitare televisore e computer). 2. La stanza in cui si dorme deve essere buia e silenziosa a sufficienza e di temperatura adeguata (evitare eccesso di caldo o di freddo). 3. Evitare di assumere, in particolare alla sera, bevande a base di caffeina e simili (caff�, t�, cocacola). � consigliabile, al contrario, assumere tisane rilassanti, a base di Valeriana, Melissa e Passiflora. 4. Evitare di assumere nelle ore serali, bevande alcoliche (vino, birra, superalcolici). 5. Evitare pasti serali ipercalorici o troppo pesanti per non affaticare la digestione. 6. Evitare di fumare tabacco durante la sera, la nicotina � una sostanza eccitante. 7. Evitare sonnellini diurni: riducono la necessit� di sonno la sera. � concesso solo un pisolino dopo pranzo. 8. Evitare, nelle ore prima di coricarsi, di impegnarsi in attivit� che risultano particolarmente coinvolgenti sul piano mentale e/o emotivo (studio, lavoro al computer, videogiochi ecc.). 9. Evitare, nelle ore prima di coricarsi, l'esercizio fisico (per esempio attivit� in palestra). 10. Cercare di coricarsi la sera e alzarsi al mattino in orari regolari e costanti, senza protrarre troppo il tempo di permanenza a letto (bisogna cercare di dormire almeno l'85% del tempo di permanenza a letto). La sai l'ultima sull'umorismo? (di Amelia Beltramini, "Focus" n. 295/17) - La scienza lo usa per scoprire la personalit�: chi ama lo humor nero � intelligente, chi ama il nosenso resiste alle difficolt�... - Due uomini sono a bordo di un'auto, il guidatore � in vena di scherzi e dice al passeggero: "Lo vedi quel vecchietto? Ora lo centro in pieno". Accelera e si dirige sempre pi� veloce verso l'anziano, e solo all'ultimo momento sterza per evitarlo. Il passeggero esclama: "Guarda che se non aprivo io la portiera, col cavolo che lo prendevi!" State ridendo? Andatene fieri. Uno studio da poco pubblicato sulla rivista scientifica Cognitive Processing afferma che una vignetta di umorismo nero vale come un test di intelligenza, ma anche di cultura, mitezza e buon umore. E chi ride li ha superati a pieni voti tutti quanti. Non � una battuta: oggi l'umorismo � un argomento serio, materia di studio per psicologi e neuroscienziati. Solo ora, infatti, stiamo cominciando a capire in quali situazioni pu� affiorare alla mente, perch� pu� scomparire, dove "risiede" nel cervello... e molto altro ancora. Uno degli studiosi che lavorano in questo campo � Ulrike Willinger dell'Universit� di Vienna: � stata lei a mostrare 12 vignette di Uli Stein, un umorista tedesco specializzato in umorismo nero, a 156 individui (et� media 33 anni), che sono stati poi sottoposti anche ad alcuni test di intelligenza (verbale e non), oltre a test per misurare il tono dell'umore, il grado di aggressivit� e di istruzione. Con il risultato gi� accennato sopra. In particolare, Willinger ha suddiviso le persone in tre gruppi: chi apprezzava di pi� l'umorismo nero aveva anche il punteggio pi� elevato nei test di intelligenza e pi� basso in quelli di aggressivit� e cattivo umore; chi al contrario capiva poco le battute aveva per� alti livelli di aggressivit� e cattivo umore. E c'era infine, nel terzo gruppo, chi aveva moderata capacit� di comprensione e divertimento, ma tono di umore buono e aggressivit� media. "Apprezzare l'umorismo nero richiede un'elaborazione complessa delle informazioni", commenta la scienziata; "quindi sia il carattere scontroso, sia l'aggressivit� potrebbero offuscare l'abilit� di cogliere la battuta". Del resto, non � la prima volta che si usa il senso dell'umorismo per valutare il carattere degli individui. Harvey Mindess (1928-2012), psicologo clinico della Antioch University di Los Angeles, diceva: "Dimmi di che cosa ridi (o non ridi) e ti dir� chi sei". � stato lui a scoprire per primo la correlazione fra il tipo di battuta preferita e la personalit�. Mindess ha suddiviso l'umorismo in 10 categorie: nonsenso, filosofico, satira sociale, etnico, sessuale, scatologico (sugli escrementi), ostile, degradante per gli uomini, degradante per le donne, e nero. In un celebre esperimento, lo studioso ha mostrato vignette centrate sui vari tipi di umorismo a 241 persone, che dovevano valutarle in una scala di divertimento che andava da 1 a 5. Con un test apposito (16 Personality Factor Test) ha poi valutato la personalit� di tutti gli individui del campione e ha incrociato i dati. Con quali risultati? Si pu� capire con qualche (divertente) esempio. Prendiamo la vignetta che raffigura un cieco che, tenendo un cane guida per la coda, lo fa roteare sopra la sua testa. A una persona che gli offre aiuto risponde: "No, grazie, sto solo guardandomi intorno". Anche questo � humour nero. E gi� Mindess affermava che chi fa battute di questo tipo � "impulsivo, entusiasta, allegro, schietto ed estroverso" e utilizza questo tipo di umorismo per alleviare le ansie, non certo per provocare. Queste vignette fanno, invece, inorridire chi ha una personalit� "sobria, introversa e accudente (ovvero molto protettiva verso gli altri)". Ecco un altro esempio: un uomo cade da una scogliera e si afferra a una radice sporgente. Mentre pende a mezz'aria urla al cielo "C'� nessuno l�?" e una voce risponde "S�, figlio mio! Lasciati andare e ti prendo io"... l'uomo esita un attimo e poi grida ancora "Non c'� nessun altro?". Questo era un esempio di umorismo filosofico e chi si diverte con questo tipo di vignette o battute ha una personalit� molto simile a chi ama lo humour nero. Si tratta di individui sicuri di ci� che credono, capaci di ridere di se stessi e della condizione umana. E, poi, c'� il nonsenso ("Che cosa dice l'uva quando la si pigia con i piedi? Niente, secerne solo una lacrima"), che implica la libert� di trovare il lato divertente di qualsiasi situazione e la flessibilit� di percepire incongruenze di tipo assurdo. � il preferito di chi ha una personalit� sicura, descritta come "serena, placida, allegra e resiliente (cio� che non si lascia abbattere dalle difficolt�)". Scherzi a parte, il senso dell'umorismo conserva ancora qualche mistero. Per esempio, non sappiamo quale sia la sua funzione: tra gli studiosi c'� chi dice che sia un modo di fuggire dalla realt� e chi sostiene che costituisca una modalit� diversa di percepirla. In questo campo, le ipotesi sono ancora aperte. Ma una cosa � certa: i bambini di un anno ne sono gi� dotati. Lo ha dimostrato Gina Mireault, psicologa della Northern Vermont University di Johnson (Usa) che ha seguito una trentina di bimbi fra 6 mesi e un anno di vita: la ricercatrice cercava di farli ridere battendosi un libricino in testa dicendo "zoop zoop" e poi mettendosi una palla di spugna davanti al naso tirando fuori la lingua. I genitori dei bimbi dovevano guardare senza reagire, oppure indicare con il dito la scenetta e mettersi a ridere. A sei mesi i bimbi guardavano interessati la scena e osservavano i genitori, che sono la loro fonte di informazione principale sul comportamento emotivo da tenere. Ma a un anno di et� i piccoli ridevano autonomamente, a prescindere dalla reazione dei genitori. Con l'et�, poi, questo "primordiale" senso dell'umorismo viene perso, oppure si trasforma. Proprio come accade ai lobi frontali del cervello, che sono la "sede" di questa piacevole facolt�. "Una zona", dice Dean Shibata, lo studioso Usa che l'ha individuata, "associata anche al giudizio emotivo e sociale e alla pianificazione, di cui l'umorismo occupa una piccola parte". A complicare gli studi in questo campo ci sono, infine, le differenze di genere. Sul tema circola una freddura: "Per le donne un uomo ha senso dell'umorismo quando le fa ridere, mentre per gli uomini una donna ha senso dell'umorismo quando ride alle sue battute". Non � proprio cos�: in realt� maschi e femmine considerano divertente una percentuale analoga di situazioni, e il tempo impiegato per mettersi a ridere (capirle) � lo stesso, anche se le donne sembrano essere pi� veloci nell'identificare gli argomenti che considerano non divertenti. Ma una differenza legata al genere c'�. Un gruppo di ricercatori della Stanford University (Usa) ha mostrato 70 vignette a 10 maschi e 10 femmine e ha chiesto loro di valutarle mentre gli studiosi "guardavano" nel loro cervello grazie alla risonanza magnetica funzionale. "Di fronte alle vignette le donne avevano meno aspettative di divertimento ma, quando hanno afferrato il gioco, hanno riso moltissimo: pi� la vignetta era divertente, pi� si accendeva l'area cerebrale legata alla gratificazione", spiega Allan Reiss, a capo dell'esperimento. "I maschi invece, che si aspettano una vignetta esilarante fin dall'inizio, si divertono di meno, il loro cervello si attiva in modo pi� moderato". Il che non significa che le donne abbiano pi� senso dell'umorismo, ma solo che lo apprezzano di pi�. La pi� esilarante del mondo Due cacciatori camminano nel bosco e all'improvviso uno dei due cade a terra stecchito. L'altro con il cellulare chiama il 118: "Il mio amico � morto, che cosa posso fare"? L'operatore con tono tranquillizzante gli risponde. "Calma! Per prima cosa assicurati che sia veramente morto". Segue un attimo di silenzio, poi uno sparo. E la voce del cacciatore "Ok, e adesso che cosa faccio"? � questa la barzelletta pi� votata in un esperimento scientifico condotto qualche anno fa dal Laughlab (il laboratorio della risata) della University of Hartfordshire (Gran Bretagna) e che ha coinvolto 40-mila barzellette e 1,5 di "votanti" in tutto il mondo. Gelato: gusto e salute ("RivistAmica" n. 5/17) - Una delizia amata da grandi e piccini, che � in grado di riportare il sorriso e il buon umore. Ecco tutte le sue virt� e qualche curiosit� - Arriva la bella stagione, le giornate sono pi� lunghe e calde e sale la voglia di assaporare un buon gelato. Del resto, questo semplice prodotto � in grado di renderci molto felici. A dirlo � una ricerca dell'Institute of Psychiatry di Londra. Nel momento in cui mettiamo in bocca un cucchiaino di gelato, il cervello attiva gli stessi ricettori di piacere di quando si vince alla lotteria o si ascolta la propria musica preferita. A detta del 73% degli psicologi e dei nutrizionisti specializzati nello studio del benessere psicofisico, il gelato � quindi in grado di offrire importanti benefici psicologici. Riesce a far tornare all'infanzia e provoca emozioni positive. La storia del gelato si perde nei tempi. Isacco, offrendo ad Abramo del latte di capra misto a neve, invent� una forma primitiva di gelato, ma alcuni attribuiscono invece la sua paternit� ai cinesi, che lo avrebbero inventato ben 3000 anni prima di Cristo. Anche i Romani, amanti del buon cibo, consumavano speciali dessert gelati, chiamati "nivatae potiones". Nel Cinquecento ci fu poi il grande ritorno del gelato, grazie alla scoperta dell'America. In questo periodo a Firenze si cominci� a produrre un gelato pi� evoluto, con ingredienti fino ad allora mai utilizzati, quali il latte, la panna e le uova. Ma la sua storia moderna inizia invece nel 1906, a Milano, quando si cominciarono a consumare le "nuvole", ossia il gelato posto tra due ostie. Il primo gelato industriale nasce invece solo alla fine degli anni Quaranta, dal recupero di macchinari portati in Italia dalle truppe americane. Il gelato � un vero e proprio alimento, in cui sono presenti il latte, le uova, la panna, il cacao, la frutta, fresca o secca. Contiene dunque tutti i nutrienti che da questi ingredienti di base derivano: proteine, zuccheri, grassi, vitamine, minerali e persino fibra. Possiamo dunque tranquillamente offrire un buon gelato ai nostri piccoli, ma nei momenti e nelle quantit� giuste. Non dovrebbe essere mangiato alla fine di un pasto, ma pu� rappresentare un ottimo spuntino di met� mattina o met� pomeriggio da utilizzare anche 2-3 volte alla settimana, in modo da fornire circa il 10% delle calorie che si dovrebbero introdurre nell'arco della giornata. Dai sapori alle consistenze, le possibilit� sono pressoch� infinite. La scelta, dunque, pu� disorientare. Ma basta seguire i propri gusti per andare sul sicuro. Pochi sanno, per�, che dietro a questa decisione si nascondono tanti significati che possono dare indicazioni sull'umore e sul proprio stato emotivo. C'� uno studio che sostiene che chi opta per il cioccolato, ad esempio, ha bisogno di dolcezza: il cacao � infatti l'antidepressivo per eccellenza. Amarena, pistacchio e gusti esotici sono invece ottimi per rilassarsi, caff� o tiramis� per dare energia, mentre la panna per ritrovare il buonumore. Anche la grandezza del gelato ha un suo significato: uno in coppetta si addice a chi vuole un momento tutto per s�, un attimo di riposo e di pausa dallo stress quotidiano. Chi sceglie il cono, invece, � aperto alla condivisione, alla compagnia e all'evasione e cerca conferme negli altri. Lo stecco, infine, � per i pi� coraggiosi, per chi � abituato a vivere forti emozioni e non vuole perdere tempo. Eolie: un paradiso a portata di mano ("RivistAmica" n. 5/17) - Bagnate dalle acque cobalto del Mar Tirreno, le sette isole dell'arcipelago siciliano, "dimora del dio dei venti", dal 2000 fanno parte della lista dei patrimoni dell'umanit� dell'Unesco - Sette isole, profondamente diverse per dimensioni e spirito, le Eolie sono unite dalla comune bellezza. Immerse nelle acque cristalline del Mar Tirreno, a nord della costa siciliana, sono la meta ideale per una vacanza estiva all'insegna delle bellezze naturali. L'arcipelago siciliano, sorvegliato da due vulcani attivi e sferzato dai venti - la tradizione mitologica vuole che Eolo avesse qui il suo regno - offre ai turisti tutto ci� che si pu� desiderare per i mesi pi� caldi dell'anno: cultura, relax e divertimento. Ognuna delle Eolie � caratterizzata da un proprio spirito caratteristico e unico. Il fascino rupestre di Filicudi e Alicudi; la tranquillit� incontaminata di Salina per le famiglie alla ricerca di uno stacco dai ritmi frenetici della modernit�, da contrapporre alla mondanit� di Panarea per i pi� giovani. Senza dimenticare lo spettacolo dei crateri di Vulcano e di Stromboli (detto anche "Iddu", in siciliano "Lui"), che paiono scolpiti appositamente per far felici gli amanti della natura pi� selvaggia e delle escursioni. Se invece si cerca una vacanza pi� tranquilla si pu� optare per Lipari, l'isola pi� grande e meglio fornita di servizi e negozi. Un compromesso per vivere lo spirito delle Eolie senza rinunciare ai comfort della citt�. Il tour delle Eolie � anche un affascinante viaggio tra i sapori e le tradizioni gastronomiche della pi� tipica cucina mediterranea. L'occasione per assaporare il pesce fresco portato dai pescatori dell'incontaminata Alicudi o le ricette a base di erbe aromatiche comuni alle varie isole. Imperdibili anche i capperi e i tipici pomodorini "a pennuta", dalla forma leggermente allungata e dal sapore dolcissimo. E su tutto una bottiglia di Malvasia, vino Doc prodotto a Lipari, dal sapore dolce e armonico. Per visitare le Eolie, potete pianificare un tour itinerante tra le varie isole oppure scegliere una base dalla quale poi spostarsi per visitare tutte le bellezze della zona. La decisione dipende solo dai gusti (e dal budget). Esistono per� delle tappe obbligatorie da rispettare per godersi a pieno le Eolie. Ad esempio concedersi una giornata di relax nelle acque termali di Vulcano, magari dopo aver visitato il suo Gran Cratere. L'escursione prevede una camminata di 45 minuti non particolarmente faticosa, ma da affrontare opportunamente preparati. Qualche scorta d'acqua, un cappellino e una maschera diventano infatti necessari d'estate, per resistere al caldo ed al persistente odore sulfureo. In questa zona sono concentrate alcune delle spiagge pi� belle d'Italia, come quella bianca di Lipari o la Fumarola (Vulcano) famosa per la sua sabbia nera. Imperdibili anche le Cale Junco, a Panarea, quella di Piscit� (Stromboli), e la Spiaggia di Pollara, situata nella localit� in cui vennero girate alcune scene de "Il Postino" di Massimo Troisi. Proprio in questa frazione di Salina � infatti possibile visitare la villa che, nella pellicola diretta da Michael Radford, era abitata da Pablo Neruda. Al Museo Archeologico Regionale di Lipari sono invece custoditi materiali che vanno dall'et� preistorica sino all'epoca medievale. Ilaria d'Amico: a tutto campo (di Martina Castigliani, "Millenium" n. 2/17) Leopoldo arriva sul passeggino spinto dalla nonna, mentre mastica contrariato il ciuccio. La mamma, Ilaria d'Amico, lo libera e lui si mette a calciare la palla nel cortile di un bar di Milano. "Che dici", ride, "� figlio di Gigi?". Gigi � Buffon, il compagno che le ha fatto rimangiare la frase "un calciatore mai". "Una nemesi", taglia corto lei, giornalista che da anni racconta l'Italia del pallone e della politica. Donna in un mondo di uomini, si � imposta perch� poteva e non perch� lo ha preteso. Alla forza preferisce la fiducia, alla lotta tra i sessi il fare squadra. A 23 anni � in Rai, dove indossa giacche larghe per non essere la donna-parete. Si mangia gli anni come il vento: il debutto nei talk show con Feltri e Curzi, l'intervista a Gheddafi, il ritorno di Grillo in tv, il confronto con Berlusconi. Del futuro dice: "� fatale che prima o poi lascer� il calcio". � bellissima, ma quando parla lo dimentichi. Se non tormenti il destino, le cose succedono. Questo vuol far credere. "Sapevo che se fosse andata male avrei fatto altro". Forse la pi� grande libert�: quella dai sogni. - Diventare Ilaria d'Amico � stata una guerra? "Non ho mai avuto la sensazione di dover combattere gli uomini. Forse la differenza � stata che ho fatto squadra con loro. Mi piace pensare che le donne capaci di fare rete sono quelle che riescono a gestire le situazioni senza conflitti. Le invidie, femminili o maschili, le senti se ti ci fissi". - Quando ha iniziato per� le d'Amico non esistevano. Lei arriva in Rai a 23 anni e diventa una giornalista. Succede nei sogni. "Ho studiato. Quando Gianfranco De Laurentiis mi trovava negli archivi a sfogliare almanacchi mi diceva: "Ma che ti studi Ila". Volevo capire pi� veloce degli altri cosa interessasse al pubblico". - Tutto qui? "Ho anche scelto di far venire meno la fisicit�, di mortificarmi per essere creduta. Ero castigata per la mia et�: mettevo giacche lunghe e pantaloni larghi. Non volevo che mi confondessero con la donna-parete. Ora so che quello non � combattere il clich�, ma fuggirlo". - Per� ha funzionato. "La differenza l'hanno fatta anche le persone. De Laurentiis mi ha aiutato e mi lasciava fare. Poi penso a Lorenza Lei, direttrice di Rai International e che poi sar� dg dell'azienda: mi ha insegnato che ci si pu� imporre come donna senza compromessi". - Quali "no" sono serviti per diventare Ilaria d'Amico? "Per esempio Piero Chiambretti mi voleva come valletta. Lo stimo tantissimo, ma non sarei stata io. Ricordo le facce dei dirigenti quando rifiutavo progetti importanti. Ma cos� sono arrivate le proposte giuste". - Perch� la giornalista? "Non ci avevo mai pensato. Al massimo ero stata folgorata dal modo di condurre di Lilli Gruber. Poi scelsi Giurisprudenza. Era l'epoca di Mani Pulite: volevo fare la pm. � stato Renzo Arbore a sconvolgere tutto: era un amico di famiglia e mi ha chiamato per andare in Rai. Mia mamma era contraria. Per due anni non ha voluto vedere niente di quello che facevo". - Ma ha continuato. "Ho sempre pensato che se fosse andata male avrei potuto fare altro. � il dono della mia mamma: la fiducia in me stessa. Non mi sono mai sentita persa perch� non dipendevo dal riconoscimento degli altri". - Essere una donna forte � questo? "La forza � fiducia in s� e negli altri, non imporsi con l'arroganza e la voce grossa: essere al centro del proprio cerchio". - Non � sempre cos� facile. "Alcune dirette di Exit su La7 in certi governi Berlusconi ad esempio. La serata pi� difficile � stata quando nel 2009, dopo tanti anni, ho riportato Grillo in diretta tv. Fece un casino allucinante: gli voglio bene, ma ancora non l'ho perdonato. Doveva esserci un contraddittorio, invece ha fatto un comizio e non ha accettato le domande. Il giorno dopo ho dovuto scusarmi pubblicamente. Noi eravamo amici e mi fidavo. � stato accecato dall'uso del mezzo e ha trascurato cose importanti per la credibilit�: il rispetto dei patti e l'amicizia". - La sua carriera � stata scandita dall'incontro con uomini forti. Grillo lo �? "� stato un visionario fantastico perch� libero. Ma il purismo e l'ossessione per il leaderismo sono diventati una zavorra che ostacola l'azione". - Oggi per chi voterebbe? "Mi riconosco nei valori che doveva rappresentare il Pd. Sono un po' smarrita dalle manovre guidate da rancori e personalismi. Di Renzi apprezzo il dinamismo e anche il bisogno di personalizzare la sfida mettendoci la faccia. Sul referendum � stato ingenuo, ma lo preferisco comunque al correntismo. E s�, nel '94 ho votato Berlusconi. Ma erano altri tempi". - E lei in politica? "No. Me lo chiesero, sorvoliamo". - L'uomo forte che cambia la sua carriera � Gheddafi? "Forse. Dopo quell'intervista in Libia, l'idea di approfondire il racconto politico si fa pi� seria. Tutto nasce da una semina di mesi, tramite un amico che conosceva il figlio calciatore. Mai avrei pensato che avrebbe funzionato. Invece nel febbraio 2006 mi chiamano: se vuoi l'intervista parti domani". - E lei parte. "� stato complicato. Gheddafi era ossessionato dagli attentati e continuava a spostare l'appuntamento. Lui ci ha ricevuto nel deserto solo dopo 48 ore, io non dormivo da giorni. Ricordo il terrore dei suoi, nessuno poteva toccarlo. Era un vanitoso che non accettava la vecchiaia: ha voluto usare le sue telecamere e mi ha ritirato le cassette per tagliare i primi piani stretti, perch� aveva appena fatto un'operazione al volto". - Per� si � concesso pi� del previsto. "Ci eravamo accordati per 20 minuti, ma sono rimasta per un'ora e mezza. Prima di andare via mi ha regalato un anello tempestato di pietre. L'ho rimandato indietro con un biglietto di ringraziamenti". - Le adulazioni per gli uomini di potere sono un vizio. Vedi Berlusconi in diretta a Lo spoglio nel 2013. Ma gli � andata male. "Io non volevo domarlo, volevo solo che rispondesse alle domande. L'intervista � riuscita perch� ho parlato di temi concreti". - Le ha detto: "Non sono qui per corteggiarla". Come se non fosse scontato. "Ho imparata ad apprezzare con ironia i complimenti puramente estetici. Anni fa pensavo: uno si fa il mazzo per dimostrare altro e non lascia nulla? Questione di insicurezza". - Tra i corteggiamenti finiti male c'� pure quello del figlio di Moggi. Intercettato per Calciopoli racconta di averla portata a Parigi senza ottenere neppure un bacio. "Quando l'ho letto ho ringraziato che al telefono avesse raccontato la verit� e non avesse millantato conquiste, come fanno di solino gli uomini. Io pensavo stessimo andando a Milano per una riunione, poi siamo atterrati a Parigi. Ma al di l� di situazioni imbarazzanti e degli equivoci, penso che in quell'occasione sia stato fatto un uso delle intercettazioni inaccettabile. Cosa c'entra con le indagini la storia di un corteggiamento andato male"? - � contraria alla pubblicazione delle intercettazioni? "Assolutamente no. Certo se tu stai intercettando uno e poi sui giornali finisce tutto quello che deve essere secretato viene leso un diritto. Ma sono uno strumento importante: io sono per l'uso di quello che serve alla giustizia. Non il gossip". - L'altro giorno Buffon ha detto che festeggiava il decimo scudetto. Per la giustizia sono otto. "Chi li ha ottenuti sul campo non pu� togliersi dalla testa l'idea di aver vinto anche quelli revocati per Calciopoli. Io da narratrice del calcio penso che siano otto. Ma sono due punti di vista diversi: uno emotivo, l'altro razionale". - E com'� essere diventata la moglie di un calciatore? "Una nemesi. Ci siamo incontrati a una serata di beneficenza e siamo rimasti a parlare per ore. Senza telecamere ho visto l'uomo Gigi ed � stata una scoperta. Poi il resto lo accenno: incontro per lavoro persone estranee al calcio e prima di andare via mi chiedono: "Gigi come sta?" (Ride, ndr). Lo vedo come un atto d'amore per chi amo". - Vince il pallone d'oro? "Lui non ne vuole sentir parlare, dice che ha a che fare con il giudizio degli altri su di lui, mentre solo una coppa vinta sul campo premia le capacit�. Io comunque glielo darei: ha una carriera straordinaria, infinita, lunghissima, 22 anni a questi livelli � una cosa mostruosa. Ma se non arrivasse non penserei a un'ingiustizia: i portieri non lo vincono quasi mai". - Buffon � un uomo forte? "Non credo tenga a questa definizione, al massimo tiene a quella di un uomo con una testa, dei valori e dei sentimenti passionali. Uno che � caduto tante volte e che ha saputo rialzarsi". - Insieme siete sempre sotto i riflettori. Ma lei evita i social network. "Sono il vomitatoio dell'Italia. Abitare il mondo di haters non mi interessa". - Senza la bellezza avrebbe avuto le stesse opportunit�? "� stato un biglietto da visita, il problema � se diventa oggetto di scambio. Essere docile per ottenere cose non fa per me". - Si sente sola in questo? "La tv sta cambiando. Vedi sempre meno manichini non parlanti". - Lei ha cambiato il giornalismo sportivo, ma le inquadrature provocanti e le vallette esistono ancora. Com'� il futuro dopo di lei? "In Sky quelle cose l� non si possono fare. Ma non l'ho deciso io: � l'azienda. Il terreno � fertile". - In tanti ora citerebbero Diletta Leotta. "Ha iniziato da poco e va molto bene cos�. In Sky ci sono colleghi di talento. A loro consiglio di essere quello che si sentono". - Si parla di eredi perch� lascer� il calcio? "Ho voglia di sperimentare qualcosa di diverso. Non so se sar� la politica, per� vorrei tornare a raccontare da vicino i problemi delle persone. � fatale che prima o poi lascer� il calcio: non subito, ma tra un po' succeder� sicuramente. Solo che mi diverto troppo: mi sento sempre la bambina che guardava i mondiali dell'82 in giardino con la famiglia". - Fiducia e pace. Un po' ci ha convinti. Ma le persone sono fatte anche di nuvole. "Io rimuovo, per difesa. Porto dei segni: l'assenza del padre o il fallimento del primo matrimonio. Per� le ferite le fai e le ricevi. Anche nel dolore sar� sempre riconoscente per una vita benevola". Comunicato: chiusura per ferie Informiamo i nostri gentili lettori che la Biblioteca rimarr� chiusa per le ferie estive dal giorno 14 al giorno 18 agosto 2017 e riaprir� luned� 21. Preghiamo coloro che si servono, per il recapito dei volumi Braille, del Corriere Espresso Bartolini di non restituire le opere durante tale periodo, cos� da evitare che alla Biblioteca vengano addebitati i costi di giacenza. Con l'occasione, formuliamo a tutti i nostri pi� sinceri auguri di buone vacanze.