Luglio 2021 n. 7 Anno LI MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice Israele e Palestina, promessa e contesa A morte i diversi Come distinguere uno pseudoscienziato da uno scienziato Te lo leggo in faccia Burrata, uno scrigno di sapore Malika Ayane si racconta Israele e Palestina, promessa e contesa (di Simone Cosimelli, �Focus Storia� n. 165/21) - Una terra, brulla ma ambita, teatro di scontri, attentati, rivendicazioni - Da decenni israeliani e palestinesi si contendono il diritto di determinare il proprio destino nello stesso lembo di terra. La loro disputa ha diviso milioni di individui. E se il Medio Oriente � �il ring del mondo�, come l'ha definito lo storico Yuval Noah Harari, � anche a causa di questo lungo e irrisolto conflitto. Cos'� accaduto? E perch�? Alla fine del XIX secolo l'intolleranza nei confronti degli ebrei aument�. Per reazione alcuni intellettuali diedero vita al sionismo, un movimento politico che invocava il ritorno in Palestina, la �terra promessa� della Bibbia. Il nome derivava dall'altura di �Sion�, il nucleo originale della Citt� Santa, Gerusalemme. E il richiamo alla tradizione era forte. Ma la popolazione della zona, controllata dal decadente Impero ottomano e senza un'entit� statale, era a maggioranza arabomusulmana. Alla fine della Prima guerra mondiale le potenze europee (tradendo le aspettative degli arabi) ridisegnarono il Medio Oriente. La Gran Bretagna, che dal 1917 era favorevole a uno Stato ebraico, ottenne il Mandato di Palestina: nella parte est istitu� la Transgiordania (poi Giordania), mentre a ovest accett� di tutelare gli insediamenti ebraici, pur rassicurando gli arabi presenti, ovvero i palestinesi. Dunque l'Aliyah, il pellegrinaggio ebraico, si intensific�. Dopo le prime ondate dall'Europa Orientale, migliaia di ebrei, con l'ascesa dei regimi fascisti, lasciarono l'Europa Occidentale per approdare sulla terra degli avi. Le tensioni crebbero. Prima nacquero gruppi radicali per rivendicare l'identit� palestinese e poi, tra il 1936 e il 1939, scoppi� una grande rivolta. I britannici la repressero e allo stesso tempo limitarono l'emigrazione ebraica. Ma gli orrori dell'Olocausto stravolsero ogni scenario. Il genocidio nazista infatti non pot� che rinforzare la causa sionista e, in breve, �la terra promessa� si trasform� in una patata bollente. Cos�, il Regno Unito opt� per il ritiro dalla Palestina e deleg� la questione all'Onu. Nel 1947 l'Assemblea generale dell'Onu approv� la risoluzione 181 (il piano di partizione della Palestina) e indic� la strada da percorrere: due Stati sulla stessa terra, l'uno ebraico (che avrebbe coperto il 55% della zona e ospitato anche 400-mila palestinesi) e l'altro arabo (meno esteso, ma quasi integralmente musulmano), con Gerusalemme sotto controllo internazionale. I leader ebrei, che ormai rappresentavano 600-mila individui, accettarono. Quelli palestinesi, che ne rappresentavano un milione e 250-mila, no. Cos� quando il 14 maggio del 1948, prima del ritiro britannico, l'Yishuv (la comunit� ebraica) dichiar� l'indipendenza dello Stato di Israele con l'assenso di molti Paesi, tra cui Usa e Urss, scoppi� la guerra. Gli Stati confinanti della Lega Araba, che consideravano il sionismo un'ingerenza straniera, attaccarono Israele, che a sua volta contrattacc�. Agli arabi and� male. Nel 1949 furono firmati diversi armistizi (ma non accordi di pace) in seguito ai quali Israele ottenne ancora pi� territori di quelli previsti con gli accordi Onu, inclusa la parte ovest di Gerusalemme. Come se non bastasse, zone destinate ai palestinesi vennero occupate dagli Stati arabi: la striscia costiera di Gaza dall'Egitto, la parte est di Gerusalemme e la cosiddetta Cisgiordania (a ovest del fiume Giordano) dalla Giordania. Molti scapparono e tanti furono sradicati su impulso degli israeliani, che temevano infiltrazioni nemiche e non riconoscevano queste nuove entit�. N� gli altri arabi li integrarono con pieni diritti; avrebbe significato legittimare Israele. Una tragedia definita Nakbah (�la catastrofe�): in 700-mila persero case, affetti, lavoro; molti finirono nei campi profughi dell'Onu. Per ritorsione negli anni seguenti gli Stati arabi espulsero 700-mila ebrei. Anche loro si trasferirono sul territorio israeliano, unendosi ad altri 250-mila che arrivavano dall'Europa. Uno Stato di Israele sempre pi� forte e popoloso non poteva che fomentare il risentimento degli Stati arabo-musulmani. E infatti si pass� alle armi. Nell'ottobre 1956, durante la crisi di Suez, Israele si un� alla spedizione anglo-francese per infliggere un colpo all'Egitto; solo le minacce di Usa e Urss impedirono la guerra aperta. Per i palestinesi la misura era colma. Nel 1964 gruppi di militanti si proposero di cancellare lo Stato ebraico e nel 1964, con il sostegno della Lega Araba, venne istituita l'Olp: l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Per tutelare i propri commerci sul Mar Rosso, nel giugno 1967 Israele lanci� un attacco preventivo contro l'Egitto. Siria e Giordania intervennero. Gli eserciti arabi furono rapidamente sconfitti (�Guerra dei Sei giorni�) e Israele si accaparr� nuovi territori occupando Gerusalemme Est, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, le alture del Golan e la Penisola del Sinai: tutte aree dove, a discapito dei palestinesi che vi vivevano, lo Stato ebraico promosse nuovi insediamenti. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu invit� al rispetto dei confini, a una pace �giusta e duratura�; invano. Nel 1973, durante la festa ebraica dello Yom Kippur, Egitto e Siria invasero il Sinai e le alture del Golan per regolare i conti. Si arriv� a uno stallo. I Paesi mediorientali produttori di petrolio, per danneggiare i sostenitori di Israele, bloccarono le esportazioni di greggio. Ne deriv� una crisi energetica che pieg� l'Occidente. Solo nel 1978, con gli accordi di Camp David, la situazione si stemper�. Israele lasci� il Sinai e l'Egitto riconobbe lo Stato ebraico. Il Medio Oriente riusc� dunque a infiammare un mondo diviso da interessi contrapposti. Gli Usa si allearono con Israele; mentre l'Urss appoggi� gli arabi. Nessuno, per�, ebbe mai il pieno controllo degli attori in campo. �Attraverso i conflitti arabo-israeliani e gli innumerevoli momenti di crisi�, spiega Paolo Soave, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Universit� di Bologna, �la questione mediorientale si � legata alla Guerra fredda, e l'ha condizionata molto pi� di quanto la dialettica fra Usa e Urss abbia potuto influenzare la regione�. Le guerre cessarono, ma ebrei e palestinesi non si riconciliarono. A Israele, che aveva costruito una salda democrazia, le correnti politiche oltranziste cominciarono a marginalizzare quelle moderate. Gli attacchi dei guerriglieri palestinesi surriscaldarono animi gi� incandescenti e si arriv� all'invasione del Libano, nel 1982, pur di colpire le basi dell'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). Due forze inamovibili presero quindi a scontrarsi: la volont� degli ebrei di proteggere il sogno di una patria, e il desiderio dei palestinesi di riprendersela. Nel tempo, potenze rivali come l'Arabia Saudita e l'Iran trovarono in Israele un avversario comune. E mentre l'Olp si mostr� disponibile a un compromesso (con il rilancio della soluzione a due Stati) gruppi islamici radicali, come Hamas e Hezbollah, impugnarono le armi. Nel 1987 e nel 2000 le due �Intifade� palestinesi scossero le zone di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme. E l'intransigenza di Israele si fece pi� marcata. Tuttora il futuro del Medio Oriente resta da scrivere. �L'ostilit� per Israele�, conclude Soave, �ha sempre avuto un ruolo unificante, ma ha dato vita a un fronte eterogeneo. Dopo la Guerra fredda, il Medio Oriente � stato attraversato da altre linee di frammentazione, in particolare l'esplodere delle tensioni fra sciiti e sunniti. Il nodo di Israele resta sullo sfondo, un vessillo che tutti sbandierano con alterna convinzione. La regione si anima soprattutto per la costante ricerca di un punto di equilibrio politico fra le sue componenti interne, trasversali ai vari Paesi e sensibili a fattori come il terrorismo, la questione economico-sociale e quella nucleare. L'instabilit� di Paesi come Iraq e Libia, la crisi siriana, le �primavere arabe� e le inquietudini iraniane confermano la tipicit� di un'area i cui sistemi politici continuano a reggersi solo sulla concentrazione del potere politico-militare in poche mani�. Con gli Stati Uniti meno interessati all'area e l'Unione Europea debole e divisa, sulla scena del Medio Oriente si sono affacciati nuovi attori: la Turchia di Erdogan e la Russia di Putin. A morte i diversi (di Claudia Giammatteo, �Focus Storia� n. 159/21) - Dal rogo, alla forca, dalla gogna alle camere a gas. Storia dimenticata della persecuzione contro l'indicibile �vizio� omosessuale - �Colui che � comprovato sodomita deve perdere i testicoli. Chi lo fa una seconda volta, deve perdere il membro. E se lo fa una terza volta, deve essere arso�. E se la comprovata � una donna �a ciascun atto deve perdere un arto, e la terza volta dev'essere arsa. E tutti i loro beni li confisca il re�. Cos� sentenziava, nel 1260 circa, un raccapricciante manuale giuridico francese (Li Livres de Jostice e de Plet) conservato alla Biblioteca nazionale di Parigi. E quella macabra condanna non fu un fatto eccezionale, ma solo la punta dell'iceberg di una delle pagine pi� rimosse della storia dell'Occidente: la persecuzione legale dell'omosessualit� maschile e femminile. Il calvario di masse di anonimi condannati alla pena capitale dal XII secolo alla fine dell'800, esposti sulla gogna, castrati, impiccati, arsi vivi sulle piazze a causa del loro �peccato contro natura�, �vizio diabolico�, �malattia morale contagiosa�. Uno stigma millenario che ha messo sullo stesso piano le relazioni amorose tra persone dello stesso sesso con stupri e abusi su minori, i cui echi sopravvivono nei tab� omofobici di oggi. Per capire come ci� sia stato possibile bisogna mettere le lancette all'indietro. �Nella tradizione giudaico-cristiana la pena di morte per omosessualit� � di origine ebraica�, spiega il sociologo canadese Louis Crompton, �l'esplicita proibizione � contenuta nella legge di Mos� (�Se uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna, ambedue hanno commesso cosa abominevole; dovranno esser messi a morte; il loro sangue ricadr� su di loro�, Levitico 20:13). E aveva lo scopo di evitare che il popolo eletto assimilasse usanze straniere pagane. �Attraverso il cristianesimo, la condanna giudaica della pederastia � giunta in Occidente, non pi� come �abominio� (to'ebah) ma �atto contro natura� (par� f�sin), di derivazione filosofica platonica�, prosegue lo storico Giovanni Dall'Orto nel saggio Tutta un'altra storia. L'omosessualit� dall'antichit� al secondo dopoguerra (Feltrinelli). Il momento cruciale fu quando, con l'elevazione del cristianesimo a religione ufficiale dell'Impero romano, nel IV sec. d.C., la condanna religiosa divenne legge dello Stato. Nacquero cos� le roccaforti della persecuzione millenaria: l'editto Cum vir nubit in foeminam di Costanzo II e Costante, che nel 342 d.C. condann� i sodomiti passivi a essere puniti con �spada vendicatrice�, e il Non Patimur urbem Romam, promulgato nel 390 d.C. dagli imperatori cristiani Teodosio I, Valentiniano II e Arcadio, che introdusse la pena del rogo, in conformit� con il supplizio biblico di Sodoma. Ambedue le leggi furono perfezionate 150 anni dopo dall'imperatore bizantino Giustiniano che, nel rinomato Corpus iuris civilis reiter� l'estremo supplizio contro i colpevoli di �diabolica atque illicita luxuria�, autori di �scostumatezze che nemmeno gli animali compiono� per evitare la vendetta di Dio che scatena �carestie, terremoti e pestilenze�. La caduta dell'Impero romano non miglior� affatto le cose. E lasci� in eredit� una legislazione apertamente persecutoria. Se il Codice barbarico del ribelle Chindasvindo, re dei Visigoti, nel 650 d.C. sanc� la castrazione e il bando per i masculorum concubitores. In buona parte del Sacro romano impero, a partire dal XII secolo, la pena di default fu quasi sempre la stessa: il rogo. �Cotti e abbruscati�, chioser� Dante Alighieri nel XV Canto dell'Inferno, riferendosi a �letterati di gran fama d'un peccato medesmo al mondo lerci�. E non era tanto per dire. Il primo caso attestato di punizione con il rogo fu comminato nel 1277 a Basilea dall'imperatore Rodolfo I d'Asburgo che fece bruciare tale signor Haspisperch per �vizio sodomitico�. Ancora pi� crudele il supplizio ordinato da Carlo II d'Angi� per liberarsi del rivale Adenolfo D'Aquino, conte di Acerra, descritto in una Cronica Fiorentina del 1293: �L'accus� d'essere sodomita, gli fece ficcare un palo nell'ano facendolo uscire dalla bocca e come un pollo lo fece arrostire�. Ma il pi� feroce fu lo Statuto di Treviso del 1313: ordin� che i rei fossero, se maschi �appesi ad un palo con il membro virile trafitto con ago o un chiodo e il giorno dopo bruciati fuori citt�, e, se donne, �legate nude ad un palo e, il giorno dopo, bruciate�. La paura della fine del mondo e la peste del 1348 moltiplicarono la galleria di orrori. A decretare la condanna al rogo per coito in orifizio indebito furono, tra i tanti, gli Statuti di Bologna del 1389, di Genova del 1414, di Firenze del 1494, di Milano del 1541, di Urbino del 1501, di Ferrara del 1566. L'effettiva applicazione della pena � confermata da lettere, diari e atti processuali, molti dei quali secretati o mai pubblicati. Nel resto d'Europa le cose per� non andavano meglio. Nel 1479 Ferdinando D'Aragona e Isabella di Castiglia sostituirono la castrazione e la lapidazione prevista per i sodomiti con la pena del rogo. La Costituzione Criminale di Carlo V d'Asburgo del 1532 equipar� omosessualit� e bestialit�, condannando ogni condotta lasciva �sia uomo con uomo, sia donna con donna, o essere umano con animale�. Quanto alle colonie spagnole, cos� lo storico Pietro-Martire d'Anghiera (1457-1526) dipinse il modo in cui il conquistador Vasco N��ez de Balboa tratt� gli indios del villaggio Esquaragua che, in abiti femminili, si amavano tra maschi: �Subito li fece pigliare [...] e dopo averli legati li fece straziare da alcuni cani grandi che aveva portato con s�. Persino nei Paesi protestanti la persecuzione contro l'omosessualit� maschile non diede tregua: nel 1533 Edoardo VIII var� il Buggery Act (abolito nel 1861) che puniva la sodomia, ritenuta peccato prevalentemente cattolico, con la forca. Col tempo retate poliziesche presero di mira i bordelli maschili, come Molly House (la cosiddetta �casa delle checche�): durante un raid nel 1725 decine di clienti furono arrestati e la proprietaria Margareth Clap fin� sulla gogna e condannata a due anni di carcere. Quanto all'Olanda, nel 1730 la pi� sanguinosa caccia al gay della storia fu istigata da un'accusa irreale: �Si sospett� che l'alluvione e il crollo di alcune dighe a causa della teredine, un mollusco che si nutre di legno, fossero una punizione divina provocata dalla sodomia�, chiarisce Dall'Orto. �Partita da una denuncia del sagrestano della cattedrale di Utrecht, la reazione a catena port� alla scoperta di una rete di sodomiti ad Amsterdam, L'Aia, Rotterdam, Haarlem, Leida e altre 14 citt�. Si tradusse in 250 processi e si concluse con la condanna a morte di decine di giovani, impiccati e poi bruciati, strozzati e gettati nel mare o annegati dentro a un barile�. Solo con l'Illuminismo sia la legge sia la societ� cambiarono atteggiamento verso quelle pene barbare. �La sodomia, quando non comporti violenza, non pu� essere di competenza delle leggi criminali�, tuon� il filosofo rivoluzionario Nicholas de Condorcet, nel 1777. �� un vizio basso, disgustoso, la cui vera punizione � il disprezzo. La pena del fuoco � atroce. La legge d'Inghilterra [...] � al tempo stesso crudele e ridicola�. Nel 1791 l'Assemblea Costituente francese abol�, finalmente, la pena capitale per i �delitti senza vittime�, cio� eresia, stregoneria, sodomia. Una riforma rivoluzionaria incorporata poi nel Codice Napoleonico esteso a tutti gli Stati conquistati, Italia inclusa. In compenso, il fiorire di studi medici ottocenteschi ribalt� la nozione di persone �omosessuali� (neologismo dello scrittore ungherese Karl-Maria Kertbeny nel 1869): non pi� peccatori contro natura, ma malati affetti da �istinto sessuale patologico�, �inversione sessuale�, �degenerazione� o �involuzione genetica dell'organismo�. Essere gay non era pi� un vizio, ma una malattia. Bast� per ridare fuoco alle polveri. Nel 1847 il Codice penale prussiano giustific� con le seguenti parole l'aggravio delle pene per il reato di omosessualit�, da 6 mesi a 4 anni di reclusione: �perch� tale comportamento dimostra una speciale degenerazione della persona ed � pericoloso per la moralit�. Lo stesso concetto che venne tragicamente ripreso dal nazismo quasi un secolo dopo. Su una cosa l'Europa di fine '800 concordava. �Il comportamento omosessuale era cos� ributtante che il solo fatto di sentirne parlare creava disgusto in qualsiasi persona civile�, continua Dall'Orto. �Basti pensare che nel 1889, al momento di sopprimere il reato di �atti contro natura� dal Codice penale del Regno d'Italia, il Guardasigilli Zanardelli ritenne �pi� utile al pubblico l'ignoranza del vizio di quello che non sia la cognizione delle pene che lo reprimono�. Questo stesso modo di pensare si ripet� quando il regime fascista si astenne dall'introdurre nel nuovo Codice penale Rocco del 1930 apposite leggi contro gli atti omosessuali, preferendo il loro �contenimento� attraverso misure di polizia�. �Il vizio abominevole che ne darebbe vita non � cos� diffuso tra noi da giustificare l'intervento del legislatore�, dichiar� la Commissione Appiani. Nonostante l'Italia non fosse un Paese per gay, almeno in apparenza, stando ai verbali dal 1936 al 1939 furono inflitte a omosessuali �solo� 80 condanne al confino �in difesa della razza�, di cui ben 46 opera del fanatismo maniaco d'un solo questore, Alfonso Molina di Catania. Tra i casi pi� impressionanti quello di Barbaro M., condannato l'8 maggio 1939 a cinque anni di confino perch� in paese si diceva fosse omosessuale. �Nessun atto preciso pot� essergli contestato�, spiega Dall'Orto, �le prove di colpevolezza furono solo �vox populi� e un discutibile esame dell'ano compiuto da un medico, che sentenzi�: �dedito alla pederastia passiva��. Come distinguere uno pseudoscienziato da uno scienziato (di Marco Consoli, �Focus� n. 341/21) - Le pseudoscienze spopolano ancora perch� offrono verit� immediate, semplici da capire e soprattutto consolatorie. Mentre la scienza avanza passo passo, mettendo sempre in discussione le proprie tesi e scoperte - Quando il 6 gennaio scorso i sostenitori di Donald Trump hanno assaltato il Campidoglio, si � vista la conseguenza delle fake news: se sostieni di avere vinto le elezioni quando le hai perse, scatenerai l'ira di chi crede ciecamente in te. Ma le ipotesi di complotto, cavalcate dal presidente uscente, e le false teorie scientifiche, come quelle secondo cui il virus della Covid-19 � stato creato in laboratorio a Wuhan, non sono un prodotto esclusivo della contemporaneit�. �Con i social network c'� un problema di velocit� nella diffusione e amplificazione della condivisione, ma le bufale esistono da tempo immemore�, spiega Marco Ciardi, professore di Storia della scienza e delle tecniche all'Universit� di Bologna. �Qualcuno dice che la prima della Storia sia la Donazione di Costantino dell'VIII secolo (con cui veniva riconosciuto il potere temporale della Chiesa, ndr), ma le fake news hanno contraddistinto ogni epoca: nel 1835 il New York Sun scrisse che la Luna era abitata da varie creature, convincendo molte persone che fosse vero�. Il diffondersi di queste teorie rivela, secondo Ciardi, la difficolt� da parte degli scienziati di spiegare cos'� la scienza per distinguerla dalla pseudoscienza, ovvero �ci� che pretende di essere scientifico, senza essere approvato dalla comunit� degli specialisti di quel settore�, e quindi � per definizione falsa, almeno fino a prova contraria. Per capire perch� le pseudoscienze nascono e rimangono in vita a dispetto di ogni progresso scientifico, bisogna guardare al passato, come sostiene nel libro Breve storia delle pseudoscienze: �A scuola�, spiega, �si studia una scienza che descrive le soluzioni, eliminando il processo di una controversia scientifica, che spiega come si arriva a una verit�. Ad esempio la teoria della deriva dei continenti di Alfred Wegener si � affermata solo attorno al 1960, dopo cinquant'anni di dibattito, in cui alcuni la consideravano pseudoscienza. Studiare la storia d� la dimensione di come si � formata la scienza, di quali sono i valori di base e di come funziona: non basta sperimentare e raccogliere i dati, bisogna anche condividerli�. - Come si delinea dunque il confine tra scienza e pseudoscienza? �Prima di tutto occorre sottolineare che questo confine � sempre cambiato nel corso del tempo: l'alchimia per esempio nel '500 non aveva lo stesso valore che ha oggi. Fino alla fine del '700, un chimico poteva essere anche un alchimista o un collezionista di minerali. Dopo la rivoluzione chimica di Antoine-Laurent de Lavoisier, l'alchimia non entr� pi� nei dibattiti di qualsiasi ricerca chimica, ma ci sono volute decine di anni. La conoscenza progredisce e genera un dibattito, e a un certo punto alcune teorie vengono collocate nella pseudoscienza. Anche se non bisogna dimenticare un aspetto fondamentale�. - Quale? �Che anche la teoria di Lavoisier o quelle di Darwin o Galileo, contenevano errori. Che poi sono stati corretti. La scienza non � una verit� che arriva all'improvviso e spiega tutto. Ha bisogno di tempo: � un continuo susseguirsi di dubbi, domande e avanzamenti�. - Come ci sono state teorie scientifiche a lungo considerate pseudoscienze, cos� diversi scienziati hanno creduto in teorie rivelatesi fasulle. Per esempio Isaac Newton che esplorava l'alchimia o Edmund Halley che sosteneva che la Terra potesse contenere una serie di �terre� pi� piccole. �Quando Newton studiava l'alchimia non era uno che credeva a una pseudoscienza, ma svolgeva una ricerca che aveva un senso in quel contesto storico. Sarebbe diverso se oggi uno scienziato ne affermasse il valore scientifico, come � avvenuto per esempio quando il premio Nobel Luc Montagnier ha sostenuto di aver trovato le basi scientifiche dell'omeopatia. Uno dei vantaggi della scienza moderna (ma anche il suo tallone d'Achille) � lo specialismo: pi� si diventa specialisti di un settore meno si conoscono gli altri. E quando uno scienziato si avventura in campi che non conosce, rischia spesso di fare errori, trarre conclusioni sbagliate, �prendere lucciole per lanterne�, anche se ha un'esperienza e una competenza sconfinate nel proprio settore�. - Come nascono le pseudoscienze? �Alcune hanno una lunga tradizione di teorie alle spalle, come l'astrologia, che era considerata scienza e non lo � pi�. Altre nascono di sana pianta: ad esempio se il mito di Atlantide � da far risalire agli scritti storici di Platone, e ha attraversato il dibattito scientifico, quello del continente perduto di Mu � frutto di pura invenzione dello scrittore James Churchward. In genere le teorie pseudoscientifiche sono proposte da persone al di fuori dell'ambiente scientifico e si rivolgono a un ampio pubblico. Spesso sono architettate molto bene basandosi su fatti reali, correlati per� in maniera errata, come ad esempio quando si mettono in correlazione la forma delle piramidi dei Maya con quelle degli Egizi come fa la piramidologia�. - Lo pseudoscienziato e lo scienziato hanno qualcosa in comune? �Entrambi cercano risposte a delle domande. In questo senso ogni domanda dello pseudoscienziato � lecita, persino chiedersi se siamo stati sulla Luna. Ed � importante anche per lo scienziato lasciare la porta aperta al dubbio. Ma diciamo che ci sono argomenti, come quello dell'allunaggio delle missioni Apollo appunto, o l'idea che la Terra possa essere piatta, in cui il margine per il dubbio � veramente esiguo. �Certo quando la scienza non riesce a dare tutte le risposte e lo spazio per l'incertezza si amplia, � pi� facile creare teorie pseudoscientifiche�. - Ma allora qual � la differenza tra i due studiosi? �Lo pseudoscienziato trova le sue risposte, ma poi non accetta che siano criticate e messe alla prova del giudizio di altri specialisti. Proprio il contrario degli scienziati�. - Se lei dovesse creare una pseudoscienza o una teoria di complotto da dove partirebbe? �Basta trovare l'idea giusta per andare incontro ai pregiudizi pi� diffusi�. Quante volte ho sentito dire da amici che il Covid-19 � stato creato in laboratorio! Il segreto � rispondere a problemi complessi con risposte semplici. Ed � proprio ci� che fanno le pseudoscienze�. - Perch� alcune di queste, per esempio l'astrologia, trovano maggiore consenso di altre, come il terrapiattismo, che magari sono considerate bizzarre da chi invece consulta l'oroscopo? �Perch� vanno incontro al bisogno di certezze o speranze che in genere l'uomo ha: l'astrologia cerca di mettere ordine a un futuro che non possiamo controllare. Ma � bene ricordare, come dice la psicologia cognitiva, che tutti siamo soggetti a pregiudizi ed errori. E quindi al rischio di credere a una teoria che ci rassicura�. - La fantascienza alimenta le teorie pseudoscientifiche? �Talvolta pu� dare il la alle pseudoscienze, ma non � colpa della fantascienza. Come diceva gi� Galileo, tutto va inquadrato nel rapporto tra scienza e letteratura: la scienza si occupa del vero, mentre la letteratura non ha l'obbligo di raccontare cose vere. I confini sono talmente definiti e chiari che tra i maggiori critici delle pseudoscienze si trovano autori come Isaac Asimov o Howard Phillips Lovecraft che sono due pilastri della fantascienza. Il problema semmai � che si confonde la capacit� di immaginare, fondamentale per la scienza, con l'idea che se a me viene in mente qualcosa ho avuto una rivelazione. Ma questa non � scienza. Per questo Charles Fort, il padre nobile novecentesco delle pseudoscienze, va considerato solo un letterato, catalogatore di fatti messi poi erroneamente in correlazione. Uno di cui H.G. Wells, lo scrittore de La macchina del tempo, disse che era un ciarlatano�. - Di recente la Cia ha desecretato gli archivi che riguardano gli Ufo. E, apparentemente, alcuni fenomeni restano inspiegabili. �Ammesso sia cos� (non ho infatti studiato la vicenda), la scienza non spiega tutto e lo scienziato sa che dietro ogni risposta a un problema si aprono nuove domande. Che siano inspiegabili pu� dipendere dal fatto che non ci sono dati sufficienti a indagare un fenomeno, o che ancora non siamo in grado di comprenderlo. La scienza non deve diventare scientismo, deve lasciare sempre spazio al dubbio, perch� il suo sapere non � dogmatico ma aperto. Per� il fatto di non aver spiegato alcuni avvistamenti non vuol dire che esistano gli extraterrestri. Una caratteristica della pseudoscienza � che il dubbio iniziale si trasforma presto in certezza. � lecito domandarsi se in una pietra tombale maya sia rappresentato un astronauta, ma � assurdo sostenere che siccome non si pu� smentire che si tratta di un astronauta, allora lo � per forza�. Te lo leggo in faccia (di Raffaella Procenzano, �Focus� n. 342/21) - Abbiamo la mimica pi� espressiva di tutto il regno animale. Non � un caso: ci serve per capire che cosa stanno pensando gli altri. E prevederne le reazioni - Guardiamoci in faccia: lo diciamo ogni volta che vogliamo che qualcosa sia ben chiaro. Perch� il viso esprime - pi� delle parole - i nostri sentimenti e lascia trasparire le vere intenzioni. Cos�, in un discorso, quando si vuole dimostrare a qualcuno la propria sincerit�, lo si invita a guardarci in viso. Abbiamo la mimica facciale pi� espressiva di tutto il regno animale: smorfie, sguardi, segni d'intesa ci compaiono in faccia continuamente, anche quando non ce ne rendiamo conto. Inoltre, molte espressioni come il sorriso, il cipiglio, la risata, il broncio si possono facilmente simulare per lanciare un segnale ai nostri simili. Un volto cos� mobile rende possibile la comunicazione anche senza le parole. Non a caso, abituati alla mimica occidentale, i primi viaggiatori in Giappone si chiedevano se gli abitanti di quelle isole provassero i loro stessi sentimenti solo perch� erano molto pi� bravi a mantenere il viso impassibile. Del resto, guardarsi conviene: le parole non possono bastare. Tant'� vero che per le comunicazioni brevi via messaggio sono state inventate le emoticon: �faccine� che segnalano lo stato d'animo di chi scrive e che possono dare a una frase un significato del tutto diverso. Ma perch� sapere �che faccia fa� un'altra persona � cos� importante? Perch� il cervello umano � una macchina per connettersi con gli altri: � modellato per leggere in modo veloce, efficace e automatico la mente altrui. Una capacit� che hanno anche molti altri animali (soprattutto i primati), ma che solo nella nostra specie si � sviluppata cos� tanto. Osservare le espressioni facciali serve proprio a decifrare meglio il pensiero di altri individui. Cominciando dagli occhi, che non a caso hanno la sclera bianca per far capire dove si dirige il nostro sguardo. Se sappiamo dove un'altra persona sta guardando, capiamo che cosa sta catturando la sua attenzione e possiamo indovinarne le intenzioni o addirittura anticipare le sue azioni. Gli scienziati hanno scoperto infatti che se osserviamo una persona che gira lo sguardo verso qualcosa di abbastanza piccolo da essere tenuto in mano, si attivano nel nostro cervello le stesse zone che useremmo se a prendere l'oggetto fossimo proprio noi. Lo stesso vale per le emozioni: se una persona ha paura, le palpebre si aprono e si vede pi� sclera (pi� �bianco degli occhi�), nella felicit� invece si stringono e il bianco diminuisce. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che bastano questi deboli segnali perch� da una zona del cervello, l'amigdala, parta �l'ordine� che ci induce a provare a nostra volta timore o contentezza. Secondo il celebre neuroscienziato Antonio Damasio, quando si osserva qualcuno provare una emozione � come se quella stessa emozione la sentissimo anche noi (nel cervello). Senza questo meccanismo-specchio potremmo vedere le emozioni ma non �capirle�. Del resto gli psicologi hanno spesso osservato che durante una conversazione tra due persone si tende a imitare, in modo appena accennato, le espressioni dell'altro. Dagli occhi il nostro cervello assorbe anche un'altra informazione, la dimensione della pupilla, che � regolata dal sistema nervoso autonomo, lo stesso che controlla la frequenza cardiaca o il ritmo del respiro. La pupilla si dilata e si restringe come reazione a diverse emozioni, sia positive sia negative. Se la persona con cui stiamo parlando ha le pupille dilatate, ci sta ascoltando con interesse, se le ha strette invece non � d'accordo o non sta facendo attenzione alle nostre parole. Per questo, chi ci guarda con le pupille larghe ci appare pi� gradito, anche se non sappiamo perch�. Se poi le pupille sono molto grandi potrebbe addirittura essere molto interessato anche in senso sentimentale. Ed � stato verificato che se si guarda una persona con le pupille dilatate anche le pupille dell'osservatore si aprono. Insomma, ci fa piacere che qualcuno ci guardi con piacere: � questa la base della socialit�. In ogni caso, il riconoscimento delle espressioni facciali � una faccenda complessa per il cervello: �Non va dimenticato che il volto cambia drasticamente: quando per esempio qualcuno ride, la conformazione di occhi e bocca � molto diversa da quella di una faccia tranquilla. Eppure riconosciamo lo stesso quella persona. E contemporaneamente leggiamo la sua emozione: � contenta�, racconta Maria Ida Gobbini, neuroscienziata del Dipartimento di Medicina sperimentale all'Universit� di Bologna. �Per arrivare a questa conclusione il cervello richiama tutte le informazioni che ha su quell'individuo: che posizione occupa nella nostra cerchia sociale, che tipo di approccio ha con gli altri, che visione ha del mondo. E si attivano proprio le regioni cerebrali deputate alla �Teoria della mente�, vale a dire quelle che ci permettono di capire che cosa passa per la testa altrui�. Comunicare le emozioni col volto � cos� importante che, come ha provato una recente ricerca condotta all'Universit� di Baltimora, negli Usa, i pazienti con paralisi facciale, che quindi non possono esprimersi attraverso le emozioni del viso, vengono ritenuti meno attraenti e desiderabili come partner. Che le espressioni siano dunque un segnale, fondamentale da leggere ma anche da esprimere, � certo. Un segnale molto antico: il sorriso nervoso segno di ansia � comune anche tra gli scimpanz� e serve proprio per rabbonire un possibile nemico. Segnalare sul viso il proprio �stato interno�, del resto, � un istinto innato: gi� dopo due e tre giorni di vita i neonati distinguono un volto contento da uno triste e verso i 2-3 mesi sono in grado di riprodurre sul proprio viso le espressioni emotive che vedono sul volto materno. Anche i bambini nati ciechi sorridono, si accigliano, fanno il broncio quando sono contrariati. Ma manifestano anche altre espressioni fondamentali come per esempio la sorpresa, che fa loro alzare le sopracciglia. In realt�, le espressioni del viso dipendono da due diverse vie nervose che provengono dal cervello: una di queste � volontaria, l'altra no. �Per poter produrre un'espressione �apposta� � fondamentale averla vista. Un nostro studio su persone nate cieche dimostra che se si chiede loro di produrre una espressione, per esempio felice, o rabbiosa, il risultato non � riconoscibile. Ma naturalmente queste persone riescono a fare queste �facce� quando l'emozione la provano davvero. Non sono cio� in grado di mentire con il volto�, fa notare Gobbini. La ricerca, infatti, ha ormai identificato i segnali mimici corrispondenti alle varie emozioni e ai mix tra emozioni diverse. Secondo gli studi di Paul Ekman, che negli anni Sessanta visse a lungo in una regione montagnosa della Nuova Guinea a contatto con trib� di cacciatori e raccoglitori, le cosiddette emozioni base (sorpresa, paura, disgusto, rabbia, felicit� e tristezza) corrispondono a configurazioni specifiche nei muscoli che le esprimono e che sono innate, spontanee (le espressioni si generano senza che ne siamo consapevoli) e universali (sono le stesse in tutte le culture). Anche eccitazione e vergogna sembrerebbe che si possano leggere in viso abbastanza facilmente, ma la scienza non ha ancora trovato le prove definitive. Del resto, la mimica facciale � molto pi� complessa di quanto possa sembrare: la sorpresa interrogativa, quella sbalordita o quella attonita per esempio mettono in moto i muscoli in modo diverso. Inoltre esistono mimiche specifiche per mix di emozioni, come le espressioni triste-arrabbiata o impaurita-sorpresa (Ekman ha descritto ben 33 di questi mix). In volto � facile leggere anche i segni di tensione: quando vengono mostrate ad alcune persone ignare le foto di studenti durante un esame e quelle degli stessi studenti a colloquio con il professore in un momento non stressante, le immagini del viso �da esame� vengono da tutti giudicate pi� tese rispetto alle altre. E anche se l'espressione delle emozioni base � universale, ci sono differenze culturali su quale sia il momento giusto per esprimerle e quando sia invece il caso di sopprimerle. In un esperimento classico � stato mostrato a un gruppo di studenti Usa e a un gruppo di studenti giapponesi un filmato di un intervento chirurgico. Le espressioni di disgusto erano le stesse nei due gruppi. Ma se al filmato assisteva anche un professore autorevole dell'Universit�, le espressioni dei ragazzi giapponesi diventavano impassibili, mentre quelle dei ragazzi americani non cambiavano e continuavano a esprimere disgusto anche in presenza del professore. Il dibattito su quanto le espressioni del viso siano quindi legate alla cultura � ancora oggi oggetto di discussione: Oliver Garrod, psicologo dell'Universit� di Glasgow, in Scozia, sostiene che le espressioni del viso universali non siano 6, ma 4 (rabbia e sorpresa verrebbero quindi escluse). Studiando con la risonanza magnetica l'attivit� mentale di 30 persone (15 orientali e 15 europei) intente a osservare le foto che rappresentano le 6 emozioni principali, Garrod ha inoltre notato che il funzionamento cerebrale nei due gruppi etnici era diverso e ha concluso che nel cervello non esiste uno schema comune di riconoscimento delle emozioni in culture diverse. In ogni caso, dire che le espressioni facciali sono involontarie non vuol dire che non si possano controllare. Per� occorre fare uno sforzo. E lo sforzo si vede. Per questo, sul volto si possono leggere anche i segnali di menzogna. Fin da piccoli tutti noi impariamo a camuffare e controllare le espressioni del viso, e spesso viene insegnato che lasciare trasparire quello che si prova � sbagliato (una mamma pu� dire al figlio: �non fare quella faccia�). Ci sono almeno tre modi di mentire usando il volto: mostrare un sentimento inesistente (simulazione), non mostrare ci� che proviamo (neutralizzazione) o mascherarlo con una emozione fittizia (mascheramento). Di solito si usa il terzo metodo. E per riuscirci agiamo soprattutto sulla bocca, la parte del viso che controlliamo meglio. Il volto ha infatti tre zone capaci di movimenti indipendenti: fronte e sopracciglia, occhi, palpebre e radice del naso, guance, bocca, mento e gran parte del naso. La felicit�, per esempio, � l'unica emozione che non coinvolge la parte alta del viso. Quindi se le sopracciglia sono alterate o ci sono rughe sulla fronte, il sorriso sta in realt� nascondendo un'altra emozione, che invece emerge proprio sulla fronte. Per riconoscere un sorriso sincero bisogna guardare infatti gli occhi: di fronte a una gioia vera si muove il muscolo orbicolare, quello che circonda il globo oculare e che crea le pieghe orizzontali sotto le palpebre inferiori che rendono dritte queste ultime. Ma gli occhi si �strizzano� solo nella parte pi� esterna, per cui le sopracciglia si abbassano appena un po' al centro. Inoltre, il sorriso vero non dura pi� di 3 o 4 secondi. Naturalmente esistono persone pi� brave di altre a mentire col viso: coloro che utilizzano fronte e sopracciglia come segni di interpunzione nella conversazione, per sottolineare certe parole. Si tratta di individui pi� abituati a usare anche la parte alta del viso in modo consapevole, che possono �organizzare� tutta la loro faccia a seconda delle occasioni. Ma esistono anche individui pi� abili a individuare le bugie. Il sorriso solo accennato che contiene derisione, per esempio, � asimmetrico e per questo anche se � molto veloce pu� essere notato da un osservatore attento. E del resto esiste chi non si lascia ingannare nemmeno dalle cosiddette microespressioni, che durano da un quinto a un venticinquesimo di secondo e compaiono per un attimo sul volto di chi sta dissimulando qualcosa. Questi detective dei sentimenti naturalmente non vedono l'espressione vera e propria, che scompare troppo rapidamente, ma capiscono che per un momento sul volto � passata un'espressione diversa e quindi che � in corso una simulazione. Burrata, uno scrigno di sapore (�RivistAmica� n. 8/20) - Una specialit� casearia dal gusto ricco e inconfondibile, ingrediente ricercato ma allo stesso tempo sostanzioso che soddisfa le preferenze dei palati pi� diversi - Un �sacchetto� dal colore bianco candido che custodisce un tesoro dal gusto intenso capace di avvolgere il palato, unendo alla freschezza della parte esterna la consistenza piacevolmente vellutata di un ripieno irresistibile. Sono queste caratteristiche che rendono la burrata un prodotto caseario sempre pi� apprezzato, anche per i numerosi usi che se ne possono fare in cucina. La burrata � un capolavoro del gusto italiano che ha la sua principale zona di produzione in Puglia, anche se oggi viene realizzata in gran parte del meridione del Paese. Ma � proprio in Puglia che si pu� ritrovare l'unica tipologia che si pu� fregiare dell'indicazione Geografica Protetta, la burrata di Andria IGP. Ed � sempre qui che si colloca quella che � comunemente riconosciuta come la nascita di questa specialit�. Quella della burrata fu un'invenzione quasi casuale, frutto della necessit�: avvenne quando nel secolo scorso, a causa di una forte nevicata che non permetteva il trasporto in citt� del latte dalle masserie, un casaro per non sprecare questa preziosa materia prima decise di �trasformarla� creando un involucro di pasta filata in cui racchiudere un composto ben amalgamato formato dalla stessa pasta sfilacciata e panna (la cosiddetta �stracciatella�). Il procedimento di base � rimasto il medesimo, per questo formaggio fresco di latte vaccino a pasta filata, la cui parte esterna viene tradizionalmente chiusa nella parte superiore con un nastro e al suo interno rivela un'esplosione di sapore inconfondibile, che si pu� apprezzare appieno assaporando insieme in ogni boccone l'esterno e l'interno della burrata e consumandola il pi� possibile fresca per evitare alterazioni delle sue caratteristiche organolettiche. La burrata negli ultimi anni � passata rapidamente dall'essere un prodotto artigianale per intenditori a diventare una specialit� dalla diffusione capillare in tutta Italia e anche ricercata all'estero. Secondo i dati diffusi nel 2019 da Assolatte (Associazione Italiana Lattiero Casearia), nel solo 2018 infatti la quantit� di burrata confezionata venduta nel circuito della grande distribuzione della nostra penisola sarebbe cresciuta del 17,5%, superando le 2.100 tonnellate di prodotto. Una cifra impressionante che sale per� addirittura fino a 5-mila tonnellate se si considera anche quella commercializzata a prezzo variabile. Tra i punti di forza che hanno portato a questo successo c'� sicuramente la sua capacit� di rendere con semplicit� appetitosa e sfiziosamente ricercata ogni pietanza. Basta infatti arricchirla con un filo d'olio extravergine d'oliva o una spolverata di pepe e accompagnarla con insalata e pomodorini o altre verdure come melanzane, zucchine, cime di rapa o peperoni per ottenere un antipasto o un piatto unico di sicuro effetto. Ma ottimo � anche l'abbinamento con i sapori del mare, come gamberi e gamberoni (un'accoppiata perfetta pure per condire un primo piatto), la bottarga o un'insalata di limoni e acciughe. E per conquistare anche i pi� piccoli usatela come alleato per arricchire con gusto e stile pizze e focacce: anche una semplice Margherita assumer� cos� una veste nuova e ancora pi� irresistibile. Malika Ayane si racconta (di Andrea Conti, �Millennium� n. 45/21) Artista di classe, semplice, ma spiazzante, coraggiosa e onesta. Malika Ayane di strada ne ha fatta dal suo primo successo del 2008, Come foglie che, scritto per lei da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, si classific� seconda a Sanremo Giovani. Quando aveva 24 anni fu scoperta da Caterina Caselli mentre Paolo Conte tesseva le sue lodi: �� un arancione scuro che sa di spezia amara e rara e come il calicantus, fiorisce d'inverno e il suo profumo porta lontano�. In tredici anni Malika ha vissuto tante vite, inciso sei album e oggi appare estremamente consapevole. Ha sperimentato il talent show e la televisione come giudice X Factor nel 2019. Il lockdown di un anno fa ha riacceso la sua miccia creativa portandola a collaborare di nuovo con Pacifico e altri autori. Arriva il Festival di Sanremo 2021 con Ti piaci cos� e l'album Malifesto. Ma la storia di Malika parte da lontano: � figlia di madre italiana e padre marocchino. I genitori hanno scelto di trasferirsi in Italia dopo essersi conosciuti in Marocco negli anni '70. La mamma si era recata in Marocco per un viaggio e si � innamorata di un ragazzo. Quando � rimasta incinta, la coppia si � trasferita in Italia e Malika � nata a Milano il 31 gennaio 1984. - Chi era la piccola Malika che viveva in un bilocale alla periferia di Milano? �Mi sono ispirata a quella Malika l� per fare questo lavoro. A quando prendevo la bici e attraversavo la citt�, solo per il piacere di farlo, alla gioia che provavo e alla necessit� di esprimere quello che avevo dentro attraverso la musica. Lo stupore e voglia di vivere erano i sentimenti che mi animavano in quel periodo e che ho ripescato per cantare questo disco�. - Com'� stata la tua adolescenza? �Tutti i pomeriggi andavo al parco fino a tardi. C'era un freddo cane e parlavo con gli sconosciuti. Se ci penso oggi ai pericoli che potevo correre (ride)! Era il periodo delle mie prime esperienze, come il bere e il fumare. Mi spiace che la nuova generazione - lo vedo anche con mia figlia - non abbia come la possibilit� di sbagliare. Sono tutti concentrati su loro stessi tra tecnologia e impossibilit� del contatto, a causa anche del momento che stiamo vivendo�. - Che approccio avevi con la musica? �Quando suonavo e cantavo in un locale facevo in modo che non ci fossero i miei amici, perch� non volevo �falsare� la situazione. In quei momenti volevo un qualcosa di immediato e diretto che mi scaldasse l'anima. In fondo ho due aspetti della mia personalit� che ho capito e interpretato nel tempo: sono tanto un animale sociale quanto un'introversa, ed � stato proprio quest'ultimo aspetto che mi ha fatto scegliere il palco�. - Vivi conflitti interiori? �Direi di no, non pi�. Lo canto anche nel brano Peccato originale, contenuto in Malifesto. Bisogna riuscire a guardare se stessi senza nostalgia e senza rancore. Bisogna avere il coraggio di accarezzarsi e fare pace con la propria esistenza, cercando di cogliere le cose per quello che sono. Dunque credo sia fondamentale attraversare la vita con un'intensit� tale che porti alla pace e alla piena consapevolezza di chi si �. Tralasciando il giudizio degli altri�. - Ami sfidare te stessa? �Per quanto ci si impegni e si lavori sodo, non � detto che le cose vadano secondo i propri desideri. La societ� oggi ci chiede di essere sempre performanti, ma quante volte abbiamo perso del tempo a cercare un successo che non era quello che credevamo? Negli ultimi anni mi sono ritrovata in situazioni differenti tra alti e bassi della vita. Questo � il succo di Per chi ha paura del buio, un brano nato con Pacifico a Berlino una domenica pomeriggio mentre pioveva ed eravamo seduti su una panchina. Volevamo fortemente quella canzone proprio per mettere nero su bianco una lezione di vita per me molto importante�. - C'� qualcosa che non sopporti? �La noia�. - Un trucco per scappare da situazioni o persone noiose? �Bere una coppa di champagne (ride). Scherzi a parte, credo sia un privilegio poter scappare via da alcune situazioni quando riconosci che non si sta bene. Dico sempre: una cosa che non � necessaria, non � utile. Sono ancora nella prima met� della mia vita e il tempo � la cosa pi� preziosa che abbiamo. Ho la fortuna di scegliere il meglio per me. Studiare, capire le persone...�. - Ami osservare? �Molto. Quando facevo la cameriera ascoltavo le storie della gente e tra me e me ci costruivo sopra un castello di situazioni per renderle pi� poetiche. Ho lavorato in un'azienda e quando ho capito che numeri e codici non facevano per me sono tornata ai miei tavolini in cerca di altre storie. La noia la sconfiggi anche con la poesia�. - Non sei un'artista che nasconde errori o insuccessi. Perch� secondo te il precedente album �Domino� non ha convinto? �Penso che ogni esperienza, anche non riuscita, sia utile per quella che viene dopo. Arrivavo da un anno e mezzo di tour live e radiofonico legato al disco Naif (uscito nel 2015, ndr) che ha avuto singoli che sono andati molto bene in radio. Domino, uscito nel 2018, arrivava in un momento discografico davvero complesso ossia quello di passaggio definitivo dal supporto fisico al digitale. In quel momento avevo voglia di alzare l'asticella del mio lavoro. Pensavo di aver fatto un album estremamente pop, ma poi ci siamo accorti che � risultato complesso a chi lo ascoltava�. - Te ne penti? �Assolutamente no. Nel 2018 volevo fare una specie di esercizio di grande indipendenza e non avere 200-mila passaggi radio al giorno e non sono andata nemmeno al Festival di Sanremo. Infatti Domino � stato l'unico mio disco che non � passato al Festival. Era una scelta diversa, forse avrei dovuto fare un ragionamento un pochino pi� �paraculo�, ma penso ancora che sia un bellissimo lavoro e anche l'ultimo disco Malifesto ha attinto dall'album precedente. Di Domino mi porto uno strepitoso tour affollatissimo con gente di tutte le et�. � stata una piccola conferma della motivazione che mi aveva spinta a fare un album di questo tipo�. - Invece �Malifesto� come lo percepisci? �� il frutto dell'anno che abbiamo passato. � nato in un momento in cui non mi sentivo sicura, poi ho preso la penna in mano, mi sono messa al pianoforte e le canzoni sono venute fuori come da un idrante (ride). Credo che il fatto di essere figli di un presente come questo non pu� fare altro che mettere in evidenza le nostre emozioni, e possiamo raccontare tanto quello che viviamo. Per completare l'album nei tempi e modi giusti a dicembre abbiamo corso contro il tempo, per essere pronti in primavera. Ci siamo divisi gli spazi e, mentre in una stanza si scriveva, nell'altra si mandavano avanti i suoni e a fine giornata ci si ritrovava e cantavo. Un approccio molto naturale del lavoro�. - Uno slogan per questo album. �Siamo un sacco di Malika qui dentro�! - Esiste una regola per un disco di successo? �Non esistono regole perch� un disco abbia successo. Se anche questo risulter� sofisticato, pazienza, se poi dovessimo aprire la parentesi su cosa � o non � sofisticato saremmo rovinati. Sarebbe sbagliato cercare di seguire un'idea di attualit� anche perch� quello che oggi � contemporaneo, domani chiss�...�. - Pensi di tornare in tour questa estate? �Spero come tutti che si possa tornare al pi� presto dando priorit� alla sicurezza. Penso che il patentino vaccinale, non solo per i viaggi ma anche per gli eventi collettivi, possa essere una soluzione. Qualsiasi soluzione possa accelerare i tempi � benedetta purch� ci sia rispetto per la sicurezza e per le persone. Detto questo, non penso che far� live questa estate perch� ci sar� una congestione tra i progetti rimandati dello scorso anno e i nuovi progetti in uscita. Mi sembra giusto rispettare le tempistiche, non ho fretta di fare le cose. Mi piacerebbe fare qualcosa di bello il prossimo autunno nei teatri. Sempre in sicurezza�. - Quando non canti che fai? �Un giro in moto. Ne ho due: una si chiama Shirley MacLaine, un regalo che mi sono fatta per i miei 35 anni, l'altra si chiama Gilda, una Honda 400 four. A 33 anni mi sono accorta del tempo che passa, delle tante cose che ho rimandato nel tempo e che oggi non posso pi� fare. Ho deciso di non perdere pi� tempo. Per questo ho anche preso qualche lezione di danza prima di andare al Festival di Sanremo. Alla fine sono state molto utili perch� riscopri il tuo corpo e sei presente a te stesso. No, tranquilli, non � una roba da santoni (ride)�.