Agosto 2016 n. 8 Anno XLVI MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Si pu� avere un po' di privacy? Le regole dell'amore in un'app Sport s�, ma senza farsi male Il mistero dell'Innominato Aceto balsamico di Modena I.G.P., nascita di un mito Una gita sul lago di Garda Le storie di Elio Si pu� avere un po' di privacy? (di A. Monti Buzzetti Colella, �Focus Storia� n. 116/16) - Il diritto alla riservatezza e quello all'intimit� tra le mura di casa sono conquiste molto pi� recenti di quanto si pensi - �Per soddisfare i gusti pruriginosi del grande pubblico, i dettagli di relazioni sessuali vengono diffusi tramite le colonne dei grandi quotidiani [...]. Fotografie istantanee e iniziative giornalistiche hanno ormai invaso i sacri confini della vita privata e domestica, mentre un gran numero di congegni [...] minaccia di realizzare la predizione secondo cui sussurrare dentro l'armadio sar� come lanciare proclami dai tetti�. L'ennesima invettiva contro l'arsenale di tecnologie ficcanaso che invade i nostri spazi? Niente affatto. Si tratta di uno stralcio del saggio scritto a quattro mani nel 1890 da Samuel D. Warren e Louis D. Brandeis, giovani e rampanti avvocati di Boston. Il loro articolo The Right to Privacy (�Diritto alla privacy�) � oggi considerato la Bibbia del diritto alla riservatezza o all'�essere lasciati in pace�, secondo la definizione di Brandeis. La definizione latina � ius solitudinis, che ha il doppio significato di diritto all'intimit� della persona negli spazi domestici ma anche al controllo sulle informazioni personali che la riguardano: un orientamento normativo che dopo uno stentato esordio trov� definitiva consacrazione a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, momento in cui la societ� cominciava ad avvicinarsi al moderno concetto di privacy. Tutto ebbe inizio cos�: Warren, che era anche un famoso giocatore di polo, era infastidito dalle attenzioni morbose che la stampa dell'epoca riservava alla sfarzosa vita mondana della moglie Mabel. Per millenni l'esistenza di una �zona di rispetto� attorno alla vita dell'individuo era stata negata. A partire dalla lunga stagione preistorica e protostorica, in cui l'uomo fu �animale sociale� a tempo pieno e per forza di cose. Nelle comunit� primitive la possibilit� di sopravvivere ai pericoli, naturali e non, era legata alla vita di gruppo. Dunque la possibilit� di appartarsi per avere rapporti con il partner, allattare un figlio o espletare bisogni fisiologici, non era contemplata semplicemente per ragioni di sicurezza. Un'abitudine conservata a lungo tra le ultime societ� tribali del pianeta. Lo confermarono gi� agli inizi del Novecento gli studi di Bronislaw Malinowski: l'antropologo polacco registr� come in alcuni remoti villaggi delle Isole Trobriand, in Nuova Guinea, i genitori trovassero normale fare sesso di fronte ai figli. Il massimo del pudore era ordinare ai piccoli di coprirsi la testa con una stuoia. La prima linea di demarcazione pubblico-privato comparve nella Grecia classica, in particolare nelle abitazioni. Il filosofo Aristotele (384-322 a.C.) distingueva tra polis (�citt�, e dunque per esteso la vita di relazioni esterne al ginnasio o nell'agor�) e oikos (�famiglia� o �casa�), una distinzione che si rifletteva nelle case costruite come dei fortini: quasi nessuna finestra sulle pareti perimetrali - non a caso il ladro era detto anche toikor�kos, �scavatore di muri� - e un'ampia corte interna su cui affacciavano i vari ambienti, rigorosamente differenziati per uomini e donne. L'esigenza era infatti quella di unire la massima illuminazione possibile con la pi� ridotta esposizione a sguardi indiscreti. Ben diversa la situazione nella caotica Roma imperiale dove per ogni domus, la residenza signorile del ceto patrizio, si contavano almeno 26 insulae, grandi e insalubri condomini a pi� piani riservati alle classi pi� modeste. Nell'insula tutto era promiscuo: porte e muri di scarsa qualit� lasciavano filtrare ogni tipo di intimit�, per non parlare dei pi� poveri che dormivano direttamente sui luridi pianerottoli del caseggiato-alveare. Anche per i ricchi non era facile farsi i fatti propri. �La grande fortuna non permette di nascondere nulla�, scriveva Plinio il Vecchio, e in effetti il romano d'alto ceto era legato a una forzosa visibilit� pubblica sin dalle prime luci dell'alba, quando la folla rumorosa dei clientes veniva a svegliarlo per l'omaggio della salutatio matutina accompagnato da lamentose richieste di soldi e favori. E nemmeno al gabinetto si poteva stare da soli: i servizi in casa erano rarissimi e nelle latrine a pagamento gestite dai conductores foricarum, prive di divisori o anche solo di tende, gli abitanti dell'Urbe chiacchieravano senza pudore in �seduta� l'uno accanto all'altro. E per gli squattrinati? Un'alternativa ancora pi� in vista: grandi giare di terracotta collocate qua e l� ai crocicchi delle strade. Laddove fallirono i gabinetti riusc� la religione: i primi secoli dell'era cristiana introdussero un inedito bisogno di isolamento per la preghiera e la contemplazione. Fu proprio la disapprovazione dei testi biblici per la curiosit� morbosa (celebre il racconto del re Davide che spi� Betsabea al bagno e, invaghitosene, ne fece uccidere il marito) a sensibilizzare i giuristi sull'argomento: nel 1361 il Justices of the Peace Act sanzionava penalmente i sudditi inglesi colti a fare i guardoni oppure a origliare attraverso le porte. Il posto dove era pi� difficile conquistare un po' di privacy era comunque casa propria. In Europa le famiglie di estrazione modesta dormivano in un unico grande giaciglio collettivo, in cui talora poteva trovare spazio persino qualche occasionale ospite di riguardo. A sdoganare per primi il letto a una piazza furono gli ospedali: le evidenze del contagio con cui la Peste nera del 1348 decim� l'Europa, indussero i medici a rivedere l'abitudine di sistemare due malati adulti (oppure svariati bambini, anche una decina) nella stessa branda. Ancora nell'Alto Medioevo la quasi totalit� delle case, soprattutto rurali, era formata da un unico ambiente privo di pareti divisorie, che includeva spesso anche la stalla. Al centro, su una semplice base rialzata di mattoni o di argilla, ardeva un fuoco pericolosamente privo di ausili per convogliare i fumi verso l'apertura di sfogo collocata sul tetto. La soluzione per riscaldarsi senza correre il rischio di morire soffocati arriv� col camino in mattoni, la cui diffusione inizi� a partire dal XII secolo. E che, strano a dirsi, fu cruciale per la storia della privacy: alla sua struttura si appoggiavano infatti le travi di supporto che resero possibile la costruzione di tramezzi e, quindi, di ambienti separati all'interno delle abitazioni. Nel 1455, ormai agli albori dell'Et� moderna, il desiderio di ritagliarsi momenti �fuori dal branco� trov� ulteriore stimolo nella stampa a caratteri mobili. Insieme a libri dalle dimensioni pi� agevoli e dai prezzi meno proibitivi, l'epocale invenzione di Gutenberg diffuse in Europa anche un modo nuovo di utilizzarli: accanto alla lettura pubblica ad alta voce - che rest� a lungo la regola soprattutto in ambito religioso e liturgico - si svilupp� quella fatta da soli, in silenzio e ancor meglio senza essere disturbati. A dire qualcosa di nuovo in materia di riservatezza arriv�, da Oltreoceano, il Post Office Act del 1710 che perseguiva il vizio degli impiegati postali di sbirciare nella corrispondenza. A fine Settecento poi si scaten� una vivace polemica attorno alla decisione di rendere pubblici - per questioni di accuratezza, pi� che altro - i risultati del primo censimento nazionale. �Nessun vincolo, morale o di altro tipo, pu� obbligarmi a divulgare a quanto ammontano le mie spese e profitti annui�: questa la protesta che arrivava dal futuro secondo presidente degli Stati Uniti, John Adams, benestante avvocato poco propenso a mettere in piazza le proprie rendite. Molti anni dopo un suo successore alla Casa Bianca, Grover Cleveland, fu il motore neanche troppo occulto di una delle prime legislazioni americane in materia di privacy. E di nuovo c'era di mezzo una consorte. L'utilizzo spregiudicato delle fattezze della moglie Frances - bella e pi� giovane del marito di 28 anni - per pubblicizzare prodotti di vario genere condusse nel 1903 al varo di una norma che puniva con una multa fino a 1.000 dollari l'utilizzo non autorizzato dell'immagine a scopi commerciali. A inizio Novecento le fabbriche del gossip a mezzo stampa erano dunque gi� attive. Cent'anni dopo, il testimone pass� ai nuovi �invasori� contemporanei: i satelliti-spia e le telecamere a circuito chiuso, i 4 miliardi di smartphone a spasso per il mondo entro il 2018. Fino alle violazioni degli spazi e dei dati personali, sempre pi� spesso invocate per battere sul tempo il terrorismo. La storia della privacy, dal Neolitico a oggi, � un libro il cui finale non � ancora stato scritto. Le regole dell'amore in un'app (di Vito Tartamella, �Focus� n. 285/16) - I portali di incontri sono sempre pi� diffusi. Ma davvero un algoritmo pu� trovare il nostro partner ideale? - Pietro, 32 anni, si sente �un dio: apri l'app, guardi le foto e scegli le persone con un dito: questa s�, questa no... � facile: chatti, ti incontri e fai sesso�. Serena, sua coetanea, non � d'accordo: �� solo un modo per conoscere gente interessante�. Cambiano i punti di vista, ma un fatto � innegabile: i siti di incontri sentimentali (dating) stanno rivoluzionando l'amore. Quando nel 1995 apr� Match.com, erano considerati l'ultima spiaggia per i disperati o gli sfigati. Oggi, al computer o sugli smartphone, contano oltre 90 milioni di utenti in un mercato che solo negli Usa vale 2,3 miliardi di dollari. Da Badoo a Meetic, fino a Tinder, che ha abbinato due single perfino in Antartide, si moltiplicano le piazze virtuali per incontri: portali per chi cerca l'anima gemella, e servizi che mettono in contatto tatuati, vegani, sposati in cerca di avventure... Benvenuti nell'era �tecno-sessuale�: soprattutto per i Millennials (i nati dopo gli Anni '80), gli approcci sono diventati un gioco tecnologico, con molte opportunit� e altrettanti rischi. Primo fra tutti, la �McDonaldizzazione� dell'amore, simile a una merce da vetrina digitale: invece di ordinare un libro, ordini una persona. Ma � solo un'involuzione? La realt� � meno squallida: John Cacioppo, psicologo all'Universit� di Chicago, studiando oltre 19-mila statunitensi sposati fra il 2005 e il 2012, ha scoperto che il 35% si era conosciuto online, fra chat, forum e - in met� dei casi - anche su siti di dating. �La storia dei rapporti amorosi�, commenta Justin Garcia, direttore all'Istituto Kinsey per le ricerche sul sesso, �ha avuto due rivoluzioni: la prima 10-mila anni fa, quando, con l'agricoltura, da nomadi siamo diventati stanziali. La seconda, con l'avvento del Web: per anni ci siamo conosciuti alle feste, a scuola o al lavoro. Ora lo facciamo su Internet�. Segno dei tempi: siamo passati dall'esclusivit� dell'amore romantico all'amore �liquido�, mutante e intercambiabile, come l'ha definito il sociologo Zygmunt Bauman? Non solo: oggi le persone hanno poco tempo, e preferiscono giudicare le foto di 50 persone in 2 minuti, che spendere 50 minuti per cercare l'anima gemella. E non � detto che ci� uccida l'amore: Paul Aditi della Michigan State University ha scoperto che le coppie nate online sono spesso pi� romantiche. Merito della comunicazione digitale: protetti da un display e da un nickname, ci confidiamo pi� di quanto faremmo dal vivo. Sono le due facce del dating digitale: nuovi rischi, ma anche nuove opportunit�. Un fenomeno di costume, e anche scientifico: diversi siti, infatti, promettono di trovare l'abbinamento perfetto fra persone grazie a elaborati algoritmi. Una sorta di scienza dell'amore che ha gi� pi� di 50 anni di storia: il primo servizio di dating basato su un algoritmo, �Operation Match�, risale infatti al 1965. Fu creato da alcuni studenti di Harvard (Usa): bastava compilare un questionario (su fede religiosa, abitudini sessuali ecc.), versare 3 dollari, e dopo una settimana si ricevevano nomi e telefoni di partner compatibili, elaborati da un computer Ibm. Il servizio non sfond�. Ma l'idea riprese quota 30 anni dopo, con la nascita del Web: nel 1995, l'ingegnere americano Gary Kremen lanci� Match.com, il primo sito di dating. Nato come servizio di annunci pubblicitari, si specializz� nella ricerca di partner: �Porteremo sulla Terra pi� amore di quanto si sia visto dai tempi di Ges��. La sua profezia si � quasi avverata, ma nel frattempo Kremen fu silurato dal suo consiglio di amministrazione, che non voleva includere gay e trans fra gli utenti. Errore strategico: fu proprio un gay, Joel Simkhai, a lanciare la terza rivoluzione tecnologica nel dating, la geolocalizzazione. Nel 2009 cre� Grindr, app per cellulari che trovava un partner in tempo reale, abbinando profili simili e geograficamente vicini. Nel 2012 Tinder avrebbe portato il sistema a una diffusione planetaria, con una filosofia ancora pi� semplice: si scelgono i partner in base alle foto pi� che ai loro profili, e si possono contattare solo persone vicine e che si siano piaciute reciprocamente. Si cancella la paura d'essere rifiutati. Ma davvero questi algoritmi sono efficaci nell'abbinare partner compatibili? Il dating online � migliore di quello offline? Oppure pu� portare a un degrado mentale e comportamentale? Difficile rispondere: le societ� di dating sono quotate in Borsa e, come Google, non rivelano i propri algoritmi; non svelano quale peso attribuiscono a ogni variabile (et�, studi, carattere, hobby) e come stabiliscano la compatibilit� fra le persone. In generale, i criteri usati dagli algoritmi sono due: la similarit� o la complementariet�. Ovvero gli scenari dipinti dagli antichi proverbi: �chi si somiglia si piglia�, oppure �gli opposti si attraggono�. Partiamo dalle affinit�. La scienza ha scoperto che i matrimoni fra persone della stessa etnia hanno bassi tassi di divorzi a 10 anni di distanza; lo stesso vale per persone di uguale religione, istruzione, salute dei genitori e reddito. �Ma abbinare due persone bianche, cattoliche, diplomate lascia un ampio ventaglio di partner compatibili�, osserva Eli Finkel, psicologo della Northwestern University (Usa), che ha studiato gli ultimi 50 anni di ricerche nel campo. E il carattere non conta? �Le ricerche non hanno identificato quali fattori favoriscano l'armonia fra partner�, risponde Finkel. �Avere le stesse attitudini, valori, orientamento politico non � associato ad alti livelli di soddisfazione coniugale: uno studio su 23-mila persone in Germania, Regno Unito e Australia ha mostrato che la similitudine fra partner aveva predetto solo lo 0,5% della soddisfazione in un rapporto. L'unico fattore che ha un peso � condividere le aspettative sui ruoli sessuali: chi si occupa dei figli, delle faccende domestiche ecc.. E un altro parametro importante (ma non valutato dai siti di dating) � capire come le persone reagiscono in caso di eventi stressanti: disoccupazione, malattia, incidenti�. Poi c'� un altro problema: a quali dati dare pi� peso? All'istruzione o alla simpatia? �Non siamo capaci di capire, da un profilo, quali caratteristiche siano importanti, in s� o in un partner�, risponde Finkel. �Ed � diverso valutare un partner alla volta, rispetto a molti, tutti in una volta. Quando passi da 4 a 64 profili, le strategie di scelta diventano sempre pi� povere: ci si limita a pochi aspetti, anche non in linea con i propri ideali. Oppure non si sceglie affatto�. E la complementariet�? �Non ci sono prove�, risponde Finkel, �che gli introversi siano attratti dagli estroversi, o che cerchiamo persone con qualit� che noi non abbiamo. E in una relazione due persone simili possono adottare ruoli complementari�. Eppure, l'evoluzione privilegia le differenze: pi� il nostro patrimonio genetico � vario, pi� chance di sopravvivenza abbiamo. Varie ricerche, infatti, hanno scoperto che preferiamo gli odori di persone con marcatori immunitari diversi dai nostri. Tant'� che sono nati siti, come Genepartner.com, che mettono in contatto persone con profili genetici diversi. �� vero che preferiamo gli odori di persone con marcatori diversi dai nostri�, obietta Finkel, �ma alla fine preferiamo i volti di partner con marcatori uguali ai nostri�. Genetica a parte, � difficile pensare che gusti e carattere contino poco nell'armonia di una relazione. Le ricerche sul successo dei matrimoni, osserva Finkel, studiano le coppie sulla base di molte variabili, vedono chi divorzia e chi no, e poi identificano la combinazione di variabili che ha funzionato. �Ma questa non � predizione, � deduzione a posteriori�, osserva Finkel. Infatti non si pu� prevedere come andr� un rapporto in base alle caratteristiche di due individui prima che si incontrino. Come ha constatato Monika Lupean, istruttrice di yoga nel Maryland (Usa): �Avevo trovato un uomo appassionato di yoga e che leggeva i miei stessi libri. Ma quando ci siamo visti non � scattata la scintilla�. Nessun profilo pu� trasmettere l'essenza di una persona, che si capisce solo dal vivo, guardando la postura del corpo e le espressioni del viso, sentendo la sua voce... �Non puoi dedurre il sapore di un cibo dalla conoscenza degli ingredienti: finch� non li unisci e li cucini, non lo sai�, obietta Finkel. �Nessun algoritmo ti aiuter� a trovare l'anima gemella: bisogna accettare di baciare molti ranocchi che non si trasformeranno in principi�. Allora come si spiega la popolarit� di queste app? �Mettono in contatto persone motivate nella ricerca di un partner�, risponde Finkel. �E permettono di allargare le conoscenze, soprattutto a chi ha poche possibilit�: genitori divorziati, lavoratori impegnati, gay, nuovi arrivati in citt�. Dove altro si trovano in 20 minuti 200 single che cercano un partner?�. Ma occorrono alcune avvertenze. Primo, questi portali tendono a eliminare le persone con troppa cultura o con troppi problemi. �Ovvero, chi avrebbe pi� bisogno d'aiuto nel trovare un partner�, nota Finkel. �In pi�, basandosi sulle autodichiarazioni degli utenti, rischiano di ospitare stalker, violenti, tossicodipendenti. I governi dovrebbero regolare questo settore, verificando la sicurezza dei siti. Per scoraggiare disonesti e aggressivi bisognerebbe abbinare ai profili le recensioni di chi li ha conosciuti dal vivo�. In questo scenario con tanti limiti, Finkel fa un'eccezione per Tinder: �� superficiale ma onesta. Non pretende d'avere un algoritmo capace di trovare l'anima gemella: punta tutto sull'apparenza fisica, e d� la possibilit� di incontrare una persona altrettanto interessata a te. � una piattaforma di scoperta sociale, eccezionale sia per cercare un'avventura che una relazione seria�. D'altronde, aggiunge Dylan Selterman, psicologo all'Universit� del Maryland, � cos� anche la vita reale: �A una festa, ci avviciniamo a chi ci attrae fisicamente: non consultiamo prima la sua scheda personale. Impieghiamo 1/10 di secondo per farci l'impressione su qualcuno, e associamo l'attrattiva fisica ad altre caratteristiche positive del carattere�. Come spiega Serena, antropologa milanese, autrice del blog Parodiedirelazioni.it, in cui racconta gli incontri con persone conosciute su Tinder: �La vita oggi � frenetica, e uccide la fantasia. Abbiamo bisogno di sognare, e le foto, i profili, le chat, aiutano a farlo. Che male c'�?�. Sport s�, ma senza farsi male (di Margherita Fronte, �Focus� n. 282/16) - Fra lividi, fratture e occhi neri, anche i campioni hanno i loro acciacchi (forse pi� di noi) - Scolpiscono i muscoli per spingerli al massimo, chiedono prestazioni da record a cuore e polmoni, imparano a sopportare ferite, contusioni e formidabili sforzi, obbligando poi il fisico a recuperare in fretta, per tornare in gara prima possibile. Sono gli atleti professionisti, che usano il corpo per lavoro, fino al limite delle sue capacit�. L'obiettivo � la medaglia. Che per� persino sul gradino pi� alto del podio pu� avere un suo rovescio: a quei livelli, infatti, scricchiolerebbe anche Superman. E infatti scricchiola. Al punto che, per alcune discipline, l'Inail ha stilato un vero e proprio elenco di �malattie professionali e incidenti sul lavoro�, e ha esteso, gi� dal 2000, la tutela assicurativa agli sportivi professionisti che le praticano. Muscoli, ossa e tendini sono pi� vulnerabili di altre parti del corpo. Fra distorsioni, strappi, contusioni e fratture, ci sono sport che davvero lasciano il segno - anche fra i non professionisti - specie se non si rispettano le regole del gioco o non si � abbastanza allenati. Uno studio dell'Universit� della Navarra di Pamplona (Spagna), pubblicato su International Journal of Epidemiology, ha stilato la classifica delle discipline in cui � pi� probabile farsi male. Nella graduatoria, svetta in prima posizione il calcio, seguito dallo sci, dall'atletica, dalla corsa e da altri sport di squadra come il basket o la pallamano. L'analisi non considerava per� la gravit� degli incidenti, che invece, osserva Gianfranco Beltrami, consigliere della Federazione medico-sportiva italiana, �� massima nel pugilato, nel football americano, nel rugby e, ovviamente, nell'automobilismo e nel motociclismo�. Ma anche in assenza di collisioni e capitomboli, piccole lesioni di muscoli, tendini e articolazioni possono comparire un po' in tutti gli atleti, in punti diversi, a seconda dei movimenti che si eseguono pi� spesso. Per esempio, � tipica dei calciatori la pubalgia, che ha tenuto fermo Mario Balotelli per alcuni mesi l'anno scorso. �� un'infiammazione dei muscoli della coscia e degli addominali che muovono la gamba quando si calcia il pallone�, spiega Paolo Zeppilli, direttore del Centro di medicina dello sport del Policlinico Gemelli di Roma. La citatissima (dai quotidiani sportivi) pubalgia colpisce anche i ballerini, gli schermidori, i giocatori di hockey e guarisce con il riposo e i farmaci antinfiammatori, anche se a volte � necessario ricorrere a un intervento chirurgico per riparare i tessuti. Analogamente, il gomito del tennista o del golfista tormenta chi pratica quelle discipline, la tendinite della spalla costringe allo stop nuotatori, vogatori e chi lancia pesi, dischi e giavellotti, mentre il mal di schiena (e a volte l'ernia del disco) fa soffrire ciclisti e motociclisti. �La corporatura di ciascuno influenza la comparsa di questi disturbi, ma il rischio si riduce molto se il gesto atletico � impostato nel modo corretto�, dice Zeppilli. �E non dimentichiamoci un buon riscaldamento e il defaticamento dopo lo sforzo�, aggiunge Beltrami. �Anche la stanchezza pu� essere pericolosa, ed � altrettanto importante che ci sia sempre abbastanza tempo per recuperare fra un allenamento e l'altro�. Certi incidenti, poi, sono legati a particolarit� dei singoli sport e agli attrezzi utilizzati. Com'� da aspettarsi, gli occhi corrono dei rischi nelle discipline che usano palle, palline e dischi, ma anche nei combattimenti e nella pesca con la lenza (!). Ogni anno in Italia su 40.000 lesioni alla retina, al bulbo o ad altre zone dell'occhio, circa 10.000 sono legate alla pratica sportiva. Nove volte su 10 sarebbero prevenibili con maschere oppure occhiali con lenti in policarbonato, resistenti agli urti. Eppure - fateci caso - gli atleti che proteggono gli occhi sono una rarit�. E pochissimi - appena il 13% - sono anche gli uomini che, in gara o in allenamento, indossano le opportune protezioni per le �parti basse�, a dispetto del fatto che quasi 1 su 5 incappi prima o poi in un doloroso trauma testicolare. Lo ha fatto notare uno studio americano pubblicato sulla rivista Urology, secondo cui per i �gioielli di famiglia� le attivit� pi� pericolose sono il wrestling, il baseball e il football americano. Negli sport di squadra, gli infortuni pi� seri derivano invece quasi sempre da scontri con altri giocatori: la conseguenza pi� temuta � il trauma cranico, che pu� per� capitare un po' in tutte le discipline, individuali e non, in seguito a cadute o collisioni. Diversi studi hanno legato questi incidenti a problemi neurologici di vario tipo, dai disturbi del sonno a difficolt� della memoria, tanto pi� seri e probabili quanto pi� i traumi sono stati ripetuti e importanti (con perdita di coscienza). Alcuni sport preoccupano tuttavia pi� di altri. Fra questi, il pugilato, dove il trauma cranico con perdita di coscienza - che pu� seguire al �KO� - non � un evento raro. �Ricevere un diretto al volto � come essere colpiti da un martello di legno del peso di 6 chili circa che viaggia alla velocit� di 32 km/h�, chiarisce la guida dell'Inail sugli infortuni nello sport. Per questo, fra le malattie professionali dei pugili, compare anche l'encefalopatia cronica post-traumatica (o �demenza pugilistica�), che pu� manifestarsi anche molti anni dopo aver appeso i guantoni al chiodo, e che ricorda nei sintomi il morbo di Parkinson e quello di Alzheimer. Il problema non � limitato al ring: la malattia pu� colpire, per esempio, i giocatori di football americano, a causa dei traumi alla testa. Il primo ad avanzare l'ipotesi fu il medico Bennet Omalu, la cui vicenda � raccontata nel film Zona d'ombra. E c'� il sospetto che anche i colpi di testa nel calcio possano alla lunga avere conseguenze sul cervello, specie nei giocatori che praticano di pi� il gioco aereo, anche se i rischi sarebbero molto bassi. Per proteggere i pi� giovani, la Federcalcio statunitense ha di recente comunque proibito i colpi di testa ai calciatori con meno di 10 anni, e li ha fortemente limitati fino a 13 anni. �Non c'� una dimostrazione scientifica che questo modo di giocare danneggi il cervello�, dice Beltrami. �La decisione per� mi trova d'accordo, perch� in certe situazioni, per esempio se il pallone � bagnato e pesante, un colpo di testa potrebbe effettivamente provocare un piccolo trauma, soprattutto nei bambini, che hanno ossa del cranio pi� sottili�. Il cuore non sembra patire il superlavoro. Lo ha dimostrato uno studio del Coni, che ha preso in esame 114 campioni olimpionici di discipline molto impegnative, come sci di fondo, triathlon, nuoto sulle lunghe distanze. L'analisi degli elettrocardiogrammi e degli ecocardiogrammi degli atleti mostra che nel tempo il loro cuore si modifica e diventa pi� efficiente, e il rischio di infarti o altre malattie cardiache non aumenta. Questo per� � vero solo se il cuore � sano, perch� alcune anomalie possono mettere in pericolo la vita, anche fra i dilettanti: nello sport, la morte improvvisa per arresto cardiaco, in persone che mai avevano avuto disturbi, in Italia arriva un centinaio di volte all'anno. Per ridurre i rischi anche chi fa attivit� non agonistica deve sottoporsi all'elettrocardiogramma. Inoltre sarebbe auspicabile che gli impianti sportivi si dotassero di defibrillatori, preziosi per soccorrere in tempo le vittime di un arresto cardiaco. Ma l'entrata in vigore della legge che li rende obbligatori � stata da poco prorogata. Il mistero dell'Innominato (di Paola Panigas, �Focus Storia� n. 116/16) - L'identikit del cattivissimo al quale Alessandro Manzoni si sarebbe ispirato nei Promessi sposi - Basta il nome, che per l'appunto non esiste, a circondare di un alone di mistero la figura dell'Innominato: un uomo senza piet�, ma anche capace di redenzione assoluta. A chi si � ispirato Manzoni per tratteggiare questo personaggio tormentato? Nelle Storie patrie di Giuseppe Ripamonti (1648) si narra di un criminale senza nome convertito dal cardinale Federigo Borromeo. Lo scrittore potrebbe aver tratto spunto da questa notizia, intrecciandola con la figura storica di Francesco Bernardino Visconti, suo parente da parte di madre, per dar vita al malvagio perseguitato dai rimorsi nei Promessi sposi. Dare per certo che dietro all'Innominato si nasconda il Visconti, tuttavia, sarebbe un azzardo. Infatti la lettera in cui Manzoni avrebbe chiarito che Francesco Bernardino � l'Innominato si � persa (sempre che sia esistita). Inoltre, per Giulio Scotti, autore nel 1923 del saggio Chi era l'Innominato?, l'ispiratore di Manzoni sarebbe stato in realt� il fratello, Galeazzo Maria. Quel che sappiamo di Bernardino, in ogni caso, rende bene l'idea di come vivevano i feudatari di Lombardia sotto gli spagnoli. Bernardino, figlio di un Visconti e di Paola Benzoni, discendente di una ricca famiglia di Crema, avrebbe potuto fare una vita da signorotto di campagna. Ma il feudo di Brignano Gera d'Adda (oggi in provincia di Bergamo), dove nacque il 16 settembre 1579, era al confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia: una zona strategica che faceva gola agli spagnoli. Ancora adolescenti, Bernardino e Galeazzo difesero con i denti i loro beni, tramandati dal 1310, conservati anche quando, nel 1447, Gera d'Adda pass� alla Serenissima e mantenuti con il ritorno sotto Milano. Oltre a combattere gli spagnoli, i piccoli signori come Bernardino dovevano contrastare i fittavoli che volevano impadronirsi delle loro terre. Si trasformarono cos� da nobili feudatari in feroci briganti, dediti a spedizioni punitive. Tanto che, dopo aver sub�to la confisca dei beni nel 1602, Bernardino fu citato, tra il 1603 e il 1614, in tre �gride� (i proclami del governo spagnolo). Dal 1614 si perdono per� le sue tracce: si dice che avesse trovato rifugio, dopo l'esilio in Svizzera, nella fortezza di Somasca (Lecco). La stessa che Manzoni descrive nel romanzo come �castello dell'Innominato�. La rocca, di propriet� dei Visconti dal XIV secolo, era posta sul confine tra la Repubblica di Venezia e i territori spagnoli di Lombardia. � plausibile che Bernardino l'abbia usata come covo? La posizione strategica gli avrebbe permesso di controllare le sue terre, ma non c'� prova che abbia vissuto qui. E non c'� neppure testimonianza che Bernardino si sia davvero pentito, come l'Innominato. Di sicuro, per�, conosceva Federigo Borromeo. Lo dimostra una lettera scritta dal cardinale nel 1614, che lo incontr� nel 1619 in occasione di una visita pastorale a Treviglio. L'unico dato certo di un avvicinamento alla Chiesa � un lascito all'oratorio di Santa Maria delle Grazie a Caetta (presso Bagnolo Cremasco), registrato nel 1647. Da questa data si perdono le tracce del �redento brigante� che ispir� il personaggio pi� misterioso dei Promessi sposi. Aceto balsamico di Modena I.G.P., nascita di un mito (�RivistAmica� n. 6/16) - Due soli ingredienti, mosto e aceto di vino, ed ecco uno dei condimenti pi� versatili della nostra cucina - Un tocco di gusto che impreziosisce carne, pesce, verdure. Ma anche primi come i tortelli di zucca, o perfino le fragole. Stiamo parlando di uno dei prodotti pi� preziosi, raffinati e versatili della cucina italiana: l'aceto balsamico di Modena I.G.P. invecchiato. Questo capolavoro della gastronomia emiliana nasce in base a un preciso disciplinare di produzione, che spiega le sue particolari sfumature di gusto, tutte da assaporare con metodicit�. Due soli sono gli ingredienti dell'aceto balsamico di Modena I.G.P.: mosto e aceto di vino. La scelta di uve di qualit�, dunque, rappresenta il primo passo per ottenere un buon balsamico. Il disciplinare prescrive, per i mosti, sette vitigni: Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni. La produzione dell'aceto balsamico I.G.P. deve avvenire nelle sole province di Modena e Reggio Emilia: affonda le sue radici nella cultura romana della cottura del mosto, descritta gi� da Virgilio e che vedeva gi� allora nell'Emilia un'area particolarmente vocata. Nel Medioevo l'aceto balsamico divenne un ingrediente tipicamente contadino, visto che le corti dell'epoca prediligevano il gusto pi� acido dell'agresto, altro prodotto derivante dalla cottura del mosto. La rivincita dell'aceto balsamico arriver� invece con il Rinascimento (anche se il termine �balsamico� comparir� solo nel 1747) e la passione per l'agrodolce delle corti italiane. Fu allora che gli Estensi iniziarono a incentivarne la produzione, ben presto seguiti dalle altre famiglie nobili locali, gelosi custodi dei segreti delle loro acetaie. Segreti vivi anche tra i produttori di oggi. Terminata la raccolta delle uve, il mosto viene fatto bollire fino ad assumere un colore bruno e un'elevata concentrazione. Ci� � dovuto alla caramellizzazione degli zuccheri presenti nel mosto, responsabile del colore e del tipico sapore dolciastro del balsamico. Per facilitarlo, il disciplinare di produzione prevede anche la possibilit� di utilizzare piccole quantit� di caramello, che tuttavia � assente nei prodotti di maggiore qualit�. Quanto all'altro ingrediente, l'aceto di vino, per farlo �sentire� nel prodotto finale si sceglie solitamente di un grado di acidit� piuttosto elevato, pari al 6-7%. Terminata l'acetificazione in grandi botti (anche di 400-600 ettolitri), l'affinamento - nel prodotto invecchiato - avviene in due fasi successive. La prima ha una durata di 60 giorni, al termine della quale un apposito ente di controllo verifica che l'aceto balsamico abbia tutte le caratteristiche previste dal disciplinare. La seconda, l'invecchiamento, solitamente avviene invece in botti pi� piccole (225 litri) e deve durare almeno tre anni. Anche questa � una fase molto importante: come avviene per il vino, infatti, le botti rilasciano quei tannini che conferiscono ulteriore ricchezza al gusto di questo straordinario prodotto. Per valutare la qualit� di un buon aceto balsamico di Modena I.G.P., occhio alla densit�, ossia al peso specifico. Di solito � compresa tra 1,06 e 1,35: di regola, pi� la densit� � elevata, migliore � la qualit� del prodotto. Ma l'aceto balsamico � in realt� un ingrediente pieno di sfaccettature, ed ecco quindi che un aceto meno denso si adatta meglio alle cotture, uno pi� denso per gli utilizzi a crudo, in cui si amalgama nel modo giusto con l'olio extravergine d'oliva. Una gita sul lago di Garda (di Mattia Scarsi, �Bene Insieme� n. 7/16) - Alla scoperta di Desenzano, Sirmione e Sal� - Il Lago di Garda, o Benaco (il suo nome antico), � un lago dalle numerose sfaccettature, che pu� accontentare tutti. La parte meridionale del lago, tra Desenzano e Sirmione, offre un'atmosfera quasi marina, con il suo ampio bacino. Lungo l'intero periplo, la strada costeggia quasi sempre le rive, presentando spesso scorci molto suggestivi e attraversando paesini ricchi di storia, che conservano testimonianze comprese fra l'et� romana e il medioevo. Il clima sempre gradevole (molto apprezzato da tedeschi e austriaci, che frequentano il lago tutto l'anno) e le tante possibilit� di relax e divertimento, ne fanno il migliore lago italiano, in termini di maestosit�, paesaggio e attrazioni: un luogo del cuore da visitare in lungo e la(r)go. Come prima tappa scegliete Desenzano; sar� forse perch� � di fronte alla parte pi� ampia del lago e perch� � cos� ricca di spiagge, che qui avrete l'impressione di trovarvi in una localit� rivierasca del Mediterraneo. Il centro di Desenzano risale al '500 ed � molto carino: si sviluppa su entrambi i lati di piazza Malvezzi ed � completamente pedonale. Dopo un primo giretto di perlustrazione avrete gi� adocchiato le botteghe pi� interessanti dove andare a caccia di qualche souvenir. Da vedere poi c'� senza dubbio il Porticciolo, detto anche �porto vecchio�: sull'antica darsena si affacciano le arcate di palazzo Todeschini. Se fate attenzione, appoggiata all'ultima colonna scorgerete la pietra dei disoccupati o pietra della vergogna, su cui venivano fatti salire i banditori e i condannati per fallimento. Una breve salita vi conduce al Castello di Desenzano, dal quale potrete dominare la cittadina: sorto su un castrum romano venne edificato a difesa dalle invasioni barbariche; dell'imponente costruzione restano le mura percorse nel perimetro da quattro torri e il mastio d'ingresso (su cui dovete salire a ogni costo giacch� vi regalerete il pi� spettacolare belvedere sul lago) coi resti del ponte levatoio. Per un buon pranzo senza tirar fuori cifre folli, cercate il ristorante �Al fattore�, in zona centrale vicino al lungo lago. Vi consigliamo di prenotare dato che il posto � piuttosto gettonato anche per le possibilit� che offre: si va dalla pizza, davvero buona, a primi come spaghetti alla chitarra con fiori di zucca e scampi oppure a un'insalatina di polpo e patate accompagnata da un pesto profumatissimo. A meno che non siate astemi, provate il Soave locale o, se preferite le bollicine, il prosecco di Valdobbiadene. Desenzano offre ai suoi ospiti la possibilit� di scegliere fra diverse spiagge, tutte attrezzate di ogni comfort. Noi ve ne presentiamo un paio: a voi non resta che indossare il costume, preparare la sacca con asciugamano, varie ed eventuali e spalmarvi la protezione pi� adatta. La prima spiaggia � Desenzanino che, oltre a una spiaggia libera, offre anche un'area ben attrezzata a poche centinaia di metri dal centro e forse per questo � una delle pi� apprezzate dai residenti e dai turisti. La seconda � la Spiaggia d'Oro Golden Beach che mette a disposizione ristorante, bar, discoteca, centro balneare e possibilit� di noleggio pedal�. Se avete con voi i vostri piccoli amici a quattro zampe, Golden Beach � perfetta perch� accessibile anche ai cani di piccola taglia. Alcune di queste spiagge la sera si trasformano in veri e propri locali dove i giovani si riuniscono dall'ora dell'aperitivo per godere di uno splendido panorama sorseggiando un cocktail. Il secondo giorno muovetevi in direzione del cosiddetto basso lago (la zona sud) per scoprire altri luoghi pittoreschi come la famosa Terrazza del Brivido a Tremosine, altra location eccezionale. � chiamata cos� perch� � di fatto una terrazza sospesa a oltre 300 metri sul lago, da cui si pu� godere un panorama che toglie il fiato. Se la giornata � limpida e c'� il sole, ci� che si vede � qualcosa di unico e spettacolare, romantico e pauroso al tempo stesso, visto lo strapiombo sul quale � costruita la terrazza (pi� che sconsigliata a chi soffre di vertigini). Sirmione, invece, ha un fascino tutto storico: � un piccolo gioiello con il borgo curatissimo e il Castello Scaligero, l'unico punto di accesso al centro storico (per entrare in citt� dovete attraversare un vero ponte levatoio!). Il Castello Scaligero, sito proprio a ridosso del lago, � molto scenografico e fa il suo bel figurone sia con la nebbia quando i merli si confondono con il cielo sia quando viene illuminato dai raggi del sole. Quando poi scende la sera � ancora pi� suggestivo! Sulla punta della minuscola penisola di Sirmione, potete visitare i resti della pi� grande villa romana dell'Italia settentrionale, chiamata Grotte di Catullo. Il poeta latino Catullo fu uno dei primi cantori della bellezza di Sirmione e non a caso, vi stabil� la propria dimora. Ci sono alcune cose che � bene sapere prima di visitare Sirmione: il centro storico si trova al termine di una lunga penisola e l'ingresso all'interno delle mura, come a Desenzano, � accessibile solo ai pedoni. Una volta entrati godetevi questa minuscola cittadina, avviluppata su una striscia di terra che si specchia sul lago a est e a ovest. La via principale per raggiungere il centro, via XXV aprile, si insinua proprio a ridosso delle due sponde regalando a ogni cenno del capo scorci da cartolina. Passeggiando all'interno delle mura, molto prima di arrivare alle Terme, non potrete fare a meno di sentire il caratteristico odore di zolfo e minerali: fatevi guidare dal vostro olfatto e passo dopo passo arriverete nei pressi delle storiche vasche, famose per i loro effetti salutari. Siete stanchi, accaldati, bisognosi di ricaricare le energie fisiche e mentali? Allora siete nel posto giusto per rigenerare corpo e spirito. Immergetevi nel blu cobalto delle acque sulfuree, abbandonatevi nel rilassante paesaggio di olivi e cipressi, in un perfetto connubio tra sensi ed emozioni. Dopo esservi rigenerati, avete tutto il tempo per godere dei prodotti locali: vino e olio la fanno da padroni, ma anche pesce di lago e di mare, il tutto secondo la tipica cucina gardesana. Dopo le acque delle terme che ne dite di andare ai Caraibi? Tranquilli, non siamo vittime di un colpo di sole. Piuttosto, della straordinariet� di un luogo come Giamaica Beach. Una spiaggia di Sirmione che vi invitiamo senza esitazioni a scoprire. Incantevole in tutte le ore del giorno e in particolare alla mattina presto, Giamaica Beach � una distesa di rocce bianche e giallo ocra che affiorano e fanno da fondale a un'acqua incredibilmente limpida. I colori cangianti delle rocce, illuminati dai raggi del sole fanno un bel contrasto con il colore dell'acqua del Lago di Garda che dall'azzurro trasparente si trasforma in blu intenso. Questo � un luogo ottimo anche per i bambini, dato che le rocce creano delle sicure pozze di acqua pulita in cui far sguazzare i pi� piccoli senza timore. Il giorno seguente, ritornate verso la parte alta del lago e andate alla scoperta di Sal�. Si trova sulla sponda bresciana del Lago di Garda e gode di un clima particolarmente benevolo. Il suo nome � rimasto legato alla repubblica sociale fondata, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, da Mussolini. Il suo bel centro storico, per�, con le case antiche e la passeggiata di circa quattro chilometri, emana un fascino che vi invitiamo a riscoprire. Come spesso succede, alcune bellezze del nostro patrimonio vengono apprezzate maggiormente dagli stranieri. Sono tantissimi infatti i turisti che dall'estero (Svizzera, Francia e Germania) vengono qui, soprattutto durante il fine settimana, per fare una passeggiata. Prendete esempio dai nostri vicini europei e visitate questo gioiello di citt� a passo lento, con occhi ben aperti a tutte le bellezze che si nascondono dietro a ogni angolo. L'arteria che irrora di fascino Sal� � il lungolago Zanardelli: mentre lo percorrete tenete d'occhio le 20 targhe che raccontano la storia e l'origine del nome delle contrade del paese, di cui � d'obbligo visitare il monumento centrale della citt�, il Duomo in stile gotico, anticamente conosciuto come la pieve di Santa Maria; cos� come non bisognerebbe perdersi Palazzo Fantoni, sede dell'Ateneo che cura una biblioteca con oltre 25.000 opere antiche e manoscritti medioevali. Sal� � anche la porta d'accesso al Parco Alto Garda Bresciano, un territorio che presenta al visitatore grandi pregi paesaggistici e naturalistici, interessi artistici e architettonici. L'ambiente, eccezionalmente vario, � incorniciato dal lago e dalla montagna: i due elementi che, insieme ai terrazzamenti soleggiati, agli olivi secolari, alle viti e agli oleandri, rendono il Parco una sorta di Eden terrestre. Tutta l'area � ideale per passeggiate e camminate a stretto contatto con la natura, rese possibili da una fitta rete di sentieri percorribili a piedi o in mountain bike, rifugi e strutture d'appoggio per i visitatori. Le storie di Elio (di Annamaria Greco, �The magazine� n. 2/16) - Un'intervista ai componenti di una delle band pi� anticonformiste e irriverenti del panorama musicale italiano - La formula di Elio e le Storie Tese �: 6+1+2, ovvero il nucleo �ufficiale� costituito dal fondatore Stefano Belisari (�Elio�) con Sergio Conforti (�Rocco Tanica�), Davide Civaschi (�Cesareo�), Nicola Fasani (�Faso�), Christian Meyer e Antonello Aguzzi (�Jantoman�), supportati da un'assidua collaborazione con Luca Mangoni e con Paola Folli e Vittorio Cosma (nel 1998, la band perse uno dei componenti storici, Paolo Panigada alias �Feiez�, stroncato da emorragia cerebrale). Quando incontriamo la band sono tante le cose di cui parlare, ma, com'� prevedibile, con loro � impossibile realizzare una �classica� intervista. Ne viene fuori, piuttosto, uno scambio di battute incrociate tra noi e i due portavoce Stefano Belisari �Elio�, fondatore nel 1979 del gruppo, voce solista, chitarra e flauto traverso, e Nicola Fasani �Faso�, dal 1985 voce, basso elettrico e grande �generatore di soprannomi� per tutti i componenti del gruppo. Il primo � reticente alle parole, dice poco e misurato, come premette subito prima dell'intervista; l'altro � logorroico e spumeggiante oltremisura. �Siamo complementari�, sintetizza Elio. Cos�, la prima domanda e a ruota tutte le altre vengono lanciate nell'arena, in attesa della risposta di chi, tra i due, le acchiappi per primo. - Salve �Elii�, come ci si sente a diventare protagonisti del primo docu-film sulla vostra band? Elio: �Personalmente lo vivo come una versione deluxe dei filmini che ci faceva da piccoli pap�. Lo riguarder� da vecchio, per ricordarmi come eravamo... e magari lo faranno anche i fan, ammesso che ci siano sempre e che si incuriosiscano. Come i filmini familiari, avr� quindi un valore affettivo; al di l� di questo, sar� un modo per documentare come lavora un complesso all'inizio del XXI secolo�. Faso: �S�, proprio i filmini in famiglia della nostra epoca. Se ne facevano pochi allora e per questo oggi hanno tanto valore. Noi rischiavamo di non avere un documento di questo genere per la nostra band, cos� il docu-film � un'opportunit� fantastica�. - Una specie di lascito della band ai posteri, dunque? Faso: �Beh, magari all'interno della prossima navicella spaziale che sar� inviata su Marte ci sar� anche questo DVD�. - Cio�, tra le poche cose della Terra da salvare? Elio: �Magari tra 100 o 200 anni qualcuno lo trover� interessante. E comunque bisogna sempre guardare lontano, non solo davanti, ma anche dietro le spalle, sempre guardare lontano...�. - Quali �storie� racconterete ai professionisti e agli studenti che vi filmeranno dietro le quinte? Elio: �Il patto, in realt�, � quello di non raccontare storie, ma di fare semplicemente quello che facciamo sempre. Con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso�. - Insomma, siete pronti a mettere a nudo il vostro volto privato, oltre a quello artistico? Faso: �Guardi che molto coincidono, la faccia quotidiana e il paradigma artistico, voglio dire. In scena non siamo tanto diversi da quello che siamo fuori. Non c'� affettazione, tanto per usare un termine �antico�. Coloro che ci frequentano fuori dal mondo artistico spesso si sorprendono, quasi restano delusi. �Siete proprio cos�!�, ci dicono, come se fosse molto strano. Ma probabilmente quello che pu� interessare di pi� gli altri � scoprire il meccanismo creativo, quando si parte dal �che cosa ci inventiamo stasera?� e poi si lavora in gruppo, veramente, e un'idea dell'uno viene integrata con quella dell'altro�. Elio: �L'intento di chi gira questo docu-film � quello di metterci a nudo, ma poi ci sar� sempre il muro di gomma del privato. Non so quanto riusciranno a entrarci dentro, in realt�. Io, comunque, sono abituato a non pensare mai di avere due vite, ma sempre una sola�. - Dite la verit�: di fronte alle telecamere reciterete o sarete spontanei fino all'indiscreto? Insomma, calerete davvero la maschera? Faso: �Penso che la maschera stia agli �Elii� come gli occhiali stanno a Clark Kent: anche se non se li toglie, si capisce subito che � lui Superman. Lo stesso vale per noi, con maschera o senza. Per�, magari, tanti possono divertirsi a vederci nel docu-film nelle occasioni pi� semplici... che ne so, mentre andiamo in giro in Vespa oppure mentre facciamo la spesa dal fruttivendolo. Proprio dal fruttivendolo scoprirebbero molto su Christian Meyer, il nostro batterista extracomunitario svizzero. � il punto di riferimento per l'alimentazione della band, che, in epoche diverse, promuove differenti prodotti genuini. Dai pinoli, secondo lui una fonte di energia pazzesca (non per� quelli cinesi, di qualit� inferiore, sia ben chiaro), ai fichi d'India, che non vengono trattati con alcun prodotto chimico, per cui sono frutti davvero naturali�. - Promuove anche i cachi, per caso, quelli della �terra� del vostro celebre successo? Faso: �S�, pure quelli, ma pi� ancora l'avocado. Christian se lo porta alle prove e ci spiega che � s� grasso, ma si tratta di grassi buoni, che distruggono i grassi cattivi. Noi siamo molto affascinati da queste sue spiegazioni, davvero�. - Torniamo al documentario e alla faccia, vera o no, che mostrerete. Mi pare che Elio sia un po' pi� restio degli altri a farsi frugare nel privato... Elio: �Beh, non voglio che la cinepresa entri mentre sono in bagno o mentre litigo con mia moglie, ma questo non vuol dire che voglia recitare. Nel docu-film si potr� vedere esattamente quello che accade dietro le quinte. Sono entusiasta di quest'iniziativa, perch� abbiamo poco materiale, tra foto e video, sul nostro passato e nessuno si ricorda pi� di com'eravamo vent'anni fa. Ce ne siamo dimenticati perfino noi. Invece, in questo modo, di quel che siamo adesso qualcosa rester�. - La troupe del docu-film vuole raccontare le persone pi� che gli artisti, la cui immagine � sempre accuratamente costruita. Non temete che svelare il vostro lato nascosto potrebbe scombussolare i fan? Elio: �E dagli co' 'sti fan! In realt�, la nostra preoccupazione non � questa, bens� che venga fuori il pi� fedelmente possibile quello che siamo in questa fase della nostra vita, della nostra carriera�. Faso: �Non scombussoliamo nessuno, anzi, i fan saranno felici di scoprire certi momenti �intimi�, come le microprove individuali che ognuno di noi fa dietro le quinte per prepararsi prima di uscire sul palco: una specie di ripetizione prima dell'interrogazione a scuola�. - C'� qualche segreto che siete pronti a svelare attorno all'ultima partecipazione al Festival di Sanremo? Faso: �Nel docu-film si vedr� nel dettaglio la preparazione delle nostre facce per le quattro serate: truccati, ritoccati, rifatti per sembrare pi� giovani, oppure trasformati nei membri della celebre band hard rock dei Kiss. Non si scherza: ore di lavoro, una vera impresa! A proposito dei Kiss, grande stima per loro, che a questa complicata trasformazione si sottopongono ogni volta che si mostrano in pubblico. Noi, per truccarci e vestirci, abbiamo affittato un appartamentino vicinissimo al Teatro Ariston, che � diventato il nostro quartier generale, chiamato �Sartoria Tarello�, dal nome scritto sul citofono. Alla �Sartoria Tarello� si � svolto il gran lavoro del nostro costumista, o meglio, stylist di fiducia, Paolo Marcati�. Elio: �Comunque, negli anni, nelle nostre tre partecipazioni a Sanremo, abbiamo gi� fatto vedere parecchio di quanto accadeva dietro le quinte, in quel retropalco orribile, con camerini piccolissimi dove ci ingegnavamo a provare prima dell'inizio di ogni esibizione�. - Che cosa vogliamo dire dell'ultimo album, Figgatta de Blanc,uscito a febbraio e che vi ha portato in tour nei palazzetti dello sport di tutt'Italia? Faso: �Che c'� di nuovo? Che c'� del vecchio! Abbiamo registrato l'album alla vecchia maniera, suonando tutti insieme, e non ognuno separatamente come si fa ora. Andare in tour ci piace, siamo storicamente una band che suona molto dal vivo. In queste date nei palazzetti abbiamo suonato per tre ore, con una scaletta ricca�. Elio: �L'intento � stato quello di mettere in scena qualcosa di mai fatto, perch� �abitualmente� siamo pigri e con scarsi mezzi. In genere andiamo sul palco con poca roba, ma per il tour abbiamo deciso, prima che fosse troppo tardi, di fare un vero spettacolo, con tanto di scenografia e costumi di scena. Con tante �cose� che accadono �dentro� all'esibizione. Fino all'ultimo, in realt�, non l'avevamo chiaro neppure noi quali fossero queste �cose�. L'idea ci � venuta dopo i concerti al Teatro degli Arcimboldi di Milano, dove abbiamo avuto un curioso riscontro di pubblico. C'era, tra di noi, quasi un'atmosfera commossa, di omaggio a quanti ci seguono fin dall'inizio e ancora vengono ad ascoltarci�. - Frugando con la telecamera dietro al palco, che cosa scopriremo sul vostro modo di prepararvi ai concerti? Scaramanzia, manie, rituali, tensioni, sudori, trucchi professionali...? Elio: �Scaramanzia, niente. Al primo Festival di Sanremo andammo apposta vestiti con indumenti viola. I nostri �trucchi professionali� ce li portiamo dietro dagli anni Ottanta, quando suonavamo nei localini; prima della prova di gruppo, ognuno fa la sua, con sistemi rudimentali. Nel senso che prova senza musica, solo con la voce, mimando il suono del proprio strumento. Un ultimo ripasso che ci fa sempre ridere. Sembriamo dei pazzi che suonano con la bocca. Anche allo Zelig, il noto locale di cabaret milanese, lo facevamo spesso. Vengono fuori scenette divertenti�. Faso: �Certi rituali ci sono, dettati dalle �esigenze energetiche�. C'� chi non vuole assolutamente mangiare prima di andare in scena per il concerto e chi deve assolutamente farlo. Io, ad esempio, non riesco a suonare poco dopo aver mangiato, mi sento bolso e rallentato. Christian, il nostro batterista, deve mangiare sempre prima, essendo sostenuto, come ho gi� spiegato, solo dall'energia del pinolo o del fico d'India. E poi c'� Mangoni, il nostro �fantasista�, che invece mangia prima e dopo, e si vede�. - Dopo trent'anni di carriera vi divertite ancora oppure avete voglia di cambiare registro, di sperimentare qualcosa di nuovo? Elio: �Cambiare sempre, ma mantenendo fede all'idea originaria che � quella di andare sul palco, sul set o in qualsiasi altro posto e, in primo luogo, divertirci noi. Questo � un lavoro che non puoi fare da impiegato; sar� cos� finch� esister� Elio e le Storie Tese�. Faso: �Guardi, noi ci siamo divertiti in questi trent'anni e continuiamo a farlo anche perch� il nostro � sempre stato un gruppo aperto: ognuno ha potuto fare delle cose al di fuori della band, in ambiti diversi, e poi tornare e raccontare la sua esperienza agli altri, condividendola. Un metodo interessante, come arricchimento comune. Direi proprio che ancora non ci siamo stufati�.