Agosto 2019 n. 8 Anno XLIX MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice Che cosa si rompe nella mente di un pedofilo Come dare un cellulare ai nostri figli La straordinaria storia dell'anello Isadora Duncan: o ballo da sola Frutta disidratata: un concentrato di energia Messico: tra storia e natura Jovanotti: ballate con me in riva al mare Che cosa si rompe nella mente di un pedofilo (di Marta Erba, "Focus" n. 321/19) - Gli scienziati studiano come si possa arrivare a compiere atti crudeli contro i bambini. All'origine di queste violenze ci sarebbero molti e ripetuti traumi infantili - Un mostro: la persona accusata di pedofilia genera spesso reazioni potenti, viscerali. Che cosa c'� di peggio che abusare sessualmente di un bambino, che non pu� difendersi n� capire, e che porter� le conseguenze di quel trauma per tutta la vita? Chi lo fa non pu� che essere un diavolo, un orco. Parole che, se da una parte permettono di prendere le distanze da qualcosa che percepiamo disumano, "mostruoso" appunto, dall'altra non aiutano a comprendere un fenomeno che � tutt'altro che raro. I pedofili sono infatti numerosi, visto che a subire abusi sessuali � circa un bambino su 10, anche se i dati sono incerti e contraddittori, considerando che la maggior parte dei casi non viene alla luce. E sono persone di ogni et� ed estrazione sociale, per lo pi� maschi (le donne sarebbero circa il 4 per cento). Ma che cos'�, esattamente, la pedofilia? Si tratta di un interesse sessuale rivolto esclusivamente a bambini che non hanno raggiunto la maturit� sessuale, cio� con un'et� massima che oscilla fra gli 11 e i 13 anni. Il termine (inappropriato, visto che significa letteralmente "amore per i bambini") fu coniato dallo psichiatra tedesco Richard von Kraft-Ebing, autore nel 1895 della Psichopatia sexualis, gigantesco tomo in cui per la prima volta veniva identificata, e classificata come "perversione", la ricerca di rapporti sessuali con i pi� piccoli. In ogni caso, con pedofilia si intendono comportamenti in parte diversi: oltre agli abusatori di bambini, ci sono pedofili che si limitano a trarre piacere "a distanza" (come i numerosi frequentatori di siti pedopornografici); ci sono poi abusatori che sessualmente non sono esclusivamente pedofili, poich� hanno anche una vita sessuale con persone adulte, come avviene nei casi in cui l'abuso � commesso da un genitore o un familiare del bambino (oltre il 60 per cento dei casi secondo i dati di Telefono Azzurro). La pedofilia va poi distinta dall'attrazione per minori sessualmente maturi: si parla di "efebofilia" se le vittime sono maschi, di "lolitismo" se femmine (da Lolita, il romanzo di Vladimir Nabokov del 1955, che racconta di un professore di mezza et� che si innamora di una dodicenne). Difficile capire che cosa induce il pedofilo a desiderare sessualmente un bambino. Alcuni ricercatori hanno cercato di individuare anomalie nel cervello che possano portare a questo comportamento, e che sarebbero potenzialmente utili alla diagnosi precoce. In alcuni casi sono stati riscontrati deficit di funzionamento a livello del lobo frontale (che hanno l'effetto di rendere pi� disinibiti) e anomalie dell'ipotalamo e dell'amigdala (aree che hanno a che fare con la sessualit�); in un paio di casi tumori in queste zone del cervello sono stati ritenuti all'origine di comportamenti pedofili da parte di persone che, prima della malattia, non avevano mai avuto questi istinti. Si tratta tuttavia di casi sporadici, che almeno per ora non permettono di concludere che la pedofilia sia attribuibile a un danno organico. Oggi si ritiene che nella maggior parte dei casi la pedofilia sia invece dovuta a un danno psicologico e affondi le sue radici nell'infanzia. In che modo? A lungo si � ritenuto che la maggior parte dei pedofili avesse sub�to un abuso sessuale: la tendenza a ripeterlo era considerato un modo, spesso inconsapevole, di "riscattarsi dal passato". Le ultime indagini fanno per� pensare a una realt� pi� complessa. Del resto il pedofilo ha spesso un comportamento ambivalente: presenta sentimenti di accudimento e di cura per il bambino e contemporaneamente tende a violarne il corpo, a dominarlo e soggiogarlo. "La maggior parte degli esperti concorda nel sostenere che alla base della pedofilia ci siano traumi ripetuti, caratterizzati da rapporti di dominio", spiega Luciano Di Gregorio, psicoterapeuta e autore del libro La voglia oscura. Pedofilia e abuso sessuale (Giunti editore). Punto primo: genitori prevaricanti - Il fattore pi� importante � la presenza di genitori con poca empatia, prevaricatori e al tempo stesso distanti. "Spesso c'� un genitore che cerca di influenzare la personalit� del figlio (di solito la madre) mentre l'altro genitore (di solito il padre) ha verso il figlio un atteggiamento di rifiuto, di svalutazione. Entrambi non sanno decifrare i bisogni del bambino, ma tendono piuttosto a comandarlo, per conformarlo alle proprie aspettative, senza alcuna cura di quello che lui pensa o vuole e alcun sostegno nel placare le sue paure. Il risultato � che il piccolo si sente insignificante, impotente e profondamente solo nel periodo pi� indifeso della vita. E percepisce se stesso come una "cosa" di cui i genitori possono disporre a piacimento", continua Di Gregorio. Spesso comunque non ci sono maltrattamenti evidenti, per cui al di fuori del nucleo familiare nessuno si accorge di nulla. Punto secondo: il sesso come rifugio - Non sempre, ovviamente, queste esperienze infantili si trasformano in perversione sessuale ma gli psicologi ipotizzano che talvolta, per far fronte all'angoscia, il bambino arrivi (spesso per caso) a rifugiarsi in un autoerotismo consolatorio. Pu� ricorrere anche a fantasie sessuali che lo aiutano a scaricare l'aggressivit�: � noto che i bambini, in modo naturale e inconsapevole, possono mescolare la sessualit� con la violenza e il sadismo. In condizioni normali, queste pulsioni si trasformano gradualmente durante la crescita fino a "normalizzarsi" nelle relazioni di coppia adulte, che sono insieme sessuali e affettive. Nulla di strano, quindi, che un bambino psicologicamente abusato costruisca un mondo immaginario in cui, con l'eccitamento sessuale, possa padroneggiare anche con la violenza gli "oggetti d'amore" (i genitori): � anzi, per certi versi, un modo per compensare il vuoto affettivo, una sorta di "luogo sicuro" da preservare per mantenere un senso di padronanza della realt�. Con la pubert�, tuttavia, a differenza di ci� che accade ai bambini con un'infanzia sana, le fantasie perverse del futuro pedofilo non scompaiono. Per questo, da adulto, anche se avvicina il bambino instaurando un rapporto affettuoso (come se volesse riparare al trauma affettivo del suo passato), finisce per comportarsi come i suoi genitori si sono comportati con lui: comincia a manipolare il bambino, ad attribuirgli volont� che non ha, ricreando a ruoli invertiti quella relazione di dominio e prevaricazione che conosce bene. E non tiene conto dei bisogni della sua vittima, n� si preoccupa dei danni che gli pu� infliggere, perch� considera il bambino una "cosa", proprio come era accaduto a lui. A questa dinamica affettiva, per�, il pedofilo aggiunge anche la parte "sessuale". "La sessualizzazione del rapporto gli permette di sentirsi padrone degli eventi: a muoverlo � lo stesso senso di potere che aveva da bambino quando si rifugiava nelle sue fantasie, per immaginarsi vincente", spiega Di Gregorio. Tra l'altro, non di rado i pedofili, per arrivare al piacere, aggiungono atti crudeli o sadici: in termini tecnici si tratta di una "perversit�", cio� di una perversione della perversione. Come mai? Secondo la psicoanalista svizzera Alice Miller, negli abusi sui minori non c'� una vera ricerca del piacere quanto piuttosto del potere, e c'� sempre la volont� di umiliare e degradare il bambino. Instaurare una relazione di dominio permette al pedofilo di superare la paura di dipendere da qualcuno. Inoltre, non sempre il pedofilo � cosciente di maltrattare un bambino, pensa invece di iniziarlo alla conoscenza della sessualit�. Ma un pedofilo (o potenziale tale) pu� essere curato? C'� chi consiglia la castrazione chimica, ma l'intervento pi� utile � probabilmente la psicoterapia, anche se molti terapeuti rifiutano di trattare questo tipo di pazienti. "Il processo di guarigione richiede che il superstite di abusi fisici o psicologici con tendenze pedofile riesca a elaborare il lutto per l'infanzia e l'adolescenza che non ha mai avuto, che comprenda che i genitori, spesso idealizzati, in realt� non si sono mai presi cura di lui, e soprattutto (e questa � forse la parte pi� difficile) che si confronti con la persona che sarebbe potuto essere se la sua fiducia e le sue potenzialit� non fossero state brutalmente distrutte", chiarisce Di Gregorio. In Germania il Progetto Dunkelfeld offre servizi di cura per i pedofili che sentono di avere bisogno di aiuto. Nel Regno Unito la Nspcc (National Society for the Prevention of Cruelty to Children) ha predisposto un servizio telefonico e anche negli Usa l'organizzazione B4uact24 (Before You Act) promuove aiuto e assistenza per chi riconosce di essere sessualmente attratto da bambini. In Italia c'� ancora poco. "Eppure", osserva Di Gregorio, "per curare un pedofilo e prevenire i danni gravi, spesso gravissimi, che pu� arrecare, il primo passo da fare � liberarsi dal pregiudizio che sia soltanto un malvagio irrecuperabile. Un mostro a vita". Come dare un cellulare ai nostri figli (di Giuseppe Riva, "Psicologia contemporanea" n. 274/19) - Tra negare ai figli lo smartphone e lasciarglielo senza controllo, c'� la terza via di distribuire nel tempo l'accesso alle funzioni telefono, Internet e social - La scelta di dare un cellulare al proprio figlio � spesso la risposta a bisogni pratici. Quando i genitori lavorano e non sono in grado di prendere personalmente i figli all'uscita da scuola, il cellulare � uno strumento fondamentale per riuscire a contattarli in caso di necessit� o problemi. Tuttavia, dare un cellulare ai propri figli � un evento che cambia significativamente le opportunit�, l'esperienza e le relazioni del giovane. Ci� � particolarmente vero quando, come succede nella maggior parte dei casi, il cellulare � anche uno smartphone. Grazie ad esso non solo si chiamano genitori e parenti, ma il giovane ha sempre a disposizione anche una fotocamera digitale, centinaia di app, il mondo di YouTube e le relazioni dei social network. A molti di noi, per�, questa dimensione sfugge completamente. Il rischio � quello di non renderci conto che attraverso lo smartphone nostro figlio accede a un mondo completamente nuovo e molto stimolante, senza per� essere fornito di un manuale con le istruzioni per l'uso. Infatti, nella quasi totalit� dei casi, lo smartphone viene dato al figlio senza indicazioni n� spiegazioni su cosa sia possibile fare con questo nuovo strumento e quali siano i rischi ai quali si pu� andare incontro. Da un punto di vista pratico, dare uno smartphone a un preadolescente � come abbandonarlo da solo in un punto della citt� che non conosce e chiedergli di ritornare a casa. Nella maggior parte dei casi, dopo qualche emozione e molta fatica, riuscir� a tornare sano e salvo. Tuttavia, in qualche caso, potrebbe fare delle esperienze non gradite che possono segnarlo per sempre. Per questo, la scelta di dare uno smartphone al proprio figlio deve essere accompagnata il pi� possibile da una serie di indicazioni per evitare che si trasformi in una trappola pericolosa. Ma chi ha la responsabilit� di questa attivit� di formazione? Le famiglie? La scuola? Il singolo utente? Un altro dei riti di passaggio che caratterizzano l'esperienza delle famiglie degli adolescenti � la richiesta da parte del figlio di uno scooter. A seconda delle esperienze precedenti dei genitori, il risultato pu� portare o meno all'acquisto del tanto desiderato motorino. Tuttavia, sia i figli che i genitori sono sempre consapevoli che una moto � una tecnologia complessa che richiede un periodo di apprendimento. Per questo non mettono in discussione il fatto che il suo uso richieda necessariamente l'ottenimento di una patente che verifichi l'acquisizione delle regole di base del codice della strada. E la patente non viene data dalla scuola o dalla famiglia, ma da un ente dedicato - la Motorizzazione - che delega alle scuole guida il compito di formazione e verifica del livello di competenza appresa. Se per lo scooter ci vuole il patentino, perch� non dovrebbe valere lo stesso per lo smartphone? Statistiche dell'Organizzazione Mondiale della Sanit� ci dicono infatti che il livello di pericolosit� non � poi cos� diverso: se gli incidenti stradali sono la principale causa di morte degli adolescenti, la seconda causa di morte � il suicidio, spesso legato a eventi che proprio nello smartphone e nei social media trovano l'elemento scatenante. E se prendiamo i dati relativi ai soli motorini, la situazione si ribalta: in Italia nel 2015 sono morti per incidenti su scooter poco pi� di 100 persone, mentre i giovani o giovanissimi morti per suicidio sono quasi 500, di cui almeno un quarto per motivi in qualche modo connessi all'esperienza dei media digitali: dal cyberbullismo al sexting. A questo punto, il motorino � davvero pi� pericoloso dello smartphone? Probabilmente quello che serve ai nostri figli � una patente digitale: se un quattordicenne non ha problemi a studiare le regole stradali per prendere il patentino necessario per guidare un ciclomotore, lo stesso dovrebbe valere per il tredicenne (l'et� minima per entrare sui social � 13 anni, e 16 per WhatsApp) che vuole usare il proprio cellulare per entrare in un social network. L'ideale sarebbe che il patentino digitale, come quello per lo scooter, fosse obbligatorio per tutti. Ma ovviamente questo richiederebbe una legge dello Stato. Un'alternativa pi� semplice � la creazione di una serie di materiali formativi rilasciati da istituzioni certificate - eventualmente anche dalle stesse grandi aziende digitali, da Facebook a Google -, che i genitori possono chiedere ai propri figli di studiare prima di ottenere l'agognato smartphone. Comunque, in attesa che arrivi una vera e propria patente a certificare una conoscenza minima del mondo digitale, i genitori possono cercare di limitare i danni in due modi. La prima strategia consiste nell'avvicinare gradualmente il proprio figlio all'uso dello smartphone. Come l'adolescente a 14 anni pu� guidare solo un motorino, per passare a 16 anni a moto di cilindrata bassa e arrivare a moto di cilindrata pi� elevata solo con la maggiore et�, cos� possiamo usare lo stesso approccio con il cellulare. Per esempio, possiamo dargli inizialmente un telefono in grado solo di telefonare, per poi passare qualche anno pi� tardi a uno smartphone che per� sia privo della connessione a Internet. Il passaggio successivo sar� quello di avere un telefono connesso a Internet ma senza account social, per poi arrivare ai social media solo quando il figlio ha l'et� e le competenze richieste. La seconda strategia, che pu� essere complementare alla prima, � quella di dare lo smartphone ai propri figli solo dopo la loro firma su un contratto che indichi chiaramente i doveri legati all'uso della tecnologia. Gli obiettivi del contratto sono tre. Il primo � responsabilizzare il bambino/ragazzo rendendolo consapevole che usare lo smartphone richiede le stesse competenze e cautele necessarie a utilizzare un motorino. Il secondo � informare il bambino/ragazzo dei principali rischi legati a un uso non corretto dello smartphone e segnalargli una serie di condotte improprie. Il terzo � definire regole chiare e condivise relative all'impiego dello smartphone e all'accesso ai dati in esso contenuti, in modo da evitare discussioni future. Sul sito http://www.natividigitali.com sono disponibili tre esempi di contratto - per uno smartphone senza Internet, per uno smartphone con Internet ma senza social e per uno smartphone con Internet e social - che i genitori possono scaricare liberamente e utilizzare per sensibilizzare i propri figli alle problematiche del mondo online. La straordinaria storia dell'anello (di Elisa Venco, "Focus Storia" n. 153/19) - � un viaggio fra credenze e simbologie del passato. Arrivate fino a noi - L'anello di Gige, racconta Platone ne La Repubblica, garantiva l'invisibilit�. Quello gettato (e poi ritrovato) dal tiranno di Samo Policrate, secondo Erodoto, rappresentava l'impossibilit� di sfuggire al proprio destino. Quello di re Salomone dava il potere di farsi capire dagli animali mentre ne Il Signore degli Anelli di Tolkien l'anello aveva poteri malefici e oscuri... Attorno, � il caso di dirlo, all'innocuo cerchietto si � costruita e detta qualsiasi cosa. Miti, leggende e letteratura da almeno 4.500 anni rivestono gli anelli di significati simbolici: determinare destini, sigillare legami, racchiudere impegni e promesse. Compiti impegnativi per un oggetto apparentemente banale, ma che nella forma denuncia la sua natura "divina": un cerchio perfetto, privo di inizio e di fine, ininterrotto e immutabile, immagine dell'eternit� e dell'infinito. Una forma che, in quanto chiusa, sottintende anche completezza, contenimento, limitazione. Come � implicito nell'odierna denominazione di "ring" per lo spazio di lotta usato nella boxe: discende dal cerchio che nell'antichit� si disegnava a terra per delimitare il terreno di un combattimento. Nel tempo, ovviamente, dell'anello sono mutati tanto i simbolismi quanto le fogge e i materiali. E cos�, se nell'antico Egitto quelli che erano allora oggetti di uso quotidiano potevano essere impreziositi da smalti e pietre dure, al contrario presso i Greci venivano riservati a occasioni speciali e potevano essere d'oro, con pietre preziose. E non ci si limitava solo alla funzione ornamentale. I primi anelli con un'incisione, ovvero un "sigillo" che serviva come autentica sui documenti, comparvero nel IV millennio a.C. nell'ambito della civilt� cretese-micenea e rimasero in voga per secoli. E nell'Antico Testamento un anello sanciva il passaggio ufficiale di potere: siamo nel libro della Genesi (41, 41-42) che riporta come, per metterlo a capo del Regno d'Egitto, "Il Faraone si tolse di mano l'anello e lo pose sulla mano di Giuseppe". Il gesto fu ripetuto, tra gli altri, anche da Alessandro Magno, che nel 323 a.C., prima di morire, consegn� al reggente Perdicca il suo anello. Nell'antica Roma lo status dei cittadini veniva contrassegnato da anelli differenti: i senatori, i magistrati e, dal terzo secolo a.C. in poi, i cavalieri, a lungo furono i soli a godere del privilegio di portare un anello in oro, lo jus annuli aurei, mentre gli schiavi liberati dovevano accontentarsi di semplici cerchi di argento e gli schiavi di cerchi di ferro. Tuttavia, al tempo della Repubblica, molti potenti conservavano gli anelli in ferro, in ossequio alla semplicit� degli avi. Il console Mario portava appunto l'anello ferreo quando, nel primo secolo a.C., trionf� su Giugurta, il re di Numidia. D'altro canto, c'erano parecchi "nuovi ricchi" che amavano esibire un gioiello in oro; anche se, commenta ironicamente lo scrittore Plinio il Vecchio, "un anello sul dito altro non era che un segnale che il proprietario aveva qualcosa di valore a casa". Qualcuno esagerava: come il console Marco Licinio Crasso, che giustificava i due anelli con le sue immense ricchezze. Con il passare del tempo gli agiati Romani arrivarono a portare anelli su tutte le dita, alternando perfino anelli leggeri per l'estate e pesanti per l'inverno, con un "cambio di stagione" ogni sei mesi definito semestres annuli. E quando si andava a letto, o al bagno, o a un banchetto, gli anelli erano deposti in apposite cassettine d'avorio dette dactilioteche. Proprio come oggi, a Roma si sancivano le unioni sentimentali con l'anello. L'anulas pronubus era utilizzato per i fidanzamenti, il cingulum (o vinculum) era invece l'anello nuziale da infilare nell'anulare sinistro dove, sostiene Aulo Gellio ne Le notti attiche, gli Egiziani avevano scoperto la vena amoris, una "via" che conduceva dal dito al cuore. Per le matrone romane spesso l'anello nuziale aveva applicata una piccola chiave, a simboleggiare un punto centrale del contratto matrimoniale: una moglie aveva diritto alla met� del patrimonio del marito. L'usanza di questo oggetto come pegno d'amore ha attraversato indenne i secoli, con un aggiustamento: nel Rinascimento si impose la moda dell'anello di fidanzamento con diamante, arrivata fino a noi. Per chi poteva, e pu�, permetterselo. Alcuni personaggi noti, come l'oratore greco Demostene e il grande condottiero Annibale, si diedero la morte, rispettivamente nel 322 a.C. e nel 183 a.C., attraverso il veleno nascosto nei loro anelli. Anche chi, invece, dalla morte voleva proteggersi poteva confidare nei buoni servigi di un anello-amuleto, con pietre a forma di occhio per scongiurare il "malocchio". Rimase in uso fino al Medioevo, dove i compiti protettivi dipendevano dalle figure che vi erano incise o dalle pietre incastonate. Contro le epidemie ci si affidava ad anelli su cui era raffigurata la Sacra Famiglia; contro epilessia, convulsioni e attacchi di ogni tipo in Inghilterra si ricorreva ai cramp rings (contro i crampi) in argento od oro e benedetti da un sacerdote. Un anello con ametista faceva restare sobri; quello con il turchese cambiava colore in presenza di veleno, preservava la castit� e preveniva la povert� e i tradimenti. Nel Rinascimento l'anello ritorn� principalmente a essere considerato un ornamento, a cui non rinunciavano neanche gli altissimi prelati: nel celebre ritratto (1511) firmato da Raffaello, Giuliano della Rovere, alias papa Giulio II, esibisce sulle mani ben sei gioielli. Ma se nel corso dei secoli fogge e materiali si sono evoluti, dall'antichit� all'Ottocento un elemento non � mutato: la diversa simbologia assunta dal prezioso cerchietto su uomini e donne. Passando in rassegna varie leggende di tutto il mondo, da quella induista del V secolo a.C. della bella Sak�ntala, alla fiaba Pelle d'asino di Charles Perrault fino alla saga nibelungica di Brunilde e Sigfrido, la studiosa americana Wendy Doniger ha riscontrato uno schema ricorrente: l'anello porta l'uomo al vizio, la donna alla fedelt�. Come scrive nel suo libro The Ring of Truth and Other Myths of Sex and Jewelry (Oxford University Press): "L'anello, indossato da una donna, diventa un simbolo di fedelt�; quando � messo da un uomo, � uno strumento di corruzione, che induce l'eroe a violare la promessa della monogamia che lo stesso anello rappresenta". Tutte le leggende legate a un anello esprimerebbero dunque, secondo la studiosa, la misoginia del mondo antico e una concezione della donna come possesso esclusivo di un uomo assai meno vincolato. Non � tutto oro quello che luccica. Isadora Duncan: o ballo da sola (di Salvina Elisa Cutuli, "Focus Storia" n. 150/19) - Storia di un'artista che sovvert� le regole della danza classica - "Mia madre attraversava allora una prova cos� penosa che diceva spesso: "Il bimbo che sta per nascere non sar� certo normale". Di fatto, fin dalla mia venuta alla luce, misi tale ardore nell'agitare le braccia e le gambe che diceva: "Avevo ragione! � nata una pazza furiosa". Ma pi� tardi in piedi in mezzo alla tavola divertivo tutti danzando". Con queste parole la pioniera della danza moderna, Isadora Duncan, nata a San Francisco nel 1877, si racconta nell'autobiografia pubblicata postuma La mia vita (1928). Il padre se ne and� quando lei non era ancora nata, cos� la madre, Dora Gray, si trov� a crescere da sola quattro figli. Per mantenere la famiglia Dora impartiva tutto il giorno lezioni di pianoforte, ma la sera suonava per i figli melodie di Chopin, Mozart e Beethoven o leggeva loro pagine di Shakespeare, Shelley, Keats o Burns. Cos�, grazie all'educazione ricevuta dalla madre, Isadora svilupp� precocemente la sua sensibilit� artistica: a sei anni danzava in maniera impeccabile e a undici lasci� la scuola perch� conosceva gi� alla perfezione tutte le opere di Dickens, di Thackeray e Shakespeare, i tragici greci e Platone. I musei erano il paradiso delle sorelle Duncan. Le bambine passavano interi pomeriggi a contemplare vasi greci, per poi ispirarsi nella danza ai movimenti e alla gestualit� delle figure rappresentate. Ma la vita di Isadora, nonostante il suo spiccato talento, fu costellata di alti e bassi: conobbe sia lo sfarzo sia la fame. "Di tutta la famiglia la pi� coraggiosa ero io, e quando non c'era da mangiare venivo mandata dal macellaio per ottenere delle cotolette di montone senza pagarle [...]. Fu un'eccellente educazione, perch� imparando a raggirare i feroci macellai mi procuravo i mezzi che mi hanno poi permesso di affrontare la ferocia dei direttori di teatro". Anche il divorzio della madre influ� sulla sua educazione: a soli 12 anni giur� di non sposarsi mai e di lottare per l'emancipazione femminile. Come racconta Alessandro Pontremoli, docente di Storia della Danza e del Mimo presso l'Universit� di Torino: "Isadora Duncan apparteneva a una generazione di donne americane cresciute all'insegna di una corrente filosofica, nata a met� Ottocento, ispiata da Fran�ois Delsarte: una teoria improntata all'amore per la natura e alla libert� corporea. Il che, applicato alla danza, significava muoversi senza costrizioni. Una rivoluzione in un'epoca in cui le donne erano ancora vestite alla Mary Poppins: con "panier" sul sedere e stretti busti". La Duncan, infatti, abbracci� a modo suo il delsartismo: mise in soffitta tut�, calzamaglie e scarpette di raso e danz� a piedi nudi, indossando una tunica trasparente drappeggiata direttamente sul corpo. Isadora fu una donna traboccante di passione. L'arte e l'amore furono per lei una continua ossessione. Si innamor� per la prima volta a 11 anni e, da allora, non smise mai. Am� moltissimi uomini, contro la rigida morale dell'epoca. Una delle relazioni pi� coinvolgenti fu quella con Gordon Graig, geniale innovatore della scenografia teatrale con cui fugg� subito dopo averlo conosciuto: rimasero chiusi per 15 giorni nel suo studio, dormendo per terra e mangiando magri pranzi forniti a credito. Dal loro amore nacque la figlia Deirdre, ma la travolgente passione fin� presto. "L'invidia di Craig", scrisse Isadora, "non ammetteva che anche una donna potesse essere un'artista". Il secondo figlio, Patrick, nacque dalla storia d'amore con Paris Singer, bello, biondo e, soprattutto, straricco: era l'erede della fortuna legata alle macchine da cucire. I figli le riempirono la vita di gioia, ma anche stavolta dur� poco: il 13 aprile del 1913, durante un viaggio in automobile, Deirdre e Patrick annegarono insieme alla loro governante nella Senna. Isadora cerc� conforto nelle sue allieve, and� in Albania per sentirsi utile in un campo profughi e progett� una nuova scuola a Parigi. Ma fu l'amicizia con l'attrice Eleonora Duse (1858-1924), anche lei afflitta da gravi lutti, a confortarla e salvarla dalla pazzia. "Eleonora mi chiedeva di raccontarle i loro piccoli gesti, le loro parole, di mostrarle le fotografie che lei baciava e sulle quali versava lacrime. [...] Per la prima volta dopo la loro morte sentivo di non essere pi� sola. Il suo cuore era cos� grande che poteva contenere tutta la tragedia del mondo", scriveva la Duncan. Solo in virt� di questo sodalizio Isadora resistette alle lusinghe di Gabriele D'Annunzio, sebbene considerasse il Vate un grande amante capace di trasformare la donna pi� ordinaria in un essere celeste. Sin da piccola, insieme alla madre e poi ai fratelli, gir� gli Stati Uniti da Chicago a New York, per poi approdare in Europa a bordo di una nave che trasportava bestiame, sempre con l'intento di diffondere la "danza naturale", una sua personale rivisitazione del balletto classico, dove il termine "classico" � da intendere come ellenico, ispirato cio� all'antica Grecia. Come racconta Gideon Dienes, allievo di Isadora e della sorella Elizabeth Duncan, pi� che una scuola la loro era una comunit� ispirata al mondo greco. Non si approfondiva solo la conoscenza della danza, ma anche la tessitura della stoffa per il kiton (la tunica), ginnastica, arte drammatica, ceramica, disegno, tipografia, musica, canto e lo studio del coro nelle rappresentazioni dell'antica Grecia. Ma oltreoceano le cose non filarono subito lisce: i Duncan erano costretti a girovagare tra soffitte e squallidi locali, a volte addirittura a dormire sulle panchine nei parchi o fuggire dagli alberghi senza pagare. Nonostante una vita di privazioni e stenti, per�, Isadora non rinunci� mai al suo sogno e continu� a girare il mondo. "Era una grande idealista: lo dimostra il desiderio di formare le sue allieve sulla base di un'innovativa pedagogia nella sua scuola itinerante, sempre con l'aiuto della sorella. Gir� l'Europa con le fanciulle che le erano state affidate, anche se a volte se ne dimenticava qualcuna per strada", racconta Pontremoli. In questo suo peregrinare approd� in Grecia, dove presa da tanta bellezza, decise di stabilirsi a lungo. Intanto le sue provocazioni avevano colpito nel segno ed era diventata un personaggio pubblico. Con i pro e i contro del caso. In Germania la puritana imperatrice Vittoria (primogenita della pi� nota ma altrettanto pudica sovrana britannica) giudic� la Duncan immorale e le fece chiudere la scuola che aveva aperto a Gr�newald. L'artista riusc� comunque a "esportare" la sua arte in Francia, Inghilterra, Italia e Grecia. E nel 1921, ricevette un'offerta che la consacr� nell'olimpo della danza internazionale: la direzione di una scuola di danza a Mosca, la patria del balletto. "Pare che Lenin avesse perso la testa per lei dopo averla vista danzare coperta solo da un drappo rosso. Le chiese di andare in Russia per diffondere tra la giovent� sovietica quella che aveva individuato come una danza democratica. E fu cos� che Lenin divenne il suo mecenate", racconta Pontremoli. In Russia Isadora incontr� il suo ultimo amore, il poeta Sergej Esenin, che spos� nel 1922, all'et� di 44 anni (lui ne aveva 27). Esenin aveva una personalit� complessa e imprevedibile, il tutto aggravato dall'alcolismo: a Parigi, sotto gli effetti di alcol e droghe, il poeta rincorse nudo Isadora per i corridoi di un albergo. Man mano che la fiamma della passione si spegneva, la convivenza diventava insostenibile. Esenin nel 1925 si suicid�, e Isadora mor� solo due anni dopo. Fin� strangolata dal suo stesso foulard, rimasto impigliato nei raggi della Bugatti sulla quale stava viaggiando, mentre salutava gli amici dicendo: "Adieu mes amis! Je vais � la gloire!" (Addio amici miei, vado verso la gloria!). Una morte atroce, improvvisa e teatrale alla stregua di una tragedia greca. Frutta disidratata: un concentrato di energia ("RivistAmica" n. 5/19) - Sempre pi� consumata, per il gusto e le qualit� nutritive, � un'ottima soluzione in ogni occasione, dagli spuntini spezza-fame alla colazione fino alla variegatura di ricette dolci e salate - Le corsie dei supermercati dedicate alla frutta disidratata sono sempre pi� allegre e variopinte, per un formato che si va sempre pi� affermando nelle abitudini di consumo per il suo sapore, le sue qualit� nutritive e la sua praticit�. Oltre alle classiche prugne e all'uvetta, ci sono molti altri frutti da scoprire nella loro versione essiccata che si presta a numerosi usi, dalle tradizionali mele all'esotico mango. Nel linguaggio comune spesso si usa lo stesso termine generico per alimenti molto diversi tra loro, come ad esempio le noci e i fichi secchi. In realt� bisogna distinguere tra frutta a polpa fresca, frutta a guscio, frutta essiccata o disidratata e canditi. Kiwi, pesche o fragole che si comprano nel reparto ortofrutta appartengono ad esempio alla prima categoria, e sono alimenti ricchi di acqua, fibre e vitamine, ma anche zuccheri. Mandorle ed affini sono frutti a guscio, dal punto di vista nutrizionale apportano i cosiddetti grassi buoni e sono spiccatamente energetici. La frutta disidrata (o essiccata), invece, viene ottenuta facendo evaporare tutta l'acqua del prodotto in questione. In questo modo si concentrano principalmente tutti gli zuccheri semplici - aspetto che la rende un alimento con un discreto apporto calorico - ma anche altri preziosi nutrienti, come i sali minerali e alcune vitamine, oltre alle fibre e ai composti antiossidanti. La frutta disidratata � generalmente pi� calorica di quella fresca, ma meno di quella a guscio. Visto il suo alto contenuto in fibre solubili � inoltre un alimento con un elevato potere saziante, e nell'ambito di un'alimentazione equilibrata pu� essere inserita nella propria routine in molti momenti della giornata, a meno che non si debbano tenere sotto controllo gli zuccheri: 30 g al giorno sono la porzione a cui far riferimento, sotto forma di spuntini spezza-fame o per arricchire diverse pietanze. Dal punto di vista nutrizionale, la frutta essiccata � un ottimo integratore naturale di potassio ed � un'eccellente fonte di polifenoli, antiossidanti che proteggono in particolare il cuore. Le albicocche secche, inoltre, sono un concentrato di betacarotene, mentre i datteri sono una miniera di ferro. E se le prugne secche sono un noto rimedio casalingo per la stitichezza, l'uvetta - visto l'elevato contenuto di sostanze antinfiammatorie - � consigliata a chi fa una vita attiva. Vista l'assenza di acqua, la frutta essiccata � facile da trasportare, da mangiare e si conserva bene anche senza particolari accorgimenti. Per questi motivi � particolarmente indicata come spuntino da poter portare con s� al lavoro, nelle gite della bella stagione e in tutte quelle situazioni in cui c'� bisogno di una soluzione pratica per avere energia e benessere pronti all'uso. Oltre che al naturale, potete consumarla accompagnata con della frutta secca o del cioccolato fondente, ad esempio unendo ananas essiccato e mandorle, uvetta e pistacchi, nocciole e un quadretto di cioccolato fondente 70% o noci e albicocche. Inoltre � particolarmente indicata per gli sportivi, sia prima che dopo l'attivit� fisica, visto che fornisce energia di rapido utilizzo e reintegra i sali minerali persi con la sudorazione. Oltre che come snack, pu� poi essere inserita anche nella colazione: � infatti ottima nello yogurt bianco oppure con i cereali. Datteri, fichi secchi e affini, sono per� pure ottimi dolcificanti: possono essere ammollati con un po' d'acqua e poi frullati in un impasto oppure aggiunti a pezzettini, riducendo (o eliminando) la quantit� di zucchero della ricetta. Ma la versatilit� di questo alimento non si esaurisce con le preparazioni dolci; con qualche albicocca secca si pu� arricchire un tagliere di formaggi, i fichi disidratati rendono pi� gourmet una bruschetta con il prosciutto crudo e il mango essiccato potrebbe stupirvi in una fresca insalata con dei gamberi al vapore. Messico: tra storia e natura ("RivistAmica" n. 6/19) - Costa Maya, Tulum e Chichen Itza sono tappe da non perdere per scoprire il Paese centroamericano - La suggestiva storia della civilt� Maya � testimoniata dagli importanti siti archeologici che queste genti dell'America Centrale hanno lasciato ad esempio in Messico: piramidi, templi e palazzi che rivelano la storia e il grado di progresso raggiunto da questo popolo. Per immergersi nella loro cultura, che rappresenta una delle pi� alte espressioni dell'epoca precolombiana, senza rinunciare al relax e al divertimento tipico delle coste caraibiche, si pu� percorrere un itinerario nel Messico del sud che, esplorando la Costa Maya, tocca il sito Unesco di Tulum e raggiunge poi l'imponente spettacolo di Chichen Itza. Costa Maya - Questo tratto di costa � particolarmente noto e amato anche dai crocieristi: si tratta infatti di una delle tappe obbligate delle grandi navi da turismo. E, in effetti, tra limpide acque calde e turchesi, spiagge dalla sabbia fine e spesso solitarie, foresta tropicale, paludi e la barriera corallina, � difficile non sentirsi molto vicini al paradiso. Allo stesso tempo, per�, in questa zona � ancora possibile entrare in stretta connessione con la cultura Maya grazie ai numerosi siti archeologici e, soprattutto, alle molte comunit� che vivono secondo antiche tradizioni ancestrali. Ristoranti ed escursioni di ogni tipo rendono la Costa Maya un vero e proprio gioiello adatto a tutti i tipi di turisti. Tulum - Anche questo antico porto fortificato sar� sicuramente apprezzato sia dai turisti amanti della cultura che da chi � alla ricerca di natura e relax. Tulum � situato su una scogliera affacciata sul mare e su una delle spiagge pi� belle della Costa Maya, da cui � possibile organizzare una serie di escursioni alla scoperta della barriera corallina, di dune e della giungla. Si possono, inoltre, raggiungere i cenote, grotte in cui si trova acqua dolce: il Gran Cenote di Tulum � il pi� famoso e l� � possibile fare snorkeling, immersioni e nuotare. Tulum nei primi anni successivi all'arrivo degli Spagnoli era ancora abitato dai Maya ed era uno dei loro porti pi� importanti e vivaci. Dalla sua posizione privilegiata, si godeva - come ancora oggi - di un'eccezionale visuale sulla costa e sulla barriera corallina. Una volta che si � a Tulum, da non perdere � la possibilit� di salire fino al Castello e ammirare il "Tempio de los Frescos", antico tempio dedicato agli Dei del mare, le cui pareti sono arricchite da affreschi sui toni del grigio e del blu. Chichen Itza - Oltre ad essere una delle "Meraviglie del mondo" moderno, questo sito archeologico � anche un patrimonio riconosciuto dall'Unesco. Le architetture qui conservate risalgono al periodo che va dal VII al X secolo. I templi e la Piramide di Kukulkan sono probabilmente le rovine pi� note ed imponenti, e si tratta infatti di una delle attrazioni turistiche pi� visitate del Messico: per godervi appieno lo spettacolo cercate di venire in quest'area dello Yucat�n al mattino presto o all'imbrunire. Se doveste poi visitare il Messico intorno all'equinozio di primavera o di autunno, non potete perdervi un evento naturale che si ripete ogni anno. Intorno a met� marzo e met� settembre il sole, infatti, crea una suggestiva illusione ottica: sembra che un serpente salga e scenda le scale della Piramide. Ma se, invece, sarete in Centro America in un altro periodo dell'anno non temete: il gioco di luci ed ombre viene riprodotto artificialmente per far apprezzare a tutti questa "magia". Le sette meraviglie del mondo moderno Nell'antichit� le sette meraviglie del mondo erano state individuate nella Piramide di Cheope (l'unica ancora esistente), nei Giardini Pensili di Babilonia, nel Colosso di Rodi, nel Faro di Alessandria, nel Mausoleo di Alicarnasso, nella statua di Zeus a Olimpia in Grecia e nel Tempio di Artemide ad Efeso. Le sette destinazioni esemplari per il mondo moderno sono state invece selezionate a seguito di un concorso internazionale indetto dalla societ� "New Open World Corporation" e comprendono, oltre a Chichen Itza, la Grande Muraglia Cinese, Petra in Giordania, il "nostro" Colosseo, Machu Picchu in Per�, il Taj Mahal in India e la statua del Cristo Redentore in Brasile. Tamales, bont� dal passato Tra i piatti radicati nella cultura Maya, tanto da essere rappresentati in alcune testimonianze archeologiche ed essere ancora oggi consumati dai discendenti di questa civilt�, ci sono i tamales. Si tratta di involtini creati con un impasto di farina di mais che racchiude principalmente carne (ma ne esistono anche in altre versioni). Il tutto viene poi avvolto da foglie di mais o banano e cotto al vapore per essere servito accompagnato da salse. Jovanotti: ballate con me in riva al mare (di Alessandro Alicandri, "Tv sorrisi e canzoni" n. 29/19) - Il suo tour sulle spiagge � l'evento dell'estate: "Per organizzarlo mi sono ispirato a Woodstock" - Ne siamo certi: l'estate musicale del 2019 verr� ricordata come quella del Jova Beach Party. Perch� ne siamo cos� sicuri? Perch� centinaia di migliaia di persone stanno vivendo in queste settimane e fino alla fine di agosto il pi� originale degli eventi mai creati da un artista italiano. Non � solo un concerto, non � solo un villaggio itinerante del divertimento in spiaggia: l'unico modo per capire cos'� davvero il Jova Beach Party � esserci. "Mi sono ispirato al festival di Woodstock, loro con quattro ferri e dieci casse hanno creato un mito che � arrivato fino a oggi" racconta Jovanotti. "Qui abbiamo inventato qualcosa che non c'era e per quanto ne sappia io non esiste niente di uguale al mondo". Lorenzo � in un giorno che in gergo viene definito "off", cio� di riposo. "Cosa faccio tra una data e l'altra? Dormo, leggo, mi alleno... e oggi sono qui con voi" dice sorridendo mentre cominciamo la nostra lunga chiacchierata. - Lorenzo, si pu� fare gi� un primo bilancio? "S�: se arrivo alla fine � un miracolo!". - Si � imbarcato in qualcosa di molto complesso. "Qui diciamo che "ogni sabbia � diversa". Non � solo un'immagine: le citt� dove arriviamo non hanno standard precisi, ci sono regole sempre nuove". - Ma la risposta del pubblico � straordinaria. "Ogni volta che vedo le foto su Instagram della folla vista dall'alto mi viene una vertigine. Poi vedo la gente che fa il bagno, si diverte e si bacia. Non sta guardando un concerto, sta vivendo un'avventura". - � soddisfatto? "Molto, anche se all'inizio avevo tanta paura. Gli americani direbbero che il Jova Beach Party � una "start-up". � chiaro quindi che il nostro � un punto di partenza, c'� molto da migliorare, ma la gente sta vivendo qualcosa di unico". - Il segreto del Jova Beach Party qual �? "L'atmosfera. Sono tutti in costume, la pelle � al sole, impazzisco all'idea che la gente possa saltare a piedi nudi ascoltando la mia musica suonata dal vivo". - Mette anche i dischi e suona brani di altri, come un deejay! "S�, torno alle origini. Sono da sempre convinto che una persona che seleziona bene i brani e li sa mescolare di fatto � in grado di creare nuova musica". - Questa veste la diverte ancora? "Da matti, ma � una delle cose pi� difficili perch� se non la fai ballare la gente non ti perdona e la pista si svuota. Quando sono in un tour diciamo "normale", so gi� tutto. So cosa devo cantare, come mi muover�, dove sono le luci, � come una replica a teatro. A un certo punto posso pure prevedere quando arriveranno gli applausi. Questa invece � una sfida, la pi� grande della mia carriera: quella di improvvisare tenendo sempre alto il tenore del divertimento". - Come si prepara un concerto "improvvisato"? "Non si prepara! Anzi no, si mettono a frutto 30 anni di esperienza che comunque alla fine non bastano, e questa imperfezione � parte della magia. Se sbaglio, e si sbaglia, so che sono tra amici". - Mi racconta una cosa inaspettata che � successa? "A Lignano Sabbiadoro ho cominciato a cantare "Baciami ancora" e la band si � dimenticata gli accordi, che sono vagamente simili a "Sapore di sale", cos� ho cominciato a cantare Gino Palli ed � venuta meglio del mio brano. - A lato del palco nessuno � nascosto, si vedono ospiti, tecnici, amici. "Volevo muovermi come quando suonavo nei piccoli club. Se qualcuno vuole avvicinarsi non deve chiedere il permesso a nessuno. Ho fatto mettere tutto vicino, come in un laboratorio artigianale". - A lato del palco, quasi come un membro della band, c'� anche sua moglie Francesca. "Lei � sempre con me, cos� come spesso mia figlia, ma dietro le quinte. Qui ho voluto tutti accanto. � come vivo la musica e la mia famiglia ogni giorno. � tutto aperto, � tutto reale". - Ma � vero che i camerini sono delle tende indiane? "Certo! Potevamo scegliere dei camper, ma io e il pubblico dobbiamo vivere lo stesso calore, la stessa "temperatura". Quindi ci sono tante tende posizionate a cerchio e al centro una zona d'ombra dove si suona e si parla. S�, l� dentro fa un caldo bestiale". - Sembrava una battuta, ma i suoi fan li sta sposando davvero! "� un momento pazzesco. Loro sono emozionatissiimi, li conosco poco prima e poi via, li sposo! Uno dei matrimoni estratti tra le 3.000 coppie che si sono proposte � anche saltato poco prima del concerto. Insomma, capita". - Il Jova Beach Party si rifar�? "Pensate che io per i miei concerti tradizionali non faccio pi� di tre o quattro grosse riunioni. Qui ne ho fatte pi� di 30 e ancora non sono finite. Abbiamo imparato cos� tante cose nuove che mi dispiacerebbe buttare tutto via. Ora guardo al presente ma a voi lo posso dire: certo, il mio desiderio � di rifarlo ancora".