Ottobre 2018 n. 10 Anno XLVIII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per un importo pari ad euro 23.084,48 e del MiBACT per un importo pari ad euro 4.522.099. Indice Comincia un nuovo anno scolastico e parte una nuova sfida per la Biblioteca L'Italia e la diseducazione sessuale Quando il latte non va gi� La lunga marcia di Radetzky I colori delle patate Una visita alla Palermo notturna Novant'Ennio Morricone Comincia un nuovo anno scolastico e parte una nuova sfida per la Biblioteca (di Pietro Piscitelli) In questi giorni le scuole riaprono i battenti e qualche milione di ragazzi si riverser� nelle aule. � anche cominciata la fila presso le librerie per l'acquisto dei testi scolastici. Per i non vedenti la procedura � ovviamente diversa, niente cartoleria, ma la rincorsa ai pochissimi centri specializzati che in Italia sono in grado di produrre libri di testo nelle versioni accessibili per i minorati della vista. Tra questi la Biblioteca "Regina Margherita" � certamente di gran lunga il pi� importante per storia, vocazione, missione ad essa affidata dallo Stato. Essere un Ente privato a controllo pubblico impone alla Biblioteca il rispetto delle regole e delle leggi, in particolare, quella sul diritto d'autore che impone a chi vuole produrre una diversa versione del testo, la richiesta di specifica autorizzazione dell'Editore. Le stime valutate sui dati degli anni scorsi dicono che oltre il 70% degli studenti disabili visivi si rivolgono alla Biblioteca per ottenere i libri di testo e questa distribuisce ogni anno oltre 13.000 titoli di cui almeno 4.000 sono di nuova produzione. Da qui la presenza di un catalogo di testi gi� disponibili nelle versioni in sistema Braille, a caratteri ingranditi per gli ipovedenti o in versione digitale che possono ridurre notevolmente i costi a carico della collettivit�. Per questo la struttura organizzativa della Biblioteca si � mossa per tempo e gi� da febbraio sta raccogliendo, vagliando ed avviando richieste di fornitura che ci provengono dalle Scuole, dalle Famiglie e dalle Istituzioni Locali. Al momento la Biblioteca opera in regime di convenzione con Regioni, Comuni ed altri Enti Pubblici, risponde a richieste di fornitura da parte di chiunque. I principali servizi oggi attivi sono: - la produzione di testi di studio su supporto cartaceo in sistema Braille (servizio per cui � previsto un concorso spese); - la produzione di testi di studio su supporto cartaceo a caratteri ingranditi per ipovedenti (servizio personalizzato realizzato su misura delle residue capacit� visive dell'alunno). (Servizio per cui � previsto un concorso spese); - la produzione di testi di studio su supporto digitale da utilizzare con ausili informatici come la barra Braille, il sintetizzatore vocale e/o il software ingrandente (servizio gratuito realizzato in collaborazione con gli Editori). Ma qual � la vera sfida che come ogni anno la Biblioteca si appresta ad affrontare? Certamente la qualit� delle trascrizioni e la tempestivit� nelle consegne. Sul versante della qualit� la Biblioteca ha realizzato uno specifico "manuale di trascrizione" che fissa sia le regole per una buona trascrizione e per le adeguate modifiche tiflologiche del testo, che quelle per i livelli di qualit� e per i collaudi resi obbligatori da quest'anno. Ma non basta. Insieme all'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti la Biblioteca ha sottoscritto una specifica convenzione con il Ministero dell'Istruzione, dell'Universit� e della ricerca finalizzata anche al miglioramento della qualit� dei testi ad uso dei non vedenti e degli ipovedenti. Per assicurare forniture pi� tempestive, la Biblioteca ha snellito le proprie procedure interne e ha collaborato con i Centri di Trascrizione per la formazione di nuovi operatori. Inoltre una recente decisione del CdA ha stabilito che per gli alunni delle prime due classi della scuola primaria che chiedono testi su supporto cartaceo, gli stessi vengano forniti a titolo gratuito. Si tratta di oltre 120 studenti sul territorio nazionale che impegneranno la Biblioteca nella produzione di oltre 1.000 libri. � una misura finanziariamente impegnativa che per� riduce fortemente i tempi di attesa perch� evita l'intervento dell'Ente Locale e quindi abolisce la necessit� dei preventivi e delle gare. Ma all'ordinario, spesso, dobbiamo aggiungere lo "straordinario". � di questi giorni la notizia circolata su alcuni organi di informazione di un giovane studente padovano a cui nessuno poteva garantire la fornitura del libro. Su segnalazione della Presidenza Nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti la Biblioteca ha assunto l'onere della fornitura e provveduto a produrre i testi necessari. Il giovane studente ricever� i libri necessari il giorno prima dell'inizio delle lezioni. Quanto fatto baster� per vincere la sfida? Certamente no, ma quanto messo in campo rappresenta un ulteriore passo verso quell'obiettivo che vuole i libri per gli studenti disabili visivi pronti con il suono della prima campanella. L'Italia e la diseducazione sessuale ("Millennium" n. 16/18) Bologna, istituto odontotecnico Malpighi, luned�. Tutta la classe � seduta in cerchio. Hanno tutti il cellulare in mano e digitano quasi senza guardare la tastiera. "Ma voi sapete mettere un preservativo?". All'improvviso sono tutti in silenzio. Venti paia d'occhi si alzano su Claudia e Barbara, che sono in piedi tra la lavagna e la cattedra. Claudia tiene in mano una zucchina e srotola il condom. Nessuno guarda pi� il cellulare. All'ultima ora c'� una lezione particolare: si parla di malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze. In Italia l'educazione sessuale non � nei programmi scolastici, nonostante le linee guida europee. Come l'Italia, solo altri sei Stati europei non si sono ancora dotati di percorsi educativi curriculari: Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Spagna e Romania. La Gran Bretagna, dal 2019, render� la sex-ed obbligatoria in tutte le scuole, per i bambini dai quattro anni in su. Da noi, in qualche classe - come questa - ci pensano le associazioni o i volontari a rispondere ai dubbi dei ragazzi, ma tutto dipende dalla buona volont� del dirigente scolastico. "Ma quando sei incinta ti vengono le mestruazioni?". Miriam alza la mano con le unghie laccate di rosso. Ha un giubbotto di pelle rosa e una chioma di ricci neri. Quando si � presentata alla classe ha detto: "Ho quindici anni e sono di origine marocchina" in perfetto accento emiliano. Pi� che una lezione frontale � una chiacchierata: ci sono le slide, s�, ma anche una confezione di preservativi e un blister di pillole anticoncezionali. "Che succede se le prende un maschio?" chiede Edoardo. Alcuni ascoltano con un orecchio e nell'altro tengono un auricolare: ma al momento della prova del nove con zucchina, le due volontarie hanno l'attenzione di tutti. Ogni anno, secondo l'Organizzazione mondiale della sanit�, 340 milioni di persone nel mondo contraggono un'infezione a trasmissione sessuale (Ist). I giovani tra i 15 e i 24 anni sono i pi� esposti al rischio, tanto che il ministero della Salute � corso ai ripari lanciando, lo scorso marzo, una campagna di sensibilizzazione rivolta ai pi� giovani, "Conoscerle per prevenirle", con tanto di app e uno spot tv annunciati sul sito. Secondo un rapporto del Censis, solo il 15% dei ragazzi sotto i 25 anni si ritiene "molto informato". Il 74,5% dichiara di proteggersi dalle malattie durante ogni rapporto, ma una parte dice di farlo con la pillola anticoncezionale (il 17,6%) che tutela s� da una gravidanza, ma non certo da un'infezione. Quasi tutti, parlando di malattie sessuali, pensano subito all'Hiv; pochi menzionano la sifilide, il papilloma virus o l'herpes genitale. Il paradosso � che quasi nessuno cita la clamidia, che invece � l'infezione pi� diffusa in assoluto, con un'incidenza pi� alta fra i ragazzi tra i 15 e i 24 anni: 8,6% rispetto al 3,4% della media generale. Spesso asintomatiche (e quindi sottodiagnosticate) le Ist sono un pericolo che i ragazzi sentono distante: chi non si protegge lo fa perch� � convinto che si contraggano solo con le prostitute e che una buona igiene personale sia pi� che sufficiente. Basta ascoltare le domande dei ragazzi del Malpighi per accorgersi che i numeri rispecchiano la realt�: c'� chi confonde il coito interrotto con l'interruzione di gravidanza. Sulle malattie, sguardi perplessi. Sulla contraccezione, anche. Quando Barbara spiega la differenza tra metodi ormonali e a barriera, corrono bisbigli da un orecchio all'altro. Molte ragazze fanno domande sulla pillola: quanto costa? Devo avere il permesso di mamma e pap�? La confusione tra prevenzione e contraccezione emerge chiaramente da una ricerca sui comportamenti sessuali degli adolescenti italiani pubblicata nel 2016 sull'International Journal of Environmental Research and Public Health. Su un campione di quasi tremila studenti, nemmeno l'1% era in grado di riconoscere le Ist da una lista di malattie. La met� non aveva idea di cosa fosse un Pap test e solo il 9% riteneva sufficienti le informazioni ricevute sui banchi. "Mi serve un volontario". Claudia fa alzare Edoardo, che fino a quel momento era rimasto concentrato sul suo telefono. "Alza le braccia e piega le mani all'ingi�... ecco" annuncia alla classe "questo � l'utero". Edoardo arrossisce, tra le risate generali. "Immaginate che queste siano le ovaie" dice indicando le mani del ragazzo. "Quaggi� c'� il collo dell'utero, e qui" dice indicando il busto "si ferma l'ovulo". La scena funziona e Claudia pu� spiegare alla classe le fasi del ciclo mestruale: anche le ragazze si confondono sul loro periodo fertile. A livello europeo esistono delle linee guida. Un documento che definisce standard comuni per armonizzare le diverse legislazioni. "Ad innescare il bisogno" si legge "sono stati vari cambiamenti". La globalizzazione, le migrazioni, l'evoluzione dei mezzi di comunicazione, senza dimenticare i nuovi comportamenti sessuali dei giovani. In Italia qualche timido tentativo per introdurre l'educazione sessuale nelle scuole era gi� stato fatto nel 1975. Il comunista Giorgio Bini present� un disegno di legge che per� non ha mai superato la discussione in commissione. Emblematico fu il caso di Lupo Alberto. Nel 1991 il ministero della Sanit� commission� al creatore Silver un libro a fumetti dal titolo Come ti frego il virus, su come prevenire l'Aids: 300-mila copie in cui il celebre lupo blu spiegava come indossare il preservativo. Sottotitolo: Un po' di cose che � utile sapere per non avere nulla da temere. L'Aids veniva rappresentato come un mostriciattolo nero, che diceva di "portare una sfiga tremenda". Ma non arriv� mai sui banchi di scuola: il dicastero dell'Istruzione lo ritir�, giustificandosi con la motivazione che l'iniziativa non era stata concordata tra i due ministeri. Dopo questo episodio ci sono state altre proposte di legge presentate da Pds, Sinistra Democratica, Sel e Lega. Tutte cestinate. Nell'ultima riforma, ribattezzata la "Buona scuola" il tema viene trattato marginalmente, nell'ambito di "un'educazione alla parit� dei sessi e prevenzione della violenza di genere". Di fronte a questa gigantesca lacuna educativa, c'� chi ha deciso di intervenire per colmare il vuoto. Aziende private come la Durex, che ha lanciato una sua campagna di prevenzione, con il gradevole effetto collaterale di fidelizzare giovani clienti. Ma anche associazioni come la Croce Rossa, consultori e realt� territoriali circoscritte, che riescono a organizzare percorsi didattici tramite l'ausilio di presidi favorevoli. O realt� nate dal basso, come la Peer Education, basata sull'idea di un'educazione alla pari, in cui non esistono insegnanti ma studenti che parlano ad altri studenti di importanti temi sociali: alcolismo, stupefacenti e, naturalmente, sessualit�. A Bologna sono una trentina i ragazzi che ne fanno parte. Nelle scuole entrano in coppie: "Siamo tutti volontari" spiega Claudia, che ha 27 anni ed � al secondo anno di specializzazione di Medicina. "Cerchiamo di far capire agli studenti che nessuno ci paga e che, se lo facciamo, � innanzitutto per loro". "Io ho deciso di iniziare sentendo i commenti dei ragazzi che alleno" le fa eco Barbara, 20 anni, studentessa di psicologia e istruttrice di judo. "Dicevano certe assurdit�... era mio dovere parlarci". Durante gli incontri gli insegnanti devono restare fuori dall'aula. "Sono come fratelli maggiori per gli studenti", sostiene la professoressa Jolanda Calandrino, responsabile dell'educazione alla salute del Malpighi. � stata lei ad aprire la strada ai Peer educator nell'istituto. "Ma i preservativi possono comprarli anche le femmine?". Alla fine degli incontri della Peer Education c'� un momento dedicato alle domande. Non tutti hanno il coraggio di alzare la mano: per i pi� timidi le volontarie fanno passare un cappello in cui inserire domande anonime. Ma fuori da queste saltuarie e virtuose esperienze locali, a chi si rivolgono gli adolescenti? Solo uno su dieci, avverte il Censis, si informa da medici o farmacisti: pi� spesso le fonti sono i media (per il 22% Internet), i coetanei o la scuola, ma con significative differenze tra Nord (60% circa), Centro e Sud (fra il 46 e il 47%). Quando la famiglia � distante, le risposte vengono cercate in rete. E ovviamente c'� il caro vecchio porno. Che una volta bisognava rimediare in edicola o al videonoleggio e nascondere in qualche anfratto della cameretta, e invece adesso � a portata di click, in comodo formato smartphone, sempre disponibile in tasca. Un maestro popolare, onnipresente ma circondato da mille tab�. "La pornografia deve essere oggetto di educazione sessuale". Ne � convinta Nicoletta Landi, antropologa autrice de Il piacere non � nel programma di scienze, un libro in cui raccoglie la sua esperienza allo Spazio giovani, un consultorio di Bologna. "Il porno risponde a una legittima curiosit�" spiega "ma veicola anche dei messaggi misogini e non mostra la contraccezione. Un modello lontano dalle esperienze reali degli adolescenti. � come imparare a guidare guardando Fast and Furious". Nicoletta Landi lavora assieme al team di W l'Amore, progetto nato in Emilia Romagna che da tre anni collabora con le scuole della regione. Quella dell'Emilia Romagna � una realt� d'eccezione: basti pensare che la contraccezione � fornita gratuitamente a tutti i minorenni. "Non essendoci una legge nazionale, si creano inevitabili discriminazioni territoriali" chiarisce. A pesare poi � la durata molto breve dei percorsi nelle scuole. "Facciamo purtroppo solo due lezioni per classe" confidano le volontarie nei corridoi del Malpighi "e dobbiamo limitarci a parlare di prevenzione". Da tempo discutono all'interno dell'associazione sulla possibilit� di affrontare anche temi come il rispetto, i sentimenti, il consenso: "I modelli di genere hanno tantissimo a che vedere con il sesso" dice Landi. "Se gli insulti peggiori tra i ragazzi sono "puttana" e "frocio", allora devi parlare di sesso, prima che di misoginia e omonegativit�". Nella rivista olandese Long Live Love c'� l'illustrazione della vulva, con le freccette a indicare clitoride, labbra, vagina e via discorrendo. Quando l'opuscolo � arrivato in Italia, scrive Landi nel libro, si � discusso molto se eliminare dal disegno l'ano e i seni. Stesso discorso per le raffigurazioni del sesso orale. Qui da noi parlare di certi aspetti della sessualit� � ancora un tab�. Quando Landi chiedeva alle ragazze di controllarsi la vulva riceveva sinceri "che schifo!" di risposta. E del piacere femminile in particolare si parla ancora meno: durante l'incontro nell'istituto bolognese, Barbara chiede ai ragazzi se sanno cosa sia il sesso orale. Molti rispondono "pompino" ma nessuno - e nessuna - nomina il cunnilungus. Lucia, pelle d'ebano e treccine, dice sottovoce: "� quando te la leccano". Un ragazzo seduto di fronte a lei la sfotte: "Eh, e tu che ne sai?". Lucia non � timida: "Ma la spirale pu� sverginarti?" domanda con disarmante candore. Quello della verginit� � un tema complesso, soprattutto parlando a culture diverse. "Ma � vero che si pu� ricucire?" chiede una ragazza che fino a quel momento era rimasta in silenzio. Porta la coda di cavallo e i jeans strappati. La ricostruzione chirurgica dell'imene non � molto diffusa in Italia, ma in Tunisia, il suo Paese d'origine, s�. La multiculturalit� � ormai un fatto, nelle scuole del Belpaese. Gli insegnanti perci� temono soprattutto la reazione delle famiglie di fede islamica: "C'� lo spauracchio dello straniero di mentalit� chiusa" spiega Nicoletta Landi "quando in realt� la gran parte delle critiche sono arrivate da alcuni gruppi cattolici". Come le Sentinelle in Piedi e il Movimento ProVita, il cui portavoce, Alessandro Fiore, spiega le perplessit� verso questi corsi: "Sdoganano ogni comportamento sessuale, anche quelli ad alto rischio; ho visto opuscoli in cui si descrivono pratiche sessuali estreme, il fisting, il bdsm..." Quali opuscoli? "Non saprei citare l'associazione precisa, diciamo che di solito sono quelle vicine al mondo Lgbt". Oltre agli opuscoli incriminati, c'� poi ovviamente la grande polemica del gender, che � esplosa in un paio d'anni in maniera incontrollata: parlare di genere a scuola viene percepito - da alcuni gruppi religiosi - come una pericolosa minaccia ai valori della famiglia, al grido di "insegnano ai bambini come masturbarsi". Il problema, spiega Fiore, � che si parla dell'identit� di genere come una scelta soggettiva, piuttosto che basata su un oggettivo dato fisiologico. "Mettiamo che un ragazzo senta di non appartenere al proprio sesso, che si senta donna in un corpo di uomo. � un problema di tipo psicologico: non deve essere discriminato, ma nemmeno incoraggiato. Sarebbe come dire a un giovane obeso di andare al McDonald's tutti i giorni". Ma quindi ai ragazzi non si deve parlare di sesso in classe? Si pu�, dice Fiore, a patto che sia fatto in modo "sano". L'alternativa cattolica si chiama Teen Star ed � un programma attivo in pi� di 50 Paesi nel mondo. In Italia � arrivato nel 2010, accreditato dal ministero della Pubblica istruzione. "� una formula sana, perch� si rivolge prima ai genitori, e poi, se accettano, ai ragazzi". Secondo Fiore, gli altri corsi che si fanno nelle scuole rischiano di ridurre la questione della sessualit� a una "tecnica del piacere", tralasciando l'affettivit�. Ma � sbagliato parlare di quella dimensione del sesso che ha poco a che fare con la contraccezione e molto a che fare con gli sguardi, con l'attrazione e il divertimento? No, secondo gli operatori: parlare di piacere e di consenso � fondamentale. Lo dice Nicoletta Landi nel suo libro e lo ripete con convinzione la dottoressa Roberta Rossi, della Federazione italiana sessuologia clinica: "Passa sempre il messaggio che la sessualit� abbia qualcosa di negativo dietro l'angolo, non riusciamo ancora a promuovere un'idea positiva, di benessere. Educare i ragazzi significa sostenere quei comportamenti attraverso i quali godersi il sesso, e non preoccuparsene". Non solo, ma un approccio simile va di pari passo con la promozione del rispetto e della comprensione dell'altro. Se il cyberbullismo ha raggiunto livelli allarmanti e su Facebook esistono gruppi pensati apposta per insulti sessisti, ecco che confrontarsi con i ragazzi pu� aiutare a prevenire un problema. "In Olanda c'� un atteggiamento pi� pragmatico: la sessualit� degli adolescenti � qualcosa che esiste, parliamone". Qui si consiglia ancora di parlarne sottovoce o di evitare argomenti cos� spinosi. Lasciando Internet a far da supplente. Quando il latte non va gi� (di Luca Borelli, "Bene Insieme" n. 7/18) - Conosciamo meglio l'intolleranza al lattosio, un disturbo che pu� colpire anche i bimbi - L'intolleranza al lattosio � una condizione che si verifica quando viene a mancare l'enzima lattasi, che � in grado di digerire il lattosio, il principale zucchero presente nel latte (di mucca, di capra, di asina oltre che nel latte materno), e scinderlo in glucosio e galattosio. Il livello massimo di produzione di questo enzima � alla nascita quando ci si nutre principalmente di latte. A partire dallo svezzamento, per�, la produzione di lattasi comincia a rallentare e diminuisce sempre di pi� con l'avanzare dell'et�. Per questo, i sintomi dell'intolleranza al lattosio compaiono soprattutto negli adulti. Anche se raramente, pu� accadere per� che anche i bambini ne soffrano. Se la lattasi manca, il latte non viene correttamente digerito e cos� il lattosio, che rimane nell'intestino, viene fatto fermentare dalla flora batterica intestinale con conseguente produzione di fastidiosi gas e diarrea. Anche nei bambini, esattamente come negli adulti, le cause che portano al manifestarsi dell'intolleranza sono le stesse, ovvero un deficit di lattasi. Nei bambini questo pu� essere un problema congenito (pi� raro) oppure acquisito. I sintomi dovuti all'intolleranza al lattosio compaiono di norma da 30 minuti a 2 ore dopo l'ingestione e possono includere: - diarrea - gonfiore addominale - senso di eccessiva pienezza - flatulenza e meteorismo - nausea. L'entit� dei sintomi dipende dalla quantit� di lattosio assunta e dalla soglia di tollerabilit� individuale. Quando l'enzima lattasi non viene prodotto in maniera sufficiente, il lattosio passa dall'intestino senza essere digerito e, arrivando al colon, viene attaccato dalla microflora residente per essere trasformato in idrogeno e acidi organici. La formazione di queste molecole � la ragione della comparsa di gran parte dei disturbi lamentati dai pazienti, mentre il lattosio non digerito richiama invece acqua nell'intestino a formare diarrea. Anche se molto spesso l'esperienza quotidiana � sufficiente a permettere l'individuazione di intolleranza al lattosio, � necessario procedere ad un'attenta diagnosi differenziale con condizioni in grado di innescare sintomi simili. Per togliere qualsiasi dubbio � disponibile un esame accurato, preciso e sicuro: il breath test, non invasivo e piuttosto specifico. Si somministra lattosio a un soggetto intollerante e si esegue il breath test, cos� sar� possibile rilevare se ci sia una quota di idrogeno nel respiro esalato superiore rispetto a quella riscontrata prima della somministrazione, che serve quindi come termine di paragone. Il test richiede di norma 2-3 ore di tempo per essere portato a termine ed � semplicemente necessario somministrare per via orale (bere) una soluzione di lattosio. Se si � intolleranti l'unica strada possibile � eliminare o ridurre il lattosio dalla propria dieta. Per fortuna la maggior parte delle persone o dei bimbi interessate dal disturbo � in grado di digerire una certa quantit� dello zucchero e non ha quindi bisogno di evitare completamente il latte e i relativi derivati; la quantit� di lattosio tollerato � variabile da un soggetto all'altro, principalmente in relazione alla quantit� di lattasi prodotta dall'intestino tenue. Eliminare il lattosio dalla dieta non � in realt� cos� semplice come pu� sembrare, perch� non � solo il principale zucchero del latte, ma � presente ovviamente nella maggior parte dei latticini e in tracce � rinvenibile anche nelle cipolle, nei broccoli, nelle uova, nelle pere. Sebbene il latte e gli alimenti a base di latte siano quindi la fonte naturale pi� importante di lattosio, questo si trova spesso aggiunto ai cibi pronti in commercio. Le persone con bassissima tolleranza al lattosio dovrebbero conoscere i numerosi prodotti alimentari commerciali che possono contenere anche piccole quantit� di lattosio, come: - pane e altri prodotti da forno - cereali per la prima colazione - purea di patate istantanea - margarina - carni - insalata - caramelle e altri spuntini - miscele per frittelle, biscotti e torte - surgelati. Il lattosio viene infine utilizzato come additivo per la preparazione di alcuni insaccati ed � possibile trovarlo anche in farmaci e negli integratori alimentari. In caso di soggetti particolarmente sensibili � quindi necessario accertarsi dell'assoluta assenza di lattosio (e quindi anche di latte!) da ogni cibo e prodotto consumato. Imparare a leggere con attenzione le etichette degli alimenti alla ricerca di latte e lattosio, ma anche di siero di latte, ricotta, derivati del latte diventa quindi una necessit�. Se si elimina il lattosio dalla dieta si potrebbe andare incontro a un peggioramento nell'assorbimento del calcio e vitamina D, con la conseguenza di un peggioramento della mineralizzazione ossea; per questo motivo in caso di accertata intolleranza � buona norma includere nella dieta formaggi a basso contenuto di lattosio (quando tollerati) e/o assumere integratori a base di calcio se prescritti dal medico curante. La lunga marcia di Radetzky (di Massimo Manzo, "Focus Storia" n. 138/18) - Fu aguzzino o grande condottiero? - Per gli austriaci era semplicemente "pap� Radetzky", il padre della patria, il generale che riusc� a risollevare le sorti di un impero traballante. La retorica risorgimentale lo dipinse come un aguzzino senza scrupoli e il nemico numero uno dell'unit� d'Italia. A ogni latitudine, infine, � noto per aver dato il nome alla marcia militare pi� popolare di tutti i tempi: la Radetzky-Marsch di Johann Strauss, che ogni anno chiude il concerto di capodanno alla Filarmonica di Vienna. Sono passati pi� di 150 anni dalla sua morte, eppure Josef Radetzky continua a dividere gli storici. Grande condottiero? Orco? Dipende dai punti di vista. Di sicuro, coraggioso generale legatissimo a Milano, citt� in cui trascorse gli ultimi anni della sua lunga vita. "Il giovane conte � troppo debole per farsi carico delle fatiche del servizio militare", scriveva un medico che lo visit� a 12 anni. Mai diagnosi fu pi� sbagliata. Quello che sembrava un fragile ragazzino sar� sui campi di battaglia di mezza Europa. Nato nel 1766 a Trebnitz (oggi Sedlcany, nella Repubblica Ceca) da una nobile ma squattrinata famiglia boema, Johann-Josef-Franz-Karl Radetzky non ebbe un'infanzia fortunata. La madre mor� dandolo alla luce, il padre lo lasci� quando aveva dieci anni e il nonno, che l'aveva preso in custodia, a quindici. Negato per gli studi ma dotato di intelligenza pratica, il giovane trov� una nuova famiglia nell'esercito. "L'Impero austroungarico era all'epoca una vasta unione di etnie e religioni diverse, ma le sue armate erano al di sopra delle differenze nazionali", racconta Marco Scardigli, storico militare e autore di numerosi saggi tra cui Le Grandi Battaglie del Risorgimento (Utet). "Radetzky divent� presto l'emblema del perfetto ufficiale asburgico: efficiente, disciplinato, in grado di gestire al meglio i soldati e portatore di una cieca fede verso l'imperatore". Esord� contro i turchi nel 1787 facendosi poi le ossa contro gli eserciti della Francia rivoluzionaria e le temibili armate di Napoleone. Durante queste campagne si guadagn� il rispetto delle truppe e la fiducia di illustri personaggi come l'imperatore d'Austria Francesco I e lo zar Alessandro I. Nel 1805 fu promosso maggior generale e nel 1813 partecip� alla battaglia di Lipsia come capo di stato maggiore. Piegato Napoleone, a 47 anni suonati Radetzky pot� quindi marciare con orgoglio su Parigi, ma dopo il Congresso di Vienna del 1815, malgrado i molti meriti, fu confinato a mansioni minori. "La Restaurazione tese a cancellare ogni traccia del periodo napoleonico, e Radetzky, che aveva imparato molto dalle strategie messe in atto da Napoleone, venne considerato troppo "innovativo"", chiarisce l'esperto. La sua carriera sembrava dunque avviata al tramonto. In famiglia le cose non andavano meglio. Tra una guerra e l'altra, nel 1798, Josef aveva sposato l'aristocratica friulana Francesca Romana von Strassoldo-Gr�fenberg, che gli diede otto figli e una montagna di grattacapi. Incapaci di gestire le finanze, moglie e prole lo riempirono infatti di debiti. "Egli stesso era incline all'azzardo, capace di giocarsi la pensione, l'appannaggio di generale, i beni immobili e i cavalli lipizzani cui teneva forse pi� che ai propri figli", racconta lo storico Giorgio Ferrari nel libro Le cinque giornate di Radetzky (La Vita Felice). Ma non era ancora ora di mettersi a riposo: l'occasione per tornare in pista furono i moti rivoluzionari del 1830, durante i quali intellettuali e borghesi unirono alla richiesta di costituzioni liberali quella di indipendenza nazionale. Anche l'Italia era inquieta, cos� Francesco I richiam� l'attempato Radetzky (non prima di avergli ripianato gli ultimi debiti). Il vecchio generale entr� in servizio come subordinato del feldmaresciallo Frimont, comandante delle armate in Italia, ma presto prese il posto del collega. La nomina a feldmaresciallo arriv� a settant'anni. "Ristabilita la situazione, organizz� manovre di addestramento e rafforz� le fortezze del cosiddetto "quadrilatero" del Lombardo-Veneto, che comprendeva Peschiera, Mantova, Legnago e Verona", racconta Scardigli. Insediatosi a Milano, a Palazzo Arconati, Radetzky aveva l'aspetto di un vecchio severo e un po' burbero: era schietto e gioviale, amava la vita semplice e la buona tavola, soprattutto gli gnocchi. A cucinarglieli era una giovane e prosperosa stiratrice di Sesto San Giovanni di nome Giuditta Meregalli, da cui ebbe quattro figli. Il vecchio comandante, trovandosi pi� a suo agio con lei che con la fredda moglie friulana, la coprir� di premure aprendole persino un'osteria. L'idillio milanese per� stava finendo. Nel 1848 l'Europa era di nuovo sull'orlo del precipizio: ai quattro angoli del continente la richiesta di costituzioni e governi liberali invest� come un'onda anomala i sovrani assoluti, mettendo in crisi l'Impero austroungarico. L'insurrezione colp� persino Vienna, costringendo Metternich, artefice della Restaurazione, a fuggire a gambe levate. I tumulti dilagarono anche nel Lombardo-Veneto. A marzo, i rivoluzionari guidati da Daniele Manin cacciarono le truppe austriache da Venezia proclamando la Repubblica di San Marco, mentre a Milano si moltiplicavano gli scontri tra esercito imperiale e popolazione. Radetzky prov� a reprimere i disordini con la forza, ma gli insorti ebbero la meglio e dopo cinque epiche giornate di lotte (dal 18 al 22 marzo) fu costretto a rifugiarsi nel Quadrilatero. La leadership meneghina chiese aiuto al re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia, che il 23 marzo apr� le ostilit� contro l'Austria. Era scoppiata la Prima guerra d'indipendenza. In primavera le truppe piemontesi, rinfoltite da volontari provenienti da tutta Italia, raccolsero i primi successi militari e per Radetzky sembr� mettersi male. A 81 anni ma con energia da vendere, il feldmaresciallo non trad� le speranze dell'impero: dopo aver riorganizzato l'armata, tra il 23 e il 25 luglio raccolse una folgorante vittoria a Custoza e il 6 agosto rientr� trionfante a Milano, accolto dal grido "inst� i sciuri" ("sono stati i signori"), con cui il popolo addossava alla borghesia e all'aristocrazia progressista le responsabilit� della rivolta. "Il successo arriv� grazie alla disorganizzazione delle forze italiane, che pagarono lo scotto di profonde divisioni politiche", afferma Scardigli. L'eco di Custoza raggiunse Vienna e Radetzky si trasform� in salvatore della patria. Fu allora che Johan Strauss gli dedic� la celebre marcia. Carlo Alberto dovette firmare l'armistizio di Vigevano e l'anno dopo sub� un'altra batosta a Novara, che lo convinse ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II. I rivoluzionari pagarono la loro iniziativa. Nominato governatore del Lombardo-Veneto, Radetzky pun� con durezza aristocratici e borghesi che avevano animato la rivolta, facendo fioccare condanne a morte. Fu allora che si guadagn� la fama di impiccatore con cui fu etichettato per decenni dalla propaganda del Risorgimento. "Pur condannando gli eccessi della repressione, Radetzky non riusc� a sfruttare politicamente i successi bellici e instaur� un governo oppressivo", spiega l'esperto. "Ragionava da comandante militare, convinto che l'unit� dell'impero fosse un valore da difendere a tutti i costi". Il feldmaresciallo era ormai molto vecchio e continuava a vedere il mondo in bianco e nero. Visse nella "sua" Milano per un altro decennio, prima di spegnersi nel 1858 alla veneranda et� di 91 anni. Appena un anno dopo, con la Seconda guerra d'Indipendenza, gli austriaci avrebbero lasciato per sempre la Lombardia. I colori delle patate ("RivistAmica" n. 1/17) - Variet� da conoscere per saper scegliere - Nutrienti e perfette in ogni occasione, ideali per soddisfare qualunque commensale: le patate sono un alimento che non pu� mai mancare in cucina. La versatilit� di questo ingrediente consente infatti preparazioni diverse: bollite, arrosto oppure fritte e croccanti da gustare senza forchetta. Ma qual � la patata pi� giusta per ciascuna ricetta? Rosse, a pasta gialla, dorate o anche viola: ecco alcune variet� di patate, tutte, tutte da provare e da assaporare. Caratterizzate da un colore intenso, dovuto alla maggiore quantit� di carotene presente, le patate a pasta gialla hanno una polpa compatta. Sono ideali sia per essere fritte o cotte al forno, sia per preparare delle sfiziose insalate di patate. Tra le variet� pi� famose di patate a pasta gialla c'� la "Primura", coltivata principalmente nella zona di Bologna e unica in Italia con certificazione DOP, ottenuta nel 2002. La "Primura" � una patata a buccia gialla di forma ovale, di pasta giallo chiaro, adatta a tutti gli usi in cucina, con un aroma tipico ben espresso e una buona sapidit�. � ottima arrosto o bollita ma, essendo ricca di sostanza secca, si presta molto bene nella preparazione di tortini, pur�, gnocchi e sformati. Le patate rosse hanno di rosso soltanto la buccia. La polpa all'interno � invece chiara, soda e compatta, che rimane consistente anche dopo una lunga cottura. Sono tondeggianti, pi� piccole rispetto alle altre patate. La buccia rossa � ricca di sostanze nutritive, per questo sarebbe consigliabile mangiarle senza sbucciarle, arrosto o fritte. Sono ideali anche per essere lessate o preparate in umido. Dalla pianura padana arriva la patata Dorata: dove le province di Padova, Vicenza e Verona si incontrano scorre infatti il fiume Gu�, che ha origine nelle Alpi e che si distingue per un terreno argilloso di colore rosso. Proprio questa caratteristica dona alla patata che viene coltivata nella zona una buccia color oro e una pasta gialla che la rende unica nel suo genere. Le sue caratteristiche organolettiche fanno s� che si possa soddisfare ogni tipo di richiesta culinaria. Con il tempo sono state selezionate alcune variet� della Patata Dorata, tra cui l'Agata, versatile e ottima per essere lessata, cotta al forno o impiegata per la preparazione degli gnocchi. La Vitelotte � una patata che si distingue per la buccia e la polpa di colore violetto. Appartenente alla famiglia delle Solanum, � caratterizzata da dimensioni ridotte e da una forma oblunga; la buccia � piuttosto spessa mentre la polpa, di colore viola, si distingue per un sapore dolciastro, simile a quello della castagna, con retrogusto di nocciola. Specie antica e rara, questa patata � originaria del Per�: difficile da trovare, � tuttavia molto utilizzata nelle cucine dei grandi chef, soprattutto per creare piatti originali e d'effetto. Senza dimenticare le sue caratteristiche nutrizionali: l'intensa colorazione della polpa � infatti dovuta a una gran quantit� di antociani, dal potere antiossidante. Si pu� preparare fritta, lessata o in purea. Con le patate Vitelotte il piatto forte sono gli gnocchi; perfette anche come contorno per guarnire i piatti. A caratterizzare le patate Iodi � l'apporto di iodio, un importante elemento di cui la nostra dieta quotidiana spesso � carente e che risulta invece essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei. In pi�, le patate Iodi vantano alto contenuto di carboidrati, pochi grassi e ottima digeribilit� grazie alla presenza di fibre. Ottime da cuocere in padella, per accompagnare ad esempio il polpo, o ancora tagliate a fette e scottate in acqua bollente per realizzare un'appetitosa torta di patate e salmone. Dal Sud America all'Europa Le patate hanno origine in Sud America, presso i popoli Incas e Cileni. Arrivarono in Europa importate dagli spagnoli, a partire dal 1573, ma inizialmente non ebbero una buona accoglienza: furono persino accusate di essere portatrici di peste. In Italia furono importate dalla penisola Iberica grazie ai Carmelitani Scalzi verso la fine del secolo XVI. Vennero rivalutate a partire dalla seconda met� del Seicento, a causa della carenza di cibo dovuta alle guerre e alle frequenti carestie. In particolare, in Irlanda la necessit� spinse il popolo ad assaggiarla e a consumarla in abbondanza: piacque talmente tanto che divenne ortaggio nazionale e la sua polpa venne usata per la fabbricazione del whisky irlandese. Grande sostenitore del tubero fu Antoine Parmentier (1737-1813) che con i suoi studi scopr� le propriet� nutritive della patata e cre� numerose ricette. Riusc� a coinvolgere nella sua opera di diffusione anche il re di Francia Luigi XVI, tanto che un fiore di patata venne messo sulla parrucca della regina. Una visita alla Palermo notturna (di Gaetano Savatteri, "Ulisse" n. 340/13) - Una citt� che la sera non torna a casa - Se Renato Guttuso tornasse a Palermo per dipingere ancora una volta la sua Vucciria, la grande tela del 1974 che con il suo realismo crudo e sanguigno ha reso famoso nel mondo il mercato di piazza Garraffello, dovrebbe andarci di notte. Perch� se, nel tempo, i banchi di pesce, carne e frutta si sono diradati e le voci dei venditori si sono fatte pi� roche, l'antico mercato si rianima invece con il buio della sera, quando il popolo della movida palermitana si riversa sulle lastre di pietra della piazza che, secondo la leggenda, non sono mai state asciutte perch� continuamente bagnate dall'acqua che pescivendoli e verdurai spargono di continuo sulle loro mercanzie per tenerle fresche. Qui, nella piazzetta al centro del dedalo di vicoli che serpeggia tra via Roma, via Vittorio Emanuele e piazza San Domenico, anche la notte � abitata da spezie e odori e musiche. Non � un caso, d'altra parte, che in dialetto siciliano il termine "vucciria" valga anche come sinonimo di baraonda, confusione, baccano. Cos�, la Vucciria vive anche e soprattutto quando il mercato chiude, quando i venditori ritirano le loro merci al termine della giornata. Dopo il tramonto, ai profumi dell'origano e dello zafferano si sostituiscono i fumi densi del kebab e quelli del micidiale e sopraffino take-away alla palermitana: focaccia con la milza e sfincione, la pizza alta con soffritto di cipolla. Le notti palermitane sono tiepide e alla Vucciria sembra che nessuno abbia voglia di tornare a casa. Un popolo giovane, variopinto, multietnico, colorato e chiassoso anima la piazza del mercato con le sue chiacchiere, i suoi cocktail, le sue birre. Non � raro che alle due del mattino qualcuno metta su musica ad alto volume - non ne sono certo lieti i residenti -, allora piazza Garraffello diventa il cuore pulsante di una movida che salta e balla fino all'alba. C'� materia sufficiente per un altro quadro di Guttuso, appunto. La frenesia delle notti palermitane investe soprattutto il centro storico. � un fenomeno tutto sommato abbastanza recente, che risale a una quindicina di anni fa. Prima di allora, i Quattro Mandamenti, cio� i quattro quartieri stretti tra il mare della Cala, corso Tukory, via Cavour e palazzo dei Normanni - spaccati ai Quattro Canti dal crocevia perfetto tra via Vittorio Emanuele (l'antico Cassaro che nel 1787 aveva visto risuonare i passi di Johann Wolfgang von Goethe) e via Maqueda - formavano una citt� nella citt�, deserta e quasi disabitata. Con le sue rovine, i suoi palazzi fatiscenti, le macerie dei bombardamenti del 1943, il centro storico era un vascello fantasma che ogni notte spiegava le vele verso il nulla. Poi, d'improvviso, per il coraggio di alcuni giovani che aprirono i primi locali e di qualche borghese avventuroso che torn� a viverci, il centro storico riprese vita. E adesso, ogni notte, tra strade che portano nomi suggestivi e spagnoleschi (via delle Sedie Volanti, via Gioia Mia, via dei Coltellieri, via dei Candelai, via degli Argentieri, piazzetta Beati Paoli, e cos� andando per mestieri e vecchie leggende), la citt� si riaccende di bar, di pub, di caff�, di concerti. Basta girare un fine settimana per via Candelai, dove nel 1996 fu inaugurato il primo locale che prende il nome dalla via, riadattando in bar e sala concerti quella che in passato era stata una casa chiusa. Tavolini e sedie dei locali affollano la strada, mentre a ogni passo qualcuno si ferma e saluta qualcun altro, con il sicilianissimo bacio sulle due guance che non ha nulla del rituale mafioso, ma solo il piacere di far sapere a tutti che si � amici. La citt� notturna sembra riappropriarsi del suo passato. Non soltanto quello fatto di pietre, di balconi panciuti, di scaloni monumentali e chiese barocche, ma anche quello antichissimo legato al suo stesso nome. Panormus, cio� tutto porto. E un porto era Palermo con la sua folla che parlava molte lingue diverse, pregava dei e santi differenti, arrivava da altre citt� e ripartiva per sponde lontane. Nella Palermo che fu fenicia, romana, sveva, normanna, francese, spagnola e che ospitava catalani, aragonesi, genovesi, amalfitani e l'umanit� varia di ogni angiporto, le notti della movida sembrano ritrovare il piacere della mescolanza. Senegalesi, marocchini, tunisini aprono i loro chioschi, propongono il loro cibo, i loro profumi, sotto il cielo di Palermo che tutto accoglie e assaggia. Dove si contavano cento moschee, poi sostituite da chiese, adesso c'� la voglia di scoprire e incontrarsi, in una citt� che di notte ripropone i suoi contrasti, a volte stridenti, tra antichit� e modernit�. Nella parte bassa di via Vittorio Emanuele si apre piazza Marina. All'ombra del palazzo che fu dell'Inquisizione, lo Steri che ora ospita il rettorato dell'universit�, attorno alla villa dove crescono giganteschi e labirintici ficus magnoliae, in un groviglio di rami e di liane, si affacciano i ristoranti all'aperto per chi ama il pesce alla griglia, una pizza con melanzane o pi� semplicemente un piatto di panelle, le frittelle di farina di ceci, magari innaffiate da un bicchiere di vino Insolia freddo o dall'ultimo cocktail di moda. A due passi, in via Alloro, la pi� nobile e vetusta strada di Palermo, si aprono gallerie d'arte, laboratori di design dove ancora una volta si coniugano i linguaggi di una citt� che � provincia del sud, ma allo stesso tempo metropoli del mondo. Percorrendo via Alloro si pu� andare in alto verso piazza Magione, il vasto spiazzo sgomberato dalle macerie lasciate dalle bombe anglo-americane, ora dominato dalla mole della chiesa della Trinit� che mille anni fa era sede dell'ordine dei cavalieri teutonici: uno slargo delimitato da locali e ristoranti e banchetti improvvisati dove si cuoce e si frigge. Perch� � giusto precisare che a Palermo non c'� angolo che non sia adatto a far da mangiare: bastano una griglia o un pentolone per avere, caldi caldi, stigghiole, caldume, frittola, musso, meusa, intraducibili denominazioni di umili tagli di carne e frattaglie, a patto per� di avere passione per i gusti forti. Chi percorre verso il mare il selciato di via Alloro stretto tra le facciate dei palazzi delle grandi famiglie aristocratiche sbuca nel piano della Kalsa, il quartiere arabo ancora segnato dai bastioni. E qui si pu� passare dal bar-libreria Kursaal Khalesa, che d'estate apre anche il suo giardino segreto per conferenze, incontri, presentazioni di scrittori o solo per cenare sotto le foglie di una magnolia cresciuta lontano dagli sguardi. Perch� Palermo � citt� di orti murati, di dislivelli inediti, di giardini pensili inconsueti, come quelli che circondano lo Spasimo, la chiesa che ha per soffitto il cielo, a quattro passi dalla Kalsa. Ma nel borgo chiuso, in questo che � considerato il quartiere pi� antico e autentico di Palermo, abitato dagli "ausitani", come in palermitano stretto si autodefiniscono i residenti qui nati e cresciuti, c'� lo spazio per trattorie, taverne, friggitorie. E durante il Festino di Santa Rosalia, nei giorni di luglio fragorosi e colorati dedicati alla Santuzza, solo alla Kalsa si possono vedere le montagne di "babbaluci", le lumachine cucinate con aglio e prezzemolo da assaggiare su due piedi, con la testa in alto magari per ammirare i giochi di fuoco. E solo alla Kalsa le fette d'anguria dei venditori di "meloni d'acqua" sono fredde al punto giusto, tagliate a spicchi come lune rosseggianti. Superato il bastione, affacciati sul Foro Italiaco e la sua passeggiata a mare, nel largo marciapiede sotto le mura delle Cattive, storiche gelaterie come Ilardo offrono ancora il "pezzo duro", il sorbetto al gusto doppio amato da Fabrizio Corbera, principe di Salina: cannella e scorsonera, che solo a pronunciarlo sembra di vivere in una pagina del Gattopardo. Certo, Palermo � anche altro. � il boulevard di via Libert� e i suoi dintorni con le enoteche di tendenza, i maestri dei pranzi veloci, i luoghi tradizionali dell'aperitivo come la bottiglieria De Martino. Palermo � la piazza di Mondello con i suoi caff�, capaci di regalare fino a notte fonda brioche calde col gelato, ma anche con i banchi dei polipari che tirano fuori dai pentoloni il polpo bollito con i tentacoli attorcigliati all'ins�, come in un disegno di Bruno Caruso, prima di tagliarlo a pezzetti sui piatti colorati di ceramica e innaffiarlo di limone (anche se i veri intenditori sostengono che il limone mai, se il polpo � veramente fresco). Eppure il respiro tiepido o afoso di scirocco delle notti palermitane soffia sempre dal suo cuore pi� antico e misterioso, dalla citt� perduta e ritrovata, dal centro storico di vicoli, cortili, mercati, casupole e palazzi, dallo spettacolo di miseria e nobilt� che ogni notte viene rimesso in scena. Perch�, si sa, Palermo in fondo � un palcoscenico. E ogni notte riapre il suo sipario. Novant'Ennio Morricone (di Filippo Nassetti, "Ulisse" n. 406/18) - Quest'anno � una tappa importante nella lunga carriera del maestro - Un concerto evento il 27 settembre all'Auditorium Parco della Musica di Roma con l'Orchestra e il Coro di Santa Cecilia per festeggiare i 90 anni di Ennio Morricone, uno dei compositori di colonne sonore pi� celebri al mondo, tra le quali le indimenticabili musiche di C'era una volta in America, Mission e Per un pugno di dollari. Per l'occasione accanto a lui anche i suoi colleghi premi Oscar Nicola Piovani (La vita � bella) e Dario Marianelli (Espiazione). "Quante colonne sonore ho composto? Circa 500, anche se a volte me ne attribuiscono di pi�, perch� qualche produttore acquista i diritti di vecchie composizioni" dice il Maestro. "Non vorrei per� essere ricordato solo per la mia attivit� artistica per il cinema, ho composto anche musica classica tradizionale", tiene a sottolineare Morricone che precisa di non avere particolari preferenze invece sulle colonne sonore a sua firma. "Alcune vengono ricordate di pi� di altre per la qualit� del film, capita a volte di comporre un'ottima colonna sonora ma che non viene poi ricordata perch� abbinata ad una pellicola mediocre". A 90 anni il maestro ha deciso di interrompere le collaborazioni artistiche. "Faccio un'eccezione solo per eventuali richieste di Giuseppe Tornatore", con cui ha gi� collaborato in dieci film, da Nuovo cinema Paradiso a Malena, da La leggenda del pianista sull'oceano a Baar�a. Nel tempo libero Morricone ama rilassarsi giocando a scacchi e con orgoglio ricorda la patta strappata al grande maestro franco-russo Boris Spassky. "Avevo anche una posizione migliore, pareggiammo per la regola delle ripetizioni di mosse. Per me per� il pi� grande genio della scacchiera resta il suo storico rivale, Bobby Fischer".