Novembre 2018 n. 11 Anno XLVIII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per un importo pari ad euro 23.084,48 e del MiBACT per un importo pari ad euro 4.522.099. Indice Comunicato: Abbonamento riviste Quando il lavoro � a 360 gradi La scienza dei cold case Il primo uomo sulla luna Cavolfiore, un ortaggio dalla storia secolare Napoli: una citt� bella "assai" Stato Sociale: piuttosto chiamiamoci Tripadvisor Comunicato: Abbonamento riviste Informiamo i nostri gentili lettori che per tutti coloro che hanno presentato richiesta di abbonamento per l'anno 2018 ai periodici gratuiti prodotti dalla nostra Biblioteca (Minimondo, Parliamo di..., L'angolo di Breuss, Giorno per giorno, Suoni e Infolibri), non � pi� necessario inoltrare ulteriore richiesta per gli anni successivi e l'invio delle riviste proseguir� a tempo indeterminato. Chi desidera revocare qualche abbonamento, dovr� presentare richiesta scritta, nei consueti formati: lettera Braille, fax o e-mail, precisando la, o le riviste, cui intende rinunciare. Quando il lavoro � a 360 gradi (di Elena Meli, "Focus" n. 313/18) - Non si "stacca" mai: siamo sempre connessi e molte attivit� sono aperte 24 ore su 24. Ma lavorare tanto � un bene? - La discussione � aperta da tempo, e non solo nella Silicon Valley: � migliore il modello Elon Musk, l'imprenditore Usa che per portarci su Marte e farci guidare solo auto elettriche lavora diciassette ore al giorno e non disdegna di dormire in sacco a pelo in ufficio, oppure hanno ragione i dirigenti di Google, che con lo studio gDna stanno cercando di capire se lavorare meno significhi lavorare meglio? Per conoscere i risultati di Google bisogner� aspettare, visto che l'intenzione � seguire migliaia di impiegati per anni; di certo per� anche dalle parti di Mountain View � dura staccare, visto che dalle prime informazioni raccolte su 4-mila dipendenti ben il 69 per cento ammette di non saper dire dove sia il confine fra ufficio e vita personale. Gli impiegati di Google non sono certo gli unici: gli esempi di super-lavoratori ieri e oggi non mancano, dall'ex presidente Usa Barack Obama che di notte leggeva i documenti dell'intelligence, alla lady di ferro Margaret Thatcher secondo cui dormire era "da buoni a nulla" o alla ministra della Giustizia francese del governo Sarkozy, Rachida Dati, rientrata in ufficio cinque giorni dopo il parto. Viene allora il dubbio: per avere successo occorre per forza non staccare (quasi) mai? Di certo molti lo pensano, e chi non lo pensa spesso si adegua: secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico, per esempio, le donne italiane sono fra le pi� stacanoviste al mondo e ogni settimana alle ore in ufficio ne aggiungono almeno 36 dedicate alle faccende da sbrigare in famiglia. L'attuale reperibilit� h24 poi ha sbiadito i confini fra vita privata e lavorativa, senza contare il "tutto aperto" (ormai prodotti e servizi si trovano in qualsiasi orario, e anche per questo fattore spesso le ore di lavoro giornaliere aumentano). C'� per� chi cerca di correre ai ripari: da gennaio 2017 la Francia ha sancito per legge il diritto a non rispondere alle email di lavoro durante il fine settimana o in ferie. Il rischio di esagerare, infatti, � reale perch� di stacanovisti nel mondo del lavoro ce ne sono eccome: secondo l'International labour organization, circa un quarto degli impiegati lavora oltre 49 ore settimanali. Ma sono tutti workaholic, il termine inglese per definire i "drogati da lavoro"? "No: c'� anche chi lavora tanto ma in uno stato mentale positivo, di soddisfazione nei confronti del proprio impiego", risponde Annamaria Di Fabio, docente di Psicologia del lavoro all'Universit� di Firenze e responsabile di due laboratori internazionali che conducono ricerche in questo campo. "Il super-lavoratore contento realizza se stesso in ci� che fa: ci mette vigore, dedizione, passione. Il vero drogato da lavoro invece si impegna pi� del richiesto e soprattutto non trae piacere dal suo sforzo". Non si diventa workaholic tutto d'un colpo, per�: "La caduta nella vera dipendenza ha vari stadi: all'inizio ci si allontana dalla vita sociale e familiare in un progressivo assorbimento nel lavoro, magari scrivendo liste di impegni per gestire l'ansia; poi si comincia a ricorrere a caffeina, alcol e sigarette per lavorare di pi�, isolandosi quasi del tutto perch� solo lavorando ci si sente meglio; nella fase finale si arriva all'esaurimento fisico con insonnia, mal di testa cronico, ipertensione, vuoti di memoria", aggiunge Alessandro Lo Presti, psicologo del lavoro dell'Universit� della Campania Luigi Vanvitelli. Per prevenire i rischi alla salute, ma anche per rendere il lavoro pi� efficiente e occupare pi� persone, alcuni economisti hanno suggerito di accorciare la settimana da cinque a quattro giorni in ufficio: uno studio condotto in un'azienda neozelandese ci ha provato, scoprendo che il 78 per cento degli impiegati era felice di poter bilanciare meglio impiego e vita privata ma anche che la produttivit� generale non calava di una virgola. Esperimenti simili sono stati condotti con (un iniziale) successo in Islanda, Svezia, perfino in Giappone dove essere stacanovisti � la regola. Aveva ragione allora John Maynard Keynes nel 1930, quando diceva che in futuro grazie alla tecnologia sarebbe bastato lavorare quindici ore a settimana? Pare di no: tutti i test per ridurre ad appena tre i giorni lavorativi settimanali sono falliti e anche per quanto riguarda i quattro giorni i risultati non sono certi. Dopo i primi esperimenti, alcune aziende sono tornate alle quaranta ore standard perch� i costi della riduzione a quattro giornate erano troppo alti (per esempio, toccava assumere altri impiegati per coprire l'orario completo); in altre, come la ditta neozelandese di cui abbiamo gi� parlato, si sta ancora valutando il da farsi. Lavorare meno, lavorare tutti, insomma, non sembra la soluzione ideale ovunque. Cos�, in attesa che ci salvi la "settimana cortissima", non resta che registrare casi come quello di Elon Musk: la recente intervista al New York Times in cui si � commosso ammettendo di aver passato 24 ore alla scrivania pure nel giorno del suo compleanno ha fatto seriamente dubitare del suo equilibrio mentale e fisico. Musk � di certo il prototipo del super-lavoratore compulsivo che non stacca mai, ma secondo la psicologa statunitense Diane Fassel che ha studiato proprio i workaholic si possono tracciare altri tre profili di chi esagera nei rapporti con la propria professione. E allora, che cosa pu� portare gli stacanovisti a non riuscire a pensare ad altro che all'ufficio? A favorire il problema non sono solo le richieste pressanti del mondo del lavoro e la competizione con i colleghi che si fanno in quattro, ma anche le esperienze di vita e tratti della personalit� come una forte coscienziosit� o la mancanza di stabilit� emotiva. "Pure la scarsa autostima ha un ruolo: chi teme di fallire in altre attivit� si butta pi� spesso a capofitto nel lavoro per tenere sotto controllo almeno una parte della propria vita. Genitori esigenti o iperprotettivi possono far sviluppare un senso di inadeguatezza da compensare con la diligenza eccessiva, e se altri in casa lavorano tanto si pu� "imparare" quel modello di comportamento. Infine, c'� chi lavora troppo perch� non ha la capacit� o la volont� di avere intimit� e rapporti con gli altri", continua Lo Presti. Come capire se si sta davvero esagerando? "Chiedendosi se l'estremo investimento di s� sul lavoro, focalizzato a ottenere potere o produttivit�, � guidato dal contesto (per esempio dallo stipendio che sale o dal tipo di organizzazione in azienda, ndr) o � un obbligo al quale non riusciamo a sottrarci", risponde Di Fabio. "In questi casi c'� qualcosa che non va; non c'� da preoccuparsi invece se il lavoro, che � un'occasione per rispondere ai bisogni fondamentali di costruzione dell'identit� personale, soddisfa e regala emozioni positive. Se cio�, nonostante le tante ore passate alla scrivania, la qualit� di vita � soddisfacente". In questo caso si va a casa stanchi ma felici, insomma, e non c'� un problema da risolvere. Se invece prevale il disagio, bisogna chiedere aiuto: "Non � facile accorgersene, tant'� vero che nella maggioranza dei casi sono i familiari a segnalare il malessere", dice Lo Presti. Per uscirne, � necessario ricorrere alla psicoterapia (individuale ma anche di coppia o familiare). Rispetto alle sedute che aiutano a liberarsi dalle altre dipendenze, c'� una differenza: quando non si pensa ad altro che al gioco d'azzardo o alle droghe, si mira a una "guarigione" assoluta, il lavoro invece non pu� essere interrotto per sempre. Lo scopo delle terapie, quindi, � solo spegnere il comportamento patologico. E magari fare capire che l'impiego pu� essere un'occasione per realizzare se stessi, fare esperienze, allargare gli orizzonti e migliorare la comunicazione con gli altri. La scienza dei cold case (di Federico Bona, "Focus" n. 310/18) - Le nuove tecnologie per decifrare i vechi casi irrisolti... Anche ad anni di distanza - "Si sente spesso dire che un caso si risolve nelle prime 48 ore o non si risolve pi�. Non � vero, per� � vero che se le attivit� di indagine delle prime 48 ore vengono svolte bene, allora quel caso potr� avere una soluzione, magari anche molti anni dopo". A parlare � Alfredo Fabbrocini, a capo della II sezione del servizio centrale operativo di Roma, che insieme alla Polizia scientifica collabora con l'Unit� delitti insoluti, la squadra istituita nel 2009 per far luce sui cosiddetti cold case, i delitti rimasti senza un colpevole. Tecnicamente, per definirli cold case, dovrebbero essere trascorsi dieci anni dai fatti, ma qui non si fanno distinzioni: ogni omicidio sul quale emergano nuovi dati o rivelazioni che promettano buone probabilit� di successo viene affrontato. "Si parte sempre da uno spunto investigativo, al quale si aggiunge il fattore umano: bisogna crederci, per permettersi il lusso, chiamandolo cos�, di dedicarsi a rivisitare vecchie indagini anzich� seguire l'emergenza del quotidiano", continua Fabbrocini. "Anche perch� riaprire un caso e chiuderlo senza risultati pu� essere particolarmente negativo". I cold case sono saliti alle cronache nell'ultima quindicina d'anni grazie ai progressi della scienza. Recentemente alcune nuove tecnologie si sono aggiunte all'armamentario degli investigatori, ma due in particolare sono quelle che permettono di trovare un colpevole e inchiodarlo senza margini di dubbio a distanza di molti anni: l'analisi del Dna e quella delle impronte digitali. � vero, si tratta di metodi noti e utilizzati da tempo, ma che ultimamente sono stati perfezionati in maniera determinante. "Oggi � possibile rilevare con precisione un'impronta digitale dove prima era impensabile", spiega Giampaolo Zambonini, direttore della IV Divisione del servizio di Polizia scientifica. "Quanto alle tracce di Dna, ormai possiamo estrarle da singole gocce di sangue o da poche cellule. Poi, a seconda dei casi, entrano in gioco altre tecnologie, dalla balistica all'elaborazione 3D delle immagini, che ci permettono di riconsiderare reperti gi� analizzati che all'epoca delle indagini erano rimasti muti". Un esempio? Una minuscola traccia di impronta digitale lasciata su un collant usato per strangolare Clotilde Zambrini, un'anziana signora uccisa a Torino nel 2003, ha permesso di risalire a un sospetto, la cui identit� � stata confermata dalle tracce di Dna ritrovate sul luogo del delitto. Driss Et Tsouli, questo il suo nome, lavorava come assistente di un idraulico che in quel periodo era intervenuto in casa della signora. Dalle modalit� di esecuzione del delitto, commesso utilizzando anche un trapano, si � poi riusciti a ricollegare l'assassino a un altro omicidio, quello di Maria Carolina Canavese, uccisa nel 1997 sempre a Torino. Purtroppo, nel 2010, quando i casi sono stati risolti, Et Tsouli era ormai morto per una malattia, ma questo non inficia il successo investigativo. Casi come questo ricordano quanto siano importanti le banche dati. Il fatto che esista un archivio delle impronte digitali di tutti coloro che hanno commesso un crimine ha reso questa tecnica la prima a cui fare riferimento nelle indagini. Da circa un anno � finalmente nata anche in Italia la banca dati del Dna, un passo in avanti determinante per identificare rapidamente un possibile colpevole. Nel Regno Unito, dove c'� da vari anni, ha permesso di aumentare del 20% i casi di omicidio risolti. Ma il processo di digitalizzazione � importante anche per altri dati, come le modalit� di esecuzione di un crimine, che permettono di identificare eventi, e autori, seriali. Oggi, questa attivit� dipende soprattutto dalle capacit� d'intuizione degli investigatori e dalla caparbiet� nell'analizzare fascicoli di indagini archiviate. � accaduto per esempio con Maria Scarf�, rapita, violentata e uccisa nel 2000 sull'autostrada Roma-Napoli in quello che in un primo momento era apparso come un delitto commesso da qualcuno che frequentava la donna, e per questo rimasto irrisolto per 7 anni, finch� la squadra mobile di Roma � riuscita a collegarlo a un sequestro con violenza carnale appena consumato su quattro ragazze e a scovare altri due episodi analoghi passati, confermando infine che il colpevole era lo stesso grazie all'analisi del Dna. Attualmente, si sta lavorando a una piattaforma europea che raggruppi l'enorme mole di dati raccolta nelle indagini svolte, risolte o meno, in modo che un sistema di intelligenza artificiale possa confrontarli tra loro e suggerire agli investigatori possibili collegamenti da verificare. Nel pi� recente tra i cold case risolti � stata utilizzata per la prima volta in Italia una tecnica nota come "Analisi della virtual evidence", che ha portato ad arrestare nel giugno di quest'anno il presunto assassino di Valeriano Poli, ucciso a Bologna nel dicembre 1999. L'idea era che il sangue trovato in piccole tracce sugli scarponcini indossati dalla vittima il giorno dell'omicidio potesse essere quello del colpevole. "Diversi elementi, tra i quali l'ultimo degli otto colpi sparato da distanza molto ravvicinata, contribuivano a farci credere che i due avessero avuto uno scontro prima che Poli fosse ucciso", spiega Zambonini. "Il problema era stabilire se quel sangue fosse arrivato sulle scarpe della vittima il giorno dell'omicidio o in un episodio precedente. Stefano Monti, la persona che abbiamo fermato, aveva infatti avuto una colluttazione con la vittima diverse settimane prima, di fronte a una discoteca dove quest'ultima lavorava come buttafuori, episodio al quale ha fatto seguire diverse minacce". Come si poteva essere certi che il sangue, che riconduceva al Dna di Monti, non fosse l� da quel primo scontro tra i due? Gli inquirenti avevano a disposizione il filmato di un battesimo, girato 15 giorni prima dell'omicidio, nel quale la vittima indossava le stesse scarpe, ma la scarsa qualit� del video rendeva impossibile stabilire se fossero gi� presenti le tracce del sangue in questione. La polizia scientifica ha perci� acquisito un'immagine 3D dello scarponcino, che era tra i reperti dell'indagine, grazie a uno scanner capace di fornire un dettaglio inferiore al millimetro. Ha poi inserito questa immagine nel video e ha potuto verificare che le zone scure che si intravedevano sulle scarpe erano ombre o altre macchie perch� non corrispondevano alla posizione delle tracce di sangue, che quindi si potevano ricondurre all'episodio dell'omicidio. Anche le vecchie intercettazioni possono fornire nuovi spunti d'indagine, grazie al perfezionamento delle tecnologie di riconoscimento della voce. Tra il 2000 e il 2005, la polizia scientifica italiana ha realizzato in collaborazione con le forze di polizia europee un sistema, chiamato Smart, che pu� stabilire il grado di corrispondenza tra due voci a partire da misurazioni effettuate sulla frequenza delle vocali pronunciate. � grazie a questa tecnologia se nel 2008 la squadra cold case ha ricondotto alla stessa persona una serie di 19 rapine e un omicidio avvenuto nel dicembre 2004 a Roma. Le indagini erano state riaperte grazie a una nuova perizia balistica: "Antonio De Pasquale, la persona arrestata, aveva infatti usato per l'omicidio di Gianluca Pes una pistola rubata a una guardia giurata in una precedente rapina", racconta Zambonini. Il riconoscimento della pistola � avvenuto grazie a un bossolo esploso dalla guardia giurata in un poligono di tiro e conservato come ricordo. Da l�, � stato possibile contestare a De Pasquale l'omicidio di Pes. Non solo. Dato che l'accusato era solito telefonare al 113 subito dopo i suoi furti, per prendersi gioco della polizia, la tecnologia Smart ha permesso di incastrarlo anche per le rapine. Perch�, se sfuggi alla giustizia oggi, potrebbero essere le tecnologie di domani a inchiodarti. Il primo uomo sulla luna (di Maria Leonarda Leone, "Focus Storia" n. 145/18) - Ritratto di Neil Armstrong, che conquist� il nostro satellite nel 1969 - Il "primo uomo" � come il primo amore: non si scorda mai. E infatti con quel passo, "piccolo per un uomo, ma gigantesco per l'umanit�", Neil Armstrong, il primo astronauta ad aver messo il piede sul suolo lunare il 20 luglio 1969, entr� di slancio nella Storia. Ma dietro l'astronauta, dietro il mito dell'eroe americano e di quella frase diventata leggendaria, che persona si nascondeva? In molti hanno tentato di scoprirlo, senza troppo successo. "Cercare di descrivere Armstrong � come guidare di notte nella nebbia. Ci sono contorni e indizi di qualcosa di solido, ma se provi a illuminarlo, la luce ti ritorna indietro e, alla fine, vedi solo quello che ti figuri di vedere: il bagliore riflesso delle tue personali aspettative", scrive il giornalista americano Andrew Smith, nel suo saggio Polvere di Luna. La storia degli uomini che sfidarono lo spazio (Cairo Editore). Se fosse ancora vivo, avrebbe compiuto 88 anni lo scorso 5 agosto. Invece Armstrong � morto sei anni fa, venti giorni dopo il suo ottantaduesimo compleanno. Alto quasi un metro e ottanta, era solo un po' pi� robusto rispetto a quando indossava la tuta spaziale. Per i suoi amici era una persona calorosa, leale e amichevole, ma quasi tutti quelli che lavorarono a stretto contatto con lui la pensavano come Guenter Wendt, il responsabile delle piattaforme di lancio del programma Apollo: "Chiaramente non era un astronauta convenzionale, ma la maggior parte delle persone concorderebbe nel dire che non faceva amicizia facilmente". Come nella miglior tradizione psicanalitica, le ragioni vanno cercate probabilmente nella sua infanzia. Il padre di Neil faceva il revisore dei conti per lo Stato dell'Ohio: a seconda di quali registri contabili dovesse ispezionare, una o due volte all'anno gli Armstrong caricavano le valige in macchina, cambiavano citt� e si trasferivano in una nuova casa ammobiliata. "Stringere amicizie era impossibile: per i suoi primi 15 anni di vita, l'unico punto fermo del futuro astronauta furono i genitori, premurosi e amorevoli, e i suoi due fratelli minori", sostiene Smith. Oltre, neanche a dirlo, alla grande passione per il volo. Si libr� in aria per la prima volta a 6 anni, sul trimotore Ford di un pilota in visita nella citt� di Warren: suo padre gli aveva permesso di saltare la lezione di catechismo per conoscerlo. Quando la famiglia torn� a vivere a Wapakoneta, la citt� natale di Neil, il primogenito si era ormai trasformato nel tipico bravo ragazzo Anni '40: la scuola, il gruppo teatrale, la banda musicale, il coro e persino un gruppo jazz, i Mississippi Moonshiners. Ma soprattutto le lezioni di volo nell'aeroporto della contea: pilot� un aereo ben prima di avere l'et� per guidare un'automobile e ottenne il suo primo brevetto a soli 15 anni. "Un perfezionista", "un ragazzo silenzioso", con "una grande passione per la matematica, la scienza e l'astronomia": questa era l'opinione che avevano di lui i suoi insegnanti. E, crescendo, almeno in pubblico rimase cos�: un uomo di poche parole, per niente incline a manifestare i propri sentimenti. Eroico aviatore della Marina nei cieli della Corea del Nord, ingegnere brillante, eccezionale pilota-collaudatore di aerei sperimentali, uno dei primi astronauti civili a volare nello spazio (prima con il Gemini 8, poi con l'Apollo 11), docente universitario, marito e padre: Neil Armstrong fu tante cose, ma mai un animale da palcoscenico. Taciturno e riservato, durante le conferenze stampa "parlava con lunghe pause, cercava le parole e, quando finalmente arrivavano, la banalit� del loro contenuto faceva apparire eccessiva l'attesa [...] ma attirava egualmente l'attenzione, perch� era straordinariamente distaccato", scrisse di lui il giornalista e scrittore Norman Mailer. L'astronauta non godeva della simpatia dei media e quell'ostilit� era ricambiata. "Doveva essere vanitoso e insicuro, visto che non riusc� mai a interagire con la stampa. Non ce la facevamo mai a parlargli, si indisponeva non appena gli rivolgevi la parola, perch� quella domanda, direi qualunque domanda, lo irritava", sosteneva Reginald Turnill, storico corrispondente spaziale della Bbc. In effetti, non sono molte le occasioni note in cui Neil si lasci� andare. Una di queste fu quando seppe, nel 1947, di aver vinto una borsa di studio per seguire i corsi di ingegneria aeronautica alla Purdue University. "Si racconta che quando apr� la lettera lanci� un grido di gioia cos� forte che sua madre si lasci� cadere un vaso sul piede e zoppic� per giorni", ricorda Smith. In ogni caso la sua freddezza gli fu spesso utile. Per esempio durante la Guerra di Corea, dov'era finito, nel 1950, come aviatore della Marina: ne torn� con tre medaglie al valore e la storia di come era riuscito a rientrare da una missione su un aereo con un'ala semidistrutta. I nervi saldi gli salvarono la vita anche durante il suo primo volo spaziale, al comando dell'ottava missione Gemini (il secondo programma statunitense di volo umano nello spazio, l'immediato predecessore del programma Apollo). Come concordato, effettu� l'aggancio in orbita con un razzo, ma un propulsore ausiliario si ruppe. I due veicoli spaziali cominciarono a ruotare su loro stessi, poi si separarono continuando a vorticare alla velocit� assurda di un giro al secondo. Armstrong e il suo collega David Scott, sballottati da ogni parte, avrebbero perso presto i sensi: il rischio era di rimanere senza abbastanza carburante per tornare indietro. Ma il comandante riusc� a riportare la navicella sotto controllo. Quasi nessuno, alla Nasa, fu in grado di guardare le riprese della cabina di pilotaggio senza sentirsi male. Ma il direttore di missione not� stupito che la voce di Neil "era rimasta per tutto il tempo incredibilmente calma". Peggiore di quello sul Gemini 8 fu l'incidente con il simulatore di volo del modulo lunare Lem, un pezzo di ferraglia che gli astronauti avevano ribattezzato il "letto volante". Nel 1969, mentre Armstrong lo pilotava a 30 metri di altezza, il "letto" si inclin� e cominci� a precipitare. Anche allora Neil cerc� fino all'ultimo di stabilizzarlo: si eiett� giusto 4 decimi di secondo prima che il trabiccolo prendesse fuoco. Unica ferita: un morso alla lingua. Persino sull'Apollo 11 riusc� a dar prova di sangue freddo: a 1.800 metri dalla superficie lunare, il computer di navigazione si blocc�. Allora Armstrong, che non avrebbe mai rinunciato alla missione, atterr� con i comandi manuali sul Mare della Tranquillit�. Il tutto mentre, dalla base, un controllore di volo scandiva, con angoscia sempre maggiore, i pochi secondi rimanenti prima che il carburante rimasto non fosse pi� sufficiente a riportare il Lem indietro, sul modulo di comando che attendeva in orbita lunare. Nelle foto scattate prima e dopo quella famosa missione, l'ormai quasi quarantenne comandante non dimostrava pi� di 25 o 26 anni. Eppure quella faccia da ragazzino, liscia e senza rughe, nascondeva i segni che la vita gli aveva lasciato: il pi� brutto, la perdita dell'unica figlia femmina, Karen. La bambina era morta di polmonite il 28 gennaio 1962: l'anno prima le era stato diagnosticato un tumore maligno al tronco encefalico, che le aveva tolto la possibilit� di camminare e di parlare. Sei mesi dopo quella tragedia, Armstrong fece domanda per entrare a far parte del gruppo di aspiranti astronauti che la Nasa stava mettendo insieme per i programmi Gemini e Apollo. Una decisione che, 7 anni pi� tardi, lo condusse sulla Luna e gli port� centinaia di offerte di agenti, produttori cinematografici, aziende in cerca di sponsor e politici in cerca di candidati. Le rifiut� quasi tutte. E invece di approfittare di quella fama enorme e improvvisa, l'anno dopo lo sbarco smise di volare nello spazio e accett� un lavoro d'ufficio alla Nasa. Da l� diede le dimissioni nel 1971, per occupare la cattedra di ingegneria aerospaziale che gli era stata offerta all'Universit� di Cincinnati e trasferirsi in una fattoria. Nel giro di 8 anni lasci� anche quell'incarico e scomparve dalla vita pubblica. Un fatto su cui, nel 1984, in occasione del venticinquesimo anniversario del primo allunaggio, ironizzarono molti quotidiani: "Nell'Ohio rurale, Armstrong vive tranquillo sul suo lato nascosto della Luna", scrisse il New York Times. Smise persino di concedere autografi, quando scopr� che venivano rivenduti a cifre esorbitanti e che esisteva un mercato di falsi. Tuttavia quest'eroe riluttante non � mai riuscito a farsi dimenticare: lo dimostra l'uscita del film biografico First man. "Per coloro che potrebbero chiedersi cosa possano fare per onorare Neil", diceva il comunicato stampa della famiglia alla morte dell'astronauta, "abbiamo una semplice richiesta. Onorate il suo esempio di servizio, il traguardo e la modestia. E la prossima volta che vi capiter� di camminare all'aperto in una notte chiara e di vedere la Luna sorridervi, pensate a Neil Armstrong e fategli l'occhiolino". Magari lui vi saluter� da l�. Cavolfiore, un ortaggio dalla storia secolare ("RivisAmica" n. 3/18) - nosciuto fin dall'antichit�, � versatile in cucina e prezioso per il nostro organismo grazie a vitamine, fibre e sali minerali - Ingrediente di tante corpose ricette, pu� vantare addirittura una storia secolare. Il cavolfiore proverrebbe secondo alcune fonti dall'Asia Minore ed era conosciuto gi� dagli Egizi quattrocento anni prima di Cristo. A portarlo in Italia sarebbero stati i veneziani, di ritorno da uno dei loro viaggi sulle rotte commerciali dell'antichit�. Oggi il nostro Paese � uno dei principali produttori in Europa, soprattutto grazie alle coltivazioni delle regioni del centro-sud. La pianta si caratterizza per il fusto, alto fino a 20 cm, e il "fiore", cio� la testa sferica composta da piccole cime (tondeggianti nella variet� bianca e leggermente pi� aguzze in quella verde) e circondata da foglie. Verdi o bianchi che siano, i cavolfiori possono arrivare a pesare fino ad un chilo e mezzo. Sono ricchi di fibre che li rendono molto sazianti, soprattutto se abbinati a pasta o legumi, e di oligoelementi come calcio, fosforo, iodio, selenio e magnesio, componenti che li rendono molto utili contro i disturbi gastrointestinali. Al momento dell'acquisto, per assicurarsi gli esemplari pi� freschi, � sufficiente osservare lo stato delle foglie, la compattezza (deve essere ben sodo) e il colore: se � annerito o se presenta segni di fioritura, meglio rinunciare. La conservazione non pone invece particolari problemi: prima di essere pulito pu� rimanere in frigo, nel cassetto della verdura e avvolto in un sacchetto di plastica per alimenti, anche per una settimana. Dopo la cottura si pu� riporre in un contenitore di vetro chiuso, ma deve essere mangiato entro un paio di giorni. Pu� essere congelato, avendo poi cura di sbollentarlo per 2-3 minuti in acqua prima di cucinarlo; in questo caso per� pu� risultare un po' meno compatto rispetto all'ortaggio consumato fresco. In cucina si utilizza solamente il "fiore" dell'ortaggio, che viene privato di torsolo e foglie e poi diviso in pi� parti. Prima di cimentarsi nelle diverse pietanze bisogna per� risolvere un problema pratico: a causa della presenza di zolfo, infatti, durante la cottura il cavolfiore sprigiona un cattivo odore molto marcato. Per limitarlo, provate con alcuni trucchi delle massaie, come l'aggiunta di un paio di cucchiai di aceto, di un goccio di latte o di un pezzo di pane raffermo all'acqua in cui viene cotto. Risolto questo fastidioso problema potete sbizzarrirvi in numerose ricette. Le pi� note variet� locali sono il Primaticcio toscano, di forma irregolare e color bianco crema; il Romanesco, inconfondibile per il verde acceso e le cimette a punta; il Verde di Macerata; il Pisano, tondo e ben compatto con le foglie lisce; il Gigante di Napoli e il Precoce di Jesi, diffusissimo tra Marche e Abruzzo, con torso basso e fogliame pallido. Il Romanesco, sia crudo che cotto, � ricco di fibre, sali minerali, calcio e vitamina C. Per mantenerne invariato il colore, dopo averlo lavato immergetelo per 15 minuti in acqua leggermente salata o acidulata con del succo di limone. Napoli: una citt� bella "assai" (di Mattia Scarsi, "Bene Insieme" n. 8/18) - la scoperta del suo meraviglioso golfo e dei dintorni ricchi di storia e di fascino - "Napoli � mille colori. Napoli � l'odore del mare. Napoli � la voce dei ragazzi che sale piano dai vicoli e tu sai di non essere solo". � citando la splendida "Napule �" del compianto Pino Daniele, che iniziamo questo nuovo viaggio attraverso le bellezze della nostra Italia. Forse non ci avete fatto caso, ma ci sono luoghi che possiedono una peculiarit�: quella di produrre felicit�, come se sgorgasse dal terreno, come fossero uno strumento il cui suono emana vibrazioni di gioia. Napoli e i suoi dintorni hanno questa propriet�, vibrano di una musica solare e contagiosa. Un weekend, anche fuori dalla stagione estiva, offre cos� tanto che al vostro ritorno avrete come souvenir: appunti, istantanee e sapori a cui ripensare durante le pause lavorative. Spostate l'autunno un po' pi� in l�: vi aspetta un golfo che fa battere il cuore, un clima mite, musica, ottima cucina, archeologia e glamour, poesia e folclore: in una parola Napoli. Per racchiudere l'essenza di questa citt� in poche ore, non si pu� che partire dal suo centro storico che, fra i pi� grandi e importanti d'Europa, � un intrico di vicoli, piazzette e stradine che si intrecciano le une alle altre. Quartieri o rioni come Avvocata, San Giuseppe, Sanit�, San Ferdinando, fanno parte del nucleo urbano protetto dall'Unesco. L'arteria che seziona e nutre il cuore della citt� � la celeberrima Spaccanapoli: il decumano principale che va dai Quartieri Spagnoli al quartiere di Forcella, tagliando in due (da cui il curioso nome) da ovest ad est il capoluogo campano. L'Universit� in Via Mezzocannone, le librerie storiche di Port'Alba, i Caff� Letterari di Piazza Bellini, e poi filari di palazzi antichi, chiesettine, ma anche le leggende, la cabala, le voci e gli inconfondibili odori della cucina napoletana, qualche bisca clandestina, "artisti" abusivi che vendono di tutto. Lungo il percorso, in via San Biagio dei Librai potete curiosare nei favolosi mercatini di antiquariato. Insomma Spaccanapoli non � quel che si dice un luogo da cartolina ma, probabilmente, � dentro questo vicolo che troverete lo scatto pi� riuscito della citt� di Pulcinella. Se avete voglia di un po' di avventura, andate a scoprire le bellezze di Napoli sotterranea. La visita comprende due percorsi: il primo attraverso l'acquedotto greco-romano e le sue cave di tufo, attraverso un breve tratto di gallerie, a tratti molto basse, tanto da doversi piegare (sconsigliato a chi soffre di claustrofobia). Si risale poi in superficie per raggiungere una tipica casa napoletana al piano terra e iniziare il secondo percorso sui resti del teatro greco-romano. Fate un rapido giro nella vicina via San Gregorio Armeno, la celebre strada degli artigiani del presepio napoletano e fatevi avvolgere dalla tradizione partenopea. In fondo non manca poi molto a Natale e ci� che troverete qui per alberello e presepe, non lo troverete in nessun altro luogo. Nei due mesi che precedono la festivit� pi� attesa, San Gregorio Armeno diventa una delle vie pi� vivaci d'Italia con greggi di bancarelle sparse un po' ovunque che vi condurranno fino al principio della citt� greco-romana, in piazza S. Gaetano, dove potrete fermarvi e affacciarvi nella chiesetta di San Paolo Maggiore. Se non avevate mai visto un bosco in pieno centro citt�, vi convincerete che siete in un posto magico dove ogni scorcio sembra raccontare qualcosa: Capodimonte � un vero e proprio bosco in citt�, dove all'interno � posizionata la Reggia, una delle residenze di Carlo Borbone, un tempo Re di Napoli. Il ricco museo presente all'interno della reggia, raccoglie alcune opere di grandissimi maestri della pittura, come Botticelli, Caravaggio e Tiziano. Passeggiando per le ampie sale del palazzo, perfettamente arredate, avrete l'impressione che la famiglia borbonica sia appena uscita di casa un attimo prima del vostro ingresso. Subito dopo pranzo, vi attende un'altra bellezza leggendaria: Posillipo, un quartiere residenziale e collinare della citt�. Gi� le parole di origine greca "pause" e "lypon" che compongono il nome significano cessazione dei dolori. I Greci, che come la Storia ha ampiamente dimostrato, furono una popolazione di menti elette, arrivarono per primi ad abitare queste coste, osservando le quali non potrete che convenire con l'etimologia del nome. Posillipo � un saliscendi di viottoli, un tango sfrenato di ciottoli che orlano uno strapiombo sul mare. Le cose da fare e vedere sono davvero tantissime. Per ragioni di tempo vi consigliamo di visitare: - il Parco Virgiliano che, come punto panoramico sul Golfo di Pozzuoli e le isole di Capri, Procida e Ischia, non ha rivali. Fra alberi, giardini e promontori, lo sguardo pu� spaziare su tutto il Golfo, dai Campi Flegrei all'isola di Nisida. Qui trovarono ispirazione tantissimi pittori (la celebre "scuola di Posillipo"). Il nome del Parco � dovuto alla presenza della cosiddetta tomba virgiliana, un sepolcro del I secolo d.C. che gli esperti fanno coincidere con la sepoltura dell'autore dell'Eneide. Riposano qui anche i resti di Giacomo Leopardi che trascorse gli ultimi anni della sua vita in Campania. L'accesso al parco � gratuito e c'� pure una grande area gioco per i bimbi. - Villa Imperiale, questo sfarzoso gioiello architettonico, giunto fino a noi (ironia della sorte) per (de)merito di un governatore romano, tale Publio Vedio Pollione. Il governatore, reo di aver sperperato diversi denari ai danni dell'impero, prima di venir dimesso dal suo incarico decise di consegnare la villa in cui abitava ad Augusto. L'imperatore, in altre faccende affaccendato, non fece radere al suolo la tenuta, sicch� oggi possiamo camminare su una parte originale di essa, compresa la suggestiva Grotta di Seiano. Da ci� che � rimasto si pu� solo immaginare quanto fosse immensa l'intera costruzione: pare che la villa si estendesse per 9 ettari con edifici, giardini, vigneti e porticati e attraverso la Grotta di Seiano si potessero raggiungere la spiaggia di Coroglio e i porti romani di Pozzuoli e Miseno. Quel che � certo � il belvedere naturale su cui vi trovate: senza parole! - Il principesco Palazzo Donn'Anna, una dimora a picco sul mare che sembra uscita dalle "Mille e una notte", costruita intorno al XVII secolo dal vicer� Romiro Guzman e mai terminata a causa del ritorno in patria di quest'ultimo. Per trascorrere una serata glamour e divertente fate tappa al Vomero, la parte alta e pi� esclusiva di Napoli. Lo potete raggiungere facilmente tramite la funicolare, partendo da via Toledo. Al Vomero troverete i locali notturni per giovani, meno giovani, per ballare o anche solo per trascorrere qualche ora spensierata in un pub o in un lounge bar. Questo quartiere a partire dagli anni '50 si � riempito di edifici in stile liberty, diventando col passare degli anni una meta molto gettonata da parte dei turisti. Se restate svegli fino a tarda notte, il consiglio �, partendo da Piazza Fuga, quello di percorrere Via Cimarosa fino all'incrocio con Via Giordano. Passeggiate quindi su Via Giordano e girate poi su Via Scarlatti, godendovela tutta fino alla fine, guadagnandovi un'alba magica, in direzione di Castel Sant'Elmo e della Certosa di San Martino. Il secondo giorno lo dividiamo per cos� dire fra meraviglie urbane ed "extraurbane": cominciate col raggiungere a piedi Piazza Municipio dominata dal Maschio Angioino, storico castello risalente al tardo medioevo, uno dei grandi simboli di Napoli. Percorrete la vicina e meravigliosa Galleria Umberto I, luminosa e piena di negozi, caff� e ristorantini: il famoso Salone Margherita, il primo Caf� Chantant aperto in Italia, si trovava proprio qui. Alla fine di questo splendido salotto commerciale vi troverete nei pressi del Teatro San Carlo, una delle medaglie d'oro fra i teatri lirici del mondo, anch'esso patrimonio dell'Unesco. Non dovete spostarvi di molto per scorgere Piazza del Plebiscito, la pi� famosa ed affascinante della citt�, sede del Palazzo Reale, residenza dei Borboni, durante il Regno delle due Sicilie. All'interno lascia il segno l'eleganza sontuosa delle stanze fra cui spiccano l'appartamento reale e la cappella reale. E ancora Piazza Trieste e Trento dove potrete gustarvi aroma e sapore del vero caff� partenopeo, nelle storiche caffetterie Gambrinus o il Caff� del Professore. Fra i tavolini eleganti e i soffitti stuccati, sembra ancora di vedere Benedetto Croce, Tot� e i De Filippo, Jean Paul Sartre e tanti altri che l'hanno considerato il loro punto di incontro. Il caff� potete anche ordianrlo take-away e andare a spiare il Vesuvio, dal piccolo belvedere che affaccia sul lumgomare di via Caracciolo: fatevi rapire gli occhi dal blu sincero delle onde, potreste scorgere il Castel Dell'Ovo in lontananza e probabilmente vi verrebbe voglia di raggiungerlo, per vedere anche il Borgo Mannari. Il resto della giornata trascorretelo fra le pagine immortali della civilt� romana: Pompei � conosciuta in tutto il mondo, quale custode dei resti di uno degli imperi pi� fiorenti al mondo. Com'� tristemente noto, nel 79 d.C. la cittadina fu completamente ricoperta dall'eruzione del vicino Vesuvio. Un consiglio: per evitare la probabile fila, acquistate il biglietto d'ingresso online. Partite entrando da via Marina per vedere subito il centro antico di Pompei all'interno degli scavi archeologici. Il Foro � il cuore pulsante della citt�, l'agor� dei grandi dibattiti culturali, il polo religioso ed economico. Proprio al centro sorge il tempio di Apollo, uno dei luoghi di culto pi� antichi dove i locali si recavano per implorare e adorare divinit� come lo stesso Apollo, Giove e Mercurio. Proseguendo e imboccando via dell'Abbondanza, arriverete di fronte al grande Anfiteatro: la pi� antica costruzione in pietra mai scoperta, risalente addirittura all'80 a.C., dove si svolsero sanguinose e mortali battaglie tra gladiatori. L'Anfiteatro ha una capienza di 20.000 spettatori; a differenza degli altri anfiteatri romani quello pompeiano non ha sotterranei. Se guardate, nella parte superiore sono visibili dei fori: questi venivano usati per sostenere la copertura dell'arena. Poco lontano dal Foro, in via della Fortuna, si trova la Casa del Fauno, un'antica villa romana che si estende per circa 3000 metri quadrati all'interno degli scavi. La sua maestosit� lascia pensare che sia appartenuta a un esponente di spicco della nobilt� romana (qualche storico ipotizza fosse del nipote del tiranno Silla). La villa deve il suo nome al Fauno, divinit� romana dei boschi, di cui troverete una piccola statua bronzea nell'atrio. Vicino alla Casa del Fauno ecco il Teatro Grande, costruito nel II secolo a.C. e ancora oggi molto attivo. � proprio in questo luogo che venivano messe in scena le commedie di Plauto e Terenzio mentre oggi sono state rappresentate opere liriche come la Boh�me di Puccini e la Carmen di Bizet. Le rovine di Pompei si sono conservate talmente bene che potrete passeggiare tra di esse e ammirarne tutto lo splendore. Per la visita indossate scarpe comode, dato che c'� parecchio da camminare e portate con voi dell'acqua. Il buono del paese Ca pummarola n'coppa - La pizza Margherita probabilmente non avrebbe avuto il successo planetario che le riconosciamo se non fosse stata realizzata con eccellenze locali come la mozzarella campana, il pomodoro (S. Marzano, o il tradizionale pomodorino del Piennolo del Vesuvio) e l'olio extravergine di oliva, dagli ulivi della zona sorrentina. Soffice e sottile all'interno, con la crosta rialzata e croccante, questa pizza � leggera e facilmente digeribile (dipende anche dai condimenti scelti) grazie alla lunga lievitazione. La frittata di pasta - Se all'ora di pranzo trovaste qualche trattoria di quelle a conduzione familiare, provate a chiedere della frittata di pasta, uno di quei piatti che a Napoli si portano in gita, perch� si mangia con le mani come se fosse un panino. Si prepara con la pasta avanzata del giorno prima e le uova, mescolate e cotte come in una normale frittata. � la fine del mondo, fidatevi! Stato Sociale: piuttosto chiamiamoci Tripadvisor (di Davide Turrini, "Millennium" n. 17/18) Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo. Intanto c'erano Albi, Lodo, e Bebo (al telefono). Checco e Carota assenti ma con giustificazione. Kinotto Bar nel cuore della Bolognina. Qualche "salatina" del pasticciere sul bancone come quando si era piccoli. Fuori, a cinque metri da noi, commercialisti e avvocati che danno di diritto e rovescio sulla terra rossa. Di fianco i vecchini che si sfidano e se la contano nel campo di bocce e le vecchie locomotive del DopoLavoro Ferroviario che non sbuffano pi�, addio. Tra i convenuti, gli evocati e i messi in mezzo, gli spiriti indiani di Jeremy Corbyn e dei No-Tav. Pepe Mujica e Virginio Merola. Giorgio Gaber e Tripadvisor. Con Lo Stato Sociale c'� sempre da imparare. "Regaz" di qua e "pollege" di l�. La band con nemmeno dieci anni di vita arrivata seconda a Sanremo. Lo sbattimento del tour. Albi che va in viaggio di nozze. Lodo corteggiato da "X-Factor". Pensi di rompergli le scatole affrontando il tema "dove va la sinistra", ma loro vogliono parlare solo di quello. L'intervista � polifonica, un po' come sul palco dei live. A ogni domanda rispondono tutti e pi� volte. - Partiamo da Giorgio Gaber: che cos'� la destra, che cos'� la sinistra? Alberto Albi Cazzola (d'ora in avanti A): "Da quello che so io, e non � tanto, il concetto di sinistra deriva da un principio di eguaglianza, dalla volont� di un benessere diffuso per tutti e non solo per alcuni, dal tentativo di diminuire il pi� possibile le diseguaglianze". Lodovico Lodo Guenzi (L): "Da ciascuno secondo i propri mezzi, a ciascuno secondo le proprie necessit�". Alberto Bebo Guidetti (B): "La destra non ha intersse nei confronti dei poveri ma ha interesse a creare divisioni". A: "Neoliberismo e destra conservatrice li reputo due concetti differenti, cos� come esiste una sinistra neoliberista e una sinistra non di quel tipo. Sinistra che in Italia non � rappresentata in Parlamento". L: "Pi� che parlare di sinistra oggi ci sono diversi strati di morbidezza nel rapportarsi col capitalismo globale. � comunque interessante che si perda cos� tanto tempo a trovare una definizione. Quando non riesci a dire una cosa in una frase vuol dire che quella cosa non ha una forma efficace". - Proviamo allora con qualche battaglia di sinistra oggi... L: "La questione dell'accoglienza e dei confini, l'abbattimento di una certa retorica dello straniero come nemico". A: "Libert� di opinione ed espressione sono territori di cui la sinistra dovrebbe essere fiera sostenitice. La sinistra � poi internazionalista, mentre la destra conservatrice e nazionalista". L: "Il mondo globale ha paradossi affascinanti. Alcune battaglie locali sono battaglie di sinistra, vedi i No-Tav. La Val Susa � la metafora della libert� di un territorio di non sottostare alla violenza di un mercato che pur di avere introiti economici buca montagne piene di amianto e genera tumori. Sarebbe di sinistra evitare la privatizzazione scellerata che porta al risparmio su misure di sicurezza (treni, ponti, appalti a privati di cose pubbliche), come nei casi di Viareggio, Genova, Crevalcore. A: "Ci deve poi essere una scuola pubblica pagata dalle tasse di tutti. Se vuoi farti una formazione privata ne hai pienamente diritto, ma � una tua scelta e non con i soldi di tutti". B: "Una battaglia di sinistra sarebbe riappropriarsi del tema del lavoro. Siamo in un periodo storico dove invece di lavorare meno gli operai lavorano di pi� rispetto a 30 anni fa. I 5 Stelle hanno fatto la voce grossa su questi temi ma impugnando pratiche poco convincenti. Il punto non � chiudere o meno i centri commerciali la domenica, ma lavorare tutti e ottenere la massima occupazione". - Il Movimento 5 Stelle � di sinistra? A: "Hanno alcuni punti del programma che derivano da un'estrazione storica di sinistra. Il reddito di base ad esempio, ma hanno una proposta strana e di difficile attuazione". L: "Sono un ibrido. Laddove ci fosse un impianto concettuale sono un prodotto deteriore della sinistra. Dal punto di vista dell'istinto animale sono un prodotto deteriore della destra". A: "5 Stelle e Lega, in modi diversi, e utilizzando la furbizia di chi li guida, sono andati a rispondere a un desiderio di pancia. Sono andati a lavorare su desideri e paure: sentimenti che la politica dovrebbe governare, non cavalcare. E allo stesso tempo la sinistra storica ha fatto il percorso opposto: creando distanza dalla pancia, uscendo completamente dalla scena politica". L: "A me sembrano una macchina lanciata in corsa a tutta velocit�, ma dalla quale il pilota, Beppe Grillo, � gi� sceso. Mentre la Lega il suo pilota ce l'ha ben saldo al volante". B: "� una reazione a catena che parte nel momento in cui la sinistra ha avuto la possibilit� di governare. Ma governare non significa occupare luoghi di potere bens� gestire i processi per aumentare il benessere di chi sta peggio. Con la sinistra al governo il Paese � affondato". - Il Pd � di sinistra? (silenzio) - Renzi � di sinistra? (silenzio) - Quali i possibili leader della sinistra che non c'�. Saviano? De Magistris? A: "Non ho un nome, ma non bisogna ripartire da l�. Il nome in un paio di anni comunque te lo bruci. E poi la politica derivante da un concetto leaderistico rovina il concetto di politica fatta dal basso. La sinistra deve ripartire da l�". L: "Non puoi avviare un processo politico senza avviarne di culturali. E questi sono dei mammuth lentissimi, ma all'improvviso gazzelle incredibilmente veloci. Attenzione per�: in questa fase storica non ha vinto una certa forma di capitalismo, o di neoliberismo. La grande vittoria di questa fase � che non esiste la concezione che possa esistere un altro modello politico di vita alternativo in cui esistere". - L'obiettivo della scuola di Chicago di Milton Friedman era anche questo... L: "Bella rega, ce l'avete fatta. Solo che ogni volta che ce l'hai fatta significa che stai per perdere. Il sistema sta per implodere. Quindi anche se abbiamo la voglia di vivere in un Paese migliore la prima cosa � non fare un movimento politico, ma scoprire che in provincia di Viterbo ci sono 10-mila persone che vivono mangiando le bacche, facendo l'amore tra di loro senza sposarsi ma stando da dio, e che allora un sacco di gente va in quel posto che diventa la citt� pi� grande della Tuscia, e altra gente ancora si chiede perch� non vivere con quelle regole l�. Quando capirai che ci sono altre possibilit� di vita, allora arriva la politica". - Il rischio � che dobbiate cambiare nome anche voi, come fecero i CCCP in CSI... A: "Lo Stato Sociale va sempre bene, sembra una cosa da social network. Stato e sociale continueranno a esistere. Almeno spero". - � fondamentale che per trasmettere ideali di eguaglianza si continui ad usare la parola sinistra che richiama il socialismo novecentesco? L: "Vent'anni fa l'espressione no-global era pi� puntuale e metteva in campo una contraddizione pi� chiara rispetto a dove ti siedi in Parlamento". B: "Sanders � socialista ed � una figura interessante. Corbyn uguale, M�lanchon � un uomo di sinistra di livello. Socialismo e marxismo sono due correnti importanti se rilette e aggiornate. Mi viene da pensare che se quelli si sono chiamati 5 Stelle ci si potrebbe chiamare Tripadvisor. La vera questione � tornare a parlare alle persone e smettere di pensare che l'80% dell'elettorato � composto da poveri coglioni di merda e che vanno trattati come tali". - Cosa vi fa pi� incazzare del trattare da coglioni l'80% delle persone? L: Ne abbiamo per tutti i gusti. Pomigliano, Mirafiori, il disinteresse dei sindacati per tutte quelle nuove forme di contratto di chi porta le pizze obbedendo a un algoritmo. I piccolissimi imprenditori che Equitalia lascia senza tutela laddove il maxievasore � tutelato". B: "Nell'epoca renziana il Jobs Act: una completa Caporetto dei diritti del lavoro". - A bologna dove vivete cosa vi fa incazzare della sinistra? L: "La stagione infinita degli sgomberi dei centri sociali governata dal centrosinistra o quello che �. � stata una cosa molto violenta". - Bologna laboratorio delle sinistre da decenni... B: "Bologna � una citt� benestante, abbastanza ricca, in qualche maniera il Pd pu� fare barricata. A differenza di Roma e Torino dove lo spettro povert� � grande e i 5 Stelle l'hanno capito andando a fare campagna elettorale nei quartieri poveri dove si vive con 800 euro al mese". A: "Il sindaco Merola ha deciso che siamo usciti dalla crisi, l'ha dichiarato ai giornali pochi giorni fa. Magari � vero. A Bologna il Pd per� � davvero amico delle banche e met� della popolazione lavora l�, quindi il consenso per vincere le elezioni � pronto". L: "Se fai veramente fatica a pensare a Bologna leghista, c'� da dire che i 5 Stelle non si sono mai degnati di presentare un candidato capace di essere comunicativo nei confronti del suo barista sotto casa". - Una citt� che vi ha riservato sorprese: una consigliera comunale Pd che vi ha dato dei figli di pap� e il sovraintendente che non vi voleva far suonare in Piazza Maggiore dicendo di non sapere chi foste? L: "Madonna che piacere. Mai avuta una promozione gratis cos�. Quando tu vuoi suicidarti e crei una serie di tensioni, di fili legati che fanno scorrere biglie, che innescano archibugi, e che fanno rimbalzare padelle sulla tua testa, sei una fuoriclasse. Il sovraintendente, devo dire, � stato pi� naif, modello vecchio del vaudeville che aveva a che fare con un conflitto generazionale da avanspettacolo". - Poi vi ha salvato il giovane assessore alla cultura Lepore... che sar� il nuovo candidato sindaco di Bologna. L: "Tutti hanno questa sensazione". A: "Quindi succeder� qualcos'altro". - Insomma allora niente leader per la sinistra? Ho visto di recente un documentario su Pepe Mujica: che fenomeno! L: "Facile! Loro hanno inventato il realismo magico. E nel Paese dove hanno avuto Shakespeare c'� un figo alla Corbyn. La narrazione italiana � invece legata alla commedia dell'arte, ad archetipi che si rinnovano costantemente e non a personaggi drammaturgici: c'� sempre il vecchio laido e avido, tendenzialmente quello che governa, il servo furbo che lo vuole inculare, e il trombone che continua a parlare il latinorum e imbonire altri quando in realt� non sta dicendo nulla. Infine nella commedia dell'arte l'Arlecchino quando invecchia fa il Pantalone".