Dicembre 2016 n. 12 Anno XLVI MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Comunicati Rinnovo abbonamento riviste Chiusura per ferie Qui c'� un errore. Umano L'esperienza inganna? Star Trek: oltre i confini della tv Cioccolato fondente: grinta e buonumore Australia da riscoprire Una gita a Verona Arisa, ma quante cose hai per la testa? Comunicati Rinnovo abbonamento riviste Ricordiamo a quanti desiderano continuare a ricevere, a titolo gratuito, le riviste: Minimondo, L'Angolo di Breuss, Parliamo di..., Infolibri, e Giorno per giorno di confermare per iscritto il proprio abbonamento, entro e non oltre il 31 gennaio 2017, tramite lettera Braille o in nero, via fax o e-mail. I periodici possono essere ricevuti in Braille o su supporto informatico. Chiusura per ferie Informiamo i nostri gentili lettori che la Biblioteca rimarr� chiusa per le festivit� di fine anno nei giorni dal 27 al 30 dicembre 2016 e riaprir� il giorno 2 gennaio 2017. Preghiamo coloro che si servono, per il recapito dei volumi Braille, del Corriere Espresso Bartolini di non restituire le opere durante tale periodo, al fine di evitare che alla Biblioteca vengano addebitati i costi di giacenza. Con l'occasione, porgiamo a tutti i nostri pi� sinceri auguri di buone feste. Qui c'� un errore. Umano ("Focus" n. 277/15) - Sembrava andare tutto bene, ma... all'improvviso, un disastro. Perch�? Spesso la colpa � del cervello: ecco 7 modi in cui pu� andare "in tilt" - 1. Pregiudizio della conferma - La nostra mente fa fatica ad abbandonare i vecchi schemi. Quando l'impianto di perforazione petrolifera Deepwater Horizon della Bp esplose nel Golfo del Messico, nel 2010, le fiamme furono visibili a 50 km di distanza. L�, in precedenza, il personale aveva testato il sigillo di cemento di un pozzo appena scavato, prima di rimuovere il tubo di perforazione lungo 1,5 chilometri. Il responso fu che il sigillo non era sicuro, e che l'operazione avrebbe potuto comportare un'esplosione... Perch�, allora, nessuno se ne preoccup�? Andrew Hopkins della Australian National University di Canberra (Australia), che si occupa di analisi di disastri, spiega che i tecnici usavano il test soltanto per confermare che il pozzo era sigillato, non per valutare se il sigillo fosse sicuro o meno. La loro riluttanza ad accettare il risultato non � insolita: molti di noi hanno difficolt� a credere a ci� che contraddice quello che gi� pensiamo. Gli psicologi lo chiamano bias (pregiudizio) di conferma. Da cosa deriva? Michael Frank, neuroscienziato alla Brown University di Providence (Stati Uniti), spiega che questo pregiudizio pu� avere una base fisiologica nella dopamina, un neurotrasmettitore che nel cervello funziona come segnale di ricompensa. La dopamina agisce sulla corteccia prefrontale, spingendoci a ignorare le evidenze che vanno contro le nostre esperienze di lunga data. In un'altra parte del cervello, lo striato, il neurotrasmettitore ha l'effetto opposto: i suoi livelli si alzano in risposta a nuove informazioni, portandoci a considerarle. Nella maggior parte di noi, il risultato netto � quello di favorire le nostre convinzioni sedimentate. Ma gli esperimenti di Frank mostrano che alcune persone hanno un gene che favorisce l'effetto opposto, e sono quindi meno suscettibili al pregiudizio di conferma. Dovremo arrivare a uno screening genetico per trovare gli individui pi� adatti a prendere decisioni in situazioni ad alto rischio? Probabilmente non � una buona idea, almeno non ancora, dice Frank. Un singolo gene, infatti, non permette di prevedere l'intera gamma di comportamenti che una persona pu� manifestare, sotto pressione o meno. Ma qualcosa si potrebbe fare comunque. Per esempio, le aziende potrebbero assumere un "avvocato del diavolo", con il compito di proporre una contro-argomentazione che costringa chi deve prendere una decisione importante a considerare i punti di vista alternativi. 2. Paralizzati - L'istinto? Si deve evolvere. La paura si � evoluta come meccanismo di sopravvivenza: in presenza di un pericolo, il cuore accelera ed entra in circolo il cortisolo, l'ormone dello stress, permettendo ai muscoli di accedere a fonti di energia supplementare. Ma il cortisolo abbatte anche le funzioni cognitive come la "memoria di lavoro", che ci permette di elaborare le informazioni e prendere decisioni, e la "memoria dichiarativa", la nostra capacit� di ricordare fatti ed eventi. In termini evolutivi, questo ha un senso: "Se scappi da una tigre, non � tanto importante ricordare poi come hai fatto", dice Sarita Robinson, neuropsicologa alla University of Central Lancashire a Preston, Uk. Ma nel mondo moderno la destrezza cognitiva pu� essere pi� importante delle gesta fisiche. Il cortisolo, comunque, non spegne la "memoria procedurale", che ci consente di svolgere automaticamente attivit� come camminare o slacciare una cintura di sicurezza. Ma, se non si � addestrati, si rischiano comportamenti inadeguati. In esperimenti di evacuazione da un elicottero sommerso dall'acqua, Robinson ha notato che i passeggeri intrappolati tentavano di aprire la cintura dal lato, come farebbero in auto, invece che dal centro, dove si trovava la chiusura. "Non erano in grado di sviluppare in tempo un nuovo comportamento", nota. Questo pu� spiegare quanto accadde nel 1994, quando la MS Estonia, un traghetto diretto a Stoccolma, affond� provocando la morte di 852 persone su 989. Secondo il rapporto ufficiale, quando la nave si inclin�, alcuni passeggeri rimasero "pietrificati". La soluzione? Esercitarsi a gestire l'imprevisto, inserendo pi� eventi inaspettati nelle esercitazioni pratiche. Come nell'addestramento dei piloti d'aereo. 3. Fissarsi sul dettaglio - Troppa concentrazione ci rende ciechi all'imprevisto. Nel 2005, a 37 anni, Elain Bromiley fu ricoverata per un piccolo intervento alle cavit� nasali. Quando ebbe un'ostruzione alle vie respiratorie, tre medici cercarono di inserirle un tubo in gola. Non riuscendoci, avrebbero dovuto effettuare una tracheotomia, cio� inciderle la trachea in modo che potesse respirare. Invece continuarono i tentativi di intubarla, senza accorgersi che la paziente era in carenza di ossigeno. Elaine non si svegli� pi�. Questo tipo di errore, che potremmo definire "di fissazione", � stato evidenziato in un celebre esperimento del 1999 dagli psicologi Daniel Simons e Christopher Chabris. I due hanno chiesto ad alcuni volontari di contare quante volte un gruppo di persone in un video si passava un pallone da basket. Nel filmato, a un certo punto, appariva una donna vestita da gorilla che si batteva il petto. Ma i volontari erano cos� assorti sul pallone che met� di essi non se ne accorse nemmeno. "Abbiamo una grande capacit� di concentrare l'attenzione sulle cose che ci interessano o sono rilevanti per il nostro compito", spiega Simons. Ma a volte ci sfugge qualcos'altro. Lo sanno bene le compagnie aeree, che hanno affrontato il problema incoraggiando i membri dei loro equipaggi a comunicare tra loro: prima la cabina di pilotaggio tendeva a essere gerarchica, e l'equipaggio a volte non osava far notare al capitano quando faceva qualcosa di sbagliato. Le stesse dinamiche si possono verificare in sala operatoria. Durante l'intervento su Elaine, diversi infermieri avevano notato che la donna stava diventando cianotica, ma non si sentirono di suggerire ai medici quello che avrebbero dovuto fare. Martin, il marito di Elaine, � un pilota, e si � reso conto che le procedure di sicurezza aerea potevano essere utili anche in sala operatoria. In particolare l'uso di check-list: l'�quipe medica si presenta e conferma oralmente i passaggi chiave dell'intervento che sta per essere eseguito. Uno studio dell'Universit� di Toronto, in Canada, ha mostrato che le check-list riducono di due terzi la cattiva comunicazione, causa principale degli errori. 4. Andare in stand-by - Di fronte alla monotona routine, la mente tende a divagare. Chiunque guidi una macchina ha provato questa sensazione: ti ritrovi in un tratto di strada tranquillo e il pensiero va a una cena o a una festa imminente. Non appena l'ambiente diventa prevedibile, sicuro o noioso, la mente inizia a vagare. "Dopo circa 15 minuti, troviamo irresistibile iniziare a pensare ad altro", dice Steve Casner della Nasa. Sognare a occhi aperti provoca per� deragliamenti di treni, incidenti aerei e, secondo uno studio del 2012 di alcuni ricercatori francesi su circa 1.000 guidatori, circa la met� di tutti gli incidenti stradali. Quando i nostri pensieri vanno alla deriva, entra in funzione un insieme di strutture cerebrali conosciuto come "rete della modalit� di default". Che cosa faccia esattamente � tuttora poco chiaro, ma sembra giocare un ruolo importante nel contribuire a organizzare i nostri pensieri e a pianificare le nostre azioni future, sostiene Johnny Smallwood dell'Universit� di York, nel Regno Unito. Ma ci� non � detto che sia utile quando, per esempio, si stanno guidando mezzi pesanti. Per fortuna esistono alcune strategie che � possibile utilizzare per tenere concentrata la mente su un compito specifico. Una � quella di essere consapevoli del proprio orologio biologico. Le ricerche suggeriscono che le persone mattiniere prestino attenzione pi� a lungo nella prima parte della giornata, mentre i nottambuli sono pi� portati a rimanere concentrati di sera. E chi guida pu� rendersi conto che quando si percorre una strada non conosciuta la concentrazione � pi� elevata del solito. Uno studio recente ha anche scoperto che le persone che guidano su un percorso che utilizzano abitualmente tendono a stare pi� vicino alla macchina davanti a loro e sono meno attente ai pedoni, effetti che i ricercatori hanno attribuito al sognare a occhi aperti. Anche il consumo di gomme da masticare e caffeina ha dimostrato di aiutare le persone a rimanere concentrate su compiti noiosi. I ricercatori stanno esplorando un altro aspetto: allertare i guidatori quando la loro attenzione � in calo. Alcune case automobilistiche si stanno muovendo in questa direzione: lo scorso giugno, per esempio, Jaguar ha annunciato un progetto di ricerca per monitorare le onde cerebrali dei conducenti in cerca dei segnali che indichino una perdita di concentrazione. 5. Pregiudizio sul risultato - Fino a quando tutto va bene, trascuriamo le anomalie. Un direttore di volo della Nasa, il 23 gennaio 2003, scrisse una mail da Houston agli astronauti dello shuttle Columbia, comunicando loro che un pezzo di schiuma isolante si era staccato dal serbatoio del carburante durante il decollo e aveva colpito un'ala della navetta. "Abbiamo visto questo stesso fenomeno su diversi altri voli e non vi � assolutamente nulla di cui preoccuparsi per il rientro", scrisse. Nove giorni dopo, il Columbia si disintegr� nell'atmosfera, distrutto dall'aria rovente infiltratasi attraverso l'ala danneggiata. Come pu� la Nasa, un ente scientifico di super esperti, aver notato un problema pi� e pi� volte e non avergli prestato alcuna attenzione particolare? La nostra tendenza a ignorare i segnali di pericolo � qualcosa che Robin Dillon-Merrill, alla Georgetown University di Washington (Usa), ha indagato per anni. "Fino a quando le cose vanno bene, gli esseri umani spesso hanno molte difficolt� a riflettere criticamente sui disastri sfiorati o sui propri errori. � un fenomeno noto come outcome bias, pregiudizio sul risultato", dice. "Le persone riconoscono le cose chiaramente sbagliate", continua. "Ma di fronte a cose sbagliate di poco conto, se si ottengono buoni risultati comunque, tendiamo a ignorarle sempre di pi�". � solo quando la catastrofe colpisce, che ci svegliamo. Perch� siamo cos� sedotti dal successo? In uno studio del 2012, Tali Sharot e colleghi dello University College di Londra hanno trovato una correlazione tra la nostra tendenza a un ottimismo irreale e il livello di dopamina nel cervello. Da un punto di vista evolutivo, dice Sharot, forse � stato vantaggioso. "Aumenta la motivazione. Se pensi di avere ottime probabilit� di successo, � pi� probabile che tu ti avventuri in esplorazioni", spiega. Per gestire questo pregiudizio, Dillon-Merrill ha un suggerimento per aiutarci a prendere nota dei dettagli negativi. "Un collega della Nasa tiene un workshop che chiama "fermati e pensa"". L'obiettivo? Valutare un processo prima che il risultato sia noto. "Perch�, se sai il risultato, sarai prevenuto". 6. Non siamo robot - Capirsi con le macchine. Uno dei peggiori incidenti provocati dal fuoco amico che hanno coinvolto le truppe Usa in Afghanistan fu causato da una batteria scarica. Nel 2001, un membro delle forze speciali statunitensi inser� le coordinate di una postazione talebana in un Gps e stava per trasmetterle a un bombardiere B-52 quando la batteria del dispositivo si scaric�. La sostitu� e invi� la posizione. Senza rendersi conto che, al riavvio, il dispositivo aveva impostato automaticamente le coordinate della propria posizione. Una bomba di 900 kg fu lanciata sulla postazione di comando americana, uccidendo lui e altri sette compagni. In un mondo sempre pi� automatizzato, le incomprensioni tra uomo e macchine sono un problema serio, dice Sarah Sharples, ricercatore all'Universit� di Nottingham (Uk). Parte della sfida � rendere facile agli esseri umani cogliere ci� che i computer vogliono dire; in altre parole, presentare le informazioni in modo chiaro. L'unit� Gps in Afghanistan fu criticata per la sua scarna interfaccia: i soldati si lamentarono che la sua lettura era difficile nel trambusto della guerra. La confusione tecnologica ha contribuito ad altri incidenti importanti, come quello dell'aereo della Turkish Airlines che si � schiantato in fase di avvicinamento all'aeroporto di Amsterdam, nel 2009. Un altimetro difettoso indusse il computer di bordo a far rallentare l'aereo, come se fosse sul punto di atterrare, quando in realt� si trovava ancora a oltre 300 metri da terra. La prima indicazione di questa modalit� di "manetta automatica" era stata una parola apparsa, in piccolo, sul monitor di volo: "Rallentamento". Che i piloti non notarono. Nel 2013, il volo 214 della Asiana Airlines si schiant� in fase di avvicinamento a San Francisco; uno dei motivi fu che i piloti non erano stati addestrati a sufficienza per comprendere come il complesso computer dell'aereo si sarebbe comportato in determinate situazioni. Parte del problema, spiega Michael Feary, psicologo della Nasa, � l'uso di una lingua "da ingegnere" sugli schermi dei computer di volo. "Dobbiamo migliorare le interfacce sui moderni aeroplani". � un problema che stiamo solo ora cominciando a comprendere e ad affrontare. Nadine Sarter, dell'Universit� del Michigan ad Ann Arbor, e suoi colleghi della societ� tecnologica Alion, per esempio, hanno lavorato su un software finanziato dalla Nasa che controlla i progetti degli strumenti delle future cabine di pilotaggio cercandone i difetti. Una delle cose che controlla � che le informazioni cruciali del volo siano presentate in modo chiaro. "Usiamo ci� che abbiamo imparato in passato", dice Sarter, "per poter prevenire gli incidenti piuttosto che spiegare, dopo, come siano avvenuti". 7. Pensiero collettivo - Siamo portati a uniformarci. � noto che la gente tende a uniformare le proprie opinioni a quelle della maggioranza. Nel 2011, Jamil Zaki, psicologo della Stanford University (California), e colleghi ne hanno scoperto il motivo. Dipende dalla corteccia prefrontale ventromediale, una parte del centro della ricompensa del cervello, che si "accende" quando ci imbattiamo in qualcosa che ci piace. Il team di Zaki ha scoperto che si attiva anche quando ci viene detto ci� che pensano gli altri. E pi� si attiva, pi� indirizza la nostra opinione verso quella della maggioranza. Nella vita quotidiana la conformit� pu� essere utile, perch� fa s� che gli altri servano da guida in situazioni non familiari, sostiene Lisa Knoll, neuroscienziata dell'University College di Londra. Ma pu� anche essere pericolosa. Knoll ha pubblicato uno studio in cui ha chiesto di votare quanto fosse rischioso scrivere un Sms mentre si attraversa la strada, guidare senza cinture e cos� via. Dopo aver visto i voti degli altri, tutti spostavano i loro verso quelli della maggioranza, anche se significava abbassare la loro stima iniziale del rischio. Un meccanismo che si � innescato nel 2012, quando tre membri di un gruppo, composto da sciatori professionisti, giornalisti sportivi e dirigenti del settore, morirono per una valanga nello Stato di Washington, negli Usa. Keith Carlsen, un fotografo che era parte del gruppo, disse al New York Times che lui stesso aveva avuto dei dubbi sulla gita, ma si era detto: "� impossibile che l'intero gruppo prenda una decisione stupida". Come evitare questo tipo di errori? La risposta � simile a quella per i bias di conferma: bisogna incoraggiare il dibattito. L'esperienza inganna? (di Camilla Ghirardato, "Focus" n. 286/16) - A volte � davvero "maestra di vita", altre no. Dipende da cosa il nostro cervello � disposto a imparare - Osvaldo e Angelo prendono al volo un autobus, ma entrambi si sono dimenticati di comprare il biglietto. Alla prima fermata salgono i controllori ed � subito multa. Qualche tempo dopo, stessa contingenza, identica dimenticanza: sono di fretta, passa un tram perfetto per portarli a destinazione, ma anche questa volta i due non hanno il biglietto. Che fare? Osvaldo non vuole correre due volte lo stesso rischio, lascia ripartire il mezzo e continua a piedi. Angelo non ha dubbi e salta su. Come pu� un'identica esperienza passata produrre due comportamenti cos� differenti, se non opposti? In realt� il termine "esperienza", cos� importante per l'evoluzione umana, sfugge a una definizione unica. Ne hanno dibattuto per secoli i filosofi, a cominciare da Platone e Aristotele che la consideravano principio fondante della conoscenza, fino a Galileo, che ne ha fatto il punto centrale del suo metodo sperimentale, alla base della scienza stessa. I dizionari la descrivono cos�: "� la conoscenza acquisita tramite il contatto diretto con la realt�", ma all'esperienza questa definizione sta un po' stretta. "Per le neuroscienze, esperienza sono tutti quegli eventi che, a partire dai recettori periferici come quelli della vista e dell'udito, interagiscono con il nostro cervello", precisa Michela Balconi, docente di Neuropsicologia e Neuroscienze Cognitive all'Universit� Cattolica di Milano. "Episodi ricorrenti che non si aggiungono nel cervello via via per semplice somma, ma stratificano e sedimentano, modificando in continuazione la nostra attivit� neuronale: tramite il meccanismo di plasticit�, infatti, il sistema nervoso varia le relazioni interneuronali (sinapsi), instaurandone di nuove e scartando quelle non pi� necessarie. E, dato che la vita ci propone ogni giorno una moltitudine di esperienze diverse, la mente � in continuo mutamento. Esistono poi i "momenti critici", periodi durante i quali siamo pi� predisposti a imparare: un tempo si credeva che queste fasi si concludessero con l'et� adulta, ma oggi si � visto che la capacit� di apprendere continua anche durante la vecchiaia, diventando magari meno performante ma comunque sempre in grado di produrre nuove connessioni". L'esperienza, quindi, � in grado di cambiare anche la morfologia del nostro sistema nervoso: tornando ad Angelo, ostinato non-obliteratore, potremmo forse ipotizzare che qualcosa nel suo cervello abbia fatto un momentaneo blackout. Vi sono infatti alcune zone del cervello che sono strategiche affinch� l'esperienza faccia bene il suo dovere. Innanzitutto la corteccia prefrontale, che si trova nella parte anteriore: il suo ruolo � inibire gli atteggiamenti inappropriati, ed � anche la centralina del nostro comportamento sociale. Ma non finisce qui. "Anche problemi all'amigdala, il fulcro del sistema limbico che sovraintende le emozioni, possono trarci in inganno, non facendoci percepire la paura men tre assumiamo un comportamento a rischio", dice Balconi. Ma l'esperienza non � soltanto un meccanismo fisiologico. A provare a decifrare il suo funzionamento ci si � messo persino un premio Nobel (per l'economia nel 2002), lo psicologo Daniel Kahneman. Che, a un Ted Talk del 2010, ha spiegato come dentro di noi convivano due "s�": il s� che vive le esperienze e il s� che ricorda. I due s� percepiscono la realt� in modi differenti. Il s� che vive le esperienze, spiega Kahneman, "vive la sua vita in maniera continua, ha esperienze che si susseguono una dopo l'altra, momento dopo momento. E cosa succede un attimo dopo alla stragrande maggioranza di questi momenti? La risposta � molto semplice: sono perduti per sempre". Per fortuna interviene il s� che ricorda, che per farlo, per�, deve sintetizzare l'esperienza provata in una memoria-narrazione, integrandola in modo coerente con quello che sappiamo del mondo (e di noi stessi) fino a quel momento. Il s� che ricorda le esperienze, sostiene Kahneman, fa molto di pi� che ricordare e raccontare storie. � lui che in definitiva regola il nostro comportamento. "Il s� che vive le esperienze non ha voce in quello che faremo: di fatto, noi non sfruttiamo le nostre esperienze, ma solo i ricordi che ne abbiamo". Questi ricordi, secondo lo psicologo israeliano, sono soggetti a due importanti variabili: i picchi e la conclusione. I picchi, che sono gli eventi pi� intensi della nostra esperienza, si custodiscono con pi� freschezza nella mente. Ma � soprattutto la fase finale dell'evento a determinare la qualit� del ricordo. Ricordiamocelo al prossimo colloquio di lavoro: non � come ci presentiamo ma come ci congederemo ci� che rester� nella memoria di chi ci ha incontrato. Tornando a Osvaldo e Angelo, � possibile che con il primo, quello che alla seconda occasione ha deciso di andare a piedi, i controllori siano stati pi� bruschi, oppure che gli altri passeggeri abbiano avuto parole o atteggiamenti di riprovazione nei suoi confronti. Forse Osvaldo si � sentito umiliato, e questo marcher� per sempre quel ricordo. Anche l'emotivit� gioca insomma un ruolo importante in quello che ricordiamo, e di conseguenza impariamo, da un'esperienza. "Pi� � coinvolgente e pi� conserveremo memoria di ci� che � accaduto", conferma Carlo Alfredo Clerici, docente di Psicologia generale all'Universit� Statale di Milano. Tuttavia, per essere ricordata, un'esperienza non deve necessariamente essere "forte": "In realt� le esperienze segnano sempre chi si adatta flessibilmente alla realt� ed � aperto ad accogliere nuovi stimoli che modificheranno la sua conoscenza delle cose: solo chi non ha schemi rigidi evolve grazie a quanto vive e scopre. Oppongono invece resistenza coloro che, da una prospettiva psicoanalitica, hanno meccanismi di difesa potenti, che bloccano le emozioni necessarie perch� l'esperienza diventi significativa e, come tale, degna di un ripensamento e di una memorizzazione. Un modo classico per resistere all'addestramento dell'esperienza � quello di scaricare la frustrazione dei propri errori sugli altri, affrancandosi cos� dal proprio fallimento". Forse Angelo se l'� presa con l'inflessibilit� dei controllori, piuttosto che con la propria cattiva abitudine di non tenere mai un biglietto nel portafogli. Quando riceviamo un'informazione, infatti, questa tende a scomparire e a deteriorarsi rapidamente se non la elaboriamo subito, deducendo le informazioni importanti che ci saranno utili quando ci troveremo in situazioni analoghe. "Un'altra categoria di persone cui l'esperienza a nulla serve sono gli antisociali, che non hanno sensibilit� per gli altri e neppure per la punizione. Sono i grandi delinquenti, recidivi per eccellenza" spiega Giampaolo Perna, psichiatra di Aiamc (Associazione italiana degli psicoterapeuti cognitivo-comportamentali). Che Angelo sia un mascalzone? Un sospetto lo avevamo avuto, ma non esageriamo. Altro meccanismo legato all'esperienza � il "pensiero controfattuale": in pratica, il rimuginare sull'accaduto, fondamentale per imparare dai nostri errori. Uno studio di Felipe De Brigard, del Duke University's Center for Cognitive Neuroscience, spiega la particolare funzione del "pensiero controfattuale", cio� quella tendenza a rimettere in scena nella mente un momento passato, cambiandone uno o due dettagli che modifichino gli sviluppi. Come quando ci domandiamo "E se quel giorno non fossi andato a quella festa e non avessi conosciuto quella che ora � mia moglie, con chi sarei sposato ora?". Il pensiero controfattuale simula scenari, a volte migliori, a volte negativi se non tragici, comunque mistificazioni a posteriori dell'esperienza che possono suscitare sensazioni diverse, come rimpianto o sollievo. Riplasmare il passato non � solo un esercizio intellettuale: fa s� che la paura dello scenario peggiore ci metta all'erta sulle possibili conseguenze dei nostri sbagli, cos� come le emozioni positive ci indicheranno la soluzione migliore. Il pensiero controfattuale, insomma, ci costringe a imparare anche dagli errori che non abbiamo fatto. "Un altro particolare abbastanza importante del rapporto tra vissuto e memoria � che ricordiamo soprattutto le esperienze negative. Per pi� di una ragione. Prima di tutto, come si � visto, perch� l'emotivit� aiuta a fissarle meglio nella memoria. E poi perch� questo meccanismo ha anche una funzione evolutiva, uno stato di allerta che indica subito una situazione potenzialmente pericolosa e la segnala", spiega Michela Balconi. L'esperienza dunque � uno scudo protettivo per il singolo, ma lo �, anche e soprattutto, per la societ�. Fine a se stessa, infatti, ha un valore circoscritto, ma quando viene trasmessa alla comunit� viene ripensata, rielaborata e arricchita fino a diventare conoscenza. "La cultura organizza le esperienze individuali in modo che il loro sapere non vada perduto, � l'elaborazione collettiva che ci distingue nel mondo animale. Anche loro apprendono dalle esperienze, ma non tramandano. Se uno scimpanz� impara a raccogliere le banane aiutandosi con un bastone, � probabile che anche i suoi compagni lo imiteranno. Questa nuova competenza, per�, rester� circoscritta al branco e, senza un linguaggio che la codifichi, andr� perduta", dice Clerici. Possiamo cos� augurarci che Osvaldo e Angelo abbiano raccontato la loro spiacevole avventura a colleghi, amici e fidanzate, allargando a macchia d'olio l'insegnamento tratto da un'esperienza piccola, ma non insignificante, come un biglietto dimenticato. Star Trek: oltre i confini della tv (di Roberto Roveda, "Focus Storia" n. 121/16) - Cinquant'anni fa nasceva la serie di fantascienza pi� rivoluzionaria: interrazziale, pacifista e visionaria - "Spazio, ultima frontiera"... Con queste parole, esattamente cinquant'anni fa, iniziarono i viaggi dell'astronave Enterprise, diretta l� "dove nessun uomo � mai giunto prima". Gene Roddenberry, l'inventore della serie televisiva destinata a essere uno dei pi� longevi successi di sempre, non se la passava benissimo in quel 1966. Aveva superato i quaranta e il suo sogno di diventare scrittore per il cinema e la televisione rischiava di rimanere al palo. Eppure sentiva di avere delle belle storie da raccontare. Storie che aveva raccolto durante la Grande Depressione e il New Deal di trent'anni prima e poi facendo il poliziotto e il pilota di aerei durante la Seconda guerra mondiale. Storie di epoche difficili, che gli avevano dato una certezza granitica: il futuro sarebbe stato senz'altro migliore del presente. Per questo il suo "sentiero tra le stelle" (in inglese "Star Trek") fu cos� diverso. L'idea non aveva nulla a che vedere con la fantascienza americana degli anni Cinquanta, affollata da alieni invasori e minacce dallo Spazio che in piena Guerra fredda esorcizzavano la paura yankee per i "rossi" e l'apocalisse nucleare. Era giunto il momento di raccontare le avventure dei pionieri del XXII secolo e la loro ricerca di nuovi mondi e nuove forme di vita. Era venuto il momento di Star Trek. E infatti il primo episodio fu trasmesso dalla rete televisiva Nbc l'8 settembre 1966, con il titolo Trappola umana. La serie ottenne un buon successo anche se non sfond� in termini di ascolto. Entr� per� nell'immaginario di chi stava crescendo al ritmo dei Beatles e stava scoprendo la cultura hippy: giovani che si riconobbero in eroi dal volto umano come il capitano Kirk e il dottor McCoy e nei dilemmi identitari del signor Spock, met� umano e met� del pianeta Vulcano, diviso tra razionalit� e passioni. "Star Trek era un modo per spiegare che l'umanit� sarebbe diventata saggia e matura soltanto il giorno in cui avesse cominciato non solo a tollerare, ma ad amare le idee e le forme di vita diverse dalla propria", ha spiegato Gene Roddenberry. E infatti l'Enterprise, pur dotata di armi di distruzione di massa, � nata per esplorare e conoscere, non per conquistare e dominare. Alla base di Star Trek c'era l'ideale della Pace galattica, in un momento in cui Stati Uniti e Russia si fronteggiavano con arsenali nucleari capaci di cancellare pi� volte il nostro pianeta. Lo spirito della serie � tutto nella Prima Direttiva, il comandamento fondamentale, inventato da Roddenberry: i membri della Federazione dei Pianeti Uniti (una specie di Onu del futuro) non devono interferire con civilt� meno progredite tecnologicamente, limitando al massimo i contatti. Nel mondo reale, gli americani erano nel pieno del loro intervento nel Sud-est asiatico, impegnati nel conflitto del Vietnam. "Mi ero reso conto che con la creazione di un nuovo mondo con regole nuove si poteva parlare pi� facilmente di sesso, religione, Vietnam, missili nucleari", spieg� ancora Roddenberry. "Questo � tutto quello che feci in Star Trek". In realt� Roddenberry fece molto di pi�, rompendo tab� che resistevano da secoli nella societ� americana. A cominciare dal ponte di comando dell'Enterprise, dove si vedevano collaborare l'americano Kirk, il russo Chekov, l'asiatico Sulu, l'afroamericana Uhura, l'alieno Spock. E proprio in Star Trek tra il capitano Kirk e l'affascinante Uhura - un nome che in swahili significa "libert�" - si mise in scena il primo bacio interrazziale nella storia del piccolo schermo. Nonostante le tante innovazioni (o forse proprio per questo?) la Nbc giudic� Star Trek troppo colto e dopo due stagioni decise di mantenere serie e personaggi, ma senza Roddenberry: bisognava dare spazio a trame pi� semplici e spettacolari. Fu un errore: la terza stagione fu un disastro per l'audience e la serie venne cancellata dopo il settantanovesimo episodio. Era il 3 giugno 1969. Il cast venne congedato, i set smantellati, i modellini dell'Enterprise riposti in soffitta. Gli episodi continuarono a circolare nei circuiti televisivi minori e all'estero, verso l'oblio catodico. Eppure furono proprio le repliche infinite di quei 79 episodi (in Italia arrivarono negli Anni '80) a segnare la popolarit� di Kirk e soci. In modo quasi clandestino, Star Trek divenne un fenomeno di massa. E la Nbc se ne accorse, subissata di richieste per una nuova serie (che per� non si fece). Si organizzarono gruppi di fan, chiamati Trekkers o Trekkees e nel 1972 a New York venne organizzata la prima convention internazionale. Tra il 1974 e il 1976 venne anche prodotta una serie a cartoni animati con personaggi doppiati dai protagonisti del telefilm. I gadget tecnologici della serie (comunicatori, tricorder, pistole phaser) diventarono oggetti di culto. Anche perch� pi� passavano gli anni, pi� quelle trovate anticipavano la realt�. Lo ha ammesso persino l'astrofisico Stephen Hawking, anche lui un trekky: "La fantascienza come Star Trek non � solo un divertimento, ma assolve anche uno scopo serio, che � quello di espandere l'immaginazione umana. Con Star Trek possiamo fare congetture su come potrebbero essere gli sviluppi della scienza". La consacrazione arriv� nel 1976, quando il primo esemplare dello Space shuttle venne battezzato Enterprise: al primo volo c'erano i protagonisti del telefilm e Roddenberry. A quel punto, per Kirk e soci tornare sullo schermo era solo questione di tempo. Nel 1979 Star Trek divenne un kolossal cinematografico, pensato per fronteggiare il successone di Star Wars, uscito nel 1977. Da allora, alla "serie classica", quella degli anni Sessanta, seguirono una mezza dozzina di altre serie tv ambientate in un futuro sempre pi� lontano e ben tredici film della saga. L'ultimo, Star Trek Beyond, � uscito quest'anno. Roddenberry ha vissuto solo in parte questo successo. � morto nel 1991 e le sue ceneri sono state spedite in orbita attorno alla Terra in una capsula. In suo onore sono stati battezzati un asteroide (il 4659 Roddenberry) e un cratere su Marte. Un omaggio a un autore visionario che, televisivamente parlando, arriv� davvero "dove nessun uomo � mai giunto prima". Spazio 1999: la fantascienza all'europea Quest'anno ricorrono anche i quarant'anni dallo sbarco in Italia di Spazio 1999, serie fantascientifica degli anni Settanta. Gli episodi, furono girati a partire dal 1973 da una produzione italo-britannica sulla scia dell'entusiasmo suscitato dalla corsa per la conquista dello spazio tra Usa e Urss. Si ambient� la serie in un futuro prossimo, il 1999: si immaginava che i voli "di linea" verso la Luna in pochi anni sarebbero diventati facili come prendere l'aereo, e che i viaggi oltre il Sistema solare sarebbero stati realt�. Fu un errore. Questa la trama: sulla Luna, in una grande base spaziale chiamata Alpha abitano 300 persone, a custodia di grandi depositi di scorie nucleari. La principale fonte di energia usata sulla Terra �, infatti, l'energia nucleare. I depositi esplodono e la gigantesca deflagrazione porta la Luna fuori dall'orbita terrestre. Comincia cos� l'odissea degli "alfani" alla ricerca di un nuovo pianeta dove insediarsi. Lo sbaglio fondamentale degli autori, fu collocare i fatti in un futuro troppo vicino, che si riveler� senza basi lunari e senza viaggi interstellari. Anche se il problema delle scorie nucleari � reale. Cioccolato fondente: grinta e buonumore ("RivistAmica" n. 9/16) - Buono e salutare, � anche alleato di bellezza. Un alimento che, oltre a conquistare tutti con il suo sapore intenso e inconfondibile, aiuta a mantenersi in forma e ritrovare il benessere - Le sue radici affondano in oltre 4.000 anni di storia, ha attraversato gli oceani e conquistato le papille gustative di tutto il mondo: � il cioccolato fondente, che si ottiene dalla lavorazione dei semi dell'albero del Cacao. Originario dell'America Meridionale, il Cacao viene coltivato da millenni e nelle civilt� precolombiane come Maya e Aztechi aveva un ruolo centrale nell'alimentazione e significati simbolici e religiosi: non a caso il nome scientifico della pianta � "Theobroma Cacao" che significa proprio "cibo degli Dei". Nel corso del tempo, nelle Americhe si cominci� a bere una bevanda al cacao, preparata con i semi tostati e macinati mescolati ad acqua calda o a freddo con l'aggiunta di farine e minerali, chiamata "xocoatl", da cui deriva proprio la parola "cioccolato": veniva aromatizzata con vaniglia, peperoncino e pepe ed era caratterizzata da una schiuma ottenuta travasando pi� volte la bevanda da un recipiente all'altro. Cacao e bevanda al cioccolato giunsero in Europa nel 1519 con il condottiero spagnolo Hernan Cortes: qui la cioccolata liquida venne addolcita con vaniglia e zucchero, diventando presto un alimento apprezzato per le virt� miracolose che gli venivano attribuite. Solo nell'Ottocento si ebbe finalmente la tavoletta di cioccolato: nel 1828 l'olandese Casparus J. Van Houten trov� un metodo innovativo per estrarre il burro di cacao e ottenere il cacao in polvere. Da qui, si pass� alla creazione del cioccolato solido e nel 1849 la ditta inglese Fry & Sons lanci� sul mercato le prime tavolette. Nel 1879 lo svizzero Rudolf Lindt invent� il cioccolato fondente e nello stesso anno un altro svizzero, Daniel Peter, fabbric� il primo cioccolato al latte, con il latte in polvere inventato nel 1867 dallo svizzero Henri Nestl�. In Italia il cioccolato pi� amato e pi� consumato � quello fondente: ma come distinguere quello di alta qualit�? � importante prima di tutto l'impatto visivo: il buon cioccolato fondente si riconosce per la lucentezza senza macchie e per il colore molto scuro e rossiccio. Il profumo � leggermente vanigliato, per via della massiccia dose di cacao presente nell'impasto. Non resta che dare un morso: il cioccolato fondente si spacca e si scioglie velocemente sul palato regalando una sensazione di dolcezza che nell'istante successivo lascia posto al gusto amaro, tipico della cioccolata priva di zuccheri. Sono tante le propriet� benefiche che vengono attribuite al cioccolato fondente che, avendo una quantit� minima di zuccheri, � un vero toccasana per l'organismo. Per questo � senza dubbio da preferire a quello al latte e bianco, poveri di antiossidanti e vitamine ma ricchi di grassi. Secondo alcuni studi, il cioccolato fondente � anticoagulante e antinfiammatorio e in grado di contrastare colesterolo e mal di testa. Il suo alto contenuto di flavanoidi lo rende inoltre un alimento con un ruolo importante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Grazie alla serotonina che contiene, svolge un'azione eccitante e antidepressiva sul sistema nervoso, aiutando a ritrovare il buonumore: al cioccolato si associano effetti psicologici simili a quelli di un bacio. Sar� per questo che quando siamo tristi non rinunciamo mai ad assaporarne un quadratino? E per la linea? Gli studi in merito hanno evidenziato propriet� "dimagranti" del cioccolato per la presenza delle catechine, antiossidanti benefici per il metabolismo del corpo: pu� essere quindi inserito in una dieta equilibrata, magari come spuntino al mattino. Fate per� attenzione alle dosi: 100 grammi di cioccolato fondente contengono 500 calorie e 33 grammi di grassi. � consigliabile non consumare cioccolato o cacao in dosi esagerate e non superare i 20 grammi al giorno. Australia da riscoprire (di Silvia Pino, "Ulisse" n. 378/16) - Viaggio attraverso gli spazi sconfinati della terra degli antipodi, laddove � il contrasto a impadronirsi dell'immaginazione - Attraverso l'obl�, mentre si vola per giungere agli antipodi del globo, il mondo si capovolge offrendo uno spettacolo surreale. Notte e giorno sono solo indicazioni di una sceneggiatura di viaggio, ma quando si mette piede nella terra "di sotto", Down Under, il contrasto s'impadronisce immediatamente dell'immaginazione. Dev'essere stata quest'ultima, assieme all'intuizione, ad aver spinto l'uomo a pensare sin dall'antichit� che qualcosa, nel punto opposto rispetto alle terre conosciute, dovesse necessariamente esistere per controbilanciare il peso del continente euro-asiatico sul globo terrestre. Era la "Terra Australis Incognita": immaginaria, avvolta nel mistero, eppure reale. Ultimo continente scoperto dagli esploratori occidentali, l'Australia ospita la popolazione che pi� a lungo nella storia dell'umanit� ha risieduto nello stesso luogo sviluppando una delle culture pi� antiche. Con il primato di isola pi� grande al mondo, ogni sua caratteristica culturale e, con essa, ogni esperienza di viaggio, � determinata tanto dalla variet� morfologica quanto dalla popolazione che vi abita - o che non vi abita. Gi�, perch� nonostante le sue dimensioni (quattro volte l'Europa) la terra Down Under occupa l'ultimo posto al mondo per densit�, con 2,7 abitanti per km�2. Outback, Never Never, Bush, Foresta Pluviale e Grande Barriera Corallina rappresentano i principali ambienti naturali in cui immergersi per assaporarne a pieno l'essenza. Il viaggio pu� iniziare dall'Outback, il paesaggio australiano per eccellenza, l'entroterra fatto di lunghi tramonti e monumenti naturali che si dissolvono nel deserto del "Never Never", del nulla e del mai. Arido, sterminato, l'occhio si perde nell'orizzonte di un territorio che nemmeno gli australiani sono mai riusciti a delimitare. � in luoghi come Alice Springs, circondata da centinaia di chilometri di deserto di sabbia rossa, che il viaggiatore pu� immergersi nella cultura aborigena, sospesa tra il mito del Dreamtime, storie antiche tramandate oralmente e opere d'arte. Con un clima tipicamente mite, un sole che celebra la voglia di vivere l'aria aperta e una natura a volte bizzarra e mai scontata, le esperienze da vivere e i posti da vedere sono variegati e tutti incredibili. Tra questi, la Grande Barriera Corallina, un labirinto di atolli, lagune e grotte che si estendono per 344.400 km�2, un'area pi� grande dell'Italia. Lo snorkeling diventa cos� un'esperienza indimenticabile, che permette di incontrare gli abitanti del pi� complesso ecosistema marino del pianeta. Se si decide di non sperimentare una nuotata tra gli squali balena a Ningaloo, nell'Australia Occidentale, basta avvicinarsi alle grandi citt� del New South Wales, dove le esperienze (acquatiche e non solo) si fanno pi� estreme e originali. Come atterrare sull'acqua a bordo di un idrovolante, e godere di un pranzo glamour dopo aver sorvolato Sydney con le sue baie nascoste, le spiagge, l'imponente Opera House e l'Harbour Bridge. O come librarsi nell'aria a bordo di una romantica mongolfiera per stupirsi del fascino di Canberra, la citt� circondata dal bush - la prateria australiana -, scelta nel 1908 appositamente per diventare capitale. Giungendo in Tasmania, al Saffire Freycinet, rifugio elegante immerso in un territorio selvaggio, non c'� nulla di meglio che raccogliere direttamente dalle acque cristalline i molluschi coltivati. Su di un tavolo apparecchiato direttamente in acqua, il piacere di sgusciare e gustare le ostriche locali diventa impareggiabile. Come quello dei vini d'eccellenza da scoprire in una delle 65 regioni vinicole australiane e, infine, abbandonarsi ai piaceri di una cucina creativa ed eclettica, magari stando seduti in uno dei tanti paesaggi australiani, nella scenografia pi� sorprendente del pianeta. Una gita a Verona ("RivistAmica" n. 9/16) - Piccola guida alla citt� degli innamorati, che sorge sulle sponde dell'Adige - "Non c'� mondo per me al di l� delle mura di Verona". � con questi celebri versi, incisi su una targa posta nella parte interna della porta di piazza Br�, l'antico accesso al centro abitato, che la citt� d� il benvenuto ai turisti. Le parole che William Shakespeare ha messo in bocca a Romeo spiegano bene il senso d'orgoglio dei veronesi per una citt� che storia e letteratura hanno fatto diventare un mito. Non � un caso quindi che, il 30 novembre del 2000, l'Unesco abbia deciso di iscrivere Verona nella lista dei patrimoni mondiali dell'umanit� perch� rappresentante di "uno splendido esempio di citt� che si � sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni, integrando elementi artistici di altissima qualit� dei diversi periodi che si sono succeduti" oltre ad incarnare "in modo eccezionale il concetto della citt� fortificata in pi� tappe caratteristico della storia europea". Facendo una passeggiata per le vie del centro non si fa fatica a capire le ragioni di questo riconoscimento. Seguendo le antiche linee dell'urbe romana si incontrano alte torri, chiese marmoree e palazzi seicenteschi che fanno riaffiorare memorie gotiche e leggende medievali. La famosissima Arena e l'altrettanto celebre balcone di Giulietta non fanno altro che consacrare Verona una delle citt� italiane pi� belle e ricche di storia. In pochi sanno che il principale "sponsor" della citt� scaligera (chiamata cos� in onore della famiglia della Scala che la govern� dal 1262 al 1387), William Shakespeare, non visit� mai Verona. Per scrivere "Giulietta e Romeo", lo scrittore inglese si lasci� ispirare "solo" dall'immagine che ne avevano dato nelle loro opere Luigi Da Porto, Masuccio Salernitano e Matteo Bandello. Cos� come la citt� descritta non � copia esatta della Verona del 1300, anche i due protagonisti non sono mai esistiti, e fino al 1935 non esisteva nemmeno il famosissimo balcone della Casa di Giulietta in via Capello, oggi meta di un pellegrinaggio perenne di innamorati e turisti. Tra le mille attrazioni della citt� non si pu� non approfittare della bellezza frenetica di piazza delle Erbe. Sorta sopra l'area del foro romano cittadino regala al visitatore un'atmosfera unica nella quale perdersi ammirando gli elementi architettonici di varie epoche: dalla fontana di Madonna Verona, fatta erigere nel 1368 dal principe Cansignorio della Scala e che ha al centro un'antica statua romana, al barocco di Palazzo Maffei, passando per il gotico della Colonna antica, un pilastro del 1401 che porta le insegne dei Visconti di Milano. Poco distante, in direzione di piazza della Signoria, ci si imbatte in un museo a cielo aperto, espressione massima del gotico veneto: le arche scaligere. Dulcis in fundo: l'arena. Anfiteatro romano, risalente al I secolo, oggi � il pi� grande teatro lirico all'aperto del mondo. Anche se la stagione si interrompe nei mesi autunnali e invernali, basta passeggiare in piazza Br� per rimanere stregati da un maestoso monumento che � stato capace di resistere a invasioni barbariche, terremoti e a 2000 anni di storia. Arisa, ma quante cose hai per la testa? (di Giusy Cascio, "Tv Sorrisi e Canzoni" n. 47/16) - In tv si diverte, e ha tanti nuovi progetti - "Stasera sono cinese. La mia stylist ha fatto un ottimo lavoro". Nel suo camerino a "X Factor", poco prima della diretta, Arisa cerca il modo di spiccare, anche nel look, nel gruppo dei giudici, con un abito orientaleggiante. "Pi� cinese che giapponese" spiega. "Non voglio sembrare una geisha". - Come si sente, circondata in giuria da tre uomini agguerritissimi? "Bene. Tranquilla. Tanto non me li devo mica portare a casa!". - Il pi� simpatico chi �? "Sono tutti simpatici a modo loro". - Il pi� competente? "Musicalmente Alvaro Soler. Dal punto di vista vocale, io. Quanto a genere e suoni, Manuel Agnelli. Il migliore per l'aspetto discografico � Fedez". - Il pi� galante? "Fedez � galante solo quando viene incoraggiato. Manuel � galante nella sua essenza". - E Alvaro? "Lui mi fa arrabbiare perch� non sono riuscita ancora a capire fino in fondo che cosa pensa di me". - Si diverte a "X Factor"? "S�, perch� ascolto musica tutto il tempo. E poi si svolge a Milano, la citt� dove vivo, e ho la possibilit� di avere una vita normale, andare a fare la spesa, cucinare... E posso farlo con le cuffie nelle orecchie, alla ricerca del pezzo perfetto per i ragazzi della mia squadra". - In che modo li incoraggia ad andare avanti di puntata in puntata? "Certe volte danno loro la carica a me. Dal canto mio, se sono bravi glielo dico chiaramente, se sono asini pure. In modo diretto e sincero: non amo i giri di parole. I ragazzi stanno crescendo molto, sar� sempre pi� dura trovare le canzoni vincenti da assegnare". - Sulle assegnazioni dei brani da cantare in diretta si litiga spesso. "Manuel e Fedez su questo sono molto diversi. Uno dice: "Questo � il pezzo pi� brutto della storia". L'altro: "Questa � la migliore esibizione di sempre". Mah....". - Per lei invece la canzone pi� bella di tutti i tempi qual �? ""Altrove" di Morgan. Il ritornello �: "Ho deciso di perdermi nel mondo, anche se sprofondo". Ci si pu� perdere in tanti modi. Ma senza farsi male. Per esempio, quando sei un po' brillo vedi il mondo in modo pi� disteso. Ma a esagerare con l'alcol ti fai male. E con ci� chiudiamo le polemiche sullo champagne. Ora prima dei live, per rilassarmi, mi trucco". - Che cosa si nasconde dietro ai suoi continui cambi di look? "Io non cambio solo aspetto, cambierei vita ogni giorno. E cambio spesso pure l'alimentazione. La settimana scorsa ero fissata con un decotto di aglio, zenzero e peperoncino. Ne bevevo due bicchieri da mezzo litro al mattino". - Ma c'� un colore di capelli che proprio non la rappresenta? "No, li proverei tutti. Anche insieme: rossi, verdi, blu... Arcobaleno, come se li fece una mia compagna alle scuole superiori, quando si innamor� di un dj". - Perch� dice le parolacce in diretta? In molti la criticano. "Prima o poi si stancheranno. Con i detrattori c'� sempre un rapporto di amore-odio, proprio come con i genitori. Quando ti vedono uscire di casa dicono: "Dove vai vestita cos�?". Ti criticano, ma in fondo ti amano". - C'� un programma che condurrebbe? "Lo Zecchino d'oro. Quest'anno sar� ospite, magari il prossimo mi chiamano a presentare, chiss�". - Le piacerebbe fare l'autrice tv? "Ogni tanto scrivo delle cose, ma quando le presento agli autori non mi prendono tanto sul serio. Ma ora conto di sposarmi con un regista e... Scherzo! In realt�, dopo aver pubblicato due romanzi, ora penso ad altro". - Un nuovo libro o un nuovo album? "Potrei scrivere un saggio sulla felicit� di essere zitella, ma poi sola ci resto davvero. E non mi va. Un album, invece, c'�. Racchiude le canzoni pi� significative della mia carriera fin qui, da "Sincerit�" a "La notte", da "Controvento" a "Malamoren�". Farlo mi � servito per riflettere su chi sono e su chi voglio diventare". - Nel disco c'� un inedito in cui duetta con Tricarico. "Lavorare insieme mi ha resa felice. Lui � come me: indecifrabile, fuori dai canoni, ma per questo interessante". - Quando la rivedremo in tour? "Nel 2017 far� una serie di concerti nei teatri con la mia band. A gennaio sar� a Lugano e a Ferrara. A febbraio arrivo a Firenze, Bologna, Roma, Vicenza. A marzo a Torino e Milano..." - Torner� a Sanremo? "Di nuovo?". - Cosa le manca che ancora non ha? "La casa dei miei sogni, la mia famiglia vicina. Quelli che si lamentano perch� a 30 anni vivono con i genitori non li capisco. Ma beati loro!".