Febbraio 2020 n. 2 Anno V Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice Disonest� contagiosa Sessualit�: siamo sempre pi� assediati Witold Pilecki: l'uomo che mor� due volte Margherita di Savoia: la regina influencer Disonest� contagiosa (di Dan Ariely, "Le Scienze" n. 615/19) - La disonest� genera altra disonest�, facendo diffondere rapidamente nella societ� i comportamenti disonesti. - Immaginate di andare in municipio a richiedere un permesso per lavori di ristrutturazione a casa. L'impiegata che riceve il vostro modulo vi dice che, a causa del gran numero di richieste che arrivano all'ufficio, ci possono volere fino a nove mesi prima che il personale rilasci il permesso, ma se le date 100 dollari il vostro modulo sar� messo in cima alla pila. Vi rendete conto che vi ha appena chiesto una bustarella: un pagamento illecito per ottenere un trattamento preferenziale. � probabile che vi vengano in mente un sacco di domande: � meglio pagare per accelerare le cose? I miei amici o i miei parenti lo farebbero? Probabilmente, per�, non vi chiederete se il fatto che vi sia stata fatta quella richiesta, di per s�, influenzi una decisione etica successiva. Questo � il genere di domande che i ricercatori che studiano il comportamento si pongono per cercare di capire come si diffonde la corruzione. L'ampiezza del fenomeno della corruzione � difficile da misurare, ma secondo le stime della Banca Mondiale si ipotizza che gli scambi di tangenti ammontino a 1000 miliardi di dollari ogni anno. Nel 2018 Transparency International ha riferito che pi� di due terzi dei 180 paesi in cui aveva effettuato ricerche avevano ottenuto un punteggio inferiore a 50 su una scala da 0 ("molto corrotto") a 100 ("molto onesto"). Regolarmente ci sono grandi scandali che fanno notizia in tutto il mondo, per esempio quando nel 2016 l'impresa edile brasiliana Odebrecht ha ammesso di aver pagato pi� di 700 milioni di dollari di tangenti a politici e burocrati di 12 paesi, ma � molto comune anche la corruzione di piccola scala, fatta di favori scambiati tra poche persone. Il Barometro globale di percezione della corruzione (Global Corruption Barometer) compilato da Transparency International per il 2017 indica che una su quattro fra le persone intervistate ha affermato di aver pagato una tangente per accedere ai servizi pubblici nell'anno precedente e quasi una su tre fra quelle che dichiaravano di aver pagato si trovava in Medio Oriente o in Nord Africa. Che sia su grande o piccola scala, la corruzione impedisce lo sviluppo socioeconomico delle nazioni. Colpisce le attivit� economiche, indebolisce le istituzioni, interferisce con la democrazia ed erode la fiducia dei cittadini nei funzionari pubblici, nei politici e nei propri vicini. Capire la psicologia alla base del fenomeno potrebbe dimostrarsi di importanza cruciale per affrontare il problema. Purtroppo i nostri studi suggeriscono che la semplice esposizione alla corruzione sia corruttiva. Se non si prendono misure preventive, la disonest� pu� diffondersi da persona a persona in modo nascosto e indesiderato, come una malattia, erodendo norme sociali ed etica, e una volta che si � consolidata una cultura basata sull'imbroglio e sulla bugia, scalzarla diventa difficile. Contagio Immaginate di aver rifiutato la richiesta di tangente dell'impiegata. Che effetto avrebbe questa esperienza sul modo in cui rispondereste a un dilemma etico successivo? Abbiamo cercato di rispondere alla domanda con studi di laboratorio che abbiamo effettuato insieme a Vladimir Chituc, Aaron Nichols, Heather Mann, Troy Campbell e Panagiotis Mitkidis; questi studi sono all'esame di una rivista accademica per una pubblicazione. Abbiamo invitato alcune persone nel laboratorio comportamentale dell'universit� per partecipare a un gioco in cui dovevano lanciare un dado virtuale per ottenere una ricompensa. A tutti era stato detto che avrebbero ricevuto un compenso in base al risultato ottenuto in diversi lanci del dado. In pratica, per�, i partecipanti avevano la possibilit� di dichiarare risultati diversi da quelli ottenuti, in modo da guadagnare pi� soldi. In questo modo, tutti i partecipanti dovevano affrontare un conflitto, decidendo se giocare secondo le regole oppure comportarsi in modo disonesto per guadagnare di pi�. Abbiamo ideato questa impostazione sperimentale per determinare come gli individui bilancino le ricompense esterne e interne (o psicologiche) nel prendere una decisione in ambito etico. Una ricerca pubblicata nel 2008 da Nina Mazar, On Amir e uno di noi (Ariely) indica che la maggior parte delle persone agisce in modo non etico se riesce a trarre beneficio e allo stesso tempo a preservare la propria immagine morale di s�, un'osservazione che gli autori hanno chiamato teoria della conservazione dell'autoconcetto. Nel nostro gioco i partecipanti dovevano fare 30 lanci di un dado virtuale su un iPad. Molti ricercatori di economia comportamentale hanno usato scenari simili con dadi reali e monete per valutare la disonest� nei cosiddetti giochi decontestualizzati, cio� giochi che non subiscono l'influenza delle norme sociali o culturali. Prima di ogni lancio i partecipanti dovevano scegliere mentalmente un lato del dado (sopra o sotto) e poi dovevano riferire la scelta dopo aver visto il risultato del lancio. Alla fine avrebbero ricevuto una somma di denaro fissa per ogni punto sul lato indicato per ogni lancio. In questo modo tutti avevano un incentivo economico a imbrogliare, riferendo di aver scelto il lato che avrebbe pagato di pi�. Per esempio, se il risultato del lancio presentava il due sopra e il cinque sotto, le persone potevano essere tentate di dire che prima del lancio avevano scelto il lato "sotto", anche se non era vero. Questo esperimento non ci permette di sapere se qualcuno ha imbrogliato su un lancio specifico. Ma quando si aggregano i risultati di tutti i lanci e di tutti i partecipanti, si pu� paragonare la proporzione di risultati favorevoli scelti dai partecipanti con quella casuale (50 per cento) per valutare quanto sia diffusa la disonest�. Dopo aver ricevuto informazioni sul gioco e sul fatto che durante la sessione avrebbero guadagnato soldi che sarebbero rimasti a loro, i partecipanti sono stati assegnati casualmente a una versione che pagava poco o a una che pagava tanto. Quelli assegnati alla versione che pagava tanto facevano esattamente la stessa cosa di quelli nella versione che pagava poco, ma guadagnavano dieci volte di pi�. Tutti sapevano dell'esistenza dell'altra versione del gioco. In seguito, a met� dei partecipanti alla versione che pagava poco � stata offerta la possibilit� di pagare una tangente per passare alla versione che pagava tanto. Gli assistenti di ricerca che gestivano l'esperimento presentavano quell'opportunit� come illecita, per generare un dilemma morale simile a quello che potrebbe insorgere nella vita reale. L'assistente affermava che il capo non c'era, e che quindi sarebbe stato facile spostare il partecipante nella versione del gioco che pagava tanto senza che nessuno lo scoprisse. Cos� alla fine avevamo tre gruppi di persone: quelle nella versione del gioco che pagava poco e non esposte alla richiesta di tangente, quelle nella versione che pagava tanto e non esposte alla richiesta di tangente e quelle esposte alla richiesta di tangente; quest'ultimo gruppo si poteva ancora dividere tra chi aveva pagato e chi si era rifiutato di pagare. Questa divisione ci permetteva di valutare quanto sarebbe stato etico il comportamento delle persone esposte alla richiesta di tangente dopo aver ricevuto quell'offerta. Nel nostro laboratorio comportamentale abbiamo condotto tre versioni del test, con un totale di 349 volontari. Nei primi due studi abbiamo offerto ad alcuni partecipanti l'opportunit� di pagare una bustarella di 2 dollari per passare alla versione del gioco che pagava tanto e l'85 per cento di loro ha pagato. La cosa fondamentale che abbiamo osservato � che nelle partite successive i partecipanti che avevano ricevuto la richiesta di tangente baravano pi� di quelli che non l'avevano ricevuta. Nel secondo studio, per esempio, i partecipanti esposti alla richiesta di tangente baravano il 9 per cento in pi� rispetto a quelli che giocavano alla versione del gioco che pagava tanto e il 14 per cento in pi� rispetto a quelli assegnati alla versione che pagava poco ma a cui non era stata fatta la richiesta di pagare la tangente. In un terzo studio abbiamo verificato se le persone si comportino in modo pi� immorale quando pagano una tangente o quando sono state semplicemente esposte alla richiesta. Abbiamo reso pi� costosa la bustarella, portata a 12 dollari, e l'82 per cento dei partecipanti ha rifiutato l'offerta, il che ci ha dato un campione ampio di persone esposte alla richiesta di tangente ma che non l'avevano pagata. � stato inquietante scoprire che, anche limitando la nostra analisi a questo gruppo di individui apparentemente etici, coloro che erano stati esposti alla richiesta illecita baravano di pi� rispetto a coloro che non l'avevano ricevuta. Nell'insieme, i risultati di questi tre esperimenti suggeriscono che ricevere una richiesta di tangente erode la caratura morale delle persone, spingendole a comportarsi in modo pi� disonesto nelle scelte etiche successive. Erosione delle norme Il nostro lavoro suggerisce che la corruzione sia come una malattia contagiosa: si diffonde rapidamente tra le persone, spesso attraverso la semplice esposizione, e via via che passa il tempo diventa pi� difficile da tenere sotto controllo. Questo avviene perch� le norme sociali (i modelli di comportamento accettati come normali) influiscono sul modo in cui le persone si comportano in molte situazioni, incluse quelle che implicano dilemmi etici. Nel 1991 gli psicologi Robert B. Cialdini, Carl A. Kallgren e Raymond R. Reno definirono l'importante distinzione tra norme descrittive, cio� la percezione di quello che la maggior parte delle persone fa, e norme ingiuntive, cio� la percezione di quello che la maggior parte delle persone approva o disapprova. Noi sosteniamo che entrambi i tipi di norme influiscano sulla corruzione. Per dirla con parole semplici, sapere che altri pagano tangenti per ottenere un trattamento preferenziale (una norma descrittiva) fa s� che le persone abbiano l'impressione che pagarle sia accettabile anche per loro. Allo stesso modo, pensare che altri ritengano accettabile pagare una tangente (una norma ingiuntiva) fa s� che le persone si sentano pi� a loro agio ad accogliere la richiesta di una bustarella. La corruzione diventa normativa e influisce sulla caratura morale delle persone. Nel 2009 Ariely, insieme agli studiosi del comportamento Francesca Gino e Shahar Ayal, ha pubblicato un articolo in cui si dimostrava la forza delle norme sociali nel plasmare il comportamento disonesto. In due studi di laboratorio i ricercatori avevano valutato le circostanze in cui l'esposizione al comportamento non etico altrui cambiava le decisioni etiche di un individuo. Ne avevano desunto che l'appartenenza di gruppo aveva un effetto significativo: quando un individuo osservava un membro del proprio gruppo che si comportava in maniera disonesta (uno studente con una maglietta che suggeriva che fosse della stessa scuola, che copiava durante un compito), anche l'individuo in questione si comportava in modo disonesto; al contrario, se la persona che si comportava in modo disonesto era un membro di un altro gruppo (uno studente con una maglietta di una scuola rivale), l'osservatore agiva in modo pi� onesto. Ma le norme sociali cambiano anche da una cultura all'altra. Quello che � accettabile in una cultura pu� non esserlo in un'altra. Per esempio, in alcune societ� offrire doni ai clienti o ai funzionari pubblici � un segno di rispetto per il rapporto professionale, mentre in altre culture � considerato una forma di corruzione. Allo stesso modo, i regali offerti a singoli individui in un rapporto professionale possono essere visti come lubrificanti delle trattative d'affari, per usare le parole degli economisti comportamentali Michel Andr� Mar�chal e Christian Th�ni, oppure come pratiche commerciali dubbie. E queste aspettative e regole su che cosa sia accettabile si imparano e si rafforzano attraverso l'osservazione degli altri nello stesso gruppo. Cos�, nei paesi dove si viene spesso a sapere che altri pagano bustarelle per ottenere un trattamento preferenziale, gli individui giungono alla conclusione che pagare tangenti sia socialmente accettabile. Con il tempo, il confine tra il comportamento etico e quello non etico diventa sempre meno netto e la disonest� diventa "il modo in cui si fanno gli affari". � interessante notare che in uno studio transculturale che abbiamo pubblicato nel 2016 insieme a Heather Mann, Lars Hornuf e Juan Tafurt abbiamo scoperto che la tendenza di fondo delle persone a comportarsi in modo disonesto � simile in paesi diversi. Abbiamo studiato 2179 residenti autoctoni in Stati Uniti, Colombia, Portogallo, Germania e Cina. Usando un gioco simile a quello dei nostri studi sulla corruzione abbiamo osservato che i livelli di disonest� in questi paesi erano circa uguali. Indipendentemente dal paese, le persone imbrogliavano a un livello che permetteva un equilibrio tra la motivazione a guadagnare denaro e quella a mantenere un'immagine morale positiva di se stessi. E contrariamente alle convinzioni comunemente diffuse sulle variazioni tra le varie nazioni (che abbiamo stabilito in un altro gruppo di volontari), nei paesi con alti livelli di corruzione (come la Colombia) non abbiamo trovato pi� persone che imbrogliavano rispetto ai paesi con bassi livelli di corruzione (Germania). Allora perch� si osservano grandi differenze internazionali nei livelli di corruzione? La verit� � che anche se le tendenze innate degli individui a comportarsi pi� o meno onestamente sono simili nei diversi paesi, le norme sociali e l'applicazione delle leggi hanno una forte influenza sulle percezioni e sui comportamenti. Nel 2007 gli economisti Raymond Fisman ed Edward Miguel hanno pubblicato uno studio sulle multe per divieto di sosta tra i diplomatici delle Nazioni Unite che vivevano a Manhattan. I ricercatori hanno scoperto che i diplomatici provenienti da paesi con alti livelli di corruzione accumulavano pi� multe non pagate, ma quando le forze di polizia hanno iniziato a poter confiscare le targhe diplomatiche dei colpevoli il numero di multe non pagate scese in maniera significativa. Quel lavoro suggerisce che le norme culturali e l'applicazione delle leggi sono fattori chiave nel plasmare il comportamento etico. Indagare pi� a fondo Ma quali sono i meccanismi psicologici che entrano in gioco in un caso di corruzione? Gli scienziati che studiano il comportamento li hanno esaminati in laboratorio e sul campo. Per esempio, in un recente studio gli economisti comportamentali Uri Gneezy, Silvia Saccardo e Roel van Veldhuizen hanno indagato la psicologia alla base dell'accettazione di una tangente. I ricercatori hanno condotto uno studio di laboratorio con 573 partecipanti divisi in gruppi di tre. Due partecipanti erano in gara per vincere un premio scrivendo barzellette, mentre il terzo doveva scegliere il vincitore. Gli scrittori potevano corrompere i giudici mettendo 5 dollari in una busta quando presentavano la propria proposta. Gneezy e colleghi hanno studiato la reazione dei giudici e l'influenza che il fatto di ricevere una bustarella aveva sul loro giudizio. E hanno scoperto che se potevano tenere la somma solo quando l'avevano ricevuta dal vincitore, allora la tangente distorceva il loro giudizio sulle barzellette, ma se potevano tenerla indipendentemente da quale fosse il vincitore, allora essa non aveva pi� alcuna influenza sulla loro decisione. Questo studio suggerisce che le persone sono influenzate dalle tangenti per interesse personale, non perch� vogliono restituire il favore a chi ha pagato la bustarella. In studi correlati pubblicati nel 2017, Nils K�bis, oggi all'Universit� di Amsterdam, e colleghi hanno messo alla prova l'idea che la corruzione grave emerga in modo graduale attraverso una serie di atti sempre pi� disonesti e hanno scoperto che, in realt�, i partecipanti ai loro quattro esperimenti avevano maggiori probabilit� di comportarsi in modo non etico se avevano l'opportunit� di farlo in modo improvviso, cio� quando erano messi davanti alla tentazione di comportarsi in modo non etico in una singola occasione per ottenere un grosso profitto, piuttosto che quando si trovavano di fronte a una serie di scelte da cui avrebbero tratto piccoli benefici. Come hanno concluso i ricercatori, "a volte la strada per la corruzione non scende lungo una china pericolosa, ma cade in uno strapiombo". Considerato quanto � dannosa la corruzione per le societ�, riteniamo che sia cruciale indagarne pi� a fondo le radici psicologiche. Ci sono tre aree che richiedono ulteriori ricerche. Innanzitutto ci serve una spiegazione pi� completa di quello che porta una cultura a un comportamento meno onesto. Per esempio, che cosa spinge qualcuno a chiedere una tangente? Che cosa influisce sulla probabilit� che qualcuno la accetti? In secondo luogo, quali sono le conseguenze? Chiaramente la corruzione e pi� in generale la disonest� sono contagiose. Ma la ricerca futura potrebbe studiare gli effetti duraturi della corruzione nel tempo e nei vari settori: che cosa succede quando le persone sono esposte alle tangenti di continuo? L'esposizione ricorrente rafforza o indebolisce l'effetto dei casi di corruzione sulla disonest� individuale? Infine, che tipo di interventi sarebbe pi� efficace nel ridurre la richiesta e l'accettazione di tangenti? Per tornare al nostro esempio iniziale, vediamo che lo scambio corrotto offerto dall'impiegata del municipio poteva sembrare banale, o almeno essere considerato un evento isolato, ma purtroppo anche una sola richiesta di tangente ha effetti su chi la fa e su chi la riceve. E bisogna notare che, in un effetto domino, nel tempo pu� influire su tanti individui, pu� diffondersi velocemente nella societ� e, se il fenomeno non viene messo sotto controllo, pu� consolidare una cultura di disonest�. Sessualit�: siamo sempre pi� assediati (di Umberto Galimberti, "Psicologia contemporanea" n. 276/19) - Nell'inflazione di immagini in cui versa, il sesso ha ormai perduto ogni carica eversiva. Depotenziato nel mercato della contrattazione e della ripetizione meccanica. - Le case chiuse sono state veramente chiuse non dalla legge Merlin, ma dallo spostamento della domanda che non chiede pi� scambio sessuale, bens� compravendita dell'immaginario. Ci� che si vende per le strade e nelle case non pi� chiuse, infatti, non � tanto il sesso, quanto la rappresentazione del sesso e lo sfavillio delle immagini che produce. Allo stesso scopo rispondono i locali notturni, la pornografia via Internet, i sexy shop sparsi in tutta Italia per la vendita di video, DVD, attrezzi e indumenti di varia immaginazione. Di tanto in tanto si ha un intervento della Guardia di Finanza per il controllo di questo mercato, il cui giro d'affari � calcolato nell'ordine di diversi milioni. Spesso il controllo porta al sequestro, il sequestro allo stoccaggio in appositi magazzini: l'immaginario sessuale finalmente in cantina. Accomuno prostituzione e produzione di materiale pornografico in base alla mia convinzione che oggi la prostituzione non venda sesso, ma l'allucinazione che il desiderio promuove e che il denaro d� per un attimo l'impressione di poter realizzare. Infatti, a contrattazione conclusa, dove lo sguardo del corpo disabbigliato della prostituta o del travestito ha innescato la sua trappola giocata sulla fascinazione, i due si avviano a quella breve pratica sessuale nella quale la fascinazione implode nel regime che regola ogni nostra attivit� inscritta nella massima "Il tempo � denaro". E cos�, sotto la promessa del sesso, ci� che davvero si compra � la possibilit�, l'idea, l'illusione che la sessualit� sia a portata di mano e finalmente percorribile secondo i tracciati del desiderio. Ma il desiderio non sa cosa vuole, � un atto infondato che trova insopportabile ogni gesto della ripetizione e perci� cerca la novit� che subito invecchia, spostando di continuo il "comune senso del pudore", non perch� siamo diventati pi� emancipati, ma perch� ormai siamo saturi per sovrabbondanza di visioni sessuali giocate su tutti i registri: dalla pubblicit�, dove si vorrebbe far desiderare un prodotto con la stessa intensit� con cui si desidera il sesso, alla pornografia, dove il principio della distribuzione massiccia rende normale ci� che � ovunque diffuso. Tutto ci� � consentito perch�, fra il custode della moralit� e il trasgressore, fra il tutore dell'ordine che d� alla prostituta e al viados il foglio di via e il fruitore che va a rintracciare prostituta e viados su un'altra via, c'� una comune persuasione: in gioco non � il sesso, ma la sua rappresentazione allucinatoria e il ventaglio, promesso e mai mantenuto, delle sue invitanti variazioni. Sono professioniste le prostitute, professionisti sono diventati i viados, professioniste sono entra�neuse e spogliarelliste, professioniste sono le pornostar. Ci� che allora si legge nel mondo notturno dell'eros � la regola diurna che regola gli scambi. In questo modo il sesso, che conosce solo il furto e il dono, nonostante la fantasmagoria del suo scintillio viene sepolto dal principio della contrattazione e della ripetizione, cio� dalle due grandi regole che organizzano il nostro vivere quotidiano. Esse si rivelano pi� forti dell'indignazione morale e della repressione delle forze dell'ordine, perch� non c'� pi� notte se nelle tresche della notte si leggono le rigide leggi del giorno. Il sesso, che � innanzitutto sguardo e volto, esce cos� di scena e perci� diventa o-sceno. Non tanto per la gestualit� scomposta del corpo nudo, ma per la ripetizione monotona e prolungata di questa gestualit�, dove un corpo senza volto si offre con le cadenze ossessive di uno spasmo che ha pi� parentela con i ritmi della morte che con quelli del desiderio. In questo senso dico che nella nostra consumata cultura non c'� pi� sessualit�, ma solo la sua parodia, gi� ampiamente controllata dai produttori della sessualit� che, inscrivendola nella contrattazione e nella ripetizione, hanno finito con l'estinguere il desiderio e la sua fascinazione. Infatti, nel proliferare incontrollato di immagini sessuali, sulle strade, sugli schermi, sulla carta stampata, la sessualit� � estinta in ci� che ha di potenzialmente sovversivo e creativo, perch� ci� che circola � solo la ripetizione monotona di una promessa mancata, dove il sesso � rigorosamente arruolato nel professionismo, nella contrattazione e nella ripetizione: le regole diurne dell'Io, non gli sconfinamenti di quella follia che ci abita e che trova nella sessualit� non professionale, non contrattata e non ripetitiva la sua prima parola. Witold Pilecki: l'uomo che mor� due volte (di Massimiliano Griner, "Focus Storia" n. 159/20) - Si fece arrestare e mandare volontariamente ad Auschwitz per denunciare al mondo gli orrori del campo. Ma non fu creduto. Sopravvissuto ai nazisti, denunci� gli orrori dei comunisti che invece lo giustiziarono. - Un rapporto di cento pagine, fittamente dattiloscritte a interlinea singola. A redigerlo, in una Roma liberata solo da un anno dall'incubo del nazifascismo, l'ufficiale polacco Witold Pilecki (1901-1948). Cento pagine che svelavano in ogni dettaglio gli orrori del campo di sterminio di Auschwitz. In quel lager Pilecki aveva trascorso oltre due anni e ogni dettaglio era un bruciante ricordo in prima persona da lasciare ai posteri. Dagli Stati Uniti gli avevano chiesto di pubblicarlo, ma lui si era rifiutato. Non se la sentiva di lucrare sulla morte di oltre un milione e mezzo di persone. Tutti dovevano sapere, ma il rapporto era diretto ai suoi superiori. Quello che Witold non sapeva, � che sarebbe rimasto secretato per decenni. Consegnato il rapporto, Witold torn� in patria. Durante la guerra aveva combattuto i tedeschi. Adesso era pronto a combattere i sovietici. Il suo comandante, il generale Wladislaw Anders, punto di riferimento dei polacchi che volevano una Polonia filo-occidentale e che per questo avevano combattuto in Italia sotto le insegne britanniche, lo aveva sconsigliato. Il Paese stava diventando un satellite dell'Urss, la polizia politica filosovietica era sulle sue tracce. Nel mirino c'erano Witold e gli altri patrioti come lui, che avevano combattuto contro l'occupazione nazista. Eroico ulano della cavalleria polacca, cattolico fervente, aveva come motto personale B�g, Honor, Ojczyzna: Dio, onore e patria. Non si sarebbe mai piegato al nuovo regime comunista che guardava a Mosca. A Varsavia Witold fingeva di gestire un negozio di profumi, la stessa copertura adottata nel 1940, durante l'occupazione nazista. Dipingere le etichette dei flaconi lo faceva tornare alla giovinezza, quando sognava di diventare un insegnante d'arte. Intanto aveva ripreso la sua attivit� sotterranea. Dur� poco: l'8 maggio del 1947 venne individuato dagli scagnozzi del regime filo-sovietico. Fu arrestato e sottoposto a tortura. Quello che pativa, raccont� a un famigliare che era riuscito a fargli visita, gli faceva sembrare l'esperienza di Auschwitz un gioco da ragazzi. Perch� gli aguzzini adesso erano i suoi compatrioti. Ma facciamo un salto indietro, al 1939, quando l'attacco alla Polonia fece entrare il mondo in guerra. Hitler l'aveva invasa da ovest, Stalin da est. Si erano accordati facilmente su come spartirsela, collaborando per annientare ogni dissenso. La Polonia come Stato non esisteva pi�, e il suo governo legittimo era in esilio a Londra. Dal XVIII secolo il Paese era ostaggio dei suoi potenti vicini e Witold Pilecki conosceva bene questa storia. Era nato nel 1901 in Carelia, che a quei tempi faceva parte dell'Impero zarista, aveva combattuto contro i bolscevichi nel 1919 e contro i tedeschi nel vano tentativo di frenare la loro invasione. Adesso era uno dei pi� importanti animatori della Resistenza, l'Esercito Segreto Polacco (Tajna Armia Polska), che al suo culmine avrebbe contato tra 8 e 12-mila membri sparsi in tutta la Polonia occupata. Alla Resistenza era giunta voce che i nazisti stavano allestendo un campo a Oswiecim, una oscura cittadina della Polonia Meridionale, destinato a ospitare principalmente prigionieri di guerra polacchi. Era necessario saperne di pi�, e nel caso, organizzare al suo interno una rete di mutuo soccorso e di resistenza. Nessuno era al corrente che i nazisti progettavano un immane genocidio, e che quel luogo era destinato a diventarne la centrale operativa, con il nome tedesco di Auschwitz. Bisognava mandare un uomo all'interno di quel campo, e Witold si offr� volontario. Il 19 settembre del 1940 fin� per scelta in una retata della Gestapo a Varsavia. Venne immediatamente internato sotto il falso nome di Tomasz Serafinski, detenuto numero 4.859. Da quel momento Witold divenne testimone della quotidianit� di Auschwitz: masse di uomini, donne e bambini avviati a fine immediata, o a morire in seguito a denutrizione, malattie e privazioni dopo essere stati trasformati in schiavi. I loro beni razziati. La costruzione di camere a gas, destinate a risolvere il problema di quelle Ss che non ce la facevano pi� a finire i prigionieri con un colpo di mitra alla nuca, e dei forni crematori per far sparire i cadaveri. La "soluzione finale", lo sterminio dell'intera popolazione ebraica d'Europa, era uno dei segreti meglio conservati del Reich. Ma Witold ebbe modo di osservare in tempo reale l'inizio del genocidio, e fu il primo, grazie al canale con l'esterno che aveva creato, a metterne a conoscenza gli Alleati. Nonostante lo choc, le privazioni e le percosse quando non era veloce nel duro lavoro assegnato, Witold si era dato subito da fare e aveva reclutato i primi membri della sua organizzazione clandestina. Una rete rigidamente compartimentata che in breve aveva sostituito con suoi membri fidati i crudeli kap� scelti dai nazisti. Grazie alla rete, per quanto possibile le condizioni del campo erano migliorate. I prigionieri erano anche in grado di infliggere qualche danno ai loro carnefici, eliminando kap� sadici e delatori o allevando pidocchi per trasmettere il tifo alle Ss, senza che nessuno riuscisse a scoprirli. Nel tempo Witold matur� un obiettivo ancora pi� ambizioso: prendere possesso del campo. Pensava che una rivolta avrebbe avuto ottime chance di successo, con un po' di aiuto dall'esterno. Da fuori, per�, non venne mai alcun incoraggiamento. A quel punto Witold cap� che sarebbe stato pi� utile fuori da Auschwitz, che al suo interno: "Sono qui da due anni e sette mesi", confid� a un membro della rete: "� ora che me ne vada". Di l� a qualche giorno evase dal lager, nottetempo, con la stessa facilit� con cui vi era entrato. Non gli serv� molto, a parte una mistura a base di tabacco per distrarre i cani da segugio e una fiala di cianuro in caso di fallimento. Pass� dalla panetteria del lager, un edificio esterno alla cinta sorvegliata. Al quartier generale della Resistenza, per�, lo attendeva una amara delusione. I suoi primi rapporti dall'inferno erano finiti in uno schedario a prendere polvere. Non era previsto alcun piano per fermare l'orrore di Auschwitz. I polacchi non avevano forze sufficienti, mentre per gli Alleati, increduli degli orrori documentati da Witold, non era una priorit� liberare uno dei tanti campi di prigionia da cui l'Europa era punteggiata. Per lui per� era pronta una decorazione al valore militare. Witold riprese le armi, partecip� persino all'epopea della rivolta di Varsavia, quando l'intera citt� tenne testa ai nazisti, prima di essere sopraffatta e trasformata in un deserto di rovine. Venne fatto nuovamente prigioniero dai tedeschi, questa volta in Baviera, anche se nessuno si accorse che "Roman" era la stessa persona che era stata ad Auschwitz come "Tomasz". Nella Polonia comunista del 1947 questi straordinari meriti non valevano nulla se, come Pilecki, eri anticomunista. I suoi accusatori volevano che fosse lui stesso, sotto tortura, a scrivere il suo atto d'accusa. Che confessasse di aver commesso attentati e omicidi, di aver tradito la madrepatria in combutta con i Paesi occidentali. Witold neg� tutto, ma il suo destino era segnato. Un tribunale militare lo condann� a morte non una, ma tre volte, dopo aver fatto del processo una vetrina per instillare nell'opinione pubblica la paura che forze straniere fossero pronte a rovesciare la giovane repubblica popolare. La sera del 25 maggio 1947 il chiavistello della cella di Witold si apr�. Gli legarono le mani dietro la schiena e lo portarono fuori. Non serv� tenerlo fermo, stava dritto sulle sue gambe, fino a quando il boia gli spar� un unico colpo nella nuca. Era il metodo di eliminazione preferito dai sovietici. Il regime filo-sovietico volle che sull'uomo e le sue gesta cadesse il totale oblio, al punto da nascondere il luogo di sepoltura. Anche il suo prezioso rapporto su Auschwitz venne sepolto in un archivio. Dovranno passare quasi cinquant'anni, e la caduta del Muro di Berlino, perch� la figura di Witold Pilecki riemerga dall'oblio. Oggi in Polonia � un celebrato eroe nazionale, a cui si intitolano strade e scuole. Ma Witold non � stato soltanto un eroe polacco. Rimarr� per tutti l'unico uomo entrato volontariamente ad Auschwitz, per portare un seme di speranza e perch� nulla di quello che accadeva al suo interno potesse mai essere dimenticato. Rapporto preciso Anche se nel suo rapporto Pilecki non mostra di aver compreso a fondo che l'intenzione dei nazisti era lo sterminio totale degli ebrei, non c'� aspetto di Auschwitz che gli sia oscuro. La sua relazione documenta per la prima volta gli esperimenti condotti per rendere sterili le popolazioni considerate inferiori, mediante l'irradiazione di raggi X. Segnala anche la ricerca di tecniche mirate per l'eliminazione di massa, come l'iniezione di fenolo, che precede l'impiego delle camere a gas. Scrive Pilecki nel rapporto: "Fu un cambiamento radicale nell'immagine di Auschwitz. Non si videro pi� teste sfasciate con le vanghe, persone uccise con un picchetto martellato nel ventre, o un detenuto inerme col torace sfondato e le costole spezzate dagli stivali di macellai degenerati che gli saltavano sul petto con tutto il loro peso. Ora, nella quiete e nel silenzio, i detenuti di cui un medico tedesco aveva preso i numeri in ospedale sostavano completamente nudi nel corridoio del Blocco 20, attendendo con calma il loro turno". Tradito due volte Della rete clandestina creata ad Auschwitz da Witold Pilecki faceva parte anche il giovane J�zef Cyrankiewicz (1911-89), finito nel lager perch� a Cracovia era un promettente dirigente socialista. Al termine della guerra Cyrankiewicz seppe trasformare la sua prigionia in un merito politico, e si avvicin� all'area comunista, offrendo esplicitamente la sua leadership ai nuovi padroni del Paese. Accadde cos� che nel 1948, mentre Pilecki era sotto processo per tradimento, Cyrankiewicz, che come lui aveva conosciuto l'abisso del campo di sterminio, si trov� alla guida del governo della giovane repubblica popolare. Sarebbe stato sufficiente un suo intervento - come in molti altri casi - per commutare la condanna a morte di Witold in una lunga detenzione. Ma il premier non intervenne. Nel caso di Witold Pilecki, era troppo impellente l'esigenza di mostrare che contro i nemici della nuova Polonia il governo era implacabile. Margherita di Savoia: la regina influencer (di Massimo Manzo, "Focus Storia" n. 159/20) - La prima first lady dell'Italia unita era bella, intelligente, elegante. E cur� cos� bene la sua immagine da diventare un'icona di stile. - Fu la prima first lady del Regno d'Italia, lanci� nuove mode come una influencer ante litteram e si guadagn� un posto d'onore nell'immaginario popolare, tanto che il suo nome � ancora oggi legato al piatto italiano pi� famoso al mondo: la pizza margherita. Regina d'Italia al fianco di Umberto I dal 1878 al 1900, Margherita di Savoia divenne una delle icone pi� rappresentative e amate della monarchia sabauda. Le ragioni di tanto successo? Un'ineguagliabile "professionalit�" nel gestire la propria immagine e un talento naturale nelle pubbliche relazioni. Nata a Torino nel 1851, la futura regina era figlia di Elisabetta di Sassonia e del duca di Genova Ferdinando di Savoia, fratello dell'allora sovrano di Sardegna Vittorio Emanuele II. Quando aveva 10 anni, l'illustre zio divenne il primo re d'Italia, e presto si pose il problema di trovare una sposa adatta al giovane erede al trono, Umberto. "Dopo vari tentennamenti, la scelta cadde sulla principessa Matilde d'Asburgo-Teschen, ma a pochi mesi dalla cerimonia la promessa sposa mor� in un incendio", racconta Luciano Regolo, autore del libro Margherita di Savoia, i segreti di una regina (Edizioni Ares). "Fu allora che entr� in scena Margherita, cugina di Umberto, ritenuta la moglie "giusta" perch� gi� educata secondo le consuetudini di casa Savoia". Orfana di padre, la giovane aveva all'epoca 16 anni (7 in meno del consorte) e il physique du r�le perfetto: raffinata, intelligente e di bell'aspetto, con lunghi capelli biondi e intensi occhi azzurri. Con Umberto si sposarono a Torino nel 1868, e dopo le nozze intrapresero un tour della Penisola per "sponsorizzare" la neonata monarchia nazionale, guidata da Vittorio Emanuele II senza una regina al fianco (sua moglie Maria Adelaide d'Austria era morta nel 1855). Al di l� delle apparenze, per�, il loro non fu un matrimonio d'amore, ma una joint venture dinastica. Donnaiolo impenitente, Umberto trad� spesso la moglie e rimase per tutta la vita innamorato della contessa Eugenia Bolognini Litta Visconti, rischiando di gettare un'ombra sull'immagine della famiglia reale. Margherita impar� tuttavia a tollerare le intemperanze del consorte, costruendo con lui un'intesa quasi fraterna, e arriv� a permettere alla rivale di vegliare la salma del marito, dopo la sua morte. Ma anche lei ebbe un flirt extraconiugale tollerato da Umberto: si innamor� del barone Luigi Beck Peccoz, con cui costru� un'intensa sintonia negli ultimi anni della permanenza sul trono. Sentimenti a parte, la giovane principessa si gett� subito anima e corpo nel ruolo di "prima dama d'Italia", accattivandosi sia le simpatie degli aristocratici sia quelle dei futuri sudditi. Come? Cur� con estrema attenzione la sua immagine pubblica in modo da non apparire mai fuori luogo. "Prima di ogni viaggio ufficiale, si informava sulle usanze delle donne del popolo, vestendosi come loro e iniziando cos� un processo che porter� in seguito tutte le italiane a identificarsi in lei", afferma l'esperto. "Alla vigilia del trasloco a Napoli, dove i neosposi si trasferirono subito dopo il matrimonio, volendo mostrarsi radicata nelle tradizioni partenopee arriv� persino a prendere lezioni di mandolino, imparando alcune canzoni napoletane". Se per piacere alla gente comune partecipava a feste e raduni o presenziava a iniziative di carit�, per conquistare gli aristocratici organizzava balli, concerti e letture, sfruttando gli eventi mondani per radicare il consenso attorno alla dinastia regnante. E non fu certo un compito facile: a Napoli, parte dell'aristocrazia era ancora filo-borbonica e a Roma, solo nel 1870 annessa al Regno d'Italia, la cosiddetta "nobilt� nera" rimaneva fedele al Papa. Per vincere ogni diffidenza la principessa ricorse a un mix di diplomazia e charme, mostrando innate doti da comunicatrice, e costru� una fitta rete di relazioni. Alla fine, l'"operazione popolarit�" riusc� alla perfezione e dopo l'ascesa al trono di Umberto, nel 1878, la fama della nuova regina non fece che crescere. "La suggestione nei confronti di Margherita diede vita al cosiddetto "margheritismo", un fenomeno di costume che alla fine del XIX secolo influenz� diversi ambiti della vita sociale, in primis la moda", spiega Regolo. "Da sempre appassionata di abiti e gioielli, per cui spendeva cifre immense, la regina divenne infatti un'icona di stile, tanto che una delle prime riviste di moda del Paese si chiamer� in suo onore Margherita, il giornale delle signore italiane". Nel frattempo le venne intitolato un po' di tutto, da nuove pietanze a rifugi alpini. In altri casi, invece, era lei stessa a importare usanze divenute poi patrimonio collettivo, come quella dell'albero di Natale, allestito da Margherita per la prima volta nelle sale del Quirinale a imitazione di quanto avveniva nelle corti nordeuropee. A differenza del marito, per nulla interessato alla cultura e spesso impacciato nei rapporti personali, la regina dimostr� inoltre un'innata curiosit� verso molte discipline, dalla musica classica alla letteratura, passando per la scienza e lo spiritismo. Le porte del suo salotto si aprirono quindi a poeti, intellettuali e musicisti, che ricambiarono le attenzioni di sua maest� con lodi piene di retorica. Persino un fervido repubblicano come Giosu� Carducci rimase affascinato da quella che defin� la bionda e gemmata sovrana e le dedic� un'ode intitolata Alla regina d'Italia (1878), che gli attir� critiche feroci negli ambienti anti-monarchici. Con alcuni dei suoi ammiratori, tra cui lo stesso grande poeta toscano e soprattutto Marco Minghetti, suo insegnante di latino, la regina intrattenne anche intensi rapporti epistolari. Entrata nell'immaginario collettivo come incarnazione delle virt� femminili, Margherita si cuc� addosso la fama di "mamma" d'Italia e presto fioccarono aneddoti per esaltarne l'istinto materno. Eppure, nei rapporti con il figlio, il futuro re Vittorio Emanuele III (venuto alla luce nel 1869), fu una madre molto diversa da quella raffigurata nella propaganda. Anzi, scaric� su di lui il suo maniacale perfezionismo. "Margherita visse sempre un profondo senso di colpa per il fatto che Vittorio soffrisse di una forma di rachitismo che, ai suoi occhi, lo rendeva inadatto a rappresentare degnamente la dinastia", spiega Regolo. "Con l'intento di forgiare il carattere dell'erede al trono, pretese quindi che eccellesse in tutto a dispetto dei suoi limiti fisici. Nella psiche del principe ci� ebbe effetti devastanti e gli provoc� insicurezze e complessi". Nei 22 anni in cui affianc� Umberto sul trono, Margherita non rimase indifferente agli eventi esplosivi che scossero il Paese, segnato da agitazioni popolari e dalla nascita dei primi movimenti operai. Le tensioni culminarono il 29 luglio del 1900 con l'uccisione di Umberto I per mano dell'anarchico Gaetano Bresci. Un evento drammatico a cui la regina reag� con estrema teatralit�. Raccolse per esempio gli abiti insanguinati e in seguito anche il proiettile e li fece conservare in un cofanetto in ebano, come si sarebbe fatto con le reliquie di un santo; e contribu� alla creazione del mito del "re martire", alimentato dai giornali dell'epoca. In generale, ebbe sempre posizioni reazionarie: guardava con sospetto al parlamentarismo e alla democrazia, che considerava pericolosi. Queste convinzioni la portarono, negli anni Venti, a simpatizzare per Mussolini e il fascismo. E il futuro dittatore non tard� a strumentalizzare la sua "simpatia" a fini politici. "Ma nonostante le opinioni fortemente conservatrici, Margherita rimase per molti aspetti una donna moderna", continua l'esperto. "Divenne per esempio una pioniera dell'automobilismo, guidando personalmente le vetture e creandosi un leggendario "parco auto"". Come regina madre, si ecliss� solo in apparenza, continuando a incontrare personalit� illustri, tra cui Maria Montessori, a organizzare eventi mondani e a svolgere attivit� di beneficenza. Il palazzo nel quale si ritir�, a Roma, oggi sede dell'Ambasciata americana, sostitu� la reggia del Quirinale, utilizzata pochissimo da Elena e Vittorio Emanuele III, la nuova coppia reale. E la "connessione sentimentale" con gli italiani rimase viva fino al momento della morte, giunta a Bordighera il 4 gennaio 1926, quando la regina madre aveva 74 anni. Il treno che la riport� a Roma si dovette fermare ben 92 volte per permettere alla folla di porgerle l'estremo saluto. Senza giri di parole, il Corriere della Sera scrisse che la sua salma era "ormai assurta a simbolo". Bersaglio Savoia "L'incantesimo della Casa di Savoia � rotto!". Cos�, il 17 novembre 1878, Margherita avrebbe commentato il primo attentato sub�to dal marito che, a pochi mesi dall'ascesa al trono, fu aggredito con un coltello dall'anarchico Giovanni Passanante, mentre era in carrozza a Napoli assieme a lei. Prontamente soccorso, il sovrano se la cav� con una ferita di striscio, ma gi� nel 1897 sub� un secondo attentato, a Roma. I fatti furono simili a quelli del 1878, ma stavolta l'accoltellatore, Pietro Acciarito, non fer� nessuno. Nel 1900 fu quindi il turno dell'anarchico Gaetano Bresci, che a differenza dei predecessori us� una pistola: a lui riusc� ci� in cui gli altri avevano fallito. A spingere Bresci era stato il desiderio di vendicare la repressione dei moti di Milano, durante i quali il generale Fiorenzo Bava Beccaris aveva ordinato di aprire il fuoco sulla folla che protestava contro il carovita. Era il 1898. L'uccisione di Umberto I non ferm� la mano agli attentatori reali, che provarono a eliminare anche suo figlio, Vittorio Emanuele III, mancato dai colpi di pistola esplosi a Roma nel 1912 e in Albania nel 1941, nonch� oggetto nel 1928 di un attentato dinamitardo a Milano, in cui morirono 20 innocenti. L'anno dopo toccher� anche al principe ereditario Umberto II, mancato a Bruxelles da un proiettile esploso dall'antifascista Fernando De Rosa.