Febbraio 2021 n. 2 Anno VI Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice La lezione dell'AIDS La giada e il mattone Madame Claude, una figura femminile controversa La lezione dell'AIDS (di William A. Haseltine, "Le Scienze" n. 628/20) - Quali insegnamenti possiamo trarre da un'altra grande pandemia per combattere COVID-19. - "Oggi siamo impegnati nell'ennesimo episodio mortale della storica battaglia dell'uomo contro i microbi. Queste battaglie hanno segnato il corso dell'evoluzione e della storia umana. Abbiamo visto la faccia del nostro avversario, in questo caso un minuscolo virus". Ho pronunciato queste parole il 26 settembre 1985, come testimonianza di fronte a un sottocomitato del Senato degli Stati Uniti. In quell'occasione mi riferivo all'HIV, ma oggi potrei dire la stessa cosa riguardo al coronavirus SARS-CoV-2. Come tutti i virus, anche i coronavirus sono esperti nel decifrare codici, ed � indubbio che SARS-CoV-2 sia riuscito a decifrare il nostro. Si pu� pensare a questo virus come a una specie di macchina biologica intelligente, che effettua incessanti esperimenti sul DNA per adattarsi alla nicchia ecologica che abita. Questo virus ha provocato una pandemia in gran parte perch� ha agito su tre delle principali vulnerabilit� umane: le nostre difese biologiche, i nostri schemi di aggregazione del comportamento sociale, le nostre divisioni politiche latenti. Come evolver� questa battaglia negli anni e nei decenni a venire? Quale prezzo dovremo pagare in termini di vite umane, malattie permanenti, lesioni e altre invalidit�? Quanto saranno efficaci i nuovi vaccini e le nuove cure nel contenere o addirittura eliminare il virus? Nessuno pu� dirlo. Ma la lunga battaglia contro l'HIV, il virus dell'immunodeficienza umana che causa l'AIDS, suggerisce che cosa potrebbe attenderci. L'HIV/AIDS � una delle peggiori piaghe incontrate dagli esseri umani. L'HIV � un esperto decifratore di codici. A fine 2019, globalmente questo virus aveva ucciso circa 33 milioni di persone. In tutto erano state infettate 76 milioni di persone, e gli scienziati stimano che ogni anno altri 1,7 milioni acquisiscano il virus. Tuttavia, dobbiamo anche essere consapevoli dei successi della scienza nel difenderci dal virus. Dei 38 milioni di persone che oggi convivono con l'HIV/AIDS, 25 milioni ricevono terapie antiretrovirali complete che prevengono la malattia e sopprimono il virus cos� bene da rendere improbabile il contagio di altre persone. E scommetto che altri 25 milioni o pi� di casi non si sono verificati, principalmente nell'Africa Subsahariana, perch� questi trattamenti sono diventati disponibili nella maggior parte dei paesi. Dall'epica battaglia contro l'AIDS, medici, virologi, epidemiologi ed esperti di salute pubblica hanno tratto lezioni fondamentali che possiamo applicare alla guerra che stiamo combattendo. Per esempio abbiamo visto che i vaccini non sono mai una garanzia ma che i trattamenti possono essere la nostra arma pi� importante. Abbiamo scoperto che i comportamenti umani hanno un ruolo vitale nel combattere qualsiasi malattia e che non possiamo ignorare la natura umana. Abbiamo anche visto quanto sia importante basarsi su conoscenze e strumenti acquisiti affrontando epidemie precedenti: una strategia possibile solo se continueremo a finanziare le ricerche tra una pandemia e l'altra. Le sfide dei vaccini Le prime osservazioni sul comportamento dell'HIV nel corpo umano hanno mostrato che la strada verso un vaccino sarebbe stata lunga e difficile. Con il diffondersi dell'epidemia, abbiamo iniziato a tracciare i livelli di anticorpi e i linfociti (i globuli bianchi che dichiarano guerra agli invasori) nelle persone infettate. I livelli elevati di entrambi mostravano che i pazienti esprimevano risposte immunitarie incredibilmente attive, addirittura pi� energiche di qualunque altra cosa avessimo visto per ogni altra malattia. Tuttavia, anche lavorando alla sua massima capacit� il sistema immunitario non era mai abbastanza forte da eliminare del tutto il virus. A differenza del virus "mordi e fuggi" della poliomielite, che induce un'immunit� a lungo termine in seguito a un'infezione, l'HIV � pi� "stanziale": dopo un'infezione, il patogeno rimane nell'organismo fino a distruggerne il sistema immunitario, lasciando il corpo privo di difese anche contro le infezioni pi� leggere. Inoltre, l'HIV � in continua evoluzione, come uno scaltro nemico in cerca di modi per eludere la risposta immunitaria. Sebbene questo non significhi che un vaccino sia impossibile, sicuramente ha significato che svilupparne uno, specialmente quando il virus ha colpito negli anni ottanta, non sarebbe stato facile. "Purtroppo nessuno pu� prevedere con certezza se un vaccino contro l'AIDS verr� mai prodotto", dichiarai nel 1988 alla commissione presidenziale sull'epidemia da HIV. "Ci� non significa che sia impossibile fare un vaccino del genere, ma solo che non siamo certi del successo". Sono trascorsi oltre trent'anni e ancora non c'� un vaccino efficace per prevenire l'infezione da HIV. Riguardo a SARS-CoV-2, da quello che abbiamo visto interagisce con il sistema immunitario in maniera complessa, agendo in parte come la polio e in parte come l'HIV. Avendo studiato coronavirus per quasi sessant'anni sappiamo che il sistema immunitario pu� eliminarli, e questo sembra valere in linea generale anche per SARS-CoV-2. Ma, proprio come l'HIV, anche i coronavirus che provocano il raffreddore hanno i loro trucchi. L'infezione da uno di essi non sembra conferire immunit� a reinfezione o sintomi provocati dallo stesso ceppo di virus, motivo per cui ogni stagione ritornano i medesimi virus del raffreddore. Questi coronavirus non sono virus "mordi e fuggi", come quello della poliomielite, o "stanziali", come l'HIV. Io li definisco virus di cui il corpo si dimentica: dopo averli eliminati, l'organismo tende a dimenticarsi di averli combattuti. I primi studi su SARS-CoV-2 suggeriscono che questo virus potrebbe comportarsi in modo molto simile ai suoi cugini, inducendo una protezione immunitaria transitoria. La strada verso un vaccino contro SARS-CoV-2 potrebbe essere piena di ostacoli. Alcune persone con COVID-19 producono anticorpi neutralizzanti che possono eliminare il virus, ma non tutte le persone reagiscono cos�. Ancora non sappiamo se un vaccino sar� in grado di stimolare la produzione di questi anticorpi in chiunque. Inoltre, non sappiamo per quanto tempo questi anticorpi proteggano dall'infezione. Potrebbero servire due o tre anni per avere sia i dati per stabilirlo sia la fiducia nel risultato. Un'altra sfida � come questo virus entra nell'organismo: attraverso le membrane mucose nasali. Nessun vaccino per COVID-19 attualmente in fase di sviluppo ha mostrato una capacit� di prevenire l'infezione attraverso il naso. Nei primati non umani, alcuni vaccini possono prevenire una diffusione efficace della malattia ai polmoni, ma questi studi non ci dicono molto su come lo stesso farmaco funzioner� negli esseri umani; nella nostra specie la malattia � molto diversa rispetto a quella che � nelle scimmie, le quali non si ammalano in modo evidente. Dall'HIV abbiamo imparato che i tentativi di prevenire del tutto l'entrata del virus non funzionano, n� per l'HIV n� per molti altri virus, come quello dell'influenza e della polio. I vaccini funzionano pi� come allarmi antincendio: invece di prevenire lo scoppio di incendi, chiedono aiuto al sistema immunitario una volta che il fuoco si � sprigionato. Le speranze del mondo sono riposte in un vaccino contro COVID-19. Sembra probabile che gli scienziati annuncino un "successo" in questo senso entro quest'anno, ma il successo non � semplice come potrebbe apparire. Mentre scrivo, la Russia ha annunciato di aver approvato un vaccino per COVID-19: funzioner�? Sar� sicuro? Avr� effetti duraturi? Nessuno sar� in grado di dare subito risposte convincenti per alcuni dei vaccini in arrivo, forse per parecchi anni ancora. Rispetto agli anni ottanta abbiamo fatto grandi passi in avanti negli strumenti di biologia molecolare a nostra disposizione, ma la sperimentazione sugli esseri umani rimane la fase pi� lenta nel processo di sviluppo dei farmaci. Detto ci�, ora le infrastrutture create per la ricerca sull'HIV/AIDS stanno accelerando i test. Sono 30.000 i volontari in tutto il mondo che partecipano alle reti create dagli statunitensi National Institutes of Health per nuovi candidati vaccini per l'HIV, e queste reti sono sfruttate anche per test iniziali di vaccini per COVID-19. Quando i medici curano un paziente che potrebbe morire, sono disposti a rischiare l'uso di un farmaco che potrebbe far ammalare il paziente ma comunque salvargli la vita. Tuttavia sono meno disposti a farlo per prevenire una malattia; le probabilit� di causare un danno pi� grande sono troppo elevate. Per questo motivo, per decenni la ricerca di un vaccino per prevenire le infezioni da HIV � rimasta indietro rispetto allo sviluppo di farmaci terapeutici per l'HIV. Focus sulle terapie Oggi questi farmaci rappresentano un'incredibile storia di successo. La prima classe di farmaci contro l'HIV era composta dagli inibitori della sintesi degli acidi nucleici, i cosiddetti chain terminator (terminatori di catena); questi farmaci inserivano un ulteriore nucleotide terminatore di catena mentre il virus copiava il proprio RNA virale in DNA, prevenendo l'allungamento della catena di DNA dell'HIV. Negli anni novanta ci siamo migliorati nell'usare una combinazione di farmaci per controllare le infezioni da HIV subito dopo che i pazienti erano stati esposti. Il primo farmaco, l'AZT, aveva trovato applicazione immediata in personale sanitario feritosi accidentalmente con un ago da siringa e infettatosi con sangue contaminato. L'AZT era anche usato per ridurre la trasmissione del virus da madre a figlio: all'epoca, le terapie prenatali per le madri con AIDS avevano ridotto di due terzi il numero di bambini nati infettati. Oggi la terapia combinata riduce la trasmissione materno-fetale a livelli non rilevabili. La successiva classe di farmaci era quella degli inibitori della proteasi, uno dei quali ho contribuito a sviluppare. Il primo era stato introdotto nel 1995 e usato in combinazione con altri farmaci nel trattare pazienti. Questi farmaci inibivano la proteasi virale, enzima responsabile delle proteine precursori pi� lunghe nelle corte componenti attive del virus. Ma c'� un problema di fondo con questi farmaci, come anche con quelli che inibiscono le polimerasi virali, le quali aiutano a creare DNA virale. Anche il nostro organismo usa la proteasi per il suo normale funzionamento; abbiamo bisogno delle polimerasi per replicare i nostri acidi nucleici; i farmaci che inibiscono le proteine virali inibiscono dunque anche le nostre cellule. La differenza tra una concentrazione di farmaco in grado di inibire il virus bersaglio e una concentrazione che danneggia le proteine umane � definita indice terapeutico. L'indice terapeutico fornisce una finestra al cui interno il farmaco sar� efficace contro il virus ma senza provocare effetti collaterali indesiderati. Questa finestra � piuttosto stretta per tutti gli inibitori della polimerasi e della proteasi. Oggi il gold standard per il trattamento dell'AIDS � chiamato terapia antiretrovirale: in pratica un paziente prende un cocktail di almeno tre farmaci che attaccano l'HIV in modi diversi. La strategia si basa su precedenti successi che abbiamo ottenuto nella lotta al cancro. Alla fine degli anni settanta, al Dana-Farber Cancer Institute della Harvard University, fondai un laboratorio per sviluppare nuovi farmaci per trattare pazienti oncologici. Con il passare del tempo i vari tipi di cancro sviluppavano resistenza ai singoli farmaci, ma le loro combinazioni erano efficaci nel rallentare, fermare o uccidere i tumori. Abbiamo dunque applicato all'HIV la lezione della chemioterapia combinata. Nei primi anni novanta le prime terapie combinate per l'AIDS hanno salvato la vita di persone infettate dal virus. Oggi un'infezione � ben lontana dall'essere una condanna a morte, come invece era una volta; ora i pazienti possono vivere quasi senza essere influenzati dall'HIV, con un impatto relativamente minimo sulla loro speranza di vita. Sappiamo gi� che la resistenza a singoli farmaci tormenter� anche le terapie per COVID-19; nei primi studi di laboratorio abbiamo osservato il rapido sviluppo di resistenza a singoli farmaci anti-SARS-CoV-2. Proprio come nel caso dell'AIDS e del cancro, abbiamo bisogno di una combinazione di farmaci per curare questa malattia. Attualmente l'obiettivo delle industrie biotecnologiche e farmaceutiche � lo sviluppo di una schiera di farmaci molto potenti e altamente specifici, ognuno dei quali punta a una funzione diversa del virus. Decenni di ricerca sull'HIV ci mostrano la strada e ci danno fiducia su un nostro successo finale. Il fattore, umano Nel tentativo di comprendere e combattere l'epidemia di AIDS, nei primi anni ottanta strinsi amicizia con il medico e virologo Robert Redfield (oggi a capo dei Centers for Disease Control and Prevention). Presto entrambi ci rendemmo conto del fatto che, mentre molti politici in tutto il mondo si rifiutavano di considerare l'HIV come una minaccia per le loro popolazioni, i militari rappresentavano un'eccezione. Quasi tutti i paesi consideravano l'AIDS un grave pericolo per le truppe e per la prontezza della risposta militare, e lo consideravano anche un potenziale, enorme elemento di drenaggio su futuri fondi militari. Il loro punto di vista era: "Non prendiamoci in giro, facendo finta che i soldati siano dei santi. Non lo sono, sono umani". Redfield, che al tempo lavorava al Walter Reed Army Medical Center, contribu� alla progettazione e alla gestione di un programma tramite cui testare per l'HIV tutte le forze statunitensi in uniforme (sebbene le conseguenze di questo test siano state controverse, e reclute risultate positive siano state bandite dal servizio). All'epoca non c'erano farmaci efficaci e la malattia uccideva oltre il 90 per cento delle persone infettate. Quando nelle coppie sposate un solo coniuge risultava positivo al test, i medici raccomandavano con la massima fermezza l'uso del preservativo. Rimasi sbalordito nell'apprendere che meno di un terzo seguiva il consiglio e pensai: "Se le persone non reagiscono di fronte al pericolo mortale che deriva dal sesso non protetto con la propria moglie o il proprio marito, siamo in guai grossi". Nei cinque anni successivi oltre tre quarti dei coniugi non infettati contrasse l'HIV. Ho sempre sfruttato questa esperienza come guida per mettere la speranza di fronte alla realt�. La sessualit� umana (la spinta per il sesso e per la connessione fisica) � profondamente radicata nella nostra natura. Negli anni ottanta sapevo gi� che era molto improbabile che le persone cambiassero in modo importante le proprie abitudini sessuali. Nel XIX secolo tutti sapevano come veniva contratta la sifilide e che era una malattia grave. Eppure agli inizi del Novecento la sifilide infettava ancora tra il 10 e il 15 per cento, come minimo, dei cittadini statunitensi. Non era che le persone ignorassero come prenderla; � che non avevano cambiato il loro stile di vita di conseguenza. In modo analogo c'� una dinamica sessuale legata a COVID-19 che spesso non � nominata. Fa parte di quello che porta le persone fuori dalle proprie case e poi nei bar e nelle feste. Chiunque desideri ardentemente una birra pu� spegnere la propria sete nella sicurezza della propria casa, mentre altri desideri sono pi� difficili da soddisfare, soprattutto quando una persona � giovane, single e vive da sola. Le nostre strategie di sanit� pubblica non dovrebbero trascurare questo elemento. La stessa lezione che abbiamo imparato nel bel mezzo dell'epidemia di HIV per aiutare i giovani a cambiare i loro comportamenti si applica oggi a COVID-19: conoscete i vostri rischi, conoscete i vostri partner e prendete le precauzioni necessarie. Molti giovani agiscono secondo il falso presupposto che anche se si infettano non si ammaleranno gravemente. Non solo questa convinzione � errata, ma addirittura le persone asintomatiche possono subire danni gravi e duraturi. Ma pi� le persone (soprattutto i giovani) comprenderanno il rischio, maggiori saranno le probabilit� che intraprendano le misure necessarie per proteggere s� stessi e gli altri. Abbiamo visto succedere questo con l'AIDS. La questione dei finanziamenti Quando chiedo agli esperti mondiali che cosa conoscono della dettagliata biologia molecolare di SARS-CoV-2 o di qualsiasi altro coronavirus, non hanno quel tipo di risposte che dovrebbero avere. Perch�? Perch� governi e industria hanno staccato la spina ai finanziamenti per le ricerche sui coronavirus nel 2006, dopo che � svanita la prima pandemia di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome, sindrome respiratoria acuta grave) e di nuovo negli anni immediatamente successivi alla comparsa di focolai epidemici di MERS (Middle East Respiratory Syndrome, sindrome respiratoria medio-orientale, sempre causata da un coronavirus), quando quest'ultima sembrava controllabile. Le agenzie di finanziamento ovunque, non solo negli Stati Uniti ma anche in Cina, Giappone, Singapore, Hong Kong e Medio Oriente, paesi colpiti da SARS e MERS, hanno sottovalutato il pericolo dei coronavirus. Malgrado gli avvertimenti chiari, costanti e perentori di molti di coloro che avevano combattuto SARS e MERS da vicino, i finanziamenti sono stati prosciugati. Lo sviluppo di promettenti farmaci anti-SARS e MERS, che avrebbero potuto essere attivi anche contro SARS-CoV-2, si � interrotto per mancanza di fondi. Con oltre 1,2 milioni di vittime e 50,4 milioni di contagi in tutto il mondo a met� novembre, abbiamo ogni motivo per accelerare i finanziamenti. La scorsa primavera gli Stati Uniti hanno riaperto rapidamente i rubinetti dei finanziamenti per accelerare le scoperte di vaccini e farmaci. Ma sar� sufficiente? Dalla crisi dell'HIV abbiamo imparato l'importanza di avere linee di ricerca gi� avviate. Negli anni cinquanta, sessanta e settanta la ricerca sul cancro costru� una base per gli studi sull'HIV/AIDS. In quei decenni il governo degli Stati Uniti rispose alle preoccupazioni della popolazione aumentando considerevolmente i finanziamenti alla ricerca sul cancro, arrivando nel 1971 all'approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti del National Cancer Act, promosso dall'allora presidente Richard Nixon. Quell'investimento nella ricerca sul cancro, pari a 1,6 miliardi di dollari, che corrisponderebbero a 10 miliardi di dollari di oggi, costru� la scienza di cui poi avemmo bisogno negli anni ottanta per identificare e capire l'HIV, sebbene nessuno ovviamente sapesse che stava per arrivare una ricompensa. Negli anni ottanta l'amministrazione Reagan non volle affrontare il tema dell'AIDS o destinare molti finanziamenti pubblici all'HIV. La prima volta che il presidente Ronald Reagan tenne un discorso importante sull'AIDS fu nel 1987. Nel suo primo mandato i finanziamenti alla ricerca sull'HIV erano scarsi; pochi scienziati erano disposti a sacrificare la propria carriera per decifrare la biologia molecolare del virus. Tuttavia, quando arriv� la notizia che l'attore Rock Hudson era gravemente malato di AIDS, Ted Stevens, capogruppo dei repubblicani al Senato, si un� al senatore democratico Ted Kennedy, all'attrice Elizabeth Taylor, al sottoscritto e ad altri in una vittoriosa campagna per l'integrazione di 320 milioni di dollari per la ricerca sull'AIDS nel budget fiscale del 1986. Barry Goldwater, Jesse Helms e John Warner, leader repubblicani al Senato, sostennero la nostra iniziativa. Il denaro inizi� a confluire e alcuni grandi scienziati aderirono. Insieme ad Anthony Fauci, il medico oggi alla guida della lotta a COVID-19 negli Stati Uniti, ho contribuito alla progettazione del primo programma di ricerca sull'AIDS finanziato dal Congresso (se esiste una persona al mondo ad aver dato il maggior contributo alla prevenzione e al trattamento dell'AIDS, questa persona � Anthony Fauci). Una delle differenze tra gli anni ottanta e oggi � il fatto che i membri repubblicani del Congresso erano maggiormente pronti a opporsi al presidente e allo staff della Casa Bianca qualora non fossero intraprese le azioni necessarie per contrastare una malattia globale. Per esempio, Stevens stabil� che fosse suo compito proteggere il pi� possibile l'esercito statunitense e altri bracci delle forze armate e il servizio segreto dall'infezione da HIV. Stevens contribu� a spostare 55 milioni di dollari all'interno del budget della difesa per uno screening delle reclute per l'HIV/AIDS. L'insieme di strumenti a nostra disposizione per la ricerca sui farmaci e i virus � migliorato notevolmente nei 36 anni passati da quando fu scoperto l'HIV. Questa � una delle ragioni per cui ho fiducia nel fatto che entro il prossimo anno, se non prima, avremo a disposizione farmaci antivirali efficaci per curare le infezioni da COVID-19. Quello che negli anni ottanta e novanta richiedeva cinque o dieci anni oggi in molti casi pu� essere fatto in cinque o dieci mesi. Possiamo identificare e sintetizzare rapidamente sostanze per prevedere quali farmaci saranno efficaci. Grazie alla criomicroscopia elettronica possiamo sondare le strutture dei virus e simulare le interazioni molecola per molecola in poche settimane, in passato qualcosa che avrebbe richiesto anni. La lezione � che non dobbiamo mai abbassare la guardia quando si tratta di finanziare le ricerche contro i virus. Non avremmo alcuna speranza di sconfiggere COVID-19 se non fosse per i progressi nella biologia molecolare ottenuti durante precedenti battaglie con i virus. Ci� che abbiamo imparato in questa occasione ci aiuter� nella prossima pandemia, ma dobbiamo continuare a far arrivare il denaro. Un salto nel buio Nel novembre 2019 ho trascorso diversi giorni a Wuhan, in Cina, per presiedere un incontro dello U.S. China Health Summit, un vertice sulla sanit� tra Stati Uniti e Cina. La preoccupazione principale del nostro gruppo, che incombeva sulla guerra commerciale tra i due paesi, era la minaccia di restrizioni nella condivisione delle scoperte scientifiche. Per il resto, � stato un magnifico soggiorno in una bella citt�. Qualche settimana dopo, rientrato a New York, non riuscivo a guarire dall'infezione di un virus del raffreddore presa durante il viaggio a Wuhan (successivamente sono risultato negativo per gli anticorpi per COVID-19, ma quel risultato non � definitivo). Un giorno il capo della mia fondazione in Cina mi ha chiamato per darmi una notizia terribile. Tre suoi nonni erano morti a causa di uno strano virus. "Chiunque lo prende si ammala gravemente", mi disse il collega, poco pi� che trentenne. "� tutto chiuso, non posso nemmeno andare al funerale dei miei nonni". Poche settimane dopo, da un altro collega appena riemerso da 14 giorni di isolamento in un hotel per la quarantena, ho ricevuto un vivido racconto di prima mano dell'aggressivit� con cui la Cina affrontava il focolaio epidemico. Un passeggero nella parte posteriore del suo aereo di rientro a Shanghai da Francoforte era risultato positivo al tampone, cos� qualche giorno dopo gli addetti al contact tracing hanno chiamato il mio collega ordinandogli di rimanere in isolamento. I suoi unici contatti umani sono stati con ispettori in tuta di protezione che ogni giorno sanificavano la sua stanza e gli portavano da mangiare. Abbiamo appena iniziato a intravedere quale potrebbe essere il prezzo da pagare a lungo termine a causa di COVID-19. � un virus nuovo, quindi per qualche anno non avremo un'idea chiara, ma sappiamo che sar� assai elevato. Abbiamo appena scalfito la superficie della biologia molecolare del coronavirus. Quale storia racconteranno i nostri figli e i nostri nipoti dei nostri successi come scienziati e come societ�, e dei nostri fallimenti nel contenere questa pandemia, la peggiore degli ultimi cent'anni? La scienza fa un salto nel buio, al confine estremo della conoscenza umana. � da l� che iniziamo, come in profondit� in una grotta, a intaccare una parete di pietra dura. Non sappiamo che cosa troveremo dall'altra parte. Alcune persone proseguiranno per tutta la vita, solo per accumulare una manciata di detriti. Non sappiamo se la pandemia si protrarr� o se avremo la fortuna di scoprire cure efficaci e vaccini in breve tempo. Ma ci siamo gi� passati; abbiamo gi� affrontato un nemico virale sconosciuto, e possiamo contare sulle lezioni apprese, consapevoli che questa non � la prima e non sar� l'ultima pandemia globale. La giada e il mattone (di Roberta Milanese, "Psicologia contemporanea" n. 283/21) - La facolt� di strutturare la comunicazione in modo da portare l'interlocutore a leggere diversamente i fatti � fondamentale, specie quando non � possibile incidere sul fatto in s�. - "Non sono le cose in s� che ci preoccupano, ma le opinioni che abbiamo delle cose", sosteneva Epitteto, ricordandoci quanto la nostra percezione della realt� e il modo in cui vi reagiamo dipendano essenzialmente dal nostro punto di vista. Quasi duemila anni pi� tardi, Paul Watzlawick tracciava la fondamentale distinzione tra "realt� di prim'ordine" e "di second'ordine". La prima, riferita alle propriet� fisiche degli oggetti; la seconda, alla nostra percezione di tale realt�. Esemplificativa � la famosa battuta sul fatto che, di fronte a un bicchiere pieno a met�, il pessimista lo vede mezzo vuoto e l'ottimista mezzo pieno. Stessa realt� di prim'ordine, opposte realt� di second'ordine. Ed effettivamente � esperienza comune rilevare come le persone reagiscano in maniera differente di fronte agli eventi della vita. Basti pensare a come dinanzi a situazioni decisamente drammatiche, quali un lutto o una malattia grave, alcuni riescano a trarre addirittura una spinta positiva e un senso pi� profondo dell'esistenza. La capacit� di comunicare in maniera da guidare l'altro a cambiare il modo in cui percepisce gli eventi (ossia la sua realt� di second'ordine) � quindi cruciale, in particolar modo quando non ci � possibile intervenire direttamente su quella di prim'ordine. Con le parole di Proust, "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi". Cambiare la cornice al dipinto La tecnica comunicativa principe per raggiungere questo scopo � la ristrutturazione. Ristrutturare significa cambiare lo sfondo in relazione a cui � esperita una situazione, ponendola entro un'altra cornice che si adatta, ugualmente bene, o meglio, ai "fatti" della medesima realt�. Cambiare la cornice al quadro non ne cambia il contenuto, cio� il dipinto in s�, ma inevitabilmente determina un cambiamento nell'impressione globale che il quadro provoca nell'osservatore. Di fronte a un carico di lavoro impegnativo, per esempio, la situazione emotiva di chi deve svolgerlo � completamente differente se la sua percezione � quella di essere ingiustamente vessato dal capo, piuttosto che di essere il suo collaboratore pi� stimato e proprio per questo di ricevere gli incarichi pi� delicati e importanti. Per ristrutturare si possono usare narrazioni suggestive, domande strategiche, parafrasi riassuntive, aforismi e tutte le forme del comunicare che permettono di indurre "esperienze emozionali correttive". Tramite la ristrutturazione possiamo suscitare avversione nei confronti di ci� che la persona dovrebbe cambiare o enfasi verso ci� che dovrebbe incentivare, conducendola a percepire le cose da un altro punto di vista e aggirando cos� la sua resistenza al cambiamento. Ristrutturare l'"altruista patologico" Prendiamo, per esempio, la situazione della persona che si lamenta delle proprie relazioni affettive. Disponibile con tutti, non dice mai di no, � sempre presente, ma quando si tratta dei propri bisogni gli altri per lei non ci sono. Nonostante questo, la persona continua a dare aspettandosi, invano, di ricevere analoghe attenzioni. Se l'equilibrio tra "dare" e "ricevere" si sbilancia troppo, amareggiata e irritata pu� arrivare a chiudere il rapporto, ma finisce poi per replicare lo stesso copione nelle nuove relazioni. Di fronte a questa situazione, in cui le relazioni affettive sono effettivamente molto sbilanciate, di solito la persona si sente vittima di un mondo cattivo che non � in suo potere cambiare, visto che lei � nel giusto e sono sempre gli altri ad essere sbagliati ed egoisti. Una maniera alquanto efficace di ristrutturare questa realt� di prim'ordine � guidare l'individuo a scoprire che � proprio il suo essere un "altruista patologico" ci� che finisce per rendere l'altro un "insano egoista". Una complementarit� disfunzionale in cui, al suo dare incondizionato, corrisponde un abituarsi a prendere da parte dell'altro, che finir� addirittura per scambiare queste cortesie per un diritto, diventando sempre pi� pretenzioso e meno incline al proprio dare. Ristrutturare la situazione come una sorta di involontaria complicit� tra il nostro altruista e l'egoista crea innanzitutto avversione verso la sua tendenza a dare sempre e comunque. Parallelamente, togliendolo dal ruolo di vittima, gli restituisce il potere di cambiare le proprie relazioni iniziando a comportarsi in modo differente. In linea con l'antico stratagemma cinese "Tirare il mattone per avere indietro la giada", invece di continuare a elargire "giada" e ricevere "mattoni", possiamo suggerire alla persona di iniziare a lanciare piccole "mattonate": far mancare qualche attenzione, opporre piccoli rifiuti di fronte alle richieste altrui, e cos� via. A poco a poco, percependo in lei questi cambiamenti, le altre persone saranno dolcemente indotte a iniziare a dare "giada", per ristabilire la perduta vicinanza relazionale. Alla fine, questa sottile danza tra il dare e il ricevere porter� alla creazione di rapporti pi� equilibrati e connotati da una sana reciprocit�. L'abile ristrutturazione della realt� di second'ordine rende cos� possibile anche il cambiamento di quella di primo, mirabile esempio di quanto espresso da Pascal nei suoi Pensieri: "Le parole ordinate diversamente danno luogo a significati diversi; e i significati ordinati diversamente producono effetti diversi". Madame Claude, una figura femminile controversa (di Elisa Venco, "Focus Storia" n. 171/21) - Ascesa e caduta della ma�tresse pi� famosa di Francia, che negli Anni '60 annoverava fra i suoi clienti gli uomini pi� ricchi e potenti del mondo. - "Ci sono due cose per cui la gente sar� sempre disposta a pagare. Il cibo e il sesso. E io non ero brava a cucinare". Cos� Fernande Grudet (1923-2015) riassunse con una buona dose di ironia la sua discutibile ma straordinaria carriera di ma�tresse. Nota con il nome di Madame Claude, per quasi un ventennio la Grudet � stata la tenutaria del "casino" pi� esclusivo di Parigi, la cui fama era pari solo alla strepitosa bellezza delle ragazze e alla favolosa ricchezza dei clienti. Il suo talento imprenditoriale si espresse fin dagli esordi, quando ebbe l'idea di sfruttare il telefono per evitare ai clienti di esporsi di persona per recarsi nei bordelli. Fu lei infatti a coniare il termine call girl (ragazza squillo), del tutto adatto a un sistema di prostituzione nato per garantire la massima discrezione tanto ai clienti quanto alle ragazze. S�, perch� anche le sue call girl avevano tutto da guadagnare dalla riservatezza. Molte di loro, secondo la Grudet, riuscirono infatti a farsi impalmare dai loro facoltosi clienti. "Mi fa sorridere vedere le fotografie di dame e contesse nelle pagine di Tatler, Harper's Bazaar e Vogue, perch� molte di loro hanno lavorato per me", dichiar�. Tutto vero? Difficile dirlo: Fernande Grudet amava inventare storie su di s� e romanzare il suo passato. Nata ad Angers, nella Francia Occidentale, il 6 luglio 1923, raccontava di essere la figlia di un politico di famiglia aristocratica, educata dalle suore. A suo dire, dopo aver compiuto azioni eroiche per la Resistenza francese, sarebbe stata internata nel campo di concentramento di Ravensbruck, dove avrebbe salvato la vita alla nipote di Charles de Gaulle (Genevi�ve). Liberata dalla prigionia, si sarebbe poi messa a vendere Bibbie. La realt� parrebbe essere ben diversa: altre fonti dicono che suo padre gestisse un carrettino di snack alla stazione ferroviaria di Angers e che, per sbarcare il lunario, lei si prostituisse. Sembra vero, in compenso, che portasse un numero tatuato al polso (forse perch� ebrea), come pure che avesse una figlia (il cui padre sarebbe morto in un campo di concentramento), con cui non ebbe quasi rapporti. Fernande era abilissima a confondere le acque, al punto che quando accoglieva i clienti (quelli che non "ordinavano" direttamente per telefono, come era la prassi), al 18 di rue Marignan, a pochi passi dagli Champs �lys�es, perfettamente vestita di grigio e beige, pareva una rispettabile donna d'affari. A differenza delle ragazze che lavoravano da Madame Billy, l'altra famosissima casa chiusa di Parigi nel secondo dopoguerra, le Claudettes avevano una qualit� in pi� oltre alla bellezza: la classe. Per essere sicura che le sue lavoratrici fossero abbastanza charmant, Madame spesso le reclutava nelle universit� o dalle passerelle di Christian Dior. Nella sua scuderia ebbe una contessa della Normandia, la figlia di un maresciallo, quella di un docente universitario, una famosa mannequin e le mogli di diverse figure di spicco di Parigi. Prima di "esercitare" per�, le sue candidate dovevano superare alcuni esami. In primo luogo, lei stessa ne esaminava il fisico (requisito minimo: l'altezza) e il contenuto della borsetta. Non poche finirono sotto il bisturi dei chirurghi plastici di Parigi per adeguarsi agli elevatissimi standard della maison, che per� escludeva il seno finto, troppo volgare (lei stessa, pur essendo passata molte volte sotto i ferri del chirurgo, fino a un aneurisma quasi mortale, si guard� bene dal farselo ritoccare anche in tarda et�). Poi occorreva passare il test degli "assaggiatori" di Madame Claude, tra cui Jacques Quoirez, il fratello della scrittrice Fran�oise Sagan, coautore della biografia All� Oui, or the Memoirs of Madame Claude (1975), che valutavano le prestazioni sessuali delle ragazze, redigendo per Madame una puntuale relazione. Una volta superati i test, le Claudettes venivano istruite in letteratura e storia francese e vestite con abiti di Yves Saint Laurent, gioielli Winston, valigie Louis Vuitton e orologi Cartier, che ripagavano con i successivi guadagni. Nel 1977 una ragazza guadagnava in media l'equivalente di 200 euro per un'ora mentre una notte costava 1.500 euro, su cui Madame tratteneva una percentuale del 30 per cento. Il prezzo non era certo un problema per la clientela che negli Anni '60 e '70 includeva, tra gli altri, il colonnello libico Muammar Gheddafi, alcuni banchieri di casa Rothschild, il leader israeliano Moshe Dayan, re Hussein di Giordania, l'attore Rex Harrison (che prediligeva le scandinave), oltre alla met� dei ministri francesi. Un cliente difficile, invece, fu Marlon Brando: amava le bellezze esotiche (non a caso pi� tardi si trasfer� a Tahiti), che erano difficili da trovare a Parigi. E poi, come Madame avrebbe rivelato a William Stadiem, autore della biografia intitolata Madame Claude: Her Secret World of Pleasure, Privilege and Power (2018), "Non era cos� interessato al sesso. Gli piaceva istruire le ragazze sulle diseguaglianze nel mondo. Questa era la sua idea di seduzione: convincerle di come bisognava rimediare ai mali del mondo". Lo Sci� dell'Iran Reza Pahlavi, che per una sola notte con una ragazza avrebbe pagato 150-mila franchi, aveva un ordine settimanale permanente di Claudettes, che dovevano essere "consegnate" a Teheran ogni venerd� pomeriggio. Pare che una volta rimand� indietro una ragazza, colpevole di avere aderito al comunismo. Altri clienti includevano il pittore Marc Chagall, che regalava alle ragazze gli schizzi in cui le ritraeva nude, e il capo della Fiat Gianni Agnelli che, sul suo yacht, voleva ragazze in abiti da marinaio. In visita al capo di Stato francese, anche John Fitzgerald Kennedy avrebbe fatto chiamare la ma�tresse, richiedendo una copia della moglie Jacqueline Kennedy, ma "pi� sexy". Madame, stando a quanto dice Stadiem, aveva intenzione di rifiutare: cosa sarebbe accaduto se la cosa fosse venuta fuori? Gli affari di Madame Claude non avrebbero retto a uno scandalo. Alla fine si convinse dietro pressione dell'addetto stampa di Kennedy, che le fece intravvedere l'enorme opportunit� che un cliente simile le offriva: sarebbe diventata la ma�tresse pi� potente del mondo. Jfk aveva in mente di incontrare Anouk Aim�e, ammirata in La dolce vita di Fellini, ma l'attrice rifiut� la proposta non solo per motivi morali, ma anche perch� contraria alla politica americana verso Cuba. Alla fine non rest� deluso: Madame Claude gli present� una 23-enne nobile normanna, che lavorava come modella per Givenchy, uno dei sarti preferiti da Jackie, e che, grazie a uno striptease, gli spieg� perch� gli abiti dello stilista fossero cos� speciali. L'incontro dur� mezz'ora in tutto. Per i maligni, ennesima prova delle scarse doti amatorie di Jfk. Se la ma�tresse riusc� a portare avanti la sua attivit� per quasi 20 anni, nonostante una chiusura ufficiale delle "case chiuse" risalente gi� al 1946, fu soprattutto grazie ai buoni rapporti con la polizia e con i servizi segreti dell'epoca. "Dovevamo puntare pi� in alto possibile per ricevere protezione", dichiar� Madame Claude nel 1990 nel programma tv francese Histoires Vraies (Storie Vere). Alcune prostitute lavoravano come informatrici e, come rivelato in un libro da Claude Canc�s, il vecchio capo della polizia, fu proprio grazie all'aiuto di Madame Claude che i servizi segreti francesi poterono redigere dettagliati profili personali su noti esponenti della politica e della societ�. Pare che la stessa Cia, impressionata dalla discrezione nel caso Kennedy, abbia utilizzato Madame: nel 1973, durante gli incontri per gli accordi di pace di Parigi finalizzati a ottenere un cessate il fuoco in Vietnam, l'agenzia "noleggi�" alcune Claudettes per tenere alto il morale dei delegati. Il vento, per�, solo un anno dopo cominci� a girare: il nuovo presidente francese, Val�ry Giscard d'Estaing, impose un giro di vite sulla prostituzione. Nel 1976, dopo l'apertura di un'inchiesta, il fisco chiese alla ma�tresse 11 milioni di franchi (circa 7 milioni di euro di oggi) di tasse non pagate. Per sfuggire alla giustizia, Fernande Grudet scapp� negli Stati Uniti e si stabil� a Los Angeles, dove frequent� i migliori locali. In uno di essi incontr� l'attrice Joan Collins ed Evie Bricusse, moglie di Leslie Bricusse, il compositore della colonna sonora del film di James Bond Missione Goldfinger: Madame Claude propose loro di "arrotondare" all'insaputa dei mariti. Le due rifiutarono, ma non s'indignarono. Anzi: tale era la fama di Madame che ne furono lusingate. Nel 1985, dopo la chiusura della pasticceria da lei fondata negli Usa (per avere la green card aveva sposato un barista gay), Madame si persuase che le richieste del fisco fossero prescritte e ritorn� in Francia. Si sbagliava: la polizia non l'aveva dimenticata. La donna fu incarcerata, ma per soli 4 mesi e in una prigione extra lusso: un castello riadattato del XVII secolo, in cui lei aveva una cella singola con vista sul bosco, una parrucchiera, una cameriera e i pasti ordinati al miglior ristorante della zona. Una volta libera, sotto la presidenza Mitterrand, Fernande riprese la vecchia attivit�, con nuove ragazze la cui tariffa era di 1.000 franchi l'ora. Ma un giorno una "candidata" al posto di call girl, offesa per essere stata scartata causa quattro chili di troppo, fece una soffiata alla Brigade de R�pression du Prox�n�tisme, una sezione della polizia parigina allora capitanata da una donna cos� elegante che poteva passare per una ex Claudette: Martine Monteil. Nel 1992, dopo mesi di sorveglianza, Madame Claude fu portata in prigione con l'accusa di sfruttamento della prostituzione (mentre le ragazze non erano perseguibili). L'arrestata si congratul� con la Monteil dicendo: "Sono felice che una donna abbia un riconoscimento: lei � in gamba". Dopo essere stata detenuta nella prigione Fleury-M�rogis per sei mesi, la ma�tresse fu condannata a pagare una multa milionaria, che sald� con i proventi delle interviste rilasciate alle tv francesi, oltre che con quelli derivati dalla pubblicazione di un libro di memorie. L'ammonimento della polizia per� era servito: Madame Claude si ritir� in Costa Azzurra dove visse fino a 92 anni. Alla sua cremazione, nel 2015, presenziarono solo 5 persone (di cui tre parrucchieri), nessuna delle quali famosa.