Aprile 2016 n. 4 Anno I Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Siria, i rifugiati del clima Potere e impunit� L'Internet delle cose, un mondo incontrollabile? Genova: Itinerario De Andr� Siria, i rifugiati del clima (di John Wendle, "Le Scienze" n. 571/16) - I contadini fuggiti dal paese dilaniato dalla guerra raccontano come siccit� e soprusi del governo hanno spinto il conflitto sociale fino alla violenza. - Per trent'anni l'attivit� di Kemal Ali ha prosperato: scavava pozzi di irrigazione nel nord della Siria. Aveva tutto il necessario: una trivella pesante per conficcare i tubi nel terreno, un camion, vecchio ma affidabile, per trasportare le attrezzature, un gruppo di giovanotti di buona volont� come manovalanza. In pi�, era bravo a trovare i punti dove scavare, e aveva buoni contatti nelle amministrazioni locali: se c'era da aggirare qualche norma poteva stare tranquillo che avrebbero chiuso un occhio. Poi per� le cose sono cambiate. Nell'inverno 2006-2007 le falde acquifere hanno cominciato a sprofondare come non era mai successo prima. E per Ali sono cominciati i problemi. "Prima della siccit�, per trovare l'acqua dovevo scendere 60 o 70 metri sotto la superficie", ricorda. "Poi ho dovuto perforare per 100-200 metri. Poi, quando la siccit� ha colpito duro, mi sono dovuto spingere fino a 500 metri. Il mio massimo � stato 700 metri. L'acqua continuava a scendere, sempre pi� gi�". L'impresa di Ali si � trovava senza clienti. Ha cercato altri lavori, ma � stato inutile. Sollevazioni e conflitti sociali si sono intensificati in tutto il paese. Ali � rimasto coinvolto in uno scontro a fuoco, e poco � mancato che restasse ucciso. Oggi, in sedia a rotelle, si trova in un campo che ospita profughi feriti e malati sull'isola greca di Lesbo. Secondo i climatologi, la situazione della Siria � una fosca anteprima di quello che pu� attendere tutto il Medio Oriente, l'area mediterranea e altre parti del mondo. La siccit�, sostengono, � stata esasperata dal cambiamento climatico. La mezzaluna fertile - la zona in cui nacque l'agricoltura, circa 12.000 anni fa - si sta inaridendo. In Siria, la siccit� ha distrutto i raccolti, fatto morire il bestiame e cacciato dalle campagne 1,5 milioni di agricoltori. Questo ha innescato i violenti conflitti sociali che poi sono esplosi in guerra civile, secondo uno studio pubblicato nel marzo 2015 sui "Proceedings of the National Academy of Sciences". Una dozzina di agricoltori ed ex imprenditori, con cui ho parlato nei campi dei rifugiati siriani, dicono che � andata proprio cos�. Il campo chiamato Pikpa, dove a novembre ho parlato con Ali, � una delle porte di ingresso verso l'Europa per le persone in cerca d'asilo sopravvissute ai pericoli della traversata via mare dalla Turchia. Ali e la sua famiglia, accanto a migliaia di altri fuggiaschi dalle campagne devastate della Siria, fanno parte di quella che minaccia di diventare in tutto il mondo una folla schiacciante di profughi in fuga da paesi dove governi instabili e repressivi crollano sotto la pressione di una miscela avvelenata di cambiamenti del clima, pratiche agricole non sostenibili e cattiva gestione delle risorse idriche. Quarant'anni di rabbia La Siria, in larga parte, la crisi idrica se l'� procurata da s�. Negli anni settanta il regime militare del presidente Hafez al-Assad aveva lanciato una sconsiderata campagna per l'autosufficienza agricola. A quanto pare nessuno aveva verificato se in Siria c'era abbastanza acqua, piovana e di falda, per sostenere le colture. I contadini rimediavano alla penuria di acqua scavando pozzi per attingere alle riserve sotterranee. Quando le falde si sono abbassate, hanno scavato pozzi pi� profondi. Nel 2005 il regime del figlio e successore di Assad, il presidente Bashar al-Assad, ha vietato lo scavo di nuovi pozzi senza una licenza concessa personalmente da un funzionario, pagando una tassa. Ma la norma � stata in massima parte ignorata, per necessit�. "Quello che accade a scala globale, in particolare nel Medio Oriente, � che le falde si abbassano a velocit� allarmante", dice Colin Kelley, dell'Universit� della California a Santa Barbara, autore principale dello studio sui "Proceedings of the National Academy of Sciences". "Corriamo verso un precipizio, con l'acceleratore a tavoletta. O poco ci manca". La Siria nel precipizio ci � caduta. "Guerra e siccit� sono la stessa cosa", dice Mustafa Abdul Hamid, un contadino trentenne di Azaz, presso Aleppo. Parla con me in un pomeriggio mite a Kara Tepe, il principale campo di Lesbo per i profughi siriani. Accanto a un rubinetto all'aperto, dai rami di un olivo pendono panni di bambini. Due ragazzini corrono fra le file di tende e rifugi di fortuna giocando alla guerra, due rametti per mitra. "L'inizio della rivoluzione � stata l'acqua, e la terra", dice Hamid. Si viveva bene prima della siccit�, ricorda Hamid. A casa, in Siria, con la sua famiglia coltivava tre ettari di terra tanto ricca che lo strato superficiale era del colore dell'henn�. Coltivavano grano, fave, pomodori e patate. Negli anni prima della siccit�, dice Hamid, raccoglieva tre quarti di tonnellata di grano per ettaro. Poi sono venute a mancare le piogge, e la resa � precipitata a malapena alla met�. "L'unica cosa di cui avevo bisogno era l'acqua", dice. "Ma l'acqua non c'era. Quindi le cose si sono messe molto male. Il governo non ci permetteva di perforare pozzi. Si andava in prigione". Per un po' ad Ali � andata meglio che ad Hamid: aveva contatti influenti. Fino a quando ha avuto disponibilit� di contanti, ha potuto continuare a scavare pozzi senza interferenze. "Se porti i soldi, i permessi li ottieni in fretta", spiega. "Se non ne hai, puoi aspettare da tre a cinque mesi. Bisogna avere degli amici". Riesce a tirare fuori un sorriso, malgrado le sue condizioni. Dal suo racconto emerge un altro vecchio problema che ha contribuito al crollo della Siria: la pervasiva corruzione dei funzionari statali. I siriani vedono in genere le ruberie dei burocrati come un fatto della vita, inevitabile. Dopo pi� di quarant'anni di regime totalitario dei due Assad, le persone erano ormai rassegnate a ogni tipo di avversit�. Ma si stava arrivando al livello di guardia. Negli ultimi anni, profughi di guerra iracheni e contadini siriani costretti ad abbandonare la terra hanno invaso le citt� della Siria, la cui popolazione urbana si � gonfiata da 8,9 milioni di persone del 2002, subito prima l'invasione statunitense dell'Iraq, a 13,8 milioni del 2010, verso la fine della siccit�. Il risultato per il paese nel suo complesso � sintetizzato nello studio pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences": "La rapida crescita delle periferie urbane siriane, segnate da insediamenti illegali, sovraffollamento, insufficienza delle infrastrutture, disoccupazione e criminalit�, � stata trascurata dal governo di Assad ed � diventata il cuore di una crescente instabilit�". Nel 2011 la crisi idrica aveva ormai portato queste frustrazioni al limite. "I contadini potevano sopravvivere per un anno, forse due, ma dopo tre anni avevano esaurito le risorse", dice Richard Seager, uno degli autori dello studio e professore al Lamont Doherty Earth Observatory della Columbia University. "Non erano in grado di far altro che abbandonare le proprie terre". Hamid � d'accordo. "La siccit� � durata per anni, e nessuno diceva niente contro il governo. Poi, nel 2011, ne abbiamo avuto abbastanza. C'� stata la rivoluzione". A febbraio le insurrezioni della primavera araba hanno scosso tutto il Medio Oriente. In Siria sono cresciute le proteste, la repressione si � fatta sempre pi� dura e in tutto il paese si � scatenata la furia accumulata in quarant'anni. Non c'� futuro senza agricoltura Quest'anno Hamid ha dovuto abbandonare la fattoria di famiglia. La violenza era ormai troppa per lui. "Ho lasciato la Siria per la guerra e perch� non c'era lavoro", dice. Anche Ali ha cercato di resistere, ma pochi dei suoi vecchi clienti potevano permettersi perforazioni profonde come quelle ormai necessarie per arrivare all'acqua. La guerra poi ha reso praticamente impossibile la vita quotidiana. Il villaggio in cui abitava � poco distante dalle macerie di Kobane, una cittadina al confine con la Turchia che, ormai ridotta in rovine, i curdi sono riusciti a riprendere alle milizie dell'ISIS che terrorizzano la regione. Nel luglio scorso Ali � partito per Damasco, la capitale della Siria, sperando di trovare un lavoro e un posto sicuro per la sua famiglia. Lungo la strada, l'autobus su cui viaggiava � stato colpito da un razzo e lui si � risvegliato in un ospedale di Damasco, paralizzato dalla vita in gi�. I frammenti metallici dell'esplosione avevano investito la sua spina dorsale. In qualche modo i suoi familiari sono riusciti a riportarlo al nord, e insieme hanno attraversato tutta la Turchia fino alle coste dell'Egeo. Stranieri ridotti alla disperazione, di ogni et�, si accalcano quotidianamente sulla costa turca, provenienti non solo dalla Siria ma da tutto il Medio Oriente e affollano precari barconi per attraversare i circa 16 chilometri di mare fino a Lesbo. Sono poco pi� che zattere sovraffollate, facile preda del mare quando � cattivo. La maggior parte non sa nuotare, e il 20 per cento sono bambini. Gli annegamenti sono frequenti. Molti per� arrivano vivi a Lesbo, e proseguono il pi� in fretta possibile. Sulle spiagge settentrionali dell'isola le prime luci del giorno illuminano giubbotti di salvataggio arancioni abbandonati e relitti di imbarcazioni visibili a perdita d'occhio. Solo a novembre oltre 100.000 migranti stranieri hanno attraversato la Grecia, dice l'International Organization for Migration. (Il numero di quelli arrivati in Grecia da gennaio 2015 � spaventoso: 776.376.) Un punto arancione ondeggiante all'orizzonte annuncia l'arrivo imminente di un altro barcone dalla Turchia. Giunto presso la riva, un uomo si leva in piedi tra i passeggeri accovacciati e alza le braccia in segno di trionfo, facendo con entrambe le mani il segno pacifico della V di vittoria. Louy al-Sharani, di Damasco, 25 anni, sbarca fra gli spruzzi, con il fratello maggiore. Si avviano a passo rapido, carichi di borse, sulla ripida strada costiera. Vogliono raggiungere la Norvegia il pi� presto possibile. Il fratello ha fretta di trovare lavoro per farsi raggiungere dalla moglie prima dell'estate, quando deve nascere il loro primo figlio. Dice al-Sharani che non vede l'ora di cominciare a studiare per prendere un secondo master. "Sono nato per usare la testa", dice. "Non per prendere un mitra e sparare alle persone". La madre dei due giovani ha venduto tutti i suoi gioielli, compreso l'anello nuziale, per dare loro 6000 dollari per il viaggio. Per arrivare fin qui ne hanno gi� spesi 2400, dice al-Sharani. Ma quale altra scelta avevano? Prima della guerra, al-Sharani aveva ottenuto un master in economia agraria, ma ora non vede pi� alcun futuro in Siria n� per s� n� per gli agricoltori in genere. Come se non bastasse la siccit� duratura, l'ISIS ha reso ancora pi� disperate le prospettive del paese. Sostiene al-Sharani che le fazioni in guerra hanno iniziato a saccheggiare le scorte di grano, usando in pratica il cibo come arma per controllare la popolazione. "Un contadino oggi non ha acqua per irrigare, non ha sostegno dallo Stato e subisce sempre pressioni dai ribelli o dall'esercito siriano. C'� un milione di modi di morire in Siria e tu non puoi neanche immaginare quanto siano brutti", dice. "Dopo dieci anni, quello che vedo, purtroppo, � un altro Afghanistan". La mezzaluna (in)fertile Dalla Columbia University, Seager � un po' meno pessimista. La crisi dei profughi alla fine diminuir�, presume, e la guerra in Siria far� il suo corso. Per� nel prevedibile futuro i periodi di siccit� nella regione si faranno pi� frequenti e pi� duri. Dopo aver studiato con attenzione dozzine di modelli climatici, Seager, Kelley e colleghi si sono convinti che le incessanti emissioni di gas serra espanderanno la cella di Hadley, la banda atmosferica che avvolge i tropici del pianeta, in un modo che potrebbe inaridire ulteriormente le terre del Mediterraneo orientale. Nei fatti, dice Seager, la Mezzaluna Fertile potrebbe cambiare di forma, e forse alla fine del secolo sar� scomparsa per la forte riduzione delle portate dei fiumi Eufrate e Giordano. "Di precipitazioni non ce ne sono molte laggi�, e quando cambiano la differenza si sente", avverte. "C'� una situazione particolare nel Mediterraneo, che lo rende idrogeologicamente molto sensibile all'aumento dei gas serra". Ora che sono usciti dal paese, Ali e familiari cercheranno di arrivare in Germania, dove sperano che i chirurghi riescano a restituirgli l'uso delle gambe. Sulla sua sedia a rotelle, all'aperto per prendere qualche minuto di sole, Ali parla degli amici che ha lasciato in Siria. "La vita del contadino � dura, da sempre", dice. "Il suo grande problema � l'acqua, punto. Perch� l'acqua � vita". Il figlio lo riporta dentro, a riposare. Il pallido sole invernale illumina in parte uno stanzone con un paio di dozzine di letti allineati. Sacchi di plastica e borsoni di tela da quattro soldi ammucchiati ovunque contengono le poche cose rimaste ai profughi. Mentre i figli sollevano Ali per metterlo a letto, il suo viso diventa una maschera di dolore e stanchezza. La figlia diciannovenne, Fardous, gli mette accanto la sacca della colostomia e sistema le coperte. "� scritto nel Corano", ripete Ali. "L'acqua � vita". Potere e impunit� (di B�rbel Kerber, "Psicologia contemporanea" n. 238/13) - Scandali sessuali, doppie vite, corruzione, plagi, evasione fiscale: i media sono pieni di notizie su colpe e menzogne di politici e manager al vertice. Perch� etica e decenza devono mancare proprio ai potenti? - A quanto pare dobbiamo abituarci agli scandali sessuali, ai casi di corruzione, agli abusi, alle evasioni fiscali dei potenti: Silvio Berlusconi, Horst Seehofer, Bill Clinton, Karl-Theodor zu Guttenberg, Klaus Zumwinkel sono solo alcuni fra i tanti uomini di potere i cui passi falsi sono di dominio pubblico. Veniamo continuamente a sapere di nuovi casi di menzogne e reati, da parte di uomini al vertice che evidentemente fanno il loro comodo. Trasgressioni e bugie sono all'ordine del giorno. Ma � solo un caso che a essere beccati con le mani nel sacco siano cos� spesso uomini politici e grandi manager? "Il potere corrompe, il potere assoluto corrompe in maniera assoluta", diceva gi� nel 1887 Lord Acton. Il potere rovina il carattere, si dice spesso. Ma sul piano scientifico fino a che punto � stato studiato il fenomeno? Si tratta di un tipico vizio maschile da animale alfa o anche le donne si comportano cos� quando arrivano al vertice? Arnold Schwarzenegger, Dominique Strauss-Kahn, J�rg Kachelmann, Tiger Woods, Anthony Weiner, tutti maschi, vivono una doppia morale, trascinati dagli istinti e mettendo a tacere ogni ragionevolezza e lucidit� di pensiero. "A causa delle condizioni in cui sono educati da bambini, spesso gli uomini hanno meno accesso ai propri sentimenti", spiega Bj�rn S�fke, terapeuta specializzato nei problemi maschili, intervistato da un giornalista. I sentimenti infatti fungono da importanti regolatori del comportamento: "La vergogna, per esempio, aiuterebbe a ricordarsi che certe cose con una minorenne non si possono fare. � per questo che gli uomini sono pi� predisposti delle donne a comportamenti inaccettabili". Ma alcuni studiosi olandesi confutano l'idea che la tendenza di tanti personaggi potenti all'infedelt� coniugale e agli eccessi sessuali sia un problema maschile. Se le donne in posizioni di potere fossero pi� numerose, si comporterebbero come i maschi, secondo i risultati delle ricerche di Joris Lammers (2010), professore di psicologia sociale all'Universit� di Tilburg. Se oggi sentiamo parlare poco di donne famose cadute nella trappola del sesso, � solo perch� al momento sono ancora poche le donne che occupano posizioni di potere e sono sotto gli occhi di tutti. Lammers ha studiato in che modo potere e autorit� aumentano la tendenza all'infedelt� sessuale. A questo scopo ha sottoposto attraverso Internet 1561 soggetti a un questionario anonimo circa la loro posizione di potere sul lavoro, il giudizio sulle proprie prestazioni personali e la fedelt� nei rapporti di coppia. � risultato che chi disponeva di maggiore autorit� era anche pi� incline a tradire il partner. La cosa interessante � che ci� non dipendeva, come si suppone spesso, dai viaggi di lavoro e dalle lunghe ore trascorse in ufficio lontano da casa. Allo stesso modo, non risultava che le persone di successo e di potere fossero pi� inclini al rischio e quindi pi� facile preda delle tentazioni. Come si spiega allora? Un aspetto decisivo, secondo la ricerca di Lammers, � la maggiore fiducia in se stessi delle persone che occupano posizioni di vertice. Chi � pi� consapevole di s� non solo si sente pi� attraente, ma lo � davvero: mantiene pi� a lungo il contatto visivo, ha una postura pi� autorevole, si avvicina di pi� all'altro, tutte cose che accrescono la probabilit� di un approccio sessuale. Ovvero, per dirla in un altro modo: con il potere aumenta la sensazione di essere irresistibili. E la cosa � tutt'altro che specifica di un genere: non appena pi� donne accederanno a posizioni di potere, sentiremo parlare pi� spesso delle loro avventure sessuali. Lammers ne � convinto: via via che, con il processo di parit�, le posizioni di uomini e donne diventeranno pi� simili, tanto pi� spesso potremo "osservare nelle donne comportamenti negativi che in passato erano riservati agli uomini". Ma i comportamenti negativi ai vertici della politica e dell'economia non sono limitati alle avventure e alle molestie sessuali. L'ex capo della Siemens Heinrich von Pierer e altri dirigenti sono stati condannati a pagare multe e indennizzi all'azienda a seguito del pi� grande caso di corruzione venuto alla luce finora in Germania. Thomas Middelhoff, ex capo della Arcandor AG (la holding cui fanno riferimento KaDeWe, Karstadt e altre catene), � stato querelato con richiesta di milioni di risarcimento, a causa delle indennit� e dei bonus eccessivi elargiti a s� e altri, nonostante la cattiva situazione finanziaria del gruppo. Sul suo nome, inoltre, sono in corso indagini per la partecipazione come privato a fondi che lucravano sugli affitti esorbitanti imposti alle sedi della Karstadt. Lothar Sp�th, ex presidente del Baden-W�rttemberg, si faceva invitare a vacanze e festini grandiosi e una di queste storie ha troncato bruscamente la sua brillante carriera politica. Negli scandali delle intercettazioni alla Telekom, alla Lidl, alla Siemens ci sono pagine e pagine piene di analoghi fatti a carico di politici, manager, campioni sportivi. Che ne � degli scrupoli, della coscienza morale? Come succede che improvvisamente non ci siano pi� freni e barriere in una persona che finora sapeva benissimo (e ancora lo sa) cosa � decente, cosa � lecito e cosa � proibito, e tuttavia si prende quello che vuole? "L'essere umano", secondo Wolfgang Scholl (2007), professore di psicologia sociale e delle organizzazioni a Berlino, "� fatto per vedere e perseguire i propri interessi, senza curarsi di quello che pensano e vogliono gli altri". La questione � solo in che modo si usa il potere per realizzare i propri interessi. Non tutti quando occupano una posizione di potere si trasformano automaticamente in egoisti immorali e senza scrupoli, ma tuttavia il potere spesso trasforma chi arriva a occupare una posizione al vertice. Varie ricerche psicologiche spiegano come mai ci� avvenga. I potenti hanno la tendenza a generalizzazioni e idee stereotipe circa il prossimo, sono impazienti, poco disposti ad ascoltare gli altri. Con il successo si perdono empatia e capacit� di immedesimazione, mentre aumentano il senso di superiorit� e la sopravvalutazione delle proprie doti. Cresce insieme al potere la sensazione di onnipotenza: posso fare quello che voglio, e tanto meglio cos�. "Potere e ascendente possono condurre a una netta separazione fra giudizio pubblico e condotta privata", sostiene Adam Galinsky della Northwestern University (Illinois). Si usano due pesi e due misure, perch� si crede di meritarlo o di averne bisogno per poter continuare a dare il massimo. Lo dimostrano con grande evidenza le ricerche di Galinsky con Joris Lammers e l'olandese Diederik Stapel (2010). In una serie di prove sperimentali, in cui si simulavano, per esempio, resoconti di spese di viaggio o risultati di una lotteria, fu esaminato il comportamento di soggetti posti in una situazione di potere o di subalternit�. � risultato chiaramente che il conferimento di un potere suscita nelle persone una grande ipocrisia, con la tendenza a imporre agli altri misure pi� rigorose che a se stessi. Chi si sente pi� forte, in altre parole, predica bene e razzola male: si aspetta dagli altri il rispetto assoluto delle regole, ma appena pensa di avere l'occasione di ingannare senza essere scoperto, ne approfitta. C'� un trucco che gli permette di guardarsi ancora allo specchio senza vergogna: per giustificarsi ai propri occhi, svaluta tutti coloro che sono oggetto delle sue vessazioni. "Non hanno alcun diritto", "Non si meritano niente di meglio", "Sono degli incapaci": cos� si giustifica per tenere in piedi l'immagine di s�, cosa che non gli � difficile, sentendosi superiore al prossimo. Chi occupa posti di potere spesso � anche convinto di avere diritti speciali, che gli permettono, come nota Wolfgang Scholl, di mantenere una distanza sociale eccessiva rispetto a chi occupa posizioni pi� basse nella scala gerarchica. Che il potere corrompa, inducendo a comportamenti trasgressivi, dipende anche dalle pi� ampie possibilit� di manovra e dai minori controlli di cui godono le persone al vertice. � qui che si pu� intervenire, imponendo una maggiore trasparenza ai piani alti. Forse, secondo lo psicologo Dacher Keltner (2003), potrebbe bastare l'esistenza di commissioni di controllo e autorit� di garanzia pi� efficienti e motivate, per far sentire gli interessati pi� esposti. Soprattutto nei maschi sembra necessaria una nuova consapevolezza. "I maschi dal punto di vista evoluzionistico sono predisposti alla dominanza, alla gerarchia e al perseguimento dei propri interessi", dice Wolfgang Scholl (2007), "ma nella nostra globalizzata societ� del sapere le condizioni del successo sono fondamentalmente cambiate: si richiede una collaborazione costruttiva di pi� persone capaci e competenti". Ci� significa che oggi si pu� andare avanti solo tutti insieme. � tempo che questa consapevolezza si diffonda a ogni livello della societ�. L'Internet delle cose, un mondo incontrollabile? (di Roberto Presilla, "Vita e Pensiero" n. 1/16) - Con il nuovo sviluppo della rete assisteremo all'esplosione degli oggetti connessi. Un fenomeno non solo da subire. - L'Internet delle cose (Internet of things) � uno sviluppo recente, che prosegue una tendenza inaugurata gi� anni fa: � l'estensione della rete concepita prima di tutto per collegare comunit� diverse di ricercatori: militari, universitari, industriali. Per inquadrare il fenomeno, � utile ricordare come � fatta Internet e in che modo la rete � stata usata, soprattutto in anni recenti, per scopi diversi da quelli originali. Internet � in effetti costruita a partire da protocolli di scambio e collegamento che riguardano prima di tutto macchine. � gi� una rete di collegamento tra cose, ma non � solo una cosa. La rete per antonomasia � stata costruita a partire da tre ingredienti. Il primo � stata la comunicazione di dati attraverso la commutazione di pacchetto (packet switching), concepita negli anni Sessanta del secolo scorso per garantire la sopravvivenza di una rete di informazioni in caso di attacco nucleare. Una comunicazione complessa viene scorporata in una serie di pacchetti autonomi, che raggiungono ciascuno per suo conto il nodo finale: ciascun pacchetto viene dotato di un numero d'ordine e della destinazione, dove poi verranno assemblati nell'ordine previsto. In questo modo la rete di distribuzione non dipende da un nodo centrale e non ha gerarchia: come era gi� chiaro a Sun Tzu, un nemico che non ha struttura � pressoch� impossibile da attaccare (occorre distruggere una parte significativa di tutte le reti, perch� la comunicazione venga bloccata). Il secondo elemento � stato inventato all'inizio degli anni Ottanta, quando furono definiti due protocolli: il protocollo di livello di trasporto (Transmission Control Protocol, Tcp) e il protocollo di interconnessione di rete (Internetworking Protocol o pi� brevemente Internet Protocol, IP), che insieme disciplinano lo scambio di pacchetti e le procedure di connessione tra reti. Lo standard Tcp/Ip rappresenta il background di Internet: � una sorta di "lingua franca" (secondo la definizione di Luciano Floridi) che connette tra loro reti diverse, indipendentemente da come sono fatte (sia a livello software sia a livello hardware). In altre parole, Tcp/Ip permette di disgiungere il livello semantico dei dati che ci interessano (una lettera, un conto bancario, un video musicale ecc.) dal livello di gestione logico (software) e fisico (hardware): possiamo usare Internet per scambiare i dati che vogliamo, in modo quasi completamente indipendente dal supporto fisico e dal software di gestione. Il terzo ingrediente di Internet � stato l'implementazione di un sistema di nomi di dominio (Domain Name System, Dns) e dei relativi protocolli: ogni nodo su Internet � individuato da un nome, stabilito mediante una rigida gerarchia. Cos� ogni nodo che fa parte del dominio Italia ha il suffisso ".it": propriamente, ogni nome termina con un punto (che viene spesso omesso) e da sinistra a destra va dal particolare al generale (cos� "docenti.uni.it" e "facolt�.uni.it" rimandano entrambi a un'universit� italiana). La gerarchia dei nodi sottostanti � conservata a livello di dominio: i domini pi� generali sono chiamati domini radice (Dns root zone) e sono, in tutto il mondo, poco pi� di una decina. Ogni dominio radice ha sotto di s�, in una struttura ad albero rovesciato, domini e sottodomini (tronchi e rami), fino ai nodi che non hanno altri nodi sotto di s� (le foglie dell'albero rovesciato). Grazie al Dns, la toponimia di Internet � univocamente definita: ci pu� essere solo una strada che si chiama "docenti.uni.it" e si trova a partire dalla strada pi� grande "uni.it", a sua volta una diramazione di ".it". Sono due le caratteristiche che � bene sottolineare: da un lato, la struttura di Internet � totalmente "anarchica", dato che non c'� un governo centrale, ma solo dei sistemi per permettere la connessione tra reti e sottoreti. Dall'altro, ogni informazione che riguarda un singolo nodo � univocamente definita in modo gerarchico, cos� da rendere possibile a chiunque raggiungere un determinato nodo: basta saperne il nome e ci si arriva. L'ordinamento di Internet � insomma semantico: � a quel livello che Internet diventa navigabile e riconoscibile. Questi elementi ci suggeriscono un primo risultato. Internet non pu� essere assimilata a uno strumento come altri, perch� il livello semantico � indipendente dagli altri. Se guardiamo un coltello, una penna o un'automobile, abbiamo strumenti di complessit� variabile, che ovviamente dipendono dall'uomo in modo intrinseco: un coltello serve a tagliare (o a spalmare), una penna a scrivere (o a pungere), un'automobile per trasportare cose o persone ecc.. In tutti questi casi, per�, le propriet� fisiche dello strumento sono strettamente collegate al suo uso e al suo valore simbolico: il coltello pu� tagliare perch� � affilato, la penna pu� scrivere perch� contiene inchiostro ecc.. Ma nel caso di Internet niente, nella struttura fisica di un nodo, ne definisce il ruolo semantico: una macchina che fa da server pu� ospitare il sito di un giornale, un blog di cucina, un sito di annunci, una biblioteca ecc.. Da strumento di collegamento al Big Tamagotchi Questo avviene perch� il livello semantico � codificato in modo da essere riconoscibile sia dalle macchine (in qualche modo), sia dagli esseri umani, per la stragrande maggioranza dei quali l'unica cosa che conta (e che si conosce) � il nome del "sito", il luogo dove si vuole andare. Ma, come � chiaro, la struttura della rete � tale che parte del traffico rimane nascosta: anche se � la parte che spiega in che modo avvengono le cose, solo un piccolo sottoinsieme di persone esperte di informatica � in grado di capirci qualcosa. Per gli altri la rete "funziona", senza sapere come e perch�, in accordo con la cosiddetta "terza legge" di Arthur C. Clarke: ogni tecnologia sufficientemente evoluta � indistinguibile dalla magia. Il che ha una conseguenza ovvia: come la magia, la tecnologia sufficientemente evoluta non � controllabile dagli utenti, anzi (in qualche modo) li controlla. Internet � nata originariamente come strumento di collegamento tra comunit� di ricercatori. Poi � stata estesa al grande pubblico, grazie all'interfaccia web (World Wide Web) progettata da Tim Berners Lee e Robert Cailliau al Cern all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso. Inizialmente la rete (e l'interfaccia web) erano modi per "semplificare" la vita: invece di stampare un documento complesso con figure, imbustarlo, spedirlo e aspettare, si poteva condividere lo stesso documento online, sulla rete. Questo riduceva i costi ed eliminava la necessit� di ricorrere a un postino. In altre parole, all'inizio Internet puntava - come altre invenzioni nel corso del XX secolo - a rendere la vita pi� semplice: l'automazione dei processi poteva servire a liberare del tempo da dedicare ad altro, secondo un modello collaudato nell'evoluzione della produzione industriale. In un lasso di tempo relativamente breve i nodi di Internet sono diventati veri e propri luoghi dove "stare" o "andare": la nostra interazione con lo strumento � diventata pi� intensa, con un'occupazione del tempo crescente. Sono nati i social network: reti dove siamo presenti solo se siamo in grado di interagire con frequenza, fornendo contenuti in modo continuativo e pressoch� quotidiano. Anche in questo caso una parte interessante del problema � semantica: per capire il funzionamento di un social network come Facebook dovremmo forse guardare al codice sorgente, al programma vero e proprio. Molte analisi del fenomeno guardano agli usi sociali: se invece riportiamo Facebook nel suo contesto originario, se lo trattiamo come un software, dobbiamo chiederci che tipo di programma sia. Ogni programma parte da un input e lo elabora fornendo un output: nel nostro caso, l'input - i dati di cui il programma si serve - sono i profili e le attivit� degli utenti; l'output sono evidentemente i dati, convenientemente aggregati ed elaborati, relativi agli utenti stessi. Il continuo incoraggiamento a collegarsi ad altri utenti (e ad attrarne di nuovi) serve uno scopo duplice: da un lato alimentare la finalit� superficiale (vivi in rete con i tuoi amici) che � lo strumento di marketing, dall'altro soddisfare il business di fondo (aumentare il numero degli utenti e delle interazioni per raccogliere pi� dati). Col tempo, l'interazione social � diventata pervasiva e ci sta costringendo a cambiare prospettiva. Avere un profilo Facebook o Twitter richiede azioni frequenti e costanti, un continuo flusso di contenuti che sostenga la nostra identit� virtuale. La metafora pi� o meno calzante potrebbe essere quella del Big Tamagotchi: pi� che la Big Mind discussa da P.C. Rivoltella (Ad adolescenti e adulti il web fa male o fa bene?, "Vita e Pensiero", 2014/1, pp. 109-114), le nostre identit� social sono simili al tamagotchi, il virtual pet alieno che andava di moda una quindicina di anni fa (ma che � tuttora in commercio in varie versioni). Come scriveva Rivoltella, non � facile capire se la rete aumenti la nostra intelligenza o piuttosto ci istupidisca: il dato che mi sembra certo � che - in ogni caso - Internet ha un peso crescente per la nostra esperienza soggettiva. All'epoca dei social network questo si traduce in un richiamo costante a essere presenti, che dovremmo interpretare alla luce della legge di Clarke: che tipo di tecnologia � la "magia" social? A quale scopo � stata costruita? In questo caso sembrano dominare le esigenze del marketing: la rete non serve pi� all'automazione, ma a catturarci in una serie di interazioni. Siamo noi utenti i pesci da pescare: il modello social sembra costruito per tenerci avvinti. L'Internet delle cose L'evoluzione di Internet - da strumento di collegamento a infrastruttura digitale della nostra vita quotidiana - � ancora pi� chiara nel momento in cui assistiamo all'esplosione degli oggetti connessi. Non sono solo i cellulari, ormai diventati smartphone, a essere connessi: ci sono gli orologi, le automobili, i televisori, i frigoriferi, i cassonetti per la spazzatura ecc., tutti ormai smart (e noi utenti riusciamo a essere abbastanza smart da capire che cosa succede?). Anche senza essere critici come E. Morozov, � indubbio che questo sviluppo accentua e accelera la diffusione del modello dei social network. Se collego il mio orologio a Internet, posso interagire socialmente riguardo alla mia attivit� fisica: il programma da un lato mi d� obiettivi - qualcuno ricorda l'attivit� fisica di fronte al televisore in 1984? - dall'altro mi permette di parlarne con la mia cerchia. Intanto sto fornendo dati vitali a una struttura, a un'azienda, senza avere la pi� pallida idea di dove quei dati saranno archiviati e di come verranno trattati. La natura semantica di Internet - che � in ultima analisi dovuta alla natura stessa del software - rivela qui conseguenze inaspettate. Buona parte di quello che il mio oggetto smart fa � al di fuori del mio controllo: si calcola che la maggior parte del traffico dati generato da oggetti mobili avvenga all'insaputa degli utenti stessi. In parte questo � spiegato dalla presenza di interfaccie utente sempre pi� elaborate: allo strato fisico (segnali elettromagnetici) e semantico (software: programmi e protocolli) si sovrappone un'interfaccia che � l'effettivo interlocutore degli utenti. La maggior parte dei quali, peraltro, si limita a usufruire delle possibilit� offerte, senza preoccuparsi di andare oltre: sono suggestive - in tal senso - le recensioni postate sui siti che vendono applicazioni per gli oggetti smart. Se si va su Google Play, per esempio, si pu� notare come la maggior parte delle recensioni in italiano domandi programmi in italiano (nell'era in cui tutti dovrebbero aver studiato inglese a scuola, dobbiamo interpretarlo come un rigurgito di identit� nazionale o un esempio di atavica pigrizia culturale?) e in molti casi riveli una conoscenza del mezzo informatico men che superficiale. L'evoluzione dell'interfaccia rende sempre pi� trasparenti gli altri strati: ci accorgiamo al massimo che "non c'� campo" (ma questo accade sempre di meno: per esempio, � frequente il caso di telefonate in treno che continuano anche in galleria), ma per il resto non sappiamo che cosa facciano i nostri oggetti, che sono sempre meno "nostri". Basta guardare all'evoluzione verso il modello tablet anche di oggetti pi� antichi come il personal computer: seguendo Apple e Google, anche aziende come la cinese Lenovo (che fabbrica computer, tablet, cellulari) e Microsoft (che oltre all'onnipresente Windows ormai fabbrica console per giochi, computer, tablet, cellulari) spingono per un modello di aggiornamento continuo non controllato dall'utente, ma dall'azienda che ha costruito il prodotto. Per stare connessi, occorre cambiare con regolarit� i propri oggetti smart e accettare che solo lo strato pi� superficiale sia accessibile. Uno strato superficiale che - in omaggio forse inconsapevole alla legge di Clarke - � spesso definito con termini "magici" (l'interfaccia Touchwiz di Samsung, dove wiz � abbreviazione di wizard, stregone): non dimentichiamo, per�, che i programmi di installazione e configurazione sono definiti, da anni, wizard. Il risultato � che non sappiamo pi� che cosa facciano i nostri dispositivi. La quantit� di dati che viene scambiata � al di sopra e al di fuori del nostro controllo, protetta da ombrelli legali complicati che solo casualmente vengono alla luce. Certo, dopo i casi Assange (Wikileaks) e Snowden (Datagate) si � fatto un po' di clamore; con il caso Schrems (contro Facebook) l'Unione Europea ha cominciato a cercare maggiori tutele per i propri cittadini, i quali per lo pi� non sembrano aver consapevolezza di quanto sta succedendo. Appare perci� calzante la metafora degli "Eloi digitali" coniata da M. Mantellini (il suo slog o static blog � su www.cassandracrossing.org, che raccoglie quanto apparso sull'omonima rubrica di Punto informatico). L'etica hacker, secondo Mantellini, pu� aiutarci: non pi� a superare i limiti delle tecnologie, ma a usarli proprio per far capire le questioni etiche in gioco. Del resto, nell'articolo che accompagnava quello di Rivoltella, Antonio Spadaro (Ma non � un'eresia cercare Dio online, "Vita e Pensiero", 2014/1, pp. 103-108) invitava a essere hacker spirituali per vivere l'esperienza online rompendo gli schemi prestabiliti. Internet applicata alle cose ha insomma il potenziale per trasformare in modo imprevisto la nostra vita. Rimane da capire se saremo in grado di gestire questa trasformazione oppure se la lasceremo al marketing delle grandi aziende, finora interessate a costruire i loro "giardini recintati" (walled gardens), all'interno dei quali dovremmo trovare tutto quello che ci serve. Pi� che l'iper-enciclopedia del XXI secolo, Internet assomiglia sempre di pi� alla Matrix di Gibson: un insieme di territori controllati da corporation e agenzie governative, ciascuno con la propria agenda. Star� a noi fare in modo che questo spazio rimanga una res publica, non solo un luogo dove si mettono in piazza i nostri affari. Genova: Itinerario De Andr� (di Laura Tosetti, "Meridiani" n. 230/16 La cosiddetta "scuola dei cantautori" genovese � pi� che conosciuta: Fabrizio De Andr�, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Luigi Tenco. Ma c'� molto altro: Joe Sentieri (uno dei primi "urlatori" degli anni Sessanta, insieme con Mina e Tony Dallara), Michele (l'Elvis Presley italiano di "Se mi vuoi lasciare", del 1963), i New Trolls, i Ricchi e Poveri, i Matia Bazar. Ivano Fossati, naturalmente, e poi Francesco Baccini, Oscar Prudente, Sandro Giacobbe, Max Manfredi. Per non dire di Beppe Gambetta (mago della chitarra acustica) e Nino Ferrer, cio� Agostino Arturo Maria Ferrari (1934-1998), laureato in filosofia ed etnologia alla Sorbona di Parigi, pittore, ma noto in Italia soprattutto per "Donna Rosa". Una citt� di musica, dunque, dove ancora oggi il rapporto fra cantautori, gruppi e band, e numero di abitanti � da primato nazionale. 1. Via al Mare � in realt� il tratto del molo del Porto Antico che fiancheggia l'Acquario, l'antico Ponte Spinola. � stato dedicato a Fabrizio De Andr� nel 1999, pochi mesi dopo la sua scomparsa: "Via al Mare Fabrizio De Andr�, cantautore genovese". Dopo averlo cantato per tanti anni, De Andr� (1940) aveva scelto di abitare proprio nel condominio eretto sullo storico Ponte Morosini, qualche centinaio di metri verso ponente. Gli erano gi� state consegnate le chiavi della nuova casa, ma mor� tre mesi pi� tardi. Ai suoi funerali, nella basilica di Santa Maria Assunta, sul vicino colle di Carignano, parteciparono diecimila persone, mentre le sue canzoni venivano suonate in molte strade cittadine. 2. Via Cacchi Nel bar all'angolo fra le vie Casaregis e Cecchi (attualmente Mini Mixing) nel quartiere della Foce, si trovavano De Andr� (che allora abitava nella vicina via Trieste), Bruno Lauzi (risiedeva in via Rimassa), Luigi Tenco (la sua famiglia gestiva la bottiglieria Enos nella stessa strada), Gino Paoli, Umberto Bindi, il poeta Riccardo Mannerini, il paroliere Giorgio Calabrese. C'erano anche i fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi, che abitavano al 58 di corso Torino. Chiacchieravano e giocavano a calciobalilla. Gian Franco, diventato in seguito direttore artistico della casa Ricordi, port� a Milano la maggior parte del gruppo. E proprio queste riunioni avrebbe raccontato Gino Paoli nel 1991, nell'album Matto come un gatto: "Eravamo quattro amici al bar / che volevano cambiare il mondo". 3. Via al Capo di Santa Chiara Gino Paoli (1934) poco pi� che ventenne abitava a Boccadasse, in "salita" Santa Chiara, e faceva il grafico e il pittore. E qui nel 1960 compose La gatta, cento copie vendute nei primi tre mesi, poi il boom grazie al passaparola. Al quartiere il cantautore ha dedicato un brano (appunto Boccadasse) del disco Ti ricordi? No non mi ricordo, inciso con Ornella Vanoni nel 2004. "Ti ricordi il sole / nella casa al mare / Ti ricordi i fiori / che curavi tu? / I sorrisi rossi / dei gerani appesi? / Sale sopra i vetri / e sui tuoi capelli?" 4. Corso Italia Il Lido d'Albaro (oggi Nuovo Lido) � uno stabilimento balneare risalente al 1908. Quando c'era anche la sala da ballo vi suonarono Umberto Bindi e i primi gruppi beat genovesi: all'inizio degli anni Cinquanta Luigi Tenco e Bruno Lauzi facevano parte della Jelly Roll Morton Boys Jazz Band, poi Tenco e De Andr� si ritrovarono nel Modern Jazz Group, quindi Paoli e Tenco formarono I diavoli del Rock. 5. Via del Tritone Negli anni Cinquanta Gianni e Armanda De Scalzi gestivano qui il ristorante Da Gianni e l'albergo Sturla. Qui si formarono i loro figli: Vittorio che nel 1966 fond� i Trolls, che l'anno dopo diventarono New Trolls, uno dei primi gruppi del rock progressivo italiano, e il pi� giovane Aldo (autore di colonne sonore). Trascinato dai figli, Gianni apr� nel 1973 una sala di registrazione professionale, lo Studio G (in via Fieschi), e diede vita all'etichetta discografica Magma, dedicata ai gruppi progressive. Cui si aggiunse, dopo il trasferimento nel 1976 in via del Forte di San Martino, la Grog Records. Qualche anno fa Vittorio De Scalzi ha riunito tutta la musicalit� cittadina, dalle tradizionali "squadre di canto" a Gino Paoli, nello spettacolo De Scalzi's Restaurant. 6. Via di San Sebastiano Al 63r c'� la sede del Louisiana Jazz Club (https://it-it.facebook.com/ www.louisianajazzcub.net e www.italianjazzinstitute.com). Il jazz era arrivato a Genova con le navi e nei primi anni del dopoguerra si sono aperti molti locali per musica dal vivo. Questo � il pi� antico ancora in attivit� (e in assoluto il pi� longevo a livello italiano): fondato nel 1964, � alla quarta sede (via Galata, piazza Matteotti, corso Aurelio Saffi). Qui sono passati Nat Adderley e Gianni Basso, Bill Frisell e Gil Cuppini, Joe Venuti, Giorgio Gaslini e molti altri. Concerti ogni gioved� sera. 7. Via del Campo Nell'ex negozio di musica e dischi di Gianni Tassio, al 29r trasformato in luogo della memoria del suo amico De Andr�, dal 2012 ha sede il laboratorio-museo dedicato ai cantautori genovesi (www.viadelcampo29rosso.com). Dischi originali, strumenti (la famosa chitarra Esteve di Fabrizio, comprata all'asta grazie a una colletta cittadina), foto, libri, riviste. Ma anche centro culturale e luogo di incontri. La zona ricorda ovviamente Via del Campo (1967, "Via del Campo c'� una puttana / gli occhi grandi color di foglia"), ma � cambiata profondamente: oggi � un'area multiculturale abitata da molti immigrati. 8. Piazza Galileo Ferraris Quartiere di Marassi: nei giardini di fronte alla scuola Generale Cantore (oggi Giovanni XXIII), si esercitano giovanissimi chitarristi. Uno de I Poeti, nel '67, � Ivano Fossati (sedicenne). Nel 1970 entrer� nei Delirium: primo successo Jesahel (1972). Fossati � oggi uno degli autori pi� importanti della musica italiana, passando dal rock (La mia banda suona il rock, 1979) ai pezzi d'autore ("Chi guarda Genova sappia che Genova / si vede solo dal mare", dall'album La pianta del t�, 1988). 9. Corte Lambruschini Al Teatro della Corte (Teatro Stabile di Genova) quest'anno si � arrivati alla 16-esima edizione di Acoustic Night, come sempre ai primi di maggio (dal 5 al 7, nel 2016). Protagonista e ispiratore � Beppe Gambetta, fra i pi� grandi interpreti di chitarra acustica e flatpicking (cio� suonata con il plettro) del mondo. Gambetta, che a Genova aveva partecipato nel 1978 alla fondazione dei Red Wine (bluegrass all'italiana), trascorre quasi tutto il tempo all'estero ed � uno dei quattro Men of Steel, che si riuniscono periodicamente (gli altri sono lo statunitense Dan Crary, lo scozzese Tony McManus e il canadese Don Ross). Ogni anno Gambetta torna a Genova per questo evento, portando con s� i grandi protagonisti della chitarra acustica mondiale.