Aprile 2017 n. 04 Anno II Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Indice Un populismo molto americano Edgardo Mortara: il bambino "rapito" dal papa Un amore duraturo Tot�, un ribelle dinamitardo della lingua Un populismo molto americano (di Tiziano Bonazzi, "il Mulino" n. 489/17) Nel 2016 le elezioni presidenziali americane hanno visto manifestarsi una forma di populismo di cui ha fatto le spese, con Hillary Clinton, il Partito repubblicano, contro il quale un candidato non repubblicano, Donald Trump, ha aperto una vincente Opa ostile in nome del popolo. Oltreatlantico il termine "populist" � legato a quel breve, ma importante fenomeno che fu il People's Party, nato nel 1892 dalla rivolta dei piccoli agricoltori proprietari dell'Ovest e anche del Sud contro banche, ferrovie, grossisti del grano e modernit� urbana. Il Partito del Popolo raggiunse il suo apice alle presidenziali del 1896, quando per�, alleato con il Partito democratico, venne sconfitto dai repubblicani, dopo di che ebbe inizio il suo rapido declino. Oggi gli storici parlano del populismo americano come di un fenomeno che attraversa l'intera storia del Paese e che � gi� presente nella prima met� dell'Ottocento con partiti nazionalisti e xenofobi come l'American Party, nemico della massiccia immigrazione irlandese cattolica e con essa delle �lite al potere che non difendevano il vero popolo americano. Per di pi� un brodo di coltura del populismo corre lungo tutta la storia degli Stati Uniti nei tanti moti di ribellione dal basso che vi si susseguono, dai Regulators settecenteschi delle Caroline fino ai movimenti New Left degli anni Sessanta. Il populismo � parte di questa vasta corrente alternativa della storia politico-sociale statunitense e non ha necessariamente cattiva stampa. Tutto ci� dipende dal fatto che gli Stati Uniti non sono una Minerva uscita perfetta dalla testa di Giove, bens� un'eruzione continua e un continuo tentativo di mettere ordine nel susseguirsi traumatico o creativo di mutamenti, di scontri etnici, regionali, economici. L'America � la modernit� perch� � un inarrestabile dramma del cambiamento che muove dall'entusiasmo alla tragedia e ritorno, � un Paese che ribolle continuamente dal basso. Mi rendo conto di lanciare pillole che rischiano di annoiare il lettore; ma non posso non ricordare il repubblicanesimo inglese del Settecento per il quale il potere � un cancro che infetta chi lo possiede, anche se eletto dal popolo, per cui occorre un popolo virtuoso, come quello dell'antica Roma repubblicana o il moderno popolo protestante, per tenere sotto controllo i governanti. Una teoria che venne portata nelle colonie, ispir� la Rivoluzione e si leg� indissolubilmente alla sovranit� popolare. L'idea di un'inimicizia naturale fra governanti e governati, di una mai completa legittimit� del potere, � intrinseca agli Stati Uniti. Un uzzolo populista � parte integrante dell'esperienza americana. Antipopulista � senza dubbio Hillary Clinton e certo non solo per aver definito "deplorables" i sostenitori di Trump, facendo una gaffe storica. In lei troviamo, infatti, un'erede dei manager della politica e dell'economia, gli Atlante che nel Novecento hanno retto sulle spalle la middle class e da parte democratica hanno dato forma progressista al vulcano eruttante della societ� americana. Tuttavia la Clinton � stata sconfitta e con lei i candidati dell'establishment repubblicano da lei non dissimili. Nel 2016 i "politici/esperti" eroi del secolo scorso sono diventati establishment e la figura emergente dell'oggi, il tycoon globale, Donald Trump, li ha fatti cadere uno dopo l'altro come birilli. Nel 2016, infatti, � giunta al parossismo un'eruzione politica quasi senza precedenti le cui origini sono negli anni Sessanta dei movimenti New Left e dei neri radicalizzati che spaccarono l'America, una frattura che non ha fatto che ampliarsi. Il cuore dei movimenti di quegli anni furono l'attacco al principio di autorit�, scientifica, religiosa o di costume, e l'idea che libert� e democrazia si fondano sulla creativa, illimitata autorealizzazione del singolo. A far le spese di quella rivoluzione culturale fu il liberalism tecnocratico di matrice newdealista che con Kennedy e Johnson credeva di esser giunto a una duratura egemonia politica; ma a vincere non fu il New Left bens� il contrattacco portato dal neoconservatorismo di Reagan. Una destra liberista che attiv� e coopt� anche i milioni di cristiani evangelici che volevano il ritorno ai valori dettati dall'autorit� divina e che fin dagli anni Venti erano stati emarginati nelle loro riserve del Sud, delle Grandi Pianure e delle periferie dalla cultura laica della societ� manageriale. Rivolta giovanile e nera, tramonto del progressismo newdealista, controrivolta conservatrice portarono a un'America "fratturata", che ha affrontato divisa e spaccata le radicali trasformazioni degli ultimi trent'anni. Se si vuol capire il populismo odierno � utile seguire in questo quadro le vicende dei partiti e di quella figura, il common man, che costituisce l'anima ideale della storia americana. L'uomo comune fedele alla missione americana di libert�, lavoratore accanito nella luce della Bibbia, in grado di non dipendere da alcuno, contadino, operaio, commerciante, professionista, imprenditore: l'individuo. Negli anni Settanta l'uomo comune, non pi� solo nordeuropeo e protestante, ma anche italiano e slavo, cattolico ed ebreo, prese ad agitarsi, soprattutto nel Midwest con le industrie in crisi. Non si trattava dei poveri; ma di bianchi con un lavoro almeno decente che il boom economico del dopoguerra e le misure del Welfare facevano flottare in una mediet� in ascesa e che credevano nel "sogno americano", nella American way of life. Sconcertati da un Partito democratico che dalle presidenziali del 1972 aveva sposato i valori del New Left e adirati perch� quel partito non era in grado di difenderli dall'infame stagflation del decennio, presero a rifluire nel Partito repubblicano che col suo neoliberismo prometteva di risollevare l'economia e la cui difesa della tradizione etico-religiosa li rassicurava. Da allora la frattura nella societ� americana ha reso i due maggiori partiti sempre pi� divisi ideologicamente, sia perch� i loro elettorati sono in parte mutati, sia perch� i leader hanno sentito il bisogno di fidelizzarli radicalizzando le loro posizioni. Dopo gli anni Sessanta il Sud, da sempre democratico conservatore e con una forte componente evangelica, pass� ai repubblicani. Lo stesso avvenne per il Midwest del common man newdealista in crisi e per gli stati evangelici sia del bacino del Mississippi che delle Grandi pianure, questi ultimi di antica tradizione populista. I democratici, invece, si sono configurati non solo come il partito della minoranza nera, ma, sia pure in maniera minore e non nella Florida anticastrista, anche di quella latina, nonch� delle borghesie urbane colte impegnate negli impieghi e professioni dei settori pi� avanzati del Paese, dal digitale alla medicina ai media alla ricerca. A queste componenti si � aggiunto il voto dei giovani laureati insofferenti del tradizionalismo etico-religioso, tanto che con l'elezione di Obama molti studiosi predissero che l'avanzare della generazione dei millennials avrebbe presto travolto l'anziano elettorato repubblicano. Quanto avveniva nell'elettorato non si � replicato nella classe politica per quanto ha riguardato le politiche economiche dove, sia pure con differenze fra i due partiti, tutti fecero propria la via della globalizzazione innescata dalla crisi del mercato nazionale negli anni Settanta e dalla vittoria nella Guerra fredda. Esempio ne � stata la presidenza Clinton, altrettanto pronta di quella Reagan a seguire la strada della deregolamentazione economica e del libero scambio e ad appoggiare outsourcing e trasferimento di fabbriche all'estero. Negli anni Novanta gli Stati Uniti uscirono dalla recessione; ma il common man si trov� in un mondo pi� duro e ostile che da fine millennio ha visto milioni di posti di lavoro sparire o precarizzarsi. Allora non vi fu rivolta dal basso, anche se Ross Perot come candidato indipendente nel 1992 ne raccolse alcuni segnali, perch� le classi dirigenti furono in grado di mantenere il consenso degli americani inondandoli di beni di consumo che tecnologia e globalizzazione rendevano disponibili e di credito facile per usufruirne. Se qualcosa prese ad allontanarle dalla popolazione fu il loro approfittare della posizione di vantaggio derivante dal fatto di gestire la globalizzazione per aprire un feroce, ben documentato gap fra la ricchezza da loro posseduta e quella del resto degli americani. Lo mostrano, ad esempio, le leggi fiscali allora approvate che hanno creato una selva di sgravi, esenzioni e possibilit� di evasione legale per i redditi pi� alti e per le imprese. Tuttavia il lungo periodo di crescita economica e il nazionalismo messianico riproposto dal presidente Bush jr. nascosero la divaricazione crescente fra la base e la vetta della piramide sociale, perch� la base repubblicana si sentiva rassicurata e difesa e i democratici avevano difficolt� a distinguersi dalla linea del presidente. Furono il fallimento della guerra in Iraq e la crisi economica del 2007 a rivelare lo iato. L'anno successivo ne approfitt� un homo novus, Barack Obama, che galvanizz� la base democratica e rese palese la distanza apertasi fra essa e l'establishment del partito sconfiggendone alle primarie la rappresentante, Hillary Clinton, cos� come dopo sconfisse John McCain, il candidato moderato di un Partito repubblicano dalla base sempre pi� radicale. L'elezione di Barack Obama fu il bacio della morte per l'establishment dei due partiti e il momento di avvio della rivolta populista giunta a fruizione nel 2016. Nonostante la sua biografia e i suoi ideali Obama appartiene all'�lite ancora legata all'eredit� di Clinton. Lo prova una politica economica forse necessaria per uscire dalla crisi, ma che ha scelto di non puntare sulla difesa dell'occupazione e sulla redistribuzione delle ricchezze, bens� su misure di Welfare importanti, per� rivelatesi poco popolari e difficili da gestire, come l'assicurazione sanitaria obbligatoria, e sulla campagna sul mutamento climatico che gli ha alienato molti per aver fatto perdere posti di lavoro in aree gi� impoverite come quelle carbonifere. Obama ha compattato la macchina di partito, che ha battuto la candidatura di Bernie Sanders sospinta da un vero moto anti-establishment; ma non ha colmato la distanza fra base e leadership evidenziata dalla sconfitta di Hillary Clinton a novembre in Stati decisivi gi� vinti da Obama. Sul versante opposto l'elezione di Obama serv� da catalizzatore di una violenta eruzione della base. Un vulcano che si indirizz� contro il presidente, un-American in quanto non bianco e pronto a svendere l'egemonia americana nel mondo, per� anche e altrettanto contro il Partito repubblicano. L'attacco a Obama part� dal basso. Un rumoreggiare crescente che nasceva dalla frattura ideologica del Paese dove, a fronte di un presidente afroamericano, si sommavano allo smarrimento del common man repubblicano un elemento ancor pi� profondo, il razzismo, e il terrore dell'altro, arabo e musulmano, pi� ancora di quello per il terrorismo. La patria americana, eterna vergine bianca della libert�, era minacciata da un nemico non pi� ideologico come l'Unione Sovietica, ma pi� antico, uscito dagli abissi di un immaginario apocalittico. Negli anni di Obama il Partito repubblicano ha ottenuto una vittoria elettorale dopo l'altra e conquistato il Congresso senza accorgersi che le vittorie erano dovute meno alla sua opposizione senza compromessi al presidente che al crescere di un moto popolare che aveva nel Tea Party l'esemplificazione migliore. Non si trattava pi� della Religious right anni Novanta, anche se gli evangelici vi erano presenti, n� di un movimento dei ceti pi� poveri. Ancora una volta era espressione del common man, depositario del vero senso della libert� americana incardinata in un plurale, ma solido quadro religioso e nella certezza della superiorit� statunitense all'interno della superiorit� occidentale. Il Tea Party � indubitabilmente populista, ma non intendo demonizzarlo, perch�, al pari di vari commentatori, ritengo che il populismo sia espressione di democrazia e della sovranit� popolare. Sono questi ultimi termini a essere drammaticamente ambigui, come si dovrebbe sempre ricordare. I Tea Partiers appartengono, infatti, alla tradizione democratica e pluralista americana e non sono affatto contrari al progresso economico e tecnologico, cos� come non lo sono a misure di Welfare, necessarie nella societ� odierna. Tecnicamente non ci troviamo di fronte a dei reazionari; ma a dei fedeli americani che misurano i tratti che democrazia e libert� sono venute acquisendo sul metro di un "originalismo" nazionalista tanto limpido quanto mitico. Assistiamo a uno spaesamento dovuto alla pi� recente manifestazione del turbolento, doloroso mutare americano che ha portato tanti a inseguire una mitica pace, un ordine perfetto di libert� a loro avviso intrinseco all'America. I Tea Partiers sentono su di s� l'alito di nemici e traditori, siano essi i liberal relativisti, le �lite economiche e politiche divorate dal cancro del potere o i poveri undeserving incapaci di autodisciplina, pronti a servire il governo pur di ottenere un aiuto che non meritano. Politicamente il Tea Party ha fallito vincendo, in quanto ha inviato al Congresso degli eletti che in maggioranza si sono dimostrati tanto rigidi quanto inetti e, come � avvenuto per decine di movimenti americani, si � dissolto in un polverio di organizzazioni che alle presidenziali del 2016 hanno avuto un'influenza relativa. Non sono scomparse, invece, l'ansia nei confronti di una realt� ritenuta ostile e divoratrice e l'avversione per lo stravolgimento di un'America originaria e pura, sentimenti con i quali moltissimi interpretano il timore, non ingiustificato, di precipitare dai ranghi onorevoli della middle class a quelli dei ceti inferiori. Nel 2016 una met� circa degli americani, sufficiente a vincere le elezioni nel sistema federale statunitense, sono diventati insurgents, ribelli, e hanno rivelato il suicidio compiuto dal Partito repubblicano. L'anno scorso, in vista delle primarie, la classe politica repubblicana ritenne di intercettare la ribellione dell'elettorato accentuando il corpo a corpo con il presidente Obama, il tradizionalismo dei suoi membri e l'attacco agli immigrati, ma tenendo intatta la politica economica globalista, liberoscambista e centrata sulla finanza. Non era quanto si aspettava il common man repubblicano o tendenzialmente tale che correttamente vi scorgeva la volont� di tenere in sella una classe politica resa inattendibile dalla crisi economica, dall'arricchimento e dagli scandali per corruzione. Da qui la rivolta populista che voleva ben altro, un bagno purificatore in grado di rigenerare l'America. Una pulsione romantica che non intende replicare la mitica, perfetta societ� delle origini - non � reazionaria - per� vorrebbe, come gi� accennato, un progresso continuo e moderato che mantenga intatti valori e istituti ritenuti eterni. Gli studiosi non ci forniscono una definizione certa di populismo, compito impossibile perch� il populismo � un concetto polimorfo che non si adatta a categorie teoriche poich� strettamente legato ai modi in cui la sovranit� popolare si � manifestata e istituzionalizzata nelle varie nazioni. Siamo davanti a una forma radicale di democrazia, nemica delle sue manifestazioni indirette quali le democrazie rappresentative. Altrettanto vero, e in simbiosi con quanto detto, � che il populismo si manifesta ogni qual volta il sistema rappresentativo non riesce a creare un equilibrio fra le pulsioni. Nel 2016 Oltreatlantico � accaduto esattamente questo, con una variante molto importante: per la prima volta il populismo ha vinto a livello nazionale. In precedenza i movimenti populisti avevano inciso sulla vita politica; ma non si erano mai imposti. Il People's Party era un partito regionale che nel 1896 per influire sul Paese dovette allearsi con il Partito democratico. Oggi, invece, gli insurgents si sono innestati su una frattura che attraversa l'intera America. Una recente e ben nota ricerca di opinione pubblica ha mostrato che il pubblico americano vede negli avversari politici dei nemici, tanto che molti tendono a spostarsi e ad aggregarsi in zone politicamente omogenee, quartieri, citt�, contee, e ad avere sempre meno a che fare con americani di idee diverse. Alle presidenziali, di conseguenza, il common man repubblicano si � mobilitato nell'intero Paese contro due nemici, l'establishment politico del suo partito e la parte un-American degli americani. Alle primarie esso poteva rifluire sui candidati legati alla Destra religiosa o a un conservatorismo estremo e quasi punitivo, come Ted Cruz, Marco Rubio o anche Ben Carson; pur se questo avrebbe significato mantenere in sella l'establishment, il che avrebbe alienato non pochi elettori. Se le cose sono andate altrimenti � stato per una variabile inaspettata e fondamentale per il populismo, l'apparire di Donald Trump, cio� di un leader carismatico - e il leaderismo � una caratteristica ben nota dei populismi che sono movimenti rabbiosi, ma diffusi e poco organizzati. A mio avviso, inoltre, le condizioni economiche e sociali di disagio e spossessamento catalizzano istanze culturali profonde che diventano l'albero maestro dei populisti. Non � un caso se i commentatori parlano di una rivolta non di poveri ed esclusi, bens� di persone che si sentono homeless at home, senza casa a casa propria, vale a dire derubati dei loro sentimenti, idee, ricordi, valori. Come ho detto, nel populismo americano c'� un sentimento romantico che non ha bisogno di programmi e policies ben delineate e cerca, invece, simboli di speranza e ottimismo e immagini di successo, perch� il successo � parte integrante della cultura d'Oltreatlantico. Donald Trump ha travolto i partiti in quanto lo ha capito e si � presentato come icona di un rinnovato futuro. Make America great again � uno slogan senza contenuti; ma in quel "Rendi ancora grande l'America" protagonista non � lui, � ogni americano: sei tu che fai l'America grande. Votare Trump non � cedere potere, � darselo. La forza persuasiva del messaggio, inoltre, nasce dal fatto che Trump incarna uno dei miti della cultura popolare americana, il grande businessman, l'uomo concreto che risolve problemi pratici e vince, che si arricchisce col proprio lavoro senza appoggiarsi a nessuno. Il frutto di una cultura che vede in chi ha successo il common man elevato a potenza. Se si accetta la mia ipotesi che il populismo fa rivivere pulsioni profonde, due eventi lo possono dimostrare. Per tutta la campagna elettorale Trump ha insistito sul suo non dipendere dai soldi di nessuno, sul suo servirsi di soldi propri, da lui guadagnati. Col che ha tagliato le gambe agli altri candidati, tutti alla caccia di finanziatori, ed � diventato una figura di cui fidarsi, l'opposto del politico dell'establishment. Il secondo � avvenuto a Des Moines, Iowa, dopo la sua vittoria, quando ha detto di star riempiendo il suo gabinetto di miliardari perch� fare un governo "� come fare una squadra di football, prendi i campioni pi� forti". La politica si scioglie nel business dello sport e nel business globale tout court e Trump appare la vera immagine del popolo. Questo � il leader carismatico che ha ottenuto l'anima e il voto di oltre sessanta milioni di elettori buttandosi oltre la politica, facendo saltare la screditata mediazione dei partiti e proponendosi come americano ideale, il common man autonomo e di successo. Si � tornati a quanto scriveva quell'aristocratico di James Madison nel Federalist, quando contro la folla che stava acquistando potere alzava la barriera della Costituzione con i suoi limiti al potere dei governanti, ma anche con un sistema politico rappresentativo destinato a fermare le pulsioni popolari. Madison capiva l'America e anche qualcosa di pi�; ma il fulcro della sua visione era un'�lite senza macchia che dava forma alla lava ribollente della societ� e creava anche consenso. Quell'�lite pare oggi scomparsa, risucchiata dalle fratture che non � stata capace di colmare, e il popolo in rivolta ha vinto; ma con esso � giunto il leader carismatico. Un leader, per�, che nella realt� rappresenta il mondo dei tycoons della globalizzazione, non certo la nazione che vuol riesumare le proprie pure origini. E con questo si riaprono tutti i giochi. Edgardo Mortara: il bambino "rapito" dal papa (di Anna Magli, "Focus Storia" n. 125/17) - Era ebreo, ma fu battezzato all'insaputa dei suoi genitori. Cos� venne sottratto alla famiglia da Pio IX. E divenne prete. - Finiva un'era. I vecchi regimi fatti di ducati, granducati, regni sabaudi e borbonici, avamposti austriaci e Stato Pontificio stavano per scomparire dalla penisola italiana nello scontro con gli eredi dell'Illuminismo e della Rivoluzione francese. In questo clima, il papa Pio IX era sovrano di un territorio che si stendeva da Roma verso nord, lungo il Granducato di Toscana fino a Bologna. Ed � proprio a Bologna, in una serata estiva, che si consum� la tragedia del rapimento di un bambino di 6 anni, Edgardo Mortara. Era il 23 giugno del 1858 quando il maresciallo Lucidi buss� alla porta di Momolo Mortara, un piccolo commerciante ebreo che viveva nel centro storico di Bologna. "Mi spiace il dirlo: loro sono vittima di un tradimento. Il loro figlio Edgardo � stato battezzato e io ho l'ordine di condurlo meco". Fu cos� che Edgardo venne sottratto alla famiglia e portato in un luogo segreto, nonostante le proteste dei genitori e dell'intera comunit� ebraica, molto rispettata in una Bologna che pi� di ogni altra citt� papalina mal tollerava l'ingerenza del Vaticano. Ai tempi una legge vietava ai cristiani di lavorare in casa degli ebrei e viceversa. Ma molte famiglie povere mandavano le figlie a servizio delle famiglie israelite: svolgevano le mansioni pi� umili, accudivano i bambini e lavoravano durante lo shabbath quando, dal tramonto del venerd�, agli ebrei era proibito accendere le lampade e il fuoco per riscaldarsi o cucinare. In casa Mortara, dove i figli erano 8, tutti in tenera et�, lavorava da tempo Anna (Nina) Morisi, una giovane di San Giovanni in Persiceto che all'epoca aveva circa 15 anni. Anna era affezionata ai piccoli Mortara, e soprattutto a Edgardo. Quando il bimbo si ammal� gravemente da piccolo, Anna, dietro consiglio di un fornitore della famiglia, lo battezz� in segreto: pensava che il sacramento potesse salvarlo. Edgardo guar� e pi� avanti Anna lasci� la famiglia per sposarsi e tornare al paese. Non � chiaro come il segreto fu scoperto: forse confidenze fra amiche, forse una confessione al prete. Anni dopo la faccenda arriv� al Sant'Uffizio di Bologna. La ragazza venne convocata dall'Inquisitore e tra le lacrime raccont� l'accaduto. Questo bast� per far valere la legge dello Stato Pontificio, che prevedeva l'obbligo di impartire un'educazione cattolica a tutti i battezzati. La Chiesa proibiva il battesimo dei bambini di famiglie non cattoliche, ma ammetteva che il sacramento potesse essere amministrato, anche contro il volere dei genitori, in punto di morte. Un cristiano non poteva essere allevato secondo il credo degli ebrei, quindi Edgardo doveva essere allontanato dalla famiglia ed educato secondo la dottrina cattolica. A nulla valsero i tentativi della comunit� ebraica di convincere l'inquisitore e i pi� alti prelati bolognesi a restituire il bambino: neppure la scoperta che il battesimo "era stato compiuto da una ragazza di solo 15 anni su un bambino non in vero pericolo di vita, utilizzando l'acqua del secchio, quindi senza sapere quello che importasse l'atto, senz'avere le qualit� volute dalla Chiesa e forse solo per scherzo". Pio IX si assunse in prima persona la responsabilit� del rapimento e difese l'operato del Sant'Uffizio. La famiglia Mortara, disperata, si rivolse alla comunit� ebraica di Roma, ma la notizia correva di ghetto in ghetto, compresi quelli pi� emancipati del Regno di Sardegna. E mentre la comunit� romana rest� muta come d'abitudine, per non turbare equilibri e privilegi, altrove gli ebrei protestarono. In Piemonte, unico Stato dove la comunit� israelitica godeva di diritti costituzionali di base, vi fu un dissenso pubblico. Ma fu soprattutto la comunit� ebraica internazionale a mobilitarsi, portando il caso fuori dall'Italia. In Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti gli ebrei erano infatti liberi di organizzarsi pubblicamente. A Parigi l'episodio fu lo spunto per la nascita dell'Alleanza Israelitica Universale. Il caso Mortara diffuse l'immagine di uno Stato Pontificio anacronistico e irrispettoso dei diritti umani, suscitando una valanga di proteste. Non solo. L'incresciosa vicenda fu sfruttata da tutti i governi, da Cavour a Bismarck allo stesso Napoleone III, per gettare discredito sulla Chiesa cattolica e su Pio IX. Ma niente riusc� a far cambiare idea al Papa Re che si dichiar� indifferente a tutti gli appelli, in quanto provenivano "principalmente da protestanti, atei ed ebrei". La famiglia pot� rivedere il piccolo solo nell'ottobre del 1858, quando ottenne dalle autorit� ecclesiastiche il permesso di incontrare, per brevi istanti, Edgardo, presenti alcuni sacerdoti. In questa circostanza si rivel� il dramma interiore del bambino e l'attaccamento alla religione familiare. Nei pochi momenti di vera intimit� con la madre, Edgardo riusc� a dirle: "Sai, la sera recito ancora lo Shem� Israel ("Ascolta Israele")". Nel novembre del 1867 Edgardo pronunci� i voti semplici e prese il nome di Pio Maria, in onore del padre adottivo, Pio IX. Il 20 settembre 1870 le truppe italiane entrarono a Roma. Un mese dopo il padre invit� il giovane a seguirlo a Firenze, ma egli rifiut�. Temeva che il ricongiungimento con la famiglia gli venisse imposto, cos� la sera del 22 ottobre part� in abiti borghesi per il monastero di Novacella, presso Bressanone, dove visse sotto falso nome, studiando teologia ed ebraico. Fu l� che nel 1871 pronunci� i voti solenni. L'anno seguente and� a Poitiers (Francia) e nel 1873 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Edgardo nei successivi 30 anni predic� e raccolse fondi per il suo ordine. Mantenne anche una sporadica corrispondenza con i genitori, cercando di convincerli a convertirsi. Nel 1906 si ritir� nel monastero di Bouhay, vicino a Liegi, e dedic� il resto della vita allo studio e alla preghiera. Edgardo Mortara mor� l'11 marzo 1940 ma la sua vicenda ha continuato, anche nei decenni successivi, a suscitare scandalo e malumori. Un amore duraturo (di Edward Hoffman, "Psicologia contempranea" n. 241/14) - Conosciamo quasi tutti, nell'amore romantico, il triste fenomeno di una passione ardente che si intiepidisce progressivamente e infine si spegne. Ma il processo � davvero inevitabile? No, secondo le ricerche della psicologia positiva. - Non � ancora possibile analizzare l'amore romantico con lo stesso rigore scientifico, diciamo, della petrolchimica - e forse � un bene - ma gli psicologi sanno oggi molte cose sulla passione e su come tenerla in vita. Il sesso ha certamente una parte di primo piano, ma ci sono tantissime altre cose che entrano in gioco nell'alimentare il calore dei sentimenti. I fattori sono ovviamente numerosi, ma quattro hanno un'importanza speciale. Gratitudine e apprezzamento - Se vivete un rapporto di coppia, quanto siete riconoscenti in questo momento verso il vostro compagno o la vostra compagna? Per provare gratitudine avete bisogno di eventi speciali, o bastano tante piccole cose? Quanto vi � facile esprimere questo tipo di emozioni? La risposta a queste tre domande pu� essere molto importante ai fini di un rapporto sentimentale soddisfacente, come dimostrano le ricerche di Sara Algoe e dei suoi colleghi all'Universit� della North Carolina. I loro lavori, indicano che le coppie sono pi� unite e felici quando i partner manifestano reciproca gratitudine. Per citare le loro parole, la gratitudine � un "propellente" della relazione, migliorandone la qualit�. In particolare, sottolineano che "le piccole cose possono fare una grossa differenza nella vita quotidiana delle coppie". Perch� proprio le piccole cose? Perch�, per loro natura, gli eventi straordinari, come una meravigliosa vacanza, sono rari, e gli effetti benefici si spengono, non appena riprende la vita ordinaria. Invece, piccoli atti quotidiani di gentilezza - comprare il vino preferito del compagno, andare spontaneamente a ritirare gli abiti in lavanderia - contano pi� di comportanti grandiosi ma sporadici. Esercitare l'attenzione consapevole (mindfulness) - Quando due persone si innamorano, vivono pienamente insieme l'attimo fuggente, o almeno ci provano. Nessuno dei due vorrebbe mai essere altrove, presi come sono ciascuno dai sentimenti dell'altro, di cui apprezzano e hanno caro ogni singolo pensiero. Questo genere di attenzione reciproca � ideale per la passione. Purtroppo, di rado resiste al passare del tempo. � solo questione di noia? Non credo, almeno nella maggior parte dei casi. Succede piuttosto che ognuno dei due comincia a dare per scontato l'amore dell'altro, situazione che aumenta la distanza emotiva, cosa che a sua volta riduce ancor pi� la reciproca attenzione. Qual � l'antidoto? Sempre pi� spesso la psicologia positiva propone il concetto di attenzione consapevole. � una pratica nata in origine nella meditazione buddhista, introdotta negli anni Novanta in campo sanitario dall'�quipe di Jon Kabat-Zinn della scuola medica dell'Universit� del Massachusetts, che la raccomandava nel trattamento dell'ipertensione, del dolore cronico e di altre patologie. Nello stesso periodo, inoltre, il concetto di attenzione consapevole � stato ampliato da Ellen Langer, psicologa di Harvard, secondo cui non va limitata alle sedute di meditazione in posizione yoga: si tratta piuttosto di prestare grande attenzione a tutto quanto succede nelle situazioni di vita quotidiana, senza permettere che a dettare le nostre percezioni, emozioni e azioni siano le vecchie abitudini. Questo aspetto � vitale per le relazioni di coppia. Per esempio, un esponente di punta della psicologia positiva come William Compton, della Middle Tennessee State University, osserva: "Una delle capacit� pi� importanti � semplicemente quella di prestare attenzione all'altro, rompendo le vecchie abitudini di pensiero, in modo da poterlo vedere in modi sempre nuovi. L'idea fondamentale � che certi modi di prestarsi reciproca attenzione possono giovare enormemente a un soddisfacente rapporto sentimentale". Purtroppo molte coppie si decidono a cambiare le cose solo quando la passione � ormai quasi spenta del tutto, mentre "non dovrebbero aspettare i momenti brutti per cominciare a praticare un'attenzione consapevole, come parte integrante del rapporto. Ciascuno dei due deve anche essere pronto a cambiare nel tempo, via via che la situazione lo richiede". Oggi in molti paesi, compresa l'Italia, gli psicologi utilizzano il concetto di attenzione consapevole per aiutare le coppie a mantenere una relazione soddisfacente. Fra questi c'� Francesca Passera, a Bergamo, secondo cui "l'attenzione consapevole consiste nella capacit� di concentrarti su quanto avviene qui e ora, sospendendo il giudizio. Si tratta di riflettere su ci� che sta succedendo al momento e di sentire pi� profondamente le tue emozioni e sensazioni corporee. Se eserciti l'attenzione consapevole, tendi a preoccuparti meno del futuro, senza fissarti inutilmente su domande come "� davvero questa la persona della mia vita?", "Come faremo quando nasceranno dei problemi?". Al contrario, sei felice della relazione cos� com'� e come entrambi insieme l'avete creata". In tale prospettiva, Francesca Passera aiuta le coppie a concentrarsi su quello che c'� di buono nei loro rapporti e a produrre pensieri positivi: "Praticando l'attenzione consapevole", osserva, "ognuno pu� imparare a osservare in maniera migliore la propria vita e la relazione con il compagno o la compagna". Mantenere illusioni positive. - Per un cinico, probabilmente, nelle relazioni interpersonali, non c'� peggiore follia dell'amore. Eppure, genitori, fratelli, amici e familiari sono tutti inclini a distorsioni affettuose nella percezione dell'altro. Un'autorit� indiscussa nello studio della personalit� quale Sigmund Freud lamentava che "innamorarsi � una specie di malattia e follia... una cecit� a quello che � realmente la persona amata", una "sopravvalutazione dell'oggetto erotico". Ma la ricerca oggi dimostra che le illusioni sono benefiche, forse addirittura necessarie perch� l'amore possa prosperare. Per esempio, Sandra Murray, dell'Universit� statale di New York a Buffalo, ha ripetutamente rilevato che chi idealizza il partner (cio� lo vede pi� attraente, intelligente e interessante di come lo giudicano gli altri) gode di un maggior grado di fiducia, amore e soddisfazione nel rapporto. Ci� vale per maschi e femmine, in relazioni sia coniugali che non, le quali hanno tutte maggiore probabilit� di durare. Nel suo libro pi� recente il fondatore della psicologia positiva, Martin Seligman (2012), osserva: "La scoperta sorprendente � che quanto maggiore � la discrepanza in senso positivo, tanto maggiore � l'"illusione" romantica e tanto pi� stabile e felice la relazione di coppia". Similmente, le ricerche sui processi cognitivi di attribuzione nelle coppie dimostrano che sono pi� felici quelle in cui ai comportamenti negativi di un partner si attribuiscono motivazioni buone ("Non mi ha telefonato perch� probabilmente era in riunione"), anzich� negative ("Non mi ha telefonato perch� � egoista"). Usare efficacemente la nostalgia - Vi commuovete ripensando al passato, o ascoltando vecchie canzoni? Vi piace riguardare le vostre istantanee? Se s�, vi far� piacere sapere che oggi gli psicologi vedono di buon occhio la nostalgia, in particolare come sentimento capace di unire pi� strettamente le persone. Questa parola (dal greco "nostos", ritorno in patria, e "algos", dolore) � stata introdotta nel 1688 in un trattato del medico svizzero Johannes Hofer, per descrivere il grave disagio emotivo dei mercenari svizzeri che combattevano lontano dal loro paese. Per secoli il termine ha mantenuto questa connotazione negativa, tendenzialmente patologica, ma negli anni Cinquanta la visione ha cominciato a cambiare: non pi� un doloroso sentimento di esilio, ma un piacevole cullarsi nelle memorie del passato. Senza dubbio vi ha contribuito anche la TV, con serie di successo tipo Lassie, Furia o Bonanza, che celebravano il "buon tempo antico" del West. Sta di fatto che nel 1979 un libro di Fred Davis, sociologo all'Universit� della California a San Diego, Yearning for yesterday, notava che la maggior parte degli studenti universitari aveva una concezione positiva della nostalgia. A suo avviso essa permette alle persone di "mantenere la propria identit� di fronte alle grosse transizioni, dall'infanzia alla pubert�, dall'adolescenza all'et� adulta, dal celibato o nubilato alla vita matrimoniale, dalla vita di coppia alla famiglia con figli". Da allora la ricerca psicologica ha chiarito sempre meglio il ruolo della nostalgia nella nostra vita. Cosa sappiamo? Anzitutto, che la nostalgia guarda pi� agli anni dell'adolescenza e giovent� che all'infanzia, probabilmente perch� rimpiangiamo il senso nascente di libert� e di apertura alle grandi possibilit� della vita. Sappiamo inoltre che uno stato d'animo nostalgico � spesso suscitato da impressioni sensoriali, in particolare odori o canzoni. La nostalgia � forse un sentimento pi� femminile che maschile? La ricerca ci dice di no, ma gli oggetti tipici della nostalgia sono diversi: per esempio, vecchi modelli di auto o ricordi sportivi per gli uomini, mentre per le donne sono di solito oggetti o foto legate a eventi o persone. Per quasi tutti le feste richiamano alla mente bei ricordi del passato. Sappiamo bene che alcune persone sono pi� inclini di altre alla nostalgia, e la ricerca dimostra che queste sono anche pi� emotive e conservano ricordi pi� intensi e dettagliati. Possono queste conoscenze scientifiche essere usate per alimentare il fuoco della passione? Certamente s�: primo, ascoltare spesso le canzoni che ci rendono pi� romantici, secondo, sapere quali hanno questo effetto sul vostro compagno o sulla vostra compagna. Un buon passatempo pu� essere appunto quello di buttar gi� due liste delle canzoni romantiche preferite e confrontarle. Infine, e soprattutto: quali canzoni suscitano la vostra nostalgia di coppia? Non saranno necessariamente temi romantici, ma canzoni che evocano il ricordo di bei momenti passati insieme: viaggi, vacanze, cene, concerti e, ovviamente, il vostro primo incontro. Sono importanti anche eventi che all'epoca possono essere stati stressanti, ma vi hanno fatto ridere ripensandoci dopo. Un altro buon passatempo, quindi, � quello di ritrovare insieme le canzoni che vi commuovono al ricordo della vostra vita insieme. Tener viva la passione richiede impegno, ma pu� essere piacevole e ne vale la pena. Quanto pi� riuscite a concentrare l'attenzione sul positivo, usando questi metodi, tanto maggiore sar� il senso di intesa e di intimit�. Tot�, un ribelle dinamitardo della lingua (di Giacomo Poretti, "Vita e Pensiero" n. 1/17) - Un ritratto affettuoso del grande attore, a opera di un uomo di spettacolo di oggi, a 50 anni dalla sua morte. - Come si pu� parlare adeguatamente di un Principe? Come si pu� parlare sensatamente di un Principe che per tutta la vita si � occupato della risata? E soprattutto ha senso tentare di parlare dell'arte del Principe della risata? Nel tentare di rispondere a queste domande provo lo stesso imbarazzo di quando mi viene chiesto, a me e ai miei amici Aldo e Giovanni, cosa intendiamo dire con quella determinata scena o battuta, come facciamo a pensare una gag, o a farci venire un'idea. Verrebbe da rispondere che qualunque artista, pittore, scrittore o comico, ha gi� spiegato tutto con il suo quadro, il suo romanzo o il suo sketch; quello che aveva da dire lo ha gi� esternato in maniera esaustiva nel lavoro che offre al pubblico, e che addirittura qualsiasi cosa detta a posteriori non solo non aggiungerebbe nulla di significativo, ma addirittura rischierebbe di stravolgere il significato contenuto nel lavoro. Invece su come nascano le idee e le gag converrebbe rivolgersi al Padreterno. Un conto � il punto di vista dell'artigiano e dell'artista, altro � quello del pubblico; il pubblico � curioso di sapere come sorga la magia dell'arte, perch� a lui, al pubblico, da questa meravigliosa grazia ed epifania sembra escluso, e allora domanda, si interroga, vuol sapere come accada, sorga, la magia dell'arte. E io, ora, in quanto pubblico mi domando come possa esistere la magia di Tot� e provo a balbettare da dove arrivi quella mia fascinazione. Da bambino quando guardavo Tot� avevo la sensazione che in tutti i suoi film avesse la stessa et�, che quel signore l� di 60-70 anni avesse mantenuto quel volto sempre uguale per tutta la sua vita. Quel volto io ho imparato a conoscerlo in televisione, quando all'incirca una volta al mese uno dei suoi 97 film veniva programmato sulle uniche due reti nazionali che erano a disposizione allora: i film di Tot�, assieme alle avventure di Don Camillo e Peppone, costituivano una deroga al rigido orario per andare a dormire istituito dai miei genitori; l'indomani mattina sarei stato pi� sonnacchioso sul banco ma arricchito di invenzioni linguistiche e di gag comiche esilaranti. Tot� mi metteva una certa soggezione, forse perch� aveva una faccia da zio autoritario, forse perch� aveva l'aspetto di un professore universitario o forse semplicemente perch� si presentava quasi sempre in scena ben vestito (quando io ero bambino le persone che indossavano un doppiopetto lo facevano perch� erano ricche o perch� era domenica); ma quale sorpresa appena quell'anziano, serissimo, elegantissimo signore sciorinava un gioco di parole, un qui pro quo, un doppio senso, o si avventurava nei suoi sublimi nonsense: dalla soggezione iniziale passavo a una gioia liberatoria. Quella gioia scaturiva dal fatto che la sua comicit� mi permetteva di accedere al mondo della fantasia, perch� la comicit�, come ho compreso pi� tardi, opera una discontinuit� con il reale indicando pi� risposte e possibilit� rispetto ai cosiddetti comportamenti codificati. La comicit� ci permette, temporaneamente e quasi sempre in maniera innocua, di frantumare regole, deformare il senso, disarticolare la grammatica e la sintassi, e Tot� � stato un assaltatore del reale, un guastatore della normalit�, un dinamitardo della lingua. Basterebbe soffermarsi sulla famosa scena della lettera con Peppino De Filippo e su quella dell'onorevole Trombetta con Mario Castellani per scoprire l'ultramondo di Tot�, per beneficiare di un viaggio nel pianeta della surrealt�, per riconoscere che la follia non � solo qualche cosa da temere. Anche il corpo di Tot� partecipa alla scanzonata ribellione della sua comicit�: quando meno te lo aspetti da quel distinto signore borghese, pardon nobile, prende vita un pupazzo, un burattino, un mago che in un sol gesto ridicolizza tutte le norme del bon ton, del galateo e anche dei pi� basilari e millenari codici di significato dei gesti: pensiamo ancora all'onorevole Trombetta e al dileggio corporale a cui � sottoposto, prima con la minaccia dello starnuto dove il corpo di Tot� deborda, si deforma, rischia di deflagrare, e allorquando la minaccia di un cataclisma � al culmine si placa e ricomincia il vilipendio verbale, corporale, sino ad arrivare al culmine della tortura quando Tot� infila il dito nel braccio dell'onorevole appoggiato al suo fianco: "Io quando vedo un buco entro dentro". Ecco, proprio riferendosi a questa paradigmatica scena ci assale, ne sono sicuro, la tentazione di pensare, e in tanti lo faranno, se sia stata scritta cos� come la vediamo, se sia stata improvvisata, quanta invenzione ci sia di Tot�, come abbia fatto il buon Castellani ad assecondare quel fiume in piena, quante volte abbiano dovuto rifare la stessa scena. Non conviene farsi certe domande, perch�, tanto, le eventuali risposte non saranno mai precise, si smaglieranno via via sino a diventare un brandello di leggenda, sarebbe meglio non cercarle proprio quelle risposte, converrebbe accontentarsi della scena stessa e continuare a fruirla nella sua pura, folle, inarrivabile comica bellezza. Fin da bambino Tot� non mi ha fatto solo ridere, mi ha commosso, intenerito, immalinconito, come fanno tutti i grandi comici: Stanlio e Ollio, Chaplin, Buster Keaton, Cervi e Fernandel, Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Woody Allen... Perch� Tot� assiso sul trono principesco della comicit� ci guarda da distanze siderali, eppure � uno di noi, si comporta come noi: � bislacco come noi, � fragile come noi, si intristisce come noi; tutti i suoi personaggi sono una galleria dei nostri difetti e del nostro cuore, della nostra furbizia e arguzia, e della nostra purezza. Basti pensare al film diretto da Mario Monicelli con il soggetto di Ennio Flaiano, Tot� e Carolina: un poliziotto ilare e sgangherato che per� ha il coraggio e il cuore di portarsi in casa la persona che tutti vorrebbero condannare e scacciare. A questo punto mi ero ripromesso di stilare la classifica dei miei film preferiti di Tot�, ma ahim� ho gi� rivelato il vincitore: Tot� e Carolina; il film per altro ebbe un penoso intralcio da parte della censura che obblig� a tagli e omissioni molto pesanti: chi l'ha detto che un comico fa solo ridere? Un comico pu� far arrabbiare, pu� far paura, addirittura a una macchietta come il poliziotto Caccavallo si pu� arrivare perfino a tappargli la bocca! Secondo posto a I tartassati, con altri due giganti della comicit�: Aldo Fabrizi, nella parte di un maresciallo della Finanza, e Louis de Fun�s, nei panni del commercialista di Tot� titolare di un negozio di abiti; per nulla trascurabile la piccola parte affidata alla sora Lella come infermiera, nell'irresistibile scena della puntura al maresciallo Topponi. Questo � uno dei film che renderei obbligatorio a scuola. Terzo posto a La banda degli onesti: i tre falsari pi� improbabili della storia del cinema. Ma si pu� parlare bene solo di tre film del Principe della risata? E gli altri 94? Mi accorgo che ci vorrebbe tutta una Treccani per divulgare il verbo del De Curtis, e chi ci riesce? Io poi non faccio testo: non ho le qualit� del critico, e soprattutto ho un difetto: sono un tifoso di Tot� e quindi voglio bene a tutti i personaggi che ha fatto, anche a quelli pi� esili e mal riusciti, proprio come l'agente Antonio Caccavallo con Carolina.