Luglio 2019 n. 7 Anno IV Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per un importo pari ad euro 23.084,48 e del MiBACT per un importo pari ad euro 4.522.099. Indice Famiglia tradizionale e nuove famiglie: oltre gli estremismi L'Antartide sta collassando? Casa Ricordi, lettere e note Famiglia tradizionale e nuove famiglie: oltre gli estremismi (di Mauro Fornaro, "Psicologia contemporanea" n. 274/19) - Una lettura dell'istituzione-famiglia che mostra la complementarit� di aspetti naturali e culturali, nel rifiuto di radicalismi di segno opposto. - A fronte di una questione eticamente sensibile come quella della famiglia le passioni si scatenano. Lo si � ancora visto in occasione del XXIII Congresso Mondiale delle Famiglie, tenutosi pochi mesi fa a Verona dal 29 al 31 marzo e organizzato dai sostenitori della famiglia cosiddetta "tradizionale". Ma che cos'� una famiglia tradizionale? E quali sono le ragioni della forte contrapposizione ad essa? I due tipi di famiglia Con "famiglia tradizionale" si pensa alla famiglia monogamica, eterosessuale, procreativa, intenzionalmente duratura a vita, che prevede una chiara distinzione di ruoli tra donne e uomini (opponendosi alle teorie e pratiche gender, che propugnano la possibilit� di dissociare il genere dal sesso biologico). Dall'altra parte abbiamo le cosiddette "nuove famiglie" o "famiglie moderne", che comprendono le convivenze pi� o meno transitorie, le unioni civili con o senza obbligo di fedelt� verso il coniuge, le unioni omosessuali, tutte con o senza figli; poi le famiglie formate da un/a single con prole, a seguito di divorzio (o anche per vocazione originaria), e pure le famiglie "ricomposte", cio� quelle con figli provenienti dalla relazione con un precedente partner di uno o entrambi i partner attuali. Ovviamente, � una divisione schematica: non tutti i tratti rispettivamente elencati sotto le due tipologie sono parimenti presenti in tutti coloro che aderiscono all'uno o all'altro tipo di famiglia (per esempio, vi � pure la coppia omogenitoriale, che concepisce l'unione in senso monogamico e duraturo). I motivi di contrasto sono incentivati dalle ripercussioni che le diverse immagini di famiglia hanno su temi di rilevanza sociale e giuridica quali i cosiddetti diritti civili - divorzio, aborto, unioni omosessuali, diritti delle donne ecc. -, coinvolgendo le varie fazioni politiche. Si sfugge cos� a una riflessione pi� pacata su cosa � famiglia e sui suoi valori, sulle diverse concezioni antropologiche che stanno a monte di ciascuna parte. Anzitutto, se si considera il modello psico-sociologico sottostante alle due tipologie, si pu� rilevare che la famiglia tradizionale afferma per lo pi� il primato della comunit� sull'individuo, s� che la coppia e la famiglia sono intese come un'unit� sopraindividuale, "collettiva" in un certo senso: le scelte dell'Io sono subordinate al Noi del gruppo familiare. L'altro tipo privilegia l'individuo e i suoi diritti, ovverosia desideri, s� che la famiglia e la coppia sono concepite piuttosto come somma di individui, indebolendo di fatto la nozione di famiglia e dunque la sua tenuta: gli Io prevalgono sul Noi. Il fraintendimento della nozione di natura Il conflitto tra i sostenitori delle due tipologie di famiglia avviene principalmente sulla nozione di natura. I tradizionalisti fanno spesso appello alla famiglia cosiddetta naturale, quella formata da padre-madre-figli, costruita sulla base della differenza sessuale dei due partner e della procreazione per via del loro rapporto sessuale. A questa nozione di famiglia non di rado si connette, a formare un tutt'uno, il modello di famiglia prevalente in Occidente: mononucleare e neolocale (ossia organizzata in singolo nucleo autonomo, separato anche spazialmente dalle famiglie di provenienza). I sostenitori delle famiglie moderne, al contrario, attaccano frontalmente il concetto di natura, imputato di partecipare di una visione astorica e dunque "essenzialista". A mio avviso, sbagliano gli uni e gli altri. I primi sbagliano nella misura in cui pensano che la natura sia di per s� giustificativa di norme comportamentali: nel qual caso non si vede perch� non si dovrebbe seguire fatalisticamente anche ci� che di dannoso, di inumano vi � in natura. Sbagliano anche gli altri nella misura in cui le norme comportamentali sono ritenute meri costrutti sociali e dunque sempre contingenti. Da una parte abbiamo un determinismo naturalistico improbabile, perch� insensibile ai mutamenti storico-culturali, dall'altra parte un costruzionismo sociologico che prevede una normazione cangiante in funzione della cultura e del potere in auge al momento. Le due impostazioni appaiono destinate allo scontro frontale. Ma proprio una pi� attenta lettura di ci� che � "natura" permette di superare i due radicalismi e di aprire pi� convincenti prospettive. Lungi dall'essere qualcosa di immutabile, quasi un'essenza eterna, la nozione di natura, che etimologicamente viene dal latino "nascor", "nascere", dice di una genesi, di uno sviluppo. In questo senso la natura �, s�, un dato che ci � precostituito (precostituiti nella fattispecie sono il dato biologico della sessualit�, maschile o femminile, e il modo spontaneo della procreazione), ma � anche un che di sorgivo, soggetto alla processualit� e alla variazione (nella fattispecie � da notare che intersessualit� biologica, transessualit� e tendenze omosessuali sono pur sempre fenomeni dati in natura). E, soprattutto, la stessa natura di Homo Sapiens � quella di essere anche intelligenza e dunque cultura. Pertanto la natura va assoggettata al discernimento dell'essere umano, premiando ci� che in essa va nella direzione di una variazione che sia crescita e sviluppo. Sul versante opposto, quello degli ideologi delle famiglie moderne, il fatto di sottovalutare che la datit� biologica � condizione necessaria dello stesso esistere culturale - ritenendo invece che tutto in natura sia indefinitamente manipolabile - significa tagliare il ramo dell'albero su cui sediamo. La cultura, la societ� possono costruire corrette norme e prassi comportamentali lavorando entro e su quei vincoli di ordine biologico e psicologico gi� dati e comuni ad ogni cultura. Pertanto, pure da questo versante, compito di ogni sana cultura � discernere e premiare quegli orientamenti naturali che vanno nella direzione della crescita in termini di qualit� di vita e di felicit� per tutti. Caratteri varianti e caratteri invarianti Cosa significa tutto ci� in ordine alla famiglia? Alla luce di un pi� corretto concetto di natura, nonch� alla luce della storia della famiglia quale si � dispiegata nei millenni, conseguono due cose. Da una parte, la famiglia si � strutturata nelle forme pi� disparate a seconda delle epoche e delle culture considerate, ma non vi � cultura che non conosca qualche forma di famiglia (gli esperimenti di promiscuit� sessuale e di allevamento collettivo della prole si sono rivelati alquanto precari, mentre scarsamente comprovata � la tesi di un'originaria promiscuit� sessuale dell'umanit�) (Burgui�re et al., 1986). Dall'altra parte, pur nelle variegate forme di famiglia sono presenti taluni invarianti, correlati a funzioni ineludibili ai fini della sopravvivenza biologica e sociale del gruppo. Questi invarianti consistono, oltre che nella necessit� di un mutuo sostegno tra i membri del gruppo, segnatamente nella necessit� di proteggere la prole, la quale, nata filogeneticamente prematura rispetto ad altre specie animali, esige un lungo periodo di cure materiali ed educative; essi consistono inoltre nella necessit� di proteggere la madre, pi� fragile in gravidanza e in allattamento. Tutto ci� induce a sollecitare la presenza coadiuvante di una "figura" paterna, che pertanto dovr� riconoscere la prole come sua o di sua competenza; e dunque induce a una stabilizzazione della relazione tra i partner della coppia genitoriale (� una stabilizzazione peraltro favorita dalla possibilit� di accoppiarsi in ogni momento, grazie alla cessazione dell'estro nella femmina umana: un bell'esempio di dato naturale valorizzabile in senso culturale a vantaggio del perdurare della relazione di coppia). Ebbene, su questi invarianti transculturali si innesta ogni cultura, nel senso che, da un lato, nessuna cultura pu� prescinderne e, dall'altro, ciascuna soddisfa nei modi ad essa propri le suddette necessit�. Pertanto, come scrive il grande antropologo L�vi Strauss (1986): "Tra la natura e la cultura la famiglia, quale si osserva nel mondo, realizza sempre un compromesso". La famiglia � un fatto naturale per quegli ineludibili compiti che ha da assolvere ai fini della sopravvivenza del gruppo, e ad un tempo � un fatto culturale, poich� ogni cultura organizza un tipo di famiglia che assolve quei compiti in modo funzionale al proprio specifico assetto socio-economico e valoriale, o quantomeno in modo coerente con esso. Questo carattere storico delle forme di organizzazione della famiglia non coinvolge solo la forma mononucleare piuttosto che la plurinucleare (patriarcale) o la monogamica piuttosto che la poligamica (poliginica o poliandrica), ma coinvolge la genitorialit� stessa: a volte la genitorialit� sociale o giuridica � scissa dalla genitorialit� biologica. Non � soltanto il caso dell'adozione. La gestazione per conto di altri ha i suoi precedenti, mutatis mutandis, nei contesti in cui la continuazione della stirpe � un valore primario e la sterilit� una maledizione: un'altra donna del clan - in genere, ma non sempre, una serva - � chiamata a dare una discendenza all'uomo con il consenso, quando non la sollecitazione, della legittima moglie rivelatasi sterile (si tratta di una prassi accolta pure nella Bibbia). La paternit� legale, poi, nelle culture matrilineari appartiene allo zio di parte materna, pur in presenza del padre biologico con cui la moglie-madre si incontra occasionalmente; e tale paternit� poteva appartenere anche al defunto, l� dove, come nell'usanza del levirato, il fratello del defunto doveva sposarne la vedova (anche per comprensibili ragioni sociali) e i figli che ne fossero nati avrebbero assunto il nome del defunto. Sono prassi oggi eticamente respinte o perlomeno non necessarie nel contesto della nostra cultura. Invarianti nella nostra societ� Dunque la domanda che oggi va correttamente posta, al di l� della falsa contrapposizione natura/cultura, � quali siano la forma o le forme di organizzazione della famiglia che meglio rispondono alle suddette ineludibili esigenze nel contesto della nostra attuale societ� e dei valori in generale abbracciati (la famiglia � valore in s� solo in quanto risponde a quelle necessit� naturali, ma nelle sue forme storiche si organizza secondo la scala di valori abbracciati in generale in quel dato contesto). In particolar modo le cosiddette nuove famiglie vanno valutate in base non gi� ad astratti modelli di famiglia naturale, bens� all'efficacia nell'adempiere ai compiti ineludibili per ogni forma di famiglia, nel concreto contesto sociale, culturale ed economico attuale. Sotto questo profilo, due cose sono assodate e le rilevo tra le altre perch� concernono l'indicazione delle migliori condizioni di sviluppo psico-sociale della prole (la cui realizzazione � tra i compiti primari della famiglia). In primo luogo mi riferisco alla ottimalit�, a parit� di altre condizioni, della famiglia duratura nel tempo, specialmente dato il carattere di gruppo mononucleare e neolocale, e dunque di gruppo isolato dal parentado, proprio dell'odierna famiglia occidentale. Infatti, secondo la stragrande maggioranza degli studi, divorzi, instabilit� e precariet� relazionali tra le figure genitoriali, etero od omosessuali che siano, sono predittivi di sviluppi disagiati della prole sotto il profilo psico-sociale in ogni tipologia di famiglia (Golombok, 2015; Oliverio Ferraris, 2005); inoltre le stesse famiglie ricomposte presentano una maggiore suscettibilit� a ulteriori separazioni o divorzi rispetto alle famiglie di prima costituzione (Barbagli, 1990). In secondo luogo, l'affettivit� e la cura genitoriali sono condizioni imprescindibili e di primaria importanza per il sano sviluppo psico-sociale della prole, ma da sole non offrono le condizioni ottimali: un fattore favorevole al sereno sviluppo dei figli � altres� la coincidenza dei genitori sociali con quelli biologici, anche se su questo punto non vi � unanimit� tra gli studiosi. Comunque nelle famiglie con figli da fecondazione eterologa (sperma od ovocita dato da persona estranea alla coppia), o con figli programmati entro coppie omosessuali, o concepiti da donna single inseminata da sperma di sconosciuto, pur con le differenze del caso, aleggia l'inquietudine attorno alla figura del terzo assente, cio� l'altro genitore biologico (Carone, 2016). Nei figli cos� concepiti, una volta che sono cresciuti, resta aperto uno spinoso interrogativo esistenziale (e anche pratico, se pensiamo a problemi di eventuali patologie ereditarie): "Ma di chi sono figlio/a?", e anche: "Come sono stato messo al mondo?" (Marion, 2017). � possibile che la cura e la sensibilit� dei familiari sopperiscano a difficolt� di origine, evitando disturbi di rilievo nello sviluppo della prole, ma la strada � in salita per questi genitori e per i loro figli. L'Antartide sta collassando? (di Richard B. Alley, "Le Scienze" n. 609/19) - Il rapido ritiro dei ghiacciai potrebbe sommergere le zone costiere del mondo prima del previsto. - I ghiacciai si stanno sciogliendo, il livello del mare si sta alzando. Sappiamo gi� che l'acqua dell'oceano si sposter� verso la terraferma lungo la costa orientale degli Stati Uniti, il Golfo del Messico e le coste in tutto il mondo. Quello che gli scienziati stanno cercando di capire con urgenza � se l'inondazione sar� molto peggiore del previsto, dell'ordine di metri invece che di decimetri. La grande domanda �: stiamo entrando in un periodo di scioglimento dei ghiacci ancora pi� rapido? Se s�, fin dove arriver�, e in che tempi? Per rispondere bisognerebbe sapere come reagir� alle decisioni umane l'enorme ghiacciaio Thwaites, nell'Antartide occidentale. Determiner� se le attuali zone costiere saranno percorse ancora da auto o da pesci. Il riscaldamento globale sta sciogliendo i ghiacciai nelle regioni montane e sta alzando l'acqua degli oceani, mentre riduce il ghiaccio a entrambi i poli. Negli ultimi 25 anni gli oceani si sono innalzati in media di circa 3 millimetri l'anno, equivalenti a una trentina di centimetri in un secolo. Lo scioglimento degli altri ghiacciai di montagna in tutto il mondo farebbe crescere il livello del mare di altri 30 centimetri abbondanti. Ma le enormi calotte di ghiaccio sulla terraferma in Groenlandia e in Antartide hanno il potenziale per alzarlo di oltre 60 metri: un loro piccolo cambiamento ne pu� provocare di grandi sulle coste. Potrebbero continuamente staccarsi e scomparire pareti di ghiaccio lunghe molti chilometri e alte centinaia di metri, innalzando parecchio il livello del mare. Secondo proiezioni ben documentate, in questo secolo l'ulteriore crescita del livello del mare dovrebbe essere ancora modesta, forse una sessantina di centimetri in caso di riscaldamento moderato e un metro o poco pi� anche con uno consistente. Quanto ai secoli successivi, gli scienziati hanno prove concrete che una crescita costante e prolungata della temperatura peggiorerebbe la situazione. Ma se il fronte delle calotte si ritira potrebbe cominciare un'epoca di scioglimento dei ghiacci ancora pi� veloce. Per valutare la probabilit� dell'ipotesi cerchiamo indizi dai cambiamenti in corso, con l'aiuto delle conoscenze acquisite sul passato della Terra e sulla fisica del ghiaccio. Molti indizi provengono da cambiamenti clamorosi iniziati un paio di decenni fa nel ghiacciaio Jakobshavn, una parte importante della calotta della Groenlandia. I ghiacciai sono spinti dal loro stesso peso verso il mare, dove il fronte si scioglie o si frantuma, per essere sostituito dal ghiaccio retrostante. Quando la perdita � maggiore del flusso proveniente dal retro, il fronte si ritira, riducendo la calotta sulla terraferma e innalzando il livello del mare. Negli anni ottanta quello di Jakobshavn era tra i ghiacciai in movimento pi� rapido al mondo: correva verso la Baia di Baffin, pur essendo trattenuto da una piattaforma di ghiaccio, cio� un'estensione di ghiaccio galleggiante sul mare. Negli anni novanta il riscaldamento dell'oceano, circa 1�C, ha smantellato la piattaforma, e di conseguenza il ghiacciaio dietro di essa ha pi� che raddoppiato la sua velocit� verso la riva. Oggi Jakobshavn si sta ritirando e assottigliando fortemente, ed � tra i singoli elementi che pi� contribuiscono all'innalzamento globale del livello del mare. Qui le testimonianze geologiche nelle rocce indicano che in passato si verificarono eventi simili. Le osservazioni attuali rivelano che azioni simili stanno trasformando altri ghiacciai della Groenlandia. Se il ghiacciaio Thwaites, molto pi� esteso, dovesse aprirsi come ha fatto Jakobshavn, potrebbe frantumarsi insieme col ghiaccio circostante nel giro di pochi decenni, innalzando il livello del mare di circa 3,30 metri. Rischiamo allora che nel prossimo futuro il livello del mare cresca in modo catastrofico? O questo pericolo � sopravvalutato? Come faremo a prevedere il comportamento del Thwaites? I dati cominciano ad arrivare proprio adesso. Cialde sulla costa Valutare la minaccia di Thwaites � un'operazione complessa. Per farci un'idea, cominciamo dalla colazione. Se per preparare cialde tipo waffel versate sulla piastra l'impasto, questo si distribuir� sui quadretti della griglia. Dal punto di vista fisico, il peso dell'impasto spinge il cumulo verso l'esterno, superando l'attrito della griglia sotto di esso. L'espansione dell'impasto rallenta via via che la cottura lo fa solidificare, o se lo trattenete con la spatola. Le calotte di ghiaccio sono come grandi cialde, spesse fino a circa 3 chilometri e larghe come un continente. In cima cade la neve, che si trasforma in ghiaccio essendo schiacciata dal peso delle nevicate successive. Questi enormi cumuli di ghiaccio sono robusti - sono atterrato su di loro con pesanti aerei militari da trasporto equipaggiati con gli sci - ma comunque si espandono. Spesso hanno una temperatura lontana pochi gradi dal punto di fusione, quindi il ghiaccio � abbastanza morbido da scorrere lentamente dalla zona centrale pi� alta verso l'esterno, dove � pi� veloce a sciogliersi e a staccarsi. I cumuli di ghiaccio pi� spessi o ripidi, come quelli in Groenlandia e Antartide, si espandono pi� rapidamente. Se la si lascia stare, una calotta cresce finch� � abbastanza spessa e ripida da far s� che espansione, scioglimento e rottura compensino il continuo afflusso di neve. Il cumulo di ghiaccio pu� mantenere la stessa grandezza per molto tempo. Ma sul nostro pianeta sempre pi� caldo la situazione � diversa. L'umidit� nella neve che ogni anno cade sulla Groenlandia e sull'Antartide, che proviene quasi interamente dal mare, equivale a uno strato di acqua, evaporata da tutti gli oceani, profondo poco pi� di 6 millimetri. Ora le calotte di ghiaccio stanno restituendo agli oceani circa il 15 per cento in pi� di questo valore, attraverso il deflusso dell'acqua di fusione o il distacco degli iceberg, alzando leggermente il livello del mare. Se lo scioglimento resta superiore alle nevicate per un tempo abbastanza lungo, una calotta di ghiaccio pu� scomparire. Ai ritmi attuali, per�, ci vorrebbero quasi 100.000 anni. Ma se il riscaldamento si intensifica, lo scioglimento accelera. Ed � la situazione globale in cui ci troviamo adesso. Bellezza terribile Il flusso di una calotta dipende dalla forza del cumulo, da quanto � lubrificata contro l'attrito sul terreno e dal fatto che sia trattenuta o meno da una spatola, cio� che sia attaccata a una piattaforma di ghiaccio galleggiante. Il riscaldamento atmosferico generale pu� ammorbidire il ghiaccio e scongelare i punti in cui il fondo ghiacciato � fissato dal gelo alla roccia sottostante, permettendogli di scivolare pi� velocemente verso il mare. Ma ci vuole molto tempo per trasmettere il calore in uno strato spesso 3 chilometri. Le grandi calotte non hanno ancora finito di scaldarsi per l'aumento delle temperature dell'aria che pose fine alla pi� recente era glaciale, oltre 10.000 anni fa... Il ghiaccio e il suo letto possono riscaldarsi pi� velocemente se dall'alto scende acqua di fusione gi� nei crepacci. In alcuni punti nei fianchi dei ghiacciai della Groenlandia, in estate l'acqua di fusione si raccoglie in grandi cavit� sulla superficie, formando grandi e bellissimi laghi azzurri. L'acqua, essendo pi� densa del ghiaccio, tende ad aprire crepacci che possono raggiungere il letto in basso e drenare il lago. Espandendosi, un lago pu� scavare in oltre 800 metri di ghiaccio, creando un flusso d'acqua maggiore delle cascate del Niagara. Il riscaldamento del letto che cos� avviene in un'ora richiederebbe altrimenti 10.000 anni. Questo � un processo importante, e lo stiamo studiando con la massima attenzione. Ma non � la preoccupazione principale per chi abita sulle coste, dato che il letto sconnesso pu� anche evitare che il ghiaccio acceleri verso il mare. Lo stesso meccanismo presenta una minaccia pi� grave se avviene su una piattaforma di ghiaccio. In luoghi molto freddi, il ghiaccio che scorre nell'oceano resta attaccato, ma galleggia. Queste piattaforme si trovano quasi sempre in baie o fiordi protetti. Il loro movimento � rallentato dall'attrito lungo le linee costiere che le circondano e forse dal contatto con le sporgenze che in alcuni punti svettano dal fondo marino. La piattaforma rallenta lo scorrimento sulla terraferma del ghiaccio che non galleggia. Il riscaldamento dell'aria pu� dare origine a laghi in cima alle piattaforme, che possono andare in pezzi quando i laghi penetrano nei crepacci. Nel 2002, per esempio, la piattaforma Larsen B, nella Penisola Antartica, a nord del ghiacciaio Thwaites, si � disintegrata quasi del tutto in sole cinque settimane, con gli iceberg che si staccavano e cadevano come tessere del domino. Questo non ha innalzato subito il livello del mare - la piattaforma stava gi� galleggiando - ma la perdita della piattaforma ha permesso alla calotta di ghiaccio sulla terraferma dietro di essa di scorrere pi� rapidamente nell'oceano: come se fosse stata tolta una spatola, permettendo all'impasto di fluire. Il ghiaccio si muoveva con una velocit� addirittura da sei a otto volte maggiore rispetto a prima. Per fortuna dietro la piattaforma Larsen B, nella stretta Penisola Antartica, non c'era moltissimo ghiaccio, quindi il livello del mare si � alzato solo leggermente. L'evento per� ha dimostrato che le piattaforme si possono disintegrare rapidamente, lasciando andare i ghiacciai che avevano trattenuto. Inoltre possono essere sciolte da sotto dall'acqua di mare riscaldata, come � successo a Jakobshavn. Quando si perdono le piattaforme, gli iceberg si staccano direttamente dalle pareti della calotta che si affacciano sul mare. Anche se � uno spettacolo emozionante per i passeggeri delle navi da crociera, in Alaska e altrove, questo fenomeno accelera la fine della calotta di ghiaccio. Oggi, a Jakobshavn, gli iceberg si staccano da una parete che svetta a un centinaio di metri sopra l'oceano - come un palazzo di 30 piani - e si estende sott'acqua per un'altezza circa nove volte maggiore. Cadendo, questi iceberg provocano spruzzi alti 50 piani e terremoti rilevabili dagli Stati Uniti. Per ora, la perdita delle piattaforme e il distacco delle pareti di ghiaccio contribuiscono poco a innalzare il livello del mare. A Thwaites per� questo processo potrebbe rendere l'aumento molto pi� ingente, perch� un caso geologico ha posto il ghiacciaio vicino a un "punto critico" nella grande fossa subglaciale di Bentley. Oltre l'ostacolo Nel 1956, una mattina di autunno Charles Bentley (che anni dopo sarebbe stato il relatore della mia tesi di dottorato) discusse la tesi alla Columbia University. Il giorno dopo salt� su un treno per Panama, quindi prese una nave diretta a sud, per partecipare al progetto di ricerca dell'Anno geofisico internazionale che avrebbe analizzato la Terra. Trascorse due anni nell'Antartide occidentale, e al ritorno scopr� che non si era ancora laureato perch� non aveva pagato la tassa per la tesi. Nel frattempo, con il suo gruppo aveva attraversato circa 5000 chilometri di ghiaccio, intorno alla base di ricerca Byrd Station e lungo ampie distese in Antartide Occidentale. (Bentley � morto a 87 anni, nel 2017.) Tra le loro numerose misurazioni e scoperte, la pi� importante per la nostra storia riguardava lo spessore del ghiaccio. A questo scopo provocarono piccole esplosioni in superficie, usando sismometri per ascoltare il suono che attraversava la calotta e rimbalzava sul letto. Questi dati dimostrarono che l'Antartide Occidentale non era un sottile velo di ghiaccio situato sopra un continente alto, come qualcuno aveva ipotizzato. Al contrario, Bentley e il suo gruppo trovarono uno strato di ghiaccio molto spesso, e scoprirono la fossa subglaciale che da Bentley ha preso il nome. Qui il letto si trova circa 2,5 chilometri sotto il livello del mare: � il luogo pi� profondo della Terra che non sia coperto da un oceano. Il ghiaccio che lo riempie si innalza pi� di un chilometro e mezzo sopra il livello del mare. Bentley e i glaciologi che lo seguirono avevano trovato un punto critico. La grande fossa e i bacini adiacenti si trovano sotto l'enorme centro della calotta dell'Antartide Occidentale. Se il fronte del Thwaites si ritirasse dalla costa verso la fossa, potrebbe dare origine a una parete di ghiaccio alta parecchie centinaia di metri, che si estenderebbe da una quota molto al di sopra della fossa fino alle sue profondit�. Questa parete - molto pi� grande che al Jakobshavn, o in qualsiasi altro luogo sulla Terra - potrebbe spezzarsi, generando iceberg incredibilmente alti che si rovescerebbero e, passando dallo sbocco della fossa, uscirebbero galleggiando sull'oceano, alzandone di molto il livello. Decenni di ulteriori ricerche hanno scoperto quanto sia importante questo meccanismo. John Anderson, che di recente � andato in pensione dopo 43 anni alla Rice University, con molti suoi dottorandi ha lavorato instancabilmente per mappare la piattaforma continentale sotto l'oceano che circonda l'Antartide, usando sonar a scansione laterale e altri strumenti. Il ghiaccio antartico si espanse di molti chilometri in tutte le direzioni durante le ere glaciali, per poi ritirarsi quando finirono. In passato il fondo marino che oggi circonda l'Antartide era il letto sotto la calotta di ghiaccio. Nei sedimenti sul fondo sono rimaste tracce significative che ci raccontano storie dettagliate sulle calotte. Via via che spingono in avanti verso il mare, le calotte in espansione trascinano sedimenti. Il ghiaccio si stabilizza quando raggiunge un rialzo del fondo marino, e in questo punto aumenta l'altezza del fondale accumulando i sedimenti fino a formare alture moreniche: lunghe pareti di pietra che crescono dove finisce il ghiaccio. Questo pu� restare in posizione per secoli o per millenni, resistendo a deboli tentativi di spostarlo. Ma se il riscaldamento � sufficiente il ghiaccio si ritira lungo il letto in pendenza nella valle dietro la morena; � raro che si stabilizzi di nuovo fino a raggiungere l'alto crinale successivo, che spesso si trova molto indietro. Nel frattempo gli iceberg galleggiano sopra l'altura morenica abbandonata, che � ancora sotto il livello del mare, e se ne vanno nell'oceano. � quanto accade in molti luoghi intorno ad Antartico e Groenlandia. Il ghiacciaio Jakobshavn ha "superato l'ostacolo" di un'ex altura morenica e si sta ritirando attraverso il suo fiordo a forma di valle, aprendo un percorso nella calotta di ghiaccio pi� grande. Quando la visitarono i primi esploratori europei, l'area dell'Alaska che oggi � la Baia di Glacier era riempita da un enorme ghiacciaio, delimitato da una grande altura morenica. Da allora il ghiaccio si � allontanato dall'ostacolo di quel crinale, ritirandosi un centinaio di chilometri verso l'interno, per arrivare fino al rialzo successivo, che oggi � la linea costiera attuale di questa bellissima baia. Per fortuna, questi ritiri hanno per lo pi� un'influenza limitata sul livello del mare globale. Perfino un ghiacciaio grande come quello della Baia di Glacier � poca cosa rispetto agli oceani del mondo. Jakobshavn � solo uno tra decine di grandi punti di drenaggio intorno alla calotta di ghiaccio della Groenlandia, che per� non destabilizzano rapidamente i propri vicini nei fiordi adiacenti, e non si spingono troppo verso l'interno, fermandosi dove il letto torna a rialzarsi. Analogamente l'Antartide � drenato da numerosi ghiacciai che scorrono gi� per le rispettive valli, come nelle piastre per cialde. Se il riscaldamento � abbastanza consistente, molti di loro potrebbero ritirarsi allo stesso tempo, ma singolarmente nessuno ha un'influenza molto rilevante sul mare globale. La fossa di Bentley, nell'Antartide occidentale, come qualche altra depressione nell'Antartide orientale, tra cui i bacini di Wilkes e Aurora, ha una situazione diversa. Il ritiro attraverso uno di questi, fino al rialzo successivo, avrebbe un'importanza globale. I modelli indicano che il ghiacciaio Thwaites � il pi� probabile punto di accesso alla fossa di Bentley e ai bacini connessi. Se cominciasse ad aprirsi verso l'interno come ha fatto Jakobshavn, potenzialmente con il suo scioglimento potrebbe innalzare il livello del mare di circa 3,30 metri, prima di stabilizzarsi sul rialzo dall'altra parte della fossa. I bacini dell'Antartide Orientale da soli potrebbero alzare il livello del mare pi� di Thwaites, ma servirebbe un maggiore riscaldamento per portare quei ghiacciai a superare i rispettivi ostacoli. Va detto che in questo scenario non c'� niente di strano. Con un riscaldamento sufficiente il ghiaccio si ritira, in genere fino al rialzo pi� vicino. E questo fenomeno � stato osservato pi� volte, sia in passato sia oggi. Se Thwaites diventer� abbastanza caldo da cominciare a comportarsi come i ghiacciai di Groenlandia e Alaska, allora dovrebbe ritirarsi. Un futuro di fratture? A che velocit� potrebbe andare Thwaites? Quanto riscaldamento possiamo provocare prima che la raggiunga? David Pollard, della Pennsylvania State University, e Robert M. DeConto, dell'Universit� del Massachusetts ad Amherst, hanno programmato un modello di flusso del ghiaccio che si basa sui relativi principi fisici e, con computer avanzati, si pu� far funzionare abbastanza rapidamente per studiare grandi cambiamenti nelle calotte su periodi lunghi. Li ho aiutati con la fisica del distacco dalle pareti alte dopo la rottura delle piattaforme di ghiaccio, soprattutto se l'acqua di fusione in superficie apre i crepacci. Pollard e DeConto hanno ottimizzato questo modello per farlo corrispondere ai dati geologici del passato e valutare l'impatto che avrebbero diversi livelli di riscaldamento antropogenico. Hanno stabilito che probabilmente, anche con un riscaldamento rapido, abbiamo qualche decennio prima che cominci il crollo di Thwaites, scatenato dalla perdita della sua calotta di ghiaccio e dall'allargamento dei crepacci per l'acqua di fusione. Quindi impiegherebbe circa un secolo per crollare del tutto. Non sapevano per� quanto velocemente potrebbe rompersi il ghiaccio, quindi hanno impostato un tasso massimo uguale a quello di Jakobshavn, in Groenlandia. (Ha gi� superato quel valore per breve tempo.) E dato che Thwaites � pi� spesso, potrebbe creare pareti molto pi� alte di Jakobshavn. Le pareti pi� alte tendono a rompersi pi� rapidamente (un motivo per cui, nei lavori autostradali, gli ingegneri lasciano pendenze, pi� che pareti). Cos� pu� darsi che stiamo sottovalutando l'ipotesi peggiore, ma davvero non lo sappiamo. � un buon modello, ma sicuramente Pollard, DeConto o altri non si fermeranno qui. Resta qualche speranza, per esempio, che Thwaites si possa stabilizzare su un crinale pi� profondo sulla discesa della fossa, dietro la sua posizione attuale, prima di ritirarsi ulteriormente. Oppure potrebbero staccarsi iceberg e accumularsi per un po' dietro il crinale attuale, dove ora il ghiaccio comincia a galleggiare, contribuendo a riformare una piattaforma che potrebbe ridurre la perdita di ghiaccio. Per rispondere a questa domanda e ad altre, la statunitense National Science Foundation e il britannico Natural Environment Research Council, collaborando con altre istituzioni internazionali, hanno lanciato un'iniziativa per conoscere ancora meglio la storia di Thwaites, l'attuale flusso del ghiacciaio e la superficie del fondo marino su cui sta scorrendo; l'iniziativa aiuter� tutti noi che siamo coinvolti a prevederne meglio il futuro. Con ogni probabilit� i dati ridurranno le incertezze e saranno molto interessanti. Alcune domande potrebbero restare di difficile soluzione. Pensate a tutte le tazze da caff� in ceramica che avete visto cadere su un pavimento duro. A volte rimbalzano, o si crepano, si scheggiano, oppure si rompono in mille pezzi. I processi fisici alla base di queste fratture sono noti e facili da calcolare, e il loro comportamento, considerato come media di tante tazze cadute, � prevedibile. Eppure non scommettereste la carriera, o qualsiasi altra cosa importante, con un pronostico sulla caduta della prossima tazza. Il futuro di Thwaites dipender� in gran parte dalle fratture. La piattaforma si staccher� dal ghiaccio che ora la alimenta, portando la calotta a superare l'ostacolo e ritirarsi nei bacini profondi? Si staccheranno rapidamente enormi iceberg, se la perdita della piattaforma di ghiaccio former� una parete lungo il fronte della calotta, pi� alta di tutte quelle oggi esistenti sulla Terra, provocando un ritiro con una velocit� mai vista prima? L'acqua di fusione � importante, ma quanta ne scorrer� in fiumi che finiranno nel mare e quanta ne percoler� nella neve e congeler� di nuovo? Quanto velocemente si scalder� l'aria? Ho il sospetto che al confronto le tazze da caff� siano facilmente prevedibili. Se il mondo si prender� questo impegno, rallentare e fermare il riscaldamento provocato dalle emissioni di gas serra ridurr� l'aumento del livello del mare, quindi anche i costi crescenti dei danni alle coste. Ma se Thwaites � destinato a ritirarsi rapidamente, evitare il riscaldamento limitando i danni provocati dall'attivit� umana potrebbe essere molto pi� importante. Casa Ricordi, lettere e note (di Roberto Roveda, "Focus Storia" n. 152/19) - L'opera lirica per tutti, l'imprenditoria musicale, il diritto d'autore: tutto questo nasce nell'Ottocento anche grazie all'importante famiglia milanese. - "Forse restituisco i soldi a Ricordi e mi libero!", scriveva Giacomo Puccini nell'estate del 1921 a Giuseppe Adami, librettista della Turandot, l'opera sulla quale il maestro toscano aveva iniziato a lavorare nel 1920 ma che non fece in tempo a terminare. E ancora: "Per questo duetto ci ho fatto un testone d'elefante". La titubanza di Puccini continu� fino alla sua morte. Tanto che, in un'altra lettera del 1923, profetizz�: "L'opera verr� rappresentata incompleta, e poi qualcuno uscir� alla ribalta e dir� al pubblico: "A questo punto il Maestro � morto!"". Frase che, infatti, fu pronunciata da Arturo Toscanini alla prima postuma al Teatro alla Scala di Milano la sera del 25 aprile 1926. Che cosa c'entra in tutto ci� Ricordi e la sua casa editrice? Per capirlo, dobbiamo fare un passo indietro. Fino all'800, la musica era riservata alle corti, i compositori erano sconosciuti alle masse e spesso non avevano nessun diritto sulla musica che componevano. Inoltre, l'universo musicale era totalmente disorganizzato: nessuno si curava di rispettare spartiti e di seguire un'edizione critica di un concerto o di un'opera. � qui che entrano in scena i Ricordi, i proprietari della maggiore casa editrice della storia della musica italiana, una dinastia senza la quale il melodramma dell'Ottocento non sarebbe stato tale. A fondarla fu nel 1808 il milanese Giovanni Ricordi (1785-1853), che per primo intu� quanto i tempi fossero cambiati. Il melodramma era diventato uno spettacolo popolare: famiglie ricche e borghesi volevano imparare a suonare e ascoltare le opere. C'era quindi bisogno di spartiti e copie delle composizioni pi� famose per soddisfare questa nuova clientela. Giovanni Ricordi cominci� a stringere accordi con i maggiori teatri, tanto da riuscire gi� nel 1825 ad acquistare il repertorio completo della Scala di Milano. Decise poi di attirare l'attenzione del pubblico curando la grafica delle copertine delle sue edizioni musicali. E fu capace di puntare sui cavalli di razza dell'epoca, facendo entrare nella sua scuderia talenti come Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti. Fu solo il principio. Dopo di lui, suo figlio Tito I (1811-1888), e ancora di pi� il nipote Giulio (1840-1912) restarono al fianco di Giacomo Puccini e Giuseppe Verdi. In breve tempo, attorno agli anni Quaranta del XIX secolo, Casa Ricordi divenne punto di riferimento per l'ambiente musicale italiano. Non solo. Racconta Patrizia Rebulla dell'Archivio storico Ricordi: "La Casa editrice volle fare soprattutto dell'opera lirica un prodotto che avesse un ritorno economico. Con i Ricordi comincia a rendere, a far guadagnare anche gli autori". Era infatti l'epoca d'oro del melodramma italiano, e i Ricordi sapevano bene che conveniva anche a loro tutelare gli interessi degli artisti in un momento in cui non esistevano norme sul diritto d'autore e si mettevano in scena intere opere senza pagare royalties. Si legge in una lettera di Giovanni Ricordi a Vincenzo Bellini: "Che vi dir� della Norma? Quello che dovrei dirvi, che gi� vi dissi, della Sonnambula e di tutte le altre opere di una propriet� s� mal tutelata dalle leggi e in balia d'ogni ribaldo". Fu soprattutto suo nipote Giulio ad agire per tutelare i compositori. "La casa editrice acquisiva per esempio da Verdi l'edizione corretta della Traviata e nessuno poteva pi� metterla in scena senza rispettare l'edizione Ricordi approvata dal compositore", spiega Rebulla. Per ogni esecuzione Casa Ricordi incassava denaro, anche se poi erano immancabili le polemiche dei vari maestri che ritenevano di non essere abbastanza ricompensati per il successo delle loro opere. Tra le migliaia di documenti giunti fino a noi troviamo scambi vivaci tra Bellini e Giovanni Ricordi, quest'ultimo accusato dal focoso compositore siciliano "di aver fatto de' contratti della Norma di nascosto". Oppure una richiesta di chiarimenti sui diritti d'autore da parte di Giuseppe Verdi che nel 1874 scriveva a Tito Ricordi: "Permettimi di dire ancora una volta che la Casa Editrice ha trattato con me senza considerazione alcuna". Nonostante queste tensioni, prima o poi le beghe si appianavano sempre, e i bizzosi maestri tornavano a Casa Ricordi dove erano comunque certi di trovare un'impresa capace di promuoverli e di spronarli. Tra Giulio Ricordi e Verdi, per esempio, si instaur� un sodalizio che dur� fino alla morte del compositore nel 1901. Fu proprio Ricordi, per esempio, a spingerlo a comporre l'Otello mettendogli a fianco un giovane talento come Arrigo Boito. E sempre Giulio fece da pigmalione a Puccini. Lo sostenne sia economicamente sia moralmente, aiutandolo a superare i momenti di crisi personale e produttiva. Nelle lettere lo chiamava "Puccinone". Fu il primo, peraltro, a intuirne il talento: "Il Puccini, a parer nostro, ha (...) questa preziosa qualit� (...) di avere nella propria testa (...) delle idee: e queste si hanno o non si hanno (...)". Impeccabile e cordiale come uomo, geniale come imprenditore, Giulio port� Casa Ricordi all'apice del successo. "Rese l'opera popolare, una popolarit� testimoniata dal fatto che nella seconda met� dell'Ottocento vi fu una fioritura di teatri nei centri urbani di piccole e medie dimensioni. Proliferarono le stagioni operistiche e le arie d'opera venivano cantate un po' da tutti", aggiunge Patrizia Rebulla. Non solo. La casa editrice apr� filiali in tutta Europa e persino a New York. E nel 1888 mise a segno un colpo decisivo in ambito musicale: l'acquisizione del repertorio della casa musicale di Francesco Lucca, editore per l'Italia delle opere di Richard Wagner. Al centenario della Ricordi, nel 1908, cominciarono a essere evidenti i segnali di crisi. La casa editrice era, infatti, lacerata dal conflitto tra Giulio e il figlio Tito II (1865-1933) che nel 1907 era stato emarginato dalla societ� perch� accusato dal padre di dilapidare le sostanze di famiglia: "Bada a te", scrisse Giulio nel 1907, "di non amareggiare oltre gli ultimi anni di vita di tuo padre, con una condotta addirittura pazzesca, giacch� � da pazzo il voler fare vita da milionario (...) quando i milioni non ci sono". In realt�, Tito puntava a rinnovare la Ricordi, a mantenerla al passo con i tempi investendo nella nascente industria discografica e lanciandola addirittura nel cinema, che allora era agli albori. Subentr� al padre nella direzione della Ricordi nel 1912, ma lo scoppio della Prima guerra mondiale fu fatale alle ambizioni di Tito che nel 1919 dovette lasciare la direzione dell'impresa di famiglia. Il frastuono dei cannoni aveva coperto la musica dei melodrammi e si era chiusa definitivamente un'epoca.