Luglio 2020 n. 7 Anno V Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice Odio l'estate, ecco perch� Proust tra le macchine Autostima, autoinganni e pie illusioni Quando i vincitori arruolarono i nemici Odio l'estate, ecco perch� (di Massimo Fini, "Il Fatto Quotidiano", 1 luglio 2020) "La giovinezza finisce quando non si pu� pi� mettere piede su un campo di calcio senza temere l'infarto. La vecchiaia inizia quando l'estate invece che una promessa di felicit� diventa una preoccupazione" (Il Ribelle dalla A alla Z). Sono quarant'anni che non metto pi� piede su un campo di calcio (da undici, quello a sei � un altro gioco). Ma non perch� a 36 anni, quanti ne avevo quando giocai l'ultima partita, potessi temere l'infarto ma per altri motivi, pur sempre legati all'et� e al progressivo progredire, all'inizio lento e quasi impercettibile, del cammino verso la vecchiaia. Mi arriv� un cross dalla destra, al bacio. Bastava tuffarsi coi tempi giusti, colpire il pallone e, poich� ero vicinissimo alla porta, sarebbe stato gol o un "quasi gol" come avrebbe detto Nicol� Carosio. Mancai il pallone. I tempi erano stati giusti, i riflessi anche. I riflessi, insieme alla voce, sono quelli che resistono pi� a lungo. Ed � per questo che abbiamo avuto e abbiamo portieri (in porta il riflesso, insieme al senso della posizione, � tutto) che giocano fino a quarant'anni, Zoff, Buffon. Quella che mi era venuta meno era la forza nelle gambe per spiccare il tuffo. Quante volte ho visto il mio penultimo idolo Ruud van Nistelrooij (l'ultimo � stato Iniesta che adesso fa "l'illusionista" in Cina) a fine carriera, all'Amburgo o al Malaga, colpire con la precisione e la mira di sempre, tiro raso palo o traversa, ma sul pallone, a differenza di un tempo, il portiere, com'� come non �, riusciva ad arrivarci. Gli era venuta meno la potenza. Negli atleti questi sintomi di invecchiamento si avvertono molto presto, quando in realt� sono poco pi� che dei ragazzi, negli uomini normali arrivano molto pi� tardi ma prima o poi arrivano. L'estate � una sorta di amplificatore di tutti i problemi, spesso dei drammi, della vecchiaia, cos� come la globalizzazione � un moltiplicatore esponenziale dei guasti del turbocapitalismo. Cominciamo dal caldo. Il caldo estivo � pi� pericoloso del Covid per gli anziani. Nel 2003 un'ondata di calore uccise solo in Francia 20 mila persone, non certo dei ragazzi. Gli anziani non soffrono il caldo, almeno cos� si dice (io, mezzo russo, continuo a soffrirlo come sempre) ma muoiono di caldo e se non � proprio il caldo a ucciderli c'� il terrorismo meteorologico che si � inventato la "temperatura percepita", cos� uno muore di spavento. Noi vecchi dobbiamo quindi difenderci (da ragazzi quando mai ci � fregato qualcosa del caldo?). I pi� saggi fra noi d'estate si spostano in collina o poco oltre i mille metri (pi� in alto no, ci sono problemi di pressione): � pi� riposante, dicono. Ma � un riposo che somiglia un po' troppo all'eterno riposo. Io poi, come quasi tutti gli anziani, detesto la compagnia dei miei coetanei, parlano solo di medicine, di medici, di malattie e attualmente nemmeno del campionato di calcio che di fatto, a porte chiuse, non c'�. Ci� che � certo � che un anziano non pu� rimanere in una grande citt� come Milano (a Roma, baciata in fronte come sempre dagli Dei, � gi� diverso) perch� resta solo. E la solitudine, come � stato accertato, uccide pi� del fumo. Dice: ma c'� la famiglia. La famiglia allargata di un tempo non esiste pi�, i figli, se ne hai (in genere uno solo), lavorano all'estero o comunque d'estate se la squagliano altrove lasciandoti come tutta compagnia un Tamagotchi. Ma avrai pure una moglie o una compagna. Per la mia generazione, che � quella dei divorzi e delle separazioni, non � esattamente cos�. Triste � il destino dell'uomo che ha avuto una vita intensa, relazioni, alcune anche profonde e relativamente durature, con varie donne, ma che in et� matura, per inquietudine, incapacit�, sfortuna, presunzione, orgoglio, voglia di perfezione, non � riuscito a trovare un ubi consistam definitivo con una di esse. Finisce come il Jack Nicholson di Conoscenza carnale, a trascinarsi il sabato sera da quella certa prostituta perch� lo chiama "uccello d'oro". A certe et� estreme non vale nemmeno la fama: Mario Monicelli, 95 anni, e Carlo Lizzani, 91, sono morti di solitudine, gli amici, saggiamente, se l'erano filata prima. L'estate costringe poi, inevitabilmente, all'esposizione dei corpi. Torna presto pietoso inverno a nasconderci nel tuo ovattato anonimato. Torna presto pietoso inverno a difenderci con i tuoi saggi vestiti dall'esibizione delle nostre membra inflaccidite, di noi che pur, un tempo, fummo levigati e duri. Torna presto amico inverno, tu che ci eviti impietosi confronti e gesti atletici in cui pur un tempo eccellemmo, e magari, in qualche caso, fummo i primi, ma che adesso rivelano solo la nostra ansiosa goffaggine. Torna presto pietoso inverno perch� nel tuo ventre buio e alla tua incerta luce si possa nascondere ancora una volta, agli altri, ma soprattutto a noi stessi, che siamo venuti vecchi. Proust tra le macchine (di Christof Koch, "Le Scienze" n. 620/20) - In pochi decenni i computer potrebbero avvicinarsi a un livello di intelligenza umana. Ma saranno capaci di esperienze coscienti? - Sta arrivando a grandi passi un futuro in cui la capacit� di pensiero dei computer si avviciner� alla nostra. Sentiamo sul collo il fiato di algoritmi di machine learning sempre pi� potenti. Un progresso rapido nei prossimi decenni porter� a macchine con intelligenza di livello umano, capaci di parlare e ragionare, che offriranno contributi all'economia, alla politica e, inevitabilmente, alle tecnologie belliche. La nascita di una vera intelligenza artificiale (IA) avr� effetti profondi sul futuro dell'umanit�, e sull'esistenza stessa del nostro futuro. Per un esempio pratico si vedano le citazioni seguenti. "Dall'epoca in cui si realizz� l'ultima grande svolta nell'intelligenza artificiale alla fine degli anni quaranta, gli scienziati di tutto il mondo cercano modi di sfruttare questa "intelligenza artificiale" per far avanzare la tecnologia oltre il punto che oggi possono raggiungere i pi� sofisticati programmi di intelligenza artificiale". "Anche oggi la ricerca va avanti per capire meglio che cosa potranno fare i nuovi programmi di IA, rimanendo entro i limiti dell'intelligenza disponibili. La maggior parte dei programmi di IA programmati al momento � limitata a decisioni semplici o a operazioni semplici su quantit� relativamente piccole di dati". Questi due paragrafi sono stati scritti da GPT-2, un bot linguistico che ho usato nell'estate 2018. Sviluppato da OpenAI, un istituto di San Francisco che promuove l'IA benefica, GPT-2 � un algoritmo di machine learning con un compito a prima vista stupido: quando gli viene presentato l'inizio arbitrario di un testo di partenza, deve prevedere la parola successiva. La rete non impara a "comprendere" la prosa in senso umano, ma durante la fase di addestramento mette a punto le connessioni interne delle sue reti neurali simulate per anticipare al meglio la parola successiva, poi quella ancora dopo, e cos� via. Addestrato su 8 milioni di pagine web, contiene al suo interno pi� di un miliardo di connessioni che emulano le sinapsi, cio� i collegamenti tra i neuroni. Quando ho inserito le prime frasi dell'articolo che state leggendo, l'algoritmo ha rigurgitato due paragrafi che sembravano scritti da uno studente del primo anno che cerca di ricordare il succo di una lezione introduttiva sull'apprendimento automatico che ha seguito distrattamente mentre sognava a occhi aperti. Il testo di arrivo contiene tutte le parole e le frasi giuste: non si pu� dire che sia un brutto risultato. Inserendo lo stesso testo di partenza una seconda volta, l'algoritmo crea un testo di arrivo diverso. I discendenti di bot del genere daranno il via a una grande ondata di notizie e recensioni deep fake che andranno ad aggiungersi ai miasmi di Internet. Saranno un ulteriore esempio di programmi in grado di fare cose che prima si ritenevano un'esclusiva degli esseri umani, come giocare al gioco di strategia in tempo reale Star$Craft, tradurre testi, dare consigli personalizzati su libri e film o riconoscere le persone che appaiono in fotografie e video. Il machine learning dovr� fare molti altri progressi prima che un algoritmo possa scrivere un capolavoro coerente come Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, ma nel codice il destino � tracciato. Ricordiamo che i primi tentativi di insegnare ai computer a giocare, tradurre o parlare erano goffi e facili da sminuire perch� era evidente quanto i risultati fossero scarsi e poco raffinati. Ma con l'invenzione delle reti neurali profonde e le massicce infrastrutture computazionali dell'industria informatica i computer sono migliorati, fino a un punto in cui i risultati non sono pi� sembrati risibili. Come si � visto con il go, gli scacchi e il poker, gli algoritmi ora possono avere la meglio sugli esseri umani, e quando accade le nostre risate iniziali si trasformano in costernazione. Siamo forse come l'apprendista stregone di Goethe, abbiamo risvegliato spiriti utili che per� non siamo capaci di controllare? Coscienza artificiale? Anche se gli esperti non concordano su che cosa esattamente costituisca l'intelligenza, naturale o meno, gran parte di loro accetta il fatto che prima o poi i computer raggiungeranno quella che nel linguaggio di settore � chiamata intelligenza artificiale generale (AGI, da artificial general intelligence). L'attenzione sull'intelligenza delle macchine mette in ombra domande di tutt'altro genere: si prover� qualcosa a essere una AGI? I computer programmabili potranno mai avere una coscienza? Per "coscienza" e "sensazione soggettiva" intendo la qualit� inerente a ogni singola esperienza, per esempio il sapore delizioso della Nutella, la fitta lancinante di un'infezione a un dente, il tempo che passa lento quando ci si annoia, o ancora il senso di vitalit� e di ansia appena prima di una gara. Parafrasando il filosofo Thomas Nagel, potremmo dire che un sistema � dotato di coscienza se c'� qualcosa che si prova a essere quel sistema. Consideriamo la sensazione di imbarazzo quando ci si accorge all'improvviso di aver appena fatto una gaffe, di aver detto qualcosa che voleva essere uno scherzo e che invece � stato percepito come un insulto. I computer potranno mai sperimentare un'emozione cos� spiacevole? Quando telefoniamo a un servizio di assistenza clienti, aspettiamo mentre passano i minuti e sentiamo una voce artificiale che ci dice "Siamo spiacenti per l'attesa", il programma si sente davvero in colpa mentre ci fa rimanere in quel limbo? Sembra indubbio che la nostra intelligenza e le nostre esperienze siano conseguenze ineluttabili di cause naturali nel nostro cervello, non di cause soprannaturali. Questa premessa � stata utilissima per la scienza negli ultimi secoli, mentre gli esseri umani esploravano il mondo. Il cervello umano, con i suoi circa 1500 grammi di sostanza simile al tofu, � di gran lunga il pezzo di materia attiva organizzata pi� complesso che esista nell'universo noto, ma deve obbedire alle stesse leggi fisiche a cui sono soggetti cani, alberi e stelle, perch� non c'� niente che a quelle leggi possa sottrarsi. Ancora non capiamo fino in fondo le cause che operano nel cervello, ma ne facciamo esperienza tutti i giorni: un certo gruppo di neuroni si attiva quando vediamo i colori, le cellule che si accendono in un'altra regione corticale sono associate a un umore scherzoso. Se un neurochirurgo stimola quei neuroni con un elettrodo, il soggetto vede a colori e scoppia a ridere. Al contrario, spegnere il cervello con un'anestesia elimina queste esperienze. Considerate queste ipotesi di fondo ampiamente condivise, che cosa significher� l'evoluzione di una vera intelligenza artificiale per la possibilit� di una coscienza artificiale? Nel considerare questa domanda ci troviamo di fronte a un bivio che porta a due destinazioni diverse. Il Zeitgeist, incarnato in romanzi e film come Blade Runner, Lei ed Ex Machina, avanza sulla strada che porta all'idea che le macchine davvero intelligenti saranno senzienti: saranno capaci di parlare, ragionare, automonitorarsi e fare introspezione, dunque saranno dotate di coscienza. Questa strada si incarna esplicitamente nella teoria dello spazio di lavoro globale neuronale (GNW, da global neuronal workspace), una delle teorie dominanti a proposito della coscienza, che parte dal cervello e arriva a dedurre che siano alcune caratteristiche della sua peculiare architettura a dare origine alla coscienza. Le origini di questa teoria si possono far risalire all'architettura a blackboard dell'informatica degli anni settanta, in cui i programmi specializzati accedevano a un deposito condiviso di informazioni chiamato blackboard, o spazio di lavoro centrale. Gli psicologi hanno ipotizzato che una risorsa simile per l'elaborazione delle informazioni esista anche nel cervello e sia centrale per la cognizione umana. Questo spazio ha una capacit� ridotta, perci� in ogni singolo momento � occupato solo da un singolo percetto, pensiero o ricordo. Un'informazione nuova compete con quella vecchia e la rimpiazza. Il neuroscienziato cognitivo Stanislas Dehaene e il biologo molecolare Jean-Pierre Changeux, entrambi al Coll�ge de France di Parigi, hanno mappato queste idee sull'architettura della corteccia cerebrale, lo strato pi� esterno della materia grigia. Nello scudo protettivo del cranio ci sono due lamine corticali ripiegate su se stesse, una a sinistra e una a destra, ognuna con un diametro di 35 centimetri. I due hanno ipotizzato che lo spazio di lavoro sia rappresentato da una rete di neuroni piramidali (di tipo eccitatorio) legati a regioni corticali lontane, in particolare alle aree associative della corteccia prefrontale, temporo-parietale e limbica. Gran parte dell'attivit� cerebrale rimane localizzata e quindi inconscia, come avviene per esempio per il modulo che controlla la direzione dello sguardo, una cosa di cui siamo quasi del tutto inconsapevoli, o per quello che accomoda la posizione del corpo. Ma quando l'attivit� in una o pi� regioni supera una certa soglia, per esempio quando si vede l'immagine della Nutella, innesca un'accensione, un'ondata di eccitazione neurale che si spande in tutto lo spazio di lavoro neuronale, in tutto il cervello. Di conseguenza il segnale diventa disponibile per una serie di processi secondari come linguaggio, pianificazione, sistemi di ricompensa, accesso alla memoria a lungo termine e conservazione nella memoria a breve termine. L'atto di comunicare questa informazione globalmente � ci� che la porta a livello conscio. L'esperienza inimitabile della Nutella � costituita da neuroni piramidali che contattano l'area del cervello responsabile della pianificazione del movimento, ordinando di prendere un cucchiaio per raccogliere quella crema spalmabile alla nocciola. Intanto altri moduli trasmettono il messaggio di attendere una ricompensa sotto forma della scarica di dopamina causata dall'elevato contenuto di grassi e zuccheri nella Nutella. Gli stati di coscienza sono determinati dal modo in cui gli algoritmi dello spazio di lavoro elaborano i rilevanti input sensoriali, output motori e variabili interne collegate a memoria, motivazione e aspettative. La coscienza ha a che vedere con l'elaborazione globale. La teoria del GNW accoglie il mito contemporaneo delle capacit� quasi infinite di calcolo; per arrivare alla coscienza manca solo un'invenzione creativa. Forza causale intrinseca La strada alternativa, la teoria dell'informazione integrata (IIT, da integrated information theory), usa un approccio pi� basilare per spiegare la coscienza. Giulio Tononi, psichiatra e neuroscienziato dell'Universit� del Wisconsin a Madison, � il principale architetto dell'IIT, a cui hanno contribuito anche altri, tra i quali il sottoscritto. La teoria parte dall'esperienza e procede verso l'attivazione dei circuiti sinaptici che determinano la "sensazione" di quell'esperienza. L'informazione integrata � una misura matematica che quantifica la "forza causale intrinseca" di un dato meccanismo. I neuroni che sparano potenziali d'azione con un effetto sulle cellule a valle alle quali sono collegati (per mezzo delle sinapsi) sono un tipo di meccanismo, come lo sono i circuiti elettronici fatti di transistor, capacitanze, resistenze e cavi. La forza causale intrinseca non � una nozione eterea o campata in aria, ma si pu� valutare in modo preciso per qualsiasi sistema. Pi� lo stato corrente specifica la causa (l'input) e l'effetto (l'output), pi� � dotato di forza causale. L'IIT afferma che qualsiasi meccanismo dotato di forza causale, in uno stato che � carico di passato e gravido di futuro, � dotato di coscienza. Maggiore � l'informazione integrata del sistema, rappresentata da una lettera greca (pronunciata "fi" e pari a zero o a un numero positivo), pi� il sistema � cosciente. Se una cosa non ha forza causale intrinseca, il suo fi � pari a zero e non sente o prova nulla. Data l'eterogeneit� dei neuroni corticali e il denso accavallarsi dei loro insiemi di connessioni di input e output, la quantit� di informazione integrata nella corteccia � enorme. Questa teoria ha ispirato la costruzione di un metro di misura della coscienza che attualmente � in fase di sperimentazione clinica, uno strumento per determinare se le persone in stato vegetativo persistente, in stati di coscienza minima, anestetizzate o con sindromi locked-in sono coscienti ma impossibilitate a comunicare oppure se la loro testa � "disabitata". Nelle analisi della forza causale di computer digitali programmabili eseguita a livello delle loro componenti metalliche (transistor, cavi elettrici e diodi che costituiscono il substrato fisico di qualsiasi calcolo), la teoria indica che la forza causale intrinseca e fi sono minuscoli. Inoltre fi � indipendente dal programma in esecuzione sul processore, che calcoli le tasse o simuli un cervello. In effetti la teoria dimostra che due reti che eseguono le stesse operazioni di input-output ma hanno una diversa configurazione dei circuiti possono avere valori di fi diversi: un circuito pu� non averne per nulla mentre un altro pu� mostrarne livelli alti. Pur essendo identiche se viste dall'esterno, una rete prova o sente qualcosa, mentre la sua omologa mistificatrice zombie non prova n� sente nulla. La differenza � dietro le quinte, nel cablaggio interno della rete. Per dirlo con poche parole, la coscienza dipende da quello che si �, non da quello che si fa. La differenza tra queste teorie sta nel fatto che per spiegare la coscienza il GNW evidenzia la funzione del cervello umano, mentre l'IIT afferma che ci� che conta � la sua forza causale intrinseca. Le distinzioni si rivelano quando analizziamo il connettoma del cervello, cio� la specifica completa dei collegamenti sinaptici precisi dell'intero sistema nervoso. Gli anatomisti hanno gi� mappato il connettoma di alcuni vermi, stanno lavorando a quello della drosofila e progettano di iniziare quello del topo entro i prossimi dieci anni. Ipotizziamo che in futuro, dopo la morte di un essere umano, diventi possibile fare una scansione a livello ultrastrutturale del suo intero cervello, con i suoi circa 100 miliardi (dieci elevati all'undicesima potenza) neuroni e dieci elevati alla quindicesima potenza sinapsi, e poi simularlo su un computer avanzato di qualche tipo, magari una macchina quantistica. Se il modello � abbastanza fedele all'originale, la simulazione si sveglier� e si comporter� come un simulacro digitale della persona deceduta, potr� parlare e accedere ai suoi ricordi, desideri, paure e altri tratti. Se mimare la funzionalit� del cervello � sufficiente a generare una coscienza, come sostiene la teoria del GNW, allora la persona simulata in questo modo sar� cosciente, reincarnata all'interno di un computer. In effetti quello del connettoma caricato in uno spazio virtuale per permettere alle persone di continuare a vivere in un aldil� digitale � un tema molto usato nella fantascienza. L'IIT propone un'interpretazione completamente diversa di questa situazione: il simulacro proverebbe qualcosa nella stessa misura in cui prova qualcosa il programma in esecuzione su un modernissimo WC giapponese, cio� zero. Si comporterebbe come una persona, ma priva di sensazioni innate, come uno zombie (per� senza il desiderio di mangiare carne umana); sarebbe l'esempio estremo di deep fake. Per creare la coscienza serve la forza causale intrinseca del cervello. E quella forza non pu� essere simulata, ma deve essere parte integrante della fisica del meccanismo soggiacente. Per capire perch� una simulazione non basti, � sufficiente chiedersi perch� l'interno della simulazione di un temporale non sia bagnato, o come facciano gli astrofisici a simulare l'enorme forza gravitazionale di un buco nero senza doversi preoccupare del rischio di essere inghiottiti dallo spazio-tempo che curva attorno al loro computer. La risposta � che una simulazione non ha la forza causale necessaria per dare origine a umidit� atmosferica che si condensi in acqua o per curvare lo spazio-tempo. In teoria, per�, sarebbe possibile raggiungere una coscienza di livello umano andando oltre la simulazione e costruendo il cosiddetto hardware neuromorfico, basato su un'architettura fatta a immagine del sistema nervoso. Ci sono altre differenze che vanno oltre la discussione sulle simulazioni. Le teorie IIT e GNW prevedono che il substrato fisico di specifiche esperienze di coscienza sia costituito da specifiche regioni della corteccia cerebrale, con epicentro nella zona anteriore o posteriore della corteccia stessa. Una collaborazione su ampia scala, che coinvolge sei laboratori negli Stati Uniti, in Europa e in Cina e che nei mesi scorsi ha ricevuto una sovvenzione di 5 milioni di dollari dalla Templeton World Charity Foundation, sta mettendo alla prova questa previsione e altre. Se le macchine possano o meno diventare senzienti � importante per motivi etici. Se i computer fanno esperienza della vita tramite i sensi, non sono pi� solo mezzi per raggiungere uno scopo, determinati dall'utilit� che rivestono per noi esseri umani. Diventano uno scopo di per s�. Secondo la teoria del GNW si trasformano da semplici oggetti a soggetti con un proprio punto di vista, ciascuno dei quali esiste come "io" a s� stante. Questo dilemma emerge negli episodi pi� coinvolgenti delle serie televisive Black Mirror e Westworld. Quando le abilit� cognitive dei computer potranno rivaleggiare con quelle dell'umanit�, diventer� irresistibile il loro impulso a fare pressione per ottenere diritti legali e politici: il diritto a non essere eliminati, a non farsi cancellare la memoria, a non dover sopportare dolore e degradazione. L'alternativa, incarnata dall'IIT, � che i computer rimangano solo macchinari supersofisticati, gusci vuoti simili a fantasmi, privi di quello che consideriamo di maggior valore: la sensazione della vita stessa. Autostima, autoinganni e pie illusioni (di Giorgio Nardone, "Psicologia contemporanea" n. 276/19) - Talvolta lottare per diventare chi vogliamo cede il passo al fingersi chi non siamo. Una menzogna per convincerne noi stessi, oltre agli altri. - Pochi sono i termini, all'interno della moderna psicologia, cos� frequentemente usati quanto quello di "autostima". Troppo spesso tale costrutto, indicante una conquista da realizzare attraverso la concreta esperienza, fatta di sudore, lacrime e sangue, viene considerato una condicio sine qua non delle prestazioni personali e persino della felicit�. Questo evidente rovesciamento del naturale processo di acquisizione di fiducia nelle proprie risorse personali rende l'autostima una qualit� non frutto di esperienze di successo, ma di ci� che dovrebbe produrle; pertanto vengono proposte "promettenti" metodiche per costruire l'autostima, dai training di assertivit� comportamentale a workshop e percorsi condotti da motivatori, all'ormai onnipresente mindfulness, fino al sottoporsi a massacranti prove di sopravvivenza o ultramaratone, il tutto per imparare a credere in s� stessi. Nella societ� moderna, dove tutto � accelerato, spesso ci si dimentica che ci sono cose che, per essere realizzate, richiedono tempi prolungati e reiterato esercizio sotto la guida di veri esperti. Il cambiamento, anche il pi� difficile da realizzare, pu� essere ottenuto in tempi rapidi se, con precisione, si sa premere sulle leve giuste. Anche il palazzo pi� imponente pu� essere fatto crollare rapidamente, se minato nel punto giusto; ma per costruirlo, sebbene la tecnologia sia cos� avanzata, sono necessari tempi prolungati. Gli apprendimenti evoluti e le acquisizioni di fiducia in queste competenze personali richiedono sacrifici ripetuti, successi reiterati, non esistono scorciatoie ma solo promesse illusorie. Si pu� essere anche la persona pi� talentuosa, ma, se non si coltiva il "dono" ricevuto, esso o non si attiva per nulla o si attiva solo episodicamente e casualmente, dato che pure il talento, per divenire capacit� deliberatamente espressa, necessita di essere esercitato e sperimentato in maniera prolungata. Per perfezionarlo, poi, sono richiesti ancora pi� lavoro e spesso l'aiuto di un buon "maestro". Nonostante tutto ci�, a contribuire, pi� delle ingannevoli profezie proposte dal "guru" di turno, a costruirsi la pia illusione di essere "grandi" ed "eccezionali" nella moderna societ� liquida si osserva sempre pi� il fenomeno dell'autoinganno del vanaglorioso, come lo definirebbe Dante, ovvero il fatto che sempre pi� persone esibiscono virt� che non hanno e delle quali vogliono convincere gli altri per convincere s� stesse. Questa dinamica comunicativa, da noi dettagliatamente descritta in L'arte di mentire a se stessi e agli altri (2014), � osservata da sempre ma negli ultimi decenni � divenuta una sorta di pandemia, grazie anche al fatto che la comunicazione digitale la facilita; e non � un caso che il fenomeno delle cosiddette fake news, cio� false notizie, sia divenuto cos� pervasivo. Il soggetto inizia con il raccontare una menzogna, allo scopo di elevarsi nei confronti degli altri; se questa viene creduta, la sua autostima ne verr� rafforzata, per ci� egli la ribadir� in una escalation per la quale pi� convince gli altri, del suo essere ci� che non � e di aver fatto ci� che non � mai stato in grado di fare, e pi� finisce per crederci anche lui, trasformando la propria menzogna in una "verit�". L'autostima � sorretta da un autoinganno divenuto realt� creduta, la pia illusione si � concretizzata. Il problema, tuttavia, verr� facilmente a galla quando il soggetto si trover� messo effettivamente alla prova delle sue declamate virt� e la maschera dell'eroico protagonista lascer� il passo allo svergognamento totale. Per evitare ci�, questi finti eroi, il pi� delle volte, eludono le prove dei fatti, come nel caso delle "ghost identity" presenti nei social, ove il soggetto � costretto a evitare di incontrare dal vivo le persone con le quali ha creato una virtuale intimit� fondata in buona parte su bugie. Ma c'� anche chi ha costruito carriere di successo mediante il presentarsi come colui che non � mai stato e talvolta, nell'esserne convinto cos� bene, svolge egregiamente il ruolo raggiunto mediante la menzogna: si pensi ai numerosi finti medici molto apprezzati dai loro inconsapevoli pazienti o agli accademici che hanno completamente plagiato opere altrui per ottenere la cattedra, non di rado stimati sia da studenti che da colleghi. In questi casi l'autoinganno � divenuto funzionale. Al riguardo si deve notare che a livello di pubblicazioni scientifiche e professionali � divenuto uno sport internazionale molto praticato non citare correttamente le fonti e attribuirsi meriti non propri; purtroppo, per un falsario svelato, numerosi sono quelli che rimangono impuniti e ci� sospinge al comportamento truffaldino. Tutto questo indica come l'autostima espressa e osservabile in un soggetto non corrisponda necessariamente alle sue reali doti e capacit�. Perci� credere anche illusoriamente in s� stessi pu� condurre a incrementare le proprie abilit� ma non ad essere ci� che vorremmo ma non possiamo essere, sebbene di questo possiamo ingannare tanto gli altri quanto noi stessi. Pertanto ritengo che si debba imparare a diffidare di chi esibisce costantemente le proprie virt� e i propri atti eroici. Nella mia personale esperienza ho avuto la fortuna di incontrare, conoscere e spesso collaborare con grandi personalit�; avevano tutte in comune una caratteristica: l'umilt�. Anche perch�, come insegna l'antica saggezza, "Chi si esibisce non brilla". Quando i vincitori arruolarono i nemici (di Riccardo Michelucci, "Focus" n. 328/20) - All'inizio del Dopoguerra, russi e americani si contesero i migliori scienziati e ingegneri tedeschi. Il razzo che port� l'uomo sulla luna lo progett� un ex ufficiale delle SS. - "Su ordine dell'Alto Comando dell'Armata Rossa siete chiamato a prestare la vostra opera per conto dell'Unione Sovietica. Partirete immediatamente con la famiglia al completo. Ci incaricheremo di trasportarvi mobili ed effetti personali al nuovo domicilio. Il vostro soggiorno russo non superer� i cinque anni". Sono le quattro del mattino del 22 ottobre 1946 quando le truppe sovietiche e le squadre speciali del Nkvd fanno irruzione in centinaia di case a Berlino, Lipsia, Dessau e in altre localit� della Germania Orientale. La breve comunicazione viene tradotta in tedesco e non ammette obiezioni: nel giro di poche ore, circa quattromila scienziati, ingegneri e tecnici specializzati tedeschi sono caricati con le loro famiglie su novantadue treni speciali diretti verso la Russia. Qualcuno cerca di protestare, di chiedere spiegazioni ma � tutto inutile: gli ordini sono formali, i soldati impassibili. La gigantesca operazione che si svolse quel giorno, sotto il comando del generale sovietico Ivan Serov, sottrasse alcuni dei migliori cervelli alle principali aziende tedesche dell'epoca. Tra essi c'erano figure di spicco legate alla ricerca sulla bomba atomica come Helmut Gr�ttrup e il noto progettista di motori per aereo Ferdinand Brandner. Arrivati a destinazione, furono tutti sistemati in comodi alloggi e messi al lavoro in laboratori sontuosi e attrezzati con apparecchi ad alta tecnologia. Mosca aveva deciso di concentrare lo sforzo bellico del Dopoguerra su un programma di missili e di superaerei, realizzato in Russia con materiale proveniente dalla Germania. Qualche mese prima, gruppi di passeggeri clandestini erano sbarcati negli Stati Uniti nascosti nelle stive delle navi e poi avviati in gran segreto verso il Maryland, il Texas e il Nuovo Messico, dov'erano stati rinchiusi in campi speciali. Si trattava, anche in questo caso, di specialisti tedeschi di spicco. Rapiti o sedotti da allettanti promesse, per libera scelta oppure costretti, quasi tutti i grandi scienziati del Terzo Reich presero in quegli anni la via dell'esilio. Si dispersero ai quattro angoli della Terra: dalle steppe del Kazakistan sovietico alle citt� texane, dalle piccole citt� della Gran Bretagna ai laboratori dell'esercito con sede a Parigi o in Argentina. Caccia ai cervelli Stati Uniti e Unione Sovietica non attesero neanche la definitiva sconfitta della Germania per mettersi a caccia dei migliori cervelli tedeschi e utilizzarono ogni mezzo possibile per scovare, inseguire e rapire quegli scienziati e quei ricercatori ritenuti indispensabili per la futura corsa al primato mondiale. "Poco importava che tra gli scienziati tedeschi ci fossero anche molti sostenitori convinti del regime hitleriano, che si erano macchiati di crimini di guerra come esperimenti sugli esseri umani o sfruttamento del lavoro forzato", sostiene lo storico israeliano Michael Bar-Zohar, autore di Caccia agli scienziati nazisti (1944-1960): "Alla fine della guerra erano tra i primi al mondo in alcuni settori e agli occhi degli Stati Maggiori erano diventati un imprescindibile strumento di potenza. In cambio dei loro servigi scientifici sia i russi sia gli statunitensi non avrebbero esitato a chiudere un occhio sul loro passato". Ma poich� una parte della popolazione americana non apprezzava l'idea di avvalersi del contributo di ex nazisti, gli uomini del Pentagono offrirono all'opinione pubblica una versione edulcorata del programma, spiegando che sarebbe arrivato soltanto un piccolo gruppo di ricercatori e studiosi che non si era macchiato di alcun crimine di guerra. Furono organizzati appositi eventi pubblici per promuovere la convinzione che tutti gli scienziati tedeschi arrivati negli Stati Uniti fossero brave persone. In realt�, l'operazione segreta denominata "Paper clip" (graffetta), lanciata dagli Stati Uniti nella primavera del 1945, era finalizzata a sfruttare in modo intensivo il know-how sviluppato durante il nazismo. Molti esperti, arruolati in massa, furono evacuati e concentrati in aree sottoposte al diretto controllo statunitense. Altri rimasero confinati in zone speciali, a stretta sorveglianza e in attesa di future chiamate. Chi arrivava sul suolo statunitense sarebbe andato invece a far parte di un'�lite scientifica di prim'ordine. L'operazione fu coordinata dalla Cia e prosegu� fino ai primi anni '70, facendo arrivare negli Stati Uniti circa duemila specialisti tedeschi che furono impiegati in vari ambiti di ricerca. Nella gran parte dei casi si chiusero entrambi gli occhi sulla loro adesione al regime nazista in nome della sicurezza nazionale. La logica spietata della Guerra fredda e i timori nei confronti dell'Unione Sovietica fecero superare ben presto ogni scrupolo, imponendo una sorta di "patto con il demonio". Missili e deportati Tra i settori che si avvalsero maggiormente delle preziose competenze degli ingegneri tedeschi vi furono quello aeronautico e missilistico, quello elettronico (sistemi di guida, radar e satelliti), quello medico (armi biologiche e chimiche, medicina dello spazio) e quello della fisica. La figura-simbolo di questo "riciclaggio di cervelli" fu senza dubbio il barone Wernher von Braun. Brillantissimo scienziato nonch� alto ufficiale delle SS, von Braun progett� i famigerati missili V2, che dopo aver fatto strage di civili nei bombardamenti di Londra diventarono il prototipo dei missili della Guerra fredda. Per produrli, migliaia di deportati del lager di MittelbauDora erano stati costretti a lavorare in condizioni disumane nelle fabbriche segrete del Terzo Reich. Al termine del conflitto, von Braun si consegn� insieme ai suoi collaboratori all'esercito americano e inizi� a lavorare nel programma missilistico del governo di Washington. In seguito divenne cittadino statunitense e fu assunto dalla Nasa. Il lavoro negli Stati Uniti lo consacr� definitivamente come il padre della missilistica moderna, "il Cristoforo Colombo del cosmo" (come lo defin� il settimanale tedesco Der Spiegel). Il suo capolavoro fu la progettazione del famoso razzo Saturn V, che nel 1969 port� la missione Apollo sulla Luna. Poco prima di morire fu anche insignito della National Medal of Science, la massima onorificenza scientifica degli Stati Uniti. Ma oltre a von Braun vi furono altri casi assai emblematici del "patto col diavolo" con l'�lite della scienza nazista. Quello di Otto Ambros, per esempio, un fedelissimo del F�hrer che invent� i gas letali utilizzati dai nazisti sperimentandoli nei laboratori di Auschwitz su cavie umane. Dopo essere stato condannato per crimini contro l'umanit� al processo di Norimberga, nel 1951 Ambros fu scarcerato e inviato a lavorare negli Stati Uniti per l'azienda chimica W.R. Grace e poi per il Dipartimento dell'energia del governo statunitense. Un altro caso � quello del medico Theodor Benzinger, anch'egli in organico al Terzo Reich. Arrestato e imprigionato a Norimberga (fu uno degli imputati del processo ai dottori), fu poi rilasciato per andare a lavorare negli Stati Uniti, dove diresse importanti centri di ricerca, divenendo famoso per l'invenzione del termometro auricolare. Anche in questi casi, l'opinione pubblica fu accuratamente disinformata per prevenirne l'indignazione. Corsa all'atomica "Alcuni di questi scienziati avrebbero dato un contributo fondamentale a imprese passate alla storia, dal lancio in orbita dello Sputnik da parte dei russi al progetto Manhattan per la costruzione della bomba usata a Hiroshima", dice ancora Bar-Zohar. La corsa all'atomica da parte di Washington e di Mosca si avvalse in modo particolare della ricerca svolta in Germania prima della caduta di Hitler. Tra il maggio e il giugno del 1945 dieci scienziati tedeschi che avevano lavorato al programma nucleare nazista furono catturati dai servizi segreti alleati e tenuti per sei mesi in isolamento nella tenuta di Farm Hall, nei pressi di Cambridge. Era la fase conclusiva del conflitto, che sarebbe culminata nel lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Nel gruppo c'erano due premi Nobel per la fisica, Werner Heisenberg e Max von Laue, e un fresco Nobel per la chimica, Otto Hahn, lo scopritore della fissione nucleare. Quella che in codice fu chiamata "Operazione Epsilon" aveva l'obiettivo di impedire che quei cervelli finissero in mano ai russi e di scoprire quanto vicino alla costruzione della bomba atomica fossero i tedeschi. Ma anche i sovietici catturarono validissimi scienziati in quel campo, come Manfred von Ardenne, i fisici Nikolaus Riehl e Peter Adolf Thiessen, il chimico Max Volmer e Max Steenbeck, esperto del processo di separazione degli isotopi. E li misero tutti al servizio dell'industria nucleare di Stalin. Lo scienziato che serv� tre dittatori Solo un opportunista spregiudicato come il fisico Manfred von Ardenne (1907-1997) poteva riuscire a destreggiarsi fra alcuni dei pi� temibili regimi totalitari del XX secolo lavorando per Hitler, per Stalin e infine per il tiranno della Germania Est, Walter Ulbricht. Figlio di un ufficiale prussiano, von Ardenne era una sorta di Guglielmo Marconi tedesco, un inventore che aveva all'attivo centinaia di brevetti, tra cui quello per il primo amplificatore a banda larga. Dopo aver contribuito alla creazione dei sistemi radio della Germania hitleriana, nel 1945 fu costretto a lasciare il suo istituto di ricerca alla periferia di Berlino e venne spedito in Russia con i suoi collaboratori, dove rimase per dieci anni, lavorando al programma atomico sovietico. In un laboratorio a Sukhumi (Georgia), coordin� un team di un centinaio di scienziati e tecnici che svilupp� il processo di separazione degli isotopi per ottenere esplosivi nucleari. Le sue ricerche ebbero successo e gli valsero importanti onorificenze (fu decorato pi� volte con il premio Stalin) e nel 1955 fece ritorno con tutti gli onori in Germania Est, accolto come un eroe dal regime di Ulbricht. Nel suo nuovo istituto di sperimentazione con sede a Dresda svolse per altri quarant'anni importanti ricerche nei campi della fisica, dell'elettronica e della cura del cancro. Sul set con Ligabue (di Fabrizia Sacchetti, "Focus Storia" n. 161/20) - Un uomo solo, emarginato e malato. Eppure, incantava tutti con la sua arte. La vita disperata del pittore italo-svizzero � ora un film d'autore. - Lo chiamavano "El Tudesc", perch� era nato e cresciuto in Svizzera, e parlava il tedesco meglio dell'italiano. Quando arriv� a Gualtieri, in Emilia, nel 1919, aveva 20 anni: era povero, rachitico, brutto. E anche matto. I paesani lo evitavano, lo deridevano, lo umiliavano. Eppure, nella disperazione di una vita da reietto, Ligabue trov� pace nell'arte: un mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari che popolavano la sua mente e diventavano i magnifici dipinti che regalava in cambio di cibo o di un fienile dove ripararsi dal freddo. "La storia di Ligabue � quella di un uomo solo che trov� la forza di credere nel suo talento e di farlo diventare occasione di riscatto. Una storia che incoraggia a credere nelle proprie possibilit� nonostante le continue sconfitte", spiega il regista Giorgio Diritti. Per immergersi nel mondo e nell'epoca dell'artista, Diritti ha fatto un approfondito lavoro di ricerca durato due anni, soprattutto in Emilia, alla ricerca di casolari e corti da restaurare per ambientare le scene pi� importanti. "Ho studiato fotografie e documentari d'epoca. Sono andato nelle osterie, nelle bocciofile e nelle case di riposo per chiacchierare e scoprire aneddoti. Per scegliere attori e comparse, ho cercato i volti che mi restituissero la sensazione di quegli anni difficili". Un viaggio nel tempo, dunque, necessario al regista per realizzare la sua idea di cinema: accompagnare lo spettatore in un passato che non c'� pi�. E immergerlo nel magico mondo di uno degli artisti pi� importanti del '900.