Agosto 2018 n. 8 Anno III Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Massimiliano Cattani Antonietta Fiore Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per un importo pari ad euro 23.084,48 e del MiBACT per un importo pari ad euro 4.522.099. Indice La sfida dell'euro L'oicofobia, ovvero la sindrome del pesce rosso Ezra Pound: poeta scomodo La sfida dell'euro (di Thierry Vissol, "Prometeo" n. 142/18) (Prima parte) - Per comprendere e superare la crisi che minaccia l'Unione europea occorre capire la genesi, le forze e le debolezze della sua costruzione. - Dalla creazione delle societ� urbane basate sulla divisione del lavoro e la gerarchia sociale, gli strumenti di cambio (e i prezzi che permettono di fissarlo), e poi la moneta, sono stati contemporaneamente elemento centrale della socialit� ma anche il simbolo dell'indipendenza e del potere politico ed economico del Regnante o dello Stato, come testimoni� il codice di Hammurabi elaborato 3.570 anni fa. Tutti i grandi imperi sono stati costruiti sulla base di una riforma monetaria volta a stabilizzare le monete, da Solone a Napoleone Bonaparte, passando per Augusto, Costantino, Carlo Magno ecc., molte delle rivolte popolari sono il risultato di una assenza del controllo dei prezzi, in particolare delle derrate alimentari, sia che si consideri il 1788-89 o la Germania degli anni 20 del secolo scorso. J.M. Keynes, nel suo trattato sulla moneta (1930) suggeriva di riscrivere la storia dei popoli attraverso quella della moneta. Non ci sono rumori o furori della storia dove non sia protagonista "Lady Money" secondo l'espressione del padre dei liberali Bernard de Mandeville, nella sua celebre "Favola delle api" del 1714. La storia della moneta europea, l'euro, legata intimamente a quella dell'Europa, non fa eccezione a questa regola. Per l'Europa, dopo aver costruito la sua potenza sull'espansione territoriale e monete stabili (Gold Standard) durante il 19� secolo, saranno - come accadde spesso nella storia - la prima guerra mondiale e le sue conseguenze in termini di indebitamento da parte degli stati belligeranti e le riparazioni esorbitanti richieste ai tedeschi a determinare l'instabilit� monetaria e le crisi degli anni '20 e '30. La grande inflazione in Germania tra il 1921 e il 1923 ha traumatizzato durevolmente il popolo e l'�lite tedesca e quindi, valorizzer� la Teoria Statale della Moneta di Georg Friedrich Knapp (pubblicata in tedesco nel 1923, "Staatliche Theorie des Geldes") che resta alla base del pensiero monetario tedesco attuale. La conferenza di Genova, nel 1922, ha permesso alla Sterlina e al Dollaro di diventare due valute di riserva, senza per� prevedere un sistema adeguato a gestire e regolare questo nuovo ordine monetario. Tale assenza di regole non sar� estranea sia alla crisi del 1929 e all'anarchia monetaria a seguito della svalutazione competitiva della sterlina (1931) e del dollaro (1933), poi di tutte le altre monete, sia al ripiegarsi su se stessi dei due Stati, USA e Gran Bretagnia, allora dominanti nell'economia mondiale (splendid isolation). Questo periodo nero vede ridursi il commercio mondiale di pi� di un terzo in dieci anni, la disoccupazione e la povert� aumentare in modo insostenibile, promuovendo lo sviluppo dei movimenti nazionalsocialisti e conducendo al secondo conflitto mondiale. Queste terribili lezioni della storia - purtroppo oggi dimenticate - portarono, gi� prima della fine della seconda guerra mondiale, ad un'ampia riflessione sulla necessit� di trovare un ordine monetario mondiale valido e stabile. Si arriv� cos� alla conferenza di Bretton Woods del 1944 negli USA, durante la quale fu elaborato il sistema monetario internazionale (SMI), basato sul dollaro, definito in base ad un rapporto fisso con l'oro. Tutte le altre monete dovevano definire il loro tasso di cambio contro il dollaro. Un sistema asimmetrico che avrebbe necessitato che gli USA, diventati paese egemone, consapevoli della loro responsabilit� mondiale, attuassero una politica di bilancio ortodossa. Purtroppo, questo non accadr�. Al contrario, gli Stati Uniti utilizzarono il sistema a loro vantaggio con una politica di finanze pubbliche detta di "benign neglect" (benigne disattenzioni), di dolce spensieratezza, con lo scopo di finanziare ad un costo inferiore le loro guerre (Corea, Vietnam e la guerra fredda) e la loro crescita economica. Inevitabilmente, con la crescita del loro debito pubblico, le crisi si susseguiranno (1959-1960, 1969, 1971, 1973, 1975) fino all'esplosione del SMI nel 1976 (Conferenza della Jamaica), alla legalizzazione della fluttuazione generalizzata delle monete e alla demonetizzazione dell'oro. Una fluttuazione che fu raccomandata dagli economisti "monetaristi" liberali. Questi ultimi incoraggiarono anche il non rispetto da parte degli operatori finanziari privati delle norme e dei sistemi di sicurezza previsti per i movimenti di capitali nell'ordine di Bretton Woods. Quest'ultime erano basate sulla legislazione intelligente americana - il Glass-Steagall Act del 19331 che separava le attivit� bancarie e finanziarie, una legislazione applicata da tutti i paesi occidentali (ma che non pi� rispettato dalla fine degli anni '80, sar� definitivamente abolito dal presidente Clinton, alla fine del 1999 con il Financial Services Modernization Act, detto GRamm-Leach-Bailey Act, uno dei pi� gravi errori giuridico-economici alla fonte della bolla finanziaria e della crisi del 2007-2008). � vero che i movimenti di capitale erano necessari per riciclare l'enorme massa di dollari fluttuanti - a seguito dell'aumento dei prezzi del petrolio (del 1972-1973, poi del 1979-1980) - alla ricerca di un rendimento sulle diverse borse finanziarie. La fertile immaginazione degli operatori, svincolati dalle regole di sana gestione, permise la creazione e l'enorme crescita di strumenti molto volatili di copertura dei rischi creati dall'instabilit� dei tassi di cambio e di interesse: derivati e operazioni "over the counter" (OTC). Il risultato fu lo sviluppo sfrenato della finanza internazionale, la nascita delle bolle finanziarie, la crescita generalizzata dei rischi sistemici, e dell'instabilit� monetaria e finanziaria. � in questo contesto che, poco a poco, gli europei si vedranno costretti in un primo tempo a liberarsi della tutela monetaria americana, poi a provare a stabilizzare la loro moneta per proteggere la loro crescita, creando una zona monetaria quindi una moneta unica: l'euro. Fino all'inizio degli anni '60, gli europei, aiutati dagli americani (piano Marshall, creazione dell'OECE, oggi OCSE) non solo si inseriscono nel sistema internazionale, ma riprendono a lavorare e a vivere insieme. Creano successivamente l'UEP (Unione Europea dei Pagamenti) nel 1950, la quale funzioner� fino al 1958, poi rimpiazzata dall'AME (Accordo Monetario Europeo, firmato nel 1955), il quale doveva assicurare il ritorno alla convertibilit� delle monete e un sistema di scambio basato sui pagamenti in oro e in monete. Intanto, nel 1951, sei Stati europei (Francia, Germania, Italia e Benelux) creano la Comunit� Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA) per mettere insieme le loro risorse, il cui possesso fu una delle cause delle due guerre mondiali. Nel 1958, fecero un nuovo passo avanti creando la Comunit� Economica Europea (CEE), senza i britannici. Tuttavia, malgrado questi progressi, gli anni cinquanta vedranno apparire i segni di frattura tra le tre grandi potenze europee, che purtroppo, non sono mai stati risanati ed impediscono tuttavia lo sviluppo e la gestione coerente dell'Unione economica e monetaria. Innanzitutto, i britannici, fin dal discorso di Churchill a Zurigo il 19 settembre 1946, sebbene incoraggino la creazione degli "Stati Uniti d'Europa" affermano che non ne faranno parte: "Noi dobbiamo ricostruire una famiglia europea in una struttura regionale chiamata, probabilmente, Stati Uniti d'Europa. [...] la Francia e la Germania devono prenderne le redini insieme [...] la Gran Bretagna, il Commonwealth britannico, la potente America, ed io credo la Russia Sovietica [...] devono essere gli amici e gli sponsor della nuova Europa...". Di fatto, non solo la Gran Bretagna non firmer� n� il trattato della CECA, n� il trattato di Roma, ma costituir� parallelamente l'Associazione Europea di Libero Scambio (che comprendeva oltre al Regno unito, la Danimarca, la Norvegia, la Svizzera, l'Austria e il Portogallo), mostrando, sebbene il suo obiettivo fosse puramente economico e in nessun caso politico, come si poteva temere dalla dicitura nel preambolo del trattato CEE in cui i firmatari si affermavano "determinati a stabilire le fondamenta di un'unione pi� stretta tra i popoli Europei". Un approccio politico che ha permesso ai firmatari di creare le premesse di uno stato sopranazionale: un Consiglio dei Ministri, un Parlamento, un'amministrazione centrale, la Commissione e una Corte di Giustizia, istituzioni simili a quelle di uno Stato Federale. I francesi d'altro canto, bench� siano stati i motori della CECA e della CEE rifiutarono di ratificare il trattato della Comunit� Europea di Difesa (CED, 1955), privilegiando la "grandeur" della Francia e l'Europa delle Nazioni. Una politica che sar� affermata da De Gaulle e continuer� ad essere privilegiata dai suoi successori, compresi i Presidenti Mitterrand, Chirac, Sarkozy, Hollande e, nonostante la sua "visione europeista", da Macron. Questa politica sovranista fu appoggiata dal popolo francese, come dimostrato dalla vittoria del "no" al referendum sul trattato costituzionale europeo nel 2005. Questo rigetto della Costituzione accrescer� la diffidenza dei tedeschi rispetto alla volont� dei francesi di approfondire l'aspetto politico dell'Unione, e segna il ritorno - gi� in bilico nelle due ultime revisioni del trattato di Roma (Trattati di Amsterdam, 1997 e di Nizza, 2001) - di un approccio intergovernativo e di una rinazionalizzazione delle politiche il cui impatto fu deleterio sul funzionamento dell'UEM e sulla stabilit� della zona euro dopo la grande crisi del 2008-2015. Dal lato tedesco, dopo la seconda guerra mondiale, pervaso da un sentimento di colpevolezza dominante, il paese diviso in due tenta di ricostruirsi, almeno la sua parte occidentale, la RFT (Repubblica Federale Tedesca). I governi scommettono sullo sviluppo economico e su una moneta forte garantita da una banca centrale indipendente, la Bundesbank. Entrambi si basano su una Costituzione e su uno statuto della "Ruba" redatti da intellettuali tedesco-americani fuggiti dal nazismo. La "Buba", grazie al successo della sua gestione rigorosa e alla sua indipendenza totale dalla sfera politica, acquisisce un potere tale da influenzare le decisioni economiche del governo, con addirittura il potere di ricorrere alla Corte Costituzionale di Karlsruhe (come fece nel 2013, la Bundes bank partecipa al ricorso (senza successo) presso la Corte Costituzionale tedesca contro la politica d'acquisto dei titoli di debito sui mercati secondari creata dalla BCE (il programma OMT) e giudicato favorevolmente dal governo tedesco), contro decisioni politiche che giudica sbagliate. Paradossalmente, la RFT, il cui territorio e le strutture economiche furono devastati dai bombardamenti alleati, sfrutter� questo vuoto ricostruendo la sua industria con investimenti in macchinari pi� moderni, ci� che non faranno n� gli inglesi n� i francesi, nel corso degli anni '50 e '60. La RFT, avendo scommesso sulla competitivit� industriale, e su una moneta stabile e forte, diventer� la potenza economica dominante in Europa, con un marco tedesco (DM) che non cessa di affermarsi sui mercati internazionali. In conseguenza, sia nella classe politica e sia nel popolo, si consolider� il sentimento di essere i primi della classe. Nello stesso periodo, la politica americana del "benign neglect" trasforma il dollaro, considerato negli anni '50 "as good as gold", in una moneta de facto inconvertibile in oro. Quindi, visto il suo ruolo centrale nelle transazioni, gli europei saranno costretti ad assicurarne la convertibilit� creando il "Pool dell'oro" nel 1961, obbligando le loro banche centrali a coordinare le proprie attivit� per sostenere il tasso di cambio del dollaro. La sua instabilit� e il costo del Pool dell'oro, spingono i membri della CEE a prevedere un rafforzamento dei loro legami monetari. La Commissione, presieduta dal tedesco Walter Hallstein, propone, gi� nel 1962, un primo piano di unione monetaria. Questo piano, in pratica, condurr� nel 1964, alla creazione del "Comitato dei Governatori delle banche centrali", per completare l'azione del "Comitato monetario" integrato - ma con piena indipendenza - nella struttura della Commissione europea che ne assicura il segretariato e ne � uno dei membri. Quest'ultimo raggruppa i direttori del Tesoro e i sottogovernatori delle banche centrali degli Stati membri, affinch� possano coordinare le politiche economiche e monetarie. Sar� trasformato, alla fine del 1998, nel "Comitato economico e finanziario", la cui missione � definita nel trattato di Maastricht: tra le sue missioni, il Comitato economico e finanziario deve seguire la situazione economica e finanziaria degli stati membri e della Comunit� e presentare regolarmente rapporto al consiglio e alla commissione su questa tematica, [...], il Comitato contribuisce alla preparazione dei lavori del Consiglio, soprattutto per le raccomandazioni richieste nel quadro della sorveglianza multilaterale e per i grandi orientamenti economici previsti dall'art. 103 del trattato, cos� come per le decisioni richieste nel quadro della procedura riguardante i deficit eccessivi previsti dall'art. 104 C del trattato [...]. Una missione sempre attuale condotta sulla base di studi e analisi. La Commissione � incaricata di analizzare le evoluzioni macroeconomiche, i disequilibri esistenti e di avanzare delle raccomandazioni, esaminate dal Comitato prima di essere sottoposte al Consiglio, la sola istituzione abilitata per imporre agli Stati membri eventuali azioni correttive, anche sanzionatorie, come previste nel Patto di Stabilit� e di crescita del 1997. La crisi monetaria internazionale del 1967-1969 e la fine del Pool dell'oro accelereranno la riflessione dei paesi membri della CEE sui mezzi necessari alla coordinazione delle loro politiche economica e monetaria. Una serie di rapporti redatti dal Commissario francese Raymond Barre (1968), poi dal presidente del Consiglio lussemburghese Pierre Werner (1969), elaborano un progetto di Unione Economica e Monetaria in due fasi (1971-1974 e 1974-1980). Queste due fasi, grazie alla convergenza delle politiche economiche e al loro coordinamento, dovevano condurre o alla fissazione dei tassi di cambio o alla creazione di una moneta comune nel 1980. L'embrione di una Banca centrale europea, che doveva gestire i sistemi dei crediti a breve e medio termine, necessari in caso di crisi di cambio di un Paese membro, sar� operativa nel 1973, in piena crisi del dollaro: nascer� cos� il FECOM (Fondo Europeo di Cooperazione Monetaria). A seguito del rapporto Werner, il Consiglio europeo aveva deciso, nel 1971, di restringere i margini di fluttuazione delle monete europee tra di loro, conducendo a un'evoluzione sinusoidale di queste ultime all'interno del margine di fluttuazione delle loro monete contro il dollaro permesse dall'accordo di Bretton Woods: da qui il nome di "Serpente monetario europeo" dato a quest'accordo. La decisione del presidente Nixon nel 1971 di sospendere la convertibilit� del dollaro, poi di svalutarlo e, infine, lo scoppio del SMI nel 1973, portarono gli europei a perseguire una politica di fluttuazione concertata delle loro monete. Ci� nonostante, la prima crisi del petrolio, alla fine del 1973, con il quadruplicarsi del prezzo del greggio, costituisce uno shock esterno maggiore per tutte le economie occidentali importatrici di questa energia cruciale per le loro industrie e le loro economie. Uno shock tale da dare origine a importanti flussi di capitale particolarmente corrisposti in dollaro, che resta la moneta delle transazioni internazionali e di valutazione del greggio sui mercati internazionali. L'assenza di meccanismi precisi per definire le modalit� d'intervenzione coordinate sui mercati di cambio da parte delle banche centrali e, soprattutto, l'inesistenza di meccanismi vincolanti di coordinamento delle politiche economiche e di ripartizione del peso degli aggiustamenti, condurr� a reazioni di tipo "ciascun per s�". Il risultato sar� di ridurre il "Serpente monetario europeo" ad una "zona Marco" (marco, fiorino olandese, franchi belgi e lussemburghesi) escludendo il franco francese e la lira italiana. I pregiudizi causati da queste crisi (inflazione, aumento dei tassi di interesse, del debito pubblico e della disoccupazione), sia per gli stati sia per la costruzione europea e per il progetto di unificazione monetaria, spingeranno il presidente francese Valery Giscard d'Estaing ed il cancelliere tedesco Helmut Schmidt a rilanciare, a Brema nel luglio 1978, la proposta di creare una zona di stabilit� europea. Ironicamente, quest'accordo fu spinto dal presidente inglese della Commissione europea Roy Jenkins. � cos� che nasceranno, a met� marzo 1979, il Sistema Monetario Europeo (SME) ed il suo pilastro: l'�cu. Nel 1974, vista l'instabilit� del dollaro e dell'oro, utilizzati per la contabilit� europea, la CEE decise di creare un'unit� di conto paniere (UCE, Unit� de Compte Europ�enne/unit� di conto europea in francese e in italiano, EUA, European Unit of Account in inglese), prima per favorire il funzionamento di un accordo con i Paesi dell'Africa, Caraibi e Pacifico (ACP) - la Convenzione di Lom� - poi per utilizzarla come moneta di conto delle operazioni di bilancio della Comunit�. Questa unit� di conto diventer� nel 1979, non solo il punto centrale dello SME, ma anche la moneta di riserva del FECOM e di riferimento di diversi tipi di prestiti previsti in caso di crisi monetaria di uno Stato membro. Acquisisce anche un nuovo carattere di sostantivo: da U.C.E., acronimo francese dell'unit� di conto precedente, diventa "�cu" (sostantivo invariabile in tutte le lingue e non pi� un acronimo diverso a secondo della lingua). Le sue caratteristiche specifiche, da una parte, di media ponderata delle monete europee - quindi con una minor volatilit� del suo tasso di cambio e di interesse, rispetto a quella di ciascuna delle sue parti -, dall'altra, di buona approssimazione del "rischio europeo" per i mercati extraeuropei, grazie alle sue revisioni quinquennali senza soluzione di continuit�, interessano subito gli operatori finanziari. Questo interesse per l'�cu sar� anche legato a pi� fattori: al suo potenziale di futura moneta europea previsto nell'accordo dello SME; al suo uso nei bilanci comunitari, nei fondi strutturali e nelle operazioni della BEI (Banca Europea di Investimenti, il braccio finanziario dell'Unione); poi all'acquisizione di uno statuto giuridico di valuta e alla creazione di un sistema di clearing privato molto efficiente, creato dalle banche private associate nell'ABE (Associazione bancaria per l'�cu), nel 1983. Quindi l'uso dell'�cu dagli operatori privati, poi pubblici nelle transazioni economiche, bancarie e finanziarie, anzich� come moneta di riserva di numerose Banche Centrali, lo trasformano, nel corso degli anni '80, in una valuta internazionale. Questo sviluppo dell'�cu, la stabilizzazione dei tassi di cambio tra monete europee, la diminuzione dei tassi d'interesse e la ripresa economica provocano, nella seconda met� degli anni '80, un vento di ottimismo europeo. La persistenza della volatilit� del dollaro, con tutti gli effetti negativi sul prezzo delle materie prime e quindi sulle economie europee, la prospettiva di un mercato interno unificato (con l'Atto Unico, 1986) convincono gli europei a fare il passo decisivo verso la creazione di una moneta unica con il Trattato di Maastricht firmato il 7 febbraio 1992. Nonostante la crisi monetaria internazionale del '92-'93, l'uscita della Sterlina Britannica dallo SME (che vi entr� a seguito delle dimissioni di Margaret Thatcher con il Governo conservatore di John Major), la crisi della lira italiana e l'allargamento dei margini di fluttuazione dello SME a pi� o meno 15%, i mercati dell'�cu (titoli obbligazionari, crediti e depositi, titoli a breve termine...) rappresentavano un mercato di oltre 200 miliardi. I titoli derivati rappresentavano un volume teorico di circa 40.000 miliardi. L'�cu era divenuto la terza valuta pi� utilizzata sui mercati internazionali dopo il dollaro e il marco tedesco, a pari merito con lo yen, la sterlina britannica ed il franco svizzero, costituendo circa il 2.1% delle riserve di valuta delle banche centrali (non considerando le riserve �cu "ufficiali" che non potevano essere utilizzate nel mercato dei cambi), e ne faceva la quinta moneta di riserva dopo il dollaro, il deutsche Mark, lo yen e la sterlina britannica. Ciononostante, a partire dal 1994, le tensioni politiche e finanziarie dopo la crisi del 1993 che facevano dubitare della realizzazione dell'UEM come previsto, le evoluzioni caotiche sui mercati di cambi e d'interesse di alcune monete (la lira in particolare), condussero ad uno spread crescente tra i tassi di mercato e i tassi di cambio e d'interesse teorici dell'�cu. A queste incertezze si aggiungeranno altri fattori destabilizzanti per i mercati dell'�cu che portarono ad un prosciugamento del mercato di questa prima moneta europea: i dubbi che il tasso di conversione tra il "paniere �cu" e "l'�cu (poi euro) moneta unica", sarebbe effettivamente di 1 a 1 (eppure sar� il caso: l'�cu sar� l'unica moneta convertita in euro al tasso di 1 per 1); la liberalizzazione dei movimenti di capitale e lo sviluppo di numerosi strumenti di copertura dei rischi di qualsiasi natura pi� sofisticati che l'�cu; e, in fine, la decisione in dicembre 1995 - su richiesta espressa dei tedeschi -, di chiamare la futura moneta unica "euro" e non pi� "�cu" come previsto nel trattato di Maastricht. Durante gli anni '80, lo SME conoscer� numerose tensioni, legate da una parte alla seconda crisi petrolifera del '79-'80, alla politica di domanda controciclica lanciata dal nuovo governo socialista francese, e poi dall'altra alla crisi finanziaria della met� del decennio. Ancora una volta, l'insufficienza di coordinamento delle politiche economiche tra gli stati membri dello SME, condurr� a forti divergenze nei tassi d'interesse, d'inflazione e di disoccupazione e dunque ad una serie di svalutazioni delle diverse monete contro il DM, particolarmente della lira italiana che, in 15 anni, perder� pi� della met� del suo valore contro DM (nel 1978 1000 Lit=2,18668 DM, nel 1993 solo 1,0872 DM). Le tensioni sono tali che, nel 1983, i francesi considerano la possibilit� di uscire dallo SME. Consigliato dal suo ministro delle finanze, Jacques Delors, il presidente Mitterrand prender� alla fine la decisione di adottare una politica di rigore per poter restare nello SME e ridurre, in conseguenza, i tassi d'interesse e quindi il costo del debito pubblico diventato insostenibile. Sia Mitterrand che Delors avevano ben capito che il problema della Francia non erano le regole dello SME ma la politica economica sbagliata della Francia - una lezione che l'Italia del 2018 dovrebbe prendere in considerazione. Come per il Cancelliere tedesco Schr�der, venti anni pi� tardi, ci� porter� i socialisti a perdere le elezioni legislative, ma all'economia francese (e all'economia tedesca dopo) di ritornare su un sentiero di crescita. Una seconda crisi dello SME avr� luogo durante gli anni '85-'87, al seguito di forti tensioni monetarie internazionali e dell'esistenza di una forte asimmetria nello SME tra la zona DM e le altre monete. (continua) L'oicofobia, ovvero la sindrome del pesce rosso (di Jolanda Stevani, "Psicologia contemporanea" n. 203/07) - L'evoluzione tecnologica ha promosso l'avvento dell'era dell'uomo digitale, la cui "trasparenza", intesa come visibilit�, � una delle caratteristiche predominanti: a tale proposito si parla anche di "sindrome del pesce rosso", nel senso che, cos� come i pesciolini nell'acqua, ci sentiamo scrutati, controllati, persino spaiti. - La paura � un'emozione primaria dell'uomo, una delle emozioni indispensabili per la strutturazione stessa del suo mondo interione. Funzionando come un campanello d'allarme, essa ci avverte dell'imminenza di un pericolo e ci consente di correre ai ripari. Tuttavia, � necessario che la paura non oltrepassi una determinata soglia, altrimenti diventa pervasiva e paralizzante, ossia si traduce in terrore e, invece di essere funzionale alla nostra sopravvivenza, ci rende inermi, succubi della dolorosa sensazione di non avere vie d'uscita. La paura risiede nel cuore della nostra vita psichica e, a seconda delle dinamiche con le quali noi la padroneggiamo o, viceversa, ne rimaniamo soggiogati, pu� stimolare processi di crescita oppure di involuzione: il ruolo ricoperto dalla paura nell'evoluzione dell'individuo non � infatti circoscritto alla sua funzione difensiva nei confronti dei pericoli, ma si esplica anche nel promuovere l'esplorazione. L'insicurezza indotta dalle novit� pu� essere infatti contrastata attraverso la conoscenza, che permette di padroneggiare ci� che prima era ignoto. A tutti capita di provare una paura momentanea e transitoria: se pensiamo di poter esercitare un controllo sulle situazioni che l'hanno determinata, la paura si attutisce grazie all'intervento della razionalit�, che ci consente di trovare modalit� di soluzione adeguate. Quando per� subentra l'irrazionalit�, la sensazione di perdere il controllo degli eventi, la paura diventa fobia (dal greco phobos, paura). Nella mitologia greca Phobos era uno dei servitori di Ares, dio greco della guerra; i Greci erano soliti raffigurarlo sulle armi, perch� pensavano che infondesse terrore nel nemico. Le fobie sono quindi paure interiori particolarmente intense, legate a oggetti o circostanze che la persona si trova costretta a evitare, nonostante abbia la consapevolezza dell'irrazionalit� del suo sentire. � evidente che, quando ci� si verifica, il vivere quotidiano ne risulta pesantemente condizionato, dal momento che l'ansia non interessa solo l'emotivit�, ma investe l'organismo nel suo insieme. La fobia rappresenta uno dei disturbi pi� comuni riscontrabili in ambito clinico; il termine fu impiegato per la prima volta in ambito scientifico dallo psichiatra Carl Westphal, in una monografia sull'agorafobia del 1871. Lo psicologo Stanley Hall elenc� addirittura 132 fobie, tant'� vero che Sigmund Freud si lasci� andare a un commento ironico in proposito: "... sembrerebbe l'enumerazione delle dieci piaghe di Egitto, se non fosse che il loro numero � di gran lunga superiore". Da allora ai giorni nostri sono state individuate circa duecento forme di fobie, che si differenziano tra loro in base alla tipologia di oggetto o di situazione che scatena la reazione fobica. Che cos'� l'oicofobia? A differenza degli animali, nell'essere umano la paura riveste un valore ambivalente, in quanto � definita sia dall'istinto che dalla cultura, cio�, pur essendo sempre istintiva, essa assume colorazioni e forme diverse a seconda dei contesti, delle coordinate spaziali e temporali di appartenenza. Ogni epoca ha le sue paure: se nel Medioevo la gente viveva con l'incubo della peste, vero spettro di morte, il Ventunesimo secolo si sente minacciato da altre "spade di Damocle", di natura diversa ma non certo inferiore. I nostri incubi attuali hanno a che fare con fenomeni eclatanti come il terrorismo, la minaccia delle armi biologiche, l'alterazione dell'equilibrio ambientale, fenomeni che ci toccano sia nella nostra individualit� sia nel nostro status di membri della collettivit�, nonch�, come vedremo, nei nostri vissuti interiori. In questi casi il confine tra paura e fobia � estremamente labile e la paura, che ha nella contagiosit� uno dei suoi parametri caratteristici, pu� trasformarsi in panico incontrollabile, assumendo un significato epidemico. Parlare di "oicofobia", probabilmente, sarebbe stato del tutto impensabile per Sigmund Freud, come abbiamo visto gi� piuttosto scettico sull'argomento; d'altronde, ai suoi tempi era impossibile prevedere che piega avrebbero preso gli eventi, soprattutto per quanto riguarda la supersonica accelerazione dello sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa, principale artefice della metamorfosi del nostro tessuto sociale. Parliamo quindi di una manifestazione tipica dell'et� postmoderna; in questo senso il termine "oicofobia" � oggi utilizzato per indicare la paura di vedere invasa la propria sfera privata da parte di terzi, senza un manifesto benestare del soggetto interessato; il nucleo di questa nuova fobia dell'uomo postmoderno � il furto dell'identit�. Che si tratti comunque di un disagio di vasta portata, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti, � stato messo in evidenza da un'indagine condotta da Opinion Research Corporation, a cavallo tra marzo e aprile 2003, su mandato della RSA Security, una societ� con sede negli USA, specializzata in sicurezza informatica. Dai risultati della ricerca - che ha preso in esame un campione di circa 1000 consumatori americani, con l'obiettivo di evidenziare i cambiamenti intervenuti negli atteggiamenti degli utenti in seguito ai pi� recenti avvenimenti terroristici - � emerso che la paura che nella vita quotidiana oppure su Internet qualcuno possa impadronirsi dell'identit� altrui per utilizzarla a fini illegali (22%) � seconda solo a quella che possa verificarsi un nuovo attacco terroristico analogo a quello al World Trade Center (46%). La categoria maggiormente colpita � quella dei ventenni e dei trentenni, ossia gli appartenenti alla cosiddetta "MTV Generation", nata negli anni Ottanta a seguito del boom di cultura audiovisiva legata al videoclip, che ha esercitato forti condizionamenti su musica, televisione e sui consumi dei giovani nel complesso. Per arrivare a comprendere le radici di questa singolare e attuale forma di disagio psichico e cercare di darne un'interpretazione � opportuno soffermarci a considerare alcuni passaggi chiave. Il ruolo della tecnologia La cultura odierna � governata dai mezzi di comunicazione e la diffusione delle tecnologie digitali a livello di massa ha determinato l'emergere di importanti modificazioni sociali; lo sviluppo delle nuove tecnologie comunicative, grazie alla riduzione delle distanze che ci separano dal resto del mondo, offre la preziosa opportunit� di ampliare i nostri confini di pensiero, di conoscenza e di espressione, ci rende protagonisti del processo di globalizzazione. Tuttavia, il rovescio della medaglia � che anche il resto del mondo si pu� insinuare nella nostra sfera privata; insomma, quegli stessi sacrosanti e ormai insostituibili strumenti elettronici, oggetto delle bramosie di ogni abitante del Ventunesimo secolo, se da un lato ci appagano, dall'altro ci tradiscono: sono proprio gli oggetti ai quali ci affidiamo nella nostra quotidianit� a rappresentare uno strumento di possibile controllo della nostra sfera personale. Nell'era del digitale, siamo come novelli Pollicini, che al posto dei sassolini seminano sul loro percorso tracce elettroniche: se, per esempio, in autostrada utilizziamo il telepass, rimarr� una testimonianza permanente del nostro passaggio in quel determinato giorno a quella specifica ora. Lo stesso avviene quando ci affidiamo alla comodit� del bancomat o della carta di credito, dato che coloro che hanno accesso alle banche dati del nostro istituto di credito possono tranquillamente verificare dove e quando ci trovavamo al momento dell'utilizzo della tessera magnetica. Dai tabulati della nostra bolletta telefonica � possibile risalire ai nostri interlocutori preferiti e ai momenti della giornata che noi prediligiamo per le nostre conversazioni via cavo; anche la televisione digitale non ci risparmia, dato che consente addirittura di ricavare indicazioni sulle nostre preferenze personali. Le organizzazioni commerciali, attraverso quello che viene chiamato "telemarketing", ci danno quotidianamente la caccia per telefono, nel tentativo continuo e assillante di rifilarci abbonamenti e prodotti, per non parlare poi di Internet, ove la nostra posta elettronica pu� essere intercettata e dove i "cookies", piccoli file che vengono salvati sul nostro computer quando entriamo in un sito, sono una sorta di impronta che rende possibile il nostro riconoscimento quando torniamo a navigare nello stesso sito. In aggiunta, si sta profilando all'orizzonte la possibilit� di ricorrere a servizi di localizzazione dei cellulari, con la facolt� di conoscere la posizione del telefonino e del suo utente in qualsiasi momento. Sempre pi� spesso poi, negli ultimi tempi, vengono promulgate e convalidate misure di sicurezza relative alle attivit� telematiche, a titolo di prevenzione primaria della criminalit� tecnologica. Infine, come ignorare le insidie che alla sfera privata possono derivare da un uso improprio dei videotelefonini? Nel lontanissimo 1787 il filosofo inglese Jeremy Bentham progett� il Panopticon, che significa "l'occhio che tutto vede", un'architettura finalizzata a garantire una capacit� di sorveglianza a trecentosessanta gradi; mentre nell'idea originaria di Bentham tale struttura era stata concepita per l'ambito carcerario, come modalit� per assicurare il controllo costante di tutti i prigionieri, successivamente, alla nozione di Panopticon � stato attribuito un significato ben pi� complesso, fino al punto da considerarlo una rappresentazione del rapporto intercorrente tra le norme sociali e i membri della collettivit�. Era il 1948 quando George Orwell pubblic� il suo famoso romanzo 1984, ispirato al personaggio del Grande Fratello, leader dello Stato totalitario di Oceania, il quale, per mezzo di telecamere, esercitava una continua sorveglianza sulla sua popolazione, inibendone il libero arbitrio. Tale raffigurazione preconizzava l'avvento di un mondo sottoposto a un intransigente controllo, nel quale la libert� individuale non venisse severamente ridotta soltanto dall'esterno, ma in qualche modo rinnegata da chi ne era portatore. Nel 1955 lo scrittore William Faulkner, profondamente irritato per l'invasione della sua sfera privata ad opera di giornalisti americani, scrisse un articolo nel quale denunciava il valore del concetto di "privacy", inteso nella sua essenza di individualismo, libert� e possibilit� di isolamento dalla massa. Faulkner si esprimeva nei termini seguenti: "La privacy individuale senza la quale l'individuo non pu� pi� essere tale e senza la quale individualit� egli non � pi� nulla che valga la pena essere o continuare ad essere...". A seguito della presa di posizione dello scrittore, due giuristi americani, Samuel Warren e Louis Brandels, redassero l'articolo Right to be alone, dal quale trasse ispirazione una serie di sentenze, volte a garantire il diritto del cittadino alla riservatezza, inteso come diritto ad "essere lasciato da solo" in una societ� sempre pi� caratterizzata dallo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione. Quando si parla di controllo, oggi poi non si pu� fare a meno di evocare il fantasma di Echelon, una rete informatica rimasta segreta fino al 1997 che, grazie a una strumentazione estremamente sofisticata, per mezzo della quale intercetta e registra ogni specie di comunicazione elettronica, � in grado di tenere sotto controllo l'intero pianeta. L'espansione delle tecnologie, specialmente dopo l'introduzione di Internet e la concreta possibilit� di collegamento tra le diverse banche dati, con l'interscambio dei rispettivi dati informatici, ha fornito un consistente impulso alla realizzazione di un grado di interattivit� mai raggiunto prima: il risultato � che nella societ� postmoderna, che lo si chiami Panopticon, oppure Grande Fratello, oppure "sistema di gestione della sicurezza", noi ci sentiamo continuamente sotto controllo e, di conseguenza, angosciati e oppressi. Mentre al tempo in cui Faulkner scriveva, la violazione della privacy era un fenomeno che riguardava essenzialmente l'�lite dei personaggi famosi, i cosiddetti vip, soggetti agli attacchi incessanti della stampa scandalistica, oggi tutti noi siamo esseri digitali e digitalizzati e, come tali, potenziali perseguitati da parte dei moderni sistemi di raccolta ed elaborazione di dati personali (basti pensare all'incubo delle intercettazioni telefoniche). Di conseguenza, anche il concetto di privacy ha assunto una nuova connotazione, dal momento che, dando ormai per scontata l'interferenza nella sfera privata dei singoli, quello che si tenta di fare � di assicurare alle persone il diritto all'autodeterminazione informativa, ossia la possibilit� di esercitare un controllo sulla diffusione dei dati personali. Il fatto che anche nel nostro Paese la problematica sia ormai avvertita in maniera sensibile lo dimostra l'esistenza di una specifica normativa sul tema, contenuta nella Legge 675/1996 e nelle successive integrazioni. La tutela della sfera privata � quindi un concetto connesso con l'identit� dell'individuo e si avvicina molto a una forma di transazione su quanto possa essere utilizzato delle informazioni digitalizzate delle persone: nella societ� dell'informazione, la questione non riguarda pi� soltanto la profanazione del nostro spazio pi� intimo, ma la possibile sottrazione della nostra stessa identit�. L'identit� dell'uomo postmoderno A questo punto � necessario riflettere su quale sia oggi il significato attribuito al concetto di identit�. Quando parliamo di identit� in psicologia ci riferiamo a un tratto multidimensionale e complesso, che presenta tre caratteristiche fondamentali: in primo luogo il senso di unicit� personale, grazie al quale noi ci percepiamo come entit� distinte dagli altri e da un mondo esterno che contiene altre identit�. In secondo luogo il senso di continuit� personale, ossia il fatto che la memoria ci permette di conservare una coerenza sulla nostra individualit�, grazie alla quale ci sentiamo sempre noi stessi anche quando affrontiamo i cambiamenti pi� rilevanti. L'identit� inoltre fornisce alla persona un senso di autonomia personale, vale a dire la percezione di esercitare un controllo sui propri pensieri e sulle proprie azioni. Se una o pi� di tali caratteristiche vengono a mancare, l'effetto che ne deriva per l'individuo � una sensazione di spersonalizzazione e di perdita del controllo di s�, con vissuti di scoraggiamento e talvolta stati di panico. Qual � dunque il significato assunto dall'identit� nella societ� postmoderna? In linea generale, queste sono in sintesi le principali caratteristiche della postmodernit�: - il tracollo di una serie di punti di riferimento per cui l'ambiente � percepito sempre pi� indefinito e precario da parte dell'individuo, che si trova privo di sostegni e dunque spinto a una perdita di identit�; - la possibilit� sempre maggiore per l'individuo, grazie alle innovazioni tecnologiche, di plasmare una serie di identit� personali, per mezzo della rielaborazione di diverse immagini e comportamenti, vissuti poi alla stregua di realt� distinte; - il ruolo di primo piano ricoperto dal consumismo: in particolare, l'individuo consuma un'immagine, della quale si serve per costruire la propria identit�, per cui identifica se stesso sulla base di quello che consuma. Tutto ci� induce a una potente spinta verso l'omologazione, e il vivere quotidiano trova nella mancanza di continuit� e nel trasformismo i suoi principali elementi distintivi. Da ci� nascono le cosiddette identit� deboli, ossia identit� frammentate, che consentono alle persone di interagire tra loro solo tramite l'utilizzo di pi� personaggi o maschere. Per ricollegarci quindi al tema che qui ci interessa, nella societ� attuale la paura trae origine soprattutto dal fatto che l'identit� � digitalizzata e basata sull'esteriorit�, sull'immagine, cio� su qualcosa di facilmente intercambiabile e depredabile. Il sociologo svizzero Zygmunt Bauman definisce la societ� contemporanea o postmoderna come la societ� dell'incertezza, conseguenza di un graduale svuotamento dei valori di cui era portatrice l'epoca precedente; � un mondo nel quale anche le frontiere interpersonali sono sempre pi� confuse, "liquide" appunto. Secondo lo studioso, il tema dell'identit� rappresenta una delle ossessioni principali dell'uomo postmoderno, nel senso che l'individuo, nel tentativo disperato di sfuggire all'indeterminatezza nella quale � immerso, perch� non ha certezza della propria appartenenza e dell'approvazione da parte degli altri, si aggrappa al tentativo di costruirsi un'identit�. Questa per� non scaturisce dal soggetto e non si plasma sulle sue caratteristiche, ma � imposta da modelli esterni e distaccati; inoltre, non pu� mai essere data una volta per tutte, in quanto deve adattarsi all'estrema mobilit� e al trasformismo che regolano la societ� attuale: alla fine, l'obiettivo ultimo di ogni persona diventa quello di sfuggire a ogni possibile identit� che la "etichetti" in modo permanente. Avere un'identit� stabile � estremamente rischioso, poich� � pi� facile che diventi presto fuori moda, esattamente come accade per tutti i beni di consumo, ai quali purtroppo � ormai equiparata la nostra soggettivit�. Mentre nelle epoche passate gli oggetti e le tecniche erano saggiamente mantenuti al rango di strumenti dei quali usufruire a seconda delle necessit�, oggi gli strumenti digitali sono una parte integrante e strutturante di noi stessi, della nostra identit�. Come afferma il sociologo e filosofo francese Jean Baudrillard, la nostra � l'era della simulazione, termine da lui usato per indicare la realt� virtuale dei computer e dei mass media; la societ� della simulazione finisce per coincidere con la societ� dello spettacolo, nella quale la costruzione dell'identit� personale procede attraverso l'assorbimento delle immagini. L'identit� postmoderna si fonda quindi sull'immagine che noi riusciamo a offrire alla collettivit�; qualsiasi requisito pu� essere utilizzato a tale scopo: non solo ci� che appartiene alla nostra esteriorit�, ma anche il patrimonio della nostra sfera pi� intima, il nostro oikos appunto. In questo senso, noi siamo consumatori e oggetto di consumo nello stesso tempo: nella societ� dell'apparire, dove il confine tra pubblico e privato � caratterizzato da una reciproca compenetrazione delle due sfere, nel senso di una progressiva erosione della seconda ad opera della prima, ci� di cui ci nutriamo quotidianamente con grande enfasi voyeristica sono i pensieri, i sentimenti, le sofferenze e le abitudini pi� intime delle persone, ma � con il medesimo slancio che offriamo noi stessi per soddisfare gli appetiti altrui. A tutti noi pu� capitare di sentirci violati nella nostra sfera privata o di venire assaliti dalla paura che questo possa prima o poi accadere: gli stimoli "oicofobici" sono ormai diffusi ovunque, differendo tra loro soprattutto per l'impatto che possono esercitare, variabile a seconda delle caratteristiche soggettive. Cos�, mentre per alcuni la difesa della sfera privata pu� non rappresentare uno specifico motivo di ansia, per altri pu� invece diventare fonte di angoscia. Quello che conta � riuscire a comprendere che dietro questa nuova forma di disagio del Ventunesimo secolo si nasconde un malessere molto pi� profondo e temibile, poich� chiama in gioco la nostra individualit�, il nostro patrimonio identitario. Dobbiamo dunque prendere coscienza del fatto che siamo noi i primi a metterci quotidianamente a nudo nel corpo e nell'anima, facendo della nostra identit� e della nostra personalit� qualcosa di usufruibile e riciclabile. Ezra Pound: poeta scomodo (di Dario Biagi, "Focus Storia" n. 142/18) - Rivoluzionario nei versi e nelle teorie economiche, si scagli� contro lo strapotere delle banche. E oggi l'ultradestra si ispira a lui. - Ci sono due Ezra Pound. Il grande vate che ha rivoluzionato i canoni poetici del Novecento, e il fiancheggiatore del fascismo che ha pagato la fedelt� a Mussolini con la prigionia e un lunghissimo internamento in manicomio. � al secondo che si richiama Casapound, la pi� bellicosa e rampante delle formazioni neofasciste italiane. L'ultradestra nostrana dice di specchiarsi nel poeta americano autoesiliatosi in Italia non solo per gli ideali politici, ma perch� propugnava i valori della bellezza e dello spirito in "un mondo agonizzante e plastificato". E soprattutto perch� combatteva l'"usurocrazia", l'economia di carta delle banche e della finanza: uno strapotere che oggi, come e pi� di ieri, � accusato di accrescere le disuguaglianze moltiplicando il numero dei poveri. La figlia del poeta, Mary de Rachewiltz, non ha affatto gradito l'associazione del nome paterno ai comportamenti spesso violenti e razzisti del partito neofascista ("� stato travisato: lui era per l'incontro delle civilt�", ha dichiarato) e ha tentato pi� volte, senza successo, di impedire legalmente l'uso improprio del cognome. Una cosa � certa: il pensiero di Ezra Pound contiene spunti per certi versi profetici ed � tornato d'attualit� nel dibattito sulla crisi economica di questi anni. Si presta alle appropriazioni, e non solo da destra. Ma vediamo chi era il bardo dell'Italia mussoliniana e come giunse a maturare la sua ideologia. Pound pass� gran parte della sua vita errabonda in Europa, muovendosi in continuazione tra Spagna, Francia, Inghilterra e Italia, prima di stabilirsi definitivamente, nel 1924, a Rapallo. Ma in realt� non recise mai il legame con l'America rurale dei suoi avi puritani e quaccheri, emigrati oltreoceano nel Seicento. Lui, che era nato nel 1885 in un paesino dell'Idaho, Hailey, e poi cresciuto in Pennsylvania, aveva lasciato nel 1910 la patria per non farvi ritorno che dopo la Seconda guerra mondiale, con il marchio d'infamia del traditore. Eppure sia la sua opera poetica, i Cantos in particolare, sia quella dell'economista eretico, si svilupparono nel segno di un richiamo nostalgico all'America dei pionieri e dei farmers e nel sogno d'un Rinascimento a stelle e strisce. E i suoi scritti non si possono comprendere senza una conoscenza approfondita della storia americana. La genealogia gioc� un ruolo importante nella creazione delle sue teorie sociali ed economiche. Il padre, Homer, ex giudice fondiario, s'era riciclato come impiegato alla Zecca di Philadelphia: vederlo pesare con il bilancino l'argento per valutarne la qualit� e sventare frodi colp� il piccolo Ezra. Pi� ancora lo segn� l'esempio del nonno, Thaddeus, vicegovernatore e senatore del Wisconsin, che gli parve una specie di precursore della rivolta "antiusura". Prima di far carriera in politica, aveva guidato una ditta di legnami e fondato una compagnia ferroviaria battendo moneta propria. Per quanto riguarda gli studi, Ezra si mostr� interessato fin dai primi anni d'universit� alle lingue (in particolare a quelle neolatine) e alle letterature straniere e al mondo medievale. Tra il 1910 e il 1912 dedic� tempo ed energie, come studioso e traduttore, a Guido Cavalcanti e Dante, e percorse a piedi il Sud della Francia per documentarsi sui trovatori provenzali. Tra il 1913 e il 1914 scopr� la millenaria cultura giapponese e cinese e rimase folgorato dalla saggezza di Confucio e di Mencio. Le fondamenta dell'edificio delle sue teorie economiche si basavano sugli studi di due economisti eretici occidentali: il maggiore Douglas, un ingegnere ex ufficiale della Raf, e Silvio Gesell, un economista tedesco che nel 1919 aveva guidato il ministero delle Finanze dell'effimera Repubblica sovietica di Baviera. Pound collaborava regolarmente, tra le altre testate, al settimanale New Age, sostenitore del socialismo gildista, sintesi di sindacalismo rivoluzionario e socialismo: un movimento che propugnava il ritorno al sistema delle gilde, le antiche corporazioni delle arti e dei mestieri. Pound, che gi� aderiva a queste idee, s'infervor� ancor di pi� per le teorie del Social Credit di Douglas. In sostanza, predicava il maggiore, bisognava ristabilire un rapporto pi� equo tra produzione e domanda, prezzi al consumo e potere d'acquisto dei lavoratori, e, per far questo, occorreva restituire al popolo il controllo della finanza. Gesell introdusse l'idea delle banconote prescrittibili, cio� deperibili come le merci, per favorire circolazione monetaria e consumi. Pound abbracci� entrambe le teorie e ne fece il centro delle sue riflessioni. Nonch� il cavallo di battaglia dei suoi articoli, una volta sbarcato in Liguria. A Rapallo poteva campare con la rendita della moglie, la pittrice inglese Dorothy Shakespear, godersi il clima temperato e dedicarsi all'amato tennis. Ma l'Italia l'aveva conquistato soprattutto perch� nella politica fascista Pound scorgeva - in gran parte ingannandosi - la quasi realizzazione del modello che ammirava: l'economia rimessa sotto il controllo statale, il corporativismo, le bonifiche, l'autarchia. In sintesi, un esempio di Stato che combatteva la ricchezza concentrata nelle mani di pochi: un miracolo inesportabile ai suoi occhi perch�, secondo lui, era dovuto unicamente al genio di Mussolini. Pound assimilava il duce ai grandi artisti e condottieri rinascimentali italiani, come Sigismondo Malatesta, e ai presidenti americani come Thomas Jefferson e Abraham Lincoln, che s'erano fermamente opposti alle banche centrali e al monopolio della finanza. Per anni il poeta cerc� di accreditarsi come suggeritore economico del regime, pubblicando opuscoli e saggi e tempestando la segreteria del duce di richieste di udienza. Fu ricevuto una volta sola, il 30 gennaio 1933, e trattato come uno squinternato farneticante. Ma non si perse d'animo n� cambi� mai casacca. Anzi. Durante la guerra, fino al luglio del 1943, ripet� come un disco rotto gli anatemi contro il sistema "usurocratico" da Radio Roma: 125 discorsi di un'ora ciascuno, in inglese, indirizzati ai suoi connazionali. Un'attivit� di propaganda che gli cost� l'arresto per alto tradimento il 3 maggio 1945. Aveva affermato che la guerra non era stata un capriccio di Hitler o Mussolini, ma frutto della millenaria lotta tra usurai e contadini. Venne imprigionato in un campo di punizione presso Pisa, chiuso alla stregua d'una belva in una gabbia d'acciaio illuminata notte e giorno, senza un giaciglio ed esposto agli elementi atmosferici. Poi fu processato negli Stati Uniti, giudicato infermo di mente (versione che faceva comodo anche all'establishment americano) e internato nel reparto psichiatrico del St. Elisabeth's Hospital di Washington. Qui rimase dodici anni e ne usc� grazie a una generale mobilitazione degli intellettuali americani ed europei, dopo che i suoi Canti pisani erano stati insigniti di prestigiosi premi e riconosciuti una pietra miliare della poesia moderna. Quando fu liberato era ridotto a una larva, ma dalla scaletta dell'aereo che l'aveva riportato in Italia rispose ai fotografi con il saluto romano. Rabdomante infallibile in letteratura, rimase ostinatamente cieco sul piano politico, anche se fino all'ultimo pot� rivendicare di esser stato antimilitarista e antinterventista. Morir� nel 1972 a Venezia, osannato e compatito, taciturno e impenetrabile.