Settembre 2021 n. 9 Anno VI Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. Resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Indice L�et� delle opportunit� Empatia: istruzioni per l�uso Una donna d�alta moda L�et� delle opportunit� (di Lydia Denworth, �Le Scienze� n. 635/21) - Una comprensione raffinata del cervello degli adolescenti potrebbe portare miglioramenti nella scuola e nella salute mentale. - Ecco una storia dei nostri giorni. C'era una volta un adulto che voleva spingere studenti di terza media a mangiare in modo pi� sano. Prepar� una serie di lezioni ricche di informazioni sulla nutrizione: perch� frutta e verdura fanno bene, perch� il �cibo spazzatura� fa male e cos� via. Con bambini pi� piccoli, un approccio del genere aveva funzionato. Ma quelli di terza dichiararono invece che l'intervento - e, a dirla tutta, l'adulto stesso - era una scocciatura. E continuarono a mangiare cibo spazzatura, alcuni pi� di prima. Nella realt� questa storia si ripete spesso, in una versione o in un'altra, con adolescenti di varie et� e per finalit� diverse, dalla lotta al bullismo o la prevenzione della depressione all'aumentare l'interesse per la matematica. Con scoraggiante regolarit�, i ricercatori trovano che quello che funziona con i pi� piccoli non funziona pi� con gli adolescenti. E la terza media sembra essere il punto di svolta. Ma se avessimo riflettuto di pi� su che cosa vuol dire essere un ragazzo o una ragazza di terza media, arrivando fino ai cambiamenti in atto nel suo cervello, la nostra storia avrebbe potuto finire meglio. I tredicenni tengono allo status e al rispetto: non vogliono essere trattati dall'alto in basso dagli adulti. In uno studio pubblicato nel 2019 su �Nature Human Behaviour�, invece delle informazioni nutrizionali un gruppo di ricercatori ha dato a oltre 300 studenti di terza media del Texas una serie di rapporti investigativi che rivelavano come i dirigenti di aziende alimentari usino ingredienti poco sani, facciano marketing mirato ai giovani adolescenti e non lascino che i propri figli mangino i prodotti delle loro aziende. Gli studenti, scandalizzati, hanno cominciato a vedere il mangiare sano come una forma di opposizione ai tentativi di manipolarli. Per i tre mesi successivi hanno comprato spuntini pi� sani alla caffetteria della scuola. E in uno studio successivo di approfondimento i ricercatori hanno osservato che gli studenti, in particolare i maschi, con livelli pi� alti di testosterone (che � un indicatore della maturazione puberale sia nei maschi sia nelle femmine) erano quelli che con maggiore probabilit� rispondevano positivamente all'intervento. Negli ultimi 15 anni le neuroscienze hanno nettamente modificato le nostre idee sui cambiamenti strutturali e funzionali che interessano il cervello nel corso dell'adolescenza, una fase che comincia intorno ai dieci anni di et� e prosegue fino a circa 25. � un periodo di rapida crescita cerebrale e di sintonizzazione fine dei neuroni, in cui i giovani sono particolarmente sensibili ai segnali e alle ricompense sociali. Le ricerche pi� recenti si sono concentrate su come il cervello adolescente interagisce con l'ambiente sociale, e mostrano che accettazione e contesto influiscono fortemente sul comportamento. L'adolescenza potrebbe anzi costituire un periodo critico per l'apprendimento sociale ed emotivo, una finestra temporale in cui il cervello � particolarmente predisposto dai cambiamenti neurochimici a fare uso dei segnali sociali per apprendere. Un numero crescente di ricercatori e clinici vede in queste scoperte neuroscientifiche un'opportunit� per fare le cose in modo diverso. Quando un cervello giovane � in cerca di esperienze, insegnanti, genitori e altri adulti di riferimento dovrebbero cercare di mettere a frutto la ricchezza dei suoi processi di apprendimento e tenerlo alla larga da esperienze negative come il fumo o le droghe. Questa era l'idea centrale del rapporto del 2019 delle National Academies of Sciences, Engineering and Medicine degli Stati Uniti sull'adolescenza, che proponeva investimenti in programmi e interventi che sfruttino la capacit� di cambiare del cervello durante l'adolescenza per promuovere svolte benefiche nei percorsi di vita dei giovani. L'esistenza di un periodo cruciale per l'elaborazione delle emozioni e dei rapporti sociali suggerisce poi che in qualche fase dell'adolescenza certi approcci possano essere pi� opportuni di altri. La prima adolescenza, in particolare, da 9 a 11 anni circa di et�, pu� essere un'opportunit� per avviare i ragazzi su un cammino positivo, rafforzandone il senso di s� e le motivazioni all'apprendimento. L'esperimento sull'alimentazione mostra i benefici di una precisa sintonizzazione degli interventi per gli adolescenti nella fase centrale, quando hanno attraversato la pubert�. E nessuno vuole certo suggerire che sia mai troppo tardi per aiutare i giovani in grave difficolt�, visto soprattutto che i pi� seri problemi comportamentali e sanitari dell'adolescenza tendono a presentarsi dai 16 anni in poi. Per fare confronti significativi fra i risultati degli interventi e capire quali funzionano meglio a 10, 14 o 18 anni sono necessari ampi studi longitudinali, che ancora non sono stati effettuati. Ci� nonostante, i progressi degli studi sull'et� dello sviluppo sembrano poter portare ad approcci pi� saggi ed efficaci per sostenere l'educazione e la salute fisica e mentale dei giovani. I nuovi metodi sottolineano l'importanza per gli adolescenti dello status e del rispetto, l'evoluzione del loro senso di s� in rapporto con il vasto mondo, e il loro bisogno di dare un contributo e darsi scopi. Gi� oggi idee analoghe sono alla base del crescente interesse tra gli educatori per l'apprendimento delle emozioni e dei rapporti sociali. Invece di concentrarsi sulle tempeste dell'adolescenza, queste idee ne propongono una visione pi� solare, come una finestra di opportunit�. Ripensare l'adolescenza Per decenni, gran parte delle ricerche sull'adolescenza si � concentrata sul suo lato pi� oscuro. Anche se questi sono gli anni in cui la salute fisica � al massimo, in cui forza, velocit�, tempi di reazione, capacit� di ragionamento ed efficacia del sistema immunitario migliorano o toccano un picco, l'adolescenza porta con s� anche un preoccupante aumento dei tassi di incidenti, suicidi, omicidi, depressione, uso di alcool e altre sostanze, violenza, comportamenti sconsiderati, disturbi alimentari, obesit� e malattie a trasmissione sessuale, rispetto ai tassi osservati nei bambini. Ma nel primo decennio degli anni duemila � emersa una diversa interpretazione dell'adolescenza, che nasce da due importanti nuove scoperte. Le neuroscienze hanno mostrato che la pubert� apre un periodo di esuberante crescita neuronale con successiva �potatura� delle connessioni neurali, secondo solo all'analogo processo che si verifica nei primi tre anni di vita. E hanno mostrato che la maturazione del cervello dell'adolescente non � lineare. Il sistema limbico, un insieme di aree cerebrali sensibili a emozioni, ricompense, novit�, minacce e aspettative dei pari, va incontro a una crescita accelerata, mentre le aree del cervello responsabili di ragionamento, giudizio e funzioni esecutive continuano la loro marcia, lenta e costante, verso l'et� adulta. Lo squilibrio che ne risulta tra le forze responsabili dello sviluppo aiuta a spiegare l'impulsivit�, i comportamenti a rischio, e la sensibilit� alle ricompense e all'apprendimento sociale dell'adolescenza. Dal punto di vista dell'evoluzione, molti comportamenti degli adolescenti sono una spinta a lasciare la sicurezza della famiglia per esplorare il pi� vasto mondo sociale: un passo sulla strada per cui si diventa adulti indipendenti. Un'altra linea di ricerca, originata dal progetto connettoma umano, mostra che l'andamento delle connessioni varia da un adulto all'altro in tutto il cervello, mentre varia di meno nei bambini. Le differenze tra i modelli di connessione cominciano a emergere nell'adolescenza, fra i 10 e i 16 anni: proprio quando si sviluppano rapidamente i valori e le cognizioni sociali. E i cambiamenti nei dati sul connettoma si presentano, in media, fra un anno e un anno e mezzo prima nelle ragazze che nei ragazzi, proprio come la pubert�, suggerendo che le due cose siano strettamente intrecciate. L'idea che l'adolescenza possa essere un periodo critico per l'elaborazione dell'esperienza emotiva e sociale � stata avanzata nel 2014 da due neuroscienziate, Sarah-Jayne Blakemore e Kathryn Mills, oggi rispettivamente all'Universit� di Cambridge e all'Universit� dell'Oregon. Le ricerche precedenti partivano dall'assunto che abilit� socio-cognitive come la teoria della mente fossero gi� mature a met� infanzia, ma Blakemore e Mills hanno messo in luce i molti cambiamenti che si verificano durante l'adolescenza nella cognizione sociale e nella rete di connessioni delle regioni cerebrali che governano il comportamento sociale. I periodi sensibili, o critici, sono finestre temporali in cui il cervello � predisposto a creare specifiche connessioni neurali dipendenti dai dati che riceve dall'esterno. Il momento in cui si presentano � proprio quello in cui certe importanti informazioni sono disponibili e hanno la massima utilit� per lo sviluppo. Per l'elaborazione degli stimoli sensoriali, come la vista e l'udito, questi periodi sono ben definiti, e hanno un inizio, un massimo di attivit� e una fine. Un cervello privato di stimoli visivi o uditivi nel periodo iniziale dello sviluppo non riuscir� mai pi� a vedere o sentire normalmente. In modo analogo, c'� un periodo critico per l'acquisizione del linguaggio, il che spiega perch� chi apprende una lingua dopo la pubert� tipicamente la parla con un accento straniero. Individuare i periodi critici per l'apprendimento sociale � stato pi� difficile. Qualche forma di periodo critico per l'apprendimento delle interazioni sociali � stata identificata anche nelle ricerche sugli animali. Gli uccelli canori possono ritardare la fine del periodo critico per l'apprendimento vocale se hanno bisogno di pi� tempo per imparare i propri canti, cosa che di solito avviene nell'adolescenza. �� un magnifico esempio di un periodo critico per un apprendimento che ha una funzione sociale�, dice Linda Wilbrecht, dell'Universit� della California a Berkeley, che ha studiato questi periodi critici negli uccelli canori, nei topi e nella specie umana. G�l D�len, neuroscienziata della Johns Hopkins University, e colleghi hanno identificato un periodo critico adolescenziale nei topi per un fenomeno detto preferenza di posto socialmente condizionata. Lo studio era partito da un'osservazione del compianto neuroscienziato estone Jaak Panksepp, che aveva offerto a dei topi due diversi tipi di lettiera: in uno erano da soli, e nell'altro insieme ad amici. Quando in seguito i topi potevano scegliere fra i due, mostravano di preferire la lettiera associata al ricordo degli amici. D�len ha condotto esperimenti analoghi con circa 900 topi di 14 diverse et�, rilevando con esattezza quando si manifesta la preferenza di posto. Innescata da cambiamenti del livello di ossitocina, che portano a un incremento della plasticit� neuronale, tocca il massimo 42 giorni dopo la nascita (circa 14 anni negli esseri umani), quando i topi diventano sessualmente maturi. �� uno stadio realmente importante della vita, in cui i topi lasciano il nido e cercano di crearsi un proprio gruppo�, dice D�len. �In questa finestra temporale, quando sono altamente sensibili a quello che fanno gli altri membri del gruppo, stanno apprendendo dal gruppo e formando legami con il gruppo: il picco � qui�. Sembra che il cervello diventi improvvisamente attento a informazioni che in precedenza ignorava, e trovi in esse una forma di ricompensa. �Ci sono informazioni che ci passano accanto, tutto il tempo�, dice Wilbrecht. �Una volta che arrivano pubert� e ormoni, improvvisamente questi indizi diventano significativi. Non sono rilevanti finch� non si passa alla fase dell'adolescenza�. Predisposti a imparare Questi periodi di rapido cambiamento creano opportunit� di apprendimento ma anche vulnerabilit�. Quello che gli adolescenti stanno imparando � essenziale. �Il cervello adolescente � predisposto all'apprendimento emotivo e sociale, a esplorare, interagire, correre rischi per imparare; ma tutto dipende da quello che facciamo per dare loro opportunit� strutturate di apprendimento�, dice lo psicologo Andrew Fuligni, dell'Universit� della California a Los Angeles. Esperienze dannose possono portare a spirali negative da cui � difficile riprendersi. Alcune ricerche hanno mostrato che sperimentare alcool e droghe precocemente rende maggiore la probabilit� che un adolescente ne diventi dipendente. �Un periodo di rapida riorganizzazione del cervello non � probabilmente quello pi� adatto per introdurre sostanze dall'esterno�, dice Anthony Burrow, psicologo dello sviluppo della Cornell University. �Corpo e cervello prestano attenzione in modi leggermente diversi. E il cervello finir� per strutturarsi intorno a quello che gli � stato fatto in quel particolare momento�. Fattori protettivi nell'ambiente dell'adolescente possono supportare traiettorie positive. Ma come sono fatti i fattori protettivi? Fra essi ci sono i rapporti d'aiuto con la famiglia e altri educatori e operatori, e l'accesso a risorse come le opportunit� strutturate di apprendimento in positivo. Ne fanno parte per� anche altri elementi, finora sottovalutati. Le ricerche di Fuligni mostrano che gli adolescenti sentono il bisogno di dare un contributo alla societ� e che farlo li fa sentire apprezzati e pu� salvaguardarli da ansia e depressione. �Il cervello � progettato anche per imparare negli anni dell'adolescenza come contribuire alla vita associata�, dice Fuligni. � un bisogno particolarmente significativo in questo periodo, dice, perch� � un momento in cui la realt� sociale si allarga e i giovani cominciano a essere in grado di �dare contributi che contano�. Contributi nel gruppo dei coetanei, in famiglia o pi� in generale a livello della societ�: non � un caso che a promuovere i recenti movimenti sociali di protesta per il controllo delle armi e contro il razzismo strutturale siano stati in gran parte i giovani. Il quadro specifico di quello che oggi imparano - e di quello che non imparano - gli adolescenti incide forse sull'allarmante crescita di depressione, ansia e ideazione suicidaria in questa fascia di et� rispetto a quelle pi� giovani (e rispetto alle generazioni precedenti). Secondo lo psicologo Nicholas Allen, dell'Universit� dell'Oregon, alcune informazioni sul tema della salute mentale con cui vengono a contatto potrebbero amplificare i loro problemi. Come esempio, Allen cita la controversa serie di Netflix intitolata Tredici, in cui fra l'altro era dettagliatamente esposto il suicidio di un personaggio, e che alcune ricerche suggeriscono sia stata associata a un incremento dei suicidi fra gli adolescenti. �Se la discussione sia orientata al supporto e alle soluzioni, o sia invece una ruminazione mentale senza speranza, fa una forte differenza negli effetti�, dice Allen. �Troppo spesso gli adolescenti inclini alla depressione, all'ansia o all'ideazione suicidaria tendono a rimuginare sempre gli stessi pensieri, e trovano amici, on line o meno, che rinforzano questa tendenza invece di aiutarli a superarla�. Interventi efficaci Resta aperta la discussione su come usare al meglio i nuovi dati delle neuroscienze a favore degli adolescenti. �Abbiamo appreso moltissimo sul cervello, ma l'applicazione di queste conoscenze non � immediata�, dice Allen. Una grossa domanda � quando intervenire. Una ragione per concentrarsi sulla prima adolescenza � agire in via preventiva. Dato che molti problemi tipici si presentano tra met� e fine adolescenza, parecchi interventi puntano a questo periodo. �In termini di sviluppo, � troppo tardi�, dice Ronald Dahl, pediatra e studioso dello sviluppo, fondatore del Center for the Developing Adolescent dell'Universit� della California a Berkeley. �Intervenire positivamente prima, in maniera pi� leggera e pi� sottile, � probabilmente un modo assai pi� promettente per migliorare la salute della popolazione�. La logica alla base di quest'idea ha colpito per la prima volta Dahl quando ancora era attivo come pediatra. Ai convegni ha iniziato a citare l'importanza di arrivare presto ai ragazzi, e ha visto che gli educatori annuivano. Sono stati proprio gli educatori a presentare a Dahl l'idea del rallentamento della quinta elementare e del precipizio della terza media, un fenomeno per cui il disimpegno dei bambini dalla scuola comincia lentamente, con un calo dei voti e della partecipazione intorno alla quinta, quando la maggior parte degli alunni ha circa dieci anni, e poi accelera, tanto che gli stessi ragazzi sono bocciati tre anni dopo. Anche le neuroscienze suggeriscono che agire presto potrebbe aver senso. �� sempre pi� chiaro che c'� un altro nodo di nuova plasticit� attorno al periodo in cui comincia la pubert�, ha detto Dahl a un convegno a inizio 2020. �Ne parliamo come di un momento cardine di transizione, con una posta in gioco molto alta in termini di schemi che cominciano a formarsi�. In uno studio condotto in Tanzania, Dahl e colleghi sono riusciti ad attenuare, in quantit� e qualit�, le idee sulla non uguaglianza fra i generi in ragazzi di 10-11 anni con una serie di lezioni di tecnologia in cui le femmine avevano le stesse possibilit� di distinguersi dei maschi. Altri preferiscono evitare di concentrarsi troppo su un'unica fase, e sottolineano che il contributo alla discussione offerto dalle neuroscienze � un richiamo agli aspetti a cui dare la priorit�. �In questa fase della vita, qual � la cosa pi� plastica, pi� aperta ai contributi esterni? Questo ci dice dov'� il rischio, ma anche dove ci sono le opportunit�, spiega Allen. �La scienza del cervello ci dice che bisogna guardare a quest'area: l'apprendimento emotivo e sociale.� Non sorprende, dunque, che gli interventi che appaiono pi� promettenti tengano conto del desiderio di status e di rispetto degli adolescenti, e insieme del loro bisogno di dare un contributo e trovare un senso a quello che fanno. Secondo Fuligni, i programmi di volontariato pi� riusciti danno agli adolescenti la possibilit� di partecipare alla scelta delle cose su cui lavorare e quella di riflettere sul lavoro stesso, in progetti che sembrino gi� di per s� significativi. Che le attivit� siano significative sembra essere importante anche in altri casi. In uno studio su ragazzi nella prima adolescenza coinvolti nel programma 4-H [un programma di formazione e sviluppo giovanile del governo federale degli Stati Uniti, NdT], Burrow ha trovato che coloro ai quali era stato chiesto di mettere per iscritto obiettivi e motivazioni prima di partecipare alle attivit� educative si impegnavano in esse e le trovavano importanti e interessanti con maggior frequenza. La motivazione � una forma decisamente potente di �capitale identitario� perch� risponde non solo alla domanda �chi sono io� ma anche a quelle su chi si intende diventare e dove si vuole andare, secondo Burrow. �Ha gambe per camminare�. Lo psicologo David Yeager, dell'Universit� del Texas ad Austin, si � occupato di come comporre i messaggi diretti ai teenager e ha verificato se la loro efficacia interagisca o meno con la maturazione puberale, segnalando che sono coinvolti cambiamenti neurochimici. �Dovremmo essere in grado di mostrare che se si comunica con i teenager con rispetto e trasmettendo un senso di autenticit�, e sostenendone l'autonomia e l'indipendenza, si ottengono maggiori effetti per gli adolescenti, e in particolare per quelli pi� avanti nella pubert�, dice. Finora le sue ricerche lo confermano. Una serie di esperimenti ha mostrato che il modo in cui si formula la richiesta di assumere un farmaco lascia prevedere differenze nei tassi di rispetto della prescrizione e, in pi�, che questi tassi variano con i livelli di testosterone. Alcuni diciottenni o diciannovenni, arrivati in laboratorio, ricevevano le istruzioni dall'alto: �L'esperto sono io, so io che cosa va bene per te, prendi questa roba�. A un altro gruppo le istruzioni erano date in maniera pi� rispettosa: �Vorrei spiegarti perch� questa medicina pu� esserti utile�. Per motivi etici, la medicina in questione era in realt� una cucchiaiata di Vegemite, un integratore multivitaminico dal sapore notoriamente sgradevole. Quando lo si chiedeva con rispetto, la probabilit� che i soggetti assumessero Vegemite era doppia. Inoltre, fra quelli con i livelli di testosterone pi� alti la probabilit� che osservassero la prescrizione era significativamente minore se erano trattati con condiscendenza e pi� alta se venivano trattati con rispetto. Quando Yeager e colleghi hanno manipolato i livelli di testosterone con un inalatore nasale, hanno trovato che a quel punto chi aveva livelli naturali bassi si comportava esattamente come chi aveva alti livelli naturali di testosterone. Quest'ultimo studio � stato una buona verifica dell'importanza del rispetto, ma Yeager racconta che lo studio sulla nutrizione a cui ha contribuito nel 2019, quello in cui si informavano i giovani di terza media sulle pratiche scorrette dell'industria alimentare, � ancora pi� promettente. �Si tratta delle prime prove dirette che gli ormoni puberali rendono le persone pi� sensibili a status e rispetto, e dunque cambiano il modo in cui rispondono ai messaggi relativi alla salute�, dice. �E non solo la risposta momentanea, ma il modo in cui li fanno propri e continuano a tenerne conto nel loro comportamento dopo la fine dell'intervento�. In altre parole, adesso ne sappiamo di pi� sui motivi per cui gli adolescenti alzano muri e resistono ai tentativi di modificarne abitudini, convinzioni e modi di affrontare le cose. E proprio queste conoscenze ci danno modo di buttarli gi�, quei muri. �Sappiamo solo da poco come lavorare con, e non contro, questo genere di sensibilit�, dice Yeager. �Mi piacerebbe che fosse un invito a svegliarsi per gli adulti che lavorano con i ragazzi�. Empatia: istruzioni per l�uso (di Moira Chiodini, Patrizia Meringolo �Psicologia contemporanea� n. 285/21) - L'empatia � la capacit� di partecipare alle emozioni degli altri, la condizione per creare connessioni e sintonia, nell'intervento terapeutico ma anche in tutte le relazioni sociali. Tenendo sempre presente che il sentire va integrato con l'agire. - La prima criticit� che ci troviamo ad affrontare quando dobbiamo parlare di empatia � la vaghezza del termine che, entrato nel lessico comune, ha perso la sua chiarezza. � curioso notare come nel vocabolario inglese questo termine sia entrato solo recentemente. Sembra che Edward Bradford Titchener abbia coniato la parola �empathy�, all'inizio del Novecento, per esprimere la differenza tra �Einf�hlung� (in-feeling) e �Mitgef�hlung� (with-feeling). Quest'ultima accezione era gi� presente nel lessico inglese, contenuta nel termine �sympathy�, che risulta pi� simile al termine greco originario �synpathos�. La parola �, infatti, formata da �syn� (con) e �pathos� (passione, affetto). Quindi il termine farebbe riferimento alla capacit� di partecipare ai sentimenti (positivi e negativi che siano) dei nostri simili. Si pu� osservare come questo aspetto di com-passione, nel senso originario del termine di �sentire con�, � ci� che connota, nell'accezione comune, il termine �empatia�. I neuroni specchio La capacit� di partecipare, di condividere sentimenti ed emozioni chiama in causa almeno 2 livelli di funzionamento mentale. Un livello pi� prettamente istintuale, relativo a una risposta immediata, e un secondo livello in cui intervengono processi riflessivi e cognitivi. Una cosa � prestare attenzione e riuscire a comprendere lo stato emotivo di un'altra persona, altra cosa � compartecipare a una data emozione in modo automatico e non mediato dalla ragione, ovvero in modo pre-consapevole. Un importante contributo alla comprensione dell'empatia deriva dallo studio dei neuroni specchio da parte di Rizzolatti e del suo gruppo di ricerca. Tale scoperta, prima dibattuta e poi accettata dalla comunit� scientifica, ha suscitato un grande interesse anche in artisti, studiosi di varie discipline e nelle persone comuni. Per la prima volta la scienza ha mostrato e dimostrato come a livello neuronale esista una predisposizione all'imitazione. Vedere l'azione o la reazione di un altro individuo non solo permette un processo di imitazione, ma addirittura diventa un rispecchiamento di s� stessi: l'esperienza dell'altro viene vissuta dal punto di vista neuronale come se fosse la nostra stessa esperienza. I neuroni specchio, localizzati nelle aree motorie, si attivano sia in risposta a uno stimolo motorio sia in risposta a uno stimolo visivo. Prendere un bastone o guardare una persona prendere un bastone fa attivare allo stesso modo i neuroni specchio. Oltre all'azione in s�, occorre per� prendere in considerazione l'intenzione, ovvero cosa la persona intenda fare con quel gesto. Si pu� prendere un bicchiere per bere, per brindare, oppure per scagliarlo: i neuroni specchio sono in grado di cogliere queste diverse intenzioni e permettono di agire di conseguenza, con tempi di risposta molto rapidi, spiega Rizzolatti. Questo processo �discriminatorio� e di riconoscimento avviene in modo totalmente intuitivo, a livello della pre-consapevolezza. Ovviamente il ragionamento e la riflessione possono agevolare od ostacolare la risposta e l'attivazione dei neuroni specchio. Se riteniamo, per esempio, alcuni esseri viventi (come gli animali, soprattutto quelli non domestici) lontani da noi, questa opinione pu� inibire la capacit� di risposta empatica. In questo caso i neuroni specchio non riescono a farci percepire il dolore che l'altro essere vivente sta sperimentando. Il non riconoscermi nell'altro pu� avvenire, con conseguenze ancora pi� drammatiche, anche con altri esseri umani, soprattutto se categorizzati in gruppi diversi. L'altro gruppo o l'altra etnia possono essere, cos�, considerati diversi, caratterizzati da attributi non positivi, o addirittura inferiori. Tale processo, di tipo sociale e culturale, pu� incrementare le distanze fra �noi� e �loro�, arrivando a inibire l'azione di immedesimazione che i neuroni specchio dovrebbero attivare. Nei sistemi sociali differenziati per gruppi si attivano processi di favoritismo verso i membri del proprio gruppo e a sfavore dei membri del gruppo esterno. Allport (1954) aveva gi� messo in luce come il favoritismo verso i membri del proprio gruppo (in-group love) venisse prima, e in un certo qual modo fosse superiore, rispetto all'atteggiamento volto a sfavorire l'altro gruppo (out-group hate). Sembra, pertanto, che la capacit� di connessione e di vicinanza con le persone che sentiamo pi� simili sia pi� importante per gli individui che danneggiare gli altri. Potremmo dire che l'uomo � dotato della capacit� di connessione, e che aiutare le persone pi� vicine sia di gran lunga pi� importante che sfavorire quelle pi� lontane. Ci� � ancora pi� rilevante se consideriamo la capacit� di cooperazione come elemento fondamentale per la costruzione e lo sviluppo dei sistemi sociali. I neuroni specchio rappresentano, quindi, la possibilit� per l'essere umano di progredire attraverso l'imitazione e di sviluppare legami attraverso il sentire comune. Dall�empatia alla sintonia Anche in ambito psicoterapeutico l'empatia ha avuto una storia singolare. Proposta per la prima volta da Carl Rogers negli anni Cinquanta, divenne celebre negli anni Settanta per poi subire un graduale e progressivo declino negli anni successivi. � stato grazie agli studi di Goleman (2005) sull'intelligenza emotiva che si � ricominciato a parlare di empatia, la quale ha ritrovato, cos�, il suo vecchio splendore. La capacit� di sintonizzarsi con quanto l'altra persona esperisce non significa sentire sempre la stessa cosa. Il sintonizzarsi richiede un'intenzione, un impegno e un esercizio a prendere in considerazione lo stato d'animo altrui per poter creare una connessione. Se per empatia intendiamo il sentire insieme, con il termine �sintonizzazione� facciamo riferimento a un addestramento e un direzionamento di questa possibilit� empatica a favore dell'altro. La sintonizzazione richiede la capacit� di osservare e modulare la propria risposta comunicativa verbale e non verbale affinch� l'altra persona si senta compresa. Sintonizzarsi con l'altro � la base della creazione di un legame fra due persone che facilita l'azione e l'intervento (come nel contesto terapeutico). Il famoso psichiatra, e maggior esperto di ipnosi, Milton Erickson mise a punto la tecnica del ricalco quale modalit� verbale e non verbale di suggestione ipnotica. Il ricalco � una parte della comunicazione verbale e non verbale in cui il terapeuta ripropone al paziente, in una sorta di rispecchiamento, alcune sue modalit�. Per realizzare il ricalco occorre prestare molta attenzione all'altro, orientando la comunicazione e il linguaggio verso la costruzione di un clima collaborativo e di fiducia. Questa tecnica e altre affini sono divenute famose a partire dalla fine degli anni Ottanta, dato che molti coach, formati nelle tecniche di Programmazione NeuroLinguistica (PNL), l'hanno proposta all'interno dei loro corsi come strumenti per creare �rapporti�, ovvero per riuscire a creare un legame e a far presa sull'interlocutore. Senza entrare in merito all'uso pi� o meno strumentale che pu� essere fatto di queste tecniche (pensiamo per esempio all'uso del ricalco per scopi di vendita) � indubbio che esse abbiano il grande pregio di mettere in secondo piano i propri pregiudizi (giudizi a priori) e le proprie opinioni per concentrarsi sull'altro e sulle risposte dell'altra persona. La relazione � sempre uno scambio in cui le persone si alternano come in una danza. Quotidianamente e naturalmente ci troviamo a danzare con persone diverse, ed � esperienza comune sentire che alcuni di questi incontri siano altamente piacevoli e altri notevolmente sgradevoli. La piacevolezza o meno dell'interazione risiede proprio nella capacit� delle due persone di creare sintonia. Con alcuni questo � molto semplice, con altri � molto pi� complicato, ma ognuno di noi, prestando attenzione all'altro, pu� essere in grado di sintonizzarsi. Utilizzare l'empatia per creare relazioni Abbiamo pi� volte detto come l'empatia, la sintonia, la compassione (nel senso appunto di �sentire con�) sia qualcosa di naturale, una sorta di dotazione che possediamo fin dalla nascita. Data la possibilit� che ci viene offerta, abbiamo poi la responsabilit� di comprendere e decidere come vogliamo utilizzarla e se e come svilupparla. Si sentono molte persone lamentarsi del fatto di soffrire o essere spossati emotivamente a causa della loro eccessiva empatia. Ma cosa significa essere eccessivamente empatici? Significa sentire ci� che il nostro sistema neuronale � in grado di farci percepire, senza tuttavia riuscire a codificare e direzionare questo nostro sentire. Il problema, quindi, non � tanto sentire o sentire troppo, ma cosa fare con il nostro sentire. Percepire la sofferenza altrui ci pu� consentire di attivare una risposta di aiuto, oppure possiamo decidere di prendere le distanze se relazionarci con quel dolore � per noi troppo gravoso, o se va oltre le nostre possibilit� (e competenze) di aiuto. Essere empatici non significa portare su di s� il peso del mondo n� tantomeno soffrire di tutte le ferite altrui, ma piuttosto utilizzare il sentire per creare relazioni. Da questo punto di vista la possiamo considerare una sorta di intelligenza sociale che ci permette di evolvere. La creazione di uno spazio di fiducia e di condivisione all'interno della comunicazione � rappresentata dal dialogo strategico (Nardone e Salvini, 2010) e dall'utilizzo delle parafrasi e del linguaggio evocativo. In questo caso il dialogo permette di cogliere la posizione emotiva dell'altro orientandola e utilizzandola per uscire dal problema e dalla sofferenza che la persona porta. Nel caso della paura, per esempio, occorre far sentire alla persona che comprendiamo il terrore che prova nel momento in cui si apre di fronte a lei la voragine della paura patologica, per poi evocare l'immagine della paura che, guardata in faccia, cessa di essere paura e diventa coraggio (Nardone, 2016). Ormai � riconosciuto a livello internazionale come la tecnica paradossale di amplificare la paura per ridurla sia la strada maestra per il superamento degli attacchi di panico. Un concetto sirena Veniamo adesso ad alcune raccomandazioni al fine di evitare il rischio di un abuso del termine che, nei fatti, rischia di creare fraintendimenti, non solo teorici, ma anche pratici. L'empatia pu� essere considerata un concetto sirena in quanto, spesso, viene utilizzato impropriamente nel suo significato pi� esteso, come sinonimo cio� di una predisposizione generica alla comprensione dell'altro. Spesso, in contesti formativi e talvolta anche professionali, l'empatia e l'ascolto vengono indicati come caratteristiche di un rapporto interpersonale psicologicamente valido e funzionale, come se bastassero questi aspetti a garantire lo svolgimento di un intervento corretto. L'empatia in realt� � un tratto umano, lo abbiamo detto pi� volte. Gi� all'inizio del Novecento Mead, uno dei maggiori teorici della psicologia sociale, indicava nella capacit� di �mettersi nei panni dell'altro� uno dei tratti indicativi dello sviluppo psicologico e della capacit� di stabilire relazioni con l'altro. � evidente, pertanto, che sia una caratteristica basilare nei rapporti. Da ci�, tuttavia, non deriva una serie di attribuzioni indebite che solitamente si fanno: se � un tratto necessario, non � per� un tratto sufficiente a individuare una competenza psicologica. Rilevare l'importanza di un elemento non significa, in altre parole, ritenere che quel solo aspetto sia la panacea di tutti i mali. L'interesse verso l'altro, la capacit� di sentire e sintonizzarsi sulle emozioni altrui sono caratteristiche importanti per le abilit� di coping, di resilienza e di supporto sociale (Meringolo et al., 2016), ma da soli non creano n� resilienza n� relazioni felici. Ci sono, inoltre, fraintendimenti nel suo utilizzo: un atteggiamento empatico non significa collusione, cos� come empatia non significa invischiamento nei sottosistemi relazionali. Essere empatici verso i figli, per esempio, non � assumere un ruolo amicale invece che genitoriale, cos� come essere empatici con l'utente/paziente non � porsi sul suo stesso piano, azzerando il setting della relazione di aiuto e vanificando il contributo professionale. Pu� esistere una falsa comunicazione empatica? � sempre molto rischioso cercare di parlare con le parole dell'altro. Nei progetti per i giovani particolarmente in uso negli anni Novanta - in piena esplosione del consumo di sostanze psicotrope - si cercava di produrre materiale informativo in stile giovanile-giovanilistico, pensando di essere empatici e di catturare l'attenzione del gruppo target, con effetti nel migliore dei casi inutili. Gran parte dei messaggi di marketing puntano sull'empatia con il potenziale cliente, senza considerare in primo luogo i suoi veri bisogni e desideri, e in secondo luogo senza tener conto di come una buona comunicazione debba comunque essere affidabile ed esperta. La creazione di messaggi empatici si basa, spesso, sui risultati provenienti dai big data, raccolti all'insaputa del consumatore sulla base del suo comportamento manifesto o - nel contesto contemporaneo - delle sue frequentazioni dei social, sia che siano state scelte autonomamente sia che siano state indotte da algoritmi provenienti dai comportamenti precedenti. Questo modo di procedere diventa una criticit� quando permea, oltre alle relazioni commerciali, i rapporti interpersonali. Questa, in definitiva, non � empatia, ma l'induzione di un comportamento, o la strumentalizzazione di un sentire comune. Fare chiarezza sui termini significa, pertanto, aprire la strada alle reali e corrette possibilit� che un atteggiamento empatico consente, sia nei rapporti quotidiani che nelle relazioni di aiuto. Dobbiamo certamente considerare la capacit� dell'essere umano di sentire in virt� di quello che esperisce l'altra persona, ma tale capacit� di cui siamo naturalmente dotati non � affatto la scoperta della chiave che magicamente apre ogni porta e tutto ci consente. Affascinati dalla seduzione di una risposta o ricetta miracolosa, dobbiamo far attenzione a non scivolare in un riduzionismo estremo. Dobbiamo sempre ricordare che il sentire da solo, bench� empatico, non basta: occorrono anche la riflessione e l'impegno nel direzionarlo. Parafrasando le parole dello scrittore e psichiatra Irvin Yalom, potremo dire che l'empatia permette e allo stesso tempo richiede la disponibilit� di �guardare dal finestrino dell'altro, per cercare di vedere il mondo come lui/lei lo vede�. Una donna d�alta moda (di Paola Panigas, �Focus Storia� n. 178/21) - Tre secoli fa Francesca Sanna Sulis, nell�arretrata Sardegna malgovernata dai Savoia, anticip� la manifattura tessile di qualit� e il welfare aziendale. - Una prima (forse) inconsapevole scintilla della Rivoluzione industriale scocc� nel Regno di Sardegna, in una donna con un gran fiuto per gli affari. Come racconta Ada Lai nella biografia La straordinaria storia di Francesca Sanna Sulis. Donna di Sardegna (Palabanda Edizioni), questa imprenditrice ante litteram trov� la sua emancipazione seguendo un filo di seta. A met� Settecento, infatti, Francesca Sulis (1716-1810), figlia di ricchi proprietari terrieri, riusc� a trasformare i suoi possedimenti nel Sarrabus (una zona agricola nella remota periferia del Regno di Sardegna) e nel Campidano di Cagliari in un impero della moda. Grazie a una legge agraria che favoriva la coltivazione del gelso, distribu� la preziosa pianta su 450 ettari di terra per nutrire i suoi bachi da seta, ottenendo cos� un filato talmente pregiato che ne venne richiesta l'esportazione in esclusiva per Lombardia e Piemonte. Ma lei prefer� usare il tessuto per le sue creazioni, che entusiasmarono l'alta societ� cagliaritana. Nel giro di pochi anni riusc� a trasformare un'attivit� a conduzione familiare in una manifattura tessile che arriv� a contare 750 dipendenti. I suoi abiti non passavano inosservati e uscirono ben presto dagli atelier sartoriali di Cagliari per varcare i confini dell'isola. Approdarono prima alla corte sabauda e meneghina, per poi spingersi fino al Palazzo dell'Ermitage di San Pietroburgo, dove Donna Francesca conquist� persino la zarina Caterina di Russia. Ma in che contesto si muoveva questa visionaria imprenditrice tessile? Nata ricca, ma pur sempre donna in una societ� rurale e patriarcale, venne al mondo appena prima che la Sardegna, dopo tre secoli di dominazione spagnola, passasse con il Trattato di Londra (1720) ai Savoia, sotto Vittorio Amedeo II. L'isola, in quel periodo d'incertezza politica, era decisamente fuori controllo. Vessata da arretratezza e banditismo, la popolazione versava nella miseria pi� nera. Nei primi tempi, dunque, i Savoia faticarono a mantenere l'ordine pubblico, tanto che il governo sabaudo cominci� a sperare di potersi liberare di quell'isola, scambiata in corsa con la Sicilia nel contesto dei conflitti di successione tra le grandi casate europee. Se lo avessero fatto, i piemontesi se ne sarebbero pentiti. La Sardegna si rivel� infatti, per decenni, una fonte di ricchezza: dotata di materie prime agricole e minerarie di ottima qualit�, forn� alla corte dei Savoia legname, carbone, argento, zinco, pietre dure e marmi pregiati per ridisegnare il volto di Torino (e non solo). Tutti materiali che tornarono utili in un periodo in cui in Piemonte sorgevano prestigiosi edifici per celebrare la dinastia in ascesa, come la Palazzina di caccia di Stupinigi e la Basilica di Superga (eretta proprio per volere di Vittorio Amedeo II). Nel giro di qualche anno, quindi, la Sardegna si trasform� da �bomba a orologeria� a preziosa colonia oltremare, da cui attingere tasse, manodopera a bassissimo costo e anche derrate alimentari per le tavole dell'aristocrazia piemontese. Fu anche per questi motivi economici, dunque, che, nella seconda met� del XVIII secolo, l'atteggiamento politico dei Savoia verso la Sardegna cambi�. Dopo la morte di Vittorio Amedeo, il nuovo re Carlo Emanuele III (1701-1773) affid� nel 1759 al conte Giovanni Battista Bogino, temutissimo ministro delle Finanze, la direzione politica di tutti gli affari riguardanti l'isola. Bogino non fu un personaggio amato dalla popolazione, soprattutto per i crudeli metodi usati nella riscossione delle tasse. Ma il suo intervento contribu� a diffondere nei villaggi strumenti per contrastare il potere feudale e limitarne gli abusi. Nel 1760 sanc� l'obbligo della lingua italiana (al posto dello spagnolo) nelle scuole e negli atti ufficiali. Nel 1764 riapr� l'Universit� di Cagliari e poi quella di Sassari, fondate nel Seicento da Filippo III di Spagna, ma che negli anni erano andate decadendo. Queste riforme volte a modernizzare la vita economica e sociale non bastarono: il sistema feudale, la diffidenza verso innovazioni tecniche e agrarie, l'analfabetismo, la malaria e la povert� diffusa continuarono per decenni ad attanagliare la popolazione. E la svolta illuminata di Francesca Sulis s'inserisce proprio in questo difficile momento storico. La giovane, rimasta orfana della madre a un anno, dopo un'infanzia �selvatica� trascorsa tra le sue terre a Muravera, lasci� la campagna per trasferirsi nella residenza paterna di Cagliari, dove il suo talento creativo ebbe la fortuna di crescere in una famiglia colta e illuminata. Oltre al ricamo e al cucito, impar� a leggere, scrivere e far di conto, e grazie alle esigenze della vita di citt�, pi� formali e sociali di quelle di campagna, diede libero sfogo a una sua antica passione: disegnare e realizzare vestiti. I suoi modelli erano molto diversi dai poco pratici abiti imposti dalla sfarzosa moda cagliaritana dell'epoca. La scelta di colori innovativi e i tagli insoliti diventeranno il suo �marchio di fabbrica�, ma sar� anche il matrimonio combinato nel 1735 con Pietro Sanna Lecca a spianare la strada alla sua visionaria scelta imprenditoriale. Il marito, infatti - autore dei Pregoni, una raccolta di tutte le leggi e ordinanze promulgate in Sardegna dal 1720 al 1774, voluta dal re Carlo Emanuele III e completata sotto il regno di Amedeo III - conosceva bene la legge. E proprio Pietro Sanna, giureconsulto del re, con un atteggiamento inusuale per l'epoca non solo la incoraggi� a lavorare, ma le garant� un'adeguata consulenza legale per siglare importanti accordi commerciali con gli acquirenti provenienti sia dalla Francia sia dalle corti italiane, catapultandola nell'Olimpo della moda meneghina. Nel 1748 il conte milanese Giorgio Giulini rimase folgorato dalle sue creazioni e decise di organizzare quella che probabilmente fu la prima sfilata di moda al mondo. Al Circolo dei nobili di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco, and� in scena uno spettacolo mai visto: modelle in carne e ossa davano vita agli abiti che erano sempre stati solo sui manichini. �Donna Francesca insieme al Conte Giulini cre� la prima boutique a Milano e dovette affittare sei navi per trasportare tutta la seta che le veniva ordinata�, scrive Lucio Spiga nella monografia Francesca Sanna Sulis (Workesign edizioni). Nel 1750, a 34 anni, la Sulis, rimasta ormai unica amministratrice dei suoi beni dopo la morte del padre e il trasferimento del marito a Torino presso la corte sabauda, ebbe quell'intuizione geniale che anticip� la rivoluzione industriale. Decise infatti, per creare i suoi abiti, d'impiantare nei terreni paterni l'intera filiera produttiva: dalla coltivazione dei gelsi per nutrire i bachi da seta, ai telai per la lavorazione dei filati, alle erbe per tingere le pezze di stoffa fino alle sarte che confezionavano i vestiti. In poco tempo fond� un laboratorio di tessitura all'avanguardia nella casa ereditata dalla madre a Quartucciu (Cagliari), dove i lavoranti chiamati dal Sarrabus e dalla pianura del Campidano venivano formati. S'insegnava loro a leggere, scrivere e fare di conto, oltre che i rudimenti della botanica e le competenze tecniche per estrarre il filo dai bachi. Gli uomini e le donne, impiegati presso Donna Francesca, diventavano cos� operai specializzati, �merce� sconosciuta nell'Italia pre-industriale. Oltre a essere ben formati, i suoi lavoranti erano numerosi perch� la cura dei bachi richiedeva turni ininterrotti, un elemento dell'organizzazione del lavoro che anticipava il concetto di catena di montaggio. In una Sardegna poverissima, basata su modi di produzione arcaici e su un'economia quasi esclusivamente agro-pastorale, in cui i bambini gi� a sette anni erano chini sulla terra pi� che sui libri di scuola, Donna Francesca fece un'altra scelta controcorrente. Decise che nella sua azienda non avrebbe promosso il lavoro minorile. Anzi, realizz� un proto nido aziendale, affidando i piccoli alle suore perch� li curassero e prosegu� nell'impresa educativa facendo in modo che ai pi� grandicelli venisse insegnato a leggere e scrivere. Tutto questo impegno nella formazione e nell'educazione le venne riconosciuto solo dopo la morte, con l'onorificenza di Benemerita della Pubblica Istruzione da parte del re Carlo Alberto di Savoia. Ma la visionaria imprenditrice non si ferm� qui, il passo successivo fu concedere alle sue lavoranti lo smart working: per permettere alle donne di conciliare lavoro e famiglia, senza allontanarsi da casa, le dot� (come all'epoca si faceva nell'avanzata Inghilterra) di un telaio domestico per tessere a domicilio. �Quando le sue dipendenti si sposavano e si trovavano costrette a seguire il marito in paesi lontani dall'impresa tessile, lei trov� un modo geniale per non buttare via tutte le capacit� acquisite e continuare a permettere loro di essere autonome economicamente�, racconta Lucio Spiga. �Come regalo di matrimonio consegnava un telaio permettendo loro di continuare il lavoro e di insegnarlo ad altre donne�. Fu cos� che a partire dalla seconda met� del Settecento l'impresa di Donna Francesca cambi� il volto all'economia di un territorio secolarmente arretrato, permettendo a moltissime donne di guadagnarsi dignitosamente un reddito proprio. Erano arrivati gli anni Novanta del Settecento e, anche in Sardegna, giunse l'eco della Rivoluzione francese (1789). L'illuminata borghesia cagliaritana si ritrov� cos� a discutere nei salotti di casa Sanna Sulis di emancipazione dalla monarchia piemontese e di un sistema di riforme contro lo sfruttamento della popolazione sarda. Nel 1793 i volontari cagliaritani s'improvvisarono militari, e con divise firmate Sanna Sulis, si opposero a un'armata francese che voleva occupare l'isola. Questo episodio di resistenza antifrancese illuse la classe dirigente sarda che Vittorio Amedeo III (1726-1796) avrebbe acconsentito a una gestione pi� autonoma dell'isola, ma non fu cos�. Anzi, il governo piemontese rispose con maggiori restrizioni e una tassazione ancora pi� dura. Una rivolta urbana, che si intrecci� con i tumulti antifeudali delle campagne, scaten� un moto rivoluzionario antimonarchico, portando il 28 aprile del 1794 (ricordato e festeggiato ancora oggi come il �giorno della cattura�) all'assalto del palazzo del vicer� a Cagliari e alla cacciata di 514 funzionari del regno. I moti rivoluzionari si allargarono nel resto dell'isola, coinvolgendo anche l'entroterra: era la rivoluzione sarda che si spense (momentaneamente) dopo la rivolta algherese del 1821. La repressione piemontese, infatti, non si fece attendere, fu durissima e sanguinosa: molti i morti e moltissimi gli arresti. E fu cos� che si chiuse la parentesi rivoluzionaria sarda, partita e finanziata, ironia della sorte, dal salotto della vedova di un consigliere del re. Ma a Francesca Sanna Sulis, morta nel 1810, fu risparmiato di assistere a questo triste epilogo.