Gennaio-Marzo 2020 n. 1 Anno 30 Tiflologia per l'integrazione Trimestrale edito dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus con il contributo dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi Fascicolo I Stampato in Braille a cura della Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus via G. Ferrari, 5/A 20900 Monza Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del MiBACT. Gli articoli firmati esprimono l'opinione dell'autore, che non coincide necessariamente con la linea della redazione. Direttore Responsabile: Pietro Piscitelli Comitato di Redazione: Giancarlo Abba, Vincenzo Bizzi, Pietro Piscitelli, Antonio Quatraro Segreteria di Redazione: Daniela Apicerni, Francesco Giacanelli Direzione e Redazione: Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus Centro di Documentazione Tiflologica Via della Fontanella di Borghese, 23 - 00186 Roma Tel. 06/68.21.98.20 Fax: 06/68.13.62.27 E-mail: cdtinfo@bibciechi.it Amministrazione: Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus Via G. Ferrari, 5/A 20900 Monza (MB) Tel. 039/28.32.71 Impaginazione, grafica e stampa: Stilgrafica s.r.l. Via Ignazio Pettinengo 31/33 00159 Roma - Tel. 06/43.58.82.00 Reg. Trib. Roma n. 00667/90 del 14-11-1990 ISSN: 1825-1374 Abbonamento � 15,00 da versare sul c.c.p. n. 853200 intestato a: Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" Onlus Via G. Ferrari, 5/A 20900 Monza (MB) (indicando la causale del versamento) Indice Editoriale Inclusione scolastica in situazione di emergenza, di Pietro Piscitelli (pagg. 2-3) Psicologia Osservazione dell'efficacia delle consulenze psicologiche e degli incontri di gruppo per i genitori dei bambini e ragazzi con disabilit� visiva, di Beatrice Ferrazzano, Adalgisa Nicastro, Rita Pacillo, Antonio Calamo Specchia (pagg. 4-12) Tifloinformatica A spasso col tifloinformatico: un operatore complementare al tiflologo, di Giovan Battista Rossi (pagg. 13-19) Storia della tiflologia Ritratti della cecit�: immagini ottocentesche della lettura tattile, di Heather Tilley (pagg. 20-38) Classici della tiflologia Il secondo congresso della Unione Ciechi (pagg. 39-62) Segnalazioni bibliografiche Editoriale Inclusione scolastica in situazione di emergenza, di Pietro Piscitelli (pagg. 2-3) Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo, con la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, si pone con forza il problema della continuit� didattica e perci� stesso si aprono per i docenti aspetti in gran parte nuovi, legati all'utilizzo delle tecnologie e alla necessit� di ripensare le modalit� di insegnamento. Ci possiamo chiedere soprattutto quali siano le conseguenze per gli alunni con disabilit�, ed in particolare per quelli con minorazione visiva, talvolta esclusi dall'accesso alle nuove tecnologie. Il MIUR ha pubblicato il 17 marzo la nota prot. 388, avente per oggetto "Emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus. Prime indicazioni operative per le attivit� didattiche a distanza", in cui vengono date alcune direttive ai docenti sulle modalit� di organizzazione e realizzazione della didattica in una situazione emergenziale. La nota sottolinea come l'espressione didattica a distanza abbia due scopi: il primo � quello del "fare scuola" e mantenere viva la comunit� educante attraverso una interazione che sia la pi� efficace possibile; il secondo � non interrompere il percorso di apprendimento che significa anche "dare corpo e vita al principio costituzionale del diritto all'istruzione". Dopo aver considerato il significato di "didattica a distanza" e gli aspetti relativi alla privacy ad essa collegati, la nota si sofferma su alcuni aspetti, relativi ai diversi ordini di scuola e fornisce in particolare un quadro generale, da tenere in considerazione per la realizzazione delle lezioni. Un paragrafo a parte � dedicato agli alunni con disabilit�, e gi� questo ci sembra segno di una attenzione particolare ad una categoria di alunni con necessit� specifiche e che corrono il rischio di non poter fruire della didattica a distanza. Ed infatti proprio la nota sottolinea come si debbano "considerare le specifiche esigenze di alunni e studenti con disabilit� sensoriali: non vedenti, ipovedenti, non udenti e ipoacusici". Viene ribadito come il punto di riferimento deve rimanere in ogni caso il PEI e che la situazione di chiusura delle scuole non deve interrompere il processo di inclusione. � importante infatti che venga sottolineato come il rapporto con l'alunno disabile, anche in questa situazione emergenziale, debba prevedere non solo il contatto con l'insegnante di sostegno, ma con tutto il corpo docente ed in particolare con la famiglia, con la quale verranno concordate specifiche soluzioni di apprendimento. Il dirigente scolastico dovr� verificare, d'intesa con le famiglie e attraverso l'insegnante di sostegno, che l'alunno disabile disponga delle soluzioni tecnologiche adeguate per poter fruire della didattica a distanza. A questo riguardo, si fa riferimento ai Centri Territoriali di Supporto (CTS) per l'assegnazione di ausili specifici. Ci permettiamo di sottolineare come, anche in questo momento di emergenza, siano attivi i diciotto Centri di Consulenza Tiflodidattica della Biblioteca Italiana per i Ciechi e della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, per assistere insegnanti e famiglie sull'utilizzo della strumentazione pi� idonea e sulle metodologie didattiche da porre in essere. Le difficolt� del momento non devono fermare la riflessione pedagogica e didattica, che attualmente si sta sviluppando in modalit� diverse. E soprattutto non devono interrompere lo sforzo inclusivo per i nostri alunni con disabilit�, ma anzi renderlo oltremodo efficace sfruttando le tecnologie a nostra disposizione. Il direttore responsabile prof. Pietro Piscitelli Psicologia Osservazione dell'efficacia delle consulenze psicologiche e degli incontri di gruppo per i genitori dei bambini e ragazzi con disabilit� visiva, di Beatrice Ferrazzano, Adalgisa Nicastro, Rita Pacillo, Antonio Calamo Specchia (pagg. 4-12) L'esperienza della UICI di Foggia nell'ambito del progetto "Stessa strada per crescere insieme" - Un progetto di sostegno psicologico a genitori di bambini e ragazzi ciechi e ipovedenti ha consentito loro di superare la solitudine e di sentirsi rafforzati nel loro ruolo. - Il Progetto "Stessa strada per crescere insieme" nasce nel 2015 dall'intesa fra il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) e l'UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Esso opera per la costituzione, su tutto il territorio nazionale, di un servizio di sostegno psicologico rivolto ai genitori dei bambini e dei ragazzi ciechi, ipovedenti o con altre disabilit� visive. Dalla sua attivazione � stato avviato un percorso formativo ad hoc per gli psicologi aderenti all'iniziativa, a cura di UICI e dell'I.Ri.Fo.R., che consentisse loro l'ingresso nel mondo della disabilit� visiva e nella sua complessit�. Nel corso degli anni � stato possibile costituire una rete di intervento, con l'individuazione di psicologi presenti in tutte le Regioni di Italia e Coordinatori regionali di riferimento, pronti ad orientare le domande di aiuto ed organizzare azioni di promozione, diffusione e sensibilizzazione, oltre che fornire consulenza a questa particolare utenza. Il Consiglio di Amministrazione Nazionale dell'I.ri.fo.r., con i bandi "Consulenze psicologiche per assessment e sostegno al genitore del minore con disabilit� visiva", emanati negli anni 2016 e 2018, ha inteso ed intende sperimentare nuove modalit� di realizzazione di attivit� che potessero affiancarsi alle tradizionali forme di sostegno psicologico e fornire incentivi alle proprie strutture territoriali. Al tempo stesso, tali bandi rappresentano l'estensione diretta dell'azione coordinata fra la UICI ed il CNOP, agendo per la promozione di una rete di sostegno per gli utenti dell'Associazione e per le loro famiglie. Pertanto, l'I.ri.fo.r. sede di Foggia per il tramite della dott.ssa Ferrazzano, responsabile del Centro di Consulenza Tiflodidattica di Foggia della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, che sul territorio rappresenta il punto di riferimento dei genitori degli alunni/studenti di ogni ordine e grado, ha partecipato ai suddetti bandi impiegando due psicologhe-psicoterapeute, precedentemente formate in materia. Il primo Progetto di consulenze psicologiche per il sostegno alla genitorialit� di bambini e ragazzi con disabilit� visiva � stato realizzato con incontri di gruppo attraverso un ciclo di quattro appuntamenti della durata di tre ore ciascuno nelle date concordate; mentre, gli incontri di coppia per le singole famiglie sono stati effettuati, per un totale da 1 a 5 consulenze a famiglia in relazione ai bisogni registrati e alle necessit� emerse, per un totale complessivo di 32 ore (vedi Tabella n. 1). Tabella n. 1 Progetto n. 1 Bando 2016 Incontri di gruppo - N. incontri: 4; Durata h: 3; 12; Incontri di coppia - N. incontri: da 1 ora; Durata h: a 5; 20; Totale h 32. Incontri di gruppo - N. incontri: 4; Durata h: 3; 12; Incontri di coppia - N. incontri: da 1 ora; Durata h: a 3; 20; Totale h 32; Totale ore complessive per le due figure di psicologhe h 64. Il secondo Progetto di consulenze psicologiche per il sostegno alla genitorialit� di bambini e ragazzi con disabilit� visiva � stato realizzato con incontri di gruppo attraverso un ciclo di tre appuntamenti di tre ore ciascuno nelle date concordate; invece gli incontri di coppia per le singole famiglie sono stati effettuati per un totale da 1 a 5 consulenze per ogni famiglia in relazione ai bisogni emersi, per un totale complessivo di 39 ore (vedi Tabella n. 2). Tabella n.2 Progetto n. 2 Bando 2018 Incontri di gruppo - N. incontri: 3; Durata h: 3; 9; Incontri di coppia - N. incontri: da 1 ora; Durata h: a 5; 30; Totale h: 39; Incontri di gruppo - N. incontri: 3; Durata h: 3; 9; Incontri di coppia - N. da 1 ora; Durata h: a 5; 30; Totale h: 39; Totale ore complessive per le due figure di psicologhe: h 78. Durante entrambi i Progetti, per gli incontri di coppia, � stata data la possibilit� di svolgere, su richiesta delle stesse famiglie, le consulenze psicologiche anche presso il proprio domicilio, previa predisposizione del giusto setting terapeutico come predisposto dalle esperte. Tale modalit� ha permesso in alcuni casi di ovviare alle difficolt� legate all'accesso ai luoghi proposti per gli incontri e a poter beneficiare degli interventi sopracitati. Durante gli incontri di coppia per le singole famiglie � emersa la necessit� di ricevere sostegno alla genitorialit� e di individuare le modalit� pi� appropriate per superare i momenti di criticit� della vita rispetto ai seguenti temi: - il cambiamento che il figlio determina nell'equilibrio della persona, della coppia e/o della famiglia; - le fasi di sviluppo della relazione con il figlio, con il mutare dell'et�; - il supporto per le problematiche di coppia, anche relativamente alla conciliazione famiglia/lavoro; - il sostegno alle attivit� di caregiver; - la separazione e/o il divorzio. Durante gli incontri di gruppo, invece sono stati approfonditi argomenti di interesse delle famiglie rientranti nell'ambito psico-socio-relazionale e soprattutto � stata offerta ai genitori un'occasione per accrescere in modo consapevole la propria competenza genitoriale ed � stata affrontata la difficolt� della relazione educativa attraverso la riflessione, l'ascolto, il confronto e il coinvolgimento personale. Gli incontri di gruppo sono stati coordinati dalla dott.ssa Ferrazzano in qualit� di consulente tiflologo, che ha contribuito a mediare appunto tiflologicamente, i temi proposti dalle psicologhe con i bisogni delle famiglie presenti. I temi affrontati sono stati, oltre a quelli previsti dal programma delle attivit� da svolgere, quali: - "I NO che aiutano a crescere": l'importanza della regola e del limite per il benessere dei figli; - la coppia di genitori e coppia di partner, l'evoluzione di un equilibrio, distribuzione di compiti e funzioni nella coppia genitoriale; - l'analisi dei possibili modi nei quali pu� evolvere la relazione tra fratelli, riflettendo sulle modalit� di gestione di tale relazione dal punto di vista genitoriale; - le dinamiche e i rapporti che possono instaurarsi all'interno della rete di supporto famigliare; - l'iper-protezione del genitore verso il figlio; - le richieste di autonomia dei figli nel vissuto dei genitori; anche: - l'accettazione della disabilit� da parte della famiglia; - il riconoscimento e il superamento delle emozioni, quali la rabbia, per la comunicazione della diagnosi ricevuta; - il rapporto tra i fratelli e il figlio disabile; - la sessualit� dei figli adolescenti con disabilit�; - il rapporto di coppia e la crisi coniugale; - il vissuto della famiglia con il mondo esterno; - problematiche supplementari di una famiglia con uno o pi� figli disabili; - aspetti critici del vissuto dei fratelli di persone disabili; - da bambino ad adulto: un cambiamento di prospettiva, perch� educare all'autonomia; - il sostegno alle attivit� di caregiver. Pertanto gli incontri di gruppo sono stati cos� attuati: 1� incontro: - conoscenza del gruppo dei partecipanti al Progetto; - presentazione del Progetto ai partecipanti; - analisi dei bisogni; - individuazione proposte di lavoro; - somministrazione consenso informato e raccolta dati; - seminario sull'argomento: "Genitori... quando essere genitori � difficile, che cos'� la genitorialit�"; - visione film-documentario di Alberto Fasulo: "Genitori"; - individuazione dell'argomento da trattare nel prossimo incontro. 2� incontro: - seminario sull'argomento scelto durante il primo incontro: "La famiglia come base sicura, il rapporto tra i fratelli e il figlio disabile"; - visione video: Sibling - Fratelli nella disabilit�; - individuazione dell'argomento da trattare nel prossimo incontro. 3� incontro: - seminario sull'argomento scelto durante il secondo incontro: "Le fasi del ciclo vitale familiare e il "dopo di noi""; - visione video: Legge sul Dopo di noi; - somministrazione del questionario di gradimento. I temi trattati sono stati presentati anche attraverso slides e proiettati in sede. Le tecniche utilizzate sono state il dibattito libero, il circle time, il problem solving, e infine si � cercato di realizzare un clima positivo tra i genitori finalizzato a favorire il reciproco scambio di sostegno e solidariet� nel gruppo per affrontare i momenti di difficolt� della vita e del cambiamento rispetto alla crescita del proprio figlio e dell'intero nucleo familiare. Inoltre, � stata sostenuta la famiglia ed i suoi componenti a ritrovare un giusto equilibrio attraverso tecniche proprie del sostegno psicologico. Durante gli incontri di gruppo sono state somministrate schede e questionari di valutazione finalizzati a determinare il feedback circa l'utilit� del Progetto. Dall'analisi dei dati raccolti su 29 famiglie, di cui alcune hanno partecipato solo ad un progetto e altre ad entrambi i progetti, � emerso quanto segue. Alla domanda n. 1 � stato chiesto alle coppie genitoriali se il corso fosse stato utile. Il 75% delle famiglie ha risposto che il corso � stato ottimo, mentre il 12.5% ritiene che il corso � stato sia discreto che sufficiente, mentre nessuna famiglia ha risposto poco o nulla. Alla domanda n. 2 invece, � stato chiesto ai partecipanti se la preparazione delle formatrici fosse adeguata alle aspettative. Per il 75% delle famiglie, si registra che la preparazione delle formatrici � da ritenersi ottima, mentre per il 25% discreta. Inoltre, alla domanda n. 3 alle coppie genitoriali � stato chiesto se gli incontri di gruppo svolti durante il Progetto fossero stati utili. Il 75% ha risposto positivamente e nello specifico che gli incontri di gruppo svolti sono stati di ottima qualit�; mentre il 25% delle famiglie ha risposto discreto. Inoltre, alla domanda n. 4 in cui si chiedeva se le consulenze familiari ricevute durante il Progetto fossero state utili, il 75% delle coppie genitoriali ha risposto che sono state ottime e il restante 25% ha risposto discreto. Mentre, alla domanda n. 5 � stato chiesto alle famiglie se gli argomenti sono stati esposti in modo chiaro. Il 75% delle famiglie ha risposto positivamente alla chiarezza nell'esposizione degli argomenti da parte delle formatrici, attribuendo un valore pari a ottimo, mentre il 25% di coppie genitoriali ha asserito che l'esposizione � stata discreta. Infine alla domanda n. 6 � stato chiesto se il tempo dedicato ad ogni argomento fosse stato sufficiente rispetto agli obiettivi da raggiungere, il 50% delle famiglie ha asserito che il tempo dedicato era ottimo, il 37,5% discreto e il 12.5% sufficiente. Dai dati raccolti si evince che le attivit� svolte durante il Progetto "Consulenze psicologiche per il sostegno alla genitorialit�" svolto presso le sedi UICI e CCT di Foggia, hanno favorito atteggiamenti positivi in tutti i partecipanti, stimolando e attivando capacit� e risorse per il raggiungimento di un benessere globale. I colloqui individuali/di coppia sono stati utili per riconoscere, mentalizzare, esprimere ed elaborare emozioni troppo spesso negate e per lavorare su dinamiche relazionali riguardanti la coppia genitoriale ma anche la coppia coniugale molto spesso messa a tacere da un ruolo genitoriale eccessivamente investito di responsabilit� soprattutto nei confronti del figlio portatore della disabilit�. Anche i colloqui domiciliari hanno permesso, in alcuni casi, di ovviare alle difficolt� legate all'accesso ai luoghi proposti per gli incontri e favorendo una maggiore disponibilit� agli incontri. Gli incontri di gruppo hanno dato vita ad un gruppo che sin dal primo momento si � mostrato accogliente. Tale condizione ha posto le basi per un lavoro di confronto e di rassicurazione che ha permesso a tutti di affidare all'altro recondite emozioni e poter mettere in discussione rigidi schemi. Il lavoro di gruppo � stato utile per consentire ai membri di esprimere proprie esigenze, probabilmente mai espresse, di comprendere di non essere soli nelle loro difficolt� ritrovando nell'altro una persona che, nonostante abbia situazioni familiari simili, utilizzi strategie diverse dalle proprie per affrontare difficolt� emotive, relazionali e concrete. Dall'incontro con queste famiglie si evince che, per tutti, l'arrivo di un figlio disabile ha rappresentato un momento di stress, che inevitabilmente si � riversato su tutti i componenti della famiglia; il non aver ricevuto sin dal momento della diagnosi un supporto psicologico non gli ha consentito di poter elaborare i propri vissuti e di potersi riorganizzare, molti si sono sentiti soli e abbandonati dai propri cari, cos� come dalle istituzioni e il poter avere uno spazio di confronto favorito dal presente Progetto gli ha consentito di non sentirsi pi� soli, di sentirsi sostenuti e rinforzati guardandosi con occhi diversi. Se fino a quel momento lo spazio di vita era occupato, in via quasi del tutto esclusiva, dall'esigenza di accogliere il figlio ritenuto maggiormente bisognoso, il Progetto ha creato la possibilit� per i genitori di concedersi uno spazio per s�, in cui ritrovarsi con i propri bisogni ed i propri desideri, uno spazio con il partner in cui ritrovare un'intimit� di coppia, in molti casi lontana da tempo, ed uno spazio di accoglienza e di riconoscimento verso i bisogni ed i desideri degli altri figli, spesso resi adulti troppo presto. Il poter riflettere in gruppo su un tema difficile e doloroso quale il "dopo di noi" li ha resi pi� propositivi e meno sfiduciati verso il futuro. Percorsi significativi sono stati svolti anche da genitori separati, che hanno trovato in questo Progetto una mediazione per una genitorialit� pi� sana. Il feedback finale � stato positivo da parte di tutti i membri aderenti all'iniziativa e molti di loro, inizialmente scettici, si sono ricreduti, diventando a loro volta portatori di un'esperienza favorevole. La rinnovata partecipazione di vecchi partecipanti del precedente progetto (2016-2017) ha confermato l'utilit� di questi incontri, nuovi partecipanti hanno rimandato il loro entusiasmo a riguardo, testimoniando come il confronto con altri genitori e con specialisti abbia dato loro strumenti emotivi utili per affrontare con una visione diversa la loro quotidianit�. In conclusione, possiamo affermare il riscontro estremamente positivo dell'azione attivata, confortati dai dati raccolti. L'esperienza di condivisione si � rivelata ricca ed in grado di accrescere il bagaglio di competenze dei partecipanti. Ancor pi� importante � stato l'apporto relazionale ed umano che ha reso il Progetto significativo dal punto di vista psicologico: esso infatti ha rappresentato un ponte fra le esperienze di tutti, consentendo di creare un'uscita dalla solitudine, condizione in cui si generano le principali patologie e disfunzioni psicologiche. Restituire la sofferenza e le difficolt�, nell'affrontare un compito tanto complesso quanto quello della genitorialit� e della cura della disabilit� visiva, ad un contesto di solidariet� e vicinanza umane pu� essere considerato il risultato migliore. Questi incontri hanno rappresentato un seme che � stato piantato, in un terreno arido ma ricettivo. Alcuni genitori hanno verbalizzato la possibilit� di proseguire, altri diffonderanno in maniera positiva e utile la loro esperienza, rendendo pienamente generativo il loro apprendimento, nella speranza di raggiungere sempre pi� persone e famiglie. Beatrice Ferrazzano (Tiflologa, responsabile del Centro di Consulenza Tiflodidattica di Foggia, Federazione Nazionale Istituzioni pro Ciechi) Adalgisa Nicastro (Psicologa e psicoterapeuta, UICI Foggia) Rita Pacillo (Psicologa e psicoterapeuta, UICI Foggia) Antonio Calamo Specchia (Psicologo e psicoterapeuta, Coordinatore Puglia e Basilicata del Progetto "Stessa strada per crescere insieme") Tifloinformatica A spasso col tifloinformatico: un operatore complementare al tiflologo, di Giovan Battista Rossi (pagg. 13-19) - La figura del tifloinformatico, con le sue competenze e le sue metodologie, � fondamentale nel percorso di inclusione scolastica. - Parte prima Introduzione La legge per l'inclusione scolastica della Regione Lombardia, la DGR 6832 del 2017 (e successive modifiche con DGR 46�2018 e DGR 1682�2019) introduce e norma un servizio di inclusione scolastica per alunni con disabilit� sensoriale che prevede, per i soggetti con minorazione visiva, il supporto di due figure professionali: il tiflologo e l'assistente alla comunicazione. Nelle linee guida dell'ultima DGR vengono precisate anche le relative mansioni. Ma nulla viene detto rispetto alla figura del tifloinformatico, parola che ricorre una sola volta, in forma di aggettivo, nell'elenco delle funzioni del tiflologo: "introduce e sviluppa il percorso formativo dello studente in ambiente tecnologico (tifloinformatica) per i diversi gradi della scuola...". Questo lascia supporre ai non addetti che sia il tiflologo stesso, figura professionale con specializzazione tiflo-pedagogica, a fornire la consulenza informatica specifica per non vedenti. E qui sorge la domanda: un tiflologo pu� svolgere adeguatamente la funzione di un tifloinformatico? Generalmente, no, data la sua preparazione prettamente psico-pedagogica. Salvo i casi in cui ci sia stata una formazione ad hoc. In realt�, i primi passi dell'alunno sul percorso formativo informatico (solitamente in classe seconda/terza Primaria) potrebbero essere condotti anche da un tiflologo che abbia opportuna esperienza della materia: percorso tastiera, primi tasti rapidi, sintesi vocale, ingrandimenti. La presenza del tifloinformatico comincia ad essere indispensabile tra la fine della scuola primaria e l'inizio della Scuola Secondaria di I grado. � qui che solitamente avviene il "passaggio di testimone" con il tiflologo. Ovvero, le ore di consulenza tifloinformatica diventano preponderanti rispetto a quelle di tiflodidattica. Nella scuola secondaria, sul percorso di autonomia dell'alunno disabile visivo, il lavoro del tifloinformatico diventa importante quasi quanto lo � stato quello del tiflologo nella scuola dell'infanzia e primaria. Infatti, acquisite le autonomie previste dalle fasi educative precedenti, per lo studente non vedente delle scuole superiori "autonomia nello studio" (In generale, le tre categorie nelle quali si raggruppano le autonomie sono: l'autonomia personale, autonomia nel movimento e autonomia nello studio e nel lavoro. Ovvero, per l'alunno, lo studio delle discipline scolastiche!) significa soprattutto alta conoscenza del computer e di tutte le sue applicazioni per la didattica. Se l'importanza dell'intervento del tiflologo nei primi 10 anni di vita � ormai accademia, meno nota �, invece, quella del tifloinformatico negli anni che seguono. Ciascuno dei due ha una funzione specifica sull'arco dell'et� evolutiva del soggetto non vedente. Quanto segue ha solo uno scopo informativo e non intende determinare chi sia pi� importante fra i due tiflo-operatori: sarebbe come voler discernere se nella vita scolastica di un alunno sia pi� importante la maestra della scuola primaria o l'insegnante delle superiori! Rimane il fatto che, anche nell'ambiente degli enti specializzati, il profilo e la funzione del tifloinformatico sono scarsamente conosciuti. Le competenze dell'esperto tifloinformatico Il tifloinformatico � uno specialista con formazione tecnica, esperto di strumentazione informatica specifica e di corretta applicazione nella didattica al fine di favorire l'inclusione scolastica dell'alunno disabile visivo. Egli propone all'alunno momenti formativi personalizzati, lungo un percorso formativo pluriennale, per renderlo autonomo nella gestione dei testi scolastici, nello studio e nella comunicazione. Opera, di fatto, per l'acquisizione di competenze metacognitive. "Prescrive" quegli strumenti hardware e software che permettono di dare accesso autonomo all'informazione digitale, in particolare: testi scolastici digitali, files di appunti, presentazioni, software didattici, dizionari, siti web, ecc. Naturalmente, la prescrizione vera e propria degli strumenti tiflotecnici e afferenti spetta ai medici, coadiuvati possibilmente da un ortottista. Ma essi, nelle loro competenze, non hanno quella dell'applicazione degli strumenti nella didattica. In effetti, � il tifloinformatico la figura pi� competente per indicare la tipologia e le caratteristiche tecniche dell'ausilio necessario, funzionale agli apprendimenti dell'alunno. Oltre a consigliare la scelta degli strumenti egli ha le competenze per mostrare come applicarli adeguatamente nello studio delle varie materie, nella gestione delle simbologie pi� complesse che si incontrano avanzando negli studi. Competenze di cui l'alunno necessita per essere incluso nel contesto classe senza troppe frapposizioni degli insegnanti di supporto con il resto della classe. Per favorire questa autonomia operativa, il tifloinformatico deve saper dialogare con la scuola e suggerire agli insegnanti quelle "buone pratiche" per far s� che i loro strumenti e la loro didattica siano compatibili con le possibilit� comunicative dell'alunno (rimuovendo, in primis, problemi di non accessibilit� o difformit� dei formati digitali utilizzati). Il tifloinformatico � colui che indica la strumentazione adeguata alle necessit� dell'alunno ma anche il momento opportuno per inserirla. Evitando errori che comprometterebbero le sue possibilit� operative oltre che causare spreco di denaro pubblico. Un errore comunemente commesso da tifloinformatici improvvisati (o da rivenditori del settore) � quello di spingere la scuola o la famiglia a dotarsi di una postazione di lavoro completa di ogni possibile ausilio. Postazione che poi sar� parzialmente inutilizzata perch� l'alunno non possiede ancora le competenze ma neppure la motivazione per utilizzarla. La scelta degli strumenti di lavoro � una responsabilit� che grava quasi sempre sul tifloinformatico ma deve essere condivisa con il tiflologo, i genitori, la scuola e con l'alunno. La dotazione strumentale da utilizzare a casa e a scuola pu� essere molto varia e influenzata da diversi fattori, a volte anche economici. Per esempio, si pu� avere un solo computer notebook con display Braille, che viene portato a scuola tutti i giorni, oppure due postazioni con due display Braille. Per l'alunno ipovedente, si pu� avere un solo computer portatile con schermo grande oppure una postazione pi� ergonomica con un portatile collegato a tastiera esterna e schermo grande, regolabile in altezza e distanza. Oppure, computer portatile a scuola e fisso a casa, computer a scuola e tablet a casa, ecc. Le soluzioni possibili sono tantissime e il tifloinformatico deve orientare la scelta dei computer e degli ausili specifici, tenendo conto delle attitudini dello studente. Per una scelta ottimale dell'ausilio la prassi � quella di far provare direttamente all'alunno le varie tipologie esistenti: non esiste una postazione informatica che vada bene per tutti! La competenza pi� importante del tifloinformatico � la conoscenza di tutti quei software che permettono di applicare il computer ad un numero molto ampio di materie curricolari. Ad esempio, la conoscenza di software per la matematica, per il greco antico, per la geometria, per i libri digitali, per gli audiolibri mp3 e DAISY, per i dizionari digitali, ecc. Fermarsi all'uso del computer solo per la funzione di lettura e scrittura di testi, sarebbe molto limitante per l'autonomia nello studio. Dando per scontata, visto il suffisso "tiflo", la buona conoscenza della scienza tiflologica, in sintesi, il bagaglio professionale del tifloinformatico deve prevedere: 1. una formazione tecnico-informatica (ITC); 2. una diffusa conoscenza degli strumenti informatici specifici per la disabilit� visiva; 3. una buona conoscenza del sistema scolastico e dei curricoli dei diversi cicli scolastici e ordini di scuola. Con questi prerequisiti, il tifloinformatico agisce su due fronti: a) progetta e propone un percorso formativo adeguato alle esigenze dell'alunno con disabilit� visiva, che preveda l'inserimento graduale degli strumenti informatici nell'attivit� didattica; b) interviene nel contesto scolastico per indicare agli insegnanti una modalit� di lavoro inclusiva, che sfrutti al meglio la tecnologia presente in classe e/o sul banco dell'alunno non vedente. Ecco perch� il tifloinformatico non deve mai essere chiamato "il tecnico del computer", come spesso sbrigativamente si usa fare. Come il tiflologo, egli � uno specialista che persegue l'inclusione scolastica applicando per� strumenti di lavoro diversi da quelli classici. Il tifloinformatico che possiede buone basi di tiflopedagogia pu� anche essere l'operatore principale della consulenza specialistica nella Scuola Secondaria, soprattutto quella di secondo grado, qualora l'alunno con minorazione visiva abbia alle spalle un percorso cognitivo adeguato. Certo la presenza del tiflologo nel servizio di consulenza tiflopedagogica non si esaurisce. Egli conosce l'alunno nei suoi aspetti pi� importanti (psicologici, cognitivi, socio-relazionali, sensoriali, ecc.) fin dai primi anni di scuola e, nell'et� adolescenziale, pu� aiutare la famiglia e il contesto scolastico nelle innumerevoli problematiche e scelte che si presentino. Il contesto scolastico e la classe digitale Dopo aver affrontato la LIM e le interfacce touch-screen, oggi la nuova sfida del tifloinformatico � far comprendere agli insegnanti la potenzialit� inclusiva della Classe Digitale e delle piattaforme didattiche (ad esempio, Google Classroom, We School, Edmodo, ecc.). Innumerevoli situazioni dimostrano che, l� dove la scuola utilizza diffusamente gli strumenti digitali, si trova il contesto pi� favorevole all'inclusione degli alunni disabili visivi informatizzati. Secondo il Piano Nazionale Scuola Digitale, la classe digitale � un ambiente scolastico in cui vengono utilizzate le TIC (Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione) a fini didattici e comunicativi, con l'obiettivo di produrre conoscenze e acquisire competenze trasversali. Nella classe digitale si utilizzano notebook, tablet, LIM, software, Internet e piattaforme online (registro elettronico, piattaforme delle case editrici, ecc.). Per ragioni che qui non � il caso di elencare, a seguito del progetto nazionale Generazione Web (anno 2012 circa), sono pochissimi gli istituti scolastici che hanno consolidato l'esperienza della Classe Digitale e ne hanno sfruttato le potenzialit�. Questa amara constatazione � frutto di una esperienza pluridecennale di attivit� in decine di scuole di ogni ordine e grado. Invece, la classe digitale sarebbe l'ambiente di lavoro ideale e pi� favorevole per l'inclusione di ragazzi con minorazione visiva. Anche l'avvento della LIM, ormai da tutti conosciuta e largamente diffusa nelle aule di ogni ordine scolastico, era stato problematico. In principio, essendo uno strumento prettamente visivo, molti hanno temuto che potesse essere un elemento di emarginazione per gli alunni con minorazione visiva. In realt�, utilizzata nel modo appropriato, si � dimostrata uno strumento positivo per l'inclusione scolastica. Alcuni esempi: - il materiale digitale che l'insegnante utilizza sulla LIM, se di formato opportuno, pu� essere fruibile in tempo reale da tutti; - le lezioni svolte in aula possono essere memorizzate sulla cartella della classe, inclusa l'eventuale registrazione audio, e rese disponibili anche per lo studio a casa; - la presenza della LIM incentiva gli insegnanti di classe a passare ad una organizzazione digitale del loro materiale didattico, ulteriore possibilit� di comunicazione diretta con l'alunno informatizzato, anche fuori dall'orario scolastico. Al giorno d'oggi i docenti fanno largo uso di materiale estemporaneo, parallelamente ai libri di testo. Se tutti loro utilizzassero strumenti e documenti digitali, gran parte del lavoro di digitalizzazione svolto dagli insegnanti di supporto sarebbe gi� fatto. Si tratterebbe solo di conoscere ed utilizzare i formati digitali pi� opportuni per le diverse esigenze dello studente. LIM, registro elettronico, piattaforme didattiche, sono strumenti che il tifloinformatico conosce e propone di utilizzare perch� agevolano la comunicazione tra insegnanti e studenti, all'interno e all'esterno degli istituti scolastici. Utilizzando la piattaforma didattica gli insegnanti possono condividere informazioni, compiti, domande, comunicazioni, ecc. Tutti gli studenti possono visualizzare i compiti e i materiali utilizzati o prodotti in classe, se opportunamente archiviati sul Cloud. Anche gli studenti possono condividere le risorse tra loro. La situazione delle Classi Digitali rilevata da chi opera nelle scuole della Lombardia non � confortante: nella scuola secondaria di I grado sono praticamente inesistenti mentre in quella di secondo grado se ne contano pochissime. Ci sono invece tante classi "parzialmente digitali", ovvero classi dove � presente almeno una LIM, e questo rappresenta gi� una buona base di partenza. L� dove sono presenti alunni disabili visivi il tifloinformatico dovrebbe agire e convincere il consiglio di classe ad adottare una piattaforma didattica (Google Classroom o analoga). Ma per fare questo egli deve anche avere buona conoscenza della piattaforma stessa, per far fronte a tutte le richieste di informazioni e di supporto che arriveranno a seguito della sua proposta. Come si evince, per la tipologia di strumenti che propone, il tifloinformatico � obbligato ad un aggiornamento professionale continuo, come nessun altro operatore deve esserlo. Mentre la strumentazione tiflotecnica tradizionale - la tavoletta Braille, la dattilobraille, il materiale didattico tattile, il materiale didattico per ipovedenti, ecc. - sono una realt� consolidata, gli strumenti informatici cambiano quotidianamente. Un consulente tifloinformatico per l'inclusione scolastica deve conoscere le novit� nel campo della strumentazione informatica standard ma anche specifica per non vedenti. Inoltre, egli deve conoscere anche gli strumenti informatici e l'innovazione tecnologica che si avvicenda nella didattica. L'aggiornamento professionale rappresenta quindi una percentuale di lavoro significativa, nell'attivit� di un tifloinformatico. E un obbligo. Anche perch� non sono molti i centri di consulenza a cui appoggiarsi, dove si svolga ricerca e sperimentazione ad hoc sugli innumerevoli strumenti tecnologici che appaiono sul mercato, ai fini di una loro applicazione nella didattica. Giovan Battista Rossi (Servizio di Consulenza Informatica per l'integrazione scolastica Istituto dei Ciechi di Milano) Storia della tiflologia Ritratti della cecit�: immagini ottocentesche della lettura tattile (Tratto da: Disability Studies Quarterly, vol. 38 (2018), n. 3. Disability Studies Quarterly viene pubblicata da Ohio State University Libraries in collaborazione con la Society for Disability Studies sotto licenza CC BY-NC-ND 4.0: http://dsq-sds.org. Traduzione di Francesco Giacanelli. Si ringrazia la prof.ssa Heather Tilley per aver dato il permesso di effettuare questa traduzione), di Heather Tilley (pagg. 20-38) - Attraverso l'analisi di immagini di ciechi viene ricostruita la visione della cecit� nell'Ottocento e discussi i paradigmi rappresentativi. - Nella ritrattistica ottocentesca, la cecit� � stata rappresentata in modi diversificati, dovuti all'interazione tra artisti, committenti e modelli non vedenti. Il coinvolgimento dei ciechi nelle forme compositive e nelle modalit� di circolazione del loro aspetto ha creato nuove possibilit� di osservare l'esperienza della cecit�. In questo articolo, intendo mostrare come i ciechi sono stati rappresentati ed attivamente usati nei media visivi per promuovere immagini positive dell'esperienza della cecit�, come correttivi della immagine stereotipata del cieco ignorante, povero e mendicante. Significativamente, questo ha coinciso con sviluppi importanti nell'educazione dei ciechi, che hanno fatto perno sullo sviluppo dei sistemi a rilievo per l'accesso alla scrittura attraverso il tatto dal 1820 in poi. Infatti, tutte le immagini che ho raccolto in questo saggio mostrano o riconoscono questo nuovo modo di accedere alla conoscenza. Leggere con il tatto divent� un simbolo generalizzato delle varie iniziative e avanzamenti nell'educazione che sono stati celebrati dai portavoce vedenti e non vedenti, per il modo in cui essi aprirono il potenziale sociale, culturale e spirituale delle comunit� dei ciechi. Le rappresentazioni della cecit� prima del diciannovesimo secolo erano guidate dal posto che essa aveva nella narrativa mitica e biblica, o dall'immagine del cieco mendicante (pertanto collegando la cecit� alla povert�). (Per una approfondita discussione delle modalit� di discussione della rappresentazione dei ciechi prima del diciannovesimo secolo, vedere Barasch 115-48. Per una discussione delle modalit� in cui la cecit� ha influenzato l'estetica occidentale dal Rinascimento al periodo contemporaneo vedere Mirzoeff 37-57). La cecit� era spesso soggetta ad uno sguardo preoccupato da parte di artisti e scrittori, che si chiedevano in che modo la perdita della visione avrebbe significato una diminuzione della propria posizione culturale e sociale. Segnatamente per la mia illustrazione, la figura popolare del cieco mendicante veniva sempre di pi� rappresentata con un cartello con l'iscrizione "cieco" dal tardo diciassettesimo secolo in poi, una cosa che ricordava certamente la cecit� del soggetto, ma anche, in una societ� sempre pi� alfabetizzata, ironicamente il fatto che queste persone non potessero partecipare ad una economia basata sulla visione e sulla stampa. Questo � esemplificato da una stampa dei primi dell'Ottocento di John Thomas Smith di un cieco che vende poesie da mezzo penny. [Fig. 1 con la seguente didascalia: John Thomas Smith, "Un mendicante cieco vende "sonetti d'amore" per guadagnare qualche moneta con un giovane ragazzo". Stampa, 1816. Credit: Wellcome Collection]. Una stampa, in bianco e nero, mostra un vecchio con un cappotto lungo e di colore chiaro, con i capelli bianchi e una barba, seduto a ridosso di un muro, con una cesta di fogli stampati. I suoi occhi sono chiusi e abbassati. Un cartello appeso al collo recita "Abbi piet� del cieco". Un ragazzo di circa quattordici anni siede dietro di lui sulla destra e guarda nella sua direzione. Egli indossa una richiesta scritta di assistenza e carit� ("Abbi piet� del cieco"), e fa affidamento per il suo magro guadagno sulla vendita di testi stampati, che lui stesso presumibilmente non pu� leggere (Smith). La stampa a rilievo, introdotta in Inghilterra qualche decennio dopo la stampa di Smith, offr� una opportunit� alternativa per i ciechi di partecipare in maniera pi� diretta ad una economia testuale. Mentre la rappresentazione del cieco come mendicante ha continuato per un certo tempo nella cultura ottocentesca, in questo saggio cerco di identificare relazioni culturali pi� positive tra cecit� ed istruzione. (Ad es. il famoso dipinto di John Everett Millais di una ragazza cieca mendicante, La ragazza cieca (1856), la mostra con un cartello attorno al collo con la scritta "cieca"). Le comunit� dei ciechi fecero leva sull'interesse del pubblico per la lettura tattile per determinare una iconografia correttiva, definita dall'istruzione e dal lavoro. L'interesse ottocentesco per il tatto deve essere visto in una rielaborazione delle gerarchie sensoriali, laddove i filosofi, gli scienziati e gli psicologi promossero il tatto al ruolo di senso informativo. (Per una discussione sul ruolo del tatto nell'Ottocento vedere Parisi, e anche Tilley 2014). Questo cambiamento � rilevabile nelle immagini che ho preso in considerazione, che tendono a ritrarre ci� che un cieco pu� fare, piuttosto che le sue mancanze, e perci� a rendere pi� complesso ci� che costituisce un handicap sensoriale e in relazione a ci� una disabilit� (Tilley e Olsen). Come io e altri, incluso Vanessa Warne, abbiamo discusso altrove, il discorso sulla lettura tattile era inoltre contraddittorio e certamente, nella prima parte del secolo, i pregiudizi visivi hanno continuato a dare forma all'alfabeto a rilievo, quantomeno al livello progettuale; mentre le preoccupazioni riguardo la natura della cecit� hanno continuato a impedire una maggiore espansione del materiale educativo (Warne 56; Tilley, "The Sentimental Touch" 232-33). Questi dibattiti sono indicativi di ci� che negli studi sulla disabilit� (disability studies) � stato descritto come il privilegio oculocentrico della cultura moderna: cio� il privilegiare la visione come la modalit� dominante della conoscenza (Garland-Thomson 25). (Per una discussione sulla "tipologia terminologica della disabilit� visiva" e sull'effetto dell'oculocentrismo, vedere Bolt, The Metanarrative 17-22. Per una discussione centrata sulla funzione dell'oculocentrismo nella cultura del diciannovesimo secolo, si pu� vedere Bolt "Aesthetic Blindness" 94). Certamente, esiste una tensione all'interno delle immagini che introduco, le quali utilizzano una modalit� visuale per comunicare ad un'ampia platea di persone vedenti i modi in cui le persone cieche imparano con il tatto. La mia esposizione � strutturata attorno ai ritratti commissionati a livello istituzionale e a livello individuale: questo mi permette di distinguere le intenzionalit� programmatiche che hanno determinato quelle rappresentazioni e perci� indagare maggiormente queste tensioni. In ogni caso, io enfatizzo l'azione multiforme di questi ritratti e considero - riprendendo Sharon L. Snyder - come siano "espressioni di disabilit�" che "alterano le direzioni chiave delle possibilit� figurative" (173). In particolare, i ritratti dimostrano lo stato multisensoriale delle immagini, avvertendoci di una estetica ottocentesca determinata dal tatto cos� come dalla visione. (Per una discussione dei modi in cui gli storici della cultura, come Cal� e di Bello, hanno criticato la visione della cultura ottocentesca come oculocentrica (in particolare Crary), vedere Tilley, Blindness and Writing, 34-35). Nella parte finale della mia discussione, ritorner� alla teoria della cultura sensoriale per sviluppare una lettura pi� sfumata del materiale e delle funzioni sensoriali di queste immagini come oggetti, i quali sono stati manipolati, scambiati e posseduti da persone vedenti e non vedenti, con effetti diversi dovuti ai differenti mezzi di stampa, fotografia e pittura. Ritengo che occuparsi dell'esperienza e della rappresentazione tattile nella circolazione delle immagini visive di persone cieche pu� segnalare una contemplazione partecipativa, nella quale il cieco � creativamente - piuttosto che criticamente - coinvolto (Cal� e di Bello 4). (Cal� e di Bello usano questo termine per descrivere pratiche incluse, piuttosto che semplicemente visive, di interazione con materiale culturale all'interno del pubblico ottocentesco, come parte del loro sforzo di critica alla visione dominante di quel periodo (per esempio Crary). � in questo senso che io impiego il termine, anche se c'� una certa sovrapposizione con l'uso fatto da Rosemarie Garland-Thomson del termine "contemplazione" (beholding) nella sua considerazione se sia "etico" contemplare il soggetto con disabilit�. Contemplare, ritiene Garland-Thomas, permette a chi contempla di "vivificare l'empatia umana attraverso la generazione di una testimonianza visiva" (185-96, 188), suggerendo che l'atto di guardare genera a sua volta effetti empatici in colui che guarda). Ritratti istituzionali della cecit�: conformarsi alla modalit� visuale Le immagini seguenti esemplificano la pratica di usare la ritrattistica per promuovere il lavoro delle istituzioni dedicate alla cura ed alla formazione dei ciechi, e mettono in evidenza il complesso e contraddittorio programma che contraddistingue la rappresentazione dei ciechi che leggono con il tatto. Mentre questa maniera di ritrarre sottolinea questioni etiche riguardanti il potenziale sfruttamento dei modelli al servizio dei programmi istituzionali (inclusa la ricerca di fondi), spesso consolidando narrative discirminatorie, tuttavia assegna un certo status alla comunit� dei non vedenti con il descrivere i suoi appartenenti come intellettuali, attivi ed indipendenti. [Fig. 2 con la seguente didascalia: Ritratto di Oliver Caswell e Laura Bridgman che leggono lettere a rilievo da un libro. Litografia di W. Sharp, secondo Alanson Fischer. Credit: Wellcome Collection]. Una litografia in bianco e nero mostra due giovani ciechi: sulla sinistra un ragazzo di circa quattordici anni e in piedi sulla destra accanto a lui una ragazza di circa sedici anni. Entrambi sono in un interno: alle spalle della ragazza sulla destra c'� una finestra aperta, con del fogliame d'albero appena visibile dietro la cornice della finestra. Di fronte a lei sulla destra c'� un tavolo, sul quale � posato un grosso libro ed un foglio di carta con alcune scritture: un righello si trova al di sotto dell'ultima linea di scrittura. Il ragazzo e la ragazza sono uno di fronte all'altra e leggermente appoggiati tra loro. Il ragazzo indossa un vestito a maniche lunghe con un colletto bianco ed una cravatta scura. I suoi occhi sono chiusi. La ragazza indossa un vestito scuro a maniche lunghe, con un grosso colletto bianco. I suoi occhi sono coperti da occhiali scuri. Insieme reggono un libro: la mano destra della ragazza � posata sulla mano destra del ragazzo, la quale � a sua volta posata sul libro, con le dita allungate a toccare la carta. Sotto la litografia i nomi Oliver Caswell e Laura Bridgman in una scrittura di forma quadrata in corsivo romano. La figura 2 mostra Laura Bridgman e Oliver Caswell, due allievi della Perkins Institution for the Blind di Boston, che era diretta dal carismatico e vedente Samuel Gridley Howe. La Bridgman � stata probabilmente l'eroina nella storia della cecit� e dell'istruzione nella met� dell'Ottocento, come hanno dimostrato importanti studi di Elisabeth Gitter e Karen Bourrier, ed � famosa per aver imparato un linguaggio basato su segni arbitrari. Celebrata da Howe, riscosse fama internazionale in seguito al suo incontro con Charles Dickens, mentre questi faceva un viaggio in America nel 1842, pubblicato nell'American Notes for General Circulation (33-71). Il tatto � chiaramente rappresentato nel ritratto e l'intelligenza tattile di entrambe le figure enfatizzata. La litografia stessa ha un senso di cerea rotondit�, in cui la carnagione e le dita hanno quasi una qualit� tridimensionale, corrispondente alla soggettivit� aptica di Laura Bridgman. In ogni modo, come ho scritto altrove, Howe ha continuato a promuovere nella met� dell'Ottocento, un sistema di lettura e scrittura basato sull'alfabeto latino, che era pi� leggibile dagli istruttori vedenti dell'Istituto; e questo stranamente in contrasto con i progressi raggiunti dall'Istituto stesso (Tilley, "The Sentimental Touch" 226-227, 230-233). Questo contrasto � presente nell'immagine: in basso infatti le firme di Caswell e Bridgman sono realizzate nella grafia squadrata che gli allievi della Perkins dovevano imparare e che era conforme alla pratica di insegnamento dei vedenti. (Probabilmente le firme di Bridgman e Caswell sono state inserite per mostrare la loro abilit� nella scrittura oltrech� nella lettura). La presenza delle firme ci indica in primo luogo che la preoccupazione di Howe fosse quella che gli studenti imparassero un sistema basato sull'alfabeto latino piuttosto che uno di quei sistemi alfabetici arbitrari in circolazione, certamente pi� adatti al tatto, ma illeggibili per gli insegnanti vedenti. In secondo luogo, ci mostra che Howe voleva che gli studenti fossero in grado di scrivere i loro propri testi in un formato a rilievo, facilitando la comunicazione tra loro. In particolare, la presenza delle loro firme in questo formato suggerisce che il loro status di persone istruite fosse conforme ad un pubblico di vedenti di cui si stimolava l'ammirazione. La scritta aggiunta a matita alla stampa nella collezione Wellcome ("Lady Ingliss, with Mrs Howe's [moglie del direttore della Perkins, Samuel Gridley Howe] kind regards") suggerisce che la stampa era un regalo ad un potenziale benefattore. La scritta indica anche la funzione ideologica che la stampa doveva avere, quale immagine visiva dei risultati raggiunti dal Perkins Institute. Convoglia una pi� raffinata versione della lettura di strada, fatta dal mendicante cieco, una pratica che univa, secondo Warne, "l'istruzione del cieco con la povert� e la carit�, e dunque rendendolo lontano dalle pratiche di lettura dei vedenti" (59). Presentando la lettura del cieco con uno spettacolo, sia la lettura di strada sia l'immagine di un cieco che legge nella scuola approfittano della eccezionalit� della lettura tattile per ottenere un guadagno personale o un finanziamento caritativo (58-59). Questa immagine pertanto solleva un interrogativo etico che riguarda il come singoli individui - in tal caso Laura Bridgman - vengono scelti per promuovere i programmi di educatori vedenti. Mentre Warne si concentra sulle immagini della lettura tattile come rinforzo del legame tra cecit� e povert�, la figura 3 � una immagine istituzionale che aiuta a riorientare la relazione tra cecit�, istruzione e abilit� (Warne 58-61). [Fig. 3 con la seguente didascalia: Stampatore ignoto secondo Hubbard, Work-School for the Blind, Euston Road. Incisione (pubblicata in Illustrated London News, 24 aprile 1858). Credit: Chronicle/Alamy Stock Photo]. Una stampa in bianco e nero di un ritratto di gruppo, che mostra una scena di lavoro e istruzione: due donne e due uomini sono seduti attorno ad un tavolo a realizzare spazzole e a far funzionare una macchina; tre uomini sono seduti sul pavimento di fronte al tavolo occupati a realizzare ceste e bastoni, uno di loro legge un volume in rilievo. Un uomo � in piedi presso la porta, carico di oggetti fatti a mano, sul punto di uscire per vendere alcuni di quelli realizzati dal gruppo. Tutti quelli che stanno seduti indossano vestiti vittoriani: gli uomini pesanti cappotti sopra delle camicie e le donne lunghi vestiti neri. Il muro alle spalle del tavolo � decorato con tre pannelli, di cui uno sembra una pittura, e con un oggetto rettangolare intrecciato. Una didascalia stampata alla base dell'immagine recita: "Work-School for the Blind, Euston-Road". Questo ritratto di gruppo rappresenta alcuni lavoratori ciechi di un laboratorio dell'Association For Promoting the General Welfare of the Blind, creato e gestito nel 1850 da due ciechi, Elizabeth Gilbert e William Hanks Levy. Il ritratto originale, dipinto da un artista di nome Hubbard, era stato commissionato nel 1858, quindi inciso e pubblicato per un resoconto del laboratorio nell'Illustrated London News nel 1858. Questo ritratto enfatizza l'importanza della lettura tattile inserendo il lettore nel centro dell'immagine; inoltre non spettacolarizza l'atto del leggere, poich� lo inserisce all'interno di una pi� ampia scena di lavoro. Il lettore, lungi dal mostrare la sua abilit� di lettore tattile leggendo ad alta voce al gruppo, sembra assorto in una contemplazione del testo pi� privata. La comunit� attorno al laboratorio era divisa, comunque, tra un approccio moderato ed uno radicale riguardo all'identit� del cieco. Frances Martin, la prima biografa ed amica di lunga data di Elizabeth Gilbert, sottolinea come lei sostenesse la cooperazione tra vedenti e ciechi, in maniera "da affidare al cieco quei processi in cui la perdita della visione non lo ponesse in posizione di svantaggio" (133). La Gilbert favor� l'istruzione nei lavori manuali, come si vede in questo ritratto. Inoltre si fece promotrice di una posizione pi� moderata di quella di altri suoi colleghi, come Levy. Nonostante la sua salute cagionevole, Levy divenne insegnante alla London Society for Teaching the Blind to Read, e fu selezionato dalla societ� stessa per dimostrare le sue capacit� di lettura di fronte alla regina Vittoria in occasione della Grande Esibizione del 1851, all'incirca il tempo in cui incontr� la Gilbert nei primi anni 50. L'Associazione inizialmente, d'accordo con i desideri di Levy, aveva impiegato solo ciechi, bench� questo non si rivel� pratico in un periodo di tempo lungo e pertanto furono introdotti anche impiegati vedenti. L'acrimonia della Martin nei confronti di Levy suggerisce il disgusto con cui la buona societ� dei vedenti vedeva il radicalismo dei ciechi, in quanto arriva a descriverlo come uno dalla "visione estrema", il quale "educato in una istituzione, circondato solo da ciechi, spesso di scarsa capacit�, aveva imparato a guardarsi intorno pi� come membro di una razza oppressa e perseguitata che come un uomo afflitto" (87). Gli scopi radicali di Levy erano condivisi anche da altri portavoce non vedenti a quel tempo, incluso lo scrittore ed editore John Bird, il musicista Alexander Mitchell (che costitu� la Society for Improving the Condition of the Blind, in Walworth Road, di breve durata), il poeta Edmund White, e l'insegnante, interprete e musicista Hippolyte van Landeghem. I loro scritti dimostrano rabbia nei confronti del modo in cui furono trattati come inferiori da vedenti in posizione di potere. Il ritratto che abbiamo preso in esame comunque non esprime rabbia o radicalismo; piuttosto, le figure sembrano assorte in una normale scena di impiego industrioso di s�. Nessun soggetto mostra visibili segni di cecit� e tutti mostrano qualit� di decoro e tranquillit�. Certamente non assomigliano alla plebaglia che la Martin teme caratterizzi le comunit� dei ciechi. Come tale, il ritratto si conforma alle aspettative culturali dei vedenti quali ciechi industriosi ed arrendevoli. La sezione seguente approfondisce questa analisi considerando i modi in cui i ciechi assimilano le tendenze della fotografia contemporanea per promuovere la loro identit� professionale e personale. In quanto ritratti commissionati individualmente, queste immagini evidenziano un grande livello di autonomia nella presentazione di s�, mentre consolidano alcune divisioni nella lettura tattile, in relazione al genere. Ritratti commissionati dai soggetti: creare la parit� Rosemarie Garland-Thomas pensa che "la maggior parte delle fotografie di persone con disabilit� sono giunte a noi nella forma di fotografie di fenomeni da baraccone, di campagne caritatevoli o di fotografie mediche" e che questo gruppo di rappresentazioni si � ampliato solo recentemente, "quando le persone con disabilit� sono entrate in una realt� pubblica nuovamente accessibile" (23). Comunque, una ampia ed internazionale comunit� di ciechi ha usato attivamente e commissionato ritratti per ribadire il loro posto ed il loro status nella societ� del diciannovesimo secolo. I soggetti venivano frequentemente mostrati con i caratteri che li identificavano come ciechi - in particolare, per la discussione che stiamo facendo, venivano mostrati mentre toccavano testi a rilievo - ma queste immagini facevano altres� riferimento alla iconografia standard della contemporanea fotografia di ritratto (vestiti, posa, scenografia dello studio) per affermare la loro parit� nei confronti dei vedenti. Le tre immagini che prender� in esame confermano quanto detto dalla Garland-Thomas, riguardo ad un gruppo di ritratti del ventesimo secolo, che il ritratto pu� rendere possibile "il riconoscimento dei soggetti come persone di valore e - allo stesso tempo - come disabili" (37). Le immagini che discuter� in questa sezione hanno pertanto una funzione etica, e riflettono l'estesa attivit� di propaganda e di difesa dei diritti dei ciechi nel diciannovesimo secolo. Sono un esempio di come i ciechi abbiano usato le tecnologie visive per richiamare l'attenzione sulla loro posizione di persone istruite e raffinate, in particolare diffondendo i loro ritratti in una comunit� pi� ampia. Qui comunque, la distinzione di genere tra l'identit� maschile e femminile diviene chiara: forma e composizione dei ritratti maschili fanno riferimento al loro lavoro e alla loro reputazione pubblica; laddove forma e composizione dei ritratti femminili tendono a porre la donna nella sfera domestica. (Nicholas Mirzoeff pone l'attenzione su ulteriori importanti modi in cui la cecit� come struttura metaforica nel discorso e nella pratica estetica viene riferita ai generi, notando come "la cecit�-in-quanto-perdita-della-vista viene riferita solo alle donne, mentre la cecit�-come-interiorit� diviene un fenomeno peculiarmente maschile" (55)). [Fig. 4 con la seguente didascalia: Fotografo sconosciuto, William Moon. Pubblicato in Light for the Blind: A History of the Origin and success of Moon's System of Reading (1873). Collezione privata]. Il ritratto fotografico di un uomo incollato sul frontespizio di un libro. La fotografia riempie all'incirca i due terzi della pagina ed � ornata da un bordo fatto da due linee rosse parallele a circa 1,5 cm dall'angolo dell'immagine. Sotto l'immagine, all'interno del bordo, si trova la scritta in carattere rosso "W. Moon, LL.D." L'uomo � in piedi in un interno. Posizionato centralmente, il suo sguardo � rivolto verso destra. Porta occhiali scuri ed � vestito con un lungo cappotto, indossato sopra una giacca o gil�. � di statura medio-grande, con uno stomaco rotondeggiante. Egli � girato verso un tavolo di legno con gli angoli decorati da fogliame. Sul tavolo � posto un grande volume e su questo sono posate le sue mani e le dita allungate sul testo. La figura 4 � un ritratto fotografico di William Moon, l'inventore cieco di uno dei primi e principali alfabeti a rilievo, pubblicata nelle sue memorie del 1873. Moon � stato un promotore di s� particolarmente entusiasta, che fece molto per assicurare il successo del suo alfabeto nell'ultima parte del diciannovesimo secolo: fu infatti l'alfabeto dominante in Inghilterra, ed ottenne un particolare successo anche nelle terre dell'Impero inglese, finch� non fu sostituito dall'alfabeto Braille verso la fine del secolo. Il ritratto di Moon utilizza il mezzo visivo per realizzare una nuova relazione tra tatto, istruzione e rispettabilit�. In qualche modo, il ritratto riproduce il suo sistema alfabetico, che adatta l'alfabeto latino riducendolo ad un numero fisso di forme e simboli, facili da riconoscere con le dita, e che conquist� i lettori che avevano perso la vista in tarda et� e che mantenevano qualche ricordo visivo. Allo stesso modo, la fotografia mescola codici tattili e visivi, scegliendo la forma visiva della fotografia per comunicare la pratica della lettura tattile. [Fig. 5, con la seguente didascalia: Starbuck, uomo non identificato. Carta da visita, circa anni 1870. Collezione privata]. Una fotografia in bianco e nero mostra un uomo, di circa quarant'anni, in un interno. � seduto su una sedia decorata dietro un tavolo tondo su cui � posto un grosso volume a rilievo; la sua mano destra � posta sulla parte superiore della pagina aperta. Indossa un vestito scuro, con un cappotto lungo fino alle ginocchia e un paio di occhiali scuri. Uno sfondo dipinto con scaffalature crea una impressione di una biblioteca, o di uno studio. Una scritta stampata sotto la fotografia recita "By Starbuck. Alford". Questo gruppo di fotografie mostra anche il ruolo giocato dal genere nella riuscita della lettura a rilievo e suggerisce come lo sforzo di rinnovare l'immagine pubblica della minorazione visiva fosse complicato dal suo coinvolgimento con altre politiche identitarie. I lettori ciechi uomini venivano molto pi� spesso rappresentati insieme ad arredi professionali (ad es. nella figura 5), rinforzando il loro ruolo nei discorsi pubblici, mentre le modelle femminili erano di solito rappresentate negli interni domestici, con i libri delicatamente posti sul grembo piuttosto che confidentemente su un tavolo. Queste composizioni circoscrivono i limiti della lettrice non vedente, rinforzando un legame culturale tra la femminilit� e la lettura privata, come viene rappresentato nella figura 6, una ambrotipia di una donna cieca. [Fig. 6 con la seguente didascalia: Fotografo sconosciuto, Ann Whiting. Ambrotipia, circa anni 1860. Collezione privata]. Questa fotografia, in una cornice dorata, mostra una donna di circa 50 anni, seduta, con lo sguardo in avanti, in un interno (dietro la sua spalla sinistra si intravede un camino). Indossa una cuffia bianca e una veste nera con maniche lunghe, i suoi occhi sono chiusi. Un libro, fatto da stampa e rilievo si trova sul suo grembo, ed entrambe le sue mani sono sul testo, con le dita che toccano la carta. A differenza di un biglietto da visita, l'ambrotipia era un oggetto unico, creato per un pubblico privato. Una scritta nel retro indica l'identit� del soggetto "Ann Whiting", ma non sono riuscita a recuperare ulteriori informazioni riguardo a lei. La difficolt� di stabilire la sua identit� e allo stesso tempo l'evidenza della sua esperienza di cieca nel diciannovesimo secolo mostra le sfide poste ai ricercatori che vogliono indagare le rappresentazioni e le descrizioni dominanti della cecit� che ci sono state lasciate dai documenti storici. Il retro della cornice ci informa inoltre che Ann Whiting � "infermiera e amica" e offre le date "dal 1820 al 1826", suggerendo che questo possa essere un ricordo per un amico. La dimensione piccola della ambrotipia ci parla dell'intimit� della sua forma. Ci suggerisce, forse, che il soggetto ha piacere o orgoglio nelle proprie capacit� di lettura e le vuole condividere con un amico. Per quanto implicita, l'associazione tra il tatto e l'apprendimento rappresentata in queste immagini � rinforzata ulteriormente dagli incontri aptici che il vedente aveva con queste fotografie. Gli studi di cultura sensoriale offrono a questo riguardo un modo di analizzare questi oggetti al di fuori della cornice puramente visiva. Come spiega l'antropologo David Howes, seguire un modello di intersensorialit� ci costringe a "mettere in relazione i media sensoriali, per contestualizzarli all'interno di un ambiente che sia sensoriale e sociale" che tenga cio� conto dell'esperienza corporea (169). L'antropologa visuale Elizabeth Edwards ci ricorda che le fotografie non sono semplici immagini da guardare, ma sono oggetti materiali, multisensoriali che possono essere presi, toccati, accarezzati: "nel considerare le fotografie non dobbiamo tenere conto solo della vista, ma anche del tatto e dell'odorato" ("Grasping the image" 421). Per quanto l'intento originale di una fotografia sia nel creare una immagine, la Edwards dimostra come "il coinvolgimento sensoriale con la fotografia come oggetto materiale" comporti "specifiche forme gestuali e aptiche" che determinano e rafforzano il nostro coinvolgimento affettivo con essa ("Thinking Photography" 31, 45). Le figure 4, 5 e 6 sono esempi di ritratti di ciechi, che circolavano come stampe inserite nei libri o piccole fotografie raccolte negli album o scambiate a mano. Come tali, esse mettono l'attenzione alla dimensione tattile della lettura visiva nella cultura ottocentesca, riconfigurando direzioni in possibilit� figurative, come sostiene Sharon Snyder, come una potenzialit� per la rappresentazione della disabilit� (173). Ritratti da guardare A questo punto, abbiamo riflettuto sul modo in cui possiamo approcciarci ai ritratti di ciechi in maniera insieme critica e rivalutativa. In quanto artefatti oculocentrici, questi ritratti sono altres� oggetti che coinvolgono il senso del tatto, attraverso i loro soggetti, la loro forma materiale e la loro circolazione. Questo fa echeggiare la nozione di "sentire vedendo o vedere sentendo", che Mark Paterson ha recentemente identificato nel "condividere esperienze affettive" tra scrittori ciechi e lettori in maggioranza vedenti nei generi letterari, in quanto egli delinea come "i tropi letterari e il persistente mito della cecit� sono stati controbilanciati dai racconti autobiografici". Significativamente, Paterson ritiene che: "le descrizioni, i ritratti e le evocazioni di esperienze estetiche da parte di soggetti non vedenti hanno aumentato il ruolo delle sensibilit� aptiche o somatiche, delle esperienze non visuali correlate attraverso le associazioni sensoriali e le analogie che indicano un corpo riconfigurato da un punto di vista sensoriale" (174). Un simile aumento delle sensibilit� apriche e somatiche e dello scambio empatico tra la cecit�, la vista e il tatto struttura la rappresentazione della cecit� che ho discusso. Adesso vorrei considerare come questa descrizione pittorica della cecit� pu� anche aver determinato esperimenti nella ritrattistica di genere culturale pi� ampio, e vorrei esplorare i modi in cui occuparsi dell'esperienza e della rappresentazione dell'aptica nella circolazione delle immagini visive di persone cieche pu� indicare una "visione" (beholding) partecipativa, simile alla nozione di Paterson di visione empatica (Cal� e di Bello 4). Io ritengo che non dobbiamo semplicemente vedere in queste rappresentazioni un rapporto binario visione/cecit�, ma dobbiamo esplorare - come ha enfatizzato Georgina Kleege nel suo studio su cecit� e cultura visiva - una teoria "dei sensi molteplici... i quali talvolta funzionano di concerto e talaltra in opposizione tra loro" (187). Questa dinamica multisensoriale � contenuta in un doppio ritratto del politico liberale di et� vittoriana Henry Fawcett, che divent� cieco durante i suoi vent'anni, e di sua moglie, la scrittrice e suffragista Millicent Garrett Fawcett, realizzati dal pittore pre-raffaellita Ford Madox Brown nel 1872. [Fig. 7, con la seguente didascalia: Ford Madox Brown, Henry Fawcett; Dame Millicent Fawcett (nata Garrett). Olio su tela, 1872. National Portrait Gallery, Londra]. Il dipinto rappresenta un uomo e una donna, rispettivamente di una et� di circa 40 e 25 anni. L'uomo � seduto in una poltrona e indossa un vestito accademico: una lunga toga marrone indossata su un vestito scuro, abbottonato al petto, una cravatta spillata e un colletto bianco al di sopra. Il suo volto � bianco e pallido, i suoi capelli sono di colore biondo-marrone e tagliati corti. I suoi occhi sono chiusi e le palpebre appaiono sfregiate. La donna siede alla sua sinistra, appoggiata ad un lato della poltrona, leggermente pi� alta di lui e con lo sguardo nella sua direzione ma non molto concentrata sull'uomo. Indossa una giacca marrone scuro a maniche lunghe, con frange, e un colletto in merletto bianco, sopra una camicia lunga o un vestito di seta marrone chiaro. Il suo viso � bianco e pallido e i suoi capelli biondo-rosso sono composti in trecce. Il suo braccio destro � posato sulla spalla destra dell'uomo e tiene una penna nella mano destra; le loro mani sinistre si toccano e tengono assieme un pezzo di carta, sul quale l'uomo gesticola con la mano destra. La bocca dell'uomo � aperta come in un discorso. Il ritratto di Henry Fawcett � costruito attraverso i sensi dell'udito e decisamente del tatto - entrambi nelle sue mani che circondano sua moglie, la quale � stata con lui autrice di un volume di politica economica nello stesso anno in cui il ritratto di Brown � stato realizzato - e nel tocco che caratterizza la sua gestualit� sul foglio di carta. Il ritratto � fatto per un pubblico di contemplatori e non semplicemente di osservatori, in quanto favorisce una risposta "sensibile" ai suoi soggetti. Coloro che contemplano il ritratto sono invitati meno a considerare ci� che Fawcett non pu� vedere e di pi� ad anticipare ci� che pu� dire, a sentire la pressione del tatto e ad accarezzare le differenti superfici della pelle bianca, della carta ruvida, del vestito di seta e della stola accademica di lana, tutti resi in maniera vivida nel dipinto. C'� un incoraggiamento a contemplare pi� che semplicemente a vedere, il ritratto di Fawcett e sua moglie. Mentre Fawcett non ha mai padroneggiato la lettura tattile, fu comunque un importante sostenitore dell'educazione delle persone cieche, su cui tenne discorsi, e fece sforzi per istituire una Commissione Reale sulla cecit�, che si insedi� dopo la sua morte nel 1884 (Holt 51, 66-69). In conclusione, vorrei considerare il ritratto Ragazza cieca che legge del pittore danese Ejnar Nielsen (1905), che mette insieme diverse tematiche trattate in questo articolo. [Fig. 8 con la seguente didascalia: Ejnar Nielsen, Ragazza cieca che legge. Olio su tela, 1905. DACS 2018]. Il dipinto mostra una giovane donna di circa 20 anni che � seduta in una stanza buia, con un grosso volume di scrittura a rilievo aperto sul grembo (le pagine sono in bianco e grigio); tiene il libro con la mano destra mentre segue il testo con le dita della sinistra. Indossa un vestito a maniche lunghe, di un colore pesantemente scuro. Il suo volto � pallido e bianco e i suoi occhi sono chiusi. Dietro di lei, e verso la parte in basso a destra del dipinto, una sottile linea di luce indica la presenza di una porta chiusa. Come Brown, anche Nielsen dipinge il suo soggetto in un interno e di nuovo lo sfondo scuro enfatizza l'interiorit� della lettura privata. L'opera suggerisce anche la coincidenza dell'intelligenza tattile del soggetto e dell'artista. Il libro a rilievo, che � composto di livelli di colore grigio e bianco, � l'area dell'opera pi� fittamente dipinta e il testo che la ragazza tocca converge nel mezzo del dipinto. Nielsen sembra portare l'attenzione al soggetto della cecit� non solo per riflettere sui limiti della vista, ma anche per esplorare la qualit� tattile della pittura. Viene sfidato il potere dello sguardo, in quanto � suggerito che la vista sia il senso inferiore, aspetto questo indicato anche dall'oscurit� dilagante. � decisivo il fatto che sia il libro a rilievo che emana la maggiore luce, sfidando la associazione tradizionale tra la vista e la conoscenza. (Per un approfondimento della problematica associazione tra vista e conoscenza entro una metanarrativa discriminante della cecit�, si pu� vedere Bolt, The metanarrative 17-22). Inoltre gli occhi chiusi della ragazza suggeriscono a chi contempla che lei non opera all'interno di un mondo di vedenti, e le mani in primo piano assieme al volume riccamente reso riorientano la modalit� sensoriale del dipinto verso il tatto e l'aptica. Significativamente, comunque, mentre le mani della ragazza sono rese mentre toccano direttamente il volume, le condizioni espositive del museo pongono il dipinto fuori della possibilit� del tocco dell'osservatore, il quale ha bisogno del lavoro dell'immaginazione tattile per condividere l'esperienza della ragazza. (Bernard Berenson introdusse il termine "immaginazione tattile" nel suo studio sui pittori fiorentini del 1896, come parte di una pratica estetica che lui sosteneva (5)). Il mio studio ha posto l'attenzione sugli intenti spesso contraddittori che hanno portato alla produzione di questi ritratti. Certamente i modelli ciechi si sono conformati alle modalit� oculo-visive di rappresentazione per il fatto di aver riprodotto il loro aspetto sia nella pittura che nella fotografia. Allo stesso tempo, la percezione culturale della letteratura in rilievo ha prodotto nuovi contesti e modalit� attraverso le quali i ciechi potevano essere ritratti, e di conseguenza hanno prodotto ricco materiale immaginativo per un rapporto aptico con una immagine multisensoriale. Mentre i documenti storici non ci dicono molto sulle risposte dei vedenti o dei ciechi a questi ritratti, ho suggerito alcuni modi di approcciarsi a queste rappresentazioni che vanno oltre un semplice sottolineare i limiti della vista. Ho mostrato come noi possiamo considerare questi ritratti come oggetti che empaticamente dipendono dalle condizioni in cui il pubblico ottocentesco, con una serie di percezioni ed esperienze tattili e visive, vedeva e maneggiava i media culturali. Mettere insieme questo archivio di immagini permette similmente al pubblico contemporaneo di rispondere alla cecit� come soggetto delle arti visive in maniera critica e creativa. 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Heather Tilley (Birkbeck, University of London) Classici della tiflologia Il secondo congresso della Unione Ciechi (Tratto da: Il Corriere dei Ciechi, a. 6 (1924), n. 4, pp. 6-11; n. 5, pp. 2-8; n. 6, pp. 1-4; n. 7, pp. 1-5; n. 8, pp. 1-5; n. 9, pp. 1-4; a. 6 (1925), n. 10, pp. 1-11). (pagg. 39-62) - Il secondo congresso dell'Unione Italiana dei Ciechi (1923) si presenta ricco di risultati, di proposte, di discussioni sull'autonomia e la cultura del non vedente. - La seduta inaugurale (Da "Il Resto Del Carlino") Luned� 22 settembre si � inaugurato nell'aula del consiglio comunale di Bologna, gentilmente concessa, il secondo congresso dell'U.I.C. La sala presentava l'aspetto delle grandi occasioni ed era imponente, sia per il numero dei congressisti, venuti da ogni parte d'Italia, comprese le isole della Sardegna e della Sicilia, sia per il largo concorso di autorit� e invitati. Si notavano presenti: S.E. Oviglio, S.E. Balbino Giuliani, Gen. Cocchia, in rappresentanza di S.E. Sani, il Prefetto Comm. Bocchini con il suo capo di Gabinetto Cav. Di Stefano, il Questore Comm. Giannini, il Comm. Turchi, Pres. Deputaz. Provinciale, il Segretario generale della provincia, Cav. Gheduzzi, il Sen. Malvezzi, l'Avv. Colucci per il Comune, l'Avv. Silvani, il Comm. Bertani della Camera di Commercio, il Dott. Pasquali, il prof. Brugia, il Prof. Viti ed il Conte Salina. Era pure intervenuta una larga rappresentanza dell'Associazione Madri e Vedove dei caduti. Avevano aderito le LL.EE. Federzoni, S.E. Cardinale Arcivescovo di Bologna, S.E. il Generale Sani, il Conte Francesco Cavazza, la Contessa Acquaderni. Si alza a parlare per il primo, tra uno scroscio di applausi il Ten. Dottore Aurelio Nicolodi, valoroso cieco di guerra, Pres. dell'U.I.C. che porge il saluto devoto e riconoscente alle autorit� e ai convenuti e quindi cede la parola al prof. Augusto Romagnoli, oratore ufficiale. Questi inizia il suo dire ricordando con commozione che questo giorno, 22 settembre � l'anniversario del giorno in cui, fanciullo di cinque anni, fu accompagnato per la prima volta a scuola. Ricorda quindi i fondatori dell'istituto di Bologna, dove egli fece gli studi; il conte Francesco Cavazza, il conte Salina e l'Avv. Arrigo Franchi. I fanciulli sono diventati uomini, chi � laureato, chi � diplomato in musica e chi attende ai lavori commerciali o ai lavori manuali. "Oggi - egli dice - siamo qui convenuti da ogni parte d'Italia, o compagni, la cui storia � press'appoco la stessa e con l'aiuto dei compagni pi� gloriosi, che discesero nella notte per amor della patria, siamo risoluti ad operare cos� che non vi siano pi� come prima, giovani immersi nelle doppie tenebre, degli occhi e del pensiero". Ringrazia quindi gli intervenuti alla seduta inaugurale, nella sala del Comune, dove non si pu� entrare senza un fremito e dove col martirio di Giulio Giordani si metteva il colmo alla passione d'Italia, per iniziare la parabola ascendente della valorizzazione della vittoria. Continuando il suo ispirato discorso il prof. Romagnoli dice: "Questa � una festa nostra e dei buoni che ci raccolsero fanciulli e ci educarono: ma non per far festa ci siamo adunati: l'U.I.C. deve lavorare, perch� pochi sono ancora i fortunati, e i pi� aspettano ancora immersi in quella notte che purtroppo sappiamo per prova quanto sia amara". Dopo di aver ricordato che il primo congresso fu inaugurato da Carlo Delcroix che con uno dei suoi pi� nobili ed alati discorsi chiamava tutti i ciechi degli occhi alla luce da lui veduta pi� radiosa con l'animo, dopo che gli si era spenta quella del corpo, l'oratore applauditissimo, prosegue affermando che i ciechi dovranno lavorare esaminando bene le loro vocazioni. "Siamo inferiori fisicamente, ma nel campo intellettuale abbiamo maggiore libert�, come lo dimostra l'esempio dei compagni dell'estero giunti a celebrit�". Rivolge un saluto al Dott. Monier, segretario dell'Associazione Internazionale studenti ciechi, presente al congresso. Per raggiungere la meta - egli dice - ci occorrono sforzi superiori: dobbiamo compensare i vedenti dell'aiuto che ci si presta col diffondere la luce di una forza morale di superiore bont�. L'oratore chiude con una alata perorazione lo smagliante discorso che � stato ascoltato con la massima attenzione ed in fine salutato con una calorosa ovazione. Dopo di che si alza a parlare S.E. Balbino Giuliani, sottosegretario all'Istruzione, che porta il saluto e la promessa di appoggio del Governo Nazionale compiacendosi di questo glorioso tentativo, e pronunciando un'alata apologia dello spirito che domina la materia. Applausi fragorosi salutarono la fine della sua brillante orazione. Porge il saluto dell'Amministrazione Comunale l'Assessore Colucci, ed in fine il dottor Nicolodi a nome di Carlo Delcroix dichiara aperto il congresso. Le autorit� ed i congressisti passarono allora alle sale attigue, dove l'amministrazione comunale ha offerto un sontuoso rinfresco. Seduta pomeridiana Alle 15.30 si inizia la seduta pomeridiana e il Dott. Nicolodi, prima che sia esposta la relazione morale e finanziaria, nota come sintesi del lavoro compiuto che l'Unione ha portato nel campo dei ciechi un fresco spirito di riforma dopo una lunga inerzia. Presidente del congresso � eletto fra grandi acclamazioni il Prof. Augusto Romagnoli e vengono nominati i vice presidenti, i segretari e la commissione di verifica dei poteri. Il Segretario d� poi lettura dell'ampia relazione morale e programmatica della presidenza, di cui diamo qui un breve riassunto limitandoci ai concetti fondamentali e prescindendo da tutte le citazioni per disteso delle leggi, ordinamenti ecc. ecc., cui mise capo questa o quella particolare attivit� dell'U.I.C. e che ebbero gi�, volta per volta, a suo tempo completa esposizione e relativi commenti sul nostro "Corriere". Per maggiore chiarit� manteniamo l'ordine in cui gli argomenti si susseguono nella relazione medesima e secondo il quale li suddividiamo in paragrafi sintetici. Dopo un breve saluto alla citt� ospitale di cui viene con vivide parole esaltata la mirabile tradizione filantropica, specie nei riguardi della cecit�, ecco dunque i concetti informatori della relazione. Il secondo congresso pu� di fatto esser chiamato il primo, perch� per la prima volta l'U.I.C. discute su problemi incombenti, il primo congresso essendosi limitato ad una seduta inaugurale. Pertanto, buona parte dei problemi incombenti balzando dall'esperienza e dai risultati dell'opera svolta, � impossibile scindere la materia di ci� che � stato fatto e di ci� che resta da fare, ma � necessario esporla nel suo complesso nei suoi vari aspetti. Primo rilievo che balza dal complesso dell'opera svolta � che l'impostazione del problema della cecit�, fatta dall'U.I.C. � esatta, ossia: primo, ottenere i mezzi necessari alla preparazione del cieco alla vita e quindi sostenere la sua valorizzazione. Per questo l'U.I.C. ha volto i suoi sforzi ad ottenere una legislazione che assicuri al cieco l'istruzione primaria, professionale, intellettuale. Bench� tale enorme lavoro comportasse concentramenti di attivit� e di mezzi, tuttavia l'U.I.C. non ha mancato di influire beneficante tutte le volte che ci� le fu consentito, conseguendo in molti casi effetti pi� positivi che non facciano altre societ� sorte all'unico scopo assistenziale. Relazione morale della Presidenza In tesi generale si pu� con soddisfazione rilevare che la maggioranza dei soci si � resa conto del carattere oggettivo e generale dell'associazione dando prova di un nobile senso di solidariet� e di altruismo e si confida in questo spirito idealistico che, cementando vieppi� la nostra compagine, mantenga viva la sacra fiamma della fede senza di cui non sar� possibile il risolvimento del formidabile problema incombente: ossia l'attuazione delle disposizioni legislative inerenti alla educazione ed istruzione del cieco, problema nuovissimo mirante a fare scaturire l'utilizzazione pi� propizia delle capacit� sue. Altro problema assillante � quello "della donna cieca" che se, per necessit� imprescindibili si deve posporre a quello maschile, tuttavia non cessa dall'attirare le preoccupazioni pi� gravi dell'U.I.C. Ci� premesso � osservato che buona parte del programma dell'U.I.C. � stato oramai espletato, si prega l'assemblea di convergere massimamente la sua attenzione sul programma avvenire, in quanto che il pronunciamento che essa sar� chiamata a manifestare in merito, avr� valore impegnativo e direttivo per i futuri dirigenti. Azione morale - Preoccupazione costante dei dirigenti fu di mantenere l'apoliticit� dell'U.I.C. e di vigilare sulla sua rigida linea di correttezza, di dignit�, giustizia. Conseguente senso di stima, di fiducia, di simpatia nel Governo e nel pubblico verso l'U.I.C. e la causa della cecit� da essa sostenuta. Risultati pratici: I - L'U.I.C. riconosciuta ente morale; II - Un cieco designato dall'U.I.C. entra a far parte dei consigli di amministrazione delle istituzioni. Organizzazione - In questo campo si avverte la necessit� di radicali riforme e precisamente l'adottamento alle possibilit� finanziarie del sodalizio e alle necessit� effettive dei soci. Quanto all'attivit� svolta in questo campo essa fu nel 1923-24 di consolidamento e di depuramento. Purtroppo la coscienza associativa se si � considerevolmente affinata, � ancora lontana dalla compattezza necessaria al perfetto funzionamento di un organismo di questa natura. Deficienze principali: 1. Mancanza di dignit� associativa. 2. Deplorevole lentezza con cui le informazioni e disposizioni emanate dalla sede centrale pervengono ai consigli e alle assemblee. 3. Deficienze amministrative. Assistenza e lavoro - L'U.I.C. si � assiduamente adoperata in questo campo ogni qual volta questo ramo di attivit� non esigesse una perniciosa sottrazione di mezzi o di energie al risolvimento del problema generale. Sue forme di attivit� in questo campo sono: 1. Concessione di sussidi in casi eccezionali e di provato bisogno. 2. Frequente interessamento presso enti assistenziali a pro dei soci pi� bisognosi e provati, o presso istituti per l'accoglimento di allievi o per appianare divergenze e difficolt� di qualsiasi genere. Sue conquiste: impegno da parte del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, nonch� dei maggiori enti assicurativi di provvedere a un anno di rieducazione professionale a favore dei ciechi per infortunio sul lavoro, oltre allo sborso dell'indennizzo pattuito. 3. Estensione ai ciechi del beneficio di potere assicurarsi contro gli infortuni e sulla vita alle stesse condizioni dei normali. Inoltre sono state ottenute concessioni tranviarie e ferroviarie in pro dei lavoratori ciechi. Offerte da parte di editori di libri, riviste ecc. Effettuazione e regolazione di prestiti e scambi con biblioteche estere. Fondazione di una biblioteca tiflologica. Trasferimento della borsa Soleri dall'Istituto di Genova a quello di Firenze. Riconoscimento ufficiale dell'U.I.C. quale organo assistenziale dei ciechi. Lavoro - Riconosciuto che dati i tempi ancora prematuri e l'attuale impreparazione dei ciechi meglio loro si adatti il lavoro individuale che collettivo, ecco i risultati ottenuti in questo campo: I. Provvedimenti da parte del Ministero della guerra atti a regolare le posizioni dei massaggiatori negli Ospedali Militari. II. Diritto da parte dei laureati ciechi di concorrere a cariche governative, e conseguente loro facolt� di esercitare. III. Diritto ai musicisti di essere ammessi agli esami di diploma nei conservatori. IV. Ammissione dei ciechi di guerra telefonisti agli uffici Reclami. V. Affidamenti a favore degli organisti ciechi circa il miglioramento delle loro condizioni economiche. VI. Miglioramenti delle remunerazioni date ai ciechi negli Istituti ed equiparamento degli insegnanti ciechi agli insegnanti normali. VII. Servizio di approvvigionamento di materie prime ai lavoratori individuali da parte della sede centrale. Previdenza - La sospensione del Ministero del Lavoro e della Previdenza ha cagionato l'arenamento delle pratiche tendenti ad ottenere che le collettivit� mediante una quota minima e fissa costituissero i fondi di previdenza necessari per dare ai ciechi quel tanto che basta per integrare la loro diminuita capacit� produttiva. Pertanto data la vastit� del problema assistenziale che ci incombe, si impone l'impianto di una segreteria che di ci� unicamente si occupi e l'intensificazione da parte dei gruppi dei contributi necessari per sopperire alle necessit� incombenti. Propaganda e stampa - Non mai abbastanza si insister� sull'importanza capitale della propaganda nel risolvimento dei problemi della cecit�. Per suo conto, la sede centrale onde dissipare l'ignoranza e l'incoscienza che vigono nel pubblico nei riguardi delle questioni inerenti ai ciechi, ha: I. In unione alla Federazione cercato di promuovere conferenze, incoraggiando e aiutando in ogni modo questa forma di propaganda. II. Favorito con ogni mezzo la propaganda sui giornali, effettuata per mezzo di articoli, interviste, trafiletti. Per tanto si presenta di grande interesse ed efficacia l'istituzione di una rivista tiflologica in nero con a capo persona competente che possa con amore dirigerla. Per tutte queste varie e complesse finalit� da raggiungere, risulta evidente la necessit� di mezzi adeguati, se non si vuole che l'U.I.C. muoia o vivacchi stentatamente o sterilmente. Come risulta dai quadri riassuntivi, la nostra situazione finanziaria invece di progredire � rimasta allo "Stato quo", e per� necessita che i gruppi intensifichino la loro attivit� nel campo della raccolta dei fondi se si vuole l'attuazione del programma cui convergono le nostre mire e per il quale occorrono alla sede centrale da parte dei gruppi non meno di lire 100.000 annue. Si insiste sulla necessit� che le delegazioni si compenetrino del valore essenziale della regolarit� amministrativa e del finanziamento della sede centrale per il funzionamento e le vitalit� del sodalizio. Si conclude con un incitamento a perseverare nei riguardi di coloro che dettero di s� buon esempio e con l'augurio che anche coloro che di s� diedero minori e nulle prove, si mettano all'altezza delle necessit� bene meritando della causa comune. Istruzione elementare e professionale - Essendo questo il cardine del problema inerente alla cecit�, perch� � inutile parlare del miglioramento delle condizioni dei ciechi, fino a tanto che non si elevi in modo effettivo il loro livello morale e intellettuale, la sede centrale si preoccup� di formulare fino dai primi mesi del 1923 il programma che tutti conosciamo, e che, approvato dalla federazione fu sostenuto vittoriosamente in seno alla commissione ministeriale a norma dei cui voti si delineano le importanti riforme effettuate e da effettuarsi in questo campo. Soggiungiamo che in merito essendo state definite tutte le necessarie disposizioni di legge, non resta che creare l'organo che le applichi epper� si ebbero seri affidamenti da S.E. Casati circa l'impianto di un ufficio speciale presso il suo stesso gabinetto. Oltre alle scuole cos� riformate nel loro indirizzo generale, si � ottenuto lo stanziamento delle somme necessarie alla scuola magistrale tiflologica, la quale inizier� probabilmente i suoi corsi nell'anno imminente. Infine, sempre nell'intendimento di elevare e migliorare quanto pi� sia possibile i metodi di istruzione ad uso dei ciechi, si � promosso il corso di conversazioni didattiche test� tenutosi a Bologna e autorizzato, nonch� finanziato dal Ministero. Stamperia - Il capitale nucleo della stamperia alla cui costituzione contribuirono: l'U.I.C., la Federazione e il comitato fiorentino che lo gestisce, � stato portato da lire 441,329,01 a lire 610.367,17 merc� la sottoscrizione scolastica. La stamperia consta attualmente di cinque macchine oltre ad un ingente materiale che, complessivamente assorbe un capitale di lire 60.234,90. Le somme necessarie al funzionamento essendo di gran lunga superiori alle rendite del capitale liquido residuale, l'Istituto ha ottenuto dal Governo un contributo di lire 50.000 per l'anno in corso e ne ha chiesto uno di lire 100.000 per l'anno prossimo con cui sar� possibile alla stamperia assolvere efficacemente il suo compito. Intanto la commissione di vigilanza proposta alla stamperia stessa ha gi� approvato l'organico e proposti i libri di testo, almeno per le scuole elementari. La relazione si chiude con un fervido voto per la crescente compattezza del sodalizio s� che vivificato dalla sacra e inestinguibile fiamma della fede, possa nel pi� breve volgere di tempo raggiungere le finalit� per cui � sorto, inaugurando per il cieco un'era di feconda e serena attivit�, cos� nel campo individuale, come in quello sociale. Aperta la discussione nella relazione morale e finanziaria, il Dott. Nicolodi risponde a relativa domanda di Gioia che � gi� stato ottenuto un certo numero di biglietti ferroviari ridotti del 50 per cento e che si spera di migliorare la concessione. Non � stata possibile l'esenzione dei ciechi dai tributi fiscali, esenzione che � stata negata per fino ai grandi invalidi di guerra per non recar pericolosi precedenti. A Mencari il Dott. Nicolodi risponde che poco si pu� fare per i ciechi accattoni. La loro miseria morale non apprezza la nobilt� del lavoro che non pu� dare giornate di parecchie decine di lire. A Grani illustra le finalit� e l'attivit� dell'ufficio assistenza e lavoro. Ricorda l'aiuto dato per la creazione di laboratori e la pessima riuscita di questi, soprattutto per l'insufficienza tecnica e l'indisciplina degli operai. Dopo il cattivo esperimento l'Unione ha dovuto negare il proprio nome alle iniziative locali per laboratori, pure appoggiandole con tutti i mezzi. La relazione ottiene unanime ed entusiastica approvazione. Istruzione primaria e sistemazione degli insegnanti Nella sua relazione il Ten. Teobaldo Daffra premette che essa � basata sulla sua breve esperienza di direttore all'Istituto dei fanciulli ciechi di Firenze. � sua convinzione che in un buon educatore di ciechi si richieda la precisa nozione degli ostacoli e delle necessit� che la cecit� crea, assenza di qualsiasi sentimento di falsa piet�, coscienza dell'alta missione da compiere e ch'egli viva la stessa vita dei piccoli che gli sono affidati. Elementi di seria importanza per la valutazione del fanciullo cieco da educare sono: le cure da lui ricevute in famiglia, l'eccesso e la deficienza essendone egualmente dannose; le cause della cecit�, che influiscono sull'intelligenza come sulla salute; l'et� in cui � stata perduta la vista; se questa perdita sia o no completa; lo stato delle facolt� mentali; l'et� dell'entrata nell'Istituto. Il relatore segnala l'alta percentuale di deficienti e semi deficienti tra i fanciulli ciechi ed insiste sulla urgenza di fondare per essi un istituto speciale o in via provvisoria delle sezioni separate in alcuni istituti, essendo troppo dannosa la promiscuit� dei deficienti coi normali, tanto a questi che a quelli. Raccomanda la ricerca dei fanciulli ciechi per iniziarne l'educazione nella pi� tenera et�; per quelli ammessi negli istituti dopo i dieci anni consiglia corsi integrativi per accelerarne l'istruzione. Circa lo sviluppo dell'orientamento e del tatto, raccomanda di non essere troppo tassativi e di tener presente che si tratta almeno in parte di doni di natura. � necessario che fino alla terza classe elementare gli alunni seguano le scuole interne nell'Istituto, in seguito � bene invece che i ciechi siano a contatto con i veggenti delle scuole pubbliche. Il Tenente Daffra procede mettendo in rilievo la somma importanza che hanno gli insegnamenti del disegno, della plastica, della scrittura in veggente, della ginnastica, e della recitazione; e riconosce che un fattore decisivo di progresso nelle scuole � costituito dal materiale didattico, tavolette, carte geografiche in rilievo, riproduzione di oggetti e di animali, giocattoli ecc. Per corredare gli Istituti di questo materiale il relatore confida nell'intervento governativo. Passando alla seconda parte della sua relazione il Tenente Daffra si dichiara convinto che nelle prime classi, almeno fino alla seconda, sia necessario dare ai bambini ciechi maestri veggenti, in seguito essi possono essere affidati a ciechi. Qualora poi si tenda a dare una sistemazione agli insegnanti ciechi, � indispensabile mettere al loro fianco, almeno per le prime classi, degli insegnanti veggenti. Altrettanto per l'insegnamento della musica e del lavoro manuale femminile e per quello maschile invece, il relatore accetta che per i primi elementi, � preferibile un maestro cieco che meglio conosce le difficolt� ed il modo di superarle. L'insegnante cieco si trova invece perfettamente a posto nelle scuole superiori di musica, nelle scuole professionali e case di lavoro, e nelle scuole medie e superiori di cultura, anche per veggenti. Il relatore termina affermando che per raggiungere al pi� presto la loro sistemazione che sar� validamente sostenuta e favorita dall'Unione, gli insegnanti debbono prima di tutto organizzarsi e difendere essi stessi i loro diritti. Dopo una animata discussione sulla necessit� o meno che l'insegnante cieco sia coadiuvato entro certi limiti dal veggente, la relazione del Ten. Daffra � approvata all'unanimit� con plauso. Propaganda e ufficio stampa - Relazione del Dott. Rugani Il relatore comincia raccomandando una accurata e sistematica raccolta bibliografica in tema di tiflologia, tenendo il debito conto della produzione estera. Circa la propaganda orale lamenta che poco abbiano fatto le societ� che precedettero l'Unione. Pi� che altro per propria iniziativa curarono la propaganda alcuni conferenzieri ciechi, fra i quali emerge il prof. Romagnoli. Loda l'Unione per avere iniziata una propaganda sistematica, di cui si avvertiva la necessit�. Il relatore attribuisce per� la massima efficacia alla propaganda scritta, che specialmente per mezzo dei quotidiani agisce su un pubblico molto pi� largo. La difficolt� sta nel riuscire ad imporre in un modo serio ed al tempo stesso interessante e piacevole la complessa questione dei ciechi. Si tratta di sfruttare le competenze esistenti fra i ciechi, e di attrarre le altre. Una duplice funzione riconosce il Dott. Rugani alla stampa per il nostro caso: quella di divulgare quanto � gi� definitivamente acquistato e per questo sono adatti i grandi quotidiani, e l'altra di cooperare al progresso scientifico, funzione che non pu� essere assolta che da una rivista di tiflologia stampata in nero, per questa particolarmente, data la sua funzione � necessaria la collaborazione delle competenze, mentre per i grandi quotidiani lo scrittore brillante pu� costituire l'ideale. In tutte le grandi nazioni esistono diverse riviste tiflologiche in nero, alcune anche mensili. In Italia potrebbe essere sufficiente una per cominciare e nemmeno mensile, ma trimestrale o quadrimestrale. Una tale rivista costituirebbe anche il centro di una attiva comunione con scienziati, giuristi, pedagogisti, dal cui interessamento la nostra causa si avvantaggerebbe immensamente, ed anche gli stessi individui ciechi potrebbero trarne vantaggi imprevisti sia agli effetti curativi, sia a quelli didattico-pedagogici nei numerosi casi di minimi residui visivi. Nella rivista ricaverebbero adatta sede anche ricerche su argomenti speciali, studi analitici, rendiconti, impressioni ed esperienze di dirigenti ed insegnanti di istituti, studi giuridici, studi economico-sociali in rapporto alla capacit� produttiva del cieco, alla necessit� di protezione, assistenza, ecc. Tutto quanto pu� avere anche una remota attinenza con la cecit�, dovrebbe potervi trovar posto e considerazione. Essenziale � per� per il relatore che tanto la rivista quanto l'altro movimento giornalistico di divulgazione, abbiano un unico direttore, per assicurarne il buon funzionamento. A questa relazione fa seguito una vivace discussione, a cui prendono parte, per fare solo alcuni nomi, il Prof. Amedei, il Cap. Lepore, la signorina Driussi, il pubblicista Salvaneschi, il Prof. Tancredi, il Prof. Loffredo. A questi replic� brevemente l'oratore, infine si approv� la relazione con un ordine del giorno presentato dal Cav. Poggiolini. Comunicazione sull'allevamento del bambino cieco La signorina Iram Bombelli, in una sua brevissima nota, di cui vien data lettura al congresso, consiglia la compilazione di un opuscolo sul modo di allevare il bambino cieco e l'inviare questo opuscolo alla famiglia del bambino, se essa dia affidamento di saperne applicare le norme o a persona del posto che si prenda la cura di istruire la famiglia e sorvegliarla nell'opera di allevamento. Nel caso particolare di bambini non completamente ciechi, ma colpiti da progressiva diminuzione di vista, la Bombelli si ripromette da questa iniziativa anche il vantaggio veramente considerevole di fissare nella mente del piccolo, che diventer� cieco, quelle immagini il cui ricordo aiuter� un giorno a formarsi un concetto relativamente esatto di quanto lo circonda. L'istruzione professionale Il relatore, Antonio Masciantonio, afferma che grande sviluppo ha preso negli ultimi anni il lavoro manuale dei ciechi. Si compiace per la regificazione dell'Istituto Paolo Colosimo di Napoli e della Casa di lavoro per ciechi adulti di Firenze. Attraverso l'istruzione professionale i ciechi si affermeranno nell'industria molto pi� facilmente di quanto non si siano finora affermati nel campo della musica e degli studi. Particolari cure richiede perci� questo ramo di attivit� e la relativa preparazione tecnica. Il Masciantonio passa quindi in rassegna i molti lavori nei quali i ciechi si sono esperimentati e addestrati e di ciascuno rileva la scorta di arnesi necessaria, il costo della materia prima e il rendimento netto. Questo elenco va dalla lavorazione dei vimini, alla legatura dei libri, alla tessitura, molto bene insegnata all'istituto Colosimo e che d� alti guadagni, alla meccanica cui nell'istituto stesso si � applicato un appassionato ed abile artiere; alla lavorazione del legno, di cui la parte pi� semplice e pi� generalmente accessibile consiste nei lavori a sagome fisse ed a serie, lavori molto numerosi nei grandi stabilimenti dove la divisione del lavoro ha piena attuazione. In Italia sono poco diffuse o del tutto sconosciute le lavorazioni di scarpe, candele, stoviglie; non ci si � dedicati alla sartoria, alla telegrafia, telefoni ecc., mentre all'estero vi sono molti ciechi che ne ritraggono considerevoli proventi. Niente autorizza a credere che i ciechi italiani non riuscirebbero egualmente bene in questi lavori, quando vi fossero preparati e avviati. Per i lavori femminili, nei quali siamo ancora all'inizio, il relatore fa voti che l'unione esplichi un'azione tanto pi� intensa e sollecita, quanto pi� tristi sono le condizioni di lavoro del sesso debole. Per la sistemazione dei ciechi nell'industria il Masciantonio si augura un decreto che estenda ai ciechi il diritto di essere assunti nei laboratori in una determinata percentuale degli operai occupati in ogni stabilimento. Quanto alla preparazione culturale il Masciantonio consiglia, oltre le elementari un corso di istruzione popolare che elevi ancora un poco il livello culturale del cieco e per la istruzione tecnica raccomanda di insegnare il maggior numero di lavori, compatibile con il perfetto apprendimento e consiglia di preferire gli insegnanti ciechi che hanno dato in questo campo ottima prova della loro capacit�. Scuole e professioni musicali Il relatore M. Antonio Venditelli rileva come essendo la musica arte eminentemente uditiva, che non richiede affatto il concorso del senso visivo, il cieco dotato di buone attitudini possa dedicarvisi con la sicurezza di seguire ottimi risultati. Bisogna per� avviare il cieco allo studio di quei soli strumenti che per essere pi� generalmente usati (in funzioni religiose e nelle riunioni ricreative) possono costituire per lui una parte di sufficiente guadagno. Gli insegnamenti da impartire ai ciechi, sempre seguendo i programmi dei regi conservatori musicali, sono secondo il relatore: pianoforte, organo, canto corale, strumenti ad arco. Accanto alla scuola di organo dovr� sempre essere curata quella di canto gregoriano, e nell'oratorio dell'Istituto gli alunni dovranno compiere il tirocinio di organisti in occasione delle ricorrenze religiose. N� dovr� essere trascurata la musica d'insieme (trii, quartetti, quintetti, ecc.) per la sua grande efficacia nel perfezionamento dell'udito, nella formazione del gusto artistico e nel conseguimento della disciplina ritmica. Se ogni insegnamento deve essere affidato a personale idoneo, la scuola d'Insieme non pu� prosperare che sotto la direzione di persona dotata di qualit� artistiche superiori. Il M. Venditelli passa ora a parlare del musicista cieco, della professione di esecutore, e di insegnante, professioni che richiedono qualit� sostanzialmente diverse, in quanto mentre all'esecutore necessitano gusto artistico e perfetta qualit� tecnica all'insegnante si impone una attivit� di natura quasi esclusivamente intellettuale rivolta ad accompagnare gli allievi attraverso le difficolt� dello studio. In entrambi i rami di attivit� i ciechi hanno saputo gloriosamente affermarsi ed il relatore cita alcuni di quelli che chiama i "Pionieri", il M. Bottazzo di Padova; Ascenso, di Milano; Fabozzi, Esposito e Pesacane, di Napoli; Amad� di Reggio Emilia; Grimandi, Belletti, Schieppati, Ellena ecc. E l'ottima riuscita di questi musicisti non deve esclusivamente attribuirsi ad eminenti qualit� dei singoli costituenti rare eccezioni, come il pubblico ha mostrato di giudicarli, ma alla normale possibilit� nel cieco dotato di attitudini di dedicarsi con certezza di riuscita agli studi musicali. Anche per quanto riguarda l'estetica e il portamento corretto dell'alunno, il M. Venditelli � ottimista, e riconosce all'insegnante cieco la possibilit� di curare questo importante lato dell'educazione musicale. Raccomanda conferenze illustrative e pubbliche audizioni fatte esclusivamente da ciechi e possibilmente da alunni di maestri privi della vista, per distruggere i troppi pregiudizi diffusi nel pubblico e che trattengono il cieco nella via della sua completa emancipazione. Dall'Unione Italiana dei Ciechi il relatore attende una tenace azione per l'ammissione dei ciechi regolarmente diplomati nei concorsi alle cattedre dei regi Istituti musicali e per la loro assunzione con preferenza assoluta negli Istituti pro ciechi, specializzati nell'insegnamento musicale, assicurando per questi l'adozione di una unica decorosa tabella. A conclusione e sintesi della sua chiara relazione il M. Venditelli presenta un ordine del giorno col quale affida all'Unione Italiana dei ciechi la realizzazione di quanto egli ha dimostrato essere necessario conseguire al pi� presto per i ciechi nel campo musicale. La relazione e l'ordine del giorno vengono approvati con caldo entusiasmo. Il prof. Augusto Romagnoli riferisce attorno al sistema di abbreviazione ad uso dei ciechi, ideato da Umberto Trani e Carlo Grimandi. Accenna ai criteri informativi del sistema, sui quali noi, per economia di spazio, siamo costretti a sorvolare e lo facciamo senza esitazione, essendo stata data la massima diffusione all'opuscolo pubblicato dalla stamperia nazionale Braille in cui il sistema � completamente esposto. Il Prof. Romagnoli lo ritiene pi� pratico di tutti gli altri sistemi, in quanto avendo tutte le caratteristiche di una vera e proprio stenografia � congegnato in modo da potere essere applicato gradualmente o parzialmente senza ingenerare confusione ed assicurando tuttavia notevole risparmio di tempo. Il Prof. Romagnoli propone di adottare le prime cinque regole nella stampa dei libri scolastici dalla quarta elementare in poi, per dare agli alunni che frequenteranno le scuole pubbliche un mezzo pi� celere per prendere appunti durante le lezioni. Il sistema completo dovr� invece usarsi per i libri di cultura media e superiore. Per la stampa del "Corriere Dei Ciechi" non consiglia l'adozione del sistema abbreviativo, per non accumulare le gi� notevoli difficolt� che incontrano nel sistema Braille i compagni divenuti ciechi in et� adulta. Quanto ai libri di lettura amena il relatore consiglia di non applicarvi il sistema stenografico Trani Grimandi, finch� questo non abbia raggiunto una sufficiente diffusione. Dopo una breve discussione, il congresso approva l'adozione del sistema stenografico Trani Grimandi. Macchine da scrivere Sulle macchine da scrivere riferisce l'Avv. Gian Emilio Canesi, che dopo aver constatata la necessit� della diffusione delle macchine dattilografiche Braille fra i ciechi, ne passa in rassegna i vari tipi, dichiarando la sicura superiorit� di quelle a sei tasti, uno per ogni punto, su quelle che posseggono tanti tasti quante sono le lettere e che risultano troppo complicate. I requisiti cui deve rispondere la macchina per ciechi sono: semplicit�, robustezza, leggerezza e basso prezzo. Per ora non esiste una macchina dattilografica Braille che risponda alle esigenze, ed opportuno � perci� il concorso bandito dall'U.I.C. per una macchina a sei tasti. Fra le esistenti le migliori sono la Hall, americana e la Picht tedesca. La casa che produce quest'ultima costruisce pure una macchina combinata per scrittura Braille e a caratteri comuni. Il relatore riconosce la grande utilit� della dattilografia comune per la comunicazione con i veggenti, e si augura che l'insegnamento ne sia reso obbligatorio negli Istituti dei ciechi, come lo � gi� nelle scuole medie. Alle macchine portatili o da viaggio, che hanno una tastiera ridotta l'Avv. Canesi preferisce quelle a tastiera universale che pur presentando piccole differenze fra loro, permettono al cieco di usarle facilmente tutte. Ci� che ostacola la diffusione fra i ciechi di macchine dattilografiche e particolarmente di queste comuni, � il loro altissimo prezzo che anche per le pi� convenienti come la Olivetti, resta sempre sulle 2000 lire. A questo grave ostacolo potrebbe in tenue misura intervenire l'U.I.C. raccogliendo le richieste di acquisto e facendo ordinazioni di una certa entit� per ottenere agevolazioni sul prezzo; ma la soluzione vera non si avr� che quando sia raggiunta una pi� elevata sistemazione economica del cieco. Il lavoro del cieco Il relatore Avv. Gian Emilio Canesi riconosce che il problema del lavoro del cieco si imposta negli istituti nei quali egli incomincia la propria educazione e consiglia ai maestri di tener presente nella loro missione che se per i ciechi dotati di qualit� eccezionali l'"Impossibile" si pu� dire che non esista, alla massa non si pu� prefiggere alcuna m�ta straordinaria, basta tendere a formare al ragazzo cieco un saldo carattere ed insegnare un mestiere che gli dia di che vivere. Passando all'esame dettagliato delle attivit� alle quali si possono avviare i ciechi l'Avv. Canesi consiglia di impartire l'insegnamento musicale non solo a chi sia dotato di attitudini particolari per diventare un professionista, ma anche ai mediocri che, come suonatori nelle chiese, nei cinematografi o in orchestre potranno dalla musica ricavare un utile. Nell'avviare invece gli alunni agli studi giuridici e quindi alla professione d'avvocato, come nel prepararli alla funzione di insegnanti, il relatore consiglia di pretendere tali qualit� intellettuali da permettere di affrontare le serie difficolt� che le due professioni presentano. A proposito di insegnamenti lamenta l'Avv. Canesi che in alcuni Istituti ci si sia limitati a permettere il conseguimento del diploma di maestro, mentre con la laurea si apre ai ciechi la via dell'insegnamento secondario e superiore, dove la possibilit� di scelta delle materie e l'elemento scolaresco pi� maturo e quindi pi� disciplinato facilitano il compito all'insegnante cieco. Solo particolari condizioni di famiglia potranno consigliare l'avviamento dei cieco negli studi agrari o commerciali. Verso le varie categorie di ciechi studenti spetta all'Unione un'opera di assistenza a mezzo di borse di studio\facilitazioni per l'acquisto di libri ecc. ed in seguito l'assistenza individuale per facilitare loro l'assegnazione di cattedre oggi che sono rimosse le esclusioni dei ciechi dall'insegnamento nelle scuole pubbliche. Quindi il relatore passa all'esame del problema pi� generale, quello del lavoro manuale, che per essere presto redditizio e per richiedere limitate capacit� intellettuali costituisce l'ordinaria parte di guadagno della massima parte dei ciechi. Mancando di statistiche attendibili, circa il numero e le condizioni dei ciechi l'Avv. Canesi ritiene un principio pratico quello di far rispondere ogni iniziativa in appoggio di chi lavora alle reali condizioni locali ed ai desideri e alle richieste degli interessati. Nel campo dell'assistenza ai lavoratori ciechi si pu� oggi usufruire dell'esperienza compiuta con i ciechi di guerra ed anche con i ciechi civili. Pochissimi sono oggi i ciechi che traggono il loro guadagno dal lavoro. In campagna, l'isolamento paralizza anche il lavoratore abile e volenteroso: ma anche nelle citt� gli esperimenti di laboratori hanno dato meschini risultati per deficienze quasi generali nella manodopera, sia per scarsa abilit� che per poca resistenza e poca assiduit�. La scelta dei lavori deve rispondere a criteri industriali e commerciali; bisogna evitare i lavori che si fanno a macchina. D'altra parte le lavorazioni a mano, a cui si dedicano in alcuni centri donne e fanciulli, richiedono un tale addestramento nel cieco per reggere alla concorrenza dei veggenti che forse si potr� ottenere con lo sviluppo delle scuole industriali, ma che oggi manca certamente. Il relatore crede che tanto le case di lavoro che i patronati possano essere di grande utilit� per gli operai seriamente addestrati dalle scuole professionali. Occorrer� che i capitali occorrenti, sia sotto forma di locali, che di macchine e di materie appartengano all'Unione la quale offre garanzie di amministrazione, come ente. La forma cooperativa potr� attuarsi quando maggiore sia lo spirito associativo dei ciechi operai e soprattutto se si sapr� assicurarsi la collaborazione dei veggenti esperti. Anche il patronato � un'ottima forma di assistenza a ciechi isolati ed anche molto economica, ma occorre che gli operai assistiti abbiano abilit� e coscienza, perch� i lavori ripresi dal patronato per la vendita devono essere senza difetti. Rare eccezioni sono ancora in Italia i lavoratori liberi, in massima parte ciechi di guerra ritornati dalle case professionali alle loro primitive occupazioni, e pochissimi quelli impiegati negli opifici, dove pure godono di effettivi vantaggi, quali l'assistenza di legge (pensione di vecchiaia, malattie, infortuni, ecc.). Scelta della localit� pi� vicina all'abitazione e minori conseguenze in caso di crisi, in quanto colpendo questa un laboratorio pei ciechi, tutta la loro massa ne soffrirebbe contemporaneamente. Bisogna per� vincere da noi la diffidenza con la quale il cieco operaio libero � guardato, ed ottenergli l'ammissione negli stabilimenti per precisa disposizione di legge, come � stato fatto in Germania, tanto per i ciechi di guerra come per quelli civili. Si va oggi diffondendo la professione del massaggio, che � abbastanza redditizia; l'opera di sostegno in questo ramo � di procurare impieghi fissi presso ospedali e ambulanze. L'Avv. Canesi consiglia l'istituzione di premi per chi impieghi convenientemente dei ciechi e di altri premi per i ciechi che riescono a formarsi una posizione indipendente col proprio lavoro. Ai ciechi che andranno a rappresentare l'Unione nei consigli di amministrazione degli Istituti, il relatore raccomanda di far propaganda presso gli educatori, presso i ciechi ed i benefattori al fine di far conoscere le possibilit� dei ciechi ed al tempo stesso procurare di dare ai piccoli raccolti negli Istituti la pi� sicura e pratica preparazione professionale. Relazione del Dottore Achille Norsa Stamperia - Biblioteche nazionali in Braille. - Che cosa si � fatto per dare il libro ai ciechi? Il relatore dimostra la inanit� del nostro passato, specialmente quando si istituisca un raffronto tra noi e l'estero; e questo raffronto egli istituisce rapidamente s�, ma fondato su cifre che non prestano adito a interpretazioni elastiche. Che cosa resta da fare? Anzitutto bisogna che il problema del libro entri nel vivo della coscienza pubblica, e ci� non � difficile, perch� ora pubblico e Governo ci sono larghi, per la prima volta, del loro favore. Di quali mezzi disponiamo e come dobbiamo meglio usarne? I due mezzi per dare il libro ai ciechi sono la stampa e la biblioteca circolante, si ricordano le tre stamperie italiane, la nazionale di Firenze, il Faro d'Italia a Roma e la stamperia dell'Istituto dei ciechi di Milano, alle quali si aggiunger� forse, fra breve, quella dell'Istituto di S. Alessio a Roma. La Nazionale di Firenze, sommate le diverse offerte e i diversi introiti, possiede attualmente 600.000 lire. Possiede 5 macchine stereotipiche, capaci di dare 100 volumi all'anno e, quando il personale sia addestrato, anche di pi�. Egli suggerisce di studiare il modo di addivenire a un formato pi� piccolo, di carta pi� sottile e una pi� semplice rilegatura, che permetta l'uso dei fascicoli staccati per alcuni libri; � pure da studiare un mezzo pi� economico per la stampa del "Corriere" il sistema detto tipografico, che ha i vantaggi del vecchio sistema a caratteri mobili, evitandone gli inconvenienti e che consiste nell'uso di lastre metalliche a punte mobili. Ricorda infine l'invenzione del Vicentini, della quale il "Corriere" si � gi� occupato. Questo per quel che riguarda la tecnica. Passando ora alla produzione libraria della stamperia, egli nota quanto segue: Vi � chi pensa che la stamperia possa abolire l'opera dei copisti. Il relatore, almeno per il momento � ben lontano da tale opinione. La stamperia � s�, tecnicamente preferibile, ma ragioni economiche ci devono indurre ad usarla con molta parsimonia, tanto � vero che anche all'estero, dove sono molto pi� ricchi che noi, la stamperia non esaurisce essa il compito della produzione libraria. Lo sanno le numerose schiere di copisti che tanto all'"Istituto Nazionale" di Londra, quanto alla "Valentin" di Parigi prestano l'opera loro. "La stamperia limiti il suo campo alle opere di utilit� pi� generale e pi� immediata, sia di letteratura, sia di musica" per il resto si continui pure con le trascrizioni a mano. Ecco intanto alcune proposte immediate per riparare allo stato delle cose. I. Federazione fra le biblioteche esistenti con scambio di libri fra le biblioteche straniere con pubblicazione di un unico catalogo, e occorrendo di un ufficio di informazioni e coordinamenti. II. Raccogliendo i mezzi per formare una biblioteca musicale avvantaggiandosi della ricchissima produzione estera. III. Fornire la biblioteca di Napoli dei mezzi necessari per far trascrivere quei libri che sono pi� richiesti dai lettori. Ma ci� non basta, il "punctum saliens" della questione sta nel saper creare una poderosa organizzazione a carattere nazionale sul tipo di quelle inglesi e francesi. Essa dati i vantaggi della tariffa postale ridotta, potrebbe giovare ai ciechi di tutta Italia, rendendo inutile, almeno per ora, la fondazione di nuove biblioteche regionali, che porterebbe ad una inutile dispersione di forze, gi� tanto deprecata nel passato. Il loro posto potrebbe esser tenuto da bibliotechine viaggianti, sul tipo di quelle estere. Ma per fare opera veramente proficua devono essere soddisfatte queste tre questioni: "Larghezza di mezzi, ampiezza di locali e eccellenti capacit� direttive". Il relatore parla ora dei rapporti fra biblioteche e lettori. Si concedano maggiori larghezze che in passato, ma anche pi� sicure garanzie. In questo ci piace soprattutto far rilevare i criteri igienici che guidano il relatore; cos� egli propone l'obbligo di lavarsi le mani prima e dopo la lettura e se il lettore viene colpito da malattia infettiva di darne immediata comunicazione. Aggiunge qualche parola sui giornali. Il relatore non si dichiara favorevole a che esista soltanto un giornale di classe. Accanto a questo dovrebbe sorgere una rivista in Braille d'indole eclettica come ad esempio la Lumi�re. Terzo giornale dovrebbe essere una gazzetta che si ispirasse agli intenti puramente musicali. Come la "Gazzetta Musicale" e "Il Repertorio del musicista cieco". Relazione del Prof. Avv. Loffredo sulla personalit� giuridica del cieco Segue ora la relazione del prof. Loffredo, della quale i congressisti hanno ammirato la densit� del contenuto e la perspiquit� della forma, se non che essa � di tal natura che male si presterebbe ad un magro riassunto, come quello che pu� concederci la tirannia dello spazio. D'altra parte il Prof. Loffredo, mente per eccellenza speculativa si addentra in questioni teoriche le quali sarebbero forse incompatibili con le esigenze del nostro giornale. Pertanto ci sembra che il meglio da fare sia di non provarsi nemmeno a riassumere la suddetta relazione, ma solo di riportarne integralmente l'ordine del giorno. Tuttavia ci induciamo a questa deliberazione solo dopo avere dichiarato nel modo pi� esplicito che il mancato riassunto dipende non da altre ragioni che di guastare in brevi ed affrettate parole, quello che presentato nel suo insieme fu unanimemente acclamato dall'assemblea dei ciechi. Ordine del giorno sulla riforma dei codici Il II congresso dell'U.I.C. fa voti perch� la commissione governativa incaricata delle riforme dei codici, considerando che l'articolo 340 del codice civile del 65 rifletteva solo le concessioni dei legislatori del tempo, le quali del problema della cecit� non altro conoscevano se non gli estremi emergenti dalle condizioni fisiche dei molti derelitti affidati alla pubblica beneficenza e alla carit� privata; considerato che ormai le questioni riguardanti i ciechi in genere debbano comprendere ciechi nati e ciechi divenuti, fra i quali intercedono differenziazioni semplicemente di carattere psicologico, non in quanto alla integrit� della loro capacit� di volere, ma soltanto per ci� che riguarda gli atti formali della loro capacit� di agire; ritenuto che con le manifestazioni individuali e collettive della loro attivit� oggi i ciechi abbiano dimostrata la loro perfetta efficienza della loro pratica civile, per il cui perfetto adempimento, � necessario distruggere ogni atto teorico che possa costituire un elemento di sfiducia nel concetto sociale delle comuni personalit� giuridiche; fa voti perch� il riferito articolo 340 venga completamente abolito. Relazione della signorina Luisa Cassia sulla donna cieca Accenna all'inerzia delle donne cieche e alla miseria in cui esse giacciono quando non siano educate ed istruite. Pensa poi ai mestieri ed alle professioni che siano non solo pi� idonee, ma anche pi� redditizie. Cos� dovrebbe essere affidato negli istituti alle donne cieche l'insegnamento del canto e della teoria musicale e l'insegnamento del canto anche nelle scuole normali. Tiene presente per gli insegnanti degli istituti dei ciechi le cattive condizioni finanziarie e perora in questo senso la causa delle maestre. Ottima per le cieche la professione di massaggiatrice, ma per cause gi� note pochissime sono riuscite con quest'arte ad aprirsi una via di lavoro e di lucro. I cos� detti lavori femminili sono un'ottima risorsa quando scarseggiano attitudini letterarie e musicali. I lavori pi� usati sono quelli di maglieria a macchina e a mano, anche il cucito a macchina, ma questo presenta maggiori difficolt� e quindi minor profitto. Le reti pure sono una fonte di guadagno apprezzabile (reti da biciclette, reti da tennis, reti per lettini da bimbi, reti da pesca ecc.). Ma perch� la donna cieca possa essere indipendente e vivere del suo lavoro occorre facilitarle ancora di pi� la via, cos� ottima in questo senso appare l'idea di fondare una istituzione pro donna cieca, vagheggiata dall'Unione: "La fondazione di una casa pensione che protegga la donna cieca e che ne tuteli gli interessi, alla quale sia annesso un laboratorio che abbia un funzionamento ordinato, sotto la guida di un direttore competente, che si occupi di procurare le commissioni e di smerciare i manufatti": (la relatrice indica fugacemente alcuni di questi mezzi). Ecco il disegno del grandioso progetto nelle sue linee generali. Per l'erezione di questa casa gi� felici tentativi sono stati fatti, talch� pu� dirsi che la nostra � ben pi� che una speranza, specialmente ci d� conforto la ferrea energia del Tenente Nicolodi il quale sapr� assolvere anche questa parte, forse la pi� ardua del compito che egli si � prefisso. Previdenza ed assicurazione Il relatore Avv. Canesi riconosciuta la limitata possibilit� di guadagno dei ciechi, specialmente oggi e per tutta la vita di questa generazione che non ha saputo preparare sufficientemente alla vita di lavoro i suoi ciechi, afferma come un dovere sociale quello di integrare le loro ridotte capacit� di guadagno con un sussidio commisurato a far fronte solo alle pi� imperiose necessit�. Per quanto riguarda la previdenza l'Avv. Canesi consiglia l'iscrizione dei ciechi fra i 15 ed i 65 anni, alla cassa di assicurazione per la invalidit� e la vecchiaia. Con questa iscrizione si assicura al cieco, che abbia versato 240 contributi quindicinali, cio� sia rimasto regolarmente iscritto per dieci anni, una modesta pensione. Il contributo valutato sopra una paga giornaliera di lire otto, risulterebbe di lire 4 quindicinali, ripartiti cos�: - Lire due a carico del datore di lavoro. - Lire 1,50 a carico del fondo speciale per ciechi. - Lire 0,50 a carico del cieco. Nel caso che il cieco lavori a domicilio le lire 2 che dovrebbero essere a carico del datore di lavoro, passerebbero a carico del fondo di cassa speciale per i ciechi. Per costituire questo fondo speciale di cassa per i ciechi il relatore ritiene facile ottenere l'assegnazione dei due contributi quindicinali, che finora i datori di lavoro hanno facolt� di versare o meno, alla cassa assicurazione e anche il loro ammontare � tale che una sola parte di esso potrebbe essere sufficiente al nostro scopo. Ma non pu� bastare assicurare una pensione di vecchiaia al cieco, pel quale si � gi� ottenuto l'abbassamento del limite minimo d'et� per aver diritto a pensione a 55 anni, bisogna ottenergli un sussidio speciale destinato alla integrazione delle menomate sue forze di produzione. Per procurare questo sussidio integrativo l'Avv. Canesi propone tre progetti: Primo progetto - Lo Stato e gli enti Autarchici (comuni e provincie) si accollano il peso di corrispondere un vitalizio ai ciechi che si trovino in determinate condizioni di ingerenza, salute, et�, ecc. Secondo progetto - Lo Stato e gli enti autarchici concorrano al pagamento dei premi di assicurazione ad un ente assicurativo, il quale si impegna di corrispondere il vitalizio come sopra per un numero fisso di ciechi o per un numero probabile di nascituri ciechi. Terzo Progetto - Fondazione di un fondo capitale, a mezzo di versamenti ottenuti da Stato, enti locali o beneficenza, il cui reddito serve a pagare i vitalizi. Cos� per quanto ce lo comportava lo spazio abbiamo dato ai nostri lettori che non parteciparono alle sedute del congresso una sia pur pallida idea di quel che nel congresso stesso fu trattato e con ci� avremmo finito se non dovessimo accennare a due fatti: l'uno pieno di significato morale, l'altro interessante per la vita della nostra associazione. Gi� per iniziativa di alcuni nostri amici e precisamente del Cap. Avv. Gian Emilio Canesi, dell'industriale Bombelli ed altri, si era aperta una sottoscrizione per onorare debitamente i tre personaggi che dell'Unione si sono resi benemeriti insigni: Carlo Delcroix, Aurelio Nicolodi, e Oreste Poggiolini. Orbene, a rendere tale onore fu scelta opportunamente una seduta del congresso durante la quale furono presentate ai tre personaggi tre medaglie che costituiscono l'attestazione del perenne affetto che i ciechi nutrono per loro. Alla cerimonia intervenne il sindaco di Bologna e numeroso pubblico. Parl� presentando le medaglie il Cav. Prof. Augusto Romagnoli e si rese fedele interprete della devozione nutrita dai ciechi tutti verso i tre festeggiati. Replicarono il Cav. Dott. Nicolodi ed il Cav. Oreste Poggiolini, manifestando tutta la loro compiacenza per il dono ricevuto. Tale avvenimento non poteva non essere segnalato nel "Corriere" rivelando esso l'intimo spirito di solidariet� che unisce le masse ai loro duci. L'altro fatto di indole sociale consiste nella riforma dello statuto, riforma che fece immediatamente seguito alle molteplici relazioni delle quali gi� ci siamo occupati. Lo statuto riformato in sede di congresso verr� stampato e quindi diffuso fra i soci; la quale ragione, unita all'altra della tirannia dello spazio, ci consiglia di non entrare in particolari. Tuttavia stimiamo nostro dovere di accennare almeno sommariamente alle riforme avvenute. Cos� siamo venuti alla soppressione dei consigli regionali e di gruppo, sostituiti rispettivamente con le sezioni e le sotto sezioni. Fu portata la quota dei soci contribuenti da lire 3 a lire 5; e la percentuale spettante alla sede centrale, fu ridotta dal 75 per cento a 50 per cento e abrogato il comma per cui il 50 per cento dell'avanzo annuale spetta alla centrale. Tali riforme furono ispirate dal desiderio di rendere sempre pi� agile e attiva la nostra organizzazione e confidiamo che l'effetto sperato dai nostri dirigenti sia prossimo a farsi sentire in tutta la nostra compagine sociale. Approvate le riforme statutarie, si proced� all'elezione della giunta, la quale fu cos� costituita: Ten. Dott. Aurelio Nicolodi - presidente Ten. Teobaldo Daffra - Cap. Avv. Gian Emilio Canesi - Cap. Pro. Feliciano Lepore - Signorina Anna Antonacci. Segnalazioni bibliografiche a cura del Centro di Documentazione Tiflologica (pag. 63) Questa sezione intende presentare brevemente ai lettori alcune pubblicazioni recenti riguardanti le materie tiflologiche. Quando non diversamente segnalato, le pubblicazioni possono essere reperite attraverso il normale circuito librario. G. Hammer, Blindness through the looking glass. The performance of blindness, gender, and the sensory body. Ann Arbor (MI): University of Michigan Press, 2019 (ISBN: 9780472054282). Il volume � dedicato alla cecit� ed alla visione come esperienze sociali e culturali. Per quanto la visione sia in genere associata alla conoscenza in ogni senso, essa tuttavia viene analizzata quale forma, assieme alla cecit�, sulla quale si formano i nostri concetti. Attraverso una analisi etnografica viene analizzato in particolare il modo in cui individui non vedenti e vedenti formano le loro categorie sociali, in relazione al genere, alla femminilit�, alla bellezza ed alle relazioni interpersonali. L.J. Davis, The disability studies reader, 5a ed. New York: Routledge, 2017 (ISBN: 9781138930230). Si tratta di un volume introduttivo ai "Disability Studies", di cui affronta i diversi aspetti. Da una prima parte di carattere storico, attraverso l'azione politica nei confronti della disabilit� (diritti, democrazia, istituzioni), si passa a trattare il sorgere degli atteggiamenti discriminatori, la cultura, l'identit� di genere ed i modelli sociali che caratterizzano gli studi. Ciascun capitolo � completato da una ricca bibliografia. Brevi indicazioni per i collaboratori (pag. 64) Si offrono di seguito alcune indicazioni di massima a cui gli autori dei contributi dovrebbero possibilmente attenersi, per venire incontro al lavoro redazionale della segreteria ed alle esigenze tipografiche della rivista. La collaborazione a "Tiflologia per l'Integrazione" � libera. I contributi dovranno pervenire possibilmente via posta elettronica (all'indirizzo: cdtinfo@bibciechi.it) in formato doc. Il testo dovr� essere in carattere Times New Roman 12 con una interlinea di 1,5. I rientri dei paragrafi dovranno essere di 0,5 a sinistra e a destra. Si raccomanda particolare cura nella citazione bibliografica, che dovr� seguire il sistema "Autore-Data" secondo le regole dell'American Psychological Association (APA). I riferimenti interni al testo dovranno trovare una esatta corrispondenza nella citazione estesa che si trover� alla fine dell'articolo. (Diversi sono i siti Internet che offrono una panoramica sullo stile citazionale dell'American Psychological Association. Si pu�, tra gli altri, vedere: http://campusgw.library.cornell.edu/newhelp/res�strategy/citing/apa.html). Gli autori che riportano una bibliografia a corredo del loro articolo (senza rinvii all'interno del testo) dovranno utilizzare lo stesso metodo citazionale "Autore-Data". Si raccomanda inoltre particolare cura nei dati citazionali, dal momento che alla redazione non sempre � possibile verificarne la correttezza. La redazione si riserva comunque il diritto di intervenire sul testo per uniformarlo alle norme tipografiche. Si ringrazia per l'attenzione. ?? ?? ?? ??