Maggio 2022 n. 5 Anno LII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. Resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Nella mente dell�assassino Che gogna la vergogna Massaggi dal passato Le origini e la storia dell�uovo di Pasqua Elisa si racconta Nella mente dell�assassino (di Antonio Leggiero, �Focus Storia� n. 186/22) - Il criminal profiling si usa dai tempi di Jack lo Squartatore, ma ha portato al primo arresto solo nel 1957. L'evoluzione di questa tecnica investigativa, in tre casi celebri - � l'estate del 1888 e a Londra fa molto caldo. Un fatto anomalo per la capitale inglese, che di solito non � cos� afosa. Ma l'atmosfera soffocante e carica di tensione non � solo colpa del clima. In un quartiere periferico e degradato, Whitechapel, un serial killer ha iniziato a uccidere donne (in genere prostitute) e a mutilarle orribilmente. Il risultato della sua azione criminale � qualcosa che nessuno ha mai visto prima. Nemmeno gli esperti e navigati detective di Scotland Yard. I pur sagaci investigatori londinesi sono spiazzati dall'assoluta novit� del fenomeno e dalle sue componenti mostruose. Non sanno come individuare il criminale seriale che, nel frattempo, continua a uccidere e a mutilare. L'assassino ha anche un nome: Jack the Ripper (�lo Squartatore�). Se l'� scelto lui, firmando una lettera inviata ai media. E, in effetti, � veramente uno squartatore, dal momento che mutila, eviscera, fa scempio del corpo delle povere malcapitate. La situazione � esasperante e i dirigenti della Criminal Investigation Division (l'unit� di polizia che indaga sui delitti) si sentono talmente impotenti da escogitare qualcosa di tanto disperato quanto insolito. Dopo avere inutilmente battuto tutte le piste tradizionali, decidono di coinvolgere nelle indagini un esperto della mente umana (e dei suoi disturbi), per elaborare una sorta di identikit della personalit� di quel killer misterioso. I funzionari di Sua Maest� non lo sanno, ma quella decisione � l'atto di nascita del criminal profiling. Lo specialista prescelto si chiamava Thomas Bond (1841-1901). Il dottor Bond era principalmente un medico legale ma - come quasi tutti i suoi colleghi all'epoca - aveva conoscenze che spaziavano dall'anatomia alla psichiatria, allora una disciplina relativamente giovane. Entusiasta dell'incarico, ma anche consapevole di avere poco tempo, si tuff� subito a capofitto nel mistero. Inizi� a studiare tutti i dati in possesso degli inquirenti. Vi si dedic� con scrupolo, meticolosit� e accuratezza. Il dossier che prese vita grazie al suo lavoro sar� la pietra miliare di una nuova e rivoluzionaria tecnica di indagine, basata sulla profilazione psicologica del criminale. Nel rapporto di Bond si legge: �L'assassino deve essere un uomo fisicamente forte e di grande freddezza e audacia. Non vi sono prove che abbia avuto un complice. Egli deve, secondo la nostra opinione, essere soggetto a periodici attacchi di mania erotica e omicida. Le caratteristiche delle mutilazioni indicano che l'uomo pu� essere affetto da un disordine sessuale denominato satiriasi. [...] L'assassino appare probabilmente come persona inoffensiva di mezza et�, curato nell'igiene e rispettabilmente abbigliato [...]�. La descrizione per certi versi non � troppo diversa da quella che stilerebbe un profiler di oggi. Peccato che, nonostante il contributo di Bond e le instancabili indagini di Scotland Yard, gli omicidi non si fermarono, lasciando i delitti di Jack lo Squartatore senza un colpevole. Oltre mezzo secolo dopo gli orrori di Whitechapel, il mondo era intrappolato in quelli della Seconda guerra mondiale scatenata da Adolf Hitler. Nel 1943, gli angloamericani stavano cercando di entrare in possesso di quante pi� informazioni possibile sul dittatore nazista. A un certo punto l'Oss (antesignano della Cia), nella persona del potentissimo direttore William J. Donovan, decise di affidare a un celebre psichiatra forense l'incarico di redigere un profilo psicologico del F�hrer. Puntarono sul dottor Walter C. Langer (1899-1981), considerato un vero esperto, che elabor� un dossier intitolato A Psychological Analysis of Adolph Hitler: His Life and Legend. Il rapporto rimase segretissimo e circol� solo nella cerchia ristretta dei collaboratori del presidente Roosevelt: aveva oltre 250 pagine e conteneva una disamina dettagliatissima della personalit�, dei vizi e delle virt� (si fa per dire) dell'uomo pi� temuto al mondo. Il rapporto rimase segreto fino al 1972, quando fu pubblicato (con un altro titolo). Leggendolo si rimane sorpresi dall'accuratezza della descrizione caratteriale, nonch� da alcune previsioni. Fra queste, spicca il paragrafo numero otto, intitolato: �� possibile che Hitler si suicidi�. Nel testo si legge: �� la conclusione pi� plausibile. Non solo egli ha frequentemente minacciato di togliersi la vita, ma da quanto noi conosciamo della sua psicologia, � questa la possibilit� pi� attendibile�. La previsione era giusta. Solo che Hitler si uccider� soltanto due anni pi� tardi, un tempo infinito per i milioni di esseri umani che continuarono a morire nella guerra di annientamento e nei campi di sterminio. Mentre in Europa infuriava la guerra, nel 1940 a New York una serie di attentati dinamitardi scosse la citt�. La prima bomba aveva per obiettivo la Con Edison, azienda elettrica della metropoli. L'ordigno non esplose, ma ne seguirono altri, e questi invece esplosero causando danni e vittime. I cittadini di New York erano in preda al panico: un'esplosione poteva coglierli nei momenti e nei luoghi pi� impensati. Perfino in chiesa e al cimitero non si sentivano sicuri. Un incubo, destinato a durare per sedici lunghissimi anni. Il criminale venne subito soprannominato Mad Bomber, cio� �dinamitardo pazzo�. E pazzo doveva esserlo davvero, visto quello che faceva e considerando i messaggi deliranti e farneticanti che scriveva. La polizia non sapeva pi� che fare, gli allarmi, veri e falsi, si ripetevano a tutte le ore. Fu a quel punto, alla fine del 1956, che l'ispettore Howard Finney, che dirigeva le indagini, e il capitano Vincent Cronin decisero di rivolgersi a un noto psichiatra e affidargli lo studio della personalit� del dinamitardo. Lo specialista si chiamava James Brussel (1905-1982) e godeva di un'ottima reputazione perch� aveva curato - in zone operative del teatro bellico - militari statunitensi affetti da patologie neuropsichiatriche, sia durante la Seconda guerra mondiale, sia nella Guerra di Corea. Brussel accett� la sfida e vi si dedic� anima e corpo. Il frutto del suo lavoro � un capolavoro di profilazione criminale ancora oggi portato a modello nelle scuole dell'Fbi e delle Unit� di analisi comportamentale delle polizie di tutto il mondo. Ma soprattutto cambi� per sempre la storia delle tecniche investigative, perch� questa volta port� alla cattura del criminale. Con la descrizione di Brussel in mano, gli investigatori poterono infatti lavorare con una sorta di foto psico-segnaletica del dinamitardo: non impiegarono molto a individuarlo. L'uomo venne arrestato il 20 gennaio 1957. Si chiamava George Metesky ed era un immigrato lituano che viveva con una parente, proprio come ipotizzato nell'identikit di Brussel. Mad Bomber aveva iniziato a collocare ordigni dopo essere stato licenziato dalla Con Edison senza indennizzo. Quindi, il primo obiettivo era stata proprio la sua ex azienda. Poi per� svilupp� una passione perversa per il macabro e le bombe e continu� a colpire. Le sue caratteristiche personologiche erano esattamente quelle tratteggiate da James Brussel: persino il doppiopetto, che si abbotton� con cura al momento dell'arresto! Fu un successo senza precedenti, che attravers� l'oceano e dagli Usa arriv� in tutti gli altri Stati del mondo. E Brussel divent� il profeta del criminal profiling. Che gogna la vergogna (di Raffaella Procenzano, �Focus� n. 354/22) - Dal punto di vista evoluzionistico, discende dal disgusto ma, al contrario di esso � una emozione sociale dato che ognuno di noi vive sotto lo sguardo (e il giudizio) altrui - Una sensazione che tutti conosciamo bene: quella di volersi sotterrare, di scomparire all'istante. Ma anche il dolore di aver deluso qualcuno, o di deluderlo quando sapr� ci� che abbiamo fatto. Fino ad arrivare al timore di non potersi pi� guardare allo specchio perch� la propria immagine diventa insopportabile visto che non risponde pi� alle aspettative (proprie e altrui). La vergogna � l'emozione sociale per eccellenza: la proviamo proprio perch� i nostri comportamenti, ci� che diciamo e perfino i nostri pensieri vengono inevitabilmente giudicati. E il giudice pu� essere reale ma anche solo immaginato: del resto si evita di compiere un'azione �illecita� anche se nessuno in quel momento ci sta guardando e, magari senza rendercene conto, ci chiediamo: �se sapessero... che cosa penserebbero di me?�. Sarebbe proprio questa la sua funzione sociale: impedirci di infrangere le regole. Non va per� confusa con l'imbarazzo, ma soprattutto con il senso di colpa. L'imbarazzo pu� essere suscitato anche dal semplice esporsi allo sguardo degli altri (per esempio parlare in pubblico) senza aver trasgredito nulla. Oppure la violazione delle norme sociali � poco importante e non intenzionale, come quando ci si strappa per caso il vestito o si fa una gaffe a una cena importante. L'imbarazzo � quindi dovuto a un fatto momentaneo e ha breve durata, mentre la vergogna persiste per molto tempo e di solito � dovuta a un'azione intenzionale. Ma la distinzione pi� importante da fare � quella con il senso di colpa, un sentimento che - a differenza della vergogna - si pu� provare solo �a posteriori�. Il senso di colpa ci fa sentire un comportamento che abbiamo adottato come sbagliato o indegno, ma senza intaccare la stima che si ha per se stessi, mentre nella vergogna ci si sente �sbagliati� come persone, �bollati� per l'azione compiuta. Inoltre, chi prova vergogna desidera solo fuggire da una situazione, mentre chi prova colpa cerca di rimediare a ci� che ha fatto (o chiede scusa). Non esistono societ� in cui la vergogna non sia nota e non esistono forme di potere che non agiscano (legittimamente o meno) anche attraverso la vergogna (per esempio additando come traditore chi non aderisce alle norme). Ma non esistono nemmeno individui che non abbiano almeno qualche tipo di vergogna. E non tutti la provano nella stessa situazione, perch� dipende dall'importanza che ciascuno di noi d� a ogni contesto sociale. Un manager affermato � in alto nella gerarchia (e ha quindi molti occhi puntati addosso) all'interno della sua azienda mentre magari non si intende affatto di cucina e, tra amici, non si vergognerebbe per un piatto riuscito male (mentre un affare andato a rotoli per un errore lo getterebbe nel panico). Del resto per un grande chef la situazione sarebbe opposta. Questo sentimento dipende inoltre dalla scala di valori: per chi � abituato a superare i limiti di velocit�, essere pizzicati dalla polizia pu� essere una vera seccatura, ma per chi � sempre ligio alla regola e supera i limiti per distrazione, essere colto in fallo pu� diventare una vergogna. Ci si pu� perfino vergognare per qualcosa che fa qualcun altro. In spagnolo esiste, unica lingua al mondo, una espressione per dire proprio questo: si parla di verguenza ajena, ovvero vergognarsi al posto di qualcuno. Una cosa � certa: nel momento in cui pensiamo di aver deluso le nostre e le altrui aspettative, e di aver quindi provocato un danno irrevocabile, si viene presi dal disgusto verso se stessi. �Non a caso, vergogna e disgusto si somigliano: entrambe queste emozioni ci inducono a stare lontani dagli altri, anche se per scopi diversi. Inoltre entrambe hanno a che fare con il corpo: la vergogna tende a nasconderlo, il disgusto a preservarlo da malattie�, sottolinea Natalie Shook, psicologa dell'Universit� del Connecticut (Usa), che ha dimostrato con alcuni esperimenti che la vergogna, dal punto di vista evolutivo, deriva appunto dall'emozione del disgusto, tant'� vero che entrambe queste sensazioni attivano le stesse regioni cerebrali: la corteccia cingolata anteriore e l'insula anteriore. Shook ha dimostrato anche che chi � disgustato per qualcosa si vergogna di pi�. �Il nostro studio potrebbe offrire indicazioni per curare disturbi psicologici legati alla vergogna, come i disturbi di ansia e quelli alimentari: potrebbe essere utile unire alla psicoterapia alcune tecniche per la riduzione della sensibilit� al disgusto�. La vergogna � comunque un sentimento con cui tutti dobbiamo fare i conti. Compare nei bambini intorno ai 18-20 mesi insieme ad altre emozioni autoconsapevoli come l'orgoglio e la colpa, ma diventa identica a quella degli adulti tra i due e i tre anni. L'imbarazzo invece compare prima: in genere verso i 15-18 mesi. Si � visto con il classico test dello specchio: colorando il naso di un bambino di rosso e mettendolo davanti alla propria immagine riflessa il piccolo si copre il naso con le mani e distoglie lo sguardo con imbarazzo. Esistono per� due tipi di bambini: quelli detti �evitanti� e quelli �riparatori�. Lo hanno dimostrato alcuni anni fa le psicologhe Karen Barrett e Carolyn Zahn-Waxler con un esperimento. Hanno affidato ad alcuni bambini di due anni, per giocare, una bambola dicendo loro che si trattava del giocattolo preferito. Poi uscivano dalla stanza e alla bambola, che conteneva un congegno, si staccava una gamba. Al rientro delle studiose, alcuni bambini ne evitavano lo sguardo, non si avvicinavano e tardavano a confessare di aver rotto il giocattolo, provavano vergogna insomma. Altri bambini invece portavano subito la bambola alle studiose e tentavano di ripararla chiedendo scusa. Si sentivano in colpa quindi. In generale, secondo gli psicologi, se un bambino usa la prima strategia o la seconda dipende dall'esempio ricevuto in famiglia e dal tipo di rimproveri utilizzati dai genitori. Una recente ricerca della California State University dimostra che la propensione a provare vergogna � collegata in particolare alla presenza nel nucleo familiare di padri depressi e troppo permissivi. La vergogna � dunque l'emozione sociale per eccellenza, ma si pu� dire che oggi siamo �senza vergogna�? No, naturalmente, visto che difficilmente non la si prova mai, per� meno una societ� � coesa, meno circola il sentimento della vergogna perch� le persone sentono poco il bisogno di adeguarsi. �Inoltre nella nostra societ� ogni individuo � portato a dare spettacolo di s� e questo ci spinge a essere protagonisti anche quando si compiono azioni non lecite (non � raro vedere assassini o truffatori raccontare le proprie vicende in tv o sui giornali). Non c'� vergogna perch� non c'� biasimo diffuso�, fa notare Gabriella Turnaturi, sociologa delle emozioni e autrice di un saggio sull'argomento. Insomma, se un'azione, anche illegale, cade nell'indifferenza emotiva non bastano le sanzioni (l'eventuale carcere) a indurre vergogna in chi la compie. Ci� non significa che questa emozione sia scomparsa, ma ognuno ne ha una propria, a seconda del pubblico di riferimento. Insomma, la vergogna non � pi� legata a che tipo di persona si � ma a come si appare. E quindi �oggi spesso si trasforma nella sofferenza di non essere riusciti ad apparire abbastanza felici, abbastanza realizzati. Succede perfino di avere... vergogna di vergognarsi di qualcosa�, sottolinea Turnaturi. Questo sentimento, per�, per la studiosa pu� anche avere due risvolti utilissimi. Il primo per l'individuo: per alcuni potrebbe funzionare come un campanello di allarme, se si arriva a provare una profonda vergogna per qualcosa, significa che si � davvero �toccato il fondo�, ovvero che � il momento di reagire. Il secondo per la societ�: a volte la vergogna induce indignazione. Se si prova questo sentimento come reazione alle ingiustizie o alle offese alla dignit� altrui, la vergogna pu� trasformarsi in passione civile, per evitare di sentirsi complici di azioni che non si condividono. �Quando vediamo i migranti morire nei nostri mari e proviamo indignazione, questa reazione nasce da un primo senso di vergogna che poi pu� sfociare in azione politica per cambiare le cose�, chiarisce Turnaturi. Ci� non toglie che molte persone vivano la vergogna come un'emozione che pu� completamente distruggere la stima di se stessi. Non a caso, suscitare vergogna in qualcuno � un modo per manifestare il proprio potere psicologico su questa persona, evidenziandone la diversit� nell'aspetto o nei comportamenti, per esempio. Pu� essere quindi usata per manipolare gli altri. Inoltre, gli studi dimostrano che la tendenza a provare vergogna in modo accentuato pu� essere la spia di veri e propri disturbi come alcune fobie oppure la depressione. La vergogna pu� anche suscitare una forte rabbia, far immaginare che qualcuno sia colpevole della sofferenza provata e innescare pensieri psicotici o manie di persecuzione. Come si supera quindi? � difficile affrontare la vergogna direttamente, perch� genera inattivit� e senso di impotenza. Occorre un lavoro psicologico condotto con uno specialista e basato sul separare il comportamento ritenuto sbagliato dalla dignit� della persona che lo commette, trasformando quindi la vergogna in senso di colpa. Va poi sfruttata la capacit� di fare ironia su se stessi, guardandosi �dall'esterno� e criticandosi bonariamente per primi. Massaggi dal passato (di Massimo Manzo, �Focus� n. 352/22) - I primi massaggiatori erano sacerdoti, quasi 5.000 anni fa. Poi vennero i medici (e non solo) per curare il corpo e dare sollievo all�anima - Che sia per rimediare ai classici �doloretti� alla schiena, tonificare i muscoli dopo una prestazione atletica o semplicemente rilassarsi, magari in una lussuosa spa, il massaggio � una delle pratiche pi� comuni e apprezzate di sempre. Dai sacerdoti egizi ai ginnasti greci, passando per i monaci orientali e le civilt� aborigene, tale abitudine si � infatti evoluta di pari passo con quella della medicina, adattandosi a culture diversissime e venendo talvolta associata a pratiche �immorali� o a vanit� estetiche. Ma quando � nata esattamente, e come � cambiata nel tempo? Le origini del massaggio si perdono nella notte dei tempi, e a vestire i panni dei primi massaggiatori furono nientemeno che esperti sacerdoti in grado di manipolare abilmente muscoli e tessuti. �Gi� nel III-II millennio a.C., alcuni testi religiosi cinesi e indiani riportavano tecniche di massaggio che servivano sia a ridare mobilit� ad arti danneggiati, per esempio da fratture o contratture, sia a ristabilire l'equilibrio psicofisico di chi li riceveva, in ossequio ai principi filosofici orientali�, spiega Davide Orsini, docente di Storia della medicina all'Universit� di Siena. �Ci� avveniva anche nell'antico Egitto, in Mesopotamia e nella Grecia arcaica, civilt� in cui la malattia era vista come un �male� esterno al corpo, guaribile solo con l'intervento della divinit�. Tra i principali rituali per �allontanare� il malessere c'era appunto il massaggio, spesso effettuato con oli estratti da piante medicinali. In proposito, il codice di Hammurabi (II millennio a.C.) fissava addirittura una tariffa �minima� destinata al medico che avesse guarito �l'osso rotto o la parte molle ammalata di un uomo�. Al fine terapeutico se ne affianc� fin da subito uno legato al benessere, volto a rinfrancare la mente e il corpo. Non a caso nell'Iliade e nell'Odissea (poemi risalenti all'VIII secolo a.C.), eroi come Achille, Agamennone e Ulisse vengono ripagati delle loro fatiche guerresche ricevendo piacevoli massaggi con olio d'oliva o acqua di mare. Proprio in Grecia, dove sembra sia nata la parola massaggio (dal verbo massein, impastare, maneggiare), si svilupp� l'antenato dei moderni �massaggi sportivi�, che veniva praticato agli atleti e ai frequentatori dei luoghi dedicati all'esercizio fisico, come ginnasi e palestre, nonch� ai soldati impegnati nei duri sforzi della vita militare. Nel IV secolo a.C., il massaggio fu studiato da Ippocrate, considerato il padre della medicina occidentale. �Ippocrate per primo attribu� la causa della malattia a motivi che stanno nella natura stessa dell'uomo e non a cause divine�, afferma Orsini. �Nei suoi scritti tratt� ampiamente del massaggio indicandolo con il termine anatripsis, inteso come �strofinamento� abbastanza profondo, che affiancato alla ginnastica e al calore era utile a sciogliere tensione e contratture muscolari�. Un po' come avviene oggi, Ippocrate considerava l'anatripsis uno degli ingredienti essenziali per la salute personale, insieme a un'alimentazione corretta, alla vita all'aria aperta, ai bagni e alla musica. Facendo tesoro dell'esperienza greca, anche i Romani ebbero un debole per i massaggi, che venivano praticati in varie forme un po' dappertutto, dai postriboli, dove assumevano chiari scopi erotici, alle numerose terme sparse per l'impero, prese d'assalto quotidianamente da cittadini di tutti i ceti sociali. �A Roma i pi� ricchi si facevano massaggiare con unguenti costosissimi, come il balsamo di Giudea, un olio ricavato da una pianta originaria del Medio Oriente e molto ricercato dalle agiate matrone�, aggiunge Orsini. All'epoca, chi voleva affidarsi a mani esperte poteva rivolgersi al tractator, un massaggiatore professionista, mentre i meno pretenziosi potevano ripiegare sull'unctor, specializzato in unzioni e in massaggi pi� superficiali. Nel corso del Medioevo, gli arabi continuarono l'esperienza romana nei loro bagni, mentre in Estremo Oriente, a partire dalla medicina tradizionale, l'arte del massaggio subiva nuove evoluzioni con la nascita in Giappone dell'Anma, una tecnica sviluppata all'inizio del XIV secolo da cui deriver� lo shiatsu, sorto dalla �codificazione� di precisi e prolungati movimenti pressori sul corpo. Intanto, in Europa la scomparsa delle terme port� a una minore popolarit� dei massaggi �di piacere� e nelle comunit� rurali divent� popolare la figura del cosiddetto aggiustaossa (chiamato bonsetter in Inghilterra e rebouteux in Francia), una sorta di �guaritore� privo di qualsiasi conoscenza medica, il cui compito era quello di trattare fratture o traumi muscolari �maneggiando� ossa e tessuti. Presenti fino a qualche decennio fa nelle realt� contadine, gli aggiustaossa erano spesso dotati di una manualit� straordinaria, utile per esempio a �riposizionare� le articolazioni in caso di lussazioni, ma potevano causare danni permanenti quando si trovavano di fronte traumi meno vistosi, come le microfratture ossee. Guaritori a parte, a segnare una svolta nella scienza del massaggio fu l'evoluzione delle conoscenze anatomiche, iniziata nel Rinascimento. �Nella seconda met� del Cinquecento il medico Girolamo Mercuriale, nel suo De Arte Gymnastica, distinse la ginnastica in bellica, atletica e medica, indicando il massaggio come mezzo per fortificare il corpo�, precisa Orsini. �Lo stesso Mercuriale non lesin� peraltro critiche all'eccessiva vanit� degli atleti, accusati di praticare una �ginnastica viziosa�, come gli odierni �maniaci� della palestra�. Approfondendo gli studi rinascimentali, a partire dal Settecento si ebbe un'evoluzione notevolissima nelle tecniche di massaggio, il cui massimo codificatore fu il medico svedese Pehr Henrik Ling (1776-1839), fondatore del Gymnastik-och idrottsh�gskolan, istituto reale di ginnastica. Fu lui a introdurre il concetto di �ginnastica per malati� ideando il cosiddetto �massaggio svedese� ancora oggi ampiamente praticato. Tale tecnica prevede frizioni, sfregamenti e impastamenti di varia intensit�, che possono coinvolgere sia l'intero corpo sia zone localizzate. Su questa scia, per la prima volta nella storia, nell'Ottocento il massaggio fu praticato anche ai bambini rivelandosi fondamentale per la cura del rachitismo, all'epoca diffusissimo, come rimedio da affiancare alla ginnastica. �Nel XX secolo, circostanze legate alla rieducazione post-traumatica a causa delle guerre mondiali, di infortuni sul lavoro, incidenti stradali e problematiche dovute alla dilagante poliomielite, hanno determinato nuove esigenze terapeutiche e�, chiarisce Orsini, �hanno portato alla nascita di nuove professionalit� come il terapista della riabilitazione e il massaggiatore. A motivo del successo avuto nel corso del Novecento, negli anni Novanta � stato istituito un corso di formazione universitario che oggi ha assunto la denominazione di laurea in Fisioterapia�. Ormai nessuno discute l'importanza curativa e medica del massaggio, ritornato in auge come una delle pratiche principali della cosiddetta �industria del wellness�. Proprio la sua immensa popolarit� ha fatto per� spuntare come funghi massaggiatori �fai da te�, spesso privi di una adeguata preparazione scientifica, le cui tecniche non sono riconosciute dalla medicina ufficiale potendo causare danni fisici irreparabili o (nella migliore delle ipotesi) essere completamente inefficaci. �Quello dei finti �guaritori� � un fenomeno sempre esistito, fin dai tempi dell'antica Roma�, chiosa l'esperto. �Il consiglio � dunque quello di scegliere, anche se non si hanno esigenze particolari mediche, professionisti che abbiano un percorso di studi riconosciuto a livello universitario�. Senza rinunciare, con un po' di buon senso, ai momenti di puro piacere che solo un buon massaggio pu� donare. Le origini e la storia dell�uovo di Pasqua (Gustissimo.it) - Donare un uovo di Pasqua � per noi una consuetudine quasi ovvia e meccanica, ma, in realt�, perch� regaliamo uova e quale significato simbolico esse stanno a rappresentare? - Le origini della simbologia dell�uovo risalgono a tempi antichissimi, addirittura precedenti alla nascita della religione cristiana. Il simbolo principale che ha da sempre rappresentato l�uovo � quello della vita, ma anche quello che riguarda la sacralit� ha rivestito un ruolo importante, gi� da millenni prima di Cristo. Alcune culture pagane consideravano il cielo e la terra come due parti che unite formavano un uovo, mentre gli egiziani ritenevano che fosse il centro dei quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua. Per quanto riguarda la tradizione di donare uova, si hanno documentazioni dai tempi degli antichi Persiani, che erano soliti scambiarsi le uova di gallina (a volte sommariamente decorate a mano) al principio della primavera. Quindi l�uovo, seguendo un filo conduttore logico, rappresenta dapprima la vita, poi la primavera e dunque la rinascita, andando poi a delinearsi, con l�avvento del cristianesimo, come simbolo della risurrezione, appunto della rinascita dell�Uomo. L�uovo � oggi una pietanza tipica delle festivit� pasquali: prima, infatti, veniva conservato durante la Quaresima, a causa del digiuno, per venire poi consumato successivamente. La tradizione balcanica e quella greco ortodossa prevedono la preparazione dell�uovo (rassodamento e decorazione con il colore rosso) durante il Gioved� Santo ed il suo consumo durante il giorno di Pasqua. Ma � l�uovo di cioccolata quello che ha avuto la sua maggiore diffusione, soprattutto a partire dal XX secolo, e vanta il maggior consumo durante il periodo pasquale. E l�aggiunta, al suo interno, di un regalo � stata probabilmente la molla che ha fatto incrementare la sua popolarit� in ambito commerciale, in particolar modo tra i pi� piccoli. Difatti, fino a pochi decenni fa, la preparazione delle uova di cioccolato era di pertinenza di esperti artigiani cioccolatai, ma in tempi pi� recenti l�incremento nella richiesta ha reso necessario un processo di tipo industriale. Certo, le uova artigianali restano pregiate, ma la loro diffusione � nettamente inferiore rispetto a quelle commerciali. Adesso � anche possibile optare per differenti tipi di cioccolata, sempre pi� soggetta ad inchieste di marketing, come quella di soia, quella aromatizzata alla frutta, quella al peperoncino e tanti altri tipi, oltre ovviamente al classico binomio fondente o al latte. La fortuna delle uova commerciali � da collegarsi alla presenza, al loro interno, dei giocattoli pi� in voga del momento che, di fatto, trasformano le uova in meri contenitori di prodotti, togliendo loro tutto il senso intrinseco che possedevano un tempo. Cos� il cioccolato passa in secondo piano, cos� come la sua qualit�. In alcune aree del mondo, per�, la vera tradizione non � ancora stata persa e all�uovo di cioccolata viene ancora preferito quello classico della gallina; in modo particolare presso gli ortodossi, che vedono nell�uovo di cioccolata l�immagine di una mera strumentalizzazione consumistica della Pasqua. La tradizione italiana prevede il consumo dell�uovo di cioccolato dopo il pranzo, anche se ora la forte influenza commerciale ha anticipato i tempi di diverse settimane. Elisa si racconta (di Francesco Chignola, �Tv sorrisi e canzoni� n. 14/22) Elisa mi risponde al telefono dallo studio di registrazione che si trova a poca distanza da casa sua a Monfalcone, in provincia di Gorizia. Per lei � un periodo intenso: dopo Sanremo e l'uscita dell'album �Ritorno al futuro/Back to the future�, sta preparando tre concerti-evento all'Arena di Verona e un tour estivo. Ma poi si torna sempre a casa. - Elisa, che atmosfera si respira a casa tua? �La nostra � una casa piena di vita e... di disordine, che non amo ma tollero, tra i giochi sparsi in soggiorno e una cucina che � un laboratorio in fermento. Siamo fortunati, � una casa spaziosa, ci sono gli alberi, l'orto, abbiamo due gatti e un cane. L'abbiamo costruita da zero: prima qui c'era un campo. Ed � una casa �rotonda�: non amo gli spigoli, quindi abbiamo tirato su i muri appoggiando le bottiglie sugli angoli, come si faceva cent'anni fa. � una via di mezzo tra un casolare friulano e una �hacienda� messicana�. - � una casa in cui ti piace sempre ritornare? �Certo, ma per colpa della pandemia non ero mai stata cos� tanto in casa da quando avevo 16 anni, quindi ora mi manca viaggiare, andare in America... Qui ci sono mia mamma, mia sorella, gli amici pi� cari, e i grandi spazi aperti mi rigenerano. Ma quando viaggi tutta la vita, diventi nomade dentro�. - Hai un posto in casa dove fare musica? �Uno studietto di �emergenza�, che � pi� un minisoggiorno, con la tastiera, le casse e un computer portatile. Ma � una stanza che serve soprattutto per la scrittura�. - L'album ti sta dando tante soddisfazioni? �La principale per me �... che io abbia ancora voglia di ascoltarlo. E ti assicuro che l'ho sentito tante volte! � un disco in cui ho rischiato, sono stata incosciente. La pandemia ti chiudeva in una bolla dove ti dimenticavi delle opinioni altrui. Ed era giusto cos�. - I fan cosa ne pensano? �Alcuni lo sono da cos� tanto tempo che hanno il mio numero, ci sentiamo spesso, e mi hanno scritto cose bellissime, per esempio che le mie canzoni �danno energia e forza�. � quello che cercavo. Volevo creare una fonte di solarit� e positivit� in un periodo buio�. - In un brano dici di sentire il pianto della Terra. Quando � nato il tuo interesse per la lotta ai cambiamenti climatici? �Ho sempre avuto un forte legame con la natura, fin da piccola: ero sempre l'ultima a rimanere con gli occhi alzati, persa nei colori del cielo. Negli Anni 90 si � iniziato a parlare di surriscaldamento globale e ho capito che sarebbe stato il tema pi� importante del futuro�. - Questa consapevolezza ha cambiato la tua vita? �Non subito, poi ho cominciato a notare le conseguenze delle mie azioni e a cambiarle. Dal 2003 stampo i dischi su materiali riciclati, nei miei tour la plastica � bandita, ho i pannelli solari, la macchina elettrica, la pompa di calore, compro pi� possibile prodotti ecologici, il cibo dai coltivatori locali e cerchiamo di mangiare poca carne e poco pesce, evitando gli allevamenti intensivi�. - Molti pensano che siano scelte difficili. �Appena inizi ti accorgi che � il contrario, la cosa difficile � pensarci. Ora � tutto a portata di clic, dieci anni fa sarebbe stato molto pi� lungo trovare informazioni su questi temi. Basta volerlo�. - A parte gli impegni lavorativi, ti ho vista alle prese con i pennelli... �Abbiamo fatto costruire uno �skating bowl� (una pista per lo skateboard, ndr) nel giardino, ed era arrivato il momento di riverniciarlo. Mi ci sono messa io e ho finito quasi tutto l'interno...�. - Anche a Sanremo eri munita di skate, da dove viene questa passione? �Dallo snowboard! Tutti i bambini friulani vengono mandati a fare due sport: la vela o gli sci. La mamma mi mandava a sciare con la corriera, facevo le gare. Poi a 20 anni sono salita sulla tavola e non sono pi� scesa. Tra gli impegni e la pandemia, per�, � difficile andare spesso in montagna, cos� ho trovato un'alternativa... I miei figli mi hanno seguito a ruota: Sebastian � innamorato perso dello skate�. - Vi capita anche di cucinare tutti insieme? �Io cucino, ma sono spesso in studio e cos� abbiamo una signora che ci aiuta. � una �governante rock and roll�! � una grande fan dei Green Day, e poi compra i pezzi delle Lambrette, le rimonta e parte (ride)!�. - La tv la guardate? �Televisione zero, solo film, ma dobbiamo �subire� un sacco di cartoni animati...�. - Sei tornata ad �Amici� come ospite: non ti manca farla, la televisione? �Se non mi avesse trascinato Maria (De Filippi, ndr) sarei stata un caso perso. Sono timida e ho un rapporto conflittuale con le telecamere, devo dimenticarmene. Ma mi manca il lato umano, il percorso fatto con i ragazzi�. - Il 28, 30 e 31 maggio tornerai sul palco dell'Arena di Verona... �Non saranno solo dei concerti, ma un festival sulla sostenibilit�. Portare un messaggio sulla crisi climatica � un dovere per un'artista�. - A giugno partirai con decine di date estive. Che speranze riponi nel tour? �Che ci riporti in vita, ci riaccenda il motore. Mi manca la semplice meraviglia di ritrovarci insieme sotto un cielo aperto. Abbiamo tutti fame di musica, di arte, di evasione, di spettacolo. In una parola, di sognare�.