Luglio 2022 n. 7 Anno LII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. Resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice La parola al popolo Se le zanzare non fossero esistite Scherzi della memoria La Chiffon cake e la sua storia Riccione, cento anni di ospitalit� Un�estate con Jovanotti La parola al popolo (di Biagio Picardi, �Focus Storia� n. 187/22) - Il referendum � un istituto giuridico che affonda le radici nell�antichit�. Vi proponiamo alcuni tra quelli pi� importanti (o curiosi) - Incandidabilit�, custodia cautelare, separazione delle carriere di giudici e magistrati, elezione del Consiglio superiore della magistratura, voto degli avvocati nei consigli giudiziari. Sono questi i temi su cui gli italiani sono stati chiamati ad esprimersi recentemente, con i referendum numero 74, 75, 76, 77 e 78 della storia del nostro Paese. Tanti ne sono stati indetti, tra costituzionali, regionali, abrogativi e consultivi. Questo istituto giuridico prende il nome dal latino referre (�riferire�) e ha radici antiche. Nel 133 a.C. il tribuno del popolo Tiberio Gracco chiese a plebe e patrizi di votare a favore della sua riforma agraria contro il rivale Marco Ottavio. Dopo la vittoria il tribuno venne ucciso a bastonate durante i tumulti avvenuti in un'assemblea. Ma la sua idea gli sopravvisse e, nei secoli, fu ripresa per sondare il parere e l'umore del popolo chiamandolo a esprimersi, in modo pi� o meno libero. Francia, dai giacobini a Napoleone - Oggi indire un referendum significa �dare la parola al popolo�, ma in passato vi si � ricorsi per avallare decisioni gi� prese. � successo nel 1793, quando i francesi approvarono la Costituzione giacobina in un clima di terrore. E nel novembre 1804, con Napoleone che volle dare un tocco �democratico� alla sua incoronazione, assicurando �l'eredit� della dignit� imperiale� e, quindi, un futuro alla sua discendenza. Per essere certo che il referendum lo compiacesse, Bonaparte ai prefetti sped� circolari in cui si diceva �persuasissimo che non esister� nel vostro Comune alcun voto negativo�. E, per rafforzare il messaggio, predispose che sulle schede ogni votante dovesse scrivere nome, cognome, professione e domicilio e che per gli analfabeti votasse la commissione elettorale. Cos�, il S� ottenne il 99,93%, anche se partecip� meno della met� dei cittadini. All'epoca il quorum, cio� la soglia minima di votanti stabilita per legge, non c'era. Germania, l�arma di Hitler � Adolf Hitler, da poco salito al potere, nella Germania del 1934 in qualit� di Cancelliere utilizz� il referendum per rafforzare il suo potere dopo la morte del presidente Paul von Hindenburg. Il quesito era: �La carica del Presidente del Reich � unita a quella del Cancelliere. Tu, uomo e donna tedesca, sei d'accordo?�. Hitler godeva di un largo consenso ma, per evitare sorprese, quel 19 agosto mand� le Sezioni d'assalto (Sa) dentro i seggi per controllare che i cittadini votassero in maniera palese. E sempre per scoraggiare il voto segreto aveva fatto piazzare davanti alle cabine elettorali la scritta �Solo i traditori entrano qui�. Con l'88,1% di S� e un'affluenza del 95,7%, Hitler fu proclamato F�hrer con lo slogan �Un popolo, un impero, un capo�. Calcolato era anche quel 12% di dissenso, visto che le minacce non toccarono gli ebrei. Hitler voleva infatti che votassero No per dimostrare che erano loro gli unici traditori del Paese e che, per questo, non avrebbero meritato in futuro fiducia e parola. Fu l'ultima volta che gli ebrei votarono nella Germania nazista. Italia, uniti e repubblicani - Il referendum pi� importante tenutosi in Italia � certamente quello del 2 giugno 1946, quando gli italiani - e per la prima volta le italiane - votarono per scegliere tra monarchia e repubblica. Re Vittorio Emanuele III aveva abdicato in favore del figlio Umberto II che (con gli Alleati) decret� che la forma istituzionale dello Stato l'avrebbe decisa un referendum sostenuto dalla maggioranza degli elettori. Non poterono partecipare l'Alto Adige, le province di Bolzano, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Zara, ancora contesi e controllati da Alleati o jugoslavi. Alle urne si rec� (l�89,08% degli ammessi e di questi il 54,3% sostenne la repubblica. Il Sud in realt� aveva scelto il re (63,8%) e il partito monarchico present� ricorso denunciando brogli; ci furono scontri e anche delle vittime. Ma il risultato era chiaro e il 13 giugno Alcide De Gasperi divenne capo provvisorio della nuova Repubblica italiana e Umberto II and� in esilio in Portogallo. Lo strumento referendario contribu� anche all'Unit� d'Italia, culminata con la proclamazione del nuovo regno nel 1861. Nel 1848 e poi dal 1859 al 1860 nei Ducati di Modena, Parma e Piacenza, nelle Due Sicilie, in Toscana, Lombardia e Veneto diversi plebisciti (�antenati� dei referendum) confermarono l'annessione al Regno di Sardegna. Nel 1860 il quesito era: �Volete far parte della monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele II?�. Votavano i maschi sopra i 21 anni che sapessero leggere e scrivere, e potevano farlo anche sui pubblici registri di municipi e parrocchie. Jugoslavia a pezzi - Mai referendum ha avuto conseguenze tanto drammatiche come nell'ex Jugoslavia, dove la guerra provoc� oltre 100-mila morti. Dopo la scomparsa del generale Tito, presidente della Federazione jugoslava (4 maggio 1980), il motto �Sei Stati, cinque nazioni, quattro lingue, due alfabeti e un solo Tito� non reggeva pi� e le spinte nazionalistiche, tenute a bada dal dittatore, esplosero. Il 23 dicembre 1990 tutto precipit�: la Slovenia tenne un referendum sull'indipendenza e l'88,5% dei cittadini vot� per l'uscita dalla Jugoslavia, concretizzatasi in soli sei mesi. Belgrado reag�, ma dopo dieci giorni di battaglia dovette ritirare le truppe. L'esempio sloveno fu seguito da Croazia (19 maggio 1991) e Bosnia (29 febbraio 1992) e poi da Macedonia, Kosovo e dalla regione della Krajina, che vot� ma per separarsi dai croati e restare col vecchio governo di Serbia e Montenegro. In Bosnia Erzegovina votarono i residenti bosniaci e croati mentre i serbi boicottarono le urne, fondando la Repubblica Srpska, legata a Belgrado. Milizie e posti di blocco osteggiarono voti e conteggi, ma il S� trionf� con il 99,71%. I serbi scesero allora in guerra, dando avvio il 5 aprile 1992 all'assedio di Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, durato 4 anni. Sud Africa, stop all�apartheid - Il referendum del 17 marzo 1992 in Sudafrica fu promosso dall'allora presidente Frederik de Klerk all'indomani della scarcerazione, dopo 27 anni di prigionia, dell'attivista anti-apartheid Nelson Mandela. Tra scontri, rivendicazioni dell'African National Congress mandeliano e sanzioni internazionali, de Klerk annunci� che era �arrivato il momento di trattare�. L�apartheid era il tema centrale del referendum che interrogava i cittadini sull'opportunit� di una nuova Costituzione e sulla fine della segregazione dei neri con il quesito: �� favorevole a continuare il negoziato avviato dal Capo dello Stato il 2 febbraio 1990, che ha come scopo la redazione di una nuova Costituzione, attraverso il dialogo?� Chiamati a votare furono solo i sudafricani bianchi e ci furono tensioni e scontri in tutto il Paese. Ma grazie anche all'appoggio di Mandela, che dichiar� pubblicamente che non vi erano alternative a un voto dei soli bianchi, il referendum fu un successo. Alle urne si rec� l'85,10% degli aventi diritto e il S� ottenne il 68,73%. �Oggi abbiamo chiuso il libro sull'apartheid� annunci� de Klerk. Due anni dopo Mandela divenne il primo presidente nero del Sudafrica. Russia, la fine dell�Urss - �Considerate necessario preservare l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche come una rinnovata federazione di repubbliche uguali e sovrane in cui saranno pienamente garantiti i diritti e la libert� dell'individuo di ogni nazionalit�?�: il 17 marzo 1991 si tenne il primo (e ultimo) referendum democratico nella storia dell'Urss. In Lettonia, Lituania, Georgia, Armenia, Moldavia ed Estonia, avviate verso l'indipendenza, si vot� solo in piccolissima parte, ma in Russia e in Ucraina l'affluenza fu del 71% e il 77,85% si espresse a favore dell'Urss che, spieg� Michail Gorbaciov, sarebbe diventata l'Unione delle Sovrane Repubbliche Sovietiche. In agosto fu sventato un tentativo di colpo di Stato, nella Federazione russa si era imposta la figura di Boris Eltsin e infine gli accordi dell'8 dicembre 1991 tra Russia, Bielorussia e Ucraina sciolsero l'Urss. Una settimana prima, d'altronde, in Ucraina (che gi� s'era riservata il diritto di avere un esercito autonomo) si era tenuto un referendum per l'approvazione dell'indipendenza proclamata ad agosto. Il S� vinse col 90,32% ma nella repubblica autonoma di Crimea e a Sebastopoli, citt� a statuto speciale, la met� della popolazione si espresse contro. Nel 2014 in Crimea fu promosso un altro referendum per il ricongiungimento alla Russia (il S� vinse con il 95,32 per cento). La Russia poi occup� la penisola. I russi sono tornati al voto referendario a fine giugno 2020, quando Vladimir Putin (presidente dal 1999) ha chiesto ai cittadini: �Siete d'accordo con le modifiche proposte alla Costituzione della federazione russa?�. Il nuovo testo gli permette di ricandidarsi per altri due mandati, di sei anni ciascuno, confermandosi alla guida della Russia fino al 2036, quando sar� 84enne. Inoltre gli conferisce il potere di nominare il primo ministro, controllare i giudici e proibire la cessione di parti del territorio considerato nazionale come appunto la Crimea. Il Parlamento aveva in realt� gi� approvato la nuova Costituzione eppure Putin, come Napoleone nel 1804, ha voluto ricevere l'investitura del popolo, che ha convinto a votare anche offrendo buoni acquisto, sconti e lotterie. Si � poi recato alle urne il 65% degli aventi diritto e il S� ha vinto con il 77,92%. Auto, galline e carta igienica - L'arma referendaria � stata usata per questioni di ogni tipo. Nel 1955 la Svezia bocci� il passaggio della circolazione stradale da sinistra a destra (poi per� adottata). Nel 1997 in Saskatchewan, Canada, il quesito era: �Nei bagni pubblici la carta igienica deve srotolarsi vicino al muro o verso l'esterno?� Vinse �l'esterno�, pi� igienico. Il Colorado nel 2010 propose misure per la salute dei residenti in caso di incontri con gli alieni: cassate. La California, nel 2018, permise il libero razzolamento delle galline d'allevamento. Peggio era andata ai lucci svizzeri che, nel 2010, si videro negare l'avvocato in caso di maltrattamenti. Se le zanzare non fossero esistite (di Elisa Venco, �Focus� n. 346/21) - Forse i dinosauri sarebbero stati pi� numerosi, la Gran Bretagna non sarebbe nata e oggi non potremmo sorseggiare un gin tonic - Per illustrare il legame tra fenomeni apparentemente lontani tra loro, il matematico Edward Lorenz ricorreva al cosiddetto �effetto farfalla�: diceva che �il battito d'ali di una farfalla in Brasile pu� provocare un tornado in Texas�. In realt�, �sono le zanzare, anzich� le farfalle, ad aver causato eventi storici determinanti per il nostro Pianeta�, sostiene Timothy Winegard, docente di storia alla Mesa University del Colorado e autore del saggio Zanzare (HarperCollins). La Storia mondiale perci� avrebbe seguito uno sviluppo assai diverso, se non fosse mai esistito questo fastidioso insetto che lo storico americano definisce addirittura come �il pi� micidiale predatore dell'uomo su questa Terra�. A essere temibili, in realt�, non sono tanto le punture delle zanzare (femmine: i maschi non pungono) quanto le malattie che questi insetti trasmettono, tra cui malaria, febbre gialla, dengue, zika, varie forme di encefalite, elefantiasi e altre patologie ancora ignote. Se nel 1930 infatti si conoscevano soltanto 6 malattie tramesse dalle zanzare agli esseri umani, oggi se ne contano 505. Winegard non esclude che, se le zanzare non fossero mai esistite, gli agenti patogeni da esse trasmessi si sarebbero propagati tramite altri animali. Ma, se non fosse accaduto e immaginando l'evoluzione mondiale senza le zanzare, la prima grande differenza � che ci ritroveremmo a vivere su un Pianeta sovraffollato e impoverito. Si stima infatti che le zanzare �abbiano eliminato precocemente la met� degli esseri umani vissuti sulla Terra�, spiega Winegard; 52 miliardi di persone, vissute nel corso dei circa 200-mila anni della storia della nostra specie. Le zanzare, e altri insetti �pungenti� e portatori di malattie, potrebbero per� essere gi� state un problema per i dinosauri. Questi rettiloni si sono estinti a causa della caduta di un meteorite sulla Terra e del successivo mutamento climatico. Ma all'epoca dell'impatto, 66 milioni di anni fa, secondo la teoria di George e Roberta Poinar, della Oregon State University (Usa), molti dinosauri erano gi� provati dalla diffusione delle malattie portate dagli insetti. Inoltre, �la moderna malaria trasmessa dalle zanzare � diffusa da almeno 20 milioni di anni, ma una forma pi� antica della malattia - veicolata da altri insetti che pungevano gli animali dell'epoca - data ad almeno 100 milioni di anni fa, probabilmente a molto prima�, ha dichiarato Poinar. � anche stata trovata una zanzara di 100 milioni di anni fa, intrappolata nell'ambra, parente delle attuali Anophelinae: Poinar ipotizza che forse potrebbe gi� essere stata un vettore della malaria. Ma se le zanzare non fossero mai esistite, ci sarebbero stati cambiamenti pi� importanti: forse Roma non sarebbe mai diventata la capitale della Cristianit�. E tantomeno la religione cristiana avrebbe trovato tanti seguaci nell'Impero romano prima che l'imperatore Teodosio, nel 380 d.C., proibisse l'osservanza dei culti pagani. Il cristianesimo si propag� infatti in coincidenza con 2 terribili epidemie: la peste Antonina (durata dal 165 d.C. al 180 d.C., che uccideva almeno 2.000 Romani al giorno) e quella di Cipriano, che nel secolo III uccise 5 milioni di individui, un terzo degli abitanti dell'impero. La paura di morire, in un ambiente in cui la malaria era gi� un flagello, indusse moltissime persone a convertirsi nella speranza che il Dio cristiano proteggesse meglio degli d�i pagani (come Febris, la dea romana che difendeva dalla febbre). Per di pi�, poich� il cristianesimo prescriveva l'assistenza ai malati, chi si infettava trovava in esso sia un aiuto concreto, sia un senso spirituale nella fatalit� della morte. Cos�, alla fine, �le zanzare furono uno dei motivi per cui i Romani abbracciarono la fede cristiana�, riassume Winegard. Anche l'adesione al cristianesimo del re unno Attila, durante il suo incontro con papa Leone Magno presso il fiume Po nel 452 d.C., senza le zanzare non sarebbe avvenuta. La leggenda secondo cui il Santo Padre convert� il barbaro Attila, convincendolo a ritirarsi dall'Italia, infatti � solo una �rilettura� edificante della verit�: la malaria aveva ridotto l'esercito unno allo stremo. Attila sapeva ci� che la malattia aveva fatto ad Alarico e ai suoi Visigoti 40 anni prima: non importa che fossero diventati i nuovi padroni di Roma, li aveva uccisi quasi tutti, incluso il loro re. Con le truppe stremate e rifornimenti insufficienti, Attila assecond� il papa per salvare le apparenze, ma la situazione era chiara: insetti 1-Attila 0. Non a caso, gli stranieri �chiamavano la malaria �febbre romana�, un soprannome appropriato e ben meritato�, ricapitola Kyle Harper, storico e autore di Il destino di Roma. Clima, epidemie e la fine di un impero (Einaudi). Senza zanzare anche la Storia pi� recente sarebbe cambiata. Tanto per cominciare, il Regno Unito non includerebbe la Scozia. L'unione tra Inghilterra e Scozia infatti fu l'esito di un calcolo sbagliato: che quest'ultima riuscisse a fondare una sua colonia in America Latina. Nel 1698, spinti da una situazione economica catastrofica e dalla carestia che uccise presumibilmente un quarto degli scozzesi, un gruppo di investitori pens� di fondare una colonia a Panama e aprire una rotta commerciale a Dari�n, sulla cosiddetta �Costa delle zanzare�. Un fallimentare tentativo era stato condotto, nella stessa localit�, dagli spagnoli, ma, non pensando che l'insuccesso fosse collegato alla malaria - e quindi alle zanzare - gli scozzesi si convinsero di poter fare di meglio. L'imprenditore William Paterson indusse 400 investitori, governo scozzese compreso, a finanziare l'iniziativa per un totale di 400.000 sterline (fra il 25 e il 50% dell'intera ricchezza del Paese). Nel luglio 1698 Paterson si imbarc� per fondare una citt�, insieme ad altri 1.200 connazionali. A 6 mesi dallo sbarco, quasi la met� era morta di malaria, febbre gialla e probabilmente dengue. Non and� meglio ai 1.300 membri della spedizione successiva, di cui solo 100 rientrarono in patria. La Scozia si prepar� alla bancarotta. Da secoli l'Inghilterra, pi� ricca e popolosa, tentava invano di convincere i vicini settentrionali a unirsi a lei. Finalmente, quando si offr� di saldare l'intero debito, gli scozzesi furono animati da una improvvisa anglofilia. Ma se le zanzare di Dari�n non avessero collaborato, riducendo gli scozzesi sul lastrico, la Gran Bretagna non sarebbe nata. Un secolo e mezzo dopo, non fosse stato ancora per le zanzare, anche gli inglesi dislocati in India avrebbero avuto poco di che rallegrarsi. Negli anni Quaranta dell'Ottocento, per difendersi dalla malaria consumavano 700 tonnellate di corteccia di china (ossia polvere di chinino) l'anno, diluite in acqua. Per dimenticarsi di �quanto fosse amara la bevanda antizanzara�, alcuni inglesi dotati di inventiva aggiunsero del gin alla medicina. Nacque cos� il gin tonic, che oggi si fa con l'acqua tonica, che deve il suo gusto amaro proprio alle tracce di chinino che contiene. Ma non � tutto: senza zanzare, al termine della Guerra civile americana (1861-65), la schiavit� negli Usa probabilmente non sarebbe stata abolita. All'inizio del conflitto il presidente Lincoln, che capitanava l'Unione degli Stati del Nord, mirava infatti a preservare l'integrit� territoriale dell'America (7 Stati del Sud si erano staccati dal resto degli Usa) senza sopprimere la schiavit� al Sud. Lincoln era convinto di vincere rapidamente la guerra, data la superiorit� di uomini e di mezzi del suo esercito. Ma nel primo anno di conflitto, che si combatt� negli Stati del Sud, la malaria decim� pi� i nordisti dei nemici. Cos�, non riuscendo a schiacciare in fretta gli avversari, Lincoln ridefin� i suoi obiettivi bellici. Per sgominare gli eserciti confederati occorreva annientare l'economia del Sud, cancellando la schiavit� su cui essa si basava (e confidando anche che la libert� avrebbe incentivato i neri a combattere per il Nord). Il 22 settembre 1862 Lincoln eman� quindi il primo dei 2 ordini esecutivi che abolirono la schiavit�. Al contempo un blocco navale imposto ai porti del Sud tolse alla Confederazione ogni tipo di rifornimento, incluso quello del chinino, il farmaco antimalaria. Cos� la situazione bellica si ribalt�. Dei 360.000 caduti del Sud, il 65% fu vittima di dissenteria, tifo e malaria, il 10-15% in pi� che tra i nordisti. Ma se la zanzara non avesse prolungato il conflitto, Lincoln probabilmente non avrebbe emancipato gli schiavi. E poi parlano tanto delle farfalle... Scherzi della memoria (di Elena Meli, �Focus� n. 355/22) - I ricordi non sono fotografie fedeli di quel che � accaduto. Le emozioni passate e presenti li deformano, adattandoli alle nuove situazioni - Siamo continuamente bombardati da esperienze, stimoli e informazioni: profumi e colori, oggetti e presenze, ogni attimo � ricco di dati che il cervello assorbe. Tanti scivolano via, qualcuno resta: li chiamiamo ricordi e con essi possono succedere cose bizzarre. La memoria, infatti, non � affatto una macchina fotografica, ma un pentolone dove finiscono e vengono rimescolati molti ingredienti della nostra vita. Cos� ci capita di piangere alla vista di una sciarpa rossa perch� la nonna ne aveva sempre una al collo, di rammentare eventi capitati quando eravamo piccolissimi perch� ce li ha raccontati qualcun altro, di confondere i ricordi fra loro o di dimenticare qualcosa da un secondo all'altro. Tutti scherzi della memoria per cui c'� sempre una spiegazione. Anche nel caso del d�j� vu, la sensazione di aver gi� vissuto ci� che sta capitando per la quale tanti pensano di avere doti di chiaroveggenza. Nessuna premonizione: si tratta di un bel cortocircuito della memoria. Molte stranezze dipendono dalla natura stessa dei ricordi, che appunto sono tutt'altro che fotografie, come spiega Stefano Cappa, direttore del Centro ricerca demenze della Fondazione Irccs Mondino di Pavia e membro della Societ� italiana di neurologia: �Immagazziniamo tracce di quanto viviamo, che poi ricostruiamo formando il ricordo. C'� perci� sempre una rivisitazione dell'esperienza. La fedelt� delle memorie all'episodio reale varia sulla base di tanti elementi, fra cui per esempio le emozioni provate. Se sono state intense, nel bene o nel male, � pi� probabile che la traccia di quanto vissuto si rinforzi e resti a lungo. Il ricordo per� non � un film preciso di quel che � stato, anzi: quando per esempio viviamo qualcosa di molto negativo, il cervello si aggrappa ad altro e sposta l'attenzione sui dettagli. Per questo � spesso difficile recuperare i ricordi precisi di eventi traumatici�. I ricordi negativi peraltro persistono meno rispetto a quelli positivi, grazie a ci� che Daniel Gilbert, dell'Universit� di Harvard (Usa), ha chiamato il �sistema immunitario psicologico�: un meccanismo di rimozione con cui ci proteggiamo dalle brutte esperienze, cos� che smettano di farci male. In generale tuttavia la memoria non � una macchina da presa, ma un registratore soggetto a una miriade di interferenze, interne ed esterne. Se qualcosa ci incuriosisce, per esempio, � pi� probabile che lo ricorderemo. Se siamo distratti, invece il ricordo si fissa meno; per questo, se stiamo parlando al telefono mentre rientriamo a casa, � verosimile che scorderemo dove abbiamo appoggiato le chiavi. Infine, se viviamo un momento felice, e nell'aria c'� un profumo, � possibile che annusandolo di nuovo ci torner� alla mente quell'attimo piacevole. Ci� peraltro accade anche perch�, come hanno dimostrato gli studi della Harvard Brain Science Initiative (un programma di ricerca guidato dall'Universit� di Harvard), le aree cerebrali che elaborano gli odori sono vicinissime a quelle coinvolte nella memoria e nella gestione delle emozioni. L'olfatto, quindi, � il senso pi� capace di risvegliare memorie anche lontane. Gli odori non sono tuttavia gli unici dettagli a riportarci alla mente i ricordi, anche in maniera apparentemente incongrua: una canzone, un vestito, qualsiasi cosa pu� rivangare memorie sepolte che non hanno nulla a che vedere con il momento presente. Succede perch� �non ricordiamo mai un oggetto o un elemento dell'esperienza da solo, ma sempre in un contesto�, specifica Cappa; �abbiamo cio� una memoria episodica, per cui un dettaglio anche minimo presente sulla scena funziona come gancio contestuale, da cui possiamo recuperare tutta l'informazione relativa all'evento�. � vero anche il contrario: siamo capaci di ricordare un dato singolo da un'esperienza (anche se questa si ripete sempre in modo pi� o meno uguale), o anche un nostro oggetto fra tanti simili. � il caso di quando riconosciamo l'orologio che avevamo da bambini in un mucchio di altri, o ritroviamo la macchina nel parcheggio che usiamo tutti i giorni. �Questo a volte pu� risultare difficile�, ammette il neurologo. �Spesso per� non significa che la memoria si sta inceppando: se mentre lasciavamo l'auto pensavamo ad altro, il ricordo dell'ultimo parcheggio pu� non farcela a emergere in mezzo a tanti ricordi simili�. Avere la testa altrove � una delle interferenze moleste che possono alterare la capacit� di richiamare una memoria, come quando incontriamo qualcuno in un posto inusuale e stentiamo a riconoscerlo perch� tutto attorno ci dice che non dovrebbe essere l�. E pu� essere considerato una conseguenza di interferenze della memoria anche il d�j� vu: Anne Cleary, psicologa della Ohio State University (Usa), ha dimostrato che nella sensazione per cui ci sembra di aver gi� vissuto qualcosa non c'� nessuna premonizione, ma semplicemente ci si viene a trovare in uno scenario simile a qualcosa che ci � gi� successo. A livello inconsapevole il ricordo c'�, ma non riesce a emergere alla coscienza, anche se il cervello riconosce la somiglianza. Questo meccanismo ci porta a pensare di essere gi� stati in un posto o aver gi� vissuto una circostanza, senza per� poter stabilire quando o perch�. Il d�j� vu � perci� una �metamemoria�, che pu� essere anche indotta. Cleary lo ha fatto in alcuni volontari, e poi ha esaminato se il d�j� vu fosse veramente associato alla capacit� di prevedere quel che sarebbe accaduto di l� a poco, scoprendo che aiuta a predire il futuro quanto... lanciare una monetina. Se le interferenze della memoria possono portarci a credere di vedere nel futuro, possono per� alterare anche lo sguardo sul passato formando ricordi che non esistono: le false memorie. Non si tratta solo della sensazione di ricordare bene un viaggio fatto da piccoli, che magari riusciamo a rammentare solo perch� abbiamo visto le foto o sentito mille volte i racconti dei nostri genitori. In alcuni casi i ricordi possono essere creati dal nulla e a met� degli anni '90 Henry Roediger e Kathleen McDermott, due psicologi dell'Universit� di Washington (Usa), misero a punto addirittura un protocollo per creare false memorie, tuttora utilizzato in molti esperimenti, che fa ricordare come gi� sentite parole mai ascoltate. �Ci riusciamo perch� la memoria fa errori facilmente e lavora sul contesto: immagazzina non solo e non tanto il suono della parola, quanto il suo significato�, osserva Cappa. �In altri termini se in una lista di parole ascoltate c'� �torta� ma poi si dice �biscotto�, la traccia mnemonica immagazzinata pu� portare ad avere la convinta illusione di aver sentito parlare di biscotti�. Tutto questo � solo in apparenza un giochino innocente, perch� la dimostrazione che sia possibile creare falsi ricordi ha portato a mettere in dubbio le testimonianze delle vittime di abusi in non pochi processi. Non a caso Harvey Weinstein, il produttore cinematografico hollywoodiano accusato di violenze sessuali, ha chiamato a testimoniare al suo processo una delle psicologhe pi� note per gli studi sui falsi ricordi, Elizabeth Loftus dell'Universit� della California. Secondo l'esperta la memoria umana � malleabile e manipolabile, pu� essere distorta a posteriori e non c'� neppure una reale possibilit� di capire fino in fondo se un ricordo sia stato indotto o sia reale, a meno che di un fatto non esistano prove tangibili (e nel caso di Weinstein, viste le tante testimonianze concordi, � per� difficile che si tratti di falsi ricordi collettivi). �I bambini sono particolarmente suggestionabili: � stato dimostrato che si possono portare a credere che una persona abbia detto o fatto qualcosa mai accaduto nella realt�, dice Cappa. �Succede perch� il loro cervello � ancora in evoluzione: i sistemi della memoria non sono ancora stabilizzati e cos� le interferenze esterne, fra cui i racconti altrui, riescono a plasmare i ricordi. Un'analoga maggior sensibilit� alle interferenze � stata ipotizzata anche per gli anziani, visto che la memoria inizia a perdere colpi�. Un recente esperimento di Mark Lowe, psicologo della City University of London, sembra invece indicare che gli anziani abbiano la stessa suscettibilit� alle interferenze di chi � pi� giovane e mantengano una buona precisione nella memoria episodica; hanno per� pi� esperienze che si sono stratificate negli anni e che possono aver modificato i ricordi del passato. Quando infatti richiamiamo alla mente un fatto lontano, lo codifichiamo nuovamente, in base al momento in cui lo ricordiamo. Perci� possiamo plasmarlo nel tempo, cambiandone qualche dettaglio: i ricordi vengono consolidati quando li rammentiamo, ma nel farlo sono temporaneamente pi� malleabili e possono cos� essere rinforzati, indeboliti o anche distorti. Questo continuo rimescolamento dei ricordi con l'esperienza reale porta a qualche discrepanza fra i fatti concreti e ci� che rammentiamo. Per questo, per esempio, confondiamo i particolari di episodi che ci sono capitati da ragazzini. Non � per forza un male, perch� la possibilit� di riconsolidare le memorie in maniera un po' diversa pu� aiutare quando si � vissuta un'esperienza traumatica che vorremmo cancellare. Infatti non sempre � bene ricordare tutto per filo e per segno, come dimostrano le vite di chi ha una memoria di ferro: dimenticare qualcosa di spiacevole o che fa soffrire � una benedizione. E un po' di sano oblio aiuta a non imbottirci troppo il cervello di informazioni poco utili, rischiando di dimenticare quelle essenziali. La Chiffon cake e la sua storia (di Elisa Di Rienzo, Ilfiordicappero.com) La Chiffon cake � un tipico dolce americano, caratterizzato da una morbidezza incredibile, come diversamente non potrebbe essere dato il nome, Chiffon. Come tante torte della storia della pasticceria, anche questa ne ha una bellissima. � stata inventata da Harry Baker, un assicuratore di Los Angeles, nel 1927. Chi fosse questo Harry Baker e da dove venisse non � dato sapere, come in ogni leggenda un po� di mistero ci dev�essere. Fatto sta che un giorno giunse in California. Nonostante la sua vita lo avesse portato a fare tutt�altro, il suo pallino erano i dolci. Era alla ricerca della ricetta perfetta per realizzare una torta a base di uova montate. Prima di raggiungere il risultato voluto, Harry prov� per 4 anni, oltre 400 varianti! Ma come spesso succede, la tenacia porta alla vittoria: e, infatti, egli riusc� a far nascere la sua alta e soffice cake, la Baker cake! Harry, seguendo la sua indole di pasticcere, and� a lavorare in un nuovo ristorante della catena Brown Derby, a Los Angeles, al 3427 Wilshire Boulevard. Il locale era ben frequentato, attori, produttori, registi, star di Hollywood, che furono i primi grandi fans della Baker cake. Harry lavorava dall�alba a sera per produrre oltre 40 torte al giorno, la cui ricetta era ancora avvolta nel mistero. La sua torta divenne presto tanto amata, contribuendo al successo di questo piccolo ristorante caratterizzato da un curioso, e ormai storico, tetto a bombetta (derby, appunto). La cake di Harry aveva tutte le caratteristiche per esser vincente: incredibilmente soffice, alta, leggera, con olio di semi nell�impasto in sostituzione del burro. Ed era proprio questo il segreto che Harry Backer nascose per anni e che svel� solo durante un�intervista al Minneapolis Tribune, vent�anni dopo la sua �scoperta�. Disse: �Un sesto senso, un�intuizione che andava al di l� del terreno� Una folgorazione cosmica��. E cos� la torta di Harry non aveva pi� segreti, e la ricetta venne venduta alla General Mills, colosso della produzione dolciaria industriale, per farne un preparato per le torte fatte in casa. Alla torta venne dato un nuovo nome, �Chiffon cake�, facendo subito balzare alla mente la morbidezza e raffinatezza della stoffa da cui prende il nome. La prima ricetta pubblicata fu quella dell�Orange Chiffon cake e fu pensata da Betty Crocker, una delle pi� conosciute donne americane. Donna che in realt� non � mai esistita, una sorta di Mariarosa del lievito Bertolini, che dispensava consigli e, ovviamente, promuoveva il brand. Con il tempo, vista la fama, le venne data anche una voce radiofonica e anche un volto, nato dalla sovrapposizione di visi di molte impiegate della compagnia, creando l�immagine di Betty Crocker, immagine che nel corso del tempo � variata a seconda del gusto del momento. Un sondaggio rivel� che Betty Crocker, la casalinga pasticciera inesistente, � stata una delle donne pi� famose d�America, la sua fama era seconda solo a quella di Eleanor Roosevelt! La Chiffon cake, la torta mito degli anni �50, la torta delle star, era ora alla portata di tutti e divenne veramente un cult! Opuscoli con raccolte di ricette di Chiffon cake con diverse varianti (tra cui famoso quello proprio di Betty Crocker nel 1948 con 14 ricette); ricette sul supplemento domenicale del New York Times, che veniva letto e ritagliato da migliaia di massaie americane. Le prime versioni della torta erano aromatizzate alla frutta, ma con il tempo ne comparvero di ogni tipo, la fantasia, americana poi, non ha limiti! Ma qualunque sia la variante che si intende preparare, bisogna tener presente che per la corretta riuscita di questa deliziosa e soffice torta � conveniente avere il suo apposito stampo in alluminio, alto, con fondo rimovibile, foro centrale (per una perfetta cottura) e i piedini per poterlo raffreddare a testa in gi�. Lo stampo non va n� imburrato, n� oliato. Una volta cotta, la torta va estratta dal forno e capovolta, appoggiando lo stampo sui piedini, cos� che la forza di gravit� la tiri verso il basso, facendo �crescere� ulteriormente la torta, che si raffredda e inizia a staccarsi pian piano. Negli USA il 29 marzo � il National Lemon Chiffon Cake Day (la festa nazionale della Chiffon Cake al limone). Riccione, cento anni di ospitalit� (Riminitoday.it) - Il 2022 � l�anno in cui il Comune di Riccione compir� 100 anni di autonomia. Non tutti sanno che la sua storia, per�, � molto pi� antica - Amata, desiderata, corteggiata, Riccione ha una storia molto antica, con tracce di primi insediamenti datate al II secolo a.C., come testimoniano alcuni reperti archeologici custoditi nel Museo del Territorio. A partire dal III secolo a.C. la zona viene occupata e colonizzata dai Romani e unificata sotto il grande ombrello della romanit�. Del tardo antico non abbiamo testimonianze archeologiche, probabilmente anche il Vico Popilio di San Lorenzo in strada si spopol� per le condizioni ambientali (impaludamento) e le incursioni dei popoli del nord (guerre gotiche con la Pentapoli bizantina, 535-553). Nel 1260, in seguito all�insediamento degli Agolanti, antica famiglia fiorentina, Riccione divenne un borgo medievale, del quale tutt�ora rimangono i resti: sulle colline dell�entroterra �, infatti, possibile visitare il suggestivo Castello degli Agolanti. Dopo questo periodo segu� quello dei vicariati e del dominio dello Stato della Chiesa. In questi anni non avvennero eventi particolarmente rilevanti, a parte la grande espansione della spiaggia (che continuer� fino all'Ottocento) e le prime costruzioni volte alla difesa dai Saraceni e dai pirati. Bisogna aspettare la met� dell�800 per vedere l'ascesa di Riccione quando, grazie alla nascita del turismo, da borgata di mare rurale, dedita all�agricoltura e poco popolata (circa 1800 abitanti), in pochi decenni diviene una localit� turistica conosciuta in Italia ed Europa. Diventa, quindi, la citt� balneare d�Italia. Ma a quel tempo Riccione non era assolutamente in grado di essere autonoma, dato che dipendeva quasi totalmente da Rimini. Un ruolo importante verso l�autonomia lo ebbe la ferrovia (costruita nel 1862) che passava proprio a Riccione, con relativa fermata. Questo permise a Riccione di essere raggiungibile e accorciare le distanze con il comitato per gli ospizi marini, in accordo con Bologna. Grazie a questa convenzione, i riccionesi cominciarono a ospitare (nelle proprie umili case) i primi bambini scrofolosi. La soluzione di venirsi a curare a Riccione era certamente pi� economica rispetto a realt� pi� conosciute nel territorio. L'accoglienza fu un vero successo, al punto che i primi storici imprenditori di Riccione, in poco meno di un anno realizzarono i primi ospizi veri e propri, come ospizio Amati-Martinelli e l'ospizio Romagnolo. Dalla fine dell�800 a Riccione viene attivata la cosiddetta societ� del Mutuo soccorso, con tanto di assistenza e pensione. Subito dopo nasce la Pietro Sghedoni, societ� di soccorso per i Marinai. Poi grazie alle prime concessioni demaniali, nel 1895, inizia l'attivit� dei primi bagnini, Del Bianco, Manzi e Angelini. Mentre nel 1901 Sebastiano Amati inaugura il primo hotel di Riccione, l'Albergo Amati in viale Ceccarini. Un ruolo importante nello sviluppo economico-sociale di Riccione l�ha avuto la famiglia Ceccarini. Maria Boorman Ceccarini, infatti, finanzia il rifacimento del porto canale, la costruzione dell'ospedale intitolato al marito Giovanni Ceccarini e l'asilo per l'infanzia che porta ancora oggi il suo nome. Nel 1912 fu intitolato a Maria Ceccarini il viale pi� importante e noto della citt�. La voglia di autonomia di Riccione non si ferma. Infatti, nel 1910 viene scritta una petizione firmata dalla quasi totalit� dei riccionesi, presentata al Ministero degli Interni per essere riconosciuti come comune autonomo. Ma ci vorranno ancora alcuni anni prima di raggiungere il tanto agognato obiettivo, perch� dopo quell'anno la situazione si complic� a causa della prima guerra mondiale e del terremoto del 1916. Questi eventi paralizzarono l�Italia intera e, quindi, anche Riccione con i suoi sogni. Tutta l'Italia era stata lasciata in condizioni pessime. La disoccupazione e la crisi economica avevano colpito tutto il paese. Ma nonostante una situazione poco favorevole il processo verso l�autonomia prosegu� tanto che il 22 ottobre del 1922 Riccione diventa finalmente comune autonomo e il 14 ottobre 1923 ci furono le prime elezioni. A vincerle fu Silvio Lombardini diventando il primo sindaco della Citt�. Lombardini dovette ricevere la tessera del partito fascista, anche se non aveva un buon rapporto con il fascismo. Nonostante tutto nel corso del suo mandato (tra il 1923 e il 1928) riusc� a mantenere la sua posizione contro le ideologie fasciste. Dal 1926 al 1943 la famiglia Mussolini sceglie Riccione come meta di vacanza, tanto che nel 1934 Mussolini compr� una villa che oggi � un museo aperto al pubblico. In questi anni Riccione cresce sempre pi�. Nel 1933 si contano 1300 ville e 84 esercizi fra alberghi e pensioni e 12 colonie estive per bambini. Vengono costruiti edifici per l'intrattenimento e lo sport, la cultura e il divertimento: solo per citarne alcuni, il Grand Hotel e il Palazzo del Turismo. Infine nel secondo dopoguerra la vacanza di mare � alla portata di tutti. Gli anni '50 segnano la nascita dei famosi locali alla moda. � il boom del turismo di massa e Riccione diventa localit� balneare famosa e ambita. L�afflusso fu ulteriormente incrementato dalla costruzione dell'Autostrada Adriatica e dall'attivazione di numerosi voli sull'aeroporto di Rimini, a met� degli anni Sessanta. Da questo momento in poi, Riccione aumenta la propria notoriet� come luogo di villeggiatura mondano e Vip. Un�estate con Jovanotti (di Francesco Chignola, �Tv sorrisi e canzoni� n. 22/22) - �Non vedo l�ora di tornare in tour dopo due anni� dice scatenato l�artista. �Sono cos� emozionato che se mi appoggio un telefonino sul cuore� si ricarica!� - Un singolo di grande successo. Un video in arrivo. Un tour che parte tra poche settimane. Un libro di poesie. Un'iniziativa ecologica. Una figlia che si laurea. E persino dei cappelli disegnati da lui. Insomma, Jovanotti � un tale fiume in piena che a lasciarlo seduto per un'ora a parlare ti sembra quasi di fargli un torto. Per fortuna Lorenzo non smentisce la sua gentilezza, anche se gli impegni ci costringono a vederci a distanza, in videochiamata io a Milano, lui a Cortona. - C'� tanto di cui parlare. Partiamo dalla Calabria, dove hai appena girato il video di �Alla salute�. �Non era nemmeno previsto, ma mi � venuta voglia di citare una scena iconica di �Il bisbetico domato� in cui Adriano Celentano pigia l'uva. In un giorno abbiamo fatto tutto, organizzando una festa dedicata a Dioniso, che era una divinit� molto �rock and roll��. - E hai vendemmiato davvero? �Purtroppo abbiamo dovuto comprare uva fuori stagione, cosa che io non faccio mai. � una licenza artistica!�. - Intanto va ancora forte �I love you baby�, ora anche in una versione con i Neri per caso. Com'� nata? �Dovevo andare a �Che tempo che fa�, ma mi annoia fare promozione, in tv cerco sempre di creare una performance�. - Conoscevi gi� i Neri per caso? �Dagli Anni 90, grazie alla loro cover di �Non m'annoio�. Poi ci siamo persi di vista, ma li ho sempre amati. Ho fatto la proposta e il giorno dopo Ciro (membro del gruppo, ndr) mi ha mandato un arrangiamento che mi ha fatto cadere dalla sedia. Mi piacerebbe fare un tour nei piccoli teatri con loro�. - A luglio ritorna il Jova Beach Party, il tour coi tuoi concerti-festa sulle spiagge. Come vivi l'attesa? �Cercando di respirare: sono tante le cose da fare ogni giorno. Ora stiamo iniziando a fissare gli ospiti delle prime date, � un puzzle. Bisogna preparare tutto nei dettagli per poi potersene dimenticare, andare sul palco e godersela�. - Cosa ti ha spinto a replicare l'audace impresa del Jova Beach Party? �Sceso dal palco la prima sera io ho detto agli altri: ragazzi, io ho fatto di tutto, anche gli stadi, ma questa roba � 100 volte meglio, � un altro pianeta. Riportiamo la musica negli elementi e la gente � incredibile, solo a Nashville ho visto un pubblico cos� variegato�. - Ripartirai dopo due anni di stop... �Ho una voglia tale che se mi appoggio un telefonino al cuore si ricarica (ride). Forse mi metter� a piangere. Ultimamente mi commuovo anche suonando la chitarra per due persone�. - La �ripartenza� amplifica tutto. �Quando la vita ti presenta degli ostacoli vanno superati traendone una lezione. Ora penso che siamo pi� affezionati a questa realt�, alla possibilit� di fare musica, di prolungare l'infanzia all'infinito. A volte cadiamo nella trappola dell'abitudine, ma poi qualcosa ti ricorda che ogni giorno � una benedizione�. - Tra gli ospiti non potr� mancare Gianni Morandi. Gli hai scritto anche una nuova canzone, giusto? �� appena stato a casa mia per provarla, abbiamo dovuto cambiare tonalit� dal Do al Re... perch� lui � il re (ride)! Spero che venga pi� volte possibile in tour, non vedo l'ora di cantare con lui �Apri tutte le porte� e �L'allegria��. - Cosa ti piacerebbe che pensasse un fan nel tragitto verso casa, dopo il concerto? �Vorrei che avesse voglia di chiamare sua madre. Quando la mia mamma c'era, se vedevo una cosa bella era la prima che chiamavo. Ma mi spingo oltre: chiama sua madre per raccontarle tutto del Jova Beach Party e... anche lei � l� (ride)�. - Lanci anche una bella iniziativa ecologica, �Ri-party-amo�, per ripulire tanti luoghi feriti. �Ci tengo a dirlo: l'aspetto ambientale non � entrato dopo in Jova Beach, � il requisito iniziale. � nato prima ancora dei concerti. L'Italia � un Paese bellissimo ma dove sono stati fatti molti danni. Alcune ferite sono curabili, ma ci vogliono soldi. Cos� abbiamo messo insieme una �fabbrica di soldi�, cio� Intesa Sanpaolo, e una �fabbrica di conoscenza�, cio� il Wwf. � una bella cosa�. - Il futuro che aspetta il pianeta � molto incerto. Tu che visione hai? �Sono pi� che ottimista. I giovani di oggi sono pi� consapevoli. Viviamo in un mondo capitalista: se il consumatore chiede prodotti pi� sostenibili, il mercato � costretto ad adeguarsi per sopravvivere. Penso che potrebbero essere proprio i �nemici� dell'ambiente a prendersene cura�. - Hai curato una raccolta di poesie. In un mondo come questo, che differenza pu� fare una poesia? �Tantissima. La poesia ti apre la porta su un altro mondo. Ti trasporta in una dimensione avventurosa della vita, meravigliosa e pericolosa. La poesia vera ti fa sentire di esserci, di avere una storia, di non essere un numero, ti smonta l'ego e te lo sparpaglia per la stanza�. - Le canzoni sono poesie? �Ci pu� essere un verso poetico, ma la poesia � fatta di parole nude. � pi� impegnativa, ma ti regala tanto�. - A scuola ti piaceva imparare le poesie a memoria? �Alcune s�, ma poi te le dimentichi. � giusto che si studino, ma a volte la scuola � un limite, perch� l'analisi del testo la vivi come una rottura di scatole. La poesia non � necessario capirla, ti deve colpire. Durante la pandemia ho letto �I promessi sposi�, che forse a scuola avevo �zompato� perch�... non � che fossi uno studente modello. E mi sono detto: �Perch� mi ero perso una cosa cos� grande?��. - Ma senti Lorenzo, con tutte le cose che hai da fare, ti sei messo anche a disegnare cappelli? �I SuperDuper sono amici, li conosco da anni, hanno un piccolo laboratorio a Firenze, e ho proposto loro di fare tre bei cappelli da boutique. � un destino, ho delle foto di me a un mese con un cappellino in testa. Quando viaggio posso dimenticare tutto, ma non un cappello�. - Quanti cappelli hai? �Non lo so. Diverse centinaia? Ma sono sempre di pi� quelli che ho perso�. - C'� un cappello a cui tenevi tanto e che ti � dispiaciuto perdere? �Avevo un baschetto da gaucho che avevo comprato in Argentina. Quando sono tornato l�, cinque anni dopo, l'ho dimenticato su un taxi�. - In famiglia ti confronti su tutto? �Sempre, la Francesca (Valiani, sua moglie, ndr) e la Teresa (sua figlia, ndr) sono i miei muri portanti. Poi magari non siamo d'accordo e vado avanti di testa mia. Ma di solito sbaglio, quando non le ascolto (ride)�. - Teresa � critica con te? �C'� stato un periodo in cui era pi� distratta, presa dalle sue cose, ma ultimamente se le faccio sentire qualcosa la ascolta davvero. Ai miei tempi era pi� difficile condividere delle passioni con i genitori, con Teresa invece siamo andati a vedere i Coldplay!�. - Negli ultimi anni avrete avuto pi� tempo per stare insieme. �Tantissimo, poi Teresa ha preso un anno sabbatico per prendersi cura di s�. � tornata a New York e in questi giorni si laurea in un corso di fumettistica in un'accademia d'arte. Io e la Francesca saremo con lei e credo che scoppieremo in lacrime�. - Senti tanto la sua mancanza? �S�, ma il mondo � cambiato: ogni giorno prima di andare a letto la chiamiamo e facciamo due chiacchiere. E possiamo guardarla in faccia...�. - Parlando di tecnologia, sei stato uno dei primi a usarla per comunicare con i fan... E ora ci sono i social. �Sono un'opportunit� che abbiamo, ma l'esigenza di dar spettacolo e condividere � la stessa che avevo a 15 anni nelle radio private. Se domani i social non esistessero pi�, non sarebbe una tragedia. Poi li vivo in modo rudimentale, faccio tutto io. Se mi rompete le scatole, sono io che vi blocco (ride)�. - Dopo il Jova Beach Party cosa succeder�? Ti fermerai un po'? �Ogni volta che mi sono proposto di fermarmi ho fatto il contrario. Quindi preferisco non dire niente, cos� magari riesco a fare un bel viaggio�. - C'� qualche Paese che non hai ancora visitato? �Tantissimi. Ma anche tornare nei posti non � male, � come rileggere un libro che ti � piaciuto�. - E se potessi partire oggi? �Il mio amore per il Sud America si rinnova sempre, ma mi attraggono anche il deserto e il Mediterraneo, vorrei girarlo tutto, dal Nord Africa ai Balcani. Spero di avere presto l'occasione�.