Agosto 2022 n. 8 Anno LII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. Resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Comunicato: chiusura per ferie Concorso nazionale di lettura �Louis Braille�, la Finale della 15� Edizione tra presente e futuro L�arte di fare pace Se fossimo sempre indecisi� Il naufragio del Titan Voglia matta di gelato Montreux: la Svizzera che conviene di pi� Paola Turci: chi �, dall�incidente al coming out al matrimonio con Francesca Pascale Comunicato: chiusura per ferie Informiamo i nostri gentili lettori che la Biblioteca rimarr� chiusa per le ferie estive dal giorno 16 al giorno 19 agosto 2022 e riaprir� luned� 22. Preghiamo coloro che si servono, per il recapito dei volumi Braille, del Corriere Espresso Bartolini di non restituire le opere durante tale periodo, al fine di evitare che alla Biblioteca vengano addebitati i costi di giacenza. Con l'occasione, formuliamo a tutti i nostri pi� sinceri auguri di buone vacanze. Concorso nazionale di lettura �Louis Braille�, la Finale della 15� Edizione tra presente e futuro (di Pietro Piscitelli, Presidente della Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� � ONLUS) Il 28 maggio scorso si � tenuta a Paestum (Salerno) la Finale del Concorso nazionale di lettura �Louis Braille�, giunto alla sua 15� Edizione. Il Concorso, organizzato dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita�, ha una valenza nazionale in quanto coinvolge tutte le sezioni territoriali e i Consigli Regionali dell�Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. A tal fine l�iniziativa rappresenta da lungo tempo un�ulteriore testimonianza della solida collaborazione tra i due Enti, che per mesi hanno lavorato anche per questa edizione in sinergia. Le Fasi del Concorso sono state infatti le seguenti: dal 01 luglio al 15 settembre 2021 si � tenuta la Prima Fase, quella Provinciale, durante la quale i partecipanti di tutta Italia potevano competere con altri partecipanti dello stesso territorio nella lettura in Braille di un brano non scolastico e sconosciuto al lettore. Fin dalla prima fase i concorrenti sono stati divisi in 6 categorie: - 1) Scuola primaria � 1� ciclo; - 2) Scuola primaria � 2� ciclo; - 3) Scuola secondaria di primo grado; - 4) Scuola secondaria di secondo grado - biennio; - 5) Scuola secondaria di secondo grado - triennio; - 6) Universit� e adulti. Con tutta evidenza, la divisione in categorie ha consentito il confronto tra persone che potessero essere quanto pi� possibile vicine come et� e quindi anche come esperienza e bagaglio culturale. Nella seconda fase, ovvero quella Regionale svoltasi dal 16 settembre al 31 ottobre, coloro che si sono qualificati a livello provinciale sono stati valutati dai Consigli Regionali UICI, che hanno poi scelto le persone che avrebbero rappresentato la rispettiva Regione a livello nazionale. Una volta selezionati i 16 finalisti per la fase Nazionale, numero che si � ridotto per cause di forza maggiore a 7 candidati, essi hanno partecipato alla finale presso la splendida cornice del Mec Paestum Hotel di Capaccio (Salerno), esibendosi di fronte ad una Commissione giudicatrice cos� composta: - 1) Pietro Piscitelli: Presidente della Biblioteca Italiana per i Ciechi; - 2) Nicola Stilla: Presidente del Club Italiano del Braille; - 3) Giovanni Battista Flaccadori: Docente e Presidente del Consiglio Regionale UICI Lombardia; 4) Stefano Taroni: Membro del Comitato Nazionale dei Giovani UICI; I lavori sono iniziati alle 10,00, con due soli intermezzi per la pausa pranzo alle 12,15 e poi alle 15,30 per l�intervento del Dr. Mario Barbuto, Presidente Nazionale UICI, che in collegamento via ZOOM ha rivolto �un grande grazie a tutti i partecipanti, che affermano ancora una volta l�importanza del Braille come sistema di lettura, di scrittura, di integrazione. Vorrei soffermarmi anche sul Concorso, che ho seguito in tutte le sue edizioni e al quale ho anche partecipato direttamente: ricordo con piacere la sensazione del mettersi alla prova dimostrando le proprie capacit� di lettura, e con ancora pi� piacere le tante conoscenze che ho avuto modo di fare quando partecipai. Ecco, io spero che tutti i partecipanti possano portare con s� questi bei ricordi, come fu per me qualche anno fa�. La partecipazione, purtroppo, � stata fortemente limitata da cause di forza maggiore che sono intervenute nel corso del tempo. In questo senso, basti pensare che la Finale era prevista per dicembre 2021, ma il repentino peggioramento della situazione pandemica sul territorio italiano ha spinto alla massima prudenza e quindi al rinvio sine die dell�evento. Quando, finalmente, il Governo ha eliminato gran parte delle restrizioni per gli eventi si approssimava la fine dell�anno scolastico che, sommato al timore per gli spostamenti da una parte all�altra dell�Italia e a qualche caso di positivit� al Covid, ha fatto pi� che dimezzare la partecipazione dei finalisti, passati da 16 a 7. Una serie di sfortunate circostanze che speriamo di non dover fronteggiare mai pi�, soprattutto per non dilapidare l�impegno profuso da coloro che si sono adoperati per garantire una partecipazione pi� elevata possibile. Fatta questa amara ma inevitabile premessa, passiamo al resoconto della Finale. La valutazione dei partecipanti ha tenuto conto, come da bando di Concorso, della precisione nella lettura, della fluidit�, della correttezza, della postura e della espressivit� dimostrate. Terminate le esibizioni di tutti i lettori, la Commissione ha espresso un voto in quarantesimi che ha decretato i posizionamenti finali. Il punteggio minimo da ottenere per risultare vincitori era stato fissato dalla Commissione in 32/40, soglia superata da almeno un partecipante in tutte le categorie presenti. Sono risultati quindi vincitori: - Gentile Eva (Campania): Scuola primaria - secondo ciclo. Punteggio conseguito: 37/40; - Stipa Lorenzo (Marche): Scuola secondaria di primo grado. Punteggio conseguito: 34/40; - Trapani Sharon Pia (Campania): Scuola secondaria di secondo grado � biennio. Punteggio conseguito: 38/40. Vale la pena di sottolineare come certamente il Concorso nazionale di lettura �Louis Braille� sia nato per mettere a confronto i non vedenti di tutta Italia riguardo alla padronanza che essi hanno del sistema, ma anche per sensibilizzare la cittadinanza su ci� che l�invenzione di Louis Braille ha rappresentato e rappresenta ancora oggi per i non vedenti di tutto il mondo. Questa 15� Edizione rimarr� comunque nella storia: le difficolt� non sono mancate, ma tra pochissimi mesi il Concorso ripartir� con nuovo slancio, introducendo delle novit� che siamo sicuri faranno il piacere dei partecipanti, nella speranza che tutti i problemi dettati da circostanze esterne e incontrati nel 2021 e nel 2022 vengano lasciati alle spalle. L�arte di fare pace (di Biagio Picardi, �Focus Storia� n. 189/22) - Ambasciator non porta pena? Dipende. Lo dimostrano le alterne fortune dell�antica arte della diplomazia - Napoleone definiva la diplomazia �la polizia in marsina�, Winston Churchill la considerava un espediente per limitare il potere, mentre Giuseppe Garibaldi la raffigurava come una vecchia ingannatrice di cui era meglio diffidare. Sincera oppure no, �l'arte di trattare, per conto dello Stato, affari di politica internazionale�, come la definisce la Treccani - e, in soldoni, di fare pace - risale all'alba dei tempi. Lo dimostra il Trattato di Qadesh (1259 a.C.) tra il faraone Ramses II e l'ittita Hattusili III, il pi� antico accordo diplomatico conosciuto. Furono per� i Romani, che nel loro pantheon avevano anche una dea Concordia, a forgiare pi� compiutamente la figura del mediatore: prima con i �pacificatori�, pagati per risolvere beghe cittadine, poi inviando i sacerdoti �feziali� dai sovrani stranieri. La parola �diplomazia� deriva probabilmente dai diplomae, i lasciapassare in metallo utilizzati per circolare lungo le strade dell'impero. Questi primi ambasciatori, romani o greci e, lungo la Via della Seta, cinesi, erano per� semplici messaggeri. Non potevano prendere iniziative e, una volta compiuta la missione, tornavano subito indietro con la risposta. Nonostante nell'antichit� l'ospite fosse considerato sacro e i messaggeri venissero in genere rispettati, gli emissari in missione finivano spesso malmenati, imprigionati o addirittura uccisi. In trasferta, in quanto giudicati responsabili del messaggio riportato, in patria perch� accusati di tradimento. Senofonte, raccontando dell'ateniese Timagora, scrive che fu messo a morte dai suoi stessi superiori dopo le trattative con i Persiani, nel 367 a.C.. E a proposito di Persiani: come racconta il film 300, anche il re troiano Leonida, nel 480 a.C., uccise sul posto gli inviati di Serse, erroneamente convinti di essere intoccabili. Il mestiere dell'ambasciatore, insomma, � sempre stato pericoloso. Nel passato poteva aiutare persino l'aspetto fisico: oltre che tra abili oratori e avvocati, i primi diplomatici venivano scelti per la bellezza e l'eleganza, in modo da rendere pi� malleabili i loro prevenuti interlocutori. Con il tempo si avvert� l'esigenza di fissare e condividere esplicite regole che garantissero l'immunit� degli emissari. E nel 533 l'imperatore bizantino Giustiniano I stabil� una prima normativa in proposito, nel Digesto. Dall'inizio del Medioevo, e poi definitivamente nel 956 con il De ceremoniis aulae byzantinae dell'imperatore Costantino VII Porfirogenito, i Bizantini elaborarono un minuzioso cerimoniale che indicava la distanza da tenere quando si riceveva un capo straniero, i tempi delle comunicazioni, le riverenze pi� o meno profonde, i vestiti da indossare e la disposizione dei commensali nei banchetti. A Costantinopoli presero anche forma un'embrionale forma di ambasciata e un codice per le infrazioni condiviso con la Santa Sede e il regno dei Franchi. L'immunit� del nunzio (ancora oggi si chiama cos� l'ambasciatore del papa) fu estesa alla sua dimora, che divenne inviolabile. Di queste novit� si avvalse soprattutto il Vaticano, che inviava sempre pi� spesso in missione i suoi emissari, detti apocrisari. Nel Quattrocento fu per� l'Italia la culla della diplomazia. La Pace di Lodi (1454) dimostr� l'efficacia delle trattative, mise fine al lungo conflitto tra le Signorie italiane e costru� una fitta rete di relazioni (e intrighi) tra gli Stati. Protagonisti di questa svolta furono il duca di Milano Francesco Sforza, che invi� in Francia, nel 1455, Prospero da Camogli, il primo ambasciatore stabile, e personaggi del calibro di Niccol� Machiavelli (1469-1527), trattatista, pensatore, politico e negoziatore raffinato con licenza di spiare. Tra i compiti riservati ai diplomatici, infatti, c'era quello di presenziare a eventi mondani per seguire il gossip. Il veneziano Zaccaria Contarini, inviato in Francia nel 1491 al matrimonio di Carlo VIII con Anna di Bretagna, defin� lo sposo �sgradevole� e la sposa �giovane, zoppa e furba�. Fu proprio Venezia, minacciata per terra e per mare da molti nemici, a mettere in piedi la rete diplomatica pi� efficiente. Grazie anche ai suoi mercanti, la Serenissima si garant� preziose informazioni e per almeno due secoli invi� ambasciatori in tutto il mondo conosciuto, per stringere accordi commerciali e tessere alleanze. L�esempio italiano venne seguito dal resto d'Europa dove, piano piano, un pi� formale codice di comportamento prese il posto della legge del sotterfugio, anche grazie alla pubblicazione di trattati come il De legationibus di Alberico Gentili (1585). Bench� i rapporti tra Stati continuassero a essere regolati dai matrimoni d'interesse, nel 1648, con la fine della Guerra dei trent'anni tra cattolici e protestanti e il consolidamento degli Stati nazionali, si stabilirono norme che diedero vita a un primo codice di diritto internazionale. Tra i padri di queste nuove regole diplomatiche c'era il giurista e filosofo olandese Ugo Grozio (Huig de Groot), autore del trattato Il diritto della guerra e della pace in cui, per evitare futuri bagni di sangue, suggeriva tre metodi per risolvere pacificamente una controversia: conferenze e negoziati; compromessi favoriti da reciproche rinunce e concessioni; estrazione a sorte. Fondamentale, aggiunse, la presenza di un giudice neutrale. La nuova regina della diplomazia divenne la Francia, che gi� nel 1589, sotto il sovrano Enrico IV, aveva nominato il primo ministro degli Esteri della Storia, Louis de Revol. Fu cos� che il francese prese il posto del latino come lingua diplomatica. Nonostante l'entrata in scena della sobria (nei modi e negli abiti) ma efficace diplomazia americana, con eccellenze come Benjamin Franklin (1706-1790), la leadership francese prosegu� per oltre due secoli, sfornando mediatori di alto livello. Primo fra tutti Charles-Maurice de Talleyrand (1754-1838), capace di imporre il principio di legittimit� al Congresso di Vienna (1815) nonostante rappresentasse un Paese sconfitto. La carriera diplomatica acquis� rapidamente prestigio sociale e gli ambasciatori non furono pi� soltanto fiduciari incaricati dal sovrano, ma professionisti formati attraverso un preciso percorso di studi. Inoltre, proprio nel 1815 venne redatto il Regolamento di Vienna, che distingueva quattro diverse categorie di rappresentanti: gli ambasciatori veri e propri; gli inviati straordinari; i ministri residenti; gli incaricati d'affari. Ancora: gli Stati europei, sempre pi� consapevoli dell'importanza di stabilire relazioni reciproche permanenti, istituirono una sorta di �ordine dei diplomatici� con regole, gergo, luoghi e strumenti uguali per tutti. Le trattative pi� delicate, va detto, continuarono a essere segrete, riservate ai pochi soggetti coinvolti e condotte in luoghi appartati. Bisogner� aspettare un secolo, ovvero la fine della Prima guerra mondiale, per arrivare alla diplomacy by conference, in cui le grandi organizzazioni internazionali cominciarono a discutere in riunioni aperte a giornalisti e osservatori esterni. Decisivo, nei primi Anni '20, fu il contributo degli Stati Uniti durante la presidenza di Thomas Woodrow Wilson, ma anche della Russia di Lenin, che spinsero a rendere pubblici gli atti delle trattative. Il che non imped� di continuare a sottoscrivere protocolli segreti, come quello sulla spartizione della Polonia tra Hitler e Stalin. Le relazioni internazionali, nel Novecento, si fecero sempre pi� multilaterali: stava nascendo la diplomazia contemporanea, che dal termine della Seconda guerra mondiale divent� la strada maestra per risolvere le crisi internazionali. Summit, conferenze al vertice e notti insonni degli �sherpa� diplomatici si moltiplicarono (insieme ai colpi bassi dello spionaggio) durante gli anni della Guerra fredda tra Usa e Urss. E nel 1961 la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche stabil� finalmente regole condivise in materia di relazioni internazionali. Il suo testo inizia cos�: �Gli Stati parte alla presente Convenzione, memori che fino all'antichit� i popoli di ogni Paese riconoscono lo stato di agenti diplomatici [...] codificano le regole diplomatiche�. In 53 articoli vennero definite le funzioni della missione diplomatica (rappresentare il Paese, negoziare, informarsi e promuovere relazioni amichevoli) e ulteriori regole, che aggiunsero all'immunit� dell'ambasciatore l'inviolabilit� dei suoi uffici, della sua residenza ufficiale, dei suoi famigliari. Da allora la diplomazia ha trovato nuovi modi per esprimersi, grazie a grandi tessitori come Henry Kissinger (segretario di Stato Usa dal '73 al '77) o Eduard Shevardnadze (ultimo ministro degli Esteri dell'Urss e primo presidente della Georgia indipendente) e con le nuove tecnologie. Internet oggi permette di organizzare incontri al vertice a distanza e di formare unit� di crisi in tempi brevissimi. Le regole generali per� restano quelle che nel 1961 hanno sancito, una volta per tutte, la sacralit� della diplomazia e dei suoi ambasciatori di pace. Figuracce di Stato Nel corso della Storia � capitato che la diplomazia abbia fallito per errori dei mediatori o imbarazzanti imprevisti. Nel 1815 l'Inghilterra riusc�, dopo lunghi anni, a inviare un rappresentante a Pechino per trattare condizioni commerciali pi� favorevoli. Peccato che l'attesa missione diplomatica dur� solo poche ore per colpa di lord William Pitt Amherst, espulso per essersi rifiutato di inchinarsi nove volte davanti all'imperatore, come prevedeva il cerimoniale. Salut� una volta di troppo, invece, il ministro degli Esteri di Hitler, Joachim von Ribbentrop, che nel 1937 calcol� male la distanza da Giorgio VI del Regno Unito, colpendolo in pieno volto con la mano mentre faceva il saluto nazista. Se la cav� con una battuta (�Non ho nulla da nascondere�) nel 1942 Winston Churchill, sorpreso nudo alla Casa Bianca dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt, ansioso di parlare con lui della guerra in corso. Cinquant'anni dopo un altro presidente americano, George H�W� Bush, vomit� sui pantaloni del premier giapponese Kiichi Miyazawa nel bel mezzo di una cena ufficiale a Tokyo. Infine nel 2021, ad Ankara, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen � rimasta senza sedia (sbadataggine o sessismo?) durante un incontro con il leader turco Recep Erdogan e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Per finta Tra i grandi diplomatici della Storia, ce n'� uno che in realt�... Non era un diplomatico: Giorgio Perlasca. Trovatosi a Budapest nell'inverno del 1944 come agente di commercio, sfugg� ai tedeschi, che lo avevano arrestato per la sua mancata adesione alla Repubblica di Sal�, e trov� rifugio presso l'ambasciata spagnola, ottenendo una cittadinanza fittizia grazie alla partecipazione alla Guerra civile (1936-1939). Perlasca inizialmente aiut� l'ambasciatore Angel Sanz Briz a salvare dalla deportazione gli ebrei ungheresi, destinandoli ad apposite case protette. E quando il vero diplomatico decise di tornare in Spagna, Perlasca continu� la sua opera a Budapest, autonominandosi console generale spagnolo con tanto di timbri e documenti di identit� falsi. Attraverso salvacondotti, incursioni alla stazione ferroviaria e una sapiente gestione dei viveri, sottrasse oltre 5-mila ebrei alle Croci Frecciate filonaziste. Se fossimo sempre indecisi� (di Raffaella Procenzano, �Focus� n. 356/22) - Il nostro cervello non pu� fare a meno di decidere, visto che, il pi� delle volte, lo fa senza nemmeno rendersene conto - A tutti � capitato di essere indecisi, sia nelle occasioni pi� importanti della vita, quando le scelte da compiere possono cambiare il futuro (Sposarsi? Avere dei figli? Che professione intraprendere? Vivere lontano da casa o dal proprio Paese?), sia nelle piccole cose (Che cosa prendo di dolce: meglio il gelato o la torta al cioccolato?). In effetti, tutti noi prendiamo decisioni ogni giorno: la gran parte sono istintive e riguardano le azioni quotidiane (cammino a destra o a sinistra della strada?), ma di molte altre ci accorgiamo consapevolmente. Ed � di queste ultime che stiamo parlando. Dunque, che cosa accadrebbe se fossimo davvero incapaci di fare qualsiasi scelta? Probabilmente succederebbe, ma su scala molto pi� grande, ci� che ciascuno di noi fa normalmente quando non � sicuro della direzione da prendere: lasciarsi trascinare dagli eventi, oppure temporeggiare mentre raccoglie altre informazioni che possano aiutarlo a vagliare ogni alternativa. Anche se quest'ultima, sostengono gli studiosi, non � mai la strategia migliore: in mancanza di elementi utili a decidere bisogna comunque procedere con le informazioni che ci sono. In un celebre esperimento, alcuni studenti universitari erano stati invitati a decidere fra tre alternative: prenotare e pagare una vacanza, non prenotare e non pagare (quindi non andare in vacanza) o rimandare la decisione sapendo per� che, in questo caso, la vacanza (se scelta) sarebbe costata un po' di pi�. Ad alcuni fu detto di immaginare di aver appena passato un esame difficile, ad altri di non averlo superato, ad altri ancora di averlo svolto ma di non sapere ancora il risultato. Solo nei primi due gruppi la gran parte degli studenti decise di andare in vacanza (per premiarsi o per consolarsi) ma nel terzo gruppo la gran parte scelse di rimandare, bench� la soluzione migliore fosse in ogni caso quella di decidere di partire. L'incertezza, infatti, ci �paralizza�. Non a caso nel cervello esistono veri e propri meccanismi �di sblocco� per consentirci di agire. Naturalmente, si sprofonda nel dubbio soprattutto in caso di decisioni difficili. Ma che cosa rende ardua una scelta? Ruth Chang, docente di filosofia all'Universit� di Oxford (Uk), inquadra cos� il problema: �Si tratta di quelle situazioni in cui una delle alternative � migliore sotto punti di vista importanti, ma allo stesso tempo anche l'altra alternativa � migliore per altri aspetti rilevanti. Insomma, le due o pi� possibilit� che si trova di fronte chi deve scegliere sono �alla pari�. E questo resta vero anche per scelte tra grandezze tra loro incommensurabili del tipo: � meglio la sicurezza economica data da fare l'avvocato o la soddisfazione spirituale di fare il fotografo naturalista in giro per il mondo? Difficile dirlo�. Le scelte che ci lasciano incerti, quindi, di solito sono quelle tra alternative alla pari, anche se qualitativamente molto diverse. Naturalmente questo non vale in tutti i casi: alcune decisioni sono difficili perch� non ci sono sufficienti informazioni per scegliere, altre perch� � psicologicamente arduo fare la scelta giusta (pensiamo a un caso estremo: essere costretti ad amputarsi un arto per salvarsi la vita). Ma come fa il cervello a scegliere? In realt� la nostra mente funziona mediante due sistemi principali, che sono stati chiamati dai neuroscienziati �sistema 1� e �sistema 2�. �Il primo � il pi� immediato ed � quello che mettiamo in campo per risolvere velocemente i problemi e che usiamo nelle scelte semplici (vuoi un caff�?), il sistema 2 invece lo attiviamo in caso di dilemmi pi� complessi, ma anche per correggere le inevitabili scelte sbagliate del sistema 1, che spesso prende cantonate proprio perch� interviene nel giro di pochi millisecondi (magari ci ricordiamo che quella mattina abbiamo gi� preso 3 caff� e correggiamo la nostra risposta: �scusa meglio di no, oggi ne ho gi� presi troppi�). Oltre a modificare le risposte, il sistema 2 pu� intervenire per giustificare razionalmente le scelte in realt� gi� compiute in modo istintivo�, fa notare Rino Rumiati, autore del saggio Saper decidere. La gran parte delle decisioni del resto si prendono in automatico, senza pensarci su. Ovvero senza esercitare il cosiddetto pensiero critico. E questo non vale solo per le scelte di pochissimo conto (quale detersivo acquistare al supermercato, che sugo mettere sulla pasta...), ma spesso � vero anche per decisioni importanti: pu� succedere a un chirurgo durante un intervento o a un comandante dei vigili che deve intervenire al pi� presto in un incendio. Devono agire e basta. E per farlo, si basano sulla loro esperienza, su automatismi acquisiti durante la loro professione. In effetti, quando si deve fare una scelta l'ideale sarebbe poter stilare una lista di pro e contro, magari dando un valore a ciascuna delle caratteristiche positive e negative delle varie opzioni e poi facendo una somma per trovare quali �pesano� di pi�. Ma raramente si ha il tempo di fare qualcosa di simile e in molti casi la scelta da compiere non si adatterebbe a questo metodo. Per questo motivo, tutti noi per scegliere usiamo scorciatoie. Una delle pi� utilizzate � la �regola congiuntiva� ovvero si sceglie una opzione se contiene due o tre caratteristiche che la persona desidera (in caso di una vacanza, per esempio, l'albergo deve trovarsi in un certo luogo, magari in centro, e il volo deve costare meno di tot ecc.). Un'altra scorciatoia � nota come �eliminazione per aspetti�: consiste nel cancellare le opzioni che non possiedono una caratteristica ritenuta importante: se per esempio si deve scegliere un corso pomeridiano si pu� decidere per quelli che terminano �entro le 18:30� in modo da restringere il campo. E se restano ancora troppe alternative si sceglie un'altra caratteristica ritenuta importante, magari il costo del corso, e cos� via procedendo per esclusione. Questo metodo � soddisfacente ma non perfetto: pu� succedere di escludere opzioni che per pochissimo non rientrano in un criterio ma magari sarebbero le migliori per tutti gli altri aspetti. C'� poi una procedura che molti di noi mettono in atto quando hanno cominciato a individuare come migliore una alternativa tra le altre. Si chiama �procedura di focalizzazione�: equivale cio� a chiedersi �faccio questa cosa oppure no?� e quindi vengono esaminate le caratteristiche di quella specifica scelta, senza pi� metterla a confronto con altre. Naturalmente non c'� un metodo migliore in assoluto. Il nostro cervello sceglie (ancora una volta!) quale strategia mettere in campo tra tutte quelle, innate ma anche apprese, a disposizione. Dipende dalla situazione: negli ambienti ad alta incertezza (in Borsa per esempio) fare scelte � difficilissimo, e in molti pensano che per arrivare a una decisione sarebbe necessario raccogliere pi� informazioni possibile. Non � cos�: una ricerca condotta da Gerd Gigerenzer, del Max Planck Institut di Berlino, ha dimostrato che un portafoglio formato solo da prodotti finanziari scelti da persone che non si intendono di economia, alla lunga guadagna di pi� di quelli composti da azioni selezionate da persone esperte, perch� gli �ignoranti� scelgono titoli di cui hanno gi� sentito parlare, anche se non sanno nemmeno di che si tratti. E questo funziona. Secondo lo scienziato tedesco, infatti, a volte le risposte sono pi� precise e accurate quando si hanno poche informazioni a disposizione, rispetto a quando se ne hanno molte: in un esperimento ideato da Gigerenzer, gli studenti dell'Universit� di Salisburgo dovevano riconoscere le citt� pi� popolose in un elenco ed erano stati pi� bravi con le citt� degli Stati Uniti rispetto alle citt� della Germania, delle quali sapevano molte pi� cose. Semplicemente avevano pensato �se la conosco, sar� grande� senza lasciarsi deviare da altre considerazioni. Per molte scelte, infatti, utilizziamo la cosiddetta �euristica del riconoscimento�: diamo pi� importanza a ci� che riconosciamo. Cos�, per scegliere un nuovo televisore molti restringono il campo alla marca che conoscono meglio, o per averla gi� provata, o per averne sentito parlare. I pubblicitari hanno ben presente questo meccanismo del giudizio umano e lo usano di conseguenza per diffondere il pi� possibile un marchio e quindi aumentare le vendite. Ma allora, come sarebbe un mondo senza scelte? �Semplicemente inimmaginabile, dato che gran parte delle decisioni sono inconsapevoli, e ci� fa parte del modo di funzionare del cervello�, risponde Rumiati. �Nessuna comunit� pu� vivere senza decidere. Ma se anche volessimo restringere il campo alle decisioni che chiamiamo consapevoli, quelle che prendiamo pensandoci su a lungo, immaginare di essere incapaci di prenderle non sarebbe cos� facile. Perch� tutte le decisioni, anche quelle che noi pensiamo di aver preso �a freddo� sono in realt� influenzate dalle emozioni, e quindi ancora una volta da qualcosa che non � sotto il nostro controllo�. Dovremmo quindi supporre che il cervello funzioni in modo diverso, o che abbia qualche deficit. In un mondo di indecisi il nostro comportamento somiglierebbe forse a quello delle persone in preda all'ansia: ogni decisione verrebbe affrontata come se fosse nuova, senza riuscire a basarsi sulle esperienze precedenti (non a caso restare paralizzati davanti alle decisioni � uno dei segni tipici dell'ansia). Una societ� cos� sarebbe di fatto ingovernabile e forse esisterebbe un potere assoluto (magari esercitato da una macchina) in grado di decidere per tutti, un po' come un genitore fa con un bambino. Saremmo pi� felici e spensierati, come i bambini appunto? Probabilmente no, perch� ci mancherebbe la sensazione di �avere in mano� la nostra vita. Il decisore esperto, infatti, non necessariamente � rapido nelle scelte (non � un decisionista), per� � una persona in grado di rimanere lucida anche quando le cose stanno andando male e soprattutto si assume pienamente la responsabilit� della sua scelta. Volete mettere la soddisfazione? Come fare una scelta difficile? La studiosa inglese Ruth Chang, docente di filosofia a Oxford, contesta la teoria classica su come comportarsi di fronte alle scelte, quella che decreta che in caso di decisioni difficili bisognerebbe procedere esaminando i pro e i contro. Ovvero: va scelta l'alternativa che ha pi� pro e se i pro di entrambe le possibilit� sono ugualmente forti non resta che tirare a sorte, mentre se i pro delle due scelte sono incomparabili tra loro allora bisognerebbe scegliere in modo irrazionale, ovvero �di pancia� (non sono confrontabili, per esempio, alternative come unirsi a un gruppo militare per salvare la propria patria da un invasore o restare accanto a un parente malato). Ma, secondo la studiosa, c'� qualcosa di diverso che possiamo fare: creare noi stessi nuove ragioni per preferire una scelta all'altra. Come? Mettendo impegno e volont� nella decisione: il fatto che voglio sposare proprio quella ragazza perch� �sono pronto� a impegnarmi per questo matrimonio; oppure che preferisco dipingere o calcare il palcoscenico invece di scegliere una professione ben pagata perch� so che il mio impegno in questo lavoro mi dar� soddisfazione. Gli impegni sono fonti di ragioni, sostiene Chang. Non ci vincolano nelle decisioni e non rendono le scelte definitive (dopo aver deciso di sposare proprio quella persona si pu� ancora avere un ripensamento, ovviamente), per� ci rendono possibile scegliere. Inganni decisivi Come ben sanno gli scienziati cognitivi, le scelte sono influenzate da come i dilemmi vengono presentati: se per esempio si fa assaggiare a un gruppo di persone una bistecca dicendo che ha il 75% di carne magra o invece si dice che il 25% � formato da carne grassa, il giudizio degli assaggiatori cambia: nel primo caso viene ritenuta pi� gustosa. � il classico caso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma come mai � cos� facile farsi ingannare? La risposta � sempre quella: il cervello cerca scorciatoie. Un esperimento condotto alcuni anni fa con la risonanza magnetica su persone che dovevano scegliere tra due alternative identiche, che per� venivano presentate in modo diverso, ha provato che chi riconosce questo �inganno� ha una forte attivit� nella corteccia frontale (la sede del ragionamento) che si sovrappone all'attivit� dell'amigdala, il centro che governa le emozioni e che risponde velocemente di fronte alle scelte. Insomma, per non lasciarsi ingannare dal modo in cui vengono presentate le cose, il cervello deve fare uno sforzo che consuma energia. La spinta �gentile� Nei casi di incertezza, o anche solo per indurre qualcuno a prendere la decisione migliore, si pu� provare a dare una �spintarella� alla volont�, almeno in alcuni ambiti. � il concetto di nudge (spinta gentile): per esempio si possono esporre i prodotti pi� salutari ad altezza occhi nei supermercati, visto che quel posto sullo scaffale � quello dove i consumatori osservano (e comprano) di pi� la merce. Oppure, come accade in alcuni centri medici negli Usa, si pu� chiedere alle persone in sovrappeso di depositare una cauzione in denaro che � possibile riscattare a poco a poco solo raggiungendo gli obiettivi di peso (ovvero di dimagrimento) fissati. Il metodo nudge viene adottato anche in ambito assicurativo per indurre a scelte �sane� come iscriversi in palestra e smettere di fumare. Tutto nella corteccia Ricerche condotte con la risonanza magnetica hanno mostrato che nei momenti di incertezza si attivano soprattutto l'amigdala, l'insula e la corteccia prefrontale: i primi due sono centri cerebrali che hanno a che fare con il timore e spingono a non agire, il terzo modula il funzionamento delle altre due zone e quindi impedisce alla paura di paralizzarci. In particolare, la corteccia prefrontale ventromediale � cruciale per le decisioni, un danno in questa zona implica non essere in grado di decidere tra varie opzioni. Oltre che connessa con il sistema limbico, dove si generano le emozioni, questa zona � collegata alle regioni frontali dove ha sede il ragionamento. Secondo il neuroscienziato Antonio Damasio � in quest'area che rimane una sorta di memoria delle emozioni, ed � quest'ultima che ci aiuta nelle decisioni. Il naufragio del Titan (di Massimiliano Griner, �Focus Storia� n. 186/22) - Proprio come il Titanic, il Titan si inabiss� in una notte senza luna. Ma in un romanzo pubblicato anni prima- � una fredda notte di primavera senza luna, quando la chiglia di una grande nave passeggeri solca le acque dell'Atlantico. Naviga cos� velocemente, in sprezzo di ogni cautela, che sta per battere ogni record di traversata. Tecnologicamente � all'avanguardia, tanto che i costruttori la ritengono inaffondabile. All'improvviso la sagoma di un grosso iceberg emerge dall'oscurit�. Troppo tardi per correggere la rotta: l'impatto � inevitabile. Dopo l'impatto, i passeggeri tentano di mettersi in salvo, ma quasi tutti annegano nelle fredde acque dell'oceano. La nave non si chiama Titanic, come questa descrizione potrebbe far pensare, ma Titan. E il racconto � il sunto del momento pi� drammatico di un romanzo, Futility, dello scrittore americano Morgan Robertson, che narra il naufragio di una grande nave passeggeri. Le somiglianze tra realt� e fiction non finiscono qui. Il Titan � nell'immaginazione dello scrittore una delle navi pi� grandi e veloci dell'epoca e affonda a largo di Terranova, esattamente come accadr� al Titanic nel 1912. Inoltre, l'incidente provoca un altissimo numero di vittime, soprattutto a causa del fatto che, come nel dramma reale, le scialuppe erano insufficienti per il numero di passeggeri a bordo. Persino il mese in cui avviene il naufragio � lo stesso: aprile. La cosa pi� incredibile, per�, � che Futility non � una rielaborazione letteraria della tragedia del Titanic. Il libro fu pubblicato infatti nel 1898, ben 14 anni prima del naufragio del famoso transatlantico. E per questa ragione la sua vicenda ancora oggi continua a suscitare curiosit� e interrogativi tra gli appassionati di misteri. Come spiegare questa serie di precise coincidenze? Robertson era forse un profeta o un veggente? Di sicuro avere anticipato il destino del Titanic non gli cambi� la vita. Lo scrittore non ebbe molta fortuna, i suoi libri non ebbero il successo sperato e di soldi ne vide sempre pochi. Presto si attacc� alla bottiglia di whisky, proprio come il marinaio protagonista del suo romanzo. Il 24 marzo 1915 fu trovato morto su una poltrona rivolta verso il mare, in una misera pensione di Atlantic City, stroncato da un infarto a 53 anni. Ma torniamo alle similitudini tra il Titan e il Titanic: come spiegarle dunque? Robertson era figlio di un capitano di marina e lui stesso era stato imbarcato per dieci anni su navi mercantili, motivo per cui conosceva molto bene il trasporto marittimo, che ai suoi tempi era importante quanto oggi quello aereo. Negli anni Novanta dell'Ottocento le grandi navi passeggeri erano infatti l'unico modo per attraversare gli oceani, e dato che il traffico di persone e merci sull'Atlantico cresceva, la sfida delle grandi compagnie navali era armare imbarcazioni sempre pi� grandi e veloci. Nel 1892, sei anni prima che Robertson scrivesse Futility, il New York Times aveva pubblicato la notizia che la White Star, la compagnia di navigazione che avrebbe poi varato il Titanic, aveva incaricato gli arsenali di Belfast (Irlanda del Nord) di costruire una nave in grado di battere ogni record: doveva essere lunga 700 piedi (213 metri) e raggiungere i 27 nodi di velocit�. Obiettivo raggiunto: il Titanic, varato nel 1911, era leggermente pi� lungo (quasi 270 metri) e capace di viaggiare a una velocit� massima di 24 nodi. E soprattutto, secondo i costruttori, sarebbe stata inaffondabile. Questa notizia potrebbe aver fornito una prima ispirazione a Robertson. Lo scrittore, grazie alle sue esperienze in mare, era inoltre consapevole (pi� di molti suoi contemporanei) del fatto che nessuna nave era inaffondabile. I compartimenti stagni, governati da paratie mosse da meccanismi elettrici, davano al Titanic notevoli margini di sicurezza, ma certo non assoluti. Quanto all'ipotesi che un transatlantico potesse naufragare entrando in collisione con un iceberg, non era certo una fantasia letteraria. Sul finire dell'Ottocento la collisione con i blocchi di ghiaccio era l'evento pi� temuto sulla rotta del Nord Atlantico (quella che segu� il Titanic). Secondo i dati ufficiali della Marina Militare degli Stati Uniti, che almeno in parte dovevano essere accessibili anche a Robertson, tra il 1686 e il 1912 in questa vasta porzione di oceano si erano registrati oltre 500 scontri tra natanti e ghiacci alla deriva (piccoli blocchi o iceberg grandi come palazzi). Nella maggior parte dei casi non c'erano stati n� danni n� feriti. In altri casi per� gli impatti erano stati disastrosi. � possibile che lo scrittore abbia ricavato il soggetto del suo romanzo da questi episodi. E forse la sua storia sul Titan pi� che una premonizione voleva essere un monito. Oggi sappiamo che se il Titanic avesse tenuto una velocit� di crociera inferiore, sarebbe arrivato in America un paio di giorni dopo, ma avrebbe evitato l'impatto. Il romanzo sembra dunque suggerire che ostentare troppa sicurezza - in mare come nelle tempeste della vita - non � mai saggio. Forse � questo il �messaggio nella bottiglia� che Robertson voleva far giungere ai lettori del suo tempo e ai posteri. Voglia matta di gelato (di Maria Anna Tomaselli, �In cucina� n. 7/22) - Il gelato � un vero e proprio alimento e pu� entrare a pieno diritto in una alimentazione sana ed equilibrata, anche in quella dei pi� piccoli - L'estate e il sole sono indissolubilmente legati, per grandi e piccini, alla voglia di gelato: il 94% degli italiani lo consuma in questa stagione: il 56% una volta a settimana, il 30% lo mangia praticamente tutti i giorni. � tra gli alimenti pi� amati degli italiani che ne consumano pi� di 6 kg all'anno pro capite. Il gelato � un alimento vero e proprio, poich� contiene latte, uova, panna, cacao, frutta, fresca o secca: dunque apporta nutrienti quali proteine, zuccheri, grassi, vitamine, minerali e persino fibre. Possiamo tranquillamente offrire un buon gelato ai nostri piccoli, a partire da un anno di et�. � infatti un'ottima merenda o spuntino, sostituendo il latte, lo yogurt o la frutta, in una porzione di circa 50 g. Vanno scelti i gusti pi� semplici, come il fiordilatte, la vaniglia, allo yogurt o alla frutta, evitando quelli contenenti cioccolato o coloranti che, pur se naturali, potrebbero provocare in soggetti predisposti delle reazioni allergiche. Meglio evitare il gusto al caff�, quelli con rum o con colori strani; ideale, invece, il gelato preparato in casa, con ingredienti semplici e genuini. Alla crema o alla frutta? I gelati alla frutta contengono succo e polpa di frutta, a cui vengono aggiunti acqua o latte e zucchero (a volte anche albume e grassi vegetali); il sorbetto alla frutta, invece, non prevede l'aggiunta di grassi, mentre il ghiacciolo � preparato con acqua e zucchero con l'aggiunta di sciroppi o succhi di frutta, di infusi di t�, caff� o bibite (� tuttavia ammessa la presenza di grassi e proteine del latte). Nei gelati alle creme vi sono zucchero, latte, panna, yogurt e uova, pi� gli ingredienti che ne definiscono il gusto: il cioccolato, le nocciole, il pistacchio ecc. Di conseguenza 100 g di gelato artigianale alla frutta forniscono circa 160 kcal, la stessa quantit� di gelato al cioccolato ne fornisce invece circa 230 e di quello alla panna circa 320. Cono o coppetta? Naturalmente il gelato servito in un cono � pi� calorico rispetto a quello contenuto in una coppetta, perch� alle calorie del gelato vanno aggiunte quelle della cialda o del biscotto. Tuttavia, il solo gelato non ha un alto potere saziante, mentre cono, cialde e biscotti forniscono carboidrati complessi e danno una maggiore sensazione di saziet�. Una soluzione, per non esagerare con le calorie, potrebbe essere mangiare il gelato alla crema in piccole quantit� nella coppetta e preferire il gelato alla frutta nel cono quando il bambino ha fatto molta attivit� fisica, per evitare che consumi altri spuntini meno salutari. Industriale o artigianale? Il mercato presenta oggi un vasto ventaglio di scelte: dal gelato industriale a quello artigianale, fino alla possibilit� di poterlo fare in casa con piccoli elettrodomestici. Molte mamme sono scettiche nel dare ai propri figli il gelato industriale preferendo quello artigianale, in realt� l'Istituto del gelato ha emanato un regolamento che prevede una serie di dettami che devono rispettare tutte le aziende: al gelato non devono essere aggiunti conservanti; gli additivi indispensabili per mantenere inalterate nel tempo le qualit� organolettiche devono essere sostanze naturali o comunque presenti in natura (lecitine, alginati, farina di semi di carrube); i coloranti devono essere obbligatoriamente di origine naturale (curcumina, estratto di paprica, rosso di barbabietola, caramello). Viva il gelato, quindi! Montreux: la Svizzera che conviene di pi� (Siviaggia.it) - Una vacanza nella citt� affacciata sul Lago Lemano - C�� ancora chi � convinto che la Svizzera sia una meta delle vacanze piuttosto costosa. Invece non � (sempre) cos�. Ci sono occasioni per visitare il Paese d�Oltralpe che non bisognerebbe farsi sfuggire. Come quella di poter trascorrere una breve vacanza a Montreux, nel Canton Vaud, una cittadina a vocazione turistica che sorge sulle sponde del Lago Lemano, meglio conosciuto come Lago di Ginevra. Incastonata tra le pendici dei monti e il lago, � un piccolo gioiello di quella che � nota per essere la �Riviera della Svizzera�. Una cittadina scelta anche da molte celebrit� come buen retiro. Tra gli ospiti che Montreux ha avuto c�� Freddie Mercury, al quale � dedicato il Freddie Tour sui luoghi del frontman dei Queen. Ma ci sono anche David Bowie e i Rolling Stones che hanno registrato alcuni dei loro pezzi pi� famosi nei celebri Mountain Studios. Inoltre, i prezzi degli hotel di Montreux sono piuttosto abbordabili e tutti coloro che vi soggiornano ricevono gratuitamente anche la Riviera Card che consente di viaggiare all�interno della regione gratis con i mezzi di trasporto e di scoprire musei, attivit� ed esperienze a tariffe scontate. La passeggiata lungo il Lago Lemano che si pu� fare piacevolmente d�estate, oltre a regalare una vista meravigliosa sul paesaggio, � anche una delle pi� belle della Svizzera. I giardinieri della citt� sfruttano il microclima della regione per decorare la passeggiata con innumerevoli fiori e piante esotiche che conferiscono alla citt� un notevole fascino di terre lontane. Le piante a scultura, poi, sono considerate una particolarit� della citt�. Il lago regala tantissime esperienze. Si possono noleggiare delle piccole barche per fare escursioni in autonomia, ma vale la pena anche fare un tour a bordo di uno dei battelli a vapore in stile Belle �poque, quegli storici battelli a ruote, che da 130 anni navigano sul pi� grande lago interno dell�Europa centrale. L�emblema della citt� di Montreux � la Place du March�, la piazza principale, molto ampia, sede del mercato coperto, dove si possono acquistare un�infinit� di prodotti locali, come il formaggio e il cioccolato, rinomati in tutto il mondo. Paola Turci: chi �, dall�incidente al coming out al matrimonio con Francesca Pascale (di Danilo Budite, contra-ataque.it) - Una lunga carriera con ben 15 album pubblicati e pi� di dieci apparizioni al Festival di Sanremo. La sua vita privata � stata segnata per� anche da eventi spiacevoli, tra molestie subite a 13 anni e un brutto incidente stradale - Paola Turci nasce il 12 settembre del 1964 a Roma e ha dunque 57 anni di et�. Inizia presto a coltivare la passione per la musica, riuscendo a entrare nel mondo discografico grazie all�incontro con Mario Castelnuovo, che la introduce nel panorama musicale. Nel 1986 esordisce a Sanremo, nella categoria Nuove Proposte, proprio con un brano di Castelnuovo: L�uomo di ieri. Sanremo diventa una sorta di seconda casa per la cantante di Sar� bellissima: sono ben undici le partecipazioni al Festival, con la vittoria di ben tre premi della critica. La carriera di successo di Paola Turci vive un momento difficile nel 1993, quando la donna rimane vittima di un bruttissimo incidente stradale che la costringe a sottoporsi a diverse operazioni. Nonostante ci�, Paola Turci non rinuncia alla musica e torna in scena presto, collaborando con diversi artisti come Vasco Rossi e Max Gazz� e sfornando canzoni di successo tra cui Fuck You, realizzata insieme agli Articolo 31. La sua canzone pi� famosa � Questione di Sguardi, cover di Faith Hill, che risale al 2000. La carriera di Paola Turci � ricca e intensa: nel 2017 la cantante � ancora protagonista al Festival di Sanremo, piazzandosi al quinto posto col brano Fatti bella per te. Ancora oggi, dunque, la moglie di Francesca Pascale � una protagonista della scena musicale, con 15 album alle spalle e nessuna voglia di fermarsi. Continua infatti ad incidere, l�ultimo lavoro � nel 2019 �Viva da morire�. La Turci � stata anche coach di canto di Amici 17 quando ha vinto Irama. Come detto, Paola Turci ha anche vissuto momenti molto difficili nella sua vita. Nel 1993 la cantante di Bambini � stata vittima di un brutto incidente stradale. Aveva 28 anni Paola e mentre era al volante della sua auto sull�autostrada Salerno-Reggio Calabria incapp� in questo tragico incidente, che le caus� una bruttissima ferita al volto e all�occhio destro. L�occhio le venne salvato dai medici, ma sul volto rimasero evidenti i segni dell�incidente e dei ben cento punti di sutura applicati. L�artista ha raccontato che per anni ha faticato ad accettare la sua colpevolezza per l�incidente (si � distratta per caricare il cellulare) e i segni sul suo volto. Ha infatti spesso coperto le ferite con i capelli e solo dopo parecchio tempo � tornata a farsi vedere in faccia con chiarezza. Le ferite esteriori sono accompagnate da quelle interiori, perch� Paola Turci ha raccontato a Vanity Fair nel 2019 che, quando era in et� preadolescenziale, ha subito a 13 anni di et� delle molestie, venendo costretta da un uomo a guardare immagini pornografiche. Durante gli anni �90, Paola Turci ha avuto una relazione col tennista Paolo Can�. Terminata questa storia, per lei c�� stato l�amore con il giornalista Andrea Amato, sposato ad Haiti nel luglio 2010. Il matrimonio dura per� poco: nel 2012 i due si separano. Sulla vita sentimentale della cantante di Questione di Sguardi per un po� non si sa granch�, poi nel 2019 la donna inizia a parlare di una persona speciale nella sua vita e si fa il nome di un ingegnere di nome Francesco. Poi, in realt�, la cantante viene �paparazzata� da Oggi in compagnia di Francesca Pascale, ex fidanzata di Silvio Berlusconi. Il 4 marzo 2021 arriva il coming out di Paola Turci ad F in cui si definisce etero e lesbica. Le due donne hanno pronunciato il fatidico �s�, il 2 luglio 2022, con rito civile, a Montalcino, tra le colline senesi. Poi la festa, privatissima, presso il Castello Velone, in Val d�Orcia.