Ottobre 2022 n. 10 Anno LII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. Resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Vita da Regina: la giornata di Elisabetta II a Buckingham Palace Il castello della Regina Se scomparissero i suoni� Santo marketing La misteriosa fine di una diva Caesar Salad: la pi� famosa insalata degli Stati Uniti non � nata negli Stati Uniti L�unica volta di Mina e Battisti insieme Vita da Regina: la giornata di Elisabetta II a Buckingham Palace (di Roberta Mercuri, �Vanity Fair� 28-4-2019) - La Regina Elisabetta II si � spenta l�8 settembre 2022. Per ricordarla pubblichiamo questo articolo del 2019, uscito quando sia Elisabetta II sia il marito Principe Filippo, duca di Edimburgo, erano ancora viventi. L�articolo qui proposto delinea con completezza e leggerezza una giornata tipo della sovrana appena scomparsa - Era il 1953 quando Elisabetta II fu incoronata Regina del Regno Unito, dell'Irlanda del Nord e di tutti i reami del Commonwealth. Da allora sono passati sessantasei anni che non hanno scalfito la sua routine quotidiana. Dalla sveglia del mattino ai programmi serali, tutto � rimasto invariato nel corso del tempo. Si comincia alle sette e trenta del mattino con una governante che d� la sveglia alla sovrana, apre le tende, saluta e si allontana. Sua Maest�, 92 anni, per prima cosa accende la radio, sul programma Today del Canale 4 della Bbc. �Adora come i politici vengono massacrati dai presentatori�, ha confidato alla stampa britannica un insider. Mentre la Regina beve una tazza di the, rigorosamente Earl Grey, con un velo di latte, un'altra governante le prepara la vasca da bagno. La temperatura, secondo il Daily Mail, deve essere misurata con uno speciale termometro in legno. E nella vasca devono esserci al massimo 17 centimetri d'acqua. Il guardaroba di Sua Maest� � gestito e curato da Angela Kelly, la sua assistente personale, che decide gli abiti che Elisabetta deve indossare. Con lei ci sono altre tre donne addette alla vestizione, rito importantissimo per la Regina. Poi, una volta completato l'outfit, entra in azione la parrucchiera personale. Alle 8.30 la colazione col principe Filippo (che fino a pochi anni fa amava fare ogni tanto breakfast all�alba da solo, come ai tempi della Marina): spremuta di pompelmo, toast, marmellata d�arance, yogurt e cereali. Alle amate salsicce ha rinunciato, suo malgrado, da tempo. Troppo pesanti. Questo � anche il momento in cui sua Maest� sfoglia i quotidiani, a cominciare dal Racing Post, che si occupa di corse di cavalli, sua grande passione. La sovrana nonostante gli inevitabili acciacchi dell'et� ancora oggi, quando � a Balmoral, la sua tenuta di campagna in Scozia, non rinuncia a montare in sella per concedersi lunghe passeggiate rilassanti. Dopo la colazione, Elisabetta inizia a occuparsi delle questioni ufficiali. Si ritira in salotto a leggere alcune delle lettere che ogni giorno riceve dal pubblico (si calcola siano pi� di trecento al d�). I documenti di governo ufficiali arrivano, come da tradizione, nella �Red box�, la scatola di pelle rossa da cui non si allontana mai. Deve leggerli tutti, alcuni vanno firmati e approvati. Sulla sua scrivania ci sono due calamai: inchiostro nero per i documenti ufficiali; verde per le lettere personali. Durante la mattinata possono anche tenersi udienze private. La giornata scorre poi tra appuntamenti istituzionali, talvolta a palazzo e talvolta fuori Londra. Ogni mercoled�, ogni settimana dal 1952, c�� l�incontro con il primo ministro. Da Churchill a Theresa May, Elisabetta accoglie l�inquilino del numero 10 di Downing Street e ascolta il racconto della settimana politica. La Regina sa bene che non le � permesso immischiarsi con la politica, anche se di certo � la novantaduenne politicamente pi� informata della Gran Bretagna. Prima di un'uscita ufficiale - come la recente visita al Kings College di Londra con Kate Middleton - sua Maest� mangia sempre una fetta di torta realizzata dal suo chef (la sua preferita � la Chocolate Biscuit Cake). Quando resta a Buckingham Palace il pranzo, leggero (carne o pesce con verdure), solitamente � in programma�tra le 12.30 e le 13. Prima per� la sovrana, secondo lo chef Darren McGrady, beve gin e un aperitivo a base di vino dolce con una fetta di limone e molto ghiaccio. A spezzare la routine del �lavoro�, pi� che il lunch di met� giornata � consumato in modo frugale, da sola, salvo periodici appuntamenti con familiari o pochi invitati � � il t� delle 5, l�High tea, servito nella Queen�s Suite con panini, focaccine e torta alla frutta. Quindi sua Maest� passa un�altra ora alla scrivania. Alle 19.30, dopo aver indossato abiti pi� comodi, cena con Filippo. Agnello, roast beef, montone o salmone. Her Majesty ha una predilezione per il Brunello di Montalcino, ma i vini compaiono di rado in tavola. Come qualsiasi comune mortale, anche la Regina dopo una lunga giornata ama concedersi un po' di svago con i cruciverba o guardando la televisione. Tra i suoi programmi preferiti, of course, c'� The Crown, la serie tv sulla sua vita. Prima di andare a dormire (da sola: lei e Filippo da subito decisero di dormire in camere separate ma in appartamenti attigui) beve un calice di champagne e scrive qualche pagina del diario che aggiorna da oltre settant'anni. Le luci del Palazzo si spengono a mezzanotte: � questa l'ora in cui la Regina va a letto. E nessuno, in base all'etichetta reale, pu� andare a dormire prima di lei. Sir William Heseltine, che ha servito la Royal Family come segretario privato di Elisabetta, ha raccontato che la regola � stata sempre rispettata da tutti tranne che da lady Diana, solita congedarsi prima perch� aveva l'abitudine di coricarsi presto. Il castello della Regina (Quilondra.it) - Il Castello di Windsor � stato per una vita la residenza pi� amata dalla regina Elisabetta II, ed � qui che Sua Maest� riposa, insieme al marito, agli avi e altri sovrani - Il Castello di Windsor si trova a circa 35 chilometri dal centro di Londra, nella pittoresca cittadina di Windsor, appunto, ed � stato la residenza reale preferita da Sua Maest� la regina Elisabetta, prima ancora del centralissimo Buckingham Palace e della pi� lontana residenza di Balmoral, in Scozia. Quello di Windsor � il pi� grande castello abitato al mondo, casa reale e fortezza per oltre 900 anni. Al suo interno si visitano gli appartamenti di stato ufficiali, gli stessi ambienti vissuti da Elisabetta II e dai sovrani che l'hanno preceduta, decorati con dipinti di maestri come Rubens e Van Dyck e arredati con mobili antichi di grande valore; la galleria dei dipinti; la casa delle bambole della Regina Mary; la Cappella di St. George, fatta costruire nel 1475 da re Enrico IV e nella quale sono sepolti Elisabetta II e dieci dei sovrani che l'hanno preceduta, oltre ad essere un luogo di matrimoni reali, compreso quello tra il principe Harry con Meghan Markle (19 maggio 2018). Inoltre, all'interno del castello di Windsor � possibile assistere alla cerimonia del Cambio della Guardia. Costruito nell'XI secolo da Guglielmo il Conquistatore, il castello � stato abitato da numerosi monarchi britannici fin dai tempi di Enrico I d'Inghilterra (XII secolo): per questo si dice che quello di Windsor sia il castello pi� antico e la pi� grande residenza reale (11 ettari) continuamente abitata nel mondo. Il complesso � sopravvissuto al turbolento periodo della Guerra Civile inglese e, durante la Restaurazione degli Stuart, fu ricostruito da Carlo II a cui si devono gli stravaganti interni barocchi che ancora oggi si possono ammirare. Il castello fu ulteriormente rinnovato dai re Giorgio III e Giorgio IV a cui si deve il disegno degli attuali Appartamenti di Stato, decorati in stile rococ�, gotico e barocco. La Regina Elisabetta considerava Buckingham Palace il suo ufficio di lavoro mentre per lei �casa� era proprio Windsor Castle, il luogo della sua giovinezza e dove preferiva trascorrere il suo tempo, circondata dal verde dei giardini reali e dai suoi amati animali. Oggi vivono e lavorano all'interno del castello pi� di cinquecento persone. Il Castello di Windsor domina sulla bella cittadina capace di rievocare tutto il fascino dell'antica Inghilterra. L'antico ponte in legno, sotto il quale scorre il Tamigi, � meta di richiamo per i turisti che possono osservare piccole e antiche barche, gestite dai French Brothers, scorrere lungo le acque del fiume. Di notte � possibile assistere allo spettacolo della grande ruota panoramica illuminata. Piccoli pub e ristoranti dall'atmosfera semplice e casalinga portano in direzione dell'esclusivo Eton College che si trova a 10 minuti dal centro di Windsor. In direzione opposta si trova il centro cittadino con la grande galleria di piccoli e medi negozi, il castello e il magnifico parco adiacente. Se scomparissero i suoni� (di Massimo Manzo, �Focus� n. 359/22) - Finch� ci sar� materia ci saranno onde sonore. Ma se all�improvviso uomini e animali non riuscissero pi� a percepirle? - Pensate per un attimo a un'ordinaria giornata della vostra vita, da quando vi siete svegliati al ritorno a casa dopo aver lavorato. Forse non ci avete fatto caso, ma la vostra routine � stata scandita dalla costante presenza di suoni e rumori: a tirarvi gi� dal letto � stata la sveglia, i clacson delle auto nel traffico vi hanno accompagnato in ufficio, dove avete sicuramente parlato, di persona o al telefono, con amici, colleghi e familiari. A fare da colonna sonora, infine, sono stati radio, tv o video sul Web. Ma cosa succederebbe se domani vi svegliaste in un mondo privato d'improvviso del suono? E come si riadatterebbe la vostra vita e quella delle altre specie viventi? �Dal punto di vista fisico, il suono non � altro che la vibrazione che si propaga nello spazio producendo un'onda dalla forma longitudinale, che rende al suo passaggio l'aria un po' pi� densa o rarefatta rispetto al normale�, spiega Dario Polli, professore di fisica al Politecnico di Milano. �Noi esseri umani percepiamo i suoni in modo molto simile a come avviene con i microfoni: questi ultimi �catturano� le vibrazioni dell'aria trasformandole in un segnale elettrico, mentre nel nostro caso a fungere da microfono � il timpano, che percepisce le vibrazioni e genera impulsi trasmettendoli al cervello, che ne elabora il significato, avvertendoci di ci� che ci avviene intorno�. Le compressioni e le dilatazioni tipiche delle onde sonore non si trasmettono solo nell'aria, ma anche nei liquidi e nei solidi, attenuandosi man mano che ci si allontana dalla sorgente della vibrazione. �A differenza delle onde elettromagnetiche, che possono propagarsi anche nel vuoto, quelle sonore hanno bisogno di un mezzo per diffondersi (aria, liquidi o solidi), tanto che nel vuoto dell'universo non sono percepibili�, precisa l'esperto. In breve, il suono non esisterebbe se non ci fosse la materia incontrata dalla vibrazione e un mondo senza materia finirebbe per essere anche privo di suoni. Uno scenario del genere sarebbe impossibile, mentre se ipotizziamo che le onde sonore continuino a esistere ma non vengano udite dagli esseri viventi, possiamo immaginare le ripercussioni immediate nel mondo naturale e nella nostra vita quotidiana. La gamma media dei suoni udibili per un essere umano � compresa tra 20 e 20-mila Hz, ma un gran numero di specie possiede un udito migliore del nostro, su cui fa affidamento per svolgere le funzioni vitali. Cosa succederebbe se lo perdesse? �Una delle conseguenze pi� visibili riguarderebbe la caccia, con forti difficolt� per moltissimi predatori nel localizzare le prede e l'incapacit� di queste ultime di percepire in tempo i pericoli�, afferma Paolo Luschi, professore di etologia all'Universit� di Pisa. �Un esempio � quello del barbagianni, un uccello strigiforme che localizza i suoi obiettivi captando principalmente il suono e usando la testa come una sorta di parabola�. Gli animali che utilizzano l'udito per orientarsi, come cetacei e pipistrelli, se la vedrebbero particolarmente brutta, per non parlare dei volatili e dei mammiferi che accompagnano con versi e suoni il corteggiamento del partner e lo svezzamento della prole. Non tutti se la caverebbero per� cos� male. �Nel regno animale, solo una minoranza � dotata di un apparato acustico e il senso pi� comunemente usato � quello �chimico�, che permette di percepire le molecole dell'ambiente�, precisa Luschi. �Esiste infatti una gran quantit� di animali �primitivi�, come meduse, spugne o coralli, ma anche innumerevoli tipi di vermi o molluschi marini, che vivono in un mondo visivo o chimico e potrebbero sopravvivere piuttosto bene senza suoni�. Come per molti dei nostri �parenti� animali, un mondo senza suoni stravolgerebbe il nostro stile di vita. Il primo effetto, ovviamente, sarebbe mettere a dura prova la nostra tenuta psicologica. �La perdita uditiva causa un senso di sconforto, di vergogna e di isolamento. Di conseguenza, si evitano le occasioni sociali e le conversazioni con amici e parenti, allontanandosi sempre pi� dal mondo e dai suoi stimoli�, afferma Mauro Mottinelli, psicoterapeuta e formatore esperto in sordit�. A dimostrare un simile disagio psicologico � stato, tra gli altri, uno studio condotto nel 2009 dai ricercatori dello University College di Londra, che hanno collocato alcuni volontari in una �camera anecoica�, ovvero un ambiente progettato per smorzare qualsiasi suono al di sotto della soglia dell'udito umano, costituita da spesse pareti esterne e da pannelli acustici isolanti. Ebbene, gi� dopo 15 minuti, un buon numero dei soggetti coinvolti ha riferito di avere avuto allucinazioni o un calo di umore o forme leggere di paranoia. Un mondo �ammutolito� sarebbe peraltro pi� pericoloso: in assenza di segnali acustici come clacson, sirene o persino grida umane, si moltiplicherebbero per esempio gli incidenti stradali. All'inizio, in molti rinuncerebbero a guidare la macchina e i pochi costretti a farlo si muoverebbero lentamente. Per ovviare al problema, si comincerebbero a sviluppare segnali sempre pi� grandi e luminosi per attirare l'attenzione, un po' come avviene a Las Vegas, mentre le sirene della polizia e altri segnali d'allerta verrebbero sostituiti da particolari vibrazioni. Certo, scomparirebbe anche l'insopportabile frastuono del traffico, cos� come tutte le normative che vietano l'eccessivo rumore. La conseguenza pratica sarebbe la possibilit� per i cantieri di lavorare a ciclo continuo nei pressi dei complessi residenziali. Tra le vittime illustri di un mondo senza suoni ci sarebbe naturalmente la musica, insieme ai dispositivi per riprodurla. Dopo pi� di un secolo dalla sua invenzione, la radio non avrebbe pi� ragione di esistere, insieme a tutti gli strumenti musicali, che diverrebbero poco pi� che soprammobili. Musicisti, cantanti e speaker radiofonici dovrebbero cambiare lavoro e l'estinzione della musica lascerebbe un vuoto emotivo difficile da colmare. Non � detto, per�, che non venga in qualche modo riempito sfruttando sensazioni avvertite in tutto il corpo e non solo dal nostro apparato uditivo. �Gi� oggi, i sordi possono ballare a tempo di vibrazioni con brani sparati a tutto volume, interpretando canzoni con la lingua dei segni e �vivendo� i suoni con altri sensi e sensazioni tattili�, precisa l'esperto. In un mondo muto, disporremmo insomma gi� ora di vari strumenti tecnologici per riadattare il nostro modo di vivere. Una delle invenzioni pi� brillanti del 2020 � stata d'altronde proprio una �sound shirt� creata dall'azienda britannica Cutecircuit, nella quale sono contenuti 16 micro attuatori che trasformano i suoni in percezioni tattili. Un meccanismo simile � presente in vari altri ritrovati, compresi app e dispositivi indossabili pensati per videogiochi e realt� virtuale, in grado di trasferire frequenze estremamente basse sul corpo. Il risultato � un'esperienza musicale innovativa, non meno coinvolgente di quella tradizionale. Musica a parte, la televisione, le grandi piattaforme di streaming e il cinema continuerebbero a sopravvivere. In tv, nell'industria cinematografica e a teatro si svilupperebbero performance artistiche innovative che sfrutterebbero la lingua dei segni. A dominare la nostra vita, ancor pi� di come fanno adesso, sarebbero le applicazioni di messaggistica, esclusi, ovviamente, i vocali di WhatsApp: persino in situazioni nelle quali ci troviamo a poca distanza dalle persone, nei primi tempi saremmo infatti costretti a comunicare digitando compulsivamente sulle tastiere dei nostri smartphone, per la gioia delle grandi compagnie dei social network. Ben presto, per�, dovremmo imparare la lingua dei segni, magari apprendendola attraverso appositi video tutorial, che ci permetterebbe di esprimere al meglio le nostre emozioni. �A oggi non esiste una lingua dei segni universale, ma in ogni Paese troviamo comunit� di persone sorde che usano variet� diverse di lingue, come l'American Sign Language (Asl), la Langue des Signes Fran�aise (Lsf), il British Sign Language (Bsl) e la Lingua dei Segni Italiana (Lis)�, chiosa Mottinelli. Non � escluso che con il passare del tempo, tali linguaggi possano pian piano omologarsi, dando vita a una sorta di �lingua universale�. Dopotutto, l'uomo �, e sar� sempre, un animale sociale. Santo marketing (di Fabio Dalmasso, �Focus Storia� n. 186/22) - Origine e diffusione dei santini, da veicolo di propaganda del cristianesimo cattolico a scaramantico amuleto portafortuna - C�era chi teneva in auto l'immaginetta di san Cristoforo per avere protezione nell'infernale traffico cittadino e chi infilava l'effige di san Raffaele nel portafoglio perch� allontanasse le insidie dal matrimonio. I santini hanno accompagnato la vita di milioni di devoti e hanno ancora oggi un certo fascino devozionale (si pensi ai sempreverdi Padre Pio e sant'Antonio da Padova, per esempio), oltre che artistico e collezionistico. Il che non ha impedito un inesorabile calo della loro popolarit� e diffusione, persino in Paesi di fortissima tradizione cattolica come l'Italia. �Oggi il santino � uno strumento religioso tramontato, che ha dovuto soccombere di fronte ai nuovi strumenti mediatici�, spiega Biagio Gamba, esperto di filiconia (il collezionismo di immaginette religiose), che all'argomento ha dedicato articoli e libri. �A ci� si aggiunga una crisi sul fronte devozionale. Insomma: quanti oggi portano addosso un santino del proprio santo protettore?�. Eppure, queste immaginette hanno accompagnato per secoli l'esistenza dei credenti, in un mix di fede e superstizione capace di dare conforto nei momenti difficili. Piccole raffigurazioni religiose ebbero un ruolo importante nella devozione popolare sin dalle origini del cristianesimo, svolgendo una fondamentale funzione di comunicazione ed evangelizzazione presso i meno avvezzi alle Scritture. Al di l� del mito sulla loro origine, � probabile che la circolazione delle immaginette sacre sia stata incentivata dai Gesuiti intorno alla met� del Cinquecento, per annunciare la Buona Novella presso tutte le popolazioni del mondo conosciuto. La loro grande intuizione fu proprio quella di puntare sulla forza espressiva delle immagini per penetrare efficacemente nella mente e nel cuore delle persone che non conoscevano Cristo o che non avevano gli strumenti per comprendere i testi sacri. I santini, con le loro scene tratte dai Vangeli, divennero per le masse popolari ci� che la Bibbia e gli altri testi sacri rappresentavano per gli ecclesiastici e i dotti. �In un'epoca in cui, tranne rari casi di testi tradotti in lingua volgare, le Sacre Scritture erano in latino�, sottolinea Gamba, �e il livello di analfabetismo era altissimo, l'immagine religiosa poteva senz'altro svolgere un ruolo molto importante. Lo sottoline� anche Jacques Marchant (teologo del XVII secolo) nell'opera intitolata Hortus Pastorum: �Le cose che gli altri apprendono sui libri, le persone semplici le apprendono con gli occhi, osservando le immagini��. La funzione pedagogica delle immagini sacre fu sancita dal Concilio di Trento che (in risposta alle critiche della Riforma luterana in materia di idolatria) diede impulso al culto dei santi. Nel 1563, infatti, venne promulgato il Decretum de invocatione, veneratione et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus: le immagini di Cristo, della Vergine e dei santi dovevano essere conservate nelle chiese e venerate, ma il culto non doveva rivolgersi alle loro immagini in quanto tali o all'oggetto che li rappresentava, bens� al soggetto raffigurato. �Ci� implicava�, spiega Gamba, �che le immagini potevano essere stampate e quindi vendute e acquistate liberamente, in quanto si vendeva l'oggetto e non il soggetto sacro rappresentato�. Con il placet della Chiesa, la diffusione dei santini fece la fortuna degli stampatori fiamminghi, che si specializzarono in quest'arte. Le immaginette presero il posto dei rari oggetti di devozione incisi su legno o su rame da alcuni monaci benedettini dei Paesi Bassi, grazie alle incisioni a bulino e all'acquaforte realizzate su pergamena e su carta. Fino agli inizi del XIX secolo il mercato dei santini rimase in mano ai fiamminghi, trasformandosi in articolo religioso di massa, con centinaia di migliaia, se non milioni, di esemplari venduti in tutta Europa. �L'enorme produzione di immaginette�, aggiunge Gamba, �fu possibile grazie a nuove tecniche, in particolare l'incisione a bulino e all'acquaforte, che consentivano tirature pi� alte. Erano invece pochi i soggetti originali, poich� la maggior parte degli incisori-editori fiamminghi si ispirava all'iconografia della tradizione, riproducendola quasi sempre identica�. Da allora, i santini si sono evoluti e arricchiti, facendo propri i diversi stili artistici che si sono avvicendati in cinque secoli, dal Barocco al Liberty e persino al Futurismo. Ma senza mai tradire una costante: la devozione e il significato religioso. �Il santino in senso stretto, per intenderci le stampe tascabili con le misure standard di 6 per 11,5 centimetri, serviva a portare con s� il proprio santo protettore, nella giacca, in borsa o nel portafoglio�, prosegue Gamba. �Diverso invece il discorso per l'immaginetta devozionale, che solitamente si presentava con misure pi� generose, oppure era di fattura preziosa. In quel caso l'immagine del santo aveva il compito di proteggere la casa, la famiglia o gli animali e per questo veniva appesa al muro della stanza da letto, messa sul comodino oppure collocata all'interno della stalla�. Esistevano anche santini con funzioni molto particolari. Per esempio, i �santini eduli�, che i devoti ingoiavano come se fossero... pillole! �Scopo di tale pratica�, dice Gamba, �era ottenere la guarigione da malattie attribuite al demonio. A seconda della patologia, si potevano ingoiare bocconcini di san Biagio se il problema era la gola; di sant'Elena imperatrice nei casi di epilessia; o di santa Lucia per le malattie degli occhi�. Nei casi pi� gravi si poteva ricorrere ai santi Cosma e Damiano, patroni della medicina, oppure a san Bruno, invocato per liberare i posseduti dal Maligno. �Certamente non si guariva. Per� qualche volta la suggestione poteva avere effetti positivi�. L'et� dell'oro dei santini � proseguita fino agli Anni '60 del Novecento, quando � iniziato un lento tramonto. Ma in molti di noi resta la memoria di quelle immaginette in mano a nonne, zie o zii devoti, testimonianze di un passato in fondo non troppo lontano e di una fede popolare che intrecciava tradizione, superstizione e religione. I santini made in Italy A contendere la storica leadership dei fiamminghi nella produzione di santini fu una famiglia italiana. Veneta, per la precisione: i Remondini di Bassano del Grappa. A partire dagli inizi del Settecento, riuscirono a diffondere le loro immagini di santi in tutta Europa e in America grazie ad abilissimi venditori, detti �tesini� dal nome dei loro paesi di provenienza (Pieve Tesino, Cinte Tesino e Castello Tesino). Armati di una cassetta di legno, i venditori dei Remondini viaggiavano per il mondo usando tutta la loro persuasione con i clienti, dai negozi di articoli religiosi alle singole famiglie. E non andavano troppo per il sottile: non esitavano a spacciare un santo per un altro o a dirottare il potenziale acquirente su immagini con speciali benedizioni cardinalizie, quindi pi� costose. I Remondini dominarono il mercato delle stampe religiose per oltre un secolo. Poi, fra la met� dell'800 e i primi del '900, emersero nuovi nomi: Natale Salvardi a Bologna, la Societ� Litoleografica San Giuseppe a Modena, la Litografia Bertola a Piacenza, i Banzo a Roma, i Vallardi e, a partire dalla fine dell'Ottocento, lo Stabilimento Bertarelli e la Santa Lega Eucaristica a Milano. Nella prima met� del Novecento una miriade di piccoli editori stampavano con il loro marchio una ricca produzione di santini seriali. Qualcuno � rimasto in attivit�, come l'Egim, la Fratelli Bonella o la Basevi di Milano. Ma naturalmente la produzione dei santini ha oggi un ruolo meno importante dal punto di vista economico. La misteriosa fine di una diva (di Luigi Grassia, �Focus Storia� n. 190/22) - 60 anni fa moriva Marilyn, la donna pi� desiderata. Fu suicidio, errore o peggio? Se ne discute ancora - �Il successo? Ha i suoi lati positivi, ma c'� il rovescio della medaglia. Lo so per esperienza. La fama e la felicit�? Sono solo momentanee, sprazzi di benessere passeggero�. E ancora: �Il successo � come il caviale, � bello mangiarlo, ma se lo mangi tutti i santi giorni ti viene la nausea. E poi attira l'invidia, c'� gente che dice: ma quella Marilyn Monroe chi si crede di essere?�. Parlava cos� Marilyn in un'intervista concessa alla rivista Life due giorni prima della morte, che la colse a Los Angeles nella notte fra il 4 e il 5 agosto 1962, sessant'anni fa. Una morte a tutt'oggi avvolta nel mistero: l'attrice pi� famosa di tutti i tempi prese forse troppi farmaci per errore? O si suicid�? O invece fu uccisa? E se fu uccisa: da chi? Dalla mafia, o addirittura dal clan dei Kennedy? Il giornalista Richard Maryman, quello che la intervist� alla vigilia della tragedia, racconter� in seguito di essersi emozionato nell'incontrarla, tanto da farle le domande �in ginocchio�, come si dice in gergo giornalistico quando il soggetto dell'articolo prende il sopravvento sul reporter. A 36 anni lei era superaffascinante, per� l'intervistatore ne trasse anche impressioni pi� complesse: �Era molto stressata. Cambiava umore all'improvviso, pi� volte e senza ragione apparente. Si vedeva benissimo che quella donna soffriva. Ma non avrei mai detto che fosse sul punto di uccidersi�. Sulla fine della Monroe sono stati scritti decine di libri, di cui sette o otto disponibili anche in italiano. Alcuni disturbano per la sicumera con cui spacciano per dimostrate le rispettive teorie. Quasi tutti sono soffocati da una quantit� di dettagli anatomici, medici, farmacologici, di orari, di nomi, di testimonianze. Tutte cose necessarie ad accertare la verit�, in teoria, ma che sembrano allontanarla sempre pi� man mano che ci si addentra in quella giungla. Spesso si ha un'impressione di sciacallaggio sul povero corpo di Marilyn. D'altra parte, sarebbe farle torto se si considerasse la Monroe una fragile creatura in bal�a degli eventi, come se tutti fossero responsabili di quello che le � capitato, della vita che ha fatto e della tragedia che l'ha colta, tranne lei, unica incolpevole. Prima di esaminare le ipotesi sulla sua morte conviene, forse, tenere presente queste parole (sorprendenti) della sorellastra Berniece Baker Miracle: �Non � vero che fosse infelice, anzi, pensava al futuro con grande entusiasmo. Forse ha ingerito per sbaglio una miscela eccessiva di alcol e farmaci. Non � vero che si sia uccisa, e nemmeno che sia stata assassinata dalla mafia, tutte fantasie inventate da gente senza scrupoli, per scrivere libri con cui fare soldi�. Attenzione: neanche questa � la verit� ultima, � solo l'ennesima visione di parte, visto che la stessa Berniece ha scritto tali cose (pure lei) in un libro. Ma il suo giudizio merita di essere tenuto sullo sfondo, per prudenza. Se la vita di Marilyn Monroe fosse il copione di un film, lo si potrebbe bollare come troppo hollywoodiano, pieno di dettagli patetici eccessivi e di successi esagerati a contrasto. Nella sua infanzia l'unica cosa regolare furono la nascita e un periodo in cui visse con una coppia affidataria che la tratt� amorevolmente; per il resto, solo disastri in serie. Marilyn venne al mondo a Los Angeles il 1o giugno 1926 con il nome di Norma Jeane Mortenson; padre ignoto, la madre Gladys aveva una vita sentimentale caotica, soffriva di disturbi mentali e fu ricoverata pi� volte in manicomio. Fra le altre cose, Gladys accoltell� un'amica e sottopose Marilyn a percosse e punizioni assurde. Un altro choc fu per la bambina quando il suo cane venne ucciso a fucilate da un vicino di casa; quell'episodio le provoc� una balbuzie nervosa durata parecchio tempo. Per questo e altri motivi Marilyn fu bullizzata a scuola. Sembra che abbia sub�to anche molestie sessuali, ripetute nel tempo, in due differenti contesti: prima da parte di un coinquilino della mamma e poi in un istituto a cui la piccola era stata affidata. Per dirla tutta, la maggior parte di questi episodi (violenze, traumi, molestie) sono nebulosi e controversi e vengono riferiti in termini anche molto diversi dall'uno e dall'altro libro biografico; non � possibile, e forse neanche utile, fare piena chiarezza. Qui basta riferire il consuntivo che ne fece da adulta la stessa Marilyn: �Non mi consideravo un'orfana ma sono cresciuta come tale. I bambini sognano la felicit�, ma per me era una cosa impossibile�. Per sfuggire a quella vita, a 16 anni la Monroe si spos� con un marinaio di 21 che aveva appena conosciuto, poi si mise a lavorare come operaia. Fortuna volle che un fotografo arrivasse a fare un servizio nella sua fabbrica e la notasse; nel 1945 cominci� a comparire su varie riviste con foto pubblicitarie, si fece conoscere a livello nazionale, gi� l'anno dopo cominci� a recitare, e da quel momento la sua carriera esplose. In 17 anni gir� 33 film, fra cui Eva contro Eva, Gli uomini preferiscono le bionde, Come sposare un milionario, La magnifica preda e A qualcuno piace caldo. Marilyn con il suo corpo aveva un rapporto complicato: �La prima volta che mi proposero di posare nuda mi sono detta: se devo diventare un simbolo meglio essere un simbolo del sesso che di qualcos'altro!�. Cos� raccont� una volta, ma aggiunse: �Io vorrei essere considerata una vera artista, un'attrice con una sua dignit�, e invece si sentiva trattata da bambola sexy. Non solo al cinema, anche nella vita privata. Si lamentava spesso degli uomini, forse in modo ingeneroso, visto che nei suoi tre matrimoni prese e lasci� i mariti come e quando volle lei: il giovane marinaio, poi il campione di baseball Joe Di Maggio, e poi lo scrittore e sceneggiatore Arthur Miller. Molto difficile, e forse fatale, fu invece il legame che intrecci� (in successione) con i due fratelli John e Robert Kennedy. Bisogna essere chiari: sui rapporti con i Kennedy non c'� niente di dimostrato, bench� se ne parli da sessant'anni. Alcuni biografi danno per sicuro che li abbia fatti incontrare Frank Sinatra nel 1954, altri indicano circostanze diverse; ma � certo che il 19 maggio 1962 il mondo sbalord� nel vedere e ascoltare Marilyn Monroe, terribilmente alterata, rivolgersi al presidente Kennedy in un'occasione pubblica, davanti alle telecamere, e cantargli una canzoncina di buon compleanno in tono straziato; i pettegolezzi su di loro presero forza allora. Tuttavia, se guardiamo ai fatti accertati, ci resta un pugno di mosche: su che cosa sia successo fra i due tra il '54 e il '62, per essere onesti, c'� il buio totale. Fioriscono le pi� svariate versioni, compresa quella che Marilyn e John si siano incontrati in segreto solo due volte. Un sospetto sgradevolissimo � che a un certo punto il presidente abbia �passato� la sua amante, divenuta scomoda, al fratello. Anche questa circostanza, data per certa da molti, solleva problemi. Bob era procuratore generale degli Stati Uniti (il ministro della Giustizia): il fatto che Marilyn diventasse l'amante di lui, anzich� di John, sarebbe stato meno rischioso per il clan Kennedy? E la Monroe era davvero cos� passiva, un oggetto che si lasciava passare di mano? Chi sostiene la tesi di una Marilyn assassinata dice che lei, sentendosi usata e umiliata, abbia minacciato i due Kennedy di rendere pubbliche le relazioni con l'uno e con l'altro, e di rovinare cos� la carriera politica di entrambi. A sostegno si cita un nastro registrato in cui la Monroe avrebbe dichiarato questa intenzione (ma il nastro � sparito) e la circostanza che un poliziotto abbia fermato e identificato Robert Kennedy su un'auto, assieme ad altre due persone, vicino alla casa dell'attrice, la sera prima della morte di lei (anche questo verbale � sparito). Qualcuno si spinge a scrivere che sia stato lo stesso Robert a farle un'iniezione letale. Altri dicono che gli esecutori siano stati agenti della Cia. Un filone di teorie complottiste in parte diverso, ma sempre legato (sebbene per via indiretta) ai Kennedy, vorrebbe la Monroe assassinata da Cosa Nostra per creare imbarazzi al presidente e a suo fratello, entrambi impegnati in una crociata contro la mafia italo-americana: cinque killer sarebbero entrati in casa di Marilyn e l'avrebbero uccisa con una supposta avvelenata, idonea a non lasciare tracce. Questa tesi � stata avvalorata persino da un familiare di Sam Giancana, il Giancana boss di Chicago e uno dei capimafia sospettati di avere organizzato l'omicidio del presidente Kennedy, il 22 novembre 1963. Pochi anni fa � spuntata anche l'ipotesi che lo stesso Giancana avesse passato con Marilyn la notte del 4 agosto 1962 e l'avesse poi uccisa. Pu� sembrare inverosimile, ma pare che John Kennedy e Sam Giancana avessero avuto in comune, prima della Monroe, almeno un'altra amante, di nome Judith Campbell Exner. E si sa che il clan dei Kennedy e i vertici di Cosa Nostra avevano frequentazioni condivise, come minimo attraverso Frank Sinatra e altri artisti legati in vario modo alla mafia, e come massimo per via della (non provata) collaborazione del capostipite Joseph Kennedy con Cosa Nostra al tempo del Proibizionismo. Dietro a tutte queste teorie ci sono dettagliatissime inchieste giornalistiche e libri pieni zeppi di indizi persuasivi. Per� le varie tesi si elidono a vicenda, e mancano tutte di prove sicure. L'unica indagine ufficiale sulla morte di Marilyn concluse che si era uccisa, volontariamente o per errore. La camera da letto in cui si trovava era chiusa dall'interno, i cassetti pieni di psicofarmaci (ne abusava abitualmente, assieme all'alcol), la Monroe aveva la cornetta del telefono in mano, e gi� per tre volte in passato era stata salvata in extremis da un abuso di barbiturici. Caso risolto? Non per la Storia, perch� la Storia non si fa solo con le carte ufficiali e con le sentenze, e perch� le indagini storiche non si chiudono mai. Segnaliamo comunque una debolezza comune alle ipotesi di omicidio: in casa quella notte c'era (ed era sveglia, girava per le stanze) una governante, che � rimasta viva e non ha mai raccontato nulla che avvalorasse le tesi di delitto. Ultima battuta a Marilyn Monroe, dall'intervista a Life: �Ho spesso una sensazione strana, come se stessi prendendo in giro qualcuno. O forse tutti, anche me stessa�. �Sono convinto che sia stata uccisa� �Una prova certa non � stata trovata, ma da docente di tossicologia forense sono convinto che Marilyn Monroe sia stata uccisa con una forte dose di barbiturici e di ipnotici somministrati attraverso un clistere�: lo dice Francesco Mari, autore con Elisabetta Bertol e Barbara Gualco del libro L'enigma della morte di Marilyn Monroe (edito da Le Lettere). - Su che cosa basa la sua convinzione? �Il corpo di Marilyn era pieno di farmaci che ingeriva abitualmente, ma la quantit� era eccessiva per ipotizzare un errore di dosaggio. Non si pu� escludere che abbia preso tutte quelle sostanze di sua iniziativa, per via orale, ma la quantit� sembra esagerata persino per un suicidio. A mio parere l'unico modo pratico per assumere, tutta in una volta, una tale mole di barbiturici e di ipnotici � attraverso un clistere. Che di certo non si � fatta da s�. - Come spiega che l'unica inchiesta ufficiale abbia sposato la tesi dell'avvelenamento per errore o per suicidio? �Ho letto le carte dell'autopsia e da tecnico dico che � stata realizzata in maniera non professionale. Il coroner la affid� a un novellino, l'ultimo arrivato nel suo ufficio, e poi chiuse il caso frettolosamente�. - Il rossore riscontrato sul corpo di Marilyn nella regione anale prova l'uso di un clistere? �� un indizio importantissimo, ma potrebbe avere anche altre spiegazioni. Su questo voglio essere chiaro: non sto dicendo che ci siano prove certe dell'omicidio, per� le mie non sono semplici congetture. Arrivo alla conclusione mettendo in fila una serie di evidenze oggettive�. - In base alla sua esperienza forense, queste evidenze oggettive sarebbero sufficienti a istruire in tribunale un caso di omicidio? �Su questo non ho dubbi�. Caesar Salad: la pi� famosa insalata degli Stati Uniti non � nata negli Stati Uniti (Ilpost.it) - Storia dell�insalata che venne inventata in Messico, da un italiano, pi� di 90 anni fa - La Caesar Salad � la pi� famosa insalata associata agli Stati Uniti; anche in Italia si trova nei menu di molti ristoranti e gi� pronta al supermercato, dove si vende anche la salsa gi� pronta per condirla, oltre che da McDonald�s. � a base di lattuga romana, scaglie di Parmigiano e crostini di pane, e condita con una salsa fatta con tuorlo d�uovo, olio d�oliva, succo di limone, aglio, pepe, e salsa Worcestershire (agrodolce e lievemente piccante, a base di aglio, acciughe, cipolle, peperoncino, chiodi di garofano e altre spezie); oggi viene comunemente arricchita con il pollo grigliato o panato. Anche se � arrivata dagli Stati Uniti, i suoi ingredienti sono tipici della cucina italiana: questo, racconta BBC, perch� fu inventata da un italiano, Cesare Cardini, nel suo ristorante di Tijuana, in Messico. Cardini era nato a Baveno, sul Lago Maggiore, nel 1896, ed era emigrato a Sacramento e poi a San Diego, in California, dopo la Prima guerra mondiale. Per sfuggire alle regole del Proibizionismo � che vietavano il consumo di alcol � apr� un ristorante a Tijuana e poi, nel 1927, lo trasfer� in Avenida Revoluci�n, a circa mezz�ora a piedi dal confine: a distanza di oltre 90 anni il Caesar�s Restaurante-Bar � ancora aperto. Oggi all�entrata del ristorante c�� una foto di Cardini in bianco e nero con la scritta: �Home of the legendary Caesar�s Salad�, �qui venne inventata la leggendaria Caesar Salad�. Sua figlia Rosa, morta nel 2003, ricordava una data precisa: il 4 luglio del 1923, nel suo primo ristorante a Tijuana. Era il Giorno dell�Indipendenza americana e Cardini stava facendo grossi affari grazie ai festeggiamenti, cos� tanti che rest� a corto di ingredienti: si arrangi� con quel che aveva e invent� la celebre insalata. Probabilmente la cosa sarebbe finita l�, se non fosse che in quegli anni, i �Ruggenti anni Venti�, le celebrit� di Hollywood che potevano permetterselo attraversavano il confine per divertirsi nei locali messicani, dove si poteva bere alcol senza restrizioni. Alcuni si appassionarono al piatto di Cardini e lo resero famoso a Los Angeles, tra loro per esempio Clark Gable e Jean Harlow. Anche Julia Child, la cuoca che insegn� a cucinare a generazioni di americani, ricorda di una gita negli anni Venti con i genitori, dalla California al Messico, dove vide Cardini in persona assemblare e servire l�insalata: �Ebbe un successo sensazionale, da costa a costa. La sua fama arriv� anche in Europa�. La Caesar Salad arriv� presto in tutto il mondo. I ristoranti di Los Angeles frequentati da registi e attori, come il Chasen�s e il Romanoff�s, la servivano spesso con l�aggiunta di acciughe, osteggiata da Cardini. Lui raccomandava anche di usare solo olio di oliva e Parmigiano italiani, e nel 1948 registr� il brevetto del condimento, il Cardini�s Original Caesar Dressing Mix, tuttora in vendita. Intanto negli anni Quaranta la rivista Gourmet Magazine, scrive sempre BBC, defin� la Caesar Salad �il caso gastronomico del momento� e negli anni Cinquanta l�International Society of Epicures, un gruppo internazionale di autorevoli buongustai, la scelse come �la pi� grande ricetta arrivata dall�America degli ultimi 50 anni�. Cardini mor� nel 1956 in California, dove si era ormai stabilito con la famiglia, che non gestiva pi� il ristorante. Nel corso del tempo il ristorante and� in declino e nel 2009 venne chiuso; l�anno dopo venne comprato da una famiglia del posto, i Plascencia, che lo riaprirono completamente rinnovato. �� un posto iconico della citt�, ha spiegato Javier Plascencia, che a Tijuana � uno chef famoso. �� uno dei pochi pezzi della nostra storia culturale che sono rimasti�. Qui la Caesar Salad � servita con un rito complesso e scenografico, come racconta BBC: �il prescelto �ensaladero� mette un cucchiaino di aglio tritato in una grande ciotola di legno e poi aggiunge senape, filetti di acciughe e qualche goccia di salsa Worchestershire; poi rompe un uovo e, servendosi di due cucchiai, fa scorrere soltanto il tuorlo; spruzza un po� di succo di lime, e poi mescola accuratamente tutto con posate di legno. Nel farlo aggiunge l�olio di oliva e il Parmigiano grattugiato. Quando il condimento si � amalgamato per bene, il cameriere aggiunge delle foglie fresche di lattuga e mescola tutto delicatamente insieme. Per finire impiatta l�insalata, coprendo le foglie con una macinata di pepe nero, semplici crostini e altro Parmigiano�. Nonostante la leggenda, non � detto che Cardini sia stato davvero l�inventore della Caesar Salad. La studiosa di cucina messicana Diana Kennedy ha scritto � nel libro The Essential Cuisines of Mexico � che venne inventata in realt� dal fratello di Cardini, Alex, che aveva iniziato a lavorare nei ristoranti in Italia quando aveva dieci anni. Combatt� come pilota d�aereo durante la Prima guerra mondiale e poi nel 1926 raggiunse il fratello a Tijuana, apr� il suo ristorante e invent� la Aviator�s Salad, che divenne per� famosa con il nome della versione copiata dal fratello. Anche Paul Maggiora, socio d�affari dei fratelli Cardini, si vanta di aver inventato l�insalata, e cos� sostiene anche Livio Santini, un cameriere italiano di Cesare, arrivato in Messico nel 1924: nel suo caso sarebbe la rielaborazione di un�insalata che gli preparava sempre sua mamma. L�unica volta di Mina e Battisti insieme (di Enrico Casarini, �Tv sorrisi e canzoni�, n. 40/22) - Il loro duetto � diventato un libro - Alle 21.47 di domenica 23 aprile 1972 voi stavate guardando la tv? Domanda strana. Lecita per�, almeno per me che ho speso un mare di ore della mia vita per analizzare un frammento di televisione lungo otto minuti e 23 secondi, e trasmesso proprio a quell'ora dal Canale Nazionale, la Raiuno dell'epoca. Un frammento che ho visto infinite volte. Solo che io, un giorno, ho cominciato a chiedermi come fosse nata l'idea, cos'altro fosse successo in quella trasmissione, come avesse reagito il pubblico... Risposta dopo risposta (alcune precise altre sfumate dal tempo), la fissazione � diventata un volume di quasi 300 pagine appena arrivato in libreria: �Il duetto Mina Battisti. Teatro 10, 1972�. S�, alle 21.47 di quella sera di 50 anni fa i miti pi� schivi della nostra musica leggera condivisero il palcoscenico per la prima e unica volta. Cantarono �Insieme�, �Mi ritorni in mente�, �Il tempo di morire�, �E penso a te�, �Io e te da soli�, �Eppur mi son scordato di te� ed �Emozioni� con la gioia di due amici che finalmente si trovavano fianco a fianco. Sorrisi veri e grandi Canzoni in Tv, insomma. E io cosa guardavo? Avevo 5 anni. So che la sera prima, a quell'ora, ero sintonizzato sul Nazionale con tutti i bambini d'Italia per la terza puntata di �Le avventure di Pinocchio�. Ma di quel �Teatro 10�, accidenti, non ho un ricordo preciso. Forse ero troppo piccolo per uno spettacolo cos� e quindi ero gi� andato a nanna. Nell'Italia del 1972 quasi tutte le famiglie avevano un solo televisore e si guardava quel che volevano i �grandi�. Scegliendo tra Nazionale e Secondo, perch� non c'erano altri canali o alternative multimediali. Si favoleggiava di videocassette come nuovo passatempo molto chic. Andava di gran moda, invece, parlare male di �Teatro 10�. Oggi � leggendario, allora non c'era critico che non lo stroncasse: �Il solito baraccone�, �Per gente di bocca buona�, �Cretinismo canoro�... C'erano applausi solo per Mina, ospite fissa al fianco del presentatore Alberto Lupo. Del resto lei era in forma strepitosa. Entrata in scena fresca del trionfo di �Grande grande grande�, nello show trov� un nuovo successo con la sigla finale �Parole parole�. Peccato che non amasse queste due canzoni (di �Parole parole� non voleva neppure fare il disco) e che il suo desiderio di stare a Lugano coi figli Massimiliano e Benedetta le facesse sognare di registrare in due o tre giorni tutti i suoi interventi: ogni puntata proponeva una canzone, un duetto e un medley di successi. Avrebbe potuto: era sempre perfetta alla prima esecuzione. E invece doveva rispettare gli strani tempi di produzione di uno spettacolo costruito �in laboratorio� dal regista Antonello Falqui. Infatti non solo �Teatro 10� non era uno �show del sabato sera� (lo fu per due puntate: le altre sei scivolarono alla domenica per lasciar spazio a �Pinocchio�), ma non era neppure in diretta, come molti credono. Ogni serata era un collage di numeri realizzati dal vivo e poi messi in frigo per venire combinati secondo il gusto di Falqui. Il duetto Mina-Battisti, per esempio, fu registrato il 18 aprile, montato il 22 e trasmesso il 23: un record di velocit� perch� il �cassetto� dei duetti era vuoto. Ma com'era entrato in questa storia Lucio Battisti? Qui c'� un po' di mistero. Lucio viveva una primavera intensa. Doveva lanciare l'album �Umanamente uomo: il sogno� e gi� progettava �Il mio canto libero�. Andare in tv era l'ultimo dei suoi pensieri, anche perch� la odiava: �Non conosco tortura che la superi� diceva in quei giorni. Forse non � un caso che dopo quell'esibizione perfetta non sia pi� apparso sui piccoli schermi italiani. Qualcuno, quindi, dovette convincerlo... L'ipotesi pi� affascinante e sostanziosa � che l'abbia fatto Mina. I giornali la braccavano 24 ore su 24 e davano conto di tutto ci� che faceva, cos� sappiamo di un importante incontro notturno a Milano con Lucio. Mina in quel momento lo adorava e lui adorava lei: esattamente dopo quella chiacchierata venne fuori l'atteso �s�. Battisti si organizz� velocemente. Garantendo l'usuale ingaggio dell'epoca (circa 800 euro di oggi), anticipando la lista delle canzoni che avrebbero �cucito� insieme senza soffermarsi troppo sulla presenza di Mina, Lucio convoc� al Teatro delle Vittorie di Roma alcuni musicisti di fiducia. In tv li avrebbe definiti �cinque amici da Milano�: Gianni Dall'Aglio, Angel Salvador, Gabriele Lorenzi, Massimo Luca ed Eugenio Guarraia. Con gran dispetto dell'orchestra Rai, avrebbero accompagnato loro Mina e Battisti in quel breve ed eterno viaggio tra melodia e rock. Se vi chiedete quale risonanza ebbe il duetto, la risposta � curiosa. I giornali (solo loro parlavano sistematicamente di tv e musica...) praticamente lo ignorarono. Il pubblico no: gli oltre 21 milioni di italiani che videro lo show sarebbero stati i primi a dire: �Ma hai visto Mina e Lucio!?�. Proprio come facciamo noi ogni volta che �inciampiamo� in quel sogno in bianco e nero.