Gennaio 2024 n. 1 Anno LIV MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Giornate FAI del 14 e 15 ottobre: dalla Biblioteca un grande grazie Se fossimo tutti poligami� A cosa serve la neve? Pablo Neruda: delitto di Stato? E nacque Pronto, Raffaella? Krumiri, i nobili biscotti piemontesi Alla scoperta di Ferrara, la citt� degli estensi Giornate FAI del 14 e 15 ottobre: dalla Biblioteca un grande grazie (di Pietro Piscitelli) Ricordiamo ancora quando, ormai all�inizio di questo 2023, ci arriv� dal Fondo Ambiente Italiano una richiesta di incontro per approfondire la conoscenza della Biblioteca. Speriamo nel corso di tanti decenni di storia di aver dimostrato la disponibilit�, oseremmo dire l�apertura dell�ente nei confronti di chi a vario titolo si � rivolto a noi nel corso degli anni. Che fosse uno studente interessato a scrivere una tesi sull�integrazione delle persone con disabilit� visiva, oppure una scolaresca in visita, o dei cittadini incuriositi dalla nostra realt�, abbiamo sempre cercato di favorire il confronto. E allora � partito uno scambio di comunicazioni. Poi di chiamate. Infine di incontri in presenza, con successivo scambio di materiale con un unico obiettivo: proiettare una forte luce su come leggono, studiano e scrivono i non vedenti e ipovedenti italiani. Su come hanno conquistato e continuano a conquistare pezzi importanti di libert� e autonomia anche attraverso la cultura. Il Fondo Ambiente Italiano � un ente che non ha bisogno di presentazioni, ma constatarne gomito a gomito e per mesi la voglia di un gruppo straordinario come la Delegazione di Monza nel voler offrire la migliore esperienza possibile alla cittadinanza � stato comunque sorprendente. Aver saputo che per la prima volta la Biblioteca sarebbe stata uno dei luoghi di cultura protagonisti delle Giornate FAI d�autunno, appuntamento in grado di richiamare 18 milioni di persone da tutta Italia in 12 edizioni, � stato motivo di orgoglio. Sabato 14 e domenica 15 ottobre sono alle spalle da poche ore, e la risposta della cittadinanza � andata oltre le aspettative con 335 visitatori, perfettamente in grado di calarsi in una realt� che per loro stessa ammissione non conoscevano. Realt� che riguarda i servizi della Biblioteca, certo, ma in generale la storia delle persone con disabilit� visiva come individui impegnati nello studio, nella cultura, nella formazione, nel lavoro. Come tutti quanti. Con modalit� diverse, certo, ma chi in fondo non d� fondo alle proprie risorse per inseguire i suoi obiettivi? E allora grazie. Grazie al FAI per la fiducia dimostrataci. Grazie alla Delegazione di Monza per essere stata sempre al nostro fianco. Grazie ai Volontari FAI che, al di l� dell�impeccabile apporto per la gestione dell�evento, hanno voluto conoscere la nostra realt�. Grazie al Personale della Biblioteca. In ultimo ma non per ultimi, grazie ai numerosi Visitatori: semplicemente, senza le persone la nostra Organizzazione non avrebbe senso di esistere. A tutti coloro che ancora non conoscono alcune peculiarit� del passato, presente e futuro non solo della Biblioteca ma di tutte le risorse delle quali si avvalgono le persone con disabilit� visiva, le occasioni per entrare in contatto con la Biblioteca non mancheranno, possiamo anticiparvelo gi� oggi. S�, perch� in questa meravigliosa due giorni ci siamo concentrati sulla storia e sul presente. Ma c�� anche un futuro che, vi assicuriamo, � in parte gi� scritto e porter� sorprese a tutti voi: sorprese che siamo certi gradirete, alle quali stiamo lavorando da mesi e che, a breve, inizieremo a condividere. Se fossimo tutti poligami� (di Massimo Manzo, Focus n. 352/22) - Avremmo problemi di stabilit� sociale, ci sarebbe bisogno di leggi completamente diverse e aumenterebbero le malattie - �Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita, finch� morte non ci separi�. Di solito, chi pronuncia questa impegnativa promessa la indirizza a una sola persona, dato che in buona parte del mondo la monogamia � l'unica forma di matrimonio consentita. La poligamia, ovvero l'unione di un individuo con due o pi� individui dell'altro sesso, � al contrario messa al bando e anche nelle realt� in cui � legale, come in alcune nazioni di religione islamica, � una pratica tutt'altro che incoraggiata e disciplinata in modo molto rigido. Ma cosa succederebbe se fossimo tutti poligami? Le conseguenze sarebbero tali da stravolgere aspetti fondamentali del nostro vivere comune. E non certo in positivo... In natura, la poligamia � quasi la regola nei mammiferi: a parte poche eccezioni (tra cui spiccano quelle dei pipistrelli, di canidi come lupi e volpi, dei gibboni o dei castori nordamericani), solo il 5% circa di essi forma legami stabili con un unico partner. In molti animali, il maschio lascia la compagna subito dopo l'accoppiamento ingravidando pi� femmine possibile per espandere il proprio patrimonio genetico, ma esistono anche casi inversi, come quello di alcune scimmie del Nuovo Mondo (tra cui la marmosetta), nei quali sono le femmine ad avere pi� partner. Come per molti dei suoi �cugini� mammiferi, anche nell'uomo la poligamia era socialmente accettata, almeno fino a 10.000 anni fa. Nella maggior parte della comunit� che la praticavano, comprese quelle in cui ancora oggi � ammessa, si esprimeva quasi unicamente nella cosiddetta poliginia (l'unione di un uomo con pi� donne), per via del modello patriarcale in voga. �In mondi come quello descritto dall'Antico Testamento o dal Corano, la poliginia nacque spesso per far fronte a periodi di gravi sconvolgimenti politici, forieri di cosiddette asimmetrie demografiche�, spiega Valentina Maria Donini, ricercatrice di diritto privato comparato presso la Scuola Nazionale dell'Amministrazione di Roma. �In altri termini, la scomparsa di vaste porzioni della popolazione maschile, per esempio dopo guerre e altre calamit�, comportava la presenza di numerose vedove e orfani privi di protezione, il cui patrimonio veniva salvaguardato attraverso successivi matrimoni poligami�. Perch�, allora, abbiamo smesso di sposare pi� persone? Secondo alcuni, la ragione � legata alla nascita di un sistema economico basato sull'agricoltura, nel quale la frequenza degli individui relativamente poveri nella popolazione � aumentata, diminuendo in parallelo la ricchezza sufficiente per sostentare pi� consorti. Oltre alle ragioni economiche, alcuni scienziati pensano inoltre che l'abbandono della poligamia abbia a che fare con l'evoluzione, sostenendo che se fossimo tutti poligami aumenteremmo il rischio di difetti genetici. Analizzando le dinamiche delle infezioni trasmesse sessualmente, uno studio pubblicato nel 2016 sulla rivista Nature ha dimostrato come la poligamia domini infatti quando i gruppi umani sono ancora troppo piccoli per sostenere le malattie sessualmente trasmissibili; ma quando questi gruppi crescono, le patologie in questione diventano endemiche e possono avere un impatto sulla fertilit�. A confermare il rapporto tra tare genetiche e poligamia � stato un esempio eclatante emerso nel 2017, quando fu scoperta una rara malattia diffusa tra i mormoni della Chiesa fondamentalista di Ges� Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni stanziati nella regione di Short Creek, tra gli Stati americani dello Utah e dell'Arizona, che da decenni praticavano la poliginia. La patologia in questione, chiamata aciduria fumarica, agisce modificando il gene dell'enzima fumarasi, peggiorando funzioni come il linguaggio e la mobilit�, ma di solito � geneticamente recessiva (tende cio� a scomparire), e colpisce solo una persona su 400 milioni. A Short Creek, invece, la poligamia aveva complicato notevolmente le cose, mantenendo in vita la malattia per varie generazioni. Genetica a parte, vari studi evidenziano come la poligamia comporterebbe gravi conflitti familiari e sociali, aumentando le disparit� di genere. Se una coppia monogama � infatti in grado di incentrare pi� risparmi e investimenti sui figli, portando a un loro maggiore benessere, in una societ� poligamica aumenterebbe a dismisura il rischio di abbandoni, abusi e conflitti intrafamiliari. A mettere in luce tali contraddizioni � stata, tra le altre, una ricerca condotta dalla Emory University (Usa), che ha analizzato i dati relativi ai diritti civili riferiti a 171 Paesi del mondo. �Le nazioni con livelli pi� alti di poliginia (dove cio� un uomo ha pi� di una moglie) hanno tassi statisticamente pi� elevati di mortalit� materna, un'et� di matrimonio pi� bassa che mette molte ragazze a rischio di matrimoni precoci, aspettativa di vita minore per maschi e femmine, tassi pi� alti di traffico sessuale, mutilazioni genitali femminili, violenza domestica e iniquit� nel trattamento di maschi e femmine davanti alla legge�, spiega Rose McDermott, professoressa di relazioni internazionali alla Brown University di Providence (Usa) specializzata in parit� di genere. �I sistemi poliginici richiedono inoltre che almeno la met� dei ragazzi debba essere �espulsa� dal contesto civile durante la pubert� per assicurarsi che non possa competere per le donne e per garantire che alcuni uomini ottengano pi� di una moglie. Gli uomini che vengono cacciati devono lasciare la scuola per lavorare, per esempio, mentre le ragazze abbandonano gli studi presto perch� sono costrette al matrimonio precoce e alla gravidanza�. In tale contesto vi sarebbe una forte instabilit� sociale, foriera di esclusioni e violenze, tanto che nel 2000 il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che la poliginia viola il Patto internazionale sui diritti civili e politici e l'Assemblea generale Onu ha pi� volte raccomandato la sua messa al bando. Scenari simili potrebbero peraltro verificarsi anche se si diffondesse la poliandria (una moglie con pi� mariti), ma in quel caso i conflitti ruoterebbero intorno alla competizione tra i maschi dello stesso �harem�. Non bastasse, vi sarebbero conseguenze psicologiche per la parte consistente della popolazione costretta a rimanere in solitudine perch� non sposata. Come in una sorta di reazione a catena, in un mondo di poligami dovremmo inoltre cambiare un numero impressionante di leggi, soprattutto nell'ambito del diritto di famiglia. I nodi giuridici da sciogliere sarebbero innumerevoli, dal divorzio ai patrimoni contesi da molteplici eredi in caso di morte del partner poligamo. �Un ordinamento basato su principi di uguaglianza dovrebbe garantire la parit� di trattamento tra tutti i coniugi e ci� implicherebbe una legislazione capace di disciplinare in modo dettagliatissimo comportamenti familiari intimi, difficilmente controllabili e sanzionabili�, afferma Donini. �Oltre al consenso del primo coniuge di fronte ai successivi matrimoni, sarebbe difficile definire i rapporti �orizzontali� tra le mogli, per non parlare del rapporto giuridico tra queste ultime e i bambini nati dalle varie unioni. Che diritti avrebbero i coniugi successivi sui figli degli altri?�. Lo Stato diventerebbe di fatto un �grande fratello� pronto a sindacare su tutto. Dal punto di vista economico, poi, il patrimonio della famiglia verrebbe frammentato in mille rivoli, causando complicate divisioni. Gli unici a beneficiarne potrebbero essere gli avvocati, che si ritroverebbero migliaia di dispute familiari da risolvere. Persino il mercato di alcuni beni subirebbe una rivoluzione: se infatti uno dei requisiti del matrimonio � la convivenza sotto lo stesso tetto, in caso di poligamia scomparirebbero (o quasi) gli appartamenti �monofamiliari� in favore di case pi� grandi e costose, e lo stesso varrebbe per altri beni, come le automobili. Tra difficolt� sociali, possibili rischi genetici e intricate questioni legali, la poligamia � dunque pi� problematica di quanto sembri e non a caso � largamente minoritaria nel mondo. Stando a una statistica stilata nel 2020 dal centro di ricerca statunitense Pew Research, solo il 2% circa della popolazione mondiale vive in famiglie poligame, concentrate soprattutto nell'Africa Subsahariana, dove l'11% della popolazione stipula accordi matrimoniali che includono pi� di un coniuge, regolati spesso da leggi religiose o consuetudinarie. Quanto alla poliandria, � ancora pi� rara e riguarda comunit� piccole e isolate nel mondo. �In alcuni Paesi islamici nei quali � ancora oggi legale, la poligamia � una condizione estremamente minoritaria, a dimostrazione di come sia un modello non sostenibile�, conclude Donini. �Persino nei Paesi molto ricchi, come la penisola arabica, in tempi recenti si � avuto un calo nella formazione di nuove famiglie poligamiche�. A cosa serve la neve? (di Giulia Dallagiovanna, Ohga.it) - Ecco quali sono i benefici dei soffici fiocchi che fanno bene a terra, aria e anche a te - Per tuo figlio, neve significa divertimento, probabilit� di scuole chiuse e relax. Per te, strade intasate, pericolo incidenti e alto rischio di arrivare al lavoro con le scarpe completamente fradice. Eppure, sembra proprio che siano i pi� piccoli ad avere ragione. La neve infatti porta diversi benefici alla terra, alle piante, all'aria che respiri e anche alla tua salute. Certo, i tuoi impegni per quella giornata dovranno essere rivisti, ma � poca cosa in confronto ai problemi che pu� causare la mancanza di questo manto bianco durante i mesi invernali. Ricorda quello che forse dicevano anche i tuoi nonni: �Sotto la neve pane, sotto l'acqua fame�. Secondo i dati del Centro geofisico prealpino, a partire dagli anni '60 le nevicate sono diminuite in maniera costante, tanto che la quantit� di neve depositata sul terreno si � addirittura dimezzata. E questo � un problema, prima di tutto per la terra stessa. I fiocchi bianchi infatti non sono altro che acqua ghiacciata, che si deposita sui campi e si scioglie piano piano. In questo modo il terreno pu� assorbire poco per volta questa risorsa idrica, evitando che si formino ristagni o che la pioggia troppo forte eroda il suolo e scivoli via senza essere servita come nutrimento. Una qualit� di cui beneficiano soprattutto i terreni in pendenza, che fanno pi� fatica a trattenere l'acqua. Il graduale ma costante rilascio idrico rende inoltre la terra pi� soffice e pi� accogliente per piante, fiori e coltivazioni. Ma la neve � composta anche in buona parte da aria e questa sua caratteristica le permette di fungere da isolante. Hai presente gli esquimesi che si riparano dal freddo negli igloo? Ecco, il principio � lo stesso. Una sorta di coperta naturale che impedisce al gelo di intaccare le radici delle piante e protegge le coltivazioni pi� fragili come piselli, fave, aglio, cipolle e finocchi. Quanto ai benefici per l�aria, per prima cosa, devi sapere che la neve si forma nella parte alta dell'atmosfera terrestre, quando la temperatura raggiunge i 5 gradi sotto lo zero. L'aria fredda porta il vapore acqueo a solidificarsi, passando da uno stato gassoso a uno pi� solido. Quando un fiocco raggiunge un peso sufficiente per attraversare la spinta di galleggiamento dell'aria, cade. I fiocchi di neve catturano le particelle di azoto e ammoniaca, cos� puliscono l'aria. Perch� la neve rimanga tale e si depositi sul terreno, � necessario che l'atmosfera rimanga a una temperatura vicino allo zero e che quella del suolo non superi i due gradi. Ogni fiocco che si ferma a terra, poi, � diverso dall'altro. E la ragione � proprio legata ai benefici che le nevicate portano all'aria che respiri. Mentre cade, un fiocco viene modificato dalla forza di erosione dell'aria, ma anche dalle particelle di azoto e ammoniaca che assorbe durante il suo precipitare a terra. Insomma, le sostanze che compongono le polveri sottili. Ecco perch� avrai sempre sentito dire che la neve pulisce l'aria. Ed � sempre questa la ragione per cui, soprattutto se abiti in citt�, non dovresti ingerire nessun fiocco. Quando nevica fa freddo, ma non gela. La temperatura infatti non deve abbassarsi oltre i due gradi sotto lo zero, altrimenti non cadr� nemmeno un fiocco. Per questa ragione, puoi trarre vantaggio da tutti i benefici del clima, senza le conseguenze del contatto con l'aria gelida. Tanto per cominciare, il freddo tonifica. S�, perch� restringe i vasi e migliora la circolazione periferica. Se quindi soffri di vene varicose, flebiti o disturbi della circolazione linfatica, una bella passeggiata nella neve allevier� senza dubbio i tuoi disturbi. E allo stesso tempo ti aiuter� a combattere la cellulite, ma anche a perdere peso, perch� il tuo corpo brucer� pi� calorie per mantenere la temperatura interna abituale. Inoltre, ti mantiene giovane. Quando il termometro inizia a segnare gradi a una cifra, le tue cellule rallentano la loro attivit�. Ricorda che alcuni animali vanno in letargo durante questi mesi. Il calo di lavoro all'interno del tuo corpo fa s� che diminuisca anche il processo di invecchiamento dei tessuti, mantenendoti giovane pi� a lungo. Dovresti invece evitare di esporti troppo al freddo, se hai problemi di pressione, di ipertensione e se sei cardiopatico. Proprio la sua azione vasocostrittrice infatti potrebbe rivelarsi un potenziale pericolo per te. In generale poi le basse temperature uccidono virus e batteri ed � questa la ragione per cui tenderai ad ammalarti soprattutto all'inizio e alla fine dell'inverno, quando i gradi non sono ancora vicini allo zero. Un fiocco di neve � leggerissimo, ma tanti fiocchi di neve uniti assieme iniziano a farsi sentire sulla bilancia. L'unico inconveniente della neve � infatti il suo peso. Perci� se nel tuo orto hai installato delle serre, � consigliabile assicurarsi che siano stabili a sufficienza da non crollare alla prima nevicata. � proprio a causa dei suoi chili, che quando le temperature ricominciano a salire aumenta il rischio di valanghe. Se quindi ti trovi in montagna, ricordati sempre di prestare la massima attenzione e non allontanarti dai sentieri e dalle piste da sci gi� tracciate. Ma, al di l� dei pochi effetti collaterali, dovrai ammetterlo: aveva ragione tuo figlio a sprizzare di gioia alla vista dei primi fiocchi. Anche se non aveva idea del perch�. Pablo Neruda: delitto di Stato? (di Luigi Grassia, �Focus Storia� n. 204/23) - � stato uno dei pi� grandi poeti del Novecento. Ma per la dittatura di Pinochet era un personaggio scomodo. E infatti sulle cause della morte i dubbi rimangono - Attorno a Pablo Neruda (1904-1973), poeta cileno fra i giganti mondiali del Novecento, aleggiano due �gialli�. Uno risale a 50 anni fa e riguarda le circostanze della morte, forse avvenuta per ordine del dittatore Pinochet. L'altro � molto pi� recente, legato al movimento #metoo e a una nuova interpretazione di una pagina dei suoi diari, in cui Neruda si tormenta e si autoaccusa per il lontano ricordo di uno stupro, pur se in termini letterari che sollevano dubbi sulla realt� del fatto. La commistione fra poesia e attivit� politica nel Partito comunista del Cile, segnata da sacrifici e rischi personali, fughe dalla polizia e lunghi anni di latitanza e di esilio, contribuiscono a rendere ancora e sempre attuali le polemiche sulla sua figura. Ma per la maggior parte degli italiani Pablo Neruda � semplicemente il personaggio che compare nel film Il postino, l'ultimo di Massimo Troisi, interpretato da un Philippe Noiret che somiglia al vero Neruda in maniera impressionante. Ricardo Basoalto (questo il nome all'anagrafe di Neruda) nacque il 12 luglio 1904 a Parral, cittadina di una provincia del Cile dimenticata da Dio. Precocemente vocato alla poesia, incontr� l'ostilit� di suo padre, un ferroviere che la considerava una perdita di tempo. Fu per sfuggire al controllo del genitore che il ragazzo, nel 1920, ad appena 16 anni, esord� con alcune poesie firmate con lo pseudonimo Pablo Neruda. Il successo letterario fu rapido e clamoroso. Gi� fra il 1923 e il 1924 Neruda si ritrov� nell'Olimpo dei poeti, acclamato dal mondo letterario e tradotto in tutte le lingue. Visto per� che i diritti d'autore non bastavano a campare, si cerc� un lavoro. �Un premio letterario studentesco e una certa popolarit� dei miei libri� (come scrive nell'autobiografia Confesso che ho vissuto) lo aiutarono nel 1927 ad avviare la carriera di console che, insieme ai viaggi di piacere, lo port� negli anni a scoprire i cinque continenti, allargando anche i suoi orizzonti poetici. Neruda non si limit� pi� a comporre versi di amore e di eros, ma affront� nelle sue poesie temi sociali e politici, sempre schierato a sinistra. In fasi pi� avanzate della sua vita scrisse persino un'ode al compagno Stalin (di cui poi si pent�) e un Incitamento al nixonicidio per protesta contro il golpe di Pinochet nel 1973. Queste premesse sono l'indispensabile antefatto del primo dei due gialli. L'attivit� politica aveva dato a Pablo molti guai fra i decenni '40 e '50, inclusi 13 mesi di latitanza e vari anni di esilio. Ma fu nel '73, con il golpe militare contro il suo amico personale Salvador Allende, che il poeta dovette affrontare la prova pi� dura. Diventando forse la vittima di un assassinio politico. Nel settembre del colpo di Stato, Neruda non stava per niente bene: aveva un tumore alla prostata. Ma con la salute non si pu� mai dire, e i dittatori sono paranoici. Il poeta fece dichiarazioni di fuoco contro Pinochet, responsabile dell'uccisione di Allende e di migliaia di oppositori. Data la fama mondiale di Neruda (che nel 1971 aveva vinto il Premio Nobel per la Letteratura) sarebbe stato imbarazzante metterlo a tacere con i metodi spicci impiegati per tanti altri. Pinochet temeva una sua fuga in Messico per costituire un governo cileno in esilio. In effetti, l'ambasciatore messicano aveva visitato il malato in clinica a Santiago del Cile e lo aveva informato che un aereo lo attendeva in pista. Sta di fatto che il 23 settembre, cio� 12 giorni dopo il golpe - e un giorno prima di espatriare - Neruda mor�. Subito corse voce che fosse stato ucciso. I sospetti, da allora, non si sono mai sopiti, e quasi 40 anni dopo, nel 2011, sono stati corroborati dalla dichiarazione del suo autista e guardia del corpo, Manuel Araya. Pablo Neruda gli avrebbe telefonato per dirgli che un uomo in camice bianco, mai visto prima, gli aveva praticato un'iniezione senza dare spiegazioni: �Mi ha fatto una puntura nella pancia. Correte, correte!� La morte avvenne poche ore dopo. Ci sono altre circostanze che alimentano i dubbi. Per quanto Neruda fosse malato, il crollo e la morte furono improvvisi, come se fosse intervenuto un fattore esterno. Fino all'ultimo era lucido e lavorava, come testimoniano sia l'ambasciatore messicano, sia la moglie, sia l'amante (perch� s�, anche da vecchio Neruda aveva un'amante, come ne aveva avute tante nella vita, oltre che tre mogli). Inoltre, le cartelle cliniche del poeta sono sparite. Un giornalista investigativo di lungo corso, Roberto Ippolito, ha pubblicato un libro-inchiesta (Delitto Neruda, Chiarelettere) molto documentato, che presenta quelle che sembrerebbero prove di un delitto politico. �Negli anni sono stati fatti tre esami sulla salma, i cui esiti sono stati pubblicati nel 2011, nel 2013 e nel 2023�, spiega. �All'inizio � stato trovato uno stafilococco la cui proliferazione potrebbe essere conseguenza indiretta di un avvelenamento. E nel febbraio scorso un nipote di Neruda, Rodolfo Reyes, ha annunciato che una commissione internazionale di medici ha rilevato la presenza di batteri di Clostridium botulinum, una delle armi biologiche pi� letali. � la prova che Neruda � stato avvelenato�. Ma tale conclusione non � accettata unanimemente. Gabriele Morelli, autore di numerosi libri su Neruda e premiato in Spagna da re Felipe nel 2022 per la sua attivit� letteraria, afferma che �il corpo di Neruda fu sistemato provvisoriamente in un loculo dove erano gi� stati altri cadaveri, magari di altri oppositori uccisi dal regime di Pinochet, e l� pu� essersi contaminato�. Inoltre un biografo britannico di Neruda, Adam Feinstein, in un volume denso di interviste a parenti e amici del poeta riferisce che la moglie Matilde �trascorse con lui la notte del 22 settembre� e che lei fu attenta a non lasciarlo mai solo, n� prima n� dopo la morte, perch� temeva che �le autorit� organizzassero qualche mascherata ai suoi danni�. Insomma, il fumus del delitto c'�, ma il mistero resta. L'altro giallo riguarda uno stupro risalente al 1929, e ha portato un movimento di donne cilene a opporsi all'intitolazione a Pablo Neruda dell'aeroporto di Santiago del Cile. A giudizio di qualcuno gi� il solo fatto di aver avuto molte donne potrebbe essergli addebitato come colpa (womanizing � il termine coniato dalle femministe americane). Inoltre Neruda ha da farsi perdonare di avere abbandonato un'olandese sposata a Giava, dopo che lei aveva messo al mondo una bambina disabile (pass� a entrambe il sostegno economico ma non volle pi� frequentarle). Ma uno stupro � ben altra cosa. � lo stesso Neruda a parlarne nei suoi diari. L'episodio sarebbe avvenuto nello Sri Lanka, ai danni di una cameriera, e il poeta ne enfatizza l'aspetto non solo sessista ma anche razzista, per concludere che lei �aveva ragione ad avere disprezzo di me�. Sembra che Neruda faccia di s� un simbolo, e costruisca deliberatamente un'immagine del Male, proiettandola sulla propria figura in quanto maschio bianco. �Forse non ho vissuto in me stesso; forse ho vissuto la vita degli altri�, scrive nell'autobiografia. Il racconto potrebbe per� essere un esercizio letterario: i suoi diari non sono affidabili dal punto di vista dei fatti e non sarebbe il primo scrittore, da Rousseau in poi, a parlar male di s� calcando la mano. Se invece � tutto vero, Pablo Neruda merita una condanna senza appello. Come per la sua morte, sulla base delle prove si deve parlare di giallo e non di fatti accertati. Potrebbe offrire una diversa chiave interpretativa l'osservazione dello storico della letteratura ispano-americana Giuseppe Bellini, secondo cui nella poetica di Neruda �nel corpo della donna, che l'uomo desidera [...] si manifesta la straziante amarezza dell'inappagato, di ci� che sembra raggiunto e si rivela irraggiungibile�. E comunque alla fine, per citare un verso del poeta, �l'uomo si dissolve nell'oceano come un granello di sale�. Roberto Ippolito: � un delitto politico - Come sono nati i primi sospetti sulla morte di Neruda? �Il mattino dopo, il nipote di Neruda, Rodolfo Reyes, chiese la cartella clinica e gli risposero che non c'era. Gli fu dato solo un certificato di morte, senza firma e per di pi� (era evidente, ma lo ha confermato una perizia calligrafica) scritto da tre mani diverse�. - Che cosa diceva il certificato? �Attribuiva la morte a cancro alla prostata e cachessia neoplastica, cio� perdita estrema di peso dovuta a tumore. Ma dagli esami successivi � risultato che Neruda era (come sempre) sovrappeso, al limite dell'obesit�: una condizione incompatibile con la cachessia�. - Non � possibile che il Clostridium botulinum abbia contaminato il cadavere post-mortem? �No. � stato trovato anche dentro a un molare integro�. - L'autista ha parlato 38 anni dopo. Come mai la vedova Matilde non ha rivelato prima le stesse cose? �Anche se la sua testimonianza non coincide esattamente con quella dell'autista, in sostanza converge�. Gabriele Morelli: l'ha ucciso il tumore - Che cosa non la convince nell'ipotesi di delitto politico? �Non la escludo, ma l'ipotesi pi� probabile � che Neruda sia davvero morto di tumore. Che fosse malato terminale � un fatto certo. La moglie lo fece ricoverare proprio per questo. Inoltre Matilde sarebbe stata presente quando l'autista ricevette la presunta telefonata di Neruda sull'iniezione misteriosa, eppure lei non ne ha mai parlato�. - Ritiene che il cadavere possa essere stato contaminato da agenti patogeni dopo la morte? �Ho questo dubbio. � stato murato per qualche tempo in un loculo gi� occupato da altri corpi, magari di oppositori avvelenati�. - Che cosa pensa dello stupro? Lo racconta lo stesso Neruda. �Non � mai avvenuto. I diari di Neruda sono poco attendibili quando si tratta di fatti. Per fare un solo esempio, descrivono il suo incontro con Garc�a Lorca in modo diverso da come sappiamo, per certo, che sia avvenuto in realt�. Chi crede al suo racconto dello stupro prende un abbaglio�. E nacque Pronto, Raffaella? (di Paco Reale, Antoniogenna.com) - Il variet� televisivo che ha rivoluzionato il mezzogiorno degli Italiani - Fino al 1983 il mezzogiorno di Rai 1 praticamente non esisteva, limitandosi a piccole rubriche di libri o musica classica in attesa del telegiornale delle 13.30. Quella fascia oraria era in mano a Mike Bongiorno e Corrado che, dopo aver lasciato la TV di Stato, la facevano da padroni su Canale 5 rispettivamente con i quiz Bis e Il Pranzo � Servito. Nell�autunno di quell�anno il primo canale decide perci� di provare a rompere quel predominio affidandosi al regista Gianni Boncompagni. Il programma che vedr� la luce il 3 ottobre 1983 alle 12.05 sar� rivoluzionario sotto molti punti di vista ed entrer� a modo suo nella storia della televisione italiana. Boncompagni vuole proporre una trasmissione adatta a tutta la famiglia, in particolare alle casalinghe e per questo ricrea un vero salotto negli studi di Via Teulada, dotato di tutto: divano, tavolinetto, terrazza con vista su Roma, un pianoforte, libreria, fiori e piante, persino un gatto e un cagnolino che scorrazzano indisturbati, una porta da dove far entrare gli ospiti e naturalmente� un telefono. In quale casa manca il telefono? E proprio questo oggetto usato per comunicare diventer� il protagonista dello spettacolo e il capostipite nel rapporto diretto tra televisione e pubblico a casa. Alla conduzione chiama la �sua� Raffaella Carr� e gi� questa scelta suona un po� insolita. La Carr� � una diva del variet�, dei grandi show del sabato sera, degli abiti eleganti, delle paillettes. A mezzogiorno viene rivoluzionata anche la sua immagine, rendendola sofisticata � senza rinunciare a qualche tocco di colore pi� acceso o a lustrini e spalline magari nei momenti musicali � ma anche molto pi� vicina ai telespettatori. La rende �umana�, la rende una di noi, pronta ad accogliere un ministro o un attore sul suo divano come se fossero i vicini di casa che passano a fare due chiacchiere. E proprio da lei e dal telefono nasce il titolo del nuovo appuntamento del mezzogiorno: Pronto, Raffaella? Ogni giorno, in diretta, la showgirl accoglie gli italiani per passare insieme 100 minuti di divertimento, gioco, allegria e qualche spunto di riflessione. Si parla, si scherza, si canta e naturalmente si gioca. Boncompagni e i suoi autori, tra cui Giancarlo Magalli, inventano dei quiz telefonici apparentemente semplici che in realt� si prestano a centinaia di soluzioni possibili, facendo in questo modo aumentare la suspense, l�interesse e, non ultimo, il montepremi che avanza di 100.000 lire ogni risposta sbagliata. I centralini della Rai vanno presto in tilt: tutta Italia vuole giocare, ma soprattutto vuole parlare con Raffaella. Il quiz diventa alla fine solo un pretesto per scambiare due parole con quella che verr� eletta, complice la pubblicit� di una marca di cucine, �la pi� amata dagli italiani�. E poco importa se alla fine non si vince: l�emozione per aver sentito la sua voce e averle raccontato qualcosa nel poco tempo tra una telefonata e l�altra, ricompensa chi sta a casa per le ore impiegate a comporre lo 06/3139 e per non aver indovinato. Oltre all�intasamento delle linee, ci si rende conto che Roma, da cui va in onda il programma, parte avvantaggiata e i giochi vengono perci� suddivisi a rotazione in regioni, con la Capitale che rimane a s�, sempre ruotando con le altre parti d�Italia. Quello pi� famoso rimasto nell�immaginario collettivo � �Quanti fagioli ci sono nel barattolo?�, che fa parte della serie Quanti sono�: si deve indovinare il numero di fagioli, ma anche ceci, pasta, chiodi, semi di girasole, petali, riso contenuti in un vaso di vetro. Indovinare quanti sono questi benedetti fagioli diventa un vero tormentone che fa scervellare tutti per capire se la risposta corretta � pi� o meno di quella della telefonata precedente. Alla fine si scoprir� che sono 10.943, un numero inventato da Boncompagni e Magalli ma depositato regolarmente al notaio in studio. Banalissimo ma complicato � anche il Gioco dei colori. Se la Carr� ti chiede: perch� ti dico giallo? le risposte possono essere infinite e cos� sar�, facendo sbizzarrire la fantasia del pubblico e crescere i gettoni d�oro in palio. La Cassaforte consiste nell�indovinare la serie numerica composta da tre cifre necessaria per aprirla. Non basta indovinare i numeri ma bisogna fornire anche l�esatta sequenza sulla cassaforte. Anche qui, come si pu� immaginare, il gioco va avanti ad oltranza. Relativamente pi� facile � il Mimone, in cui tocca indovinare il titolo di un film o un libro imitato dai ragazzi tuttofare di Raffaella, solitamente attraverso un balletto. Nella seconda edizione, accanto alla versione tradizionale, si affiancher� anche una Mini, dedicata ai bambini. In ogni puntata la conduttrice canta e balla, alcune volte in diretta e altre in video registrati, i suoi brani cult e lancia nuove canzoni, alcune utilizzate come sigle. Nella televisione moderna, con i ritmi sempre pi� frenetici, si � abolito o ridotto al minimo l�utilizzo di una sigla per qualsiasi tipo di trasmissione. Pronto, Raffaella? appartiene a un�epoca dove un programma comincia con una introduzione musicale � in questo caso cantata e ballata � registrata, dalla durata anche superiore ai due minuti. Il primo anno vengono preparate due sigle. Si comincia con Fatalit�, che rester� a tutti gli effetti la canzone-simbolo del programma, in cui la nostra si dice pronta a rispondere al primo squillo e a portarci un ritornello. Di Fatalit� esiste anche una versione in spagnolo, a dire il vero poco conosciuta rispetto ad altre. In primavera si cambia e arriva la divertente Che dolor, in cui Raffaella ci racconta di avere un�amica con un marito scansafatiche che la manda a lavorare tutto il giorno, salvo poi scoprire che la tradisce con una biondina nascosta in un armadio che fa passare per un�infermiera. Anche di questa esiste un ben noto adattamento in spagnolo. Il secondo anno il panorama sigle � molto pi� vario, ben sei, sebbene nessuna riesca a imporsi come le prime due. Con Dolce far niente, anche in questo caso tradotto in spagnolo con lo stesso titolo, dobbiamo affrontare i mesi autunnali e invernali, piovosi e freddi, ma grazie alla fantasia possiamo volare verso spiagge assolate per passare giornate a oziare. A Natale � la volta di Buon Natale, in cui Raffaella fa gli auguri un po� a tutti, ai bambini nel mondo, a chi sta in guerra a pregare, al portinaio di casa che non pu� mai dormire e, perch� no, a se stessa. Subito dopo le feste si passa a Bolero, unico brano in inglese, a cui seguono Tele-Telefonarti, mai cos� in tema visto il fulcro principale dello spettacolo, Il mio computer e Amico, dedicato ai nostri amici a quattro zampe. Gli ascolti premiano le due annate di Pronto, Raffaella? con una media di oltre quattro milioni e punte sopra i dieci milioni, numeri impensabili fino a quel momento e incredibili se si considera l�orario di messa in onda. Si premia il clima di familiarit� che si � creato e il grande impegno di tutto lo staff. Prima del debutto la Carr� spiegava: �Sono cento minuti di diretta tutti dal vivo. (�) tutti i giorni, tranne naturalmente il sabato e la domenica. E questo fino a giugno. Otto mesi: una vita. Nella mia carriera ho fatto un po� di tutto: teatro, cinema, ballo, canto, televisione, spettacoli per tutti i tipi di pubblico. Dallo stadio al locale di lusso. Mi mancava una cosa come questa: la diretta televisiva quotidiana. Ed � arrivata. Vi confesso che con la diretta non ho molta esperienza. Tutti i programmi televisivi a cui ho partecipato erano registrati, magari anche soltanto poche ore prima della messa in onda ma registrati. Alcuni, come Fantastico 3, erano una specie di diretta differita; altri venivano preparati anche mesi prima. (�) quando i programmi vengono registrati c�� sempre la possibilit� di correggere un eventuale errore. In diretta quello che � fatto � fatto, non � pi� possibile correggere niente. E in 100 minuti di diretta al giorno di errori ne faremo sicuramente. Ma un errore gi� andato in onda � come se non fosse avvenuto. � per questo che la diretta � affascinante, imprevedibile, piena di sorprese, di emozioni, di tuffi al cuore�. In due anni i telespettatori ne vivranno di emozioni e trasformeranno la Carr� da perfetta padrona di casa in una vera e propria icona, capace persino di compiere miracoli. Un carico emotivamente pesante per la conduttrice che il 31 maggio 1985, attacca per l�ultima volta il telefono e saluta per sempre il mezzogiorno di Rai 1. Torner� la stagione successiva in prima serata con un programma molto simile, Buonasera Raffaella, ma meno impegnativo andando in onda per quattro mesi al gioved�. La Rai non vuole comunque rinunciare al suo salotto del mattino e si cerca un o una valida sostituta. Si fanno tanti nomi tra cui quello pi� accreditato sembra essere quello di Heather Parisi. Ma Pronto, Heather? non vedr� mai la luce e poich� nessuno sembra voglia farsi carico di tale eredit�, alla fine la palla passa a Enrica Bonaccorti, fino a quel momento volto del preserale con il programma di informazione e cronaca Italia Sera. Anche il suo Pronto, chi gioca? andr� bene come ascolti e durer� altre due stagioni, ma l�impatto complessivo di Pronto, Raffaella? sar� un qualcosa che nessun altro programma del mezzogiorno, anche di successo, riuscir� pi� a eguagliare. Krumiri, i nobili biscotti piemontesi (di Roberto Caravaggi, Giornaledelcibo.it) - Origini e storia dei krumiri: dalla nascita casuale alla conquista di re e presidenti - Non sono molte le specialit� che possono vantare una storia e una tradizione riassunte in una ricetta sempre uguale da oltre un secolo e tutelata da un brevetto. Tra queste ci sono i krumiri, biscotti tipici del Piemonte e legati, in particolare, a Casale Monferrato, comune dell�alessandrino dove, nel lontano 1878, sono stati ideati. La particolare forma, cos� come la friabilit� e il sentore burroso che ne caratterizzano il gusto, li rende immediatamente riconoscibili e apprezzati a ogni latitudine, come testimoniano i tanti riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni. Qui vi offriamo volentieri un ideale �assaggio� di questi deliziosi biscotti, portandovi a conoscerne le origini quasi leggendarie e ci� che li ha resi cos� famosi anche ben oltre il loro territorio d�origine. Pare che tutto abbia avuto inizio in una notte del 1878 a Casale Monferrato, nell�allora neonato Regno d�Italia, reduce dagli anni del Risorgimento. Leggenda vuole che il pasticcere Domenico Rossi invit� gli amici coi quali aveva condiviso la serata nel suo laboratorio e prepar� per loro dei biscotti dalla forma stretta e allungata, con la superficie rigata e una leggera curvatura a caratterizzarli. Non � ben chiaro se sia andata proprio cos�, ma � certo che il 1878 � l�anno in cui per la prima volta vennero sfornati i krumiri. E altrettanto certo � il successo riscosso nel giro di pochi anni: a partire dalla medaglia di bronzo all�Esposizione Universale di Torino, nel 1884, e dal Gran Diploma d�Onore del Re Umberto I. La storica pasticceria di Domenico Rossi fu rilevata, negli anni Venti, da Angelo Ariotti, per poi passare nuovamente di mano nel 1953, quando subentr� Ercole Portinaro. Questi passaggi di propriet� non hanno tuttavia spezzato il filo conduttore che riconduce alle origini. La ricetta, infatti, � rimasta sempre la stessa della prima volta e si � tramandata sino ai giorni nostri. Merito anche del brevetto rilasciato a Domenico Rossi gi� nel 1886: un documento ufficiale che attribuisce la propriet� del nome, i �Krumiri Rossi�, e che fissa ingredienti e metodo di preparazione. Nella storica pasticceria di via Lanza 17, a Casale Monferrato, questi biscotti sono sfornati quotidianamente sotto la supervisione di Anna Portinaro, nipote di Ercole, attuale titolare e custode della tradizione di famiglia. Tradizione che trova espressione anche nel confezionamento, dove sono ancora protagoniste le originali scatole di latta rossa col coperchio che riporta lo storico stemma, l�anno di creazione e il richiamo al riconoscimento ottenuto dalla casa reale dei Savoia. Una curiosit� legata a questi biscotti e al loro successo internazionale riporta all�ex presidente degli Stati Uniti d�America Bill Clinton. Nel 1998, dopo aver ricevuto una campionatura omaggio di eccellenze piemontesi, in una lettera di ringraziamento sottolinea di aver particolarmente gradito �the wonderful krumiri�. Ci sono prodotti che hanno successo, oltre che per l�indiscutibile bont�, anche per il loro aspetto, come nel caso del pandoro, la cui caratteristica forma a �stella� � una vera e propria icona di food design. Lo stesso vale per il krumiro, un biscotto immediatamente riconoscibile gi� per come si presenta, ossia un trancetto di pasta stretto e allungato, con la superficie rigata di colore marrone chiaro e la caratteristica curvatura �a manubrio�, in omaggio ai baffi di Re Umberto I. Se la ricetta, brevettata e sempre uguale dal 1878, � gelosamente custodita dalla famiglia Portinaro, sono invece noti gli ingredienti: solo farina di grano tenero, uova fresche, burro, zucchero e vanillina pura. Il resto lo fa l�artigianalit� del gesto di chi lavora e impasta ogni giorno, nel rispetto dei metodi e dei tempi imposti dalla tradizione. Nella preparazione dei krumiri, ad esempio, le uova sono ancora rotte a mano una ad una, per preservare al meglio l�integrit� del tuorlo. Le stesse uova e il burro sono gli unici elementi che si uniscono alla farina. A differenza della maggior parte degli impasti, non � prevista l�aggiunta di acqua: un aspetto decisivo nel conferire le inconfondibili note di fragranza e friabilit�. L�impasto cos� ottenuto viene lasciato riposare al fresco per un giorno intero, prima di essere ripreso e passato attraverso l�estrusore. Dalle bocchette d�uscita di questo macchinario, anticamente azionato a manovella, si ottengono lunghe strisce di pasta con la tipica zigrinatura. A questo punto si passa al taglio, realizzato mediante una speciale fustella, e alla curvatura: entrambe operazioni fatte manualmente, in cui risulta quindi decisiva l�abilit� e l�esperienza di chi le esegue. Una volta disposti e ben distanziati sulle teglie vengono infornati e, a cottura ultimata, si lasciano raffreddare sino al mattino seguente. Solo a questo punto vengono confezionati, disponendoli ordinatamente nelle caratteristiche scatolette metalliche in cui sono da sempre venduti. I krumiri sono strettamente legati al paese di Casale Monferrato, comune di poco pi� di trentamila abitanti della provincia di Alessandria. � qui, nel laboratorio di pasticceria di Domenico Rossi, che sono stati creati, e chi ne ha rilevato l�attivit� nel corso degli anni ha acquisito anche la licenza di produrli secondo la ricetta originale, custodita gelosamente. Il riconoscimento di specialit� cittadina poi, espresso in un documento del 1890 a firma dell�allora sindaco, ne ha fissato ufficialmente il legame con Casale Monferrato, dove ancora oggi si trova la bottega dei �Krumiri Rossi�. Nella semplicit� degli ingredienti usati per la preparazione c�� traccia del legame con le abitudini e le usanze del territorio d�origine. Elemento caratterizzante del gusto di questi biscotti �, infatti, il burro, storicamente il grasso pi� diffuso in tutto il Nord Italia. Da anni ormai i krumiri sono considerati tra i prodotti simbolo della regione Piemonte e, non a caso, sono annoverati nel registro PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) del MIPAAF. Fragranza e friabilit� sono i tratti caratteristici del krumiro alla prova sensoriale. In bocca si presenta infatti come una frolla, rivelando subito note di burro e sfumature aromatiche di vaniglia, che lo rendono delicato ma mai stucchevole. La componente zuccherina � piuttosto contenuta, � soprattutto il burro, infatti, a determinarne la dolcezza. Con simili premesse, viene facile associarli a una merenda, in accompagnamento a un t�, a una cioccolata calda o a un �bicerin� (bevanda torinese a base di caff�, cioccolato fondente e crema di latte), per una pausa di gusto 100% piemontese, oppure con caff� o cappuccino ad addolcire il risveglio mattutino. In abbinamento a un vino dolce, come ad esempio il Brachetto d�Acqui, per restare nel territorio d�origine, o a un passito pu� rappresentare, invece, lo sfizio con cui concludere una cena. Per i pi� golosi, infine, provatelo con crema catalana o cr�me br�l�e: oltre all�armonia di due gusti che si sposano senza che nessuno prevarichi sull�altro, si apprezza il modo in cui la consistenza del biscotto va a completare quella avvolgente della crema. A quanti di voi � gi� capitato di maneggiare la famosa scatola di latta degli originali Krumiri Rossi? Oggi vi abbiamo fatto conoscere la storia che c�� dietro questi biscotti, e chiss� che non siamo riusciti a invogliarvi nel provare e riprovare questa specialit� che, a partire da Casale Monferrato, � diventata un simbolo dell�eccellenza dolciaria piemontese. Alla scoperta di Ferrara, la citt� degli estensi (di Rosanna Ojetti, Turismoitinerante.it) - Arte, cultura, storia e buona tavola, in una citt� a misura d�uomo - Dichiarata nel 1995 patrimonio dell�umanit� dall�UNESCO, Ferrara � una splendida cittadina, uno dei luoghi d�eccellenza del Rinascimento italiano. Il suo centro storico medievale � uno dei meglio conservati e oggi la suggestiva fusione tra nuovo e antico � tale da renderla una delle citt� pi� artisticamente moderne d�Europa. I secoli di dominio della dinastia potente e illuminata degli Este hanno, tra l�altro, lasciato in eredit� un patrimonio di inestimabile valore tutto da scoprire. La decadenza sotto gli ultimi Estensi, l�assorbimento poi nello stato pontificio (fine del XVI secolo) provoc� successivamente il declino di questa citt� che dur� fino al suo ingresso nel nuovo stato unitario. Un risveglio economico si ebbe alla fine dell�Ottocento quando nel Ferrarese fu impiantata su larga scala la bieticoltura e Ferrara divenne il principale polo saccarifero italiano. Il settore agricolo ha mantenuto nel tempo un peso rilevante nell�economia del territorio. Ma Ferrara � anche citt� di turismo culturale. � infatti sede, tra gli altri, di un Museo Archeologico Nazionale, di una Biblioteca Comunale Ariostea, del Castello Estense, simbolo della citt�, del ben noto Palazzo dei Diamanti e di un Teatro Comunale che risale agli ultimi anni del Settecento. Dunque ecco una realt� variegata, per un turista che voglia scoprire l�affascinante storia di questa cittadina immortalata dalla penna di Giorgio Bassani. La definizione di �citt� delle biciclette� lascia trasparire lo spirito di Ferrara, citt� dall�atmosfera rilassante grazie anche ai numerosi spazi verdi e alle sue strade vivibili anche a piedi. Un suggestivo itinerario da proporre � quello di raggiungere lungo corso Ercole I d�Este, una delle pi� belle vie, �Porta degli Aungeli� da dove partono 9 chilometri di mura che abbracciano il centro storico e lungo le quali baluardi, torrioni, porte e orti cinquecenteschi si succedono a testimonianza delle diverse tecniche difensive elaborate nel corso dei secoli. Le mura, immerse nel verde, rappresentano un luogo d�incontro e di relax per i cittadini e per i turisti attratti dalla possibilit� di �vedere� bellezze e rilassarsi. Nel centro storico la Cattedrale di San Giorgio � un mirabile esempio di gotico del XII secolo. Una Cattedrale la cui bellezza lascia senza fiato per la luminosit� dei marmi e le molteplici decorazioni. Lasciata la Cattedrale si raggiunge il Castello Estense affiancato da alcuni edifici in stile liberty, vero e proprio cuore pulsante della citt�, eretto per volere di Nicol� II d�Este nel 1385 e che testimonia in pieno il suo ruolo di reggia rinascimentale. Il Castello Estense � sede di una pregevole collezione di manufatti e di alcune opere di due grandi artisti originari di Ferrara quali Boldini e De Pisis. Si tratta di capolavori rimasti nascosti a seguito del terremoto del 2012 e ora restituiti al pubblico grazie alla loro esposizione nelle sale del castello. Una visita � d�obbligo a Palazzo Schifanoia, eretto nella seconda met� del Trecento e ampliato sotto gli Este a met� del 1400, fulgido esempio di dimora estense destinata alla rappresentanza e agli svaghi di corte. Fra i tanti saloni da visitare, da non perdere � quello celebre con il ciclo dei mesi. Ferrara � anche citt� universitaria. Un posto d�onore lo merita a questo proposito la piazza del Duomo, luogo d�incontro di studenti, e le sue vie limitrofe affollate soprattutto il mercoled� sera nella speciale occasione del �mercoled� universitario�. A Ferrara la grande stagione culturale degli Estensi ha inizio nel 1391 con la fondazione dell�Universit� e crebbe a tal punto da rendere la citt� uno dei principali fulcri culturali europei. In citt� giunsero umanisti quali Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Tiziano, Mantegna e letterati quali Pico della Mirandola, Ariosto e Tasso che scrissero parecchie opere per omaggiare i duchi d�Este. Nel 1492 la citt� si ingrand� con l�opera urbanistica �Addizionale Erculea� ispirata da principi razionali tali da renderla una delle prime citt� moderne d�Europa. Il fiore all�occhiello dell�Addizionale � indubbiamente Palazzo dei Diamanti, edificio composto da 8500 blocchi di marmo bianco striati di rosa e sporgenti, appunto come piccoli diamanti tali da creare effetti di luce suggestivi. All�interno il Palazzo presenta un cortile rinascimentale e al primo piano la Pinacoteca Nazionale che conserva opere di eccezionale valore. Un�esperienza particolare e mistica � la visita al Cimitero Ebraico che racchiude molto della storia di Ferrara. Qui si trovano la tomba di Giorgio Bassani che, di famiglia ebrea e vissuto a Ferrara fino al 1943, ha narrato spesso in chiave autobiografica la persecuzione della sua gente durante il fascismo, e quella dei Finzi Magrini cui lo scrittore si ispir� per la storia della famiglia Finzi Contini. La gastronomia ferrarese � fortemente legata alla presenza della Corte Estense che consider� per lungo tempo la citt� luogo d�eccellenza per la ricerca culinaria del tempo. Oggi la cucina ferrarese affonda le sue radici in una grande quantit� di piatti tipici, sintomi di come l�arte culinaria abbia sempre avuto un ruolo di primo piano per il territorio, ma soprattutto di una cucina fatta di ingredienti semplici e genuini. Quasi tutti i primi piatti hanno una caratteristica comune: la presenza della pasta sfoglia. Alcune proposte: i cappellacci alla zucca, cos� chiamati perch� ricordano la forma del cappello dei contadini, il tortino di zucca con scaglie di grana, i tortelli alle ortiche ripieni di ricotta. Quale secondo piatto, come non citare la famosa salama da sugo dal sapore intrigante, fiore all�occhiello dei piatti tipici ferraresi, risalente addirittura alla corte estense. E per accompagnare il tutto i vini proposti dall�Enoteca Estense al Brindisi, considerata una delle pi� antiche poich� risale al 1435, che �trasuda� rinascimento a tutti gli effetti. Tra i suoi avventori pi� illustri Benvenuto Cellini, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso. L�arte, la cultura, l�atmosfera e la sua gastronomia: insomma in ogni sua pietra Ferrara custodisce una bellezza struggente, antica e unica, come se per qualche arcano mistero fosse stata risparmiata dallo scorrere del tempo!