Aprile 2023 n. 4 Anno LIII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11 1971 n. 202 Dir. Resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice 8 miliardi di sfide Se non ci fosse il dolore� Bolle rivali Perch� la ricotta si chiama cos�? E dove nasce? Un angolo di Liguria internazionale �Alone Again (Naturally)�: storia di una canzone dimenticata 8 miliardi di sfide (di Elisabetta Intini, �Focus� n. 365/23) - Gli abitanti della Terra sono aumentati di un miliardo in soli 11 anni. � il limite? No, ma per mantenerci dovremo cambiare abitudini e consumi, cos� da permettere alle risorse del Pianeta di rigenerarsi - Si chiamano Damian e Venice, abitano a Santo Domingo (Repubblica Dominicana) e Manila (Filippine) e oltre all'et� condividono la fama: entrambi sono per la stampa l'�eight billionth baby�, l'ottomiliardesimo nato sulla Terra. Sono nati il 15 novembre 2022, il giorno in cui le proiezioni delle Nazioni Unite fanno cadere il raggiungimento di questa soglia per la popolazione mondiale: 8 miliardi, il doppio rispetto a 48 anni fa. Con le celebrazioni sono iniziati i timori: non siamo gi� in troppi, nel pieno di una crisi climatica e con le risorse naturali gi� depauperate? Riusciremo a garantire un futuro a Damian, Venice e agli altri 2,4 miliardi di bocche da sfamare che si potrebbero aggiungere entro il 2100, e con quali soluzioni, visto che cibo, spazio e aria pulita sembrano mancare gi� oggi? Per i demografi sono domande mal poste: non siamo troppi; consumiamo troppo. �All'origine del problema ci sono lo stile di vita e le infrastrutture che lo supportano, non necessariamente il numero di persone�, spiega Sylvia Lorek, docente di Economia dei Consumi all'Universit� di Helsinki (Finlandia). �Calcoli come quelli sull'impronta ecologica indicano che l'umanit� intera sta vivendo molto al di l� delle capacit� del Pianeta. Non dimentichiamoci per� che il sovraconsumo � una caratteristica della classe dei consumatori, met� della quale vive nel Nord globale, nei cosiddetti Paesi sviluppati, ma con una porzione in aumento anche nei Paesi precedentemente o ancora classificati come in via di sviluppo. Quando diciamo che �noi� stiamo consumando troppo ci dobbiamo ricordare che questo non vale per ogni persona sulla Terra. Al contrario, circa un miliardo di persone vive ancora sotto la soglia minima necessaria a una vita dignitosa�. Nel 2019 lo stile di vita della met� pi� povera della popolazione mondiale ha prodotto appena il 12% delle emissioni globali di gas serra; quello del 10% pi� ricco il 48%. I Paesi che finora hanno consumato e inquinato di pi� sono quelli con un pi� alto reddito procapite e una crescita demografica lenta, persino negativa. L'aumento della popolazione semplicemente amplifica l'impatto ambientale di un modello di crescita economica insostenibile, a partire dalla produzione di cibo. �Nell'ultimo secolo, la produttivit� agricola ha tenuto il passo con la crescita della popolazione umana appoggiandosi a nuove semenze, fertilizzanti, erbicidi e pesticidi sintetici ottenuti grazie a energie da combustibili fossili a basso costo (la cosiddetta �rivoluzione verde�)�, ci racconta Giulia Wegner, ricercatrice socioambientale dell'Universit� di Oxford. �Ma con un enorme costo ambientale: degrado del suolo, consumo eccessivo di acqua, perdita degli insetti impollinatori, inquinamento di sistemi acquatici e terrestri e produzione di circa il 16-27% del totale delle emissioni di gas serra. Entro il 2050, con la crescita demografica e dei redditi procapite, gli impatti ambientali del sistema globale di produzione alimentare potrebbero aumentare del 50-90% rispetto al 2010, se non si adottano delle misure per mitigarne gli �effetti collaterali��. Portando al limite il sistema di produzione di cibo, abbiamo finito col renderlo di nuovo inefficiente. �Complessivamente, a livello globale, i terreni agricoli esistenti oggi producono cibo pi� che sufficiente per soddisfare il fabbisogno calorico della popolazione umana�, chiarisce Wegner, �tuttavia, oggi un terzo dei cereali raccolti � destinato al bestiame, il cui allevamento sfrutta l'80% di tutti i terreni agricoli disponibili, per pascoli e produzione di mangime, e produce il 15% delle emissioni totali di gas serra. Un altro terzo del cibo prodotto viene perso prima che raggiunga il mercato o sprecato dalle famiglie. Intanto la capacit� globale di approvvigionamento alimentare � potenzialmente in diminuzione: rallenta il tasso di aumento della resa agricola nei principali granai del mondo (per esempio del grano in Europa Settentrionale e del riso in California e Cina). In parte perch� � difficile produrre pi� di cos� e in parte per i cambiamenti climatici che gi� stanno causando perdite di produzione agricola in varie regioni�. Come nutrire una famiglia terrestre in crescita in questa situazione? �Innanzitutto riducendo drasticamente il consumo di carne, uova e latticini, tenendo presente che, se nei Paesi occidentali il consumo di prodotti animali ha raggiunto un plateau a livelli insostenibili dal punto di vista sia ambientale sia della salute medica, in quelli ad alta crescita demografica, con l'aumentare del reddito procapite, tale consumo � destinato a crescere�, spiega Wegner. �Con questo aumento dei consumi di prodotti animali entro il 2050 � prevista una crescita del 30-40% dei gas serra nel settore agroalimentare rispetto al 2010. Se invece dirottassimo i terreni dedicati ad allevamenti e biocarburanti alla produzione diretta di cibo per l'uomo potremmo incrementare del 70% le calorie per il consumo umano: lo stesso guadagno di resa ottenuto nel 1965-2009 con la rivoluzione verde�. Questa trasformazione dei consumi deve andare a braccetto con una produzione agricola pi� sostenibile, �per esempio che preveda il ricorso a tecniche di agricoltura biologica, la quale offre importanti benefici ambientali a livello locale: migliora la capacit� del suolo di trattenere acqua e carbonio, riduce l'inquinamento e le emissioni di gas serra, dovuti a erbicidi, pesticidi e fertilizzanti sintetici, e supporta la biodiversit�. � vero che rispetto all'agricoltura convenzionale ha una resa minore e dunque �chiede� pi� suolo. Ma questo si potrebbe recuperare cambiando i mangimi per il bestiame (da cereali e soia a foraggio grezzo), adottando diete a basso contenuto di prodotti animali e tagliando le perdite alimentari. Soddisfare la domanda di cibo di una popolazione globale in crescita non richiede che la produttivit� agricola sia ugualmente intensificata ovunque. Ad esempio, un sistema alimentare globale che combini un 60% di produzione biologica, un 50% in meno di mangimi a base di cereali e soia, e un 50% di tagli agli sprechi alimentari aiuterebbe a sfamare pi� di 9 miliardi di persone nel 2050, con poca terra aggiuntiva e con una riduzione complessiva degli impatti ambientali�, dice Wegner. Per favorire una crescita sostenibile e in grado di provvedere a una popolazione in crescita, occorre ripensare anche al nostro modo di abitare: letteralmente allo spazio che occupiamo. La produzione di cemento � responsabile del 7% delle emissioni globali di CO2. E il suo uso � destinato ad aumentare con l'urbanizzazione e la domanda di nuovi edifici. Per l'Onu, i due terzi della popolazione mondiale vivranno nelle citt� entro la met� del secolo. Oggi le megalopoli popolate da almeno dieci milioni di persone sono responsabili del 9% del consumo di elettricit� globale, del 10% del consumo di carburante e del 13% della produzione di rifiuti solidi. Nel 1990 le citt� con queste caratteristiche erano 10. Oggi sono 35, soprattutto in Asia, Africa e Sud America, nel 2030 saranno 43. �Abitazioni pi� spaziose significa pi� energia per riscaldare o rinfrescare, per la ventilazione e per l'illuminazione�, spiega Lorek. �Ci� implica che una famiglia adoperi elettrodomestici pi� grandi o in maggior numero, fattori che aumentano i consumi di energia. Continuare ad aumentare le dimensioni degli appartamenti contribuisce alla conversione di suolo, una delle principali cause di perdita di biodiversit�, e al flusso di pi� materiale da costruzione�. E se da un lato si pu� vivere in meno metri quadrati, dall'altro dovremmo avere citt� pi� capaci di venire incontro alle nostre esigenze. �Le persone hanno bisogno di citt� in cui le necessit� giornaliere siano soddisfatte in poco tempo e con mezzi facili�, continua Lorek, �come nella citt� dei 15 minuti. Un altro aspetto importante sono le abitazioni economicamente accessibili. Si stanno sperimentando villaggi verticali, dove gli appartamenti, pi� piccoli ed essenziali rispetto alla media attuale, si trovano sotto allo stesso tetto di ambienti comuni affittabili con breve preavviso, come camere per gli ospiti o spazi per i condomini tipo palestre, luoghi di coworking, asili nido e lavanderie condivise. Il ridotto bisogno di uffici dopo l'esperienza del lavoro da casa in pandemia offre gi� buone opportunit� per trasformare le aree commerciali nel centro delle citt� in case innovative�. Ma i consumatori digeriranno questi necessari cambiamenti? �S�, a patto di affiancare le politiche �dure�, come quelle fiscali, alle politiche pi� �morbide� (informative e contestuali) che incoraggino il cittadino al cambiamento�, dice Wegner. Alcuni esempi? �Le etichette informative che mostrano l'impatto ambientale dei generi alimentari, campagne social come i �luned� senza carne�, la riorganizzazione dei men� di ristoranti e aziende in modo che in cima alla lista ci siano piatti vegetariani e migliori politiche di approvigionamento per le mense di scuole, ospedali e altri enti pubblici. E poi bisogna educare all'alimentazione sostenibile i giovani e soprattutto i bambini: i nostri gusti e abitudini alimentari si formano nei primi mesi di vita e sono persistenti. Coinvolgiamo i pediatri, i reparti maternit�, i medici e gli insegnanti. In Giappone e Corea del Sud, grazie a politiche come la mensa scolastica obbligatoria e le lezioni finanziate dal governo sulla preparazione dei cibi tradizionali, le diete mantengono un contenuto elevato di pesce e verdure e un contenuto minore di carne e bevande zuccherate rispetto alla maggior parte dei Paesi industrializzati�. Queste iniziative rendono i cittadini pi� consapevoli e pi� inclini a sostenere politiche di tassazione di alimenti di origine animale, simili a quelle gi� introdotte in Nord Europa sulle bevande zuccherate o su alimenti ricchi di grassi. E non � detto che una vita pi� sobria, a tavola, nelle case e anche altrove, debba essere un'esistenza di sacrifici: �In una mentalit� economica dove �pi� � meglio�, vivere con meno non � attraente�, precisa Lorek. �Ma proviamo invece a chiederci: che cosa serve per vivere una buona vita? Solide relazioni sociali, un accesso sicuro al raggiungimento dei bisogni primari cos� da poter evitare il trantran lavoro-spendo. E la giustizia sociale: una forbice meno ampia tra i gruppi a pi� alto e a pi� basso reddito tende a essere un indicatore attendibile di coesione sociale dove gli individui possono emergere grazie alle loro capacit�. Battersi perch� tutti abbiano le stesse possibilit� di realizzarsi pu� avere impatti demografici rilevanti e l'istruzione femminile � considerato il pi� efficace singolo fattore di decrescita delle nascite. �Le donne pi� istruite rimandano il matrimonio e la scelta di riprodursi, in parte perch� tenderanno ad avere meno figli e a investire di pi� su quelli che arriveranno, e in parte perch� se si ha un buon lavoro, lasciarlo per i figli � pi� difficile rispetto a quando non si hanno opportunit� di carriera�, spiega Melanie Channon, demografa e statistica sociale dell'Universit� di Bath. �L'International Institute for Applied Systems Analysis produce proiezioni demografiche che, a differenza di quelle delle Nazioni Unite, includono i livelli di istruzione. Con quelli attuali ci si aspetta una popolazione di 9,8 miliardi nel 2060; ma se si potenziassero nel breve termine le politiche di istruzione, focalizzandosi sull'adesione scolastica delle giovani donne, per quella data la popolazione sarebbe di �soli� 8,9 miliardi di persone, quasi un miliardo in meno�. Cifra tonda il 15 novembre Quella del 15 novembre 2022 era stata fissata come data di raggiungimento della soglia di 8 miliardi di individui diversi mesi prima, in base a proiezioni statistiche. Si tratta per� di stime, che contemplano un margine di errore che va dai 160 ai 240 milioni di persone. In nessun momento � possibile sapere con precisione il numero esatto di persone presenti sulla Terra: non esiste un metodo che permetta di contare le persone una ad una. I censimenti nazionali che forniscono informazioni sul numero di abitanti di ogni Paese non sempre sono affidabili, e talvolta i dati sono vecchi di decenni. Per esempio l'ultimo censimento indiano era previsto per il 2022, ma � stato rinviato a causa della pandemia. I suoi risultati avrebbero potuto confermare la previsione secondo cui l'India diventer� il Paese pi� popoloso del mondo, superando la Cina, a cavallo tra il 2022 e il 2023. Questi database possono comunque essere usati per fare una stima della popolazione mondiale. Il picco finale sar� a 11 miliardi? Per i demografi, l'umanit� si sta avviando verso un picco di popolazione fra il 2070 e il 2100, che non dovrebbe superare gli 11 miliardi. Questo perch� ormai pi� del 50% della popolazione vive in Paesi dove le nascite non rimpiazzano pi� le morti, situazione che si allargher� a sempre pi� nazioni grazie ai cambiamenti economici, culturali e tecnologici. Nel 2022 per esempio anche la popolazione cinese, per la prima volta in 60 anni, � calata invece che aumentare. La decrescita prevista nel futuro non risolve per� i problemi legati a eccessivo sfruttamento di risorse, inquinamento e cambiamento climatico, che uniti allo squilibrio crescente tra Paesi a bassa e alta natalit� aumenteranno le ondate migratorie. Metropoli a misura d'uomo Quanto dista da casa vostra la farmacia? E il supermercato, l'asilo, il panettiere, il parco? La risposta dovrebbe essere �meno di un quarto d'ora a piedi o in bici�, in base al concetto della citt� dei 15 minuti, un modello urbanistico a cui si guarda con interesse per costruire metropoli pi� sostenibili. L'idea, proposta nel 2016 dallo scienziato franco-colombiano Carlos Moreno, � creare quartieri in cui ogni bisogno essenziale (mangiare sano, curarsi, lavorare, fare attivit� fisica, imparare, svagarsi, stare nella natura) possa essere soddisfatto con una breve camminata o pedalata, superando la necessit� dell'automobile e recuperando una dimensione che mette al centro i rapporti umani: tra vicini di casa, tra coworker, con il negoziante di fiducia. Cos� si riducono le emissioni, si favoriscono i consumi locali, ci si rende pi� attivi e partecipi. Ma affinch� il concept non resti un privilegio per pochi andrebbe integrato con alloggi a prezzi accessibili e servizi condivisi a basso prezzo. Se non ci fosse il dolore� (di Margherita Fronte, �Focus� n.366/23) - Tutti abbiamo lo provato e tutti vorremmo starne alla larga. Eppure, la sofferenza fisica ci salva la vita e senza di essa anche la societ� sarebbe pi� chiusa ed egoista - �Un'esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole associata a un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque descritta in rapporto a tale danno�. � il dolore nella definizione formulata gi� nel 1979 dall'International Association for the Study of Pain, e ancora accettata dalla medicina moderna con alcune precisazioni e postille. Nei dizionari della lingua italiana la sensazione � descritta in modo simile, e spesso associata ad aggettivi come �sgradevole", �invalidante", �lancinante" o �insopportabile". Mentre nei vocabolari dei sinonimi e dei contrari, il dolore � sempre contrapposto al piacere, alla gioia e persino alla felicit�. Il dolore, insomma, � l'esperienza negativa per eccellenza: tutti lo abbiamo provato e tutti vorremmo starne alla larga. Tanto che, se ci venisse offerta la possibilit� di liberarcene per sempre diremmo certamente di s�. A ben guardare, per�, non sarebbe la scelta giusta. Il dolore � il segno che qualcosa non va. �Se non ci fosse saremmo continuamente esposti a stimoli nocivi e il corpo ne sarebbe danneggiato fino anche alla morte�, spiega Fabrizio Benedetti, professore di neurofisiologia all'Universit� di Torino, fra i massimi esperti mondiali di dolore ed effetto placebo. �Lo vediamo molto bene nei bambini colpiti da una rarissima condizione, chiamata insensibilit� congenita al dolore, in cui alcune mutazioni genetiche compromettono lo sviluppo delle fibre nervose che, passando nel midollo spinale, trasportano le sensazioni dal corpo al cervello. Si tratta di situazioni estreme e drammatiche. Questi bambini si provocano automutilazioni (per esempio, si mangiano le unghie e arrivano alle dita senza neppure accorgersene, ndr) e sono spesso vittime di gravi incidenti o fratture ossee, perch�, non essendo frenati dalla paura di farsi male, mettono in atto comportamenti estremamente rischiosi. Vanno continuamente sorvegliati ma spesso non raggiungono l'et� adulta, per via degli incidenti ma anche per altri problemi di salute connessi alle mutazioni genetiche di cui sono portatori�. Il dolore, insomma, ci salva la vita. Ma, a dispetto della sua importanza per noi umani, non si sa esattamente quando sia comparso nel corso dell'evoluzione, e non � neppure detto che sia presente in tutti gli esseri viventi. �Se chiedessimo a un gruppo di persone se una scimmia prova dolore, il 100% direbbe di s�. Lo stesso accadrebbe con un gatto e probabilmente con tutti gli altri mammiferi. Ma gi� con i pesci qualcuno inizierebbe a dubitare, mentre con vermi o insetti, la met� delle persone interrogate direbbe probabilmente che non sono in grado di sentire dolore�, osserva Benedetti. �Il punto � che la scienza non ha modo di verificarlo�. Certo, se un insetto viene attaccato mette in atto reazioni di difesa. �Ma non � detto che si tratti di risposta al dolore�, prosegue l'esperto. Potrebbero esserci, insomma, altri meccanismi che non comportano sofferenza e che sono comunque in grado di indurre comportamenti di protezione in caso di pericolo. Se noi umani non provassimo dolore, forse li avremmo conservati e magari potenziati. Per comprendere meglio questo concetto occorre addentrarsi nei meccanismi che sono alla base della nostra sofferenza. �Il cervello possiede due sistemi del dolore: quello laterale � in grado di riconoscere lo stimolo dolorifico e di capire da quale punto del corpo si origina; quello mediale - che coinvolge anche il sistema limbico (che � alla base di molte emozioni, ndr) - genera invece la sofferenza e d� al dolore la sua connotazione emotiva negativa�, continua Benedetti. �Esiste una rara condizione, chiamata asimbolia per il dolore, in cui il sistema mediale � leso o non funziona. Queste persone sono perfettamente in grado di rilevare la presenza di uno stimolo dolorifico e sanno localizzarlo, ma non provano alcuna sofferenza�. Se davvero esistessero animali che non sentono dolore, la loro percezione e la reazione di difesa potrebbero essere generate da un meccanismo analogo, magari affiancato dall'attivazione di altri sensi o da altre abilit�. �Una mia paziente affetta da asimbolia per il dolore ha imparato a regolare la temperatura dell'acqua nella vasca, e a evitare che sia troppo calda, in base al rossore che assume la cute quando si immerge�, racconta l'esperto. Se non provassimo dolore, quindi, potremmo aver affinato la capacit� di osservare il corpo a caccia di segnali premonitori, basandoci di pi� sulla vista, sull'olfatto e su altre sensibilit� tattili. Sarebbero per� sistemi meno diretti e meno efficienti rispetto alla sofferenza, che arriva dritta al cervello e determina una reazione di difesa immediata. Ma l�asimbolia per il dolore ha anche un�altra interessante caratteristica: determina infatti l'assenza quasi totale di stress e ansia in chi ne � affetto. Un paio di anni fa, il New Yorker ha raccontato la storia di Jo Cameron, una donna con questa condizione, che ricorda di essere stata in ansia una sola volta nella sua vita: quando ha visto suo figlio ferito in modo grave dopo essere stato coinvolto in una rissa. �Questi casi ci dicono molto anche sugli stretti legami che ci sono fra la sofferenza fisica e quella psicologica�, commenta Benedetti. �Se non provassimo dolore fisico saremmo meno ansiosi e stressati, e tuttavia anche le altre reazioni emotive sarebbero attutite�. Proprio per questo motivo, saremmo anche meno disposti ad aiutare gli altri. �Quando si vede una persona che soffre si attivano le stesse aree del sistema limbico che generano il nostro dolore fisico�, spiega Benedetti. � il meccanismo che sta alla base dell'empatia e che fa scattare il desiderio di dare aiuto. In sua assenza, la societ� sarebbe pi� individualista e meno solidale. Esiste tuttavia anche un dolore che non serve a nulla e del quale potremmo tranquillamente disfarci e vivere pi� sereni. � il dolore cronico, che pu� essere associato a malattie come le artrosi, ma che a volte non � neppure legato a un danno ai tessuti - come avviene per esempio nelle cefalee -, oppure si innesca in seguito a malattie o a incidenti, ma non si risolve ad avvenuta guarigione. Si stima che il dolore cronico colpisca 2 italiani su 10, che spesso non trovano una risposta adeguata nella medicina, perch� i comuni antidolorifici non sempre funzionano. La scienza lavora per approfondire i meccanismi che sono alla base di queste condizioni - e che non sono ancora del tutto chiari - e per trovare soluzioni efficaci. E in qualche caso ha avuto successo, come � accaduto con i farmaci triptani che, introdotti negli anni Novanta, hanno cambiato la vita a milioni di persone che soffrono di emicrania (ma non funzionano per tutti). Per altre forme di dolore cronico invece gli studi sono ancora in corso, mentre alcune condizioni restano enigmatiche. Fra queste, la fibromialgia, malattia debilitante riconosciuta solo in anni recenti, che determina forti dolori muscolari la cui origine � del tutto sconosciuta. Bolle rivali (di Elisa Venco, �Focus Storia� n. 198/23) - Avversate e boicottate, oppure prodotte in segreto e camuffate, sponsor della destra e della sinistra... Le �rivali� Coca e Pepsi sono state, negli ultimi 70 anni, molto pi� di semplici bibite - �La Coca-Cola � la cosa pi� vicina al capitalismo che si trovi in una bottiglia�. Con queste parole lo scrittore e giornalista britannico Tom Standage nel suo saggio Una storia del mondo in sei bicchieri (Codice edizioni) riassume quello che � successo nell'ultimo mezzo secolo attorno a una bevanda (e alla sua diretta concorrente) che ancora oggi rappresenta molto pi� di una semplice bibita zuccherata. Sentenziando poi: �Che la libert�, o per lo meno, che lo stile di vita occidentale abbia come simbolo una bevanda americana � qualcosa che oggi, alla luce della globalizzazione, diamo per scontato�. Eppure l'espansione sul mercato mondiale di marchi come Pepsi e Coca-Cola non � stata n� una cosa banale n� facile: i due marchi dalla fine della Seconda guerra mondiale hanno dovuto fare i conti con la geopolitica, coinvolgendo nelle loro strategie commerciali leader politici e militari insospettabili. Il pi� insospettabile di tutti � il generale sovietico Georgij Zhukov, l'eroe della resistenza russa contro l'invasione nazista, che nel 1945 comandava la zona di occupazione sovietica in Germania. Il principale generale di Stalin si guadagn� onori e una sfilza di medaglie, ma non riusc� a ottenere qualcosa molto pi� terra terra: la Coca-Cola. Da quando l'aveva assaggiata, se ne era innamorato. Ma in Urss la bevanda era un simbolo dell'Occidente capitalista e la sua importazione era vietata. Cos�, Zhukov chiese al generale americano Mark Clark, allora suo alleato contro la Germania nazista, se fosse possibile rendere la Coca-Cola trasparente, in modo che assomigliasse alla vodka. Clark trasmise il messaggio al presidente Usa Harry Truman, che a sua volta contatt� James Farley, presidente di Coca-Cola Export Corporation. Poich� la tipica sfumatura bruno-rossastra della Coca-Cola derivava dalla colorazione del caramello, e rimuoverla dalla ricetta non ne avrebbe mutato il sapore, nel 1946 un impianto di imbottigliamento austriaco consegn� al maresciallo Zhukov la prima partita da 50 casse di Beszvetnaja KokaKola. La bevanda �incolore� (questo il significato della parola russa beszvetnaja) era confezionata in bottiglie con bordi dritti per distinguerle da quelle sinuose dell'originale e aveva una stella rossa sovietica stampata sul tappo, per somigliare di pi� alla vodka. Grazie all'escamotage Zhukov pot� bere Coca-Cola fino alla sua morte, nel 1974, quando in Urss dominava ormai un'altra bibita occidentale: la Pepsi. L�ascesa della Pepsi in Russia inizi� alla fine degli Anni '50, allorch� il presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower cerc� di rinvigorire l'immagine degli Usa per contrastare i progressi aerospaziali dell'Urss, che aveva lanciato il primo satellite artificiale, lo Sputnik. Cos� nel 1959 fu organizzata un'Esposizione nazionale americana a Mosca, facendo mostra di marchi come Kodak, General Electric, Pepsi e Disney, in modo da mostrare al popolo sovietico quanto fosse migliore la vita sotto il capitalismo. L'evento clou dell'Esposizione fu l'accesa discussione che si tenne il 24 luglio tra il vicepresidente americano, l'anticomunista convinto Richard Nixon, e il leader sovietico Nikita Krusciov sui meriti dei relativi sistemi industriali. Apparentemente per placare gli animi (e per realizzare un colpaccio promozionale), il manager della Pepsi Donald Kendall offr� al leader sovietico un bicchiere della sua bevanda. La bibita piacque cos� tanto a Krusciov che acconsent� a fare di Pepsi il primo prodotto occidentale venduto sul mercato sovietico. Per passare dalla teoria alla pratica i negoziati durarono pi� di un decennio: solo nel 1974 fu aperto, a Novorossijsk, il primo impianto sovietico di imbottigliamento della Pepsi. Una delle difficolt� nel concludere l'accordo era stato il fatto che il rublo, con cui si pagavano le bibite, non poteva essere convertito in dollari. Cos� si ricorse al baratto: Pepsi forniva all'Urss le bevande e le attrezzature per l'imbottigliamento in cambio dei diritti esclusivi di distribuzione negli Usa della vodka Stolichnaja. Dal 1978 gli impianti sovietici produssero 216 milioni di bottiglie l'anno e nel 1988 Pepsi fu la prima azienda occidentale a fare pubblicit� sulla tv sovietica, con una serie di campagne aventi per testimonial Michael Jackson. L'accordo inizi� a sgretolarsi quando nel 1979 l'Unione Sovietica invase l'Afghanistan e gli Stati Uniti imposero un boicottaggio della vodka Stolichnaja. Nel 1989, non sapendo pi� come pagare la Pepsi, i sovietici decisero di regolare i conti cedendo alla societ� Usa una collezione di 17 vecchi sommergibili, fregate, incrociatori e corazzate da vendere come rottami. L'accordo diede temporaneamente alla Pepsi il possesso della sesta marina pi� grande del mondo (che poi fu ceduta a un demolitore norvegese) e port� Donald Kendall a vantarsi scherzosamente con Brent Scowcraft, consigliere per la sicurezza nazionale di George W. Bush, di �disarmare l'Unione Sovietica pi� velocemente di lui�. Nel frattempo la Coca-Cola non era rimasta a guardare. Nel 1979 l'amministratore delegato Paul Austin sfrutt� la sua amicizia con l'allora presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter per ottenere udienza con i leader sovietici e negoziare l'esportazione della sua bevanda in Urss. I negoziati si arenarono quando il governo Usa boicott� i Giochi olimpici di Mosca del 1980, un evento sportivo che Coca-Cola sponsorizzava dal 1928. In compenso, all'inizio degli Anni '90 Coca-Cola riusc� a togliere dal mercato la nuova Crystal Pepsi, una Pepsi incolore come un tempo era stata la beszvetnaja creata per Zhukov. Lanciata come una bevanda salutista, Crystal Pepsi nel suo primo anno sul mercato aveva fruttato circa 474 milioni di dollari. Per rimediare, l'azienda di Atlanta ricorse a una missione suicida: avrebbe sacrificato un nuovo prodotto, appena lanciato e altrettanto trasparente, chiamato Tab Clear, pur di eliminare la Crystal Pepsi. L�arma segreta? Un'insinuazione: presentando Tab come un prodotto dietetico e �per donne�, Coca-Cola �sugger� ai consumatori che lo stesso valesse per l'altra bevanda trasparente. E poich� nei negozi le due marche erano in genere posizionate vicine, alla Coca-Cola speravano che i clienti le considerassero equivalenti e che i �veri uomini� le avrebbero snobbate entrambe. Come spiegher� Sergio Zyman, allora capo del marketing Coca-Cola, �nel giro di pochi mesi il marchio Tab Clear mor�. E cos� Crystal Pepsi�. Nel corso dei decenni Coca-Cola ha dovuto fronteggiare difficolt� anche in nazioni diverse dall'Urss. �Il problema � che per quanto non voglia essere coinvolta nella politica, la Coca-Cola � cos� strettamente associata agli Stati Uniti e al loro stile di vita che polarizza le simpatie delle persone. E a volte questa associazione ha effetti negativi�, ha spiegato Bruce Webster, ex consulente del marchio. Non � un caso se dal 1968 al 1991 l'azienda fu boicottata in Medio Oriente dalla Lega araba: vendeva i suoi prodotti in Israele. Eppure, documenti emersi di recente dimostrano che nel 1977, ossia due anni prima che l'Egitto riconoscesse Israele, l'azienda americana si impegn� a investire 10 milioni di dollari (39 milioni di dollari di oggi) in agricoltura e infrastrutture industriali in Egitto, in cambio della fine del boicottaggio. Dove aveva fallito la diplomazia, riuscirono gli affari. In Myanmar la bibita fu bandita dal 1962 fino al 2012 a seguito delle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti nei confronti della giunta militare che per 50 anni govern� quella che un tempo era stata la Birmania. In Cina, dove sbarc� per la prima volta nel 1927, fu vietata dal leader comunista Mao Zedong nel 1940, per riapparire soltanto nel 1979. In Vietnam torn� sugli scaffali nel 1994, dopo 19 anni di embargo legato alla guerra con gli Stati Uniti, durante la quale i soldati americani erano stati regolarmente riforniti di Coca-Cola �per avere un importante sostegno morale in tempo di guerra�. In Sudafrica nel 1986 Coca-Cola annunci� la chiusura dei suoi impianti, per protestare contro la politica dell'apartheid. In seguito sostenne Mandela (che tuttavia pare non apprezzasse la corporation) durante la sua presidenza e successivamente riavvi� la produzione nel Paese. Pepsi smantell� invece il suo stabilimento sudafricano, con gravi perdite e con un danno di immagine legato al fatto di avere pagato salari pi� bassi della media ai dipendenti di colore. Oggi ci sono soltanto due Paesi al mondo nei quali, per ragioni politiche, le due bibite rivali non possono essere acquistate: Cuba e Corea del Nord. Cuba, pur essendo stata una delle prime tre nazioni, insieme a Panama e al Canada, ad avere imbottigliato la Coca-Cola fuori dagli Stati Uniti (nel lontano 1906) bandisce la bevanda a stelle e strisce fin dal 1962. Del resto, gli Stati Uniti praticano un embargo commerciale, economico e finanziario contro la Repubblica di Cuba e quindi nessuna azienda americana, teoricamente, pu� vendere la sua merce sull'isola. L'embargo tuttora vigente nei confronti della Corea del Nord, invece, risale al 1950. Con queste due eccezioni, ormai tutto il mondo � soggetto alla �coca-colonizzazione�, come viene indicato l'influsso culturale del consumismo. Cos�, anche laddove lo stile di vita occidentale � ancora visto come un nemico, proprio come avvenne nell'Unione Sovietica di Zhukov queste due bibite gassate sanno comunque superare frontiere chiuse ermeticamente e trasmettere il loro messaggio (per alcuni di libert�, per altri di consumismo)... in bottiglia. Valori ed elezioni Nate a breve intervallo l'una dall'altra (Coca-Cola nel 1886 come �tonico per il cervello e i nervi�, Pepsi nel 1893 come rimedio in caso di indigestione), i due storici brand si sono presentati quali alfieri di valori opposti. Gi� nel 1947 Pepsi-Cola si profil� come un marchio progressista mostrando afroamericani nelle sue pubblicit�, in un'epoca in cui erano ancora chiamati �nigger� e non avevano quasi alcun diritto politico o civile. Coca-Cola introdusse invece modelli di colore nelle sue pubblicit� soltanto nel 1955, presentandosi come un marchio conservatore e paladino dei valori tradizionali. Durante la Seconda guerra mondiale il generale Dwight D. Eisenhower ordin� Coca-Cola per le truppe alleate in Nord Africa, ricevendo poi un forte sostegno alla sua candidatura presidenziale con i repubblicani. La Pepsi invece ebbe legami stretti con i democratici di Roosevelt: il figlio maggiore di Franklin Delano, James, ottenne un franchising Pepsi durante la Seconda guerra mondiale e port� il presidente dell'azienda, Walter Mack, alla Casa Bianca per festeggiare l'elezione del padre. Una svolta e un cambio di schieramento tra i due marchi si ebbero nel 1969, quando il repubblicano Richard Nixon fu eletto presidente Usa e scelse la Pepsi, gestita dall'amico Donald Kendall, come bibita ufficiale della Casa Bianca. Sotto la presidenza di Nixon Pepsi cerc� addirittura di interferire nella politica estera degli Stati Uniti, facendo forti pressioni nel 1973 per un intervento americano contro il governo cileno di Salvador Allende, che poi termin� con il colpo di Stato di Augusto Pinochet. Il motivo? Kendall era socio in affari di Agustin Edwards, potente banchiere cileno e acerrimo nemico del fronte socialcomunista Unidad Popular di Allende. Da quel momento Pepsi fu associata al Partito repubblicano e Coca-Cola al Partito democratico: un fatto ironico, considerando che la filosofia della seconda era sempre stata pi� vicina al campo conservatore. Le cose si sono invertite nuovamente alle presidenziali statunitensi del 2008: Pepsi ha appoggiato Barack Obama, del Partito democratico, mentre Coca-Cola ha sostenuto il candidato repubblicano, John McCain. Perch� la ricotta si chiama cos�? E dove nasce? (Tuscanyonthetable.com) - Un alimento estremamente versatile, perfetto da utilizzare per ogni portata, dall�antipasto al dolce! Ma qual � la sua storia? Scopriamolo insieme - Oggi utilizziamo la ricotta per preparare le pietanze pi� svariate! Con questo ingrediente possiamo realizzare un intero men�, dall�antipasto al dolce, proponendo piatti ricchi di carattere e dal gusto unico. Per questo la ricotta � diventato un alleato prezioso in cucina, ideale anche da sfruttare quando non si ha voglia di cucinare: qualche cucchiaio di ricotta e del buon pomodoro fresco sono perfetti sia da soli che per una pasta veloce! Ma cerchiamo di conoscerla meglio! Perch� si chiama ricotta? Partiamo subito dalla nostra domanda principale: l�origine del suo nome. La ricotta si chiama cos� per un motivo molto semplice: per realizzarla si utilizza il siero avanzato per produrre i formaggi, che viene cotto nuovamente per la produzione della ricotta, quindi viene �ri-cotto�! Quando nasce? La ricotta ha origini davvero lontane: se ne trova traccia gi� nella civilt� egizia, tra i Sumeri, i Greci e anche i Romani. Una delle testimonianze pi� importanti � senza dubbio quella contenuta nell�Odissea: la grotta di Polifemo, infatti, era il luogo predisposto alla realizzazione della ricotta. Quando Ulisse incontra il ciclope, Polifemo � appunto intento a realizzare questo latticino squisito. � un formaggio o un latticino? Sebbene in passato sia stata definita il formaggio dei poveri, i processi necessari alla sua realizzazione fanno s� che la ricotta non possa essere classificata come un formaggio ma bens� come un latticino. I formaggi diventano tali grazie alla coagulazione della caseina, nella ricotta, invece, ci� che si coagula e la rende tale sono le proteine del siero del latte, ossia le proteine di quel liquido che rimane quando si produce il formaggio. Come la si produce? Come abbiamo visto, la ricotta � un latticino dalla storia centenaria ed � per questo che, con il passare del tempo, le tecniche di realizzazione si sono pian piano evolute. In origine la ricotta si realizzava solo scaldando il siero avanzato dalla produzione del formaggio e si attendeva che la ricotta salisse in superficie. Oggi, invece, sono entrati in campo dei metodi che sfruttano la reazione di saturazione salina o alcune soluzioni acide che consentono di realizzare un prodotto pi� consistente e di qualit� superiore. In Sicilia, dove viene ancora spesso utilizzato il metodo di produzione tradizionale, la ricotta � ancora pi� ri-cotta! Dopo aver realizzato della ricotta a base di siero proveniente da latte crudo e senza fermenti, il liquido che avanza (denominato scotta) viene messo da parte. Lo si lascia riposare tutta la notte per farlo inacidire e il giorno dopo si aggiunge al nuovo siero riscaldato. Quali sono le sue propriet�? Oltre ad essere perfetta per ogni tipo di utilizzo culinario, la ricotta � anche un alleato importante in caso di diete. Non essendo un formaggio, infatti, la ricotta � ricca di proteine, ha un alto valore nutrizionale ma anche un basso apporto calorico. Uno dei principali carboidrati presenti nella ricotta � il lattosio e la sua presenza implica anche che non si tratta di un alimento adatto agli intolleranti. Un angolo di Liguria internazionale (di Fabio Sebastiano Tana, �Meridiani� n. 267/22) - Tra Ottocento e Novecento, imprenditori, scienziati e artisti hanno eletto questa magica zona del Belpaese a propria dimora - Difficile dire quanto Thomas Hanbury, Alfred Nobel e Charles Adrien Wettach, in arte Grock, avessero in comune. Certamente su tutti e tre la Riviera di Ponente esercit� una fortissima attrazione, tanto da indurli a scegliere di trascorrervi gli ultimi anni di vita e di morirvi. Inoltre in tutti, giunti a un momento decisivo per la loro esistenza, divenne dirompente il sogno del locus amoenus, nel senso di un proprio esclusivo spazio del corpo e della mente, che nel contempo fosse riposante, elegante e stimolante per lo studio e le arti. Per il resto erano diversi la nazionalit� e il bagaglio culturale, diverse le professioni che li avevano resi ricchi e perfino ricchissimi, diverse le motivazioni che li hanno portati a fare di queste terre il loro buen retiro, soprattutto diversi sono le ville e i giardini che hanno plasmato a loro immagine e somiglianza. Lo avessero previsto e voluto o meno, hanno lasciato una traccia indelebile, diventando artefici e simbolo di un arricchimento estetico e culturale della regione. Il primo dei tre a mettere piede in Liguria � Hanbury, che nel 1867 compra una grande propriet� al confine con la Francia. Occupa tutto il capo della Mortola e comprende anche un malridotto palazzo seicentesco. Malridotto ma in posizione incantevole: il rigoglio della natura come nelle migliori magioni nobiliari del natio Surrey, con in pi� l'azzurro intenso del mare e la dolcezza del clima che in Inghilterra neppure la regina Vittoria pu� avere. Prova ne � che nel marzo 1882 la sovrana va a goderseli visitando due volte la propriet� e passeggiando tra i viali del grande parco che va prendendo forma intorno alla villa. Hanbury spende molto alla Mortola, ma pu� permetterselo. Ha fatto fortuna in Cina diventando uno degli uomini pi� ricchi di Shanghai. � anche botanico dilettante, a differenza del fratello che all'agronomia si � interamente dedicato, ed � proprio l'idea di creare un orto botanico con criteri scientifici a convincerlo a scegliere la Mortola. Nei primi tempi, mentre si lavora il terreno e viene ristrutturata la casa che era appartenuta agli Orengo di Roccasterone, fa ancora il pendolare tra la Liguria e la Cina. Nel 1871 abbandona gli affari per votarsi alla sua passione, che diventa un nuovo lavoro. Oltre al fratello Daniel, mandato anche a fare il giro dei vivai di mezza Europa, si avvale dell'aiuto dell'architetto tedesco del paesaggio Ludwig Winter. Insieme a loro piega un selvaggio promontorio alle proprie esigenze, combatte contro l'erosione, appronta i sistemi di irrigazione, studia la mutevole composizione dei terreni, scava pozzi, rafforza i terrazzamenti. Ne scaturisce un giardino con migliaia di specie di piante suddiviso in due parti. Una, fatta di vegetazione mediterranea, � lasciata libera di svilupparsi secondo i capricci della natura. L'altra - comprendente le aiuole all'italiana, gli agrumeti, il frutteto esotico, l'antico roseto e altro ancora - � invece curata nei particolari, compresi scorci panoramici e inserti architettonici in cui confluiscono elementi romantici e orientaleggianti. Questi sono curiosamente poco cinesi - con l'eccezione dell'ideogramma sul portale di ingresso, regalo dell'ambasciatore cinese giunto in visita nel 1879 - e semmai giapponesi, come la campana buddhista e il drago in bronzo che beve dal fior di loto della fontana posta nella zona coltivata a papiri. Nove ettari per ciascuna delle due parti, su un totale di 45 ettari che giungono fino al mare e inglobano anche una strada romana, la Iulia Augusta. Quanto alla villa, viene ristrutturata in profondit�, ma solo quanto serve a renderla confortevolmente abitabile. Gli architetti sono inglesi, a riprova di una molto britannica sfiducia nei confronti dei tecnici locali: a Pio Soli, attivo a Sanremo, viene affidata solo la realizzazione del tempietto moresco dove il fondatore, morto nel 1907, ha voluto essere sepolto insieme alla moglie. La costruzione seicentesca viene ampliata sia verso il mare, con una loggia ornata da marmi e colonne tortili, sia nella torre, soprelevata per renderla pi� panoramica, sia con due ali laterali per le cucine, un'ampia terrazza e sale da svago e da studio. Gli interni riflettono un certo gusto per l'autocelebrazione, tangibile negli affreschi e nei mosaici che raffigurano grandi del passato, da Marco Polo a Carlo V, ma forse sir Thomas non aveva tutti i torti a giudicare ciclopica la sua impresa. Dopo di lui sono mancati il coraggio, la passione e lentamente anche i soldi: cos� nel 1960, dopo un inarrestabile degrado, la famiglia Hanbury ha ceduto villa e giardini allo Stato italiano, che a sua volta ha avuto bisogno di molto tempo e molta burocrazia prima di ridare al luogo l'antico splendore e aprirlo al pubblico. Mentre Thomas Hanbury � ancora in piena attivit� nella sua tenuta, Alfred Nobel decide di seguirne l'esempio. Poco gli interessa la botanica, ma tanto la mitezza del clima della Riviera perch� il suo stato di salute non � dei migliori. � il 1891, l'inventore della dinamite decide di trasferirsi a Sanremo e acquista una villa con vasto giardino costruita 20 anni prima. Si tratta di un edificio dallo stile eclettico, a due piani nella parte verso monte e tre in quella verso il mare, con decorazioni neorinascimentali e tocchi di esotismo come il rivestimento a pietruzze colorate di una delle torrette angolari. Ma Nobel la vuole pi� grande perch� ha bisogno di spazi per i suoi laboratori: costruisce anche, per i test di balistica che si propone di fare, un pontile in legno (demolito dopo la sua morte) dove la propriet� tocca il mare. Affida la ristrutturazione a Pio Soli, l'ideatore del tempietto-mausoleo dei giardini Hanbury, a cui chiede di aggiungere un piano grazie a una soprelevazione con tetto di ardesia e una mansarda forse pi� scandinava che mediterranea. Fa eliminare il tetto a pagoda delle torrette, giudicato troppo esotico, anche se poi lo scienziato mostra di non disdegnare combinazioni orientaleggianti, come nel salotto cinese. Rimodella le sale di rappresentanza al piano terra, tra cui la principale - ora usata per le conferenze - � decorata con affreschi di stile pompeiano. Soprattutto fa del seminterrato un laboratorio nel quale studia numerosi brevetti: oggi � un museo, all'apertura del quale ha collaborato anche il Museo della scienza di Stoccolma. Molta cura � dedicata al giardino, abbellito da aiuole e vialetti in ghiaia, fiori, fontane grandi e piccole, zampilli, statue e colonne; e poi il boschetto di bamb�, le zone dedicate alle piante cactacee, l'alto cipresso di origine californiana vicino al quale � sistemato un cannone: � un gentile omaggio fatto alla villa dalla Bofors, una delle maggiori industrie di armamenti del mondo che Nobel aveva acquistato nel 1894. Dopo la morte di Nobel, nel 1896, la residenza cambia vari proprietari finch� nel 1968 viene venduta all'Azienda autonoma di soggiorno di Sanremo e pochi anni dopo da questa alla Provincia di Imperia, che effettua diversi interventi di restauro. L'ultimo � del 2019, quando la gestione � affidata alla Prime Quality, specializzata nell'organizzazione di eventi. Spicca la Nobel Week, con conferenze su temi scientifici e letterari in contemporanea con la cerimonia di consegna dei Premi Nobel a Stoccolma e Oslo. Giusta liaison, quella tra Sanremo e le due capitali scandinave, visto che proprio nello studio al primo piano della villa di corso Cavallotti lo scienziato redasse il celebre testamento da cui ha preso avvio il pi� prestigioso riconoscimento del mondo. Villa Grock, sulle colline di Oneglia, viene ultima in ordine di tempo, in pieno Novecento, ma soprattutto viene costruita ex novo. Nasce per rappresentare una visione del mondo e della vita originale, quella del circo visto attraverso gli occhi e la sensibilit� del clown. Dunque non si vuole plasmare la realt� secondo criteri logici, scientifici, ma irriderla, capovolgerla. In aggiunta, ci si vuole inchinare a un particolare aspetto di quella realt�, il meno razionale. Perch�, se il mercante inglese � venuto in Riviera per creare un lussureggiante orto botanico e lo scienziato svedese per respirare aria buona, il pagliaccio svizzero � venuto per amore. Lui, nomade come tutti i circensi, contraddice le sue naturali inclinazioni al movimento per creare un punto fermo, dove trascorrere i giorni - tra una tourn�e e l'altra - con l'amata Ines, che � quasi di queste parti. Ma non le contraddice fino in fondo: lecito supporre che anche nei momenti di quiete pensi di avere di fronte un pubblico da soddisfare e che la villa, aperta per la prima volta al pubblico nel 2010, il giardino e quelle stanze strane trasformate ora in museo siano in realt� uno spettacolo confusionario e confuso - come qualcuno lo ha definito - ma perfettamente coerente con l'uomo che l'ha inventato. Adrien Wettach � un artista geniale, ammirato tra gli anni 20 e 30 quasi quanto Charlie Chaplin e capace di farsi apprezzare da tutti, compresi Churchill e Hitler. Quando nel 1927 acquista il terreno a Imperia � ricco e famoso. Pu� dunque permettersi uno sfarzo che � pi� kitsch che chic, ma che crea un ambiente unico. Gi� il colpo d'occhio del parco, specialmente intorno al laghetto dove convivono colonne romane e ponticelli giapponesi, suggerisce scenografie fiabesche. Nella villa parlare di stile Liberty � azzardato. Quello che pi� si nota � l'effige in pietra di Grock sulla facciata, smorfia e trucco da clown, come uno stemma. E poi decori, colonne, balaustre, vetrate multicolori, affreschi in cui si possono leggere richiami al circo ma anche all'esoterismo massonico. Come se dietro l'ironia e lo sberleffo si nascondesse qualcos'altro, meno ingenuo, meno decifrabile. Meglio accontentarsi della superficie allora, ammirare l'abito di scena appeso alla parete, il violino che Grock suonava facendo acrobazie su una sedia sfondata, e le sale che compongono il museo aperto nel 2013: quella delle illusioni, degli specchi, della scatola magica, delle meraviglie, delle emozioni... �Alone Again (Naturally)�: storia di una canzone dimenticata (Rockol.it) (Dal libro di Mauro Ronconi �Canzoni per un mondo senza Beatles�) - Una delle pi� �amabili� elegie alla tristezza mai concepite. L�autocommiserazione raccontata su musica allegra e melodia gentile - � davvero difficile spiegare la popolarit� di questa atipica canzone, uno dei pi� grandi successi di tutti gli anni Settanta, dove gli argomenti trattati sono il suicidio, la solitudine, la morte. Irlandese di Watford, Gilbert O�Sullivan era cresciuto musicalmente a Londra e aveva suonato per un po� di tempo la batteria nei Rick�s Blues, una band guidata dal futuro leader dei Supertramp Rick Davies, e proprio a lui il nostro attribuisce il merito di avergli insegnato sia la batteria sia il pianoforte. Il suo vero nome � Raymond Edward O�Sullivan (il nome d�arte � preso in prestito dal duo di compositori di operetta dell�Ottocento Gilbert & Sullivan) e deve la sua fortuna all�incontro con Gordon Mills, boss dell�etichetta discografica Mam, manager e produttore di due personaggi come Engelbert Humperdinck e Tom Jones (curioso che anche questi due nomi siano presi a prestito da opere letterarie e da compositori inglesi). Dopo ripetute bocciature nelle varie label londinesi, Mills crede in questo ragazzo e vince la scommessa. Nel 1970 la sua �Nothing Rhymed� entra nelle classifiche di mezzo mondo, Giappone compreso, e la casa discografica gli cuce addosso un personaggio abbastanza buffo vestito come un operaio irlandese degli anni Trenta, con una scoppoletta in testa, pantaloni larghi a mezz�asta e stivaletti scalcagnati. �Nothing Rhymed� era un�altra bellissima e briosa canzoncina dove O�Sullivan cantava che la vita � piena di contraddizioni e ingiustizie e �Niente ha senso�. Questo singolare modo di nascondere la tristezza dietro il sorriso � stata una caratteristica di Gilbert, che due anni prima scrisse �I Wish I Could Cry� ispirandosi all�assassinio di Robert Kennedy e anche l� c�era il desiderio di �voler piangere e voler morire�. Il talento c�� e si vedr� meglio con �Alone Again (Naturally)�, miniatura pop indimenticabile scritta e prodotta in solitario. Qui il narratore racconta che mentre si celebrava il matrimonio lei l�ha lasciato sull�altare e premedita il suicidio buttandosi gi� da una torre. Poi canta del dolore di sua madre per la morte di suo padre e del suo dolore per la morte della madre. Ovviamente, vittima di tutte queste disgrazie, s�interroga sull�esistenza di Dio: �Se esiste davvero, perch� mi ha abbandonato?�. Il risultato � restare naturalmente, inevitabilmente solo� di nuovo. Come sempre ribadito dall�autore, non c�era niente di autobiografico. Sua madre era ancora in vita quando usc� la canzone, il padre era morto quando aveva 11 anni e nemmeno lo conosceva bene, tantomeno era mai stato mollato in chiesa dalla sposa. �Alone Again� � stata scritta unendo due canzoni. �Avevo 22 anni e lavoravo come impiegato postale a Londra, quindi potevo comporre solo la sera. Soltanto quando fui ingaggiato da Gordon Mills, lasciai il lavoro e mi trasferii in un bungalow di sua propriet� dove potevo scrivere a tempo pieno�. Lo scenario assurdamente deprimente contrasta con la scanzonata ambientazione musicale. Un capolavoro di arte leggera e sensibilit� melodica, garbatamente sostenuto dal pianoforte e archi travolgenti. Il magistrale lavoro di chitarre acustiche fu eseguito da James Tomkins, meglio conosciuto come �Big Jim� Sullivan, leggenda delle sei corde britanniche e session man tra i pi� apprezzati, che per l�assolo che riprende la melodia us� una chitarra classica con corde di nylon, per ottenere un suono particolarissimo. Bello quando dice: �Mi sembra che ci siano pi� cuori spezzati nel mondo che non possono essere riparati�. Nel corso degli anni O�Sullivan intraprese una serie di battaglie legali nel tentativo di proteggere la canzone dalla commercializzazione e dal campionamento perch� per tante persone aveva un significato speciale. Centinaia di artisti l�hanno interpretata, tra cui Sarah Vaughan, Shirley Bassey, Johnny Mathis, Esther Phillips e Neil Diamond. Fantastica la versione di Nina Simone, che la trasform� in una straziante riflessione sulla morte del padre.