Maggio 2023 n. 5 Anno LIII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice La Crimea contesa da sempre I videogame: una passione che dura nel tempo Strage in famiglia Prosciutto: crudo o cotto, quale fa meno male? La Vecchia Milano che parla milanese: osterie storiche e posti di tendenza Diodato: chiedetemi perch� sono felicissimo Spazio annunci La Crimea contesa da sempre (di Gabriele Esposito, �Focus Storia� n. 198/23) - Nell�antichit� la penisola fu una colonia greca, ma vi si alternarono molti altri popoli. Romani inclusi - La Penisola di Crimea, geograficamente parte dell'Ucraina, ha un passato caratterizzato da molte dominazioni straniere. Ma se la sua tormentata storia moderna � pi� nota, le vicende dell'antichit� lo sono assai meno. Eppure, collocata a sud delle grandi pianure ucraine, sulla costa settentrionale del Mar Nero, ha avuto un ruolo cruciale negli equilibri geopolitici dell'Europa Orientale fin da tempi remoti, quando i Greci antichi la chiamavano Tauride. Il primo popolo ad abitarla fu quello dei Tauri, che si stabilirono in Crimea all'inizio dell'Et� del Ferro. Quanto sappiamo di loro ci � stato tramandato dallo storico greco Erodoto, che nelle sue Storie ne ha descritto le usanze. Di sicuro si trattava di gente piuttosto primitiva, per gli standard dei Greci del V secolo a.C., dal momento che ancora praticavano sacrifici umani e adoravano una dea vergine. Erodoto li descrive come un popolo bellicoso, che viveva di saccheggi e che era solito uccidere chiunque si trovasse a capitare sulle loro coste, magari a causa di un naufragio. Dopo il periodo di declino noto come Medioevo ellenico - iniziato con il collasso della civilt� micenea (XII secolo a.C.) - dall'VIII-VII secolo a.C. i Greci cominciarono a esplorare ogni angolo del Mediterraneo in cerca di terre sulle quali fondare le loro colonie. La popolazione greca viveva una crescita esponenziale, con seri problemi di sovrappopolamento. L'unico modo per evitare fame e carestia era emigrare, per stabilire nuove colonie. Con il passare del tempo, in Asia Minore (Turchia) e Italia, in Nord Africa e in Spagna, sorsero citt� greche che fiorirono grazie al commercio e alle abilit� nautiche dei loro abitanti. Navigando ed esplorando, i Greci arrivarono anche in Crimea. Come spiega Neil Kent, storico dell'Universit� di Cambridge e autore di una monografia sulla storia millenaria della Crimea, �in breve tempo diverse colonie furono stabilite lungo la costa dell'attuale Bulgaria ma anche pi� a nord, nella Penisola di Crimea�. Qui i Greci entrarono in contatto, appunto, con i Tauri, che inizialmente ebbero un atteggiamento piuttosto ostile nei confronti dei nuovi venuti. Progressivamente, per�, i due popoli capirono che collaborando nei commerci avrebbero potuto ottenere grandi guadagni. I Greci erano molto interessati ai prodotti che provenivano dalle grandi pianure ucraine: grano soprattutto, ma anche bestiame e schiavi. Nell'antichit�, come oggi, l'Ucraina era gi� il granaio dell'Europa Orientale grazie alle sue immense e fertilissime pianure. Il territorio era ricco di miniere (specialmente metallifere) ed era attraversato da un'importante rotta del commercio degli schiavi. Questi ultimi erano il motore del sistema produttivo greco, che per essere alimentato aveva costantemente bisogno di braccia. E a rifornire di merce umana i Greci era una popolazione nomade proveniente dalle steppe euroasiatiche: gli Sciti. Gli Sciti furono uno dei pi� grandi popoli guerrieri dell'antichit� e dominavano territori che comprendevano anche una buona porzione della Russia meridionale e le pianure ucraine. Furono tra i primi ad addomesticare il cavallo per usi bellici e trascorrevano gran parte della loro esistenza in sella. Disponevano della migliore cavalleria, armata con temibili archi compositi che erano in grado di abbattere qualsiasi nemico. Gli Sciti amavano i prodotti di lusso esportati dai Greci, come il vino o il vasellame di pregio. Per questo erano molto interessati a scambiare schiavi - che catturavano in gran numero durante le loro razzie - o materie prime con i prodotti esportati dai mercanti ellenici. In questo andirivieni di merci i Tauri si arricchirono, facendo da intermediari tra Sciti e Greci. Con il passare del tempo la presenza greca in Crimea si fece sempre pi� consistente, dal momento che numerose nuove colonie vennero fondate in quel lembo isolato del Mar Nero, considerato dalla maggior parte dei Greci come l'estremo confine orientale del mondo conosciuto. Barry Cunliffe, uno dei maggiori esperti di storia antica dell'Ucraina, spiega come in sostanza la Crimea divenne un avamposto della civilt� greca, importante base logistica sulla porta d'ingresso delle immense steppe euroasiatiche, tale da mettere in comunicazione civilt� molto diverse, che in passato non avevano mai avuto legami diretti. Intorno al 480 a.C. le varie colonie greche in Crimea furono unificate in una singola entit� statale, che in seguito divenne nota come Regno del Bosforo Cimmerio (lo �Stretto dei Cimmeri�, dal nome di un altro popolo nomade delle steppe del Caspio, oggi lo Stretto di Kerch). Il nuovo regno accrebbe la propria importanza in maniera graduale, specialmente a partire dal 438 a.C., quando cominci� a essere retto dalla dinastia degli Spartocidi. �Fin dalla sua fondazione�, sottolinea Neil Kent, �il nuovo Stato ebbe una natura etnica molto composita, dal momento che la sua popolazione non comprendeva solo i Greci che vivevano nei centri urbani maggiori, ma anche i Tauri e gli Sciti che abitavano nelle aree interne. Questi ultimi, con il passare del tempo, si fusero fino a formare un nuovo popolo noto come Taurosciti, che rimase sempre ben distinto dalle comunit� greche�. I sovrani che si succedettero sul trono del Regno del Bosforo Cimmerio furono tra i pi� ricchi del mondo ellenico, dal momento che arrivarono a controllare in maniera diretta i flussi commerciali che attraversavano la parte settentrionale del Mar Nero. Essi si dotarono di una flotta molto efficiente e misero da parte somme di denaro molto in comune con i primi: erano un popolo nomade di abilissimi guerrieri, provenivano dalla Russia Meridionale, combattevano a cavallo con l'arco composito. Insomma, come e pi� degli Sciti, erano da temere. In breve tempo i Sarmati diventarono i nuovi padroni delle pianure ucraine, soppiantando gli Sciti. Sappiamo poco della guerra che port� alla scomparsa degli Sciti, ma di sicuro fu caratterizzata da sanguinose battaglie di cavalleria sufficienti a reclutare intere armate di mercenari sciti. Nel 310 a.C. il regno fu sconvolto da una sanguinosa guerra civile, che vide due contendenti lottare per il potere assoluto. Nel conflitto ci fu un ampio coinvolgimento dei soliti Sciti, che combatterono come mercenari o alleati per entrambi i rivali, ma anche la prima apparizione di nuovi soggetti: i Sarmati. I secondi avevano combattuto nella steppa. Alla fine di questa grossa �sostituzione etnica�, il Regno del Bosforo si trov� a essere circondato da una nuova popolazione nomade che era molto pi� bellicosa rispetto a quelle con cui aveva avuto a che fare fino a quel momento. I Greci di Crimea si trovarono presto sotto pressione, dal momento che i Sarmati cominciarono ad attaccare sempre pi� di frequente i loro territori. Temendo che il regno potesse essere completamente invaso dai nomadi della steppa, i sovrani del Bosforo Cimmerio si rivolsero a una nuova potenza emergente per avere protezione militare: il Regno del Ponto, guidato da Mitridate VI. Il Ponto, situato lungo la costa meridionale del Mar Nero (che gli antichi chiamavano Ponto Eusino, cio� �mare ospitale�), quindi di fronte alla Crimea, era uno dei tanti regni ellenistici che erano sorti in Asia dopo le conquiste di Alessandro Magno. Divenne sempre pi� potente sotto la guida del geniale Mitridate VI, che ambiva a creare un impero in grado di dominare tutto il Mar Nero. La richiesta di aiuto ricevuta dai Greci di Crimea fu quindi accolta molto positivamente dal condottiero, che nel 107 a.C. mand� un esercito a occupare il Regno del Bosforo Cimmerio. Le truppe del Ponto sconfissero temporaneamente i Sarmati e pacificarono la Crimea, annettendola ai domini di Mitridate. L'ascesa politico-militare di quest'ultimo, in ogni caso, ebbe vita breve: il sovrano orientale si scontr� ben presto con i Romani, che si stavano espandendo in quella che oggi chiamiamo Turchia. Mitridate VI combatt� ben tre guerre contro Roma, ottenendo grandi vittorie e diventando il peggior nemico dell'Urbe dai tempi di Annibale. Alla fine, per�, fu sconfitto nel 66 a.C. e costretto a rifugiarsi proprio in Crimea, per evitare di essere catturato. Da l� l'ambizioso sovrano avrebbe voluto organizzare la sua rivincita contro Roma, ma nel 63 a.C. il figlio Farnace gli si rivolt� contro, costringendolo al suicidio. I Romani, dopo la morte di Mitridate, annessero il Ponto ai loro possedimenti; il Bosforo Cimmerio, invece, lo lasciarono a Farnace, che accett� di governare la Crimea come vassallo di Roma. I Romani non trasformarono mai il Regno del Bosforo Cimmerio in una delle loro province, poich� sapevano bene che non sarebbero mai stati in grado di difenderlo direttamente dalle frequenti incursioni dei Sarmati. �Essi preferirono esercitare una sorta di protettorato sulla Crimea, tale da permettere loro di assumere il pieno controllo sulle importanti rotte navali che attraversavano il Mar Nero�, precisa Neil Kent. Dopo l'Egitto e la Sicilia, l'attuale Ucraina era tra i principali fornitori di grano per l'Impero romano. Dal Bosforo Cimmerio, inoltre, giungevano nei territori romani schiavi che avrebbero lavorato in ogni angolo del Mediterraneo. Come �protettori ufficiali� della Crimea, i Romani intervennero spesso nella vita politica del regno, per mettere sul trono i candidati a loro pi� favorevoli o per porre fine a disordini interni. In diverse citt� costiere della penisola c'erano piccole guarnigioni romane, incaricate di sorvegliare i porti e di controllare l'operato dei potentati locali. A partire dall'epoca di Augusto (I secolo) il Bosforo Cimmerio - e con esso la Crimea - entr� in una fase storica caratterizzata da maggiore stabilit� interna ed esterna e dallo status di regno cliente di Roma. I sovrani successivi rimasero fedeli all'impero per oltre tre secoli e le incursioni dei Sarmati diminuirono moltissimo nella loro frequenza. Diversi re ebbero il privilegio di ricevere la cittadinanza romana e di visitare la capitale dell'impero, rinsaldando in questo modo il loro legame clientelare con Roma. Soltanto Nerone tent� un'annessione diretta del Bosforo Cimmerio all'impero, cosa che effettivamente avvenne nel 63 d.C.. Gi� pochi anni dopo, per�, in seguito alla morte dell'imperatore (nel 68) torn� a essere un fedele regno vassallo. Intorno al 250 d.C. le grandi pianure ucraine furono invase da nuove genti. I Sarmati iniziarono a essere sostituiti da una serie di nuove stirpi germaniche provenienti da nordest. Queste, sotto la poderosa spinta esercitata dagli Unni provenienti dall'Asia Centrale, migrarono progressivamente verso occidente e cominciarono a stabilirsi lungo i grandi fiumi dell'Ucraina. La pi� importante e numerosa di queste popolazioni germaniche era quella dei Goti, che ben presto divenne famosa per il valore in battaglia dei propri guerrieri. Tra il IV e il V secolo i Goti occuparono gran parte dell'Ucraina, spazzando via i Sarmati e giungendo ai confini del Regno del Bosforo Cimmerio. Quelle terre avevano prosperato per secoli sotto la protezione di Roma, riuscendo persino ad assimilare i Sarmati all'interno del proprio tessuto sociale. Ma ci� non fu possibile con i Goti, portatori di una civilt� completamente diversa rispetto a quella dei nomadi della steppa. Le fonti antiche non ci dicono quando il Regno del Bosforo Cimmerio venne distrutto dai Goti, ma � probabile che ci� sia accaduto intorno al 350. Di sicuro - come ricostruisce Kent - una forma di Stato autonomo continu� a esistere in Crimea fino al 410, anche se a regnare su quanto restava del Bosforo Cimmerio fu forse una nuova dinastia di sovrani germanici. Quando le steppe ucraine furono invase dagli Unni, i Goti dovettero accettare di diventare vassalli di Attila; presero parte all'invasione dell'Impero romano d'Occidente, che si concluse con la sconfitta del Flagello di Dio. I Goti continuarono a controllare la Crimea fino alla fine del V secolo d.C., quando emerse una nuova dinastia locale di cultura greco-romana. Essa non riport� il Bosforo Cimmerio ai fasti del passato, ma si affid� alla protezione militare dell'Impero romano d'Oriente, rimasto in piedi dopo le invasioni barbariche, a differenza dell'Impero d'Occidente. L'imperatore Giustiniano, nel 527, invi� una spedizione militare in Crimea per annetterla. Poco pi� di un secolo dopo, per�, i territori del vecchio Regno del Bosforo Cimmerio furono conquistati dai guerrieri proto-Bulgari, di origine turca. Si spezz� cos� ogni legame diretto tra la Crimea e la cultura greco-romana, dopo una storia comune durata oltre dieci secoli. Ucraina: un crocevia di popoli Tra antichit� e Alto Medioevo le pianure dell'Ucraina furono abitate da molte popolazioni diverse, che per la maggior parte non vi si stabilirono mai in maniera permanente. La regione, quasi priva di ostacoli naturali, divenne un corridoio per le migrazioni che vedevano i popoli nomadi dell'Asia Centrale spostarsi verso occidente con l'obiettivo di entrare in Europa. Dopo i Goti e gli Unni, nell'attuale Ucraina arrivarono gli Slavi, principalmente dediti all'agricoltura ed essenzialmente pacifici. Alcune trib� slave trovarono una prima forma di unit� grazie ai Bulgari, di origine turca e abili guerrieri, che nel VI secolo fonderanno un impero nei Balcani. Nelle pianure ucraine prima si riversarono i Khazari, poi gli Alani. Questi popoli esercitarono il loro predominio sugli Slavi, che nel frattempo si erano stabiliti permanentemente in Ucraina. Come i loro predecessori nomadi, anche Khazari e Alani furono ben presto cacciati dal territorio ucraino, quando dal nord arrivarono ulteriori ondate migratorie. I nuovi venuti erano i Vichinghi orientali, detti Vareghi o Variaghi, che nell'anno 882 fondarono la citt� di Kiev. Navigando lungo i grandi fiumi dell'attuale Ucraina, i Variaghi ottennero il pieno controllo su territori immensi e ricchissimi. Inoltre, si fusero progressivamente con gli Slavi della regione, convertendosi con loro al cristianesimo. Cos� nacque il potente Stato medievale chiamato Rus'di Kiev, progenitore comune delle moderne Ucraina e Russia. Con la Russia, una relazione tormentata Nell'anno 882, sul territorio dell'attuale Ucraina nacque il potente Stato della Rus'di Kiev. Dal disfacimento di questa grande nazione, in cui convivevano pacificamente Variaghi, Slavi e popolazioni nomadi delle steppe, sorsero diversi principati slavi che continuarono a esistere per gran parte del Medioevo, pur subendo le scorrerie dei Mongoli. Nel XVI secolo i destini di Ucraina e Russia si separarono: la prima fu in gran parte inglobata nella Confederazione polacco-lituana, mentre nella seconda, con Ivan il Terribile prevalse il Principato di Mosca, che si espanse a scapito delle altre citt�. Mentre la Crimea fu conquistata dall'Impero ottomano, che controllava gran parte del Mar Nero, nel 1648 gli ucraini insorsero contro la Confederazione polacco-lituana, ottenendo l'indipendenza. Fu cos� che organizzarono nell'Ucraina Orientale, dove si erano stabiliti i cosacchi zaporoghi, l'Etmanato cosacco. Gi� nel 1654 i Cosacchi furono costretti ad accettare il protettorato della Russia, ma nel corso della Grande guerra del Nord (1700-1721) si ribellarono contro lo zar Pietro il Grande: furono sconfitti e l'Etmanato perse la propria indipendenza, favorendo l'espansione russa nelle fertili pianure meridionali. Il territorio ucraino fu poi annesso all'Impero russo nel 1764, sotto Caterina la Grande, e la Crimea venne strappata dalla Russia agli Ottomani nel 1774. L�Ucraina continu� a far parte della Russia zarista fino al 1917, quando conquist� brevemente l'indipendenza - ma divisa in due entit� statali - in seguito alla Rivoluzione d'ottobre. Dal 1921 al 1991 l'Ucraina ha fatto parte dell'Unione Sovietica, ottenendo nel 1954 che la Crimea diventasse parte del territorio della Repubblica sovietica ucraina. Nel 1991, con la dissoluzione dell'Urss, � diventata uno Stato sovrano. I videogame: una passione che dura nel tempo (di Marco Consoli, �Focus� n. 362/22) - Da quelli classici del passato, che oggi ci fanno quasi sorridere, alle tecnologie pi� avanzate. Attirano oggi 3 miliardi di fan e per alcuni giocatori sono diventati un lavoro - Lo scorso 19 settembre, l'uscita di Return to Monkey Island ha riportato i fan dei videogame con la memoria al 1990, quando debuttava The Secret of Monkey Island, avventura grafica basata sulle peripezie di Guybrush Threepwood, aspirante pirata un po' goffo, la cui storia ha ispirato il film Pirati dei Caraibi. Se il protagonista di oggi e di allora � il medesimo, cos� come l'interfaccia �punta e clicca�, che richiede di usare il mouse per fargli compiere azioni nell'ambiente circostante, i videogame in generale in trent'anni sono cambiati moltissimo, sotto la spinta della rivoluzione tecnologica che costituisce la leva del loro sviluppo. Le uscite recenti di titoli che rievocano serie popolari da 20 o 30 anni, potrebbero far pensare il contrario. In realt�, anche se personaggi e saghe si ripetono da decadi, a cambiare radicalmente � stata anzitutto la grafica: all'epoca del primo Monkey Island i videogiochi sfruttavano al massimo 256 colori e una risoluzione di 640 per 480 pixel, oggi i colori sono diventati milioni e i pixel possono raggiungere anche la risoluzione di 4K (3840 per 2160): � chiaro che con un numero cos� vasto di punti per realizzare immagini, ambientazioni e protagonisti dei giochi sono molto pi� definiti e fotorealistici. Gran parte del merito � dovuto al progresso delle console per giocare. Oggi come 30 anni fa, quando impazzava la Super NES, il mercato � dominato dalla giapponese Nintendo, con la sua ibrida Switch, che permette di giocare sul display portatile o collegandosi a una tv, e di cui sono stati venduti 113 milioni di pezzi. Ma a rivoluzionare il mercato, portando i videogiochi nei salotti di tutto il mondo, � stata nel 1993 Sony con la PlayStation, diventata in breve sinonimo di console. Nel giro di tre decenni siamo arrivati alla nona generazione di macchine da gioco (la prima � considerata quella di modelli come Magnavox Odissey, usciti tra gli anni '70 e '80): l'odierna PlayStation 5 rispetto alla sua progenitrice offre non soltanto maggiore potenza di calcolo e migliori grafica e sonoro, ma fa ormai affidamento, come la rivale Xbox Serie X di Microsoft, soprattutto sulla distribuzione digitale di videogiochi scaricati dalla rete. Per affermarsi, questo sistema ha avuto bisogno dello sviluppo della banda larga, e ha sostituito cos� il Cd-Rom o il successivo Blu-ray, considerati rivoluzionari all'epoca in cui furono introdotti. Un avanzamento progressivo che ha fatto s� che un gioco passasse dall'occupare 4 floppy disk da 3 pollici e mezzo, per un totale di meno di 6 MB di memoria, agli anche 250 GB odierni, per contenere i quali ci vorrebbero oltre 173-mila floppy disk! L'evoluzione nel tempo del medium videoludico, a differenza di altri come il cinema o la letteratura, � legato a doppio filo con il relativo sviluppo tecnologico. Un esempio � quello dei �motori di gioco�, ovvero i software che permettono a pc e console di tradurre i programmi in sequenze interattive. Il pi� avanzato, uscito ad aprile scorso, � Unreal Engine 5, che permette di importare fotografie per creare mondi virtuali, ed � stato usato per realizzare una scena contenente 10 miliardi di poligoni, le unit� geometriche minime per ricreare nei giochi l'illusione della tridimensionalit�. Nel 1992, ricreare un ambiente 3D sul display di un computer era difficile, tanto che i programmatori del videogame Wolfenstein 3D ricorsero a un'illusione ottica grazie alla tecnica della modellazione dei solidi chiamata ray casting, attraverso cui si poteva simulare il movimento di un personaggio in uno spazio chiuso inquadrato dal suo punto di vista. � stato grazie all'intuizione di quel gioco e allo sviluppo dei motori grafici 3D che il genere �sparatutto in prima persona�, in cui il giocatore guarda i nemici con gli occhi del protagonista e li affronta con un'arma da fuoco in pugno, � fiorito, diventando uno dei pi� popolari (insieme ad altri come i puzzle, i platform, i role-playing game, quelli di strategia e cos� via). � proprio per coinvolgere sempre pi� con i sensi il giocatore nell'avventura che i creatori di videogame hanno iniziato nel 2016 a utilizzare la realt� virtuale, ovvero visori come quelli di Oculus, HTC o della stessa PlayStation, in grado di ingannare la vista al punto da creare, per chi li indossa, l'illusione di trovarsi all'interno di un ambiente digitale tridimensionale in cui ci si pu� muovere, si pu� sparare e si pu� interagire con vari oggetti. Questa rivoluzione tecnologica ha cambiato per molti il modo di giocare, ma ancora maggiore impatto sulle masse ha avuto l'esplosione del mobile gaming, ovvero la fruizione di videogame attraverso congegni portatili: ancora agli albori negli anni '90, con l'introduzione di titoli come Snake sui telefoni Nokia, i giochi interattivi tascabili hanno avuto un boom dal 2007 in poi con l'arrivo dell'iPhone e di altri smartphone, che, riprendendo il concetto delle console portatili come GameBoy (1989) e Game Gear (1990), lo allargavano a una platea di milioni di utenti, grazie alle possibilit� di sviluppo informatico e commerciale offerte dal sistema delle app. Ogni innovazione dell'hardware porta infatti con s� novit� nel software e nei modi di giocare: cos� la diffusione dei telefoni dotati di display e fotocamere in alta definizione ha sdoganato l'utilizzo della realt� aumentata, ovvero la sovrimpressione di immagini digitali su altre reali inquadrate dall'utente, per l'utilizzo videoludico. L'esempio pi� eclatante e di maggior successo � quello di Pok�mon Go, il gioco in cui l'utente impugnando lo smartphone pu� cercare Pok�mon nell'ambiente circostante e tentare di catturarli, per poi utilizzarli in battaglie con gli amici: lanciato nel 2016, il videogame � stato scaricato da 590 milioni di persone e ha generato oltre 5 miliardi di dollari di fatturato. Un'altra moda che, per pi� di un lustro, ha rapito gli appassionati � stata quella lanciata da Nintendo Wii, poi seguita da Sony e Microsoft, console pensata per far alzare gli utenti dal divano e farli divertire con giochi di movimento come tennis, golf e bowling, mediante l'introduzione di un controller dotato di accelerometri in grado di percepire gli spostamenti dell'utente nello spazio e tradurli in reazioni degli alter ego digitali sullo schermo. Considerato un fenomeno di nicchia ancora negli anni '90, soprattutto in Italia, il mercato dei videogame � esploso fino a valere circa 200 miliardi di euro con 3 miliardi di giocatori, secondo le stime di Newzoo. Nel nostro Paese, secondo i dati forniti da IIDEA, l'associazione che raccoglie le aziende del settore, il mercato nel 2021 ha fatturato 2,2 miliardi di euro e coinvolge un pubblico di 15,5 milioni di persone, soprattutto nelle fasce d'et� 15-24 e 45-64 anni, in misura quasi paritaria tra uomini e donne, segno che gli appassionati di ieri non si sono disaffezionati e altri pi� giovani si sono aggiunti al club. Per alcuni, l'ossessione per i videogame si � trasformata in vero lavoro, attraverso competizioni sportive, i cosiddetti eSport, che prendono a prestito l'idea delle classifiche dei migliori punteggi realizzati dai giocatori, gi� presenti nei primi arcade game posti nei bar negli anni '80, come Space Invaders o PacMan, per trasformarla in un business multimilionario: oggi i teenager con i riflessi e le strategie migliori, opportunamente allenati in vere e proprie accademie, partecipano a tornei di titoli come Dota 2, Fortnite, League of Legends e tanti altri, con montepremi che in alcuni casi hanno superato i 40 milioni di euro (in Italia il fenomeno ha un impatto economico annuo pari a 47 milioni, secondo IIDEA). Il 29-enne danese Johan Sundstein, conosciuto con il soprannome N0tail, in nove anni di carriera ha guadagnato 7,1 milioni, cui vanno aggiunti i denari di partnership e sponsorizzazioni. Un fenomeno globale di tale portata non pu� non guardare al futuro, per trovare nuovi adepti grazie all'innovazione. La prima e pi� evidente � quella del metaverso, che porta nel mondo videoludico meccanismi della tecnologia blockchain usata per le criptovalute. Cos� l'idea di universi multigiocatore gi� esistente, in cui vivere avventure come World of Warcraft, viene reinventata seppure in modo diverso da piattaforme come Roblox o The Sandbox, in cui gli utenti possono giocare e guadagnare una valuta o creare e vincere oggetti digitali per rivenderli, permettendo cos� di guadagnare giocando. Un altro concept sperimentato per anni nei videogame, spesso con esiti deludenti a causa della tecnologia non matura, � quello dell'utilizzo della voce come comando, e che ora diventa praticabile grazie ai passi da gigante dell'intelligenza artificiale nella comprensione del linguaggio naturale messa in pratica dagli assistenti vocali: a febbraio 2023 � uscito Dead Island 2, primo titolo che utilizzer� Alexa Game Control, software per poter chiedere al proprio alter ego di compiere alcune azioni semplicemente parlando. Se l'interazione poi avviene sempre attraverso un avatar con cui ci si identifica e, nei titoli narrativi, nel dialogo con altri personaggi, la prossima frontiera potrebbe essere creare umani digitali indistinguibili da quelli reali e persino repliche di s�, come permetteranno di fare sempre pi� tecnologie, come MetaHuman di Epic Games, che rende pori della pelle, riflessi degli occhi, rughe d'espressione, capelli e ogni altro dettaglio in modo ultra realistico. A quel punto, disponendo di un proprio clone digitale, si potrebbe forse avverare uno degli altri sogni a lungo cullati dai creatori di videogame, ovvero usare la mente come interfaccia: se una scimmia � stata in grado di giocare a Pong con l'impianto wireless Neuralink finanziato da Elon Musk e pensato per scopi ben pi� seri come curare i tetraplegici, � chiaro che prima o poi qualcuno prover� a proporlo per sostituire il joypad. Azzerando i tempi di reazione durante gli eventi del videogioco e, perch� no, creando il campione definitivo di eSport. Strage in famiglia (di Massimo Manzo, �Focus Storia� n. 198/23) - Costantino fece uccidere moglie e figlio per un incesto, come si � sempre pensato, o esistevano altre ragioni? - Roma, anno 326: dopo un lungo viaggio verso Occidente, l'imperatore Costantino � giunto nell'Urbe per concludere le celebrazioni dei suoi vent'anni di regno. Ma c'� poco da festeggiare. A corte l'aria � pesante e le accuse contro di lui sono gravissime. Per suo esplicito ordine, infatti, sono stati appena commessi due omicidi eccellenti. Prima � toccato al figlio prediletto, Crispo, e poco dopo alla sua seconda moglie, l'imperatrice Fausta. Per entrambi Costantino ha ordinato la damnatio memoriae, ordinando che i loro nomi fossero cancellati per sempre dai monumenti pubblici, quindi dalla Storia. La scia di sangue di quei delitti continua a macchiare ancora oggi la sua reputazione. Perch� quelle esecuzioni tanto spietate? La risposta rimane un enigma irrisolto. Si sa solo che ebbero a che fare con un mix di sesso e potere. Un cocktail micidiale. Proclamato imperatore nel 306, nel giro di un ventennio Costantino era diventato il padrone assoluto dell'impero, fino ad allora diviso. I posteri cristiani lo ricorderanno come il primo sovrano ad abbracciare la nuova fede, conferendogli la santit�, ma oggi gli storici dicono che fu pi� che altro opportunismo politico. Del resto, quando si era trattato di scalare le vette del potere, il suo atteggiamento era stato tutt'altro che caritatevole. Nel corso degli anni, chi si oppose alla sua ascesa fece una brutta fine. Il duplice omicidio di Crispo e Fausta, tuttavia, non colpiva i soliti rivali. Prima di finire travolti dalle sue ire, i due erano stati tra i suoi pi� fedeli alleati, e non soltanto per ragioni di famiglia. Il ventiquattrenne Flavio Giulio Crispo, primogenito concepito forse con una concubina quando Costantino non era ancora imperatore, nel 317 era stato addirittura nominato �Cesare�, un titolo che lo rendeva il candidato pi� probabile alla successione. L'imperatore sembrava avere un debole per lui, e il giovane ne aveva sempre ricambiato la fiducia, coprendosi di gloria sul campo di battaglia e riuscendo ad acquisire grande popolarit� tra i Romani. Anche Fausta Massima Flavia, di soli dieci anni pi� anziana di Crispo, aveva a lungo goduto dei favori di Costantino. L'imperatore l'aveva sposata nel 307 per consolidare l'alleanza con il potente suocero Massimiano. Fausta fu la madre di cinque dei suoi figli (tre maschi e due femmine) e una compagna fedelissima. Fedelt� che dimostr� nel 310 quando, dovendo scegliere tra il padre e il coniuge, non esit� a sostenere quest'ultimo, arrivando a denunciare un complotto guidato da Massimiano, che fece cos� condannare a morte. Ma nella primavera di quel 326 le cose in famiglia cambiarono di colpo e part� una spirale incontrollata di violenza. Mentre viaggiava verso Roma, Costantino sost� ad Aquileia (nell'attuale Friuli), dove incontr� Crispo, che lo aveva raggiunto da Treviri, nella Gallia Belgica. Il piano era probabilmente quello di proseguire insieme verso l'Urbe, ma le cose andarono diversamente. Poco dopo quel faccia a faccia, il figlio fu trasferito a Pola (Croazia), dove fu imprigionato e condannato a morte per avvelenamento, una pena riservata agli adulteri. Su quella tragica fine cominci� a circolare un racconto scandaloso, che le fonti riportano in diverse versioni e che ispir� in seguito drammaturghi e romanzieri. Stando a una delle ipotesi pi� diffuse, Fausta avrebbe perso la testa per il giovane e aitante figliastro, ricevendo in cambio uno sdegnato rifiuto. Presa da una furia incontrollabile, per vendicarsi dell'affronto avrebbe accusato ingiustamente Crispo di stupro, scatenando le ire di Costantino. Accecato dalla gelosia, si dice che l'imperatore, noto per la sua impulsivit�, avesse condannato a morte il primogenito. Altri sostengono invece che Fausta ebbe realmente una relazione con Crispo, rimanendo incinta. In ogni caso, il destino di Fausta non fu migliore di quello del presunto amante. Scoperta la verit�, grazie all'intervento della madre Elena, Costantino avrebbe scatenato la propria furia contro la moglie, riservandole una fine orribile: fu soffocata nella vasca da bagno, o secondo altri denudata e divorata viva dalle belve. L'intera vicenda, dunque, sarebbe da ricondurre a una storiaccia di sesso, gelosie e tradimenti incestuosi. Ma and� davvero cos�? Nessuno lo sa con certezza e questa pruriginosa ricostruzione dei fatti non convince del tutto gli studiosi, che la ritengono, in parte, romanzata. Dietro agli omicidi di Crispo e Fausta c'� per� anche chi ha rintracciato un movente diverso da quello passionale, legato a trame di potere e agli odi che in quel momento covavano a corte. Stando ad alcuni storici antichi, tra cui Eutropio (IV secolo), la moglie e il figlio non furono infatti gli unici a essere giustiziati in quel maledetto anno, il 326. A subire una sorte analoga, nello stesso periodo, narra Eutropio, furono �numerosi amici� di Costantino, tra cui personalit� di spicco come Liciniano, figlio dell'ex imperatore Licinio. Secondo i sostenitori della pista politica, proprio in quell'anno Crispo ebbe numerosi dissidi con il padre. Il figlio prediletto, che si aspettava dall'imperatore una �promozione� e ambiva al governo della parte occidentale dell'impero, avrebbe stretto a tal fine legami con alcuni pezzi grossi della corte. Accortasi della tensione tra padre e figlio, Fausta avrebbe colto la palla al balzo per accusare Crispo di congiurare contro l'imperatore, congiura di cui per� non � rimasta traccia. Il movente di Fausta? Crispo era un pericoloso ostacolo alla successione imperiale, che lei voleva riservare ai propri figli ancora bambini. E quindi andava eliminato. Costantino fidandosi ciecamente della moglie - dopotutto 15 anni prima fu lei a metterlo in guardia sul suocero Massimiano - cadde nella trappola. E senza pensarci due volte elimin� il figlio, commettendo un tragico errore. Il piano di Fausta poco dopo fu scoperto da Elena, che lo svel� al figlio imperatore, il quale solo a quel punto si accorse di essersi sbagliato. Oltre a essere sinceramente affezionata al nipote Crispo, la madre dell'imperatore era una donna di grande carisma e una delle pochissime persone in grado di influenzare le decisioni imperiali. La sua denuncia fu presa molto sul serio da Costantino, e una tremenda vendetta si scaten� contro la moglie che aveva tradito la sua fiducia. Ironia della sorte, molti anni dopo le mire di Fausta si avvereranno comunque: tre dei suoi figli vestiranno la porpora imperiale. L'ipotesi di un movente politico appare tutto sommato convincente, ma lascia aperto un interrogativo. Se la morte di Crispo e Fausta fu davvero collegata a uno scontro latente tra diverse fazioni di corte, com'� nata la storia del rapporto incestuoso tra i due? Secondo alcuni, dietro la narrazione dello scandalo ci sarebbe lo stesso Costantino. L'imperatore avrebbe fatto girare la voce del presunto adulterio per �insabbiare� le vere cause di quell'efferata strage. Non c'� da stupirsi, perch� se cos� fosse non sarebbe nemmeno una trovata tanto originale. In passato, altri regnanti avevano coperto i propri misfatti con giustificazioni di tipo moralistico. E che cosa c'era di meglio di un comportamento come l'incesto per rendere pi� �digeribile� quella rabbia placata solo dall'estrema punizione, ovvero l'assassinio? La ricostruzione � certamente inquietante, ma non per questo inverosimile. A prescindere dal vero movente dei delitti, le fonti concordano sul fatto che le morti di Crispo e Fausta, cos� come il successivo intervento di Elena, fossero in qualche modo legati da un filo comune. Tuttavia, ancora oggi la vicenda rimane uno degli episodi pi� oscuri della storia romana nell'ultimo scorcio dell'antichit�. Prosciutto: crudo o cotto, quale fa meno male? (di Cristian Gangemi, Wineandfoodtour.it) - C�� chi, spesso, sceglie quello crudo pensando faccia meno male. Ma � davvero cos�? - A volte c�� l�imbarazzo della scelta. Entrambi i prosciutti sono buoni e piacciono, generalmente, sia a grandi che a piccini. Per capire quale dei due sia pi� indicato in una dieta equilibrata, bisogna studiare le loro caratteristiche. Quale dei due incide meno negativamente sulla nostra salute? Il prosciutto crudo e il prosciutto cotto sono due tipi di carne di maiale, ottenuti dalla lavorazione della coscia del suino. Il primo viene fatto stagionare per almeno un anno in ambienti freschi e asciutti, mentre il secondo viene insaccato immediatamente dopo la macellazione. La differenza principale tra i due prodotti � che il primo contiene meno sale rispetto al secondo (circa il 50% in meno), ma nonostante questa notevole differenza nutrizionale, non bisogna confondere l�importanza delle propriet� salutari con quelle caloriche: infatti, un chilo di prosciutto cotto contiene circa 1.000 calorie mentre lo stesso peso di prosciutto crudo ne contiene solo 600! Ovviamente, l�apporto calorico dei due tipi di prosciutto pu� variare in base alla tipologia. � comunque difficile scegliere tra l�uno o l�altro. Sono entrambi molto buoni e hanno sapori decisamente diversi. Il prosciutto crudo, come abbiamo gi� accennato, si ottiene dalla coscia del maiale, che viene disossata e salata per alcuni mesi. Durante questo periodo di stagionatura la carne perde una parte dell�acqua contenuta nei tessuti, che viene riassorbita durante la cottura. Il prosciutto cotto, invece, viene prodotto con pezzi di carne sottoposti a processi di essiccazione e cottura (per esempio con il sistema di affumicatura), senza l�utilizzo di sale nelle fasi precedenti alla produzione della parte finale del prodotto stesso. Il processo di produzione del prosciutto cotto prevede diversi passaggi. La coscia del maiale viene disossata e asciugata, poi vengono aggiunti un composto (che pu� essere di sale, pepe e spezie varie) poi si procede alla zangolatura (un procedimento per insaporire la carne). La carne viene pressata in modo da eliminare tutte le sostanze liquide: questa operazione � necessaria perch� il prosciutto crudo � molto umido; infatti, se non fosse pressato il prodotto sarebbe troppo liquido e non potrebbe essere tagliato a pezzi. Infine, la coscia viene cotta a vapore per circa 24 ore finch� non si forma la crosta che ne determiner� il gusto finale. Meglio optare per il prosciutto crudo o per quello cotto? Il prosciutto crudo e il prosciutto cotto sono due prodotti che, come abbiamo visto, sostanzialmente si differenziano per la modalit� di preparazione. Il primo viene infatti tagliato dalla parte inferiore della coscia del maiale ed � molto magro, mentre il secondo viene fatto seccare in forno e ha una consistenza pi� carnosa. Il prosciutto crudo � pi� digeribile rispetto al suo omologo cotto, ma quest�ultimo contiene pi� proteine e grassi (per esempio l�acido olivaico). Inoltre, il primo presenta un apporto calorico inferiore rispetto al secondo: 100 g di prosciutto cotto hanno circa 250 kcal contro le 200 kcal del prosciutto crudo. Quale fa meno male alla salute? Non esiste una risposta assoluta. Il prosciutto crudo e il prosciutto cotto sono due alimenti diversi, con propriet� nutrizionali diverse: il primo contiene pi� proteine e meno grassi, mentre il secondo � ricco di grassi insaturi. Il problema non � tanto quello di decidere se mangiare l�uno o l�altro, ma di scegliere quale tipologia di prodotto sia pi� adatta alle proprie esigenze personali. Se vogliamo un prodotto pi� digeribile, meglio optare per il prosciutto crudo. Se invece seguiamo una dieta proteica, � meglio il prosciutto cotto. Da evitare nelle diete ipocaloriche, il prosciutto pi� grasso � ovvero � quello cotto. Questa tipologia, infatti, tende a conservare molti dei suoi lipidi durante la preparazione. Se si prova a dimagrire quindi � da evitare quello cotto. Le persone che soffrono di pressione alta dovrebbero per� optare per il prosciutto cotto, perch� caratterizzato dalla presenza di meno sale. Chi, invece, tende ad avere il colesterolo cattivo alto � meglio che scelga quello crudo che contiene una quantit� decisamente maggiore di grassi ritenuti buoni, tra cui - appunto - l�acido oleico. Possiamo quindi affermare che non bisogna demonizzare n� l�uno n� l�altro. Ogni persona, in base al proprio corpo e alle proprie esigenze, pu� optare per l�uno o per l�altro. La Vecchia Milano che parla milanese: osterie storiche e posti di tendenza (di Maurizio Bertera, Lacucinaitaliana.it) - Sotto la Madonnina, il dialetto � parlato pochissimo, ma � di gran moda nelle insegne di locali e ristoranti. Fra i locali di tendenza e le trattorie che hanno fatto la storia di Milano, ecco un tour tra quelli che meritano una sosta - Se guardiamo alla popolarit� e all'utilizzo del dialetto, Milano dista anni luce da Napoli e Roma, per non parlare dei capoluoghi di provincia, anche vicini, dove � normale alternare italiano e idioma locale. Invece, sotto la Madonnina, a parte qualche enclave nella periferia, ci si imbatte al massimo in qualche espressione gergale o in qualche proverbio appreso dai nonni. Ecco perch� non pu� che far piacere a chi milanese lo � di nascita o di adozione (la maggioranza), un piccolo fenomeno: i nuovi locali non disdegnano il richiamo alla tradizione, alla lingua di Carlo Porta, il maggior poeta dialettale milanese a cui - sar� un caso - � intitolato l'istituto professionale dove hanno studiato tanti cuochi, Davide Oldani in testa. Un ritorno al passato? Forse. O pi� semplicemente il giocare simpaticamente sul nome, affiancandosi a quelle insegne non straordinarie per il cibo ma di fascino e lunga storia. Dove si siedono tanti turisti stranieri ma anche affezionati clienti milanesi. Quello tra le insegne dialettali � un tour gustoso e colto. C'� una trattoria sui Navigli che si ispira al Barbapedana, figura tipica della tradizione popolare, il musicista di strada che girava per le osterie e intratteneva i commensali. E una - per molti la migliore in citt�, guidata da Cesare Battisti - che si chiama Ratan�, per ricordare �el pret de Ratan� al secolo don Giuseppe Gervasini, sacerdote con fama di guaritore-santone, una versione in sedicesimo di padre Pio negli anni prima della II Guerra Mondiale. Ratan� era la storpiatura in dialetto di Retenate, frazione del comune di Vignate dove era nato. Legata al passato anche l'insegna del Garghet: in milanese, indica il verso delle rane delle risaie, quelle che caratterizzavano l'antica zona del Gratum Solium (ossia l'attuale Gratosoglio). Non � un caso che pur rientrando amministrativamente sotto il comune, i milanesi lo considerino un fuoriporta. Legati alla posizione del ristorante sono Al Laghett nella suggestiva Chiaravalle (altro fuoriporta di citt�) che un tempo disponeva di un piccolo specchio d'acqua e il notissimo Pont de Fer - gi� stella Michelin con Matias Perdomo e ora affidato a Vittorio Fusari - che � a pochi metri dal caratteristico ponte in ferro a met� del Naviglio Grande. Vicinissimo a Piazza della Scala c'� il Boeucc, ossia il �buco�: fondato in via Durini nel 1696, � il locale pi� antico di Milano dove � passata realmente la storia, non solo meneghina. Basti pensare che nel 1848 funse da base operativa per gli insorti delle Cinque Giornate, nonostante sino a pochi giorni prima vi pranzassero i generali austriaci. Il richiamo ai mestieri di un tempo � alla base della griglieria El Bech�e (il macellaio) come del bellissimo El Brell�n, che sembra una piccola cascina all'inizio dell'Alzaia Naviglio Grande, che fa angolo con il Vicolo dei Lavandai. Il nome � quello dell'asse di legno che le lavandaie appoggiavano davanti ai lavatoi in pietra per ripararsi dal freddo e dal ruvido. Era un lavoro importante sin dal Medioevo quello dei lavandai, tanto da avere una confraternita: i milanesi li chiamavano i Bugand�: il nome scelto dalla famiglia Brovelli - quella del Sole di Ranco - per il ristorante interno a Maison Borella � il Boutique Hotel, a pochi metri da El Brellin. Poi ci sono le insegne - diciamo cos� - pi� simpatiche e meno colte. Il collaudato Damm-atr� (�dammi retta� in milanese) come i pi� freschi Dabass (�da basso, a pianoterra� anche se l'espressione corretta � �debass�, per la cronaca) e Ghe Sem (�ci siamo�), a conferma che i giovani imprenditori non devono per forza utilizzare l'inglese per locali nuovi e in questo caso, gi� di tendenza. Bravissima Maida Mercuri - patronne esperta e che ama i Navigli - ad aver scelto per lo spin-off del Pont de Fer, un'insegna come Rebelot. Significa �caos, trambusto, confusione� da interpretarsi in modo pi� ampio: informalit� nel servizio, vivacit� nella cucina, variet� dell'offerta. Curiosamente, un solo locale ricorda nel nome la vocazione culinaria: Al Less, che si � specializzata in bolliti, quello lombardo in primis. Last but not least (pardon, l'ultim ma el pussee bun) il Vun del Park Hyatt Hotel, praticamente in Galleria: Vun ossia l'uno, il numero dei migliori come Andrea Aprea che guida la sua brigata (ottima anche in sala) dal 2012 ed � arrivato in una sola stagione alla stella Michelin. Divertente che sia un napoletano doc, ma questo � il segreto di Milano, culinaria e non. Si arriva, si lavora e (volendo) si diventa milanesi dentro. Diodato: chiedetemi perch� sono felicissimo (di Francesco Chignola, �Tv sorrisi e canzoni� n. 17/23) - �La musica, la libert� e stare vicino alle persone care sono le cose pi� importanti� dice l'artista. �Anche se mia mamma vorrebbe vedermi sposato e con figli...� - Dopo la vittoria a Sanremo nel 2020 e l�esibizione in un�Arena di Verona deserta, nel bel mezzo del primo lockdown, Diodato ci racconta il suo nuovo album �Cos� speciale� e il tour che ha appena preso il via. �� bello tornare in giro con nuova musica� ci dice. �Sono dieci canzoni a cui voglio bene�. - Ci racconti come hai vissuto in questi ultimi anni? �Molto intensamente, forse per reazione a quello che � successo nel 2020. Per nove mesi ho vissuto con un gruppo di amici a Roma, a Trastevere, era quasi come una �comune�. Vivevamo in simbiosi�. - Sono gli stessi amici nottambuli di cui parli in �Occhiali da sole�? �Esatto. Eravamo affiatati, ma non facevamo niente di che: organizzavamo cene, ascoltavamo musica. C'era bisogno di ritrovare cose semplici che poi si rivelano speciali�. - In quel brano dici che tua madre � preoccupata per te. Lo � ancora? �Mia madre � sempre preoccupata (ride), � una sua missione. Vorrebbe vedermi sistemato, con una famiglia e dei figli, vorrebbe una ventina di nipotini. Mi punzecchia sempre. Adesso almeno una nipotina ce l'ha, grazie a mio fratello...�. - Quanti anni ha? �Un anno e tre mesi�. - Riesci a fare un po' lo zio? �S�, a Milano abitiamo abbastanza vicini e riesco a vederla spesso. Siamo tutti innamorati di lei. Ci ha fregato�. - Quando tua madre ti punzecchia come reagisci? �Io ho fatto una scelta di vita, quella di sentirmi libero, consapevole del prezzo che si paga per vivere cos�, senza vincoli. � una libert� che � fame di vita, ma anche voglia di cercare ispirazione, capire il pi� possibile te stesso�. - E gli altri li capisci? �Beh... questo atteggiamento ti mette di fronte alla vita di chi sceglie tragitti pi� convenzionali. I miei amici che hanno gi� figli grandi hanno costruito qualcosa di importante. Credo che avere dei figli sia come rinascere�. - Quindi delle domande te le fai. �Certo, mi proietto verso il futuro e mi chiedo: �Ok adesso, ma poi?��. - Un pizzico di nostalgia? �Forse s�, ma anche la consapevolezza di aver fatto una scelta�. - C'� una frase di �Lasciati andare� che dice: �Non vorrai mica rinunciare a tutto ci� che di speciale d� l'amore per due o tre bastonate che dovrai sopportare�. Tu hai rinunciato all'amore, oppure no? �Quello � un dialogo interiore, � la testa che dice al cuore: edd�i, sei ferito, hai paura, sai che le cose andranno come al solito, per�... molla un po', lasciati andare!�. - E cosa risponde il cuore alla testa? �Sono in piena lotta (ride). � una canzone attuale... mi sento combattuto, ma forse non � ancora arrivato il momento giusto. O la persona giusta�. - Mi parlavi anche di viaggi... �Ho fatto un tour pazzesco in Europa e Stati Uniti dove mi sono ritagliato volutamente del tempo per visitare le citt�, entrare nei bar, sentire la gente parlare e vivere la vita di ogni giorno. � un'esperienza che ti fa tornare con una diversa apertura mentale. Ma anche con un piccolo rammarico�. - Quale? �Quando torno in Italia ho la sensazione che sia un luogo chiuso. All'estero trovi un mix culturale che qui manca, in Paesi come l'Inghilterra, gli Stati Uniti o la Spagna percepisci immediatamente l'integrazione, le possibilit�: ci sono un ottimismo e una fiducia nel futuro che qui fatico a sentire�. - Tornando al 2020, hai mai pensato di essere stato sfortunato a vincere Sanremo e non potertelo godere fino in fondo per la pandemia? �No, mai. Quello che stava accadendo era cos� grande che non riuscivo a sentirmi protagonista. Anzi, mi sono sentito fortunato: avevo la musica, che mi permetteva di comunicare, e venivo da un momento di amore gigantesco, la vittoria di Sanremo. Un affetto che la gente ha continuato a farmi sentire per mesi�. - Ripensando all'Arena vuota, agli italiani che cantavano �Fai rumore� dai balconi, ti ha mai pesato diventare in qualche modo l'icona di quei mesi cos� drammatici? �Ho avuto a lungo un riflettore puntato addosso, forse perch� le mie canzoni parlavano il linguaggio giusto. Il peso che sentivo era quello di una responsabilit�, perch� le persone mi scrivevano che le mie canzoni le aiutavano ad andare avanti. All'Arena mi sentivo solo un veicolo�. - E quel legame persiste? �Certo, quando la gente mi incontra mi abbraccia e io la abbraccio a mia volta. Mi sento parte di una comunit�. - Ultimamente ti ho visto ospite da Fazio, Cattelan, Fiorello... Che rapporto hai con la tv? �Quando finisco le trasmissioni e torno a casa sono un po' insoddisfatto...�. - Non ti piaci? �Sai che c'�? Nelle interviste in tv c'� poco tempo e ho sempre l'impressione di non riuscire a dire quello che vorrei, mi distraggo, e a casa poi dico: perch� non ho detto �quella� cosa? Poi le poche volte che mi rivedo tutto sommato non sono andato cos� male�. - Allora ricordati di dirmi tutto entro la fine di questa intervista! �D'accordo (ride), ci prover�. - Intanto cosa ti aspetti dal tour? �Sar� bellissimo, siamo in nove sul palco, tutti musicisti straordinari. In passato mi divertivo molto meno�. - Perch�, cosa succedeva? �Finivo spesso i concerti con la sensazione di aver sprecato un'occasione, invece piano piano sto imparando a godermi tutto e credo che si percepisca�. - Cosa ti rende felice oggi? �Stare con le persone care. A volte devo fare uno sforzo, c'� una voce dentro che mi dice: stai a casa. La condivisione, dare la giusta importanza e il giusto tempo alle persone a cui voglio bene... � questo che mi rende felice�. - � la cura al �Buco nero in mezzo al cuore� di cui parli in un brano? �Pu� essere un modo per allontanarci da ci� che ci annienta. E poi c'� la musica. Quando suono ci sono dei momenti di pura felicit� in cui sento che tutto il viaggio che mi sono fatto nella testa negli anni non era una follia. E ora fa vibrare gli altri�. - Senti, ma i tuoi premi dove li tieni? �Tutti su una mensola, prima erano sparsi per casa. Il David tra gli alcolici, il trofeo di Sanremo sul mobiletto del bagno... Dopotutto Sophia Loren non teneva l'Oscar sulla vasca?�. - E il Telegatto? �� anche lui sulla mensola. Se ne sta l� al centro, e mi osserva...�. Tornato a casa, mi rendo conto di una cosa: non so se Diodato si sia dimenticato di aggiungere qualcosa, come dice che gli accade spesso alla fuse delle interviste. Allora lo chiamo. Ma no, non si era dimenticato niente. Stavolta se l'� cavata alla grande, voi che ne dite? Spazio annunci Sono Roberto Battelli, e per 15 anni ho frequentato l�Istituto Romagnoli di Roma, dal 1961 al 1976. Vorrei corrispondere con tutti i miei compagni di scuola che hanno trascorso con me quel quindicennio. Chi vuole, pu� scrivermi a: robertosmettila@alice.it. Sarei molto contento di riprendere le vecchie amicizie. Grazie!