Giugno 2023 n. 6 Anno LIII MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Se non avessimo inventato l�atomica� Perch� viaggiamo? Il polo della discordia Storia della salsa cocktail: il condimento inventato da un Premio Nobel Ostia Lido: le cose belle da fare al �Mare di Roma� Roc�o Munoz Morales torna a �Un passo dal cielo� Se non avessimo inventato l�atomica� (di Matteo Liberti, �Focus� n. 367/23) - Quale ricatto autodistruttivo avremmo adottato? La ricerca civile ne avrebbe tratto giovamento? - 16 luglio 1945, deserto della Jornada del Muerto (Nuovo Messico), ore 5:29: l'orizzonte � squarciato da una nube infuocata a forma di fungo, generata dall'esplosione del primo ordigno nucleare della Storia, made in Usa. � un test, ma tra il 6 e il 9 agosto, nelle fasi finali della Seconda guerra mondiale, si passa alla pratica, con il lancio di due bombe atomiche sulle citt� giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Segue la resa nipponica e l'ascesa degli Usa a potenza egemone nello scacchiere mondiale, ruolo peraltro conteso con l'Urss, l'Unione Sovietica, pure lei vincitrice del conflitto. I successivi equilibri di potere tra le due superpotenze saranno quindi dettati dalla minaccia di un nuovo ricorso all'atomica (dal 1949 in mano anche ai sovietici) in quella che diverr� nota come �Guerra Fredda�. Ma senza ordigni nucleari, come sarebbero andate le cose? E quali equilibri mondiali avremmo oggi? Per rispondere, bisogna innanzitutto tornare all'estate 1945. Quando piovvero le bombe su Hiroshima e Nagasaki, la guerra appariva segnata: fascismo e nazismo erano caduti e gli alleati, col decisivo supporto sovietico, avevano ormai sotto controllo l'Europa. A combattere, tra le potenze dell'Asse �Roma-Berlino-Tokyo�, rimaneva solo il Paese del Sol Levante, coinvolto in un cruento scontro con gli Usa nell'area del Pacifico. A porvi fine fu appunto l'atomica, ma gli americani avevano gi� pronto un piano d'invasione via terra (Operazione Downfall) e la stessa Unione Sovietica, l'8 agosto 1945, aveva dichiarato guerra al Giappone. �In una realt� alternativa, senza bomba, il conflitto avrebbe quindi visto in ogni caso i giapponesi alzare bandiera bianca, ma verosimilmente qualche mese pi� tardi�, spiega Federico Romero, professore dell'Universit� degli Studi di Firenze, esperto di Guerra Fredda e relazioni internazionali. �E il percorso verso la resa sarebbe stato comunque sanguinoso, forse quanto quello imposto dalle due atomiche�. La guerra � un orrore che trasforma le sofferenze e le vite umane in cifre e calcoli. Seguendo la terribile logica dei numeri bellici, le due atomiche costarono la vita a circa 200.000 giapponesi, ma precedenti bombardamenti su Tokyo avevano mietuto altrettante vittime. Il prolungarsi della guerra, dunque, avrebbe paradossalmente potuto far arrivare la conta a milioni di caduti. Non solo: se attaccato da Usa e Urss, il Giappone avrebbe rischiato di ritrovarsi poi diviso in due zone d'influenza. �L'improvviso uso dell'atomica da parte americana imped� per� che alle operazioni contro i nipponici facesse in tempo a partecipare l'Urss, evento che avrebbe in effetti potuto delineare diversi equilibri nell'area�, conferma Marilena Gala, professoressa dell'Universit� degli Studi Roma Tre ed esperta di politica internazionale ed era nucleare. La superiorit� bellica acquisita dagli Stati Uniti con l'atomica dur� fino al 1949, quando anche l'Unione Sovietica ebbe la sua bomba. Ne deriv� un prolungato stato di tensione, ma senza la minaccia di tale arma si sarebbe giunti a un mondo diviso in due blocchi? �Probabilmente s�: nello scenario del dopoguerra si sarebbe comunque creata una spaccatura tra la superpotenza americana e quella sovietica, poi estesa militarmente a quella tra Nato e Patto di Varsavia. La contrapposizione scaturiva d'altronde da profonde diversit� ideologiche e dalla difficolt� nell'individuare soluzioni condivise nello scenario europeo, soprattutto circa il futuro della Germania, dal 1949 divisa in due�, racconta Romero. La Guerra Fredda, combattuta in larga parte sul piano propagandistico e tecnologico (per esempio attraverso la corsa allo spazio), fu dunque il frutto di pi� fattori indipendenti dall'atomica. Peraltro, se la presenza della bomba non imped� lo svolgersi di scontri bellici �convenzionali� in pi� aree del globo, spesso pilotati a distanza dalle due superpotenze, fece s� che americani e sovietici non s'impegnassero mai gli uni contro gli altri. �Senza la bomba, � invece possibile che la contrapposizione Usa-Urss si traducesse in aperti conflitti, mentre la minaccia di un olocausto nucleare indusse i due Paesi ad alzare il livello dello scontro soprattutto sul piano della propaganda�, spiega Gala. Dallo spauracchio di una �distruzione mutua assicurata�, come si usava dire, deriv� la cosiddetta �deterrenza nucleare�. In sostanza, il timore di una guerra atomica, dissuadendo i contendenti dall'attaccarsi (essi si lanciarono comunque in una frenetica corsa agli armamenti, per essere sempre un passo avanti), si tradusse in una sorta di �pace armata�. Ma senza ordigni nucleari, tale deterrenza avrebbe potuto essere affidata ad altri fattori? �� difficile credere che, in epoca di Guerra Fredda, la deterrenza nucleare potesse essere sostituita da iniziative politiche che prescindessero del tutto dalla minaccia delle armi: anzich� lo spauracchio dell'atomica vi sarebbe stato forse quello di altri armamenti, in primis batteriologici e chimici�, ipotizza Gala. �D'altronde, l'essere umano ha sempre teso a costruire strumenti di morte pi� incisivi e distruttivi, e il fenomeno della deterrenza, per quanto eticamente esecrabile, appare connaturato alla stessa irrazionalit� umana�. A impedire lo scontro tra superpotenze, contribuirono dagli anni Sessanta le iniziative politiche di ambedue le parti. �Dopo la crisi dei missili di Cuba del 1962, Usa e Urss hanno lavorato al meglio per ottimizzare l'efficacia della deterrenza (mentre oggi molti leader politici appaiono assai meno cauti), siglando tra l'altro vari accordi per porre dei limiti alle armi atomiche�, afferma Romero. �Ma anche laddove l'atomica non fosse esistita, la prospettiva di una Terza guerra mondiale sarebbe stata poco allettante per tutti�. Nell'ipotizzare la �non nascita� delle armi atomiche, � difficile supporre che i processi della fisica nucleare non venissero usati per altri scopi, in primis per produrre energia. Senza l'accelerazione impressa dalla corsa agli armamenti e gli enormi investimenti economici nella ricerca scientifica bellica, alcune tecnologie sarebbero arrivate dopo, ma sarebbero comunque arrivate. Gli studi sulla bomba sono infatti connessi alle conoscenze sui semiconduttori e i progressi in campo elettronico e informatico sono alla base del perfezionamento di strumenti digitali come i Pc e gli smartphone. Per non parlare di alcune apparecchiature mediche e delle reti di comunicazione, incluso Internet. �Tali tecnologie sarebbero probabilmente nate in ogni caso, ma forse con tempi pi� lenti�, conviene Gala. �Peraltro, se le scoperte sull'energia nucleare fossero giunte in epoca non bellica, le ricadute avrebbero potuto investire fin da subito, in modo pi� incisivo, il campo civile invece che quello militare�. Se la spesa americana per gli armamenti nucleari durante la Guerra Fredda, stimata in oltre 5 mila miliardi di dollari, fosse stata destinata fin da subito allo sviluppo di tecnologie civili � lecito pensare che avremmo avuto prima sia le centrali nucleari per la produzione di energia (le prime sono degli anni Cinquanta) sia varie innovazioni digitali. �Lo stesso sviluppo di Internet, che ha beneficiato negli anni Ottanta delle decine di miliardi di dollari investiti dagli Usa nel programma di difesa Strategic Defense Initiative (noto come �scudo spaziale�) sarebbe per esempio potuto avvenire prima�, specifica l'esperta. Lo stesso vale per altri campi come quello medico, aerospaziale o - prescindendo in tal caso dal ricorso diretto all'energia nucleare - delle fonti rinnovabili. Senza gli investimenti sull'atomica, insomma, avremmo potuto essere tecnologicamente pi� arretrati, ma se tali soldi fossero stati dirottati su altro, l'innovazione tecnologica sarebbe potuta essere pi� rapida. Ci� che senza armi nucleari sarebbe di certo venuto meno, invece, � l'impatto che la minaccia atomica, tenendo il mondo col fiato sospeso, ha avuto sulla psiche collettiva e, di conseguenza, sulla cultura popolare. Cos�, a fronte di una maggior serenit� mentale, oggi non avremmo brani musicali o film ispirati dalla paura di un conflitto nucleare. Non potremmo quindi ascoltare canzoni come Enola Gay (Orchestral Manoeuvres in the Dark, 1981), Two Suns in the Sunset (Pink Floyd, 1983) o Vamos a la playa (Righeira, 1983) e, al cinema, oltre a veder mutare molte trame dei vari 007 e Mission Impossible non avremmo visto pellicole come Hiroshima mon amour (1959), Il dottor Stranamore (1964) e The Day After (1983). Rimanendo in ambito geopolitico, senza deterrente nucleare quali sarebbero gli odierni rapporti tra Usa e Russia, �erede� dell'Urss? A seguito del conflitto in Ucraina, i due Paesi sarebbero entrati in guerra? �Venendo ai giorni nostri, le variabili si moltiplicano rendendo acrobatico ogni ragionamento, ma ipotizzando che senza bomba tutto fosse andato alla stessa maniera, � lecito pensare che una Russia priva di atomica sarebbe oggi assai vulnerabile e quindi oggetto, se non di aggressione diretta, di maggiori pressioni diplomatiche da parte occidentale�, suggerisce Federico Romero. In breve, senza atomica i russi non avrebbero oggi in mano una preziosa �assicurazione sulla vita�. �La Russia � percepita come una grande potenza proprio perch� dispone degli ordigni nucleari ereditati con l'arsenale sovietico, altrimenti, persa la forza trainante dell'ideologia comunista, sarebbe vista come una nazione arretrata�, rimarca Gala. Un'ultima, inquietante curiosit�: nel 1947 il rischio di una guerra nucleare trov� sintesi grafica nel cosiddetto �orologio dell'apocalisse�, schema in cui la mezzanotte indicava la fine del mondo e la lancetta era posta, simbolicamente, a sette minuti da tale ora fatale. Ebbene, nel tempo si sono registrate varie oscillazioni avanti e indietro in base alle tensioni internazionali (frattanto, altri Paesi si sono dotati dell'atomica), e oggi, sebbene la Guerra Fredda sia finita da un pezzo, tale lancetta si trova a meno di due minuti dall'ora X... pi� vicina che mai all'apocalisse. Perch� viaggiamo? (di Elena Meli, �Focus� n. 357/22) - Ci spostiamo da sempre, con gli scopi pi� diversi, ma solo da poco lo facciamo tutti e anche per divertirci. A modo nostro - L�uomo � un viaggiatore, da sempre. Non solo perch� il viaggio � la metafora perfetta per descrivere l'arco dell'esistenza umana ma perch� spostarci, cambiare orizzonti ed esplorare il mondo � un'esigenza insopprimibile per la nostra specie: nella preistoria era necessario per trovare risorse e sopravvivere, nell'antichit� serviva per commerciare, prosperare e allargare il dominio sul territorio, negli ultimi decenni � diventato un piacere alla portata di tutti. Al punto che con lo stop ai viaggi imposto dalla pandemia parecchi si sono sentiti in gabbia. Ma siamo davvero tutti viaggiatori o piuttosto turisti, che comprano una vacanza come qualsiasi altro prodotto? Di certo siamo nati viaggiatori: a un recente convegno dell'American Association for the Advancement of Science � stato riferito che gi� l'Homo erectus, ominide comparso in Africa poco meno di due milioni di anni fa, sapeva costruire imbarcazioni per �navigare� e si spostava per trovare territori da colonizzare e nuove risorse da sfruttare. L'Homo sapiens non � da meno, anzi: proprio viaggiando nel corso dei millenni ha occupato pressoch� tutte le terre emerse, anche le meno ospitali. Poi proprio i grandi viaggiatori hanno cambiato la storia, spinti dalla necessit� di aprire nuove vie commerciali come Marco Polo o Cristoforo Colombo, dalla curiosit� scientifica come Charles Darwin, dalla voglia di conoscere il mondo e aprire gli orizzonti culturali come Johann Goethe e gli altri aristocratici europei che nel '700 partivano per il Grand Tour. Proprio da quel �grande giro� attraverso le citt� europee � nata la parola turismo: il viaggio da allora � diventato anche sinonimo di piacere e relax e con il continuo miglioramento dei trasporti � stato sempre pi� facile spostarsi per andare al mare o in luoghi esotici. A met� '800 Thomas Cook, in Inghilterra, ide� il primo viaggio organizzato: in 570 viaggiarono in treno da Leicester a Loughborough (17 km) al costo di uno scellino a persona, compreso il biglietto e il pranzo. Da allora i turisti hanno invaso pacificamente il mondo: se fra le due guerre mondiali erano ancora pochi a potersi permettere di viaggiare, dalla seconda met� del '900 con l'introduzione delle ferie pagate e il boom economico � arrivato il turismo di massa. Poi, con Internet e gli aerei low cost, muoversi � facilissimo: siamo diventati assidui viaggiatori, fino allo stop imposto dalla pandemia. Non tutti per� viaggiano allo stesso modo e non tutti hanno sofferto ugualmente di questo stop: chi si sente in viaggio solo dopo aver prenotato un volo per l'altro capo del mondo di certo ha morso il freno pi� degli amanti della vacanza dietro casa. Tuttavia secondo gli psicologi del turismo i fattori che ci motivano a viaggiare sono sempre di due tipi e rispondono alla cosiddetta teoria �spingi e attira�: da una parte c'� la spinta interna a muoversi dovuta a elementi come la voglia di fuggire dalla routine, il bisogno di relax, il prestigio sociale, la necessit� di relazioni e di comunicazione con gli altri; dall'altra i fattori esterni che ci attraggono, come la bellezza o la particolarit� di una destinazione, le attivit� che vi potremo svolgere, la cultura locale, la natura e cos� via. Lo psicologo John Crompton dell'Universit� del Texas (Usa), che ha messo a punto la teoria, ha spiegato che �i bisogni interni sono quelli che ci spingono a viaggiare, gli elementi esterni di attrazione ci fanno scegliere la meta che pi� risponde alle nostre necessit�. Se viaggiamo per cercare pace e riposo andremo in un posto tranquillo nella natura, se cerchiamo prestigio e status sociale sceglieremo una destinazione alla moda�. �Instagrammabile�, insomma; tuttavia sono le motivazioni interne a definire, pi� di tutto il resto, che tipo di viaggiatore siamo. Secondo Jost Krippendorf, psicologo del turismo dell'Universit� di Berna in Svizzera, gratta gratta il primo motivo che ci porta a viaggiare � sempre la necessit� di scappare dalla vita quotidiana, perch� �nel mondo iper-tecnologico di oggi ci sentiamo spesso intrappolati, schiacciati fra impegni e doveri su cui ci pare di non avere alcun controllo. Cos� la spinta maggiore al viaggio, di qualunque tipo sia, � la fuga da qualcosa che percepiamo essere sbagliato nella vita quotidiana. La monotonia del lavoro, l'impoverimento dei contatti umani, l'allontanamento dalla natura ci fanno cercare nel viaggio una via d'uscita dall'ordinario�. Che si scelga un paesino a due passi da casa o una metropoli di un altro continente, insomma, quel che conta � cambiare aria e abitudini per un po', perch� come specifica Alessandro Lo Presti, psicologo del lavoro dell'Universit� della Campania Luigi Vanvitelli, ne abbiamo bisogno e ci fa bene: �Selve concedersi pause, staccare davvero e non pensare al lavoro: � di questo che abbiamo realmente bisogno e per questo anche un viaggio breve e vicino pu� essere una vacanza che �ricarica�. Tutto dipende da quel che si fa e come lo si fa: l'obiettivo � dedicare tempo alle attivit� preferite perch�, qualunque esse siano, aiutano il recupero psicologico�. Cos� c'� chi sceglie un trekking in montagna perch� ama fare movimento nella natura o chi preferisce fare le parole crociate su una sdraio al mare; c'� il viaggiatore �doc� che si perde nei luoghi insoliti, fa pochi programmi, vuole nutrire il suo intelletto, cerca di integrarsi con i locali e conoscerne la cultura oppure il turista standard, che scatta le fotografie nei luoghi iconici, cerca di mangiare italiano anche in Thailandia e preferisce avere tutto ben organizzato: va bene qualsiasi approccio al viaggio, purch� risponda alla necessit� profonda e universale di uscire per un po' dall'ordinario. �Gli effetti positivi della pausa dal quotidiano per� scompaiono progressivamente nell'arco di due-quattro settimane dal rientro, se ci si porta dietro il lavoro anche prima. Per questo, visti i vantaggi del viaggio, � meglio prendere ferie pi� brevi ma pi� numerose durante l'anno anzich� concedersi una sola maxi-vacanza: potremo godere pi� a lungo dei benefici post-viaggio, in diversi momenti dell'anno�, conclude Lo Presti. I benefici del viaggio 1. Aumenta la fiducia in se stessi: superare piccole difficolt�, mettersi in discussione, doversi confrontare con persone e contesti diversi migliora l'autostima, aiutando a conoscersi meglio e poi ad affrontare con maggior serenit� i problemi della vita quotidiana. 2. Apre la mente alla diversit�: gli stereotipi crollano, quando ci si mette in viaggio e si fa esperienza di persone e luoghi molto diversi da quelli abituali, cos� si diventa meno giudicanti e pi� aperti al nuovo e al differente. 3. Riduce lo stress: prendersi una pausa dalle incombenze quotidiane abbassa immediatamente la pressione e l'effetto � ancora pi� evidente scegliendo una meta dove possiamo stare a contatto con la natura. 4. Rende creativi: il viaggio � una palestra per il cervello perch� obbliga ad adattarsi a nuovi ambienti, lingue, abitudini e cos� facendo sviluppa il pensiero laterale, quello che aiuta a trovare soluzioni inedite ai problemi ed � appunto indice di creativit�. 5. Sviluppa le capacit� cognitive: dover organizzare, prenotare o semplicemente immaginare l'itinerario allena alla risoluzione dei problemi e all'organizzazione, doti cognitive utili per migliorare il controllo sugli eventi anche quando non viaggiamo. Motivazione La motivazione principale al viaggio � la fuga, l'uscita dall'ordinario: per questo abbiamo patito non poco l'impossibilit� a muoverci liberamente durante la pandemia. Che peraltro ha accentuato il desiderio di scappare, come ha spiegato la psicologa californiana Carla Marie Manly: �Quando si vivono esperienze traumatiche si cerca di evadere dalla realt� per evitare ulteriore malessere psicologico, ma per colpa delle restrizioni i tanti che utilizzavano il viaggio come modalit� di fuga dallo stress non hanno potuto farlo. Questo ha portato molti a sentirsi ansiosi, prigionieri, a volte anche arrabbiati�. E a cambiare abitudini di viaggio: come raccontano dati presentati di recente dall'Associazione Ricerche Interdisciplinari di Psicologia del Turismo, alcune nuove dinamiche si sgonfieranno con la fine della pandemia (dalle vacanze solo all'aria aperta alla scelta di mete vicine) ma altre sembrano destinate a rimanere. Un esempio su tutti � la commistione vacanza/lavoro resa possibile dal lavoro da remoto che, secondo gli esperti, potrebbe portare a un ritorno nelle seconde case e a nuovi modi di vivere le ferie e il tempo lavorativo. Il polo della discordia (di Marco Ferrazzoli, �Focus Storia� n. 199/23) - Rivalit�, errori e �sgambetti� politici che trasformarono la trasvolata di Umberto Nobile sull'Artico in una tragica avventura - Il cipiglio dell'esploratore norvegese Roald Amundsen, nel busto che troneggia al centro di Ny-Alesund (un insediamento artico nell'isola di Spitsbergen, alle Svalbard), � cupo. Ha tutte le ragioni per essere contrariato: � la vittima pi� illustre della sventurata missione di Umberto Nobile, che 95 anni fa precipit� al Polo con il suo dirigibile Italia. Morirono in 17: 8 membri dell'equipaggio e 9 soccorritori, tra i quali Amundsen, che era corso alla ricerca dei superstiti sebbene intrattenesse con il comandante Nobile rapporti di reciproca ostilit�. Tanto il norvegese quanto l'italiano sono stati infatti due personaggi mitici nella storia dell'esplorazione polare e dell'aeronautica. Insieme realizzarono l'impossibile, per l'epoca: sorvolare il Polo. I loro destini si sono incrociati negli anni Venti del secolo scorso due volte. Roald Amundsen (1872-1928) � stato il primo uomo a raggiungere il Polo Sud, nel 1911. E pochi anni prima, nel 1906, tenne il mondo col fiato sospeso mentre superava il famoso Passaggio a Nord-Ovest. Poi, nel 1926, scrisse di nuovo la storia delle esplorazioni con un secondo record: fu il primo a sorvolare il Polo Nord. Merito di un dirigibile dal nome norvegese, Norge, ma finanziato dallo statunitense Lincoln Ellsworth e soprattutto ideato, costruito e comandato dall'ingegnere italiano Umberto Nobile (1885-1978). Nobile era un notissimo progettista, e Amundsen lo contatt� dopo alcuni falliti tentativi di raggiungere il Polo Nord con l'idrovolante. Cos�, il 10 aprile 1926 la missione Amundsen-Ellsworth-Nobile Transpolar Flight decoll� da Ciampino; il 7 maggio arriv� a Ny-Alesund, nella Baia del Re; il 12 maggio all'1:30 raggiunse il Polo: uno sguardo alla distesa di ghiaccio dall'alto e via, fino all'Alaska. L'impresa fu un successo, ma i rapporti fra i due si rivelarono un disastro. Per farsi un'idea di come doveva essere il clima a bordo, basti dire che durante il lancio sul Polo delle bandiere italiana, norvegese e statunitense, si scopr� che il tricolore era molto pi� grande di quanto concordato. Amundsen diffidava di Nobile, anche perch� si ritrov� relegato nel ruolo di passeggero, con il solo compito di guardare dal finestrino. Inoltre l'italiano gli impose parte dell'equipaggio e... la cagnetta Titina. Nobile, uomo da cerimonie e caff� e vestito in alta uniforme, ricambiava l'antipatia per quel nordico che girava in pelliccia, calzari foderati d'erba e pipa. Dopo la missione, Amundsen entr� in un periodo di depressione, mentre Nobile fu accolto come un eroe da Mussolini, che gli appunt� una medaglia, lo abbracci� e lo promosse generale a soli 41 anni. Ma Nobile aveva anche parecchi nemici, come fu chiaro poco dopo, quando il generale inizi� a progettare una nuova missione polare. Il pi� ostile era il comandante dell'aviazione Italo Balbo. Per il gerarca il futuro dell'aeronautica italiana erano gli aerei, come chiar� con la trasvolata atlantica del 1933. Nobile invece era convinto che i dirigibili fossero perfetti soprattutto per le spedizioni scientifiche: permettevano di fare lunghe traversate senza soste per i rifornimenti e consentivano di stazionare su un'area da studiare. Sul nuovo aerostato, che stavolta si chiamava Italia, assieme ad altri 12 uomini e a Titina salirono il fisico italiano Aldo Pontremoli, fondatore dell'Istituto di fisica milanese che oggi porta il suo nome, Frantisek Behounek, direttore dell'Istituto del radio di Praga, il geofisico e meteorologo svedese Finn Malmgren e una strumentazione all'avanguardia (anche se sulle scelte tecnologiche e di comunicazione le polemiche infurieranno). La missione ottenne il patrocinio della Reale societ� geografica italiana, mentre i finanziamenti arrivarono dal Comune di Milano e da un consorzio di imprenditori. Il dirigibile part� da Milano il 15 aprile 1928, raggiunse la Baia del Re il 6 maggio e comp� due voli di studio, accertando alcuni aspetti fisici della regione artica quali l'assenza di terre emerse, la sterilit� e la bassa ionizzazione dell'aria, le profondit� marine e le derive dei ghiacci. Il Polo venne raggiunto a mezzanotte del 24 maggio 1928 ma, proprio come due anni prima, non fu possibile atterrare, a causa del vento fortissimo. E il mattino dopo, alle 10:30, una perturbazione travolse l'aeronave. L'Italia precipit� sul pack: dieci uomini, tra i quali il comandante, ferito, furono scaraventati sul ghiaccio, altri sei vennero trascinati via dalla tempesta e dispersi per sempre. �Tutto si era svolto in due o al massimo tre minuti�, raccont� in seguito Nobile. I titoli del Corriere della Sera viravano dal trionfale Il tricolore e la croce sul Polo (papa Pio XI aveva consegnato un crocifisso all'equipaggio) al cauto Il ritorno di Nobile rallentato da forti venti contrari. I superstiti affrontarono le terribili condizioni climatiche in un accampamento di fortuna, al riparo di una tenda, la famosa Tenda rossa, che precipit� dalla navicella insieme a un po' di viveri e ad altri materiali. L�odissea era solo agli inizi: le operazioni di soccorso furono lunghe ed estenuanti, complice anche il fatto che individuare il luogo dell'incidente era molto complicato. Il pack su cui si trovavano i superstiti, infatti, si spostava continuamente. Inoltre i primi Sos lanciati dal radiotelegrafista Giuseppe Biagi con la trasmittente �Ondina 33� non vennero recepiti dalla nave di appoggio Citt� di Milano (che tra l'altro non sarebbe potuta intervenire direttamente, perch� non era una rompighiaccio). Fu un radioamatore russo a ricevere finalmente l'Sos dando cos� il via alle spedizioni di soccorso che coinvolsero tremila uomini con imbarcazioni e velivoli. Tra questi, l'idrovolante francese - Latham 47 - sul quale il 18 giugno Amundsen scomparve tra i ghiacci nel tentativo di salvare, o forse umiliare, il generale italiano: �Dare uno schiaffo a Nobile�, come sintetizz� successivamente il documentarista Folco Quilici, era forse la vera ragione che spinse il norvegese a mettere a repentaglio la propria vita. E lo fece di sua iniziativa, ricorrendo a contributi di privati. Il 19 giugno l'idrovolante del maggiore Umberto Maddalena localizz� finalmente la Tenda rossa e lanci� cibo, coperte e abbigliamento. E quattro giorni dopo, il 23 giugno, il Fokker 31 dello svedese Einar Lundborg (1896-1931) riusc� a portare a bordo, e a trasportare sulla nave Citt� di Milano, Umberto Nobile. �Cominciammo dai due feriti, per primo Nobile la cui presenza ci era necessaria�, ricorder� il pilota. Il generale protest�, voleva che la priorit� fosse data al capotecnico Natale Cecioni, gravemente ferito a una gamba, ma i soccorritori gli imposero di trarsi in salvo per coordinare le ricerche dei compagni. Una decisione, sub�ta, che come vedremo gli cost� cara. Dopo altri 48 giorni anche gli altri superstiti vennero recuperati. Ci riusc�, in un complicato avvicinamento, il rompighiaccio sovietico Krassin. In totale, le operazioni di recupero costarono la vita a nove soccorritori. Il �generale dei ghiacci� in Italia, in un primo momento, venne accolto con affetto. Ma poi la distruzione del dirigibile e la disponibilit� a mettersi in salvo per primo portarono la Commissione d'inchiesta ad addebitargli colpe infamanti: �Errata manovra, limitate qualit� tecniche di pilota, negative capacit� di comando�. I suoi avversari, Italo Balbo in prima linea, non avevano che da essere contenti: la carriera di Nobile era stroncata. L'orgoglioso generale ci mise poi anche del suo: armato di pessimo carattere e ancor peggiore tempismo alz� la voce persino con Mussolini, quando questi finalmente accett� di riceverlo per ascoltarne le ragioni. Venne accompagnato alla porta. Umiliato e amareggiato, Nobile si dimise dall'Aeronautica e si trasfer� prima in Unione Sovietica e poi negli Stati Uniti. Rientr� in Italia nel 1942 e, dopo un'esperienza all'Assemblea costituente tra gli indipendenti del Pci, una nuova commissione lo riabilit�, senza per� sopire del tutto le polemiche. Mor� a Roma, nel 1978, a 93 anni. La ricerca continua La vera continuit� tra le avventure di ieri e l'attivit� di oggi avviene a Ny-Alesund, in un pugno di case, strade e laboratori in pieno Circolo Polare Artico: siamo nel pi� settentrionale insediamento umano permanente, 79 gradi N di latitudine, un migliaio di chilometri a sud del Polo e 1.500 pi� in su della Norvegia. L'Italia � stabilmente presente in Artico dalla met� degli Anni '90, quando il Consiglio nazionale delle ricerche apr� una stazione dedicata al dirigibile Italia, a poche centinaia di metri dal pilone di attracco delle vecchie avventure polari. La stazione artica sta portando avanti diversi progetti di ricerca in fisica dell'atmosfera, oceanografia e biologia marina, geologia e climatologia. I ricercatori lavorano per comprendere i cambiamenti ambientali e climatici studiando il cosiddetto �amplificatore artico�: fenomeni quali la riduzione dei ghiacci e lo scioglimento del permafrost. I risultati dei primi anni del programma sono sconfortanti. I rilevamenti confermano che l'aumento della temperatura in Artico � quasi tre volte rispetto alla media mondiale. Il ghiaccio marino si sta riducendo a una velocit� che non ha precedenti. A questo si aggiunge la fusione del permafrost terrestre e subacqueo, con la conseguente accelerazione dell'immissione di gas climalteranti in atmosfera. La riduzione del ghiaccio sta anche favorendo il traffico navale, con conseguente aumento dei rifiuti in mare e delle emissioni di polveri sottili, che �sporcano� il ghiaccio riducendone la capacit� di riflettere l'energia infrarossa. Tutto ci� influenza processi su scala globale: quello che succede in Artico ha un impatto anche alle medie latitudini. � tornata la Tenda rossa La sfortunata spedizione di 95 anni fa ha un simbolo: la Tenda rossa. Sbalzata fuori dal dirigibile Italia insieme ad altri materiali al momento dello schianto, fece da ricovero ai sopravvissuti per 48 giorni ed � uno dei pochi oggetti della spedizione che si sono conservati fino ad oggi. La tenda � detta �rossa� perch�, per renderla visibile all'avvistamento aereo, fu tinta con anilina (un colorante che serviva a misurare l'altezza del dirigibile dal suolo). Oggi � conservata al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia �Leonardo da Vinci� di Milano dove, dopo un lungo e complesso restauro affidato alla restauratrice di tessuti Cinzia Oliva, � tornata a disposizione al pubblico. Il 15 febbraio scorso, infatti, in occasione del 70o anniversario del museo, la tenda ha lasciato i laboratori per essere collocata nei depositi visitabili, protetta da un box-vetrina che ne garantisce la conservazione e la protezione dalla luce. Si trova nelle Collezioni di Studio del Padiglione aeronavale. Nella fase finale il restauro si � concentrato sul consolidamento della parte esterna e la realizzazione del supporto per il riallestimento. �L'intervento ha rappresentato una vera sfida�, spiega Cinzia Oliva. �La fragilit� della seta degradata, le dimensioni importanti e la tridimensionalit� del manufatto ci hanno costretto a pensare e ripensare continuamente a come intervenire, ricalibrando le scelte in base ai dati che si scoprivano man mano che si procedeva. La Tenda rossa si � rivelata uno dei manufatti pi� impegnativi, coinvolgenti ed emozionanti di tutta la mia carriera professionale�. Storia della salsa cocktail: il condimento inventato da un Premio Nobel (di Leonardo Ciccarelli, Cookist.it) - Luis Federico Leloir, Premio Nobel per la Chimica nel 1970, � il pi� accreditato inventore di questa delizia gastronomica, leggera e, nel medesimo tempo, golosa - Una salsa gustosa, facile da preparare, dal sapore delicato e inconfondibile: parliamo della salsa cocktail, chiamata anche salsa rosa. Il prodotto ha numerosissime varianti e altrettante �paternit� ma la sua storia � molto interessante. In Italia la salsa cocktail � composta da maionese, ketchup e cognac a cui viene aggiunta della senape, la salsa Worcestershire e, in alcuni casi, anche della panna fresca da cucina o yogurt. La storia della salsa cocktail non ha una vera linea temporale, viene tramandata oralmente come se fosse un mito greco. La tradizione �orale� del III Millennio corre sui social network e infatti per la storia della salsa rosa ci dobbiamo affidare a un tweet diventato virale e alle controversie che ne sono scaturite. La ricostruzione di questa storia ha dell'incredibile e ci ha portati sullo scranno di un Premio Nobel per la Chimica. Il problema principale nella genealogia di questa salsa sta nella sua semplicit�: nella sua versione pi� nota e diffusa al mondo la ricetta della salsa rosa � composta solo da ketchup e maionese. In realt� esistono tantissime versioni in giro per il mondo, nate nei periodi pi� disparati ma non per questo copiate le une dalle altre. Semplicemente ci sono degli elementi di base che sono diffusi in tutto il globo, che hanno fatto venire la stessa idea a tante persone diverse. In Regno Unito per esempio la salsa rosa � solo ed esclusivamente con ketchup e mayo. Gli anglosassoni hanno dato anche il nome della inventrice: Fanny Cradock, la stessa cuoca che avrebbe inventato il cocktail di gamberi. In Italia, come abbiamo detto, la salsa rosa si prepara aggiungendo alla maionese salsa di pomodoro o ketchup, senape, salsa Worcestershire e/o il cognac. Per ultima va aggiunta la panna opportunamente montata o lo yogurt. Anche in Belgio la ricetta � molto simile, con la differenza dell'alcolico (whisky e non cognac) e l'eliminazione di panna e yogurt. I francesi, di solito mai allineati soprattutto in fatto di salse, in questo caso hanno unito la ricetta italiana e belga: si pu� utilizzare indifferentemente il cognac o il whisky; questa � anche una delle poche ricette francesi in cui viene messo il ketchup. In Spagna alla ricetta italiana si aggiunge succo d'arancia e succo di limone, al posto del cognac si usano dei brandy iberici. La cosa si complica quando si attraversa l'Oceano Atlantico: negli Stati Uniti e in Canada la salsa cocktail viene di solito preparata senza maionese. C'� una ricetta del 1953 di un cookbook della �Better Homes and Gardens� (una prestigiosissima rivista americana) che prevede l'utilizzo di salsa piccante mischiata con la salsa al cren, succo di limone, Worcester, tabasco e cipolla grattugiata. Nel 2017 la Heinz, una delle aziende leader del settore agroalimentare mondiale, lancia una salsa rosa in bottiglia nel Medio Oriente. Unisce ketchup e maionese e il gioco � fatto; il prodotto spopola sul mercato al punto da porre la compagnia davanti a un dilemma: la dovremmo lanciare anche negli Stati Uniti? Questa domanda viene posta per davvero su Twitter e diventa virale: chiedono agli americani se vogliono la �mayochup� sul mercato tramite un sondaggio. Qualora il quesito avesse raggiunto i 500 mila �s� sarebbe entrata in produzione. Il risultato � stato clamoroso, con quasi un milione di voti e circa 30 mila risposte. In questi 30 mila tweet c'� tutta la storia della salsa cocktail. Gli utenti si sono sbizzarriti cercando di capire chi avesse inventato la salsa rosa e le risposte pi� accreditate ci hanno dato una nazione, l'Argentina, e pure un ideatore e non un inventore qualsiasi. Sembra che a creare questo prodotto sia stato un giovanissimo Luis Federico Leloir che, negli anni �20, mangiando gamberetti con i suoi amici del Plata Golf Club decide di accompagnarli con un mix di maionese e ketchup. Gli amici chiamano questo nuovo prodotto �salsa golf� o �salsa da golf� e l'idea di Leloir spopola in tutto il Paese. Il giovane inventore di una delle salse pi� celebri al mondo non si � limitato al food. Crescendo ha intrapreso gli studi in medicina: Luis Federico Leloir diventa ricercatore e nel 1970 ottiene il prestigioso Premio Nobel per la Chimica. A lui dobbiamo degli importantissimi studi sugli alimenti, sulle intolleranze e sul rapporto che il cibo ha con la nostra salute. Ostia Lido: le cose belle da fare al �Mare di Roma� (Viaggimarilore.wordpress.com) - Una localit� che � molto di pi� di una serie ininterrotta di stabilimenti balneari. Una bella citt� con una sua storia � recente, certo � ma molto peculiare - � innegabile, la storia di Ostia � molto recente: dopo i fasti di Ostia antica, che fu prima colonia di Roma e fondamentale citt� romana durante l�et� imperiale, dopo l�epopea ben pi� recente della bonifica del territorio a cura degli �Scariolanti Maremmani�, dopo l�installazione sull�attuale Canale dei Pescatori di una piccola comunit� di pescatori provenienti dal Sud Italia, nel 1904 l�Ingegner Paolo Orlando scopre del potenziale in questo litorale ancora vergine e fonda il comitato �Pro Roma Marittima� per riconnettere Roma Capitale con il mare, cos� come avveniva in et� romana con Ostia antica. La sua proposta di piano regolatore presentata nel 1908 non viene accolta. Ma nel 1916 prende il via il progetto di una Ostia come stazione balneare di Roma. Passa la I Guerra Mondiale ed � re Vittorio Emanuele III nel 1921 ad inaugurare la �risorta Ostia�. Nel frattempo prende il potere in Italia il partito fascista. E senza dubbio � funzionale alla propaganda fascista la costruzione di una citt� nuova. Il primo passo � la realizzazione della Linea Ferroviaria Roma-Lido che parte da Porta San Paolo e corre fino al mare. La linea ferroviaria viene inaugurata il 10 agosto del 1924 ed � salutata con orgoglio, pubblicazioni, fotografie, celebrazioni (anche perch� sul primo treno viaggia Benito Mussolini). L�impulso dato dalla ferrovia � al tempo stesso un impulso urbanistico; tra gli anni 20 e gli anni 30 si formano interi quartieri: � il momento in cui l�architettura Liberty si affianca a quella ufficiale e razionalista. Lo sviluppo di Ostia prosegue fino alla II Guerra Mondiale. Poi i bombardamenti che la colpiscono e la distruzione del �Roma�, uno stabilimento balneare visionario nelle linee architettoniche, iconico e superbo, mettono a dura prova lo spirito della citt�, che da questo momento perde il suo ruolo di attrattore. Con brusco salto temporale, � a Ostia Lido che viene ucciso Pierpaolo Pasolini, in un capitolo amaro della nostra storia recente. Ostia oggi � sede del X Municipio di Roma, ma vi � chi vorrebbe che diventasse citt� indipendente, cos� come ha gi� fatto anni fa la vicina Fiumicino. Ma intanto il Mare di Roma va avanti e Ostia � una citt� a s� stante. Il litorale di Ostia � lunghissimo. Sul versante Sud della Foce del Tevere si trova il Porto Turistico di Roma, decisamente sottosfruttato per il potenziale che potrebbe avere (dovrebbe essere il porto della Capitale, e invece ospita pochi yacht). Il Porto Turistico � fatto pi� per gli abitanti di Ostia che si allungano fin qui per una passeggiata che non per i naviganti. Tra l�altro, alle immediate spalle del Porto Turistico si trova l�Oasi Naturalistica Lipu della Foce del Tevere, nonch� il Parco Pier Paolo Pasolini, al cui interno � stato eretto il monumento al grande regista e intellettuale italiano del secondo Dopoguerra. Dal Porto Turistico di Roma parte, in direzione Sud, una lunghissima passeggiata che senza soluzione di continuit� arriva fino all�imbocco della Litoranea e all�inizio della spiaggia selvaggia �domata� dai Cancelli. Il mare e gli stabilimenti balneari da una parte, dall�altra il susseguirsi di edifici e villette spesso risalenti al Primo Novecento, classificabili come architettura Liberty, oppure, in altri casi, come architettura razionalista. Lungomare Duca degli Abruzzi, Lungomare Paolo Toscanelli, Lungomare Lutazio Catulo, fino al Piazzale Cristoforo Colombo: la passeggiata � lunga pi� di 7 km, un�ora di cammino ininterrotto, ma sicuramente pieno di suggestioni. Ma qual � il centro di Ostia? Per essere una citt� sorta negli anni �20 del Novecento non si pu� parlare di un centro storico, giusto? Eppure a Ostia Lido si pu� individuare un �centro storico� o quantomeno alcune vie, piazze, caseggiati che si distinguono per le loro peculiarit� architettoniche, oltre che per il fatto che ricadono per la maggior parte in zona pedonale. Piazza Anco Marzio � il cuore del centro �storico� se cos� lo vogliamo chiamare, o dello struscio, per essere pi� onesti. La piazza � un grande spazio con aiuole chiuso tra palazzi liberty e aperto in direzione del lungomare. Le vie che ad essa conducono, come via Lucio Coilio, sono costellate da edifici anni �20: se invece che guardare le vetrine dei negozi di abbigliamento o i men� dei ristoranti solleviamo lo sguardo, vedremo eleganti architetture, palazzi dalle silhouette davvero particolari: impossibile non notarle. Alcuni palazzi hanno vere e proprie decorazioni sulla facciata, ad imitazione dei mosaici di Ostia antica. L�influenza dell�antico � molto presente e si incontra da pi� parti. Anche gli stessi nomi delle vie non lasciano adito a dubbi: Anco Marzio � il Iv re di Roma che secondo la leggenda fond� Ostia antica (in realt� non � mai stato dimostrato). Su piazza Anco Marzio affaccia un locale storico, il Bar Sisto, che ne ha viste di vicende e ne ha serviti di caff� da che esiste. Costruita su una vera e propria duna sabbiosa, la chiesa Santa Maria Regina Pacis rimane lievemente in alto rispetto al resto della citt� e della spiaggia. Da essa si diparte scenograficamente una via dritta che scende verso il mare. Fu costruita in piena I Guerra Mondiale: Paolo Orlando (cui oggi � intitolata una delle vie pi� importanti di Ostia) convinse il vescovo di Ostia Vincenzo Vannutelli (oggi altra via importante di Ostia) a costruire un tempio alla regina della pace per pregare per la fine della guerra. Davanti alla Chiesa, volutamente costruita in altura, si apre una lunga strada che porta diritto al mare: la vocazione della citt� � evidente, lo sguardo della Madonna protettrice anche. Edificio molto elegante nelle forme, la cupola vuole richiamare, naturalmente in piccolo, il Cupolone di San Pietro. Anche qui siamo a Roma, del resto. La sede del X Municipio, in Piazza della Stazione Vecchia, � l�edificio pi� bello di Ostia. Liberty nelle linee e nelle decorazioni, fa una serie di richiami ad alcuni elementi artistici tipici di Ostia antica, come i mosaici e come, soprattutto, un�icona: la statua della Vittoria alata che, rinvenuta sugli Scavi di Ostia antica all�ingresso della citt�, � stata riprodotta sotto le finestre dell�edificio del Municipio. Il ritrovamento della Vittoria Alata in effetti suscit� un grande scalpore ed ebbe grandissima risonanza: erano gli anni in cui erano ricominciati di buona lena gli Scavi di Ostia e veniva in luce una grande citt� a pochi km dalla Capitale (dove pure si stavano svolgendo gli scavi nel Foro Romano). La nuova statua divenne dunque simbolo di rinascita e della nuova citt� � Ostia Lido � che si andava costruendo. L�edificio in s� � molto elegante; entrando ci si immette in un elegante chiostro decorato anch�esso in stile Liberty con molti riferimenti all�antico. Ma gli anni in cui sorge Ostia Lido non sono solo anni di intensi scavi a Ostia antica: sono anche gli anni della Bonifica nel territorio: sono anni di grande nascita e rinascita territoriale e di giusto orgoglio. Non � un caso se il lungo Viale dei Romagnoli arriva fino a Ostia Lido. Sul Piazzale delle Poste affaccia il Palazzo delle Poste e del Telegrafo, il pi� bello di Ostia: razionalismo puro, fu progettato nel 1933 e realizzato nel 1934. Si trova in direzione del mare, sulla direttrice della via Ostiense. Posizione centralissima, simbolo del regime fascista che in quegli anni vedeva il suo apice. L�edificio ancora oggi colpisce per il suo aspetto. Affaccia su una rotonda, di fronte ad esso due eleganti edifici liberty ci ricordano che l�architettura degli anni �20-�30 � il vero tesoro di Ostia, a prescindere dal Regime che certo ebbe grandissima parte nello sviluppo urbano del Mare di Roma. E che dire del pontile? C�� da sempre. � il punto di arrivo e di partenza di ogni passeggiata sul mare. Parte dal Lungomare Toscani e si allunga nel Tirreno; in fondo una rosa dei venti disegnata sul pavimento ci indica qual � il vento che ci sta sferzando il volto in quest�istante. Questo � il luogo preferito da gruppi di ragazzi, da coppiette giovani, da coppie attempate col cane in qualunque stagione dell�anno e con qualunque condizione atmosferica. Il Borghetto dei Pescatori in s� � un piccolo angolo pittoresco nascosto tra il Canale dei Pescatori e gli edifici pi� recenti. Merita fare una passeggiata salendo dal Lungomare in questa direzione per scoprire questo luogo sospeso nel tempo. � infatti un piccolo scrigno rimasto pressoch� immutato: poche case intorno ad una piazzetta che affaccia sul Canale dei Pescatori. Esatto, non siamo sul mare, ma nel tratto finale di un canale artificiale scavato per meglio bonificare il territorio retrostante. Fu popolato inizialmente da pescatori del Sud Italia, Napoli e Puglia. Oggi � un angolo decisamente pittoresco di Ostia. Ma per chi vuole godersi il mare, quali sono gli stabilimenti pi� quotati? Purtroppo il �Roma� non esiste pi�. Bombardato durante la II Guerra Mondiale non � mai pi� stato ricostruito, ma � valsa di pi� la non ricostruzione per meglio far pesare l�orrore della Guerra. Ma non � l�unico stabilimento storico di Ostia. Un altro importante stabilimento � il Kursaal, famoso per la sua piscina e soprattutto per la grande struttura circolare del trampolino, vera opera d�arte e d�architettura di impronta razionalista. Sul lunghissimo Lungomare di Ostia gli stabilimenti belli si sprecano: il Tibidabo, per esempio, sembra pi� un parco divertimenti, pieno di servizi, tanto che ad un certo punto ti dimentichi di essere al mare. Il Plinius � un�altra istituzione nel panorama ostiense. Altri stabilimenti sono noti per il loro ristorante per cui, anche se non vuoi fare il bagno sei comunque in grazia di dio per goderti il salmastro, come La Vecchia Pineta. E poi, vuoi mettere le cabine? Sono dei piccoli capolavori di architettura leggera, eleganti, colorate, davvero da sogno. Infine, se ami esperienze pi� �selvagge�, devi recarti al mare presso uno dei Cancelli di Ostia. Imbocchi la Litoranea in direzione sud, verso Pratica di Mare, e se da un lato vedrai il susseguirsi incontaminato della natura della Pineta di Castelfusano, la residenza presidenziale, dall�altro lato dune di sabbia piuttosto alte ti celano la vista della spiaggia che tutto sommato � a 100 m o poco pi� dalla strada. Ma si tratta di un tratto di litorale piuttosto selvaggio, cui si accede tramite una serie di �Cancelli�. Da 1 a 7 i Cancelli di Ostia sono la spiaggia libera e selvaggia, aperta verso il Mar Tirreno, protetta dalla duna retrostante. In alcuni Cancelli, come il Quarto, un chiosco/bar/ristorante rende pi� gioioso il tramonto dandoci la possibilit� di goderci la fine della giornata con i piedi nella sabbia, in mano un bicchiere di spritz e negli occhi il sole che cala. E se non � stagione da mare? O se semplicemente non ne abbiamo voglia? Il bello di Ostia � che la lingua di duna sabbiosa su cui sorge � un tutt�uno con la pineta retrostante. Una pineta a tratti fitta, a tratti educata dall�uomo, ma in ogni caso estremamente affascinante. Si tratta della Pineta di Castel Fusano. Qui si danno appuntamento tutti i Romani, o gli Ostiensi, che vogliono fare attivit� outdoor, come corsa, camminata veloce, ma anche rollerblade e perch� no, monopattino. La Pineta di Castel Fusano vera e propria si stende tra il Canale dei Pescatori e Via Colombo. Una lunga passeggiata nel verde congiunge la strada fin quasi alla spiaggia. Nu.lla vieta di infilarsi in pineta percorrendo qualche sentiero tracciato. Una delle attrazioni di quest�area � una villa nobiliare degna di interesse e che ogni tanto apre al pubblico: si tratta di Villa Sacchetti-Chigi, affrescata tra gli altri da Pietro da Cortona e che conserva una superba �Galleria di Carte Geografiche� che strizza l�occhio alla ben pi� grande Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani. Roc�o Munoz Morales torna a �Un passo dal cielo� (di Antonella Silvestri, �Tv sorrisi e canzoni� n. 17/23) - �Quando entrai nel cast non parlavo neanche bene la vostra lingua� racconta. �Ora invece considero l�Italia il mio Paese� - Parlando parlando il tempo scorre. Fascino spagnolo, un sorriso inconfondibile, Roc�o Munoz Morales con quel suo delicato accento madrileno mi coinvolge cos� tanto nella conversazione che perdo di vista l'orologio. Sono quasi le 5 del pomeriggio. Roc�o deve andare a prendere a scuola Luna, 7 anni, e Alma, 4, le figlie che ha avuto dal compagno Raoul Bova. Nonostante l'intervista si sia protratta per pi� di un'ora, l'attrice ed ex modella non si scompone. �Sono in tempo� mi dice e nello stesso istante rassicura la baby-sitter che, al contrario, ha premura. L'attrice � tornata sul set di �Un passo dal cielo� dove interpreta Eva Fern�ndez, l'ex del vice questore Vincenzo Nappi (Enrico Ianniello) e madre della piccola Mela. - � stata lontana un anno da questo set. Cosa le � mancato di pi�? �A �Un passo dal cielo� mi lega un rapporto speciale perch� � stato il mio primo progetto dopo aver deciso di trasferirmi in Italia. Avevo 26 anni quando sono entrata nella serie. Da allora sono passati quasi dieci anni. Sin dall'inizio sono stata accolta con affetto e benvoluta dai colleghi. Ricordo che non parlavo bene l'italiano�. - Ora lo parla correttamente. �Lo studio da tanti anni, sono secchiona in questo, voglio parlare bene quella che considero ormai la mia seconda lingua, che � la stessa delle mie figlie. Anche se non sono nata in Italia, io la considero comunque il mio Paese. � qui che sono diventata madre, qui ho costruito la mia famiglia e la mia carriera�. - Ma quando si arrabbia le scappa qualche espressione in spagnolo? �No (ride), uso solo l'italiano. Devo dire che sono cambiata anche in questo: a 25 anni perdevo facilmente le staffe, ora mi capita solo di rado�. - Eva � una mamma �distratta�. Sappiamo che lei, invece, � attenta e premurosa... �Eva ha sofferto di depressione post partum, ecco perch� ha abbandonato la figlia. � un problema comune a molte donne ma se ne parla poco. Io sono il suo opposto. Mi sono sentita subito mamma. La maternit� non l'ho mai sentita come un peso o un sacrificio. Le mie figlie sono state una ricchezza e mi hanno aiutato a guardare la vita anche da un'altra prospettiva, quella della purezza, della meraviglia. Se sono migliorata nel tempo � solo grazie alla maternit�. - Quando deve girare per tanto tempo porta con s� le bimbe? �Quando � possibile, e senza stravolgere i loro ritmi, cerco di coinvolgerle nelle mie attivit�. Luna e Alma sono abituate a viaggiare e a stare in mezzo alla gente. Non sono capricciose e si divertono con poco�. - Lei � anche molto legata alla sua famiglia d'origine, che vive a Madrid. �Sono fortunatissima ad avere dei genitori come i miei, cos� come le mie sorelle. Tra noi c'� molto affetto. Quando siamo insieme ci abbracciamo, ci accarezziamo, ci baciamo. Anche le mie figlie sono cos�. Qualche giorno fa mi sono commossa quando di punto in bianco mia figlia Alma mi ha detto: �Mamma, io ti amo�. Mi si � fermato il battito. Io poi sono l'ultima delle sorelle, quella inaspettata, arrivata in famiglia a distanza di 14 anni dalla seconda. Mamma non pensava pi� di rimanere incinta (ride)�. - In Italia � famosa. Anche in Spagna la riconoscono per strada? �Nel mio Paese ho lavorato tanto in televisione. Ho condotto anche sul primo canale �Feliz 2020�, il programma di Capodanno che � l'equivalente di Sanremo per gli italiani. Rimango commossa ogni volta dall'ondata di affetto che ricevo dalle persone del mio quartiere, �El Retiro�, considerato il polmone verde del centro di Madrid. L� la gente quando mi vede, mi saluta e si ricorda di me come di quella ragazzina maschiaccio che giocava a pallone o della Roc�o giovanissima, alle prese con i primi fidanzatini. L� non mi fanno sentire una persona famosa ma la donna pi� semplice del mondo�.