Settembre 2022 n. 9 Anno VII Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice L'invecchiamento non � un destino Alla borghesia � rimasta solo la cravatta Era mio padre L'invecchiamento non � un destino (di Francesco Salvatore, �Prometeo� n. 158/22) - L�et� si misura con il calendario e con l�orologio. Per valutare lo stato di salute occorre invece un nuovo metodo, misurabile attraverso tipologia e severit� delle malattie, che sono la vera causa del decadimento fisico. Ed � necessario anche un salto culturale, che ci porti verso il concetto di �persona biomedica�. - Tutti gli individui del genere umano sono diversi l'uno dall'altro geneticamente, per i geni che derivano dal padre e dalla madre di ciascuno, e fenotipicamente: basta guardarsi in viso! Vale per tutti, inclusi i gemelli monozigoti. Questi ultimi si differenziano anch'essi per aspetti della loro complessit� individuale in funzione della interazione con l'ambiente in cui vive ciascuno di essi. Tuttavia, nel corso della vita ognuno di noi subisce modificazioni del genotipo e alterazioni del fenotipo, in dipendenza non solo del genotipo modificato stesso, ma anche di molteplici altri eventi molecolari e cellulari o traumatici, che nel loro insieme chiamiamo alterazioni morbose o malattie vere e proprie. � molto frequente che, incontrando una persona in ottima forma, si dica �che porta bene gli anni�, mentre altre volte, anche senza dirlo, si pensa il contrario perch� qualcuno sembra pi� vecchio o anziano della sua et� cronologica. Ci� significa che il fenotipo, col passare dell'et�, non riceve le stesse trasformazioni in tutti gli individui, anzi sono tutte diverse anche nel loro incidere verso una maggiore fragilit�. Questa � la prima evidente considerazione razionale: che non esiste un �invecchiamento fisiologico�, ma le cause devono essere cercate altrove, e precisamente dalla diversificazione lenta e graduale delle cause morbose e/o dalle malattie che si verificano in ognuno di noi. Ovviamente il fenomeno si verifica in modo variabile e diviene evidente nel progredire delle malattie cronico-degenerative che spesso, poich� all'inizio non sono severe, non vengono n� previste n� curate. Molto spesso, infatti, sono trascurate perch� viste come derivazione da cause inevitabili, dall'incedere del �tempo�. � cos� che quasi sempre l'et� viene considerata un fattore di malattia o spesso di pi� malattie. In realt� il tempo non � di per s� una causa di malattia e/o delle alterazioni morbose che si verificano nel nostro organismo. � solo un compagno della nostra esistenza e di quella registrazione di eventi, occasioni e altro che occorrono alle nostre funzioni fisiologiche (e anche patologiche). La colpevolizzazione del tempo in senso cronologico distrae la nostra attenzione dalle cause delle alterazioni morbose che si verificano nel nostro organismo, generando l'idea che le nostre multimorbilit�, e quindi il nostro invecchiamento, si verifichino per destino. Una distorsione concettuale attiva purtroppo anche nel campo medico. Infatti, in tantissimi lavori scientifici in medicina si utilizza il parametro dell'et� (o periodi di et�) attraverso cui vengono selezionati i pazienti in studio. Vengono considerati come insiemi utili ad essere paragonati e descritti (o peggio ancora cos� come viene richiesto dai referee di lavori scientifici), come altre condizioni indipendenti che sembra di capire siano considerate alla stregua di singola malattia; invece � proprio vero il contrario. Allora se ci riflettiamo e se come abbiamo detto si verificano in noi molte morbilit� la cui contestualit� � quasi sempre diversa nei vari individui, non ha senso di indicare l'et� come un fattore individuale che modifica le nostre caratteristiche di salute. � invece necessario abbandonare il concetto dell'et� come valore causativo o determinante: l'et� riesce solo ad indicare con probabilit� e mai con sicurezza la presenza di malattie, e tra l'altro in ogni individuo sono frequentemente diverse l'una dall'altra in tipologia e grado di severit�. Pertanto, espressioni come age-associated diseases diventano solo affermazioni generiche che non possono essere di guida alla scienza medica: la distorcono, spostando l'attenzione dai fenomeni fisico-chimici che sono alla base dei parametri che governano la vita. Alcuni fisici, anche nel momento della divulgazione del concetto di tempo, hanno affermato che �il tempo non esiste�, di recente in un saggio interessante e vivace (Storia del Tempo), Joseph Mazur conclude con un'affermazione straordinaria: �Il tempo siamo noi�. L'inversione causa/effetto Alcuni anni fa, dopo aver riflettuto su una figura che riportava gli atti di un simposio di alto livello scientifico, mi sono accorto che la stessa poteva essere modificata attraverso la sola inversione causa/effetto delle frecce direzionali riportate (Figura 1) dall'invecchiamento verso le malattie, e che dovevano invece essere direzionate verso l'invecchiamento. Una radicale inversione del rapporto di causa-effetto. Questo cambiamento di visualizzazione produce un effetto molto importante. Infatti, se fosse il tempo che scorre a portare le malattie, non potremmo mai modificare o rallentare l'invecchiamento. Dovremmo solo subirlo. Invece, � vero il contrario, ce lo dimostrano una serie di considerazioni su cui cercheremo di soffermarci. Nessuno penserebbe, forse, che � il tempo a produrre l'invecchiamento se ci soffermiamo a riflettere sull'essenza del concetto di tempo, ma tutti purtroppo pensano che l'invecchiamento sia connaturato alla nostra natura e non sia possibile modificarlo, e perci� viene chiamato anche �invecchiamento fisiologico�. Non esiste, invece, un invecchiamento fisiologico, ma ci sono cause che ne determinano l'evoluzione pi� precocemente o pi� tardivamente, per cui � ovvio che bisogna cercare di fare di tutto per agevolare questa seconda possibilit�, e anche di questo parleremo a breve. Il tempo � una grandezza fisica descritta bene nell'ambito, appunto, della fisica ed � anche, tuttavia, un difficile concetto filosofico su cui tanti studiosi hanno lavorato e scritto, cercando di afferrarlo e definirlo nel corso dei secoli. Solo per fare alcuni esempi ravvicinati, Martin Heidegger dice che il tempo � esserci, in altre parole esistere e quindi vedere, sentire, realizzare ci� che accade. Insomma, � il nostro vivere che realizza (e poi ci fa anche misurare) il tempo che passa, e quindi anche le trasformazioni che avvengono nel nostro stato di salute, cio� le malattie. � la prima inversione di paradigma da portare all'attenzione di tutti e anche a quella medica, in quanto ci impone sempre pi� di curare le malattie per fermare il loro progredire, ma anche, e ben pi� importante secondo me, di cercare di prevenirle al loro iniziale e trascurato apparire. Qui di seguito altre considerazioni a supporto della tesi. Aspettativa di vita e rischio di morte L'aspettativa di vita nei secoli, soprattutto negli ultimi 150 anni, � aumentata in tutti i popoli e le etnie, con incedere diverso dall'uno all'altro individuo, in dipendenza del genotipo, ma soprattutto grazie al progresso delle scienze biologiche e biomediche. E soprattutto, grazie ai progressi eccezionali delle tecnologie diagnostiche e terapeutiche, che hanno raddoppiato l'aspettativa di vita (anche oltre il raddoppio). La Figura 2 (parte A) mostra questo fenomeno molto bene e nella sua entit� indica l'aspettativa di vita sempre progressiva, indicando cos� che essa pu� sempre allungarsi a seguito delle conseguenze favorevoli portate dalla bio-medicina (a meno di catastrofi, guerre, pandemie ed altre disastrose circostanze). Allo stesso tempo una importante ricerca, anche italiana (Figura 2, parte B) ha portato alla conclusione che in et� abbastanza avanzata la mortalit�, che sempre aumenta percentualmente all'avanzare dell'et�, inizia invece a decrescere pian piano nel suo incedere (intorno circa ad 80-85 anni) per raggiungere un plateau stimato verso i 105 anni di et�, tanto da far parlare un editoriale su Nature di �longevity unlimited�. La longevit� � l'altra faccia dell'invecchiamento e quindi l'healthy aging (ossimoro) e l'healthy longevity (endiadi) vanno nella stessa direzione: quella di tendere alla diminuzione della presenza di malattie nella vita di ogni individuo. Significa incrementare le possibilit� delle cure, ma anche la prevenzione secondaria, cio� l'inizio della prevenzione il pi� presto possibile nella nostra vita. Il contributo alla salute del fenotipo (genotipo ed esposoma) � facile dedurre che, a causa della diversit� del genotipo e del fenotipo tra gli esseri umani, � necessaria una medicina personalizzata che tenda sempre pi� a studiare ogni individuo non sulla base dell'et�, ma piuttosto sulle precise multimorbilit� possedute da ciascuno, indagandone l'esistenza o la potenzialit� con precocit�. Si chiama �medicina individualizzata� o �medicina personalizzata�, e diciamo che integra la cosiddetta �medicina di precisione� che cura una singola malattia partendo spesso da una specifica alterazione molecolare (ad esempio una o pi� mutazioni). Anche quest'ultima in fondo diventa, per tutti quelli che hanno la stessa malattia, una medicina personalizzata, ma non � certo orientata alla possibilit� di curare l'intero individuo nelle sue possibili multimorbilit�. Di qui la necessit� di un altro paradigma in medicina, che impone sempre criteri di medicina personalizzata, specie quando la fragilit� e la multimorbilit� aumentano in uno stesso individuo. Tornando alle cause di malattia, sappiamo che la salute di ogni individuo dipende dal suo genotipo e dal suo fenotipo, nella combinazione e nella integrazione dei due aspetti e delle cause che purtroppo modificano l'omeostasi dell'organismo �sano� (un po' certamente in modo impreciso, perch� in assoluto il concetto � quasi sempre fallace). Nella Figura 3 (A) vengono mostrate tutte (o quasi) le cause delle modificazioni possibili nel genotipo e sul fenotipo. Alcune funzioni esistenziali possono persino migliorare il fenotipo, ma molto pi� spesso il peggioramento prevale a causa degli effetti dell'esposoma, che comprende tutte le cause ambientali e gli stili di vita negativi: proprio quelli che, in larga misura, contribuiscono all'invecchiamento. L'altra parte della figura (il pannello B) mostra come ogni individuo � definito per il suo status di salute (buona = 100% o pessima = 0%) dalla combinazione di questi due grandi capitoli che determinano la salute dell'uomo: il genotipo e il fenotipo in proporzione diversa in ciascuno. Tanto per fare un esempio, a volte il genotipo � distruttivo con i suoi poteri di mutazioni geniche possedute fin dall'inizio della vita (mutazioni germinali, talvolta anche una sola come nelle malattie monogeniche) che portano in breve o anche in medio-lungo periodo all'exitus; altre volte, invece, la degenerazione delle funzioni dell'organismo � acquisita dall'ambiente e dai comportmenti dannosi e continuativi (droghe, cattiva o pessima alimentazione, ambienti di lavoro, stili di vita errati senza esercizio fisico, e tanti altri fattori causativi negativi). Multidisciplinariet�, complessit�, linguaggio Un artista, un poeta, uno scrittore e anche uno scienziato hanno delle caratteristiche comuni, forse anche dovute a specifiche popolazioni di neuroni. In fondo, possiamo immaginare che le grandi personalit� del Rinascimento avevano in comune una tensione per la conoscenza del non-noto o verso l'invenzione del nuovo, indipendentemente dalla finalit� disciplinare verso cui erano principalmente diretti. Un superamento di barriere che faceva di loro allo stesso tempo dei filosofi, dei poeti, degli scrittori, degli scienziati e anche degli artisti che si dedicavano a pittura, scultura, architettura e cos� via. Ancora oggi, a cinque secoli dal Rinascimento e con una tendenza manifesta alla specializzazione dei saperi, alle sempre pi� numerose e differenziate discipline, si vedono e si ammirano studiosi che hanno come principale obiettivo l'oltrepassamento degli standard e la scelta di orientarsi verso originalit� e novit�, cio� verso il raggiungimento di nuovo sapere e di nuove realizzazioni, anche diversificando i loro specifici neuroni e abbracciando la multidisciplinariet�. Io penso che ci siano molti punti di contatto tra uno scienziato e un artista, in particolare possono condividere una comune condizione multitasking. Pur rischiando di divagare, voglio comunque sottolineare che � stato emblematico il caso di Mimmo Paladino e della Transavanguardia. La multidisciplinariet� conduce sia a un valore aggiunto (cio� oltre la somma delle singole parti) sia a enucleare nuove professioni o discipline (si veda ad esempio le biotecnologie a partire dalla biologia). Abbattere gli steccati specialistici e monodirezionali, che concretamente significa addizionare a un sapere monodisciplinare elementi/nozioni appartenenti per esempio all'etica, al diritto, all'economia, eccetera, implica quindi la creazione di una nuova �disciplina interdisciplinare�. Nel caso delle scienze biologiche, per esempio, una certa progettualit� aprioristica, una volta aperta la breccia multidisciplinare ha avviato un processo virtuoso attraverso cui le scienze biologiche stesse sono diventate anche un sistema produttivo economicamente. Il passaggio da mono a multidisciplinariet�, e poi in sequenza a momenti di interdisciplinariet� per fusione di saperi, via via sempre in sequenza, crea un modello a clessidra sequenziale, the Hour-Glass Model. Esempi storici e contemporanei La complessit� � un tema su cui oggi si sofferma sia il mondo filosofico sia quello scientifico. E cos� come gi� nel 1868, ai tempi di Darwin, Thomas Huxley amava dire che l'acqua (H2O) era qualcosa in pi� e di pi� complesso rispetto all'ossigeno e all'idrogeno che la compongono, molto pi� tardi Edgar Morin, da profeta della complessit� crescente della nostra era, e il filosofo Mauro Ceruti ne hanno descritto i molteplici aspetti in campo filosofico e sociopolitico. Analogamente, in campo scientifico, il concetto � stato sviscerato da Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica 2021, che ha dato contributi di grande valore nella matematica e fisica dei sistemi complessi. �Resta evidente a chiunque che una cosa � la scienza del mattone e un'altra � l'architettura, cos� come nelle scienze biologiche un singolo neurone non costituisce la memoria, ma tanti neuroni insieme nel nostro cervello s�, ha affermato Parisi. Tutta questa premessa per sottolineare che anche i fenomeni vitali sono molto complessi, non diversamente, poniamo, da quelli climatico-meteorologici o connessi con l'intelligenza artificiale (deep learning). Un esempio � quello descritto per l'analisi del folding di tantissime proteine: il Google deep mind-alpha fold ha prodotto una serie molto numerosa di strutture proteiche tridimensionali depositate sia all'EMBL ad Heidelberg, che in Gran Bretagna a Hinxton. Sembrerebbe che si possa arrivare a 130 milioni di strutture (circa met� delle quali sono oggi conosciute). E questo non potr� che condurre a una grande rivoluzione nel settore delle scienze della vita. Scienze della vita che, al momento, sono gravate da problemi di linguaggio: sia nell'ermeneutica di singole parole, sia per gruppi di parole - che potrebbero indurre a dare interpretazioni diverse e anche improprie. Una ricerca significativa ha mostrato come, entro gli ultimi settant'anni, la frequenza dell'uso di molte parole sia cambiata, con un trend che spesso porta a diversificazioni di significati. Si pensi - come detto prima - �all'invecchiamento fisiologico�, che viene denominato in realt� non solo attraverso un ossimoro, ma anche attraverso un concetto che purtroppo deve dirsi errato e che produce grave danno alla medicina e alle sue evoluzioni. Questo si collega altres� al problema dei bias, errori cognitivi sistematici che la Scienza dovrebbe cercare di rimuovere, perch� concetti sbagliati del linguaggio possono influenzare negativamente proprio le attivit� scientifiche razionali e produttrici di benessere. Cos� � avvenuto, infatti, per l'idea di tempo come fattore patologico: nessuno pu� credere che sia realmente appropriato un concetto del genere. Ma se il tempo di per s� non indica lo stato di salute, � pur vero che � necessario cercare tutti i possibili parametri che, nel tempo che passa, sono in grado di indicare in modo pertinente lo stato di salute per sospingerlo verso il miglioramento e bloccare o attenuare il progredire delle malattie cronico-degenerative. Finora, nonostante molti sforzi, vi � stata una notevole difficolt� per stabilire uno score di salute. Per molte ragioni, due soprattutto. In parte a causa della settorialit� disciplinare degli studi di diagnostica medica, poi per la difficolt� intrinseca alle varie malattie nel gerarchizzare il peso relativo tra loro e il grado di severit� nelle diverse fasi di sviluppo e progressione. A causa dell'estrema complessit� dei fenomeni vitali, e della ricerca di test il pi� possibile appropriati per valutare le sopravvenute disfunzioni, lo score di salute/malattia non � stato ancora formulato nella sua interezza complessiva - e torneremo su questo punto. Cambiare il paradigma Se � vero, come lo �, che tutti noi al passare dell'et� cronologica possiamo sempre pi� cronicizzarci in una o pi� malattie - o svilupparne di nuove, o ancora subire l'aggravamento di ciascuna di esse o della loro complessiva integrazione negativa - � pi� che opportuna la necessit� di monitorarsi nel tempo in maniera appropriata per le varie malattie di cui veniamo a conoscenza (spesso correlate e non facilmente differenziabili dalle prime). La mia opinione, che � anche una proposta, � questa: bisogna rendere necessario che tutti i segni di malattia (i famosi sintomi che il medico ricava dal paziente) siano sempre pi� misurati e valutati nella loro progressione temporale. E non basta: � importante valutare i test sul paziente riferendoci non solo ai valori popolazionistici generali, ma tenendo in debita considerazione i valori intraindividuali. Anzi, ritengo che sempre pi� qualsiasi paziente debba cercare di ottenere valutazioni legate alle modificazioni parametriche del suo stesso organismo. Queste valutazioni - a mio avviso - dovrebbero essere effettuate a partire sempre da un quadro complessivo parametrico e medicale, compilato fin da 18-20 anni di et� per ciascun individuo, cio� alla fine della maturazione auxologica ed endocrinologica. Il tutto in un quadro olistico dove possano essere misurati e valutati tutti gli organi, i tessuti, le funzioni organiche e sistemiche che nell'organismo funzionano, e questo in particolare per le malattie cronico-degenerative dove l'insorgenza � molto subdola e lenta. Pertanto, solo un appropriato e precocissimo monitoraggio riesce a farci valutare trend di variazioni lente di una moltitudine di parametri che possano essere considerate come precoci segni e/o sintomi di una o pi� malattie. Solo cos� sar� pi� facile fare la diagnosi, corretta e tempestiva. E come � ben noto, pi� precoce � la diagnosi, pi� precocemente si pu� iniziare a suggerire una cura o uno stile di vita il pi� adeguato possibile per non far progredire le malattie. Sar� banale, ma sarebbe una notevole rivoluzione nella medicina clinica fare grandi passi verso la medicina preventiva. Una sinergia procedurale che - come accennato - dovr� essere definita dalla �medicina predittiva genomica� e dalla �medicina di prevenzione secondaria� nel modo pi� precoce possibile. La quadratura del cerchio L'obiettivo, si sar� compreso, � una specie di quadratura del cerchio: individuare parametri e valutazioni di tipo medico sempre pi� numerosi che possano pervenire, innanzitutto, a uno score di salute il pi� allargato possibile nella valutazione di tutto il complessivo organismo che � l'uomo, e poi - come dicevo - tenerlo sotto controllo nel tempo in modo mirato per cogliere le variazioni che la singola persona potr� presentare nel corso dei monitoraggi appropriati, da eseguire regolarmente dopo aver definito il quadro di partenza dello stato di salute molto precocemente nella vita (18-20 anni). Pertanto, a partire da evidenze scientifiche consolidate, come l'aumento della aspettativa di vita negli ultimi 150 anni, gli incredibili successi delle scienze biomediche e delle tecnologie della medicina clinica dell'ultimo secolo, occorre rivedere e modificare il concetto di �invecchiamento programmato�. E il binomio �genotipo/ambiente� va considerato come un grande regolatore nello stato di salute dell'individuo in ogni epoca della nostra vita. Va dato il maggior valore possibile alla prevenzione individuale, spostandola il pi� precocemente possibile verso l'inizio della vita. Ovviamente � altrettanto necessario che questa prevenzione individuale sia alla portata di tutti. Se veramente crediamo nel valore della vita, a cui la maggioranza di esseri umani � molto legata e che vuole proteggere e salvaguardare per integrit� e benessere - forse pi� ancora che nella sua lunghezza - allora � indispensabile diventare consapevoli di un nuovo concetto: quello di persona biomedica. Si tratta di un concetto tra il filosofico e il medico, ritengo debba essere consolidato e ritenuto di valida guida nel corso della vita della persona umana. Nelle mie intenzioni, intende riferirsi a ciascun individuo umano in ogni momento o epoca della sua complessiva esistenza e quindi del suo status fisico e mentale, che � sempre e continuamente variabile nella somma dei suoi valori e potenzialit� in dipendenza dello stato di salute psicofisico, che in ogni momento egli/ella possiede. La persona biomedica quindi sostituisce, o meglio completa, l'antica definizione di persona biologica, fattispecie forse astratta e/o omologante tutti gli individui in modo generico. Anche il concetto di persona biomedica riguarda ognuno di noi dalla pi� giovane et� (se vogliamo anche dalla nascita) nella sua continua variabilit� dovuta al suo stato di salute inteso nelle modalit� pi� olistiche possibili. In questa ottica, la persona biomedica cui ci riferiamo non deve essere �il paziente� (anche se ognuno di noi lo � un po' sempre, mi permetto dire), ma il soggetto umano nella sua complessit� variabile, e quindi sempre pi� difficilmente interpretabile nel suo esistere. Benessere e lunghezza della vita: verso la morte in grande serenit� Vorrei infine sottolineare che la concettualit� illustrata deve necessariamente portare anche a una revisione non banale degli studi in medicina, nonch� del Sistema Sanitario Nazionale per una sempre maggiore visualizzazione dell'intero individuo e per preservarne il deterioramento. Ciascuno di noi deve non solo essere curato, ma preventivamente e periodicamente valutato specie nella progressione verso la multimorbilit�, processo da contrastare, come gi� detto, il pi� precocemente possibile. Nel considerare, altres�, che la progressione dello stato di benessere nella vita di ogni singola persona � certamente un valore aggiunto anche per la totalit� della comunit� sociale, oltre che per il singolo, desidero far riferimento alle parole di una nostra grande scienziata, Rita Levi Montalcini. Oltre che associare lo stato di benessere alla lunghezza della vita, parlava infatti di �rughe del cervello�, che in tanti casi non vanno di pari passo con quelle del resto del nostro organismo, ma addirittura scompaiono, o come dice ancora pi� esplicitamente la neuroscienziata Micaela Morelli, diventano �rughe sexy� col passare dell'et�. � un'indicazione molto importante per comprendere come il perseguimento di una �longevit� sana e attiva� � cosa di alto valore umano e anche scientifico. E veniamo a qualche interrogativo finale, quasi metafisico. Un benessere prolungato nel corso della vita, potr� pervenire a un ulteriore allungamento della stessa, quasi a una sorta di immmortalit�? Io credo di no. Almeno per quanto noto al momento, i danni prodotti dall'ambiente, uniti a quelli genetici, comporteranno prima o poi la morte di ognuno di noi, per le malattie che ci avranno comunque colpiti. Curiosamente, mi � stato posto un problema, che sintetizzo cos�: �Ma allora, professore, se non accadono fatti traumatici e le malattie non sopravvengono, come affrontare il tema tragico del morire?�. Se mi si consente, allo stato dell'arte della nostra conoscenza scientifica, forse si potrebbe tentare di copiare l'esempio del �carroccio a un'asse� (one-hoss shay) descritto da un grande medico, poeta e scrittore nordamericano, Oliver W. Holmes. Riporto esattamente la sua frase in inglese: �Have you heard of the wonderful one-hoss-shay. That was built in such a logical way to be always the same... How suddenly it went to pieces all at once...�. Scherzosamente, potrei dire metaforizzando, la ricetta � in fondo semplice: ottima manutenzione sempre e continua per tutta la vita, morte subitanea senza malattie, e senza disabilit� che portino grande sofferenza. E meglio dormendo, aggiungo io. Alla borghesia � rimasta solo la cravatta (di Massimo Fini, �Il Fatto Quotidiano� del 11 giugno 2022) La cravatta. Non la portano gli islamici, non la portano i mediorientali anche quando non islamici, tantomeno la portano i neri africani, non la portano i nomadi del Sahel, non la portano gli abitanti dell�Asia centrale, non la portano gli indiani, non la portano i cinesi. La cravatta � quindi un indumento occidentale. Ed � anche un simbolo della nostra mentalit� costrittiva e autopunitiva. Non per nulla la prima cosa che si fa quando un uomo si sente male � sciogliergli la cravatta, liberarlo da qualcosa che lo soffoca inutilmente. La mentalit� autopunitiva, e nello stesso tempo, coerentemente, doveristica, � stata propria della borghesia mercantile che, staccandosi gradualmente dalla mentalit� contadina, ha dato origine al mondo moderno. Benjamin Franklin (1706-1790) pu� essere considerato l�epitome di questo nuovo modello di pensare e di vivere. In lui tutto � ridotto a calcolo: tot tempo per il lavoro, tot per il riordino, tot per la preghiera, tot per i pasti, tot per le letture, tot per gli svaghi, tot per il sonno, tutto � conteggiato al minuto. In quanto al sesso �raramente e soltanto per la salute e per la progenie�. C�� in tutto questo bisogno di ordine, di razionalit�, di pulizia, morale e fisica, di esami, di ricognizioni, di ispezioni, una tale crudelt� e un bisogno di punirsi che mettono i brividi. E, come nota Weber, in Franklin, cio� nel borghese, nemmeno le virt� sono fini a se stesse, sono virt� perch� sono utili: �L�onest� � utile perch� d� credito, e la puntualit�, la diligenza, la regolatezza idem, e perci� esse sono virt��. La virt� � una cosa buona perch� porta credito, cio� denaro. Col calcolo entra in campo il concetto di risparmio, estraneo sia alla mentalit� contadina che a quella dei primitivi, per i quali la ricchezza va spesa immediatamente possibilmente in modo ludico e poich� il denaro, a dispetto di quello che ne pensava Aristotele, non � sterile, ma pu� partorire altro denaro, si fa strada il concetto di investimento che � il grande motore delle societ� moderne. Scrive Franklin: �Chi uccide una scrofa uccide tutta la sua discendenza fino al millesimo maialino. Chi getta via un pezzo di cinque scellini uccide tutto ci� che si sarebbe potuto produrre con esso: intere colonne di lire/sterline�. Ma non basta: �Chi pu� guadagnare dieci scellini al giorno con il suo lavoro e va a spasso oppure sta seduto pigramente mezza giornata, anche se spende solo una moneta di sei pence durante la sua passeggiata o il suo riposo non dovrebbe calcolare questa come unica spesa; in effetti ha speso o piuttosto buttato via oltre cinque scellini�. Insomma non si pu� nemmeno andare a zonzo senza sentirsi in colpa. L�Alberti (1404-1472) lo dice in modo meno sofisticato ma pi� esplicito: �La ricchezza� non bisogna mai lasciarla inattiva: sempre essa deve accrescere il patrimonio del suo padrone�. Nota Max Weber: �Che uno possa proporsi a scopo del lavoro di tutta la sua vita unicamente il pensiero di scendere nella tomba carico del massimo peso possibile di denaro e di beni appare (all�uomo di quel tempo) spiegabile solo come prodotto di impulsi perversi�. Poich� il denaro non � solo tempo, ma tempo futuro, cambia anche la percezione e il senso stesso del tempo, che non � pi� il �tempo di natura�, ciclico, astorico, statico, presente, delle societ� tradizionali, ma diventa un tempo dinamico, rettilineo, un tempo di morte. � un capovolgimento totale del concetto di tempo ed � legato al denaro. Non � un caso che la civilt� contadina, cio� non mercantile e preindustriale, non avesse n� il senso del denaro (lo stesso nobile dilapida allegramente il suo patrimonio: tanto gli entra in cassa, tanto spende) n� quello del tempo declinato al futuro. Scrive Piero Camporesi: �L�affannoso tempo storico e lineare del mercante misurato sui ritmi della partita doppia, dei tassi d�interesse e dell�investimento produttivo non era il tempo dei contadini, serpentino, ciclico, ritmato dalle stagioni, dai soli e dalle lune. Nella letteratura popolar carnevalesca il denaro non esiste: o � rigorosamente perseguito e bandito o viene consumato (�strusciato�) immediatamente, in una zampillante prospettiva di gioioso, perenne spreco, in guerra con l�etica dell�accumulo, della �massarizia� e della �robba�, per soddisfare le esigenze primarie del corpo, pi� che dello spirito. Il povero coniuga i verbi al presente, non conosce le lusinghe ingannevoli del futuro, contrariamente al ricco che costruisce strategie nel tempo tracciando piani e ipotetiche prospettive�. La gente della societ� tradizionale, che ama la vita, qui e ora, che coniuga, come dice Camporesi, i verbi al presente, che � inserita nei cicli della natura, guarda con sgomento e senza capire l�apparire della figura del mercante. Il mercante, il borghese, inseguendo perennemente un futuro che per definizione � irraggiungibile, si � creato da s� solo il meccanismo perfetto dell�infelicit�. Noi oggi, individui o collettivit�, siamo inseriti in questa mentalit�. C�� una pubblicit� di Fastweb che dice: �Tu sei Futuro�. Nel frattempo la borghesia, dopo aver innescato tutto il movimento, � scomparsa. Non solo nelle sue aberrazioni, ma anche in quelli che erano i suoi pregi: senso del dovere, del lavoro ben fatto, diligenza, ordine. Le � rimasta solo la cravatta. Era mio padre (di Riccardo Michelucci, �Focus Storia� n. 188/22) - Poco prima di morire, Maria Romana De Gasperi ci aveva concesso un�intervista in cui tratteggiava dettagli inediti del genitore statista. Eccola. - Maria Romana De Gasperi, figlia primogenita, assistente personale e biografa del pi� grande statista italiano del XX secolo, � scomparsa il 30 marzo scorso all'et� di 99 anni. Alcuni mesi prima di morire ci aveva concesso questa lunga intervista, accogliendoci con una gentilezza d'altri tempi nello studio della sua casa romana, adornato da un grande affresco che ritrae suo padre e da una libreria piena di volumi sulla storia dell'Italia contemporanea. Da quel lontano giorno del 1954 in cui Alcide De Gasperi mor�, Maria Romana ha sentito il dovere di raccontare ogni singolo dettaglio della sua vita. Ha analizzato un'enorme quantit� di lettere, documenti e ricordi personali che le hanno consentito di ricostruire un'irripetibile esperienza politica in numerose opere biografiche dedicate al padre. Con il suo lavoro non si � limitata a tenere accesa una luce sulla sua memoria ma si � quasi trasfigurata in lui fino a mantenerlo in vita, in un certo senso, fino ai giorni nostri. - Chi era Alcide De Gasperi? �Era un uomo dotato di una coscienza e di una dirittura morale straordinarie. Infatti, nessun avversario politico ha mai trovato qualcosa di negativo sulla sua vita tale da poterlo compromettere o colpire sul piano personale. Ed era anche un intellettuale che in carcere scriveva lettere in latino. Durante il fascismo la mattina lavorava in Vaticano come bibliotecario, nel pomeriggio traduceva testi in tedesco dettando le frasi ad alta voce a nostra mamma, che le batteva a macchina. Noi bambine dovevamo stare in silenzio e non fare rumore per non disturbarli. Quando era presidente del Consiglio la sera si rilassava leggendo le egloghe di Virgilio in latino e l'Anabasi di Senofonte in greco�. - Cos'ha voluto dire essere la figlia di De Gasperi e poi raccogliere la sua eredit� politica, spirituale e umana? �Quando ero bambina essere la figlia di De Gasperi non significava niente di particolare, perch� lui non ci aveva raccontato niente della sua vita di prima, la politica, la lotta antifascista, il carcere e tutto il resto. Quando divenni un po' pi� grande cominci� a chiedermi di portare pacchi di lettere a un vicino che abitava al piano di sotto. Poi qualche giorno dopo mi chiedeva di andarli a riprendere. In seguito capii che avveniva quando c'era qualche manifestazione del fascismo o visite di ospiti stranieri che il duce riceveva in citt�, e si temevano arresti e perquisizioni. Quelle carte contenevano la sua storia, a partire da quella vissuta durante il periodo austro-ungarico e dovevano essere messe al sicuro�. - Lei ha fatto le scuole durante il Ventennio. Le ha creato problemi essere la figlia di un fiero antifascista? �Quando dovetti iscrivermi alla prima media, a undici anni, mia madre and� a parlare con i presidi di alcune scuole pubbliche di Roma dicendo che le sue figlie non avrebbero preso la tessera di �piccole italiane� del partito fascista. Si rifiutava categoricamente. Nessuna delle scuole pubbliche ci ammise e fummo obbligate a frequentare soltanto istituti religiosi privati�. - Che cosa diceva a quei tempi suo padre del duce e del fascismo? �Del regime aveva un'idea terribile. In un piccolo quaderno annotava tutte le cose negative, che lo facevano soffrire, come i sacerdoti che benedivano i gagliardetti e i cattolici che mettevano in mostra i simboli fascisti. Del duce non parlava praticamente mai. Ricordo solo una volta, davanti a una folla di sostenitori in Liguria che picchiavano le mani sul vetro della macchina per invitarlo a fermarsi. Mi disse: capisco Mussolini. � difficile rendersi conto se fanno cos� perch� hai fatto qualcosa di buono o perch� sei il capo. Credeva che la vanit� fosse un'insidia per un politico�. - Quando Roma fu occupata dai nazisti suo padre rischi� di finire male. �Si nascose in San Giovanni in Laterano con altri politici, tra i quali anche il socialista Pietro Nenni. Ma poi dovettero andarsene perch� la polizia tedesca aveva iniziato a fare retate negli istituti religiosi alla ricerca di ragazzi che si travestivano da preti per non andare a combattere contro gli Alleati. Trov� rifugio in una stanza offertagli da monsignor Celso Costantini, all'epoca segretario di Propaganda Fide (la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli)�. - Anche lei collabor� con la Resistenza? �Cercai di fare qualcosa contro il regime e quindi di impegnarmi contro i nazisti, i fascisti e la guerra, come tanti altri giovani dell'epoca. Con i miei amici dell'universit� diffondevamo pubblicazioni e volantini antifascisti. Li gettavamo di corsa, contando sull'effetto sorpresa e poi fuggivamo via in bicicletta. Il poco che ho fatto era sostenuto dalla leggerezza degli anni giovanili, non li ho mai considerati atti di eroismo. Tenevo i collegamenti con i politici che avevano combattuto il fascismo o andavo a nascondere nelle grotte della campagna romana le armi che ci consegnava il Comitato di Liberazione. Dopo la guerra volevano darmi una medaglia ma mio padre disse che non era il caso�. - Che ricordi ha della Liberazione? �Ero a Roma e la notte prima non c'eravamo quasi accorti dell'arrivo delle truppe statunitensi. Vivevamo dietro San Pietro e ho un ricordo vivido dei soldati tedeschi che se ne andavano verso la via Aurelia. Subito dopo mio padre pronunci� un famoso discorso ai partigiani, che suon� come un appello all'unit� per il bene del Paese. �Aiutateci a superare lo spirito funesto delle discordie�, disse loro. �Adesso � il momento di lasciar cadere il risentimento e l'odio; si deve perdonare�. Lui teneva molto allo spirito unitario del 25 aprile�. - Inizi� a lavorare con suo padre subito dopo la fine della guerra? �Lo seguii gi� a Salerno, dove dal febbraio 1944 si insedi� il governo provvisorio dell'Italia che stava uscendo dall'era fascista. Erano rappresentati tutti i partiti, ma di figure davvero preparate per la politica ce n'erano poche. Ero l'unica donna e avendo studiato dattilografia mi fecero redigere testi non solo per lui e per la Democrazia Cristiana ma anche per gli altri partiti. Era un governo molto povero, che rifletteva la situazione del Paese. Quando eravamo a tavola, nella villa che aveva accolto tutti i ministri e i collaboratori, anche il cibo era scarso. Si respirava un clima di povert� ma anche di profonda dignit�. L'Italia era una nazione allo stremo, che aveva partecipato alla guerra dalla parte sbagliata e doveva ricominciare da zero facendo un lavoro enorme al fianco degli Alleati. Si percepiva un pressante bisogno di tornare a essere ascoltati nello scacchiere internazionale. Ci riuscimmo a poco a poco, con grandi sacrifici e tanto lavoro�. - Oggi � impensabile che un presidente del Consiglio chiami sua figlia a fargli da segretaria. � vero che all'epoca lei non guadagnava niente? �Certo. Mio padre riteneva che in famiglia non dovesse esserci pi� di uno stipendio pubblico�. - Quella grande foto che tiene sulla scrivania ritrae suo padre con una dedica, �alla mia cara segretaria e compagna d'America�. Si riferisce allo storico viaggio del 1947? �S�. Il 4 gennaio di quell'anno mi imbarcai con mio padre, che allora era presidente del Consiglio, sull'aereo che ci port� per la prima volta negli Stati Uniti. Fu un viaggio molto complicato, perch� a quei tempi gli aerei erano dei vecchi quadrimotori che volavano molto bassi e facevano un rumore infernale. Quando attraversammo l'oceano le condizioni meteorologiche si fecero molto brutte e l'aereo ebbe una serie di movimenti spiacevoli. Non fu una visita ufficiale, perch� non avevamo ricevuto alcun invito da parte di Washington, ma mio padre cerc� in tutti i modi di avvicinare il governo degli Stati Uniti. All'epoca il nostro Paese versava in una situazione molto difficile, l'intera Italia del Sud era distrutta ed era molto difficile far comprendere una situazione simile agli statunitensi perch� loro, pur avendo partecipato alla guerra, non avevano conosciuto la morte e la distruzione in casa loro�. - C'� chi ha sostenuto che in quel viaggio De Gasperi fosse andato a trattare con gli Stati Uniti l'esclusione dei comunisti dal governo in cambio degli aiuti economici. �Non and� assolutamente cos�. L'obiettivo era quello di conquistare una stima e una fiducia che subito dopo la guerra non erano affatto scontate. Lui descrisse la situazione italiana e disse che per mantenere la nostra libert� avevamo bisogno di un aiuto concreto e immediato, altrimenti non ce l'avremmo mai fatta. Ricordo la fatica di dover partecipare a un numero enorme di incontri e appuntamenti ogni giorno. Mio padre era capace di riposare per appena un quarto d'ora, si sedeva su una poltrona e si imponeva di dormire per soli quindici minuti�. - Ci fu il rischio di tornare a mani vuote? �S�, continuavano a farci incontrare persone ma di aiuti non parlavano mai. La richiesta che la nostra ambasciata aveva inoltrato per un aiuto concreto continuava a non ricevere risposta. La penultima sera mio padre mi disse sconsolato: �Temo proprio che torneremo a casa senza niente�. Rimanevano solo un paio di riunioni e lui aveva perso ogni speranza, invece l'ultimo giorno gli fu consegnato un assegno da cento milioni di dollari che ci consent� di tornare in patria con gli aiuti. Anche i comunisti, inizialmente scettici, dovettero ricredersi�. - Invece l'Europa unita fu il suo grande rimpianto politico, perch� non riusc� a ottenere il via libera alla Comunit� europea di difesa (un'unit� politico-militare tra Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi). Perch� sognava cos� tanto un esercito europeo unito? �Lui, il francese Robert Schumann e il tedesco Konrad Adenauer erano grandi uomini politici che avevano sofferto nelle guerre di inizio secolo ed erano accomunati da un profondo amore per la propria terra e per la libert�. Volevano a tutti i costi creare un esercito europeo per sviluppare una forza difensiva capace di porre le fondamenta di una comunit� politica europea�.