Dicembre 2023 n. 12 Anno VIII Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Italo Calvino: fra impegno e leggerezza Il cervello specchio Impressioni di viaggio Fats Waller, il geniale sorriso del Jazz Italo Calvino: fra impegno e leggerezza (di Alessandro Borelli, �Focus Storia� n. 204/23) - Cent'anni fa nasceva Italo Calvino: da partigiano ad autore di fiabe per bambini, che piacciono agli adulti, il ritratto di uno scrittore �fantastico�. - Un critico rigoroso come Alberto Arbasino di lui scrisse: �Leggerezza calviniana. Un pesante equivoco del nostro tempo. Italo Calvino non era affatto leggero. Era molto serio, laborioso, parsimonioso, industrioso, assorto, concentrato, moderato, indaffarato, calcolatore, misuratore, come tutti i migliori liguri�. E c'�, in questo incalzare di aggettivi, la fotografia di uno degli intellettuali pi� complessi e, per certi versi, tuttora incompresi del Novecento italiano. Italo Calvino nacque cent'anni fa, il 15 ottobre del 1923, lontano dall'Italia, a Santiago de Las Vegas de La Habana (Cuba), e, per amore dell'Italia, fu battezzato, appunto, Italo. Una famiglia di rango, la sua: la madre, Eva Mameli Calvino (nessuna parentela col Goffredo dell'inno nazionale), fu la prima donna a conseguire la libera docenza universitaria in Botanica, insegn� a Cagliari ma visse e lavor� a lungo, con la famiglia, a Sanremo. Il padre, l'agronomo Mario Calvino, mazziniano repubblicano e massone, sanremasco, si ritrov� nel 1908 al centro di un intricato caso internazionale per il fallito attentato, in Russia, contro lo zar Nicola II. Il responsabile, in un primo tempo, fu indicato come il �giornalista italiano� Mario Calvino; solo pi� tardi le autorit� lo identificarono con il matematico Vsevolod Vladimirovich Lebedincev, anarchico, rientrato in Russia grazie al passaporto che Calvino medesimo gli aveva volontariamente consegnato in Liguria, dove lo aveva incontrato. Furono anche queste vicende a gettare sullo scienziato l'ombra del �pericoloso sovversivo� che lo accompagn� a lungo: nel 1909, come scrisse, le circostanze lo indussero �a staccarmi dalle terre dei miei avi, e a varcare l'oceano�. Arriv� negli Stati Uniti, poi in Messico e, infine, a Cuba, dove il figlio Italo sarebbe venuto al mondo. Nel 1925, il ritorno a Sanremo, la citt� della fanciullezza di Italo Calvino. Cos� lo scrittore, in un articolo del 1960, la ricordava: �Sono cresciuto in una cittadina che era piuttosto diversa dal resto dell'Italia [...]: San Remo [sic], a quel tempo ancora popolata di vecchi inglesi, granduchi russi, gente eccentrica e cosmopolita. E la mia famiglia era piuttosto insolita sia per San Remo sia per l'Italia d'allora: scienziati, adoratori della natura, liberi pensatori�. N� l'avvento del fascismo parve intaccare la routine quotidiana: il padre, � vero, per poter insegnare all'Universit� di Torino dovette, com'era prassi, giurare fedelt� al Partito nazionale fascista e pure Italo, all'inizio degli anni Trenta, non pot� sottrarsi all'obbligo di aderire all'Opera nazionale Balilla. A influire sulla sua educazione furono, per�, le letture e le amicizie: si appassion� a riviste satiriche come il Marc'Aurelio e il Bertoldo; divenne assiduo frequentatore dei cinema e si ciment� nelle prime recensioni; Eugenio Scalfari, il futuro fondatore del quotidiano la Repubblica, suo compagno di liceo, lo avvicin� agli scrittori pi� attenti ai temi etici e sociali, come Eugenio Montale ed Elio Vittorini. Ma la vera svolta, per la sua formazione politica e culturale, giunse nel 1943: studente di Agraria non particolarmente brillante, dopo l'armistizio dell'8 settembre, che segn� il passaggio dell'Italia a fianco degli Alleati nella Seconda guerra mondiale, fu costretto a rimanere nascosto per sfuggire alla leva della Repubblica di Sal�. Nel 1944 ader�, con il fratello Floriano, alla divisione partigiana delle Brigate Garibaldi intitolata a Felice Cascione, medico imperiese ucciso dai fascisti il 27 gennaio di quell'anno. Avrebbe annotato pi� tardi: �Dietro il milite delle Brigate nere pi� onesto, pi� in buonafede, pi� idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano pi� ignaro, pi� ladro, pi� spietato, c'era la lotta per una societ� pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ch� di queste non ce ne sono�. Quell'esperienza, che nel marzo del 1945, a Liberazione vicina, lo vide in prima linea nella battaglia di Bajardo, nei pressi di Imperia, sarebbe confluita poco tempo dopo, nel 1947, nel suo romanzo d'esordio, Il sentiero dei nidi di ragno, e nella raccolta di racconti Ultimo viene il corvo, del 1949. L'esperienza partigiana sfoci� quasi inevitabilmente, per Calvino, nell'avvicinamento al Partito comunista italiano, di cui divenne attivista e quadro ma, al tempo stesso, non �intellettuale militante� nel senso auspicato dall'allora segretario, Palmiro Togliatti. Piuttosto, lo scrittore si fece attento, nel contesto della nascente Repubblica, a temi come i diritti, la giustizia sociale e la libert�. Furono il filo conduttore degli articoli pubblicati dal quotidiano l'Unit� - per il quale, nel 1951, cur� un reportage dall'Unione Sovietica, poi compendiato nel Taccuino di viaggio in Urss di Italo Calvino - e dal periodico Rinascita. Il suo tratto stilistico mostr� subito elementi di peculiarit� che fecero dire al poeta Marino Moretti: �Tra le letture di questi giorni (pochine e sbandate) ci sono stati i tre libri di Italo Calvino; interessante scrittore che scrive nervosamente bene senza far prosa d'arte, comunista ma non arido e senza lo stupido ottimismo dei comunisti�. Nel frattempo, dopo la laurea in Lettere a Torino, ebbe inizio, su consiglio di Cesare Pavese, la sua collaborazione con la casa editrice Einaudi, fondamentale per il suo percorso culturale. Pian piano, si consum� la rottura con la dimensione pi� marcatamente politica dei suoi lavori: si radic� in lui la convinzione che la letteratura dovesse avere un ruolo propositivo e razionale all'interno di quella che Calvino stesso defin�, in un celebre articolo pubblicato sulla rivista Il Menab� nel 1962, la �sfida del labirinto�, di fronte alla quale l'intellettuale � chiamato a proporre una visione coerente e organica da contrapporre al caos scomposto della societ� moderna. Nel 1957 lasci� il Pci a seguito, da un lato, della denuncia dei crimini di Stalin da parte di Nikita Chrusciov al XX Congresso del Partito comunista dell'Urss e, dall'altro, dell'invasione dell'Armata Rossa in Ungheria. Da quel momento, il suo angolo d'osservazione cambi�: seppure ancora sensibile ai problemi della cultura all'interno della societ� industrializzata, come dimostr� il lavoro alla rivista Il Menab� con Elio Vittorini, ecco compiersi, nel 1959, il filone �fantastico�, che tanto avrebbe connotato la sua poetica, con Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957) e Il cavaliere inesistente (1959), confluiti nella Trilogia degli antenati. Nell'estate del 1967 Calvino si trasfer� a Parigi assieme alla moglie Chichita, ovvero Esther Judith Singer, traduttrice argentina di origine ebraica, sposata a L'Avana nel 1964, e alla figlia Giovanna, nata nel '65. Avrebbe dovuto rimanervi cinque anni, collaborando con intellettuali e letterati francesi; vi rest� per tredici, ma conducendo una vita molto appartata, pur frequentando intellettuali parigini di primo piano come Georges Perec, Jeacques Roubaud o Raymond Queneau, di cui tradusse anche alcune opere. Inizialmente influenzato dal Neorealismo, poi aperto alla narrazione fantastica, quindi acuto sperimentatore, curioso di fronte ai nuovi confini della scienza, come traspare ne Le Cosmicomiche del 1965, ma mai distratto rispetto alle questioni sociali (da Marcovaldo, dedicato all'Italia del boom economico, a La giornata di uno scrutatore, entrambi del 1963), Calvino approd�, nella fase conclusiva della sua vita, quasi al paradosso dell'antiromanzo. Il penultimo libro, Se una notte d'inverno un viaggiatore, dato alle stampe nel 1979, � infatti un ardito esperimento in cui il lettore si trova di fronte all'incipit di dieci romanzi senza che nessuno di essi giunga a compimento. Ed � il lavoro che ha indotto la critica a inserire l'autore nella corrente del Postmodernismo, segno della capacit� di Calvino di essere, in ogni passaggio, attento interprete del clima culturale a lui contemporaneo. Scrittore prolifico e fecondo come pochi, mise mano a racconti �per ragazzi�, interviste, reportage, saggi. Tutto, per�, sempre tenendo conto - e malgrado una vena di pessimismo che segn� l'ultima parte della sua produzione - del valore della letteratura come via preferenziale per favorire una chiave di conoscenza della realt� in tutte le sue molteplici e contraddittorie sfaccettature. Il critico letterario Giorgio B�rberi Squarotti (1929-2017) intravide sin dagli esordi di Calvino i �temi forti� della sua poetica: �Quando Italo Calvino pubblic�, nel 1947, Il sentiero dei nidi di ragno, in pieno trionfo neorealista, apr� il primo caso (che a pochi, per la cecit� complessiva dell'ora, apparve tale) di crisi della concezione realista della realt�: nella direzione della richiesta disperata di rendere ragione dell'angoscia della morte, dell'orrore dell'uccidere, della violenza che colpisce dentro, a fondo, e nella decisione di conoscere, del reale, anche il �negativo� come non volont�, rifiuto di scegliere l'azione, il gesto, il vivere stesso�. Italo Calvino si spense a Siena il 19 settembre 1985. Postumo usc�, nel 1988, Lezioni americane con i testi degli interventi che avrebbe dovuto pronunciare all'Universit� di Harvard nell'anno accademico 1985-1986. Vi annot� fra l'altro: �Dato che in ognuna di queste conferenze mi sono proposto di raccomandare al prossimo millennio un valore che mi sta a cuore, oggi il valore che voglio raccomandare � proprio questo: in un'epoca in cui altri media velocissimi e di estesissimo raggio trionfano, e rischiano d'appiattire ogni comunicazione in una crosta uniforme e omogenea, la funzione della letteratura � la comunicazione tra ci� che � diverso in quanto � diverso, non ottundendone bens� esaltandone la differenza, secondo la vocazione propria del linguaggio scritto�. Il cervello specchio (di Corrado Sinigaglia, �Prometeo� n. 163/23) - I neuroni specchio non sono cos� �speciali�: si trovano in gran parte del nostro cervello di primati (e non solo). - La propriet� e il meccanismo specchio I neuroni specchio sono stati registrati per la prima volta all'inizio degli anni Novanta nella corteccia premotoria del macaco. Studiando le propriet� del sistema motorio dei primati, un gruppo di ricercatori dell'Universit� di Parma - guidato da Giacomo Rizzolatti e di cui facevano parte Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Vittorio Gallese e, inizialmente, Giuseppe di Pellegrino - ha scoperto che in un'area della corteccia premotoria esistevano neuroni dotati di una propriet� particolare: essi si attivavano, infatti, sia quando il macaco eseguiva una determinata azione sia quando osservava quel tipo di azione mentre era eseguita da altri (uno sperimentatore o un altro macaco). Negli anni successivi, neuroni con la stessa propriet� specchio sono stati registrati in molte altre aree non solo frontali, ma anche parietali e prefrontali. Risultati analoghi sono stati ottenuti nell'uomo. Usando tecniche molto diverse - quali, per esempio, la tomografia a emissione di positroni (PET), la risonanza magnetica funzionale (fMRI), la magnetoencefalografia (MEG), la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e, infine, la stimolazione e registrazione intracranica - numerosi studi hanno trovato risposte specchio in molte aree frontali e parietali. L'aspetto interessante � che sono state riscontrate risposte siffatte anche nell'insula, nell'amigdala e nel giro del cingolo - tutti centri implicati in reazioni emotive come il disgusto, la paura o l'ilarit�. Oggi sappiamo che la propriet� specchio caratterizza non soltanto una parte consistente del nostro cervello di primati, ma anche aree e strutture cerebrali di altre specie come, per esempio, le scimmie del nuovo mondo (le marmoset), gli uccelli canterini, i ratti, i topi e i pipistrelli. Due studi, apparsi su Science qualche anno fa, hanno registrato nell'ippocampo, rispettivamente del ratto e del pipistrello, l'attivit� delle cosiddette cellule di posizione (place cells) - note per avere un ruolo chiave nell'orientamento spaziale - mostrando come esse si attivassero non solo quando l'animale registrato si trovava in una data posizione, ma anche quando quella posizione era occupata da un altro animale conspecifico. Ed � di pochi mesi fa la pubblicazione su Cell di uno studio, condotto da un gruppo di ricercatori di Stanford, che evidenzia come esistano neuroni nell'ipotalamo del topo che si attivano selettivamente durante sia l'esecuzione sia l'osservazione di determinati comportamenti aggressivi, manifestando cos� una chiara propriet� specchio. Tutto questo ci dice che la propriet� specchio � diversa da tutte le propriet� funzionali che caratterizzano le varie strutture cerebrali. A differenza di queste ultime, infatti, la propriet� specchio non si identifica per la risposta a un dato stimolo in entrata o in uscita, n� per il fatto che quello stimolo sia elaborato da un determinato circuito. Piuttosto, quello che caratterizza la propriet� specchio � il fatto che un neurone o una popolazione di neuroni esibisca le proprie caratteristiche funzionali non solo durante l'esecuzione di un dato comportamento, ma anche durante l'osservazione di quel tipo di comportamento eseguito da altri. Si pensi ai diversi tipi di neuroni che abbiamo sopra ricordato avere la propriet� specchio. Tale propriet� caratterizza quei neuroni non perch� fanno quello che fanno, ma perch� lo fanno due volte, nel senso che si attivano sia quando il tipo di comportamento a cui sono legati � prodotto in prima persona sia quando � osservato in altri. Fin qui la propriet� specchio. A tale propriet� � associato un meccanismo, cui � stato dato il nome di �meccanismo specchio�. Per comprendere la natura di questo meccanismo, considerate per un momento cosa succede quando un neurone della corteccia premotoria esibisce una risposta specchio. Supponiamo che quel neurone si attivi durante l'esecuzione di un'azione di prensione. Quale che sia l'aspetto dell'azione rappresentato, l'attivazione del neurone innesca rappresentazioni e processi motori non dissimili da quelli che sono innescati dall'attivazione di qualsiasi altro neurone della corteccia premotoria. Che cosa accade se il neurone risponde quando l'azione di prensione � osservata invece che eseguita? Naturalmente, le rappresentazioni in entrata (input) sono di tipo diverso, perch� un conto sono le prese di decisione che innescano la pianificazione ed esecuzione di un'azione e un altro sono le rappresentazioni visive indotte dall'osservazione di quel tipo di azione. Quanto alle rappresentazioni in uscita (output), invece, esse non possono che essere dello stesso tipo, dal momento che il neurone si attiva in modo simile durante l'esecuzione e l'osservazione dell'azione. Ci� significa che la risposta specchio comporta una trasformazione delle rappresentazioni sensoriali in entrata nelle rappresentazioni motorie e, pi� precisamente, nello stesso tipo di rappresentazioni motorie che sono innescate quando l'azione � pianificata ed eseguita invece che osservata. Lo stesso vale per le risposte specchio registrate nelle altre strutture cerebrali, siano esse localizzate nelle cortecce parietali, prefrontali, nell'insula oppure appartenenti a centri sottocorticali come l'amigdala. Naturalmente, in questi casi cambiano non solo le rappresentazioni sensoriali in entrata, ma anche quelle motorie o viscero-motorie in uscita. Come abbiamo visto, possono avere risposte specchio neuroni e popolazioni di neuroni con propriet� anatomo-funzionali molto diverse tra di loro. Quello che � comune a tutti i neuroni che godono della propriet� specchio � il fatto di istanziare il medesimo meccanismo di trasformazione che fa uso delle rappresentazioni coinvolte nella produzione dei comportamenti in prima persona per elaborare l'informazione relativa a comportamenti dello stesso tipo quando questi sono osservati in altri - un meccanismo che, data la natura e pervasivit� delle risposte specchio, pare costituire un principio basilare dell'organizzazione e del funzionamento del sistema nervoso dei primati umani e non umani, ma non solo. Rispecchiare scopi delle azioni ed emozioni Che il meccanismo specchio sia presente in regioni cerebrali diverse e che le trasformazioni che esso comporta dipendano dalle strutture e dai circuiti cerebrali coinvolti, consente di comprendere perch� le risposte specchio possano avere caratteristiche funzionali diverse. Per ragioni di spazio, ci limiteremo a qualche cenno relativo ai domini dell'azione e delle emozioni, prendendo in considerazione soltanto dati relativi ai primati umani e non. Fin dalla fine degli Ottanta, registrazioni di singoli neuroni nella corteccia premotoria del macaco hanno evidenziato che una buona parte di questi neuroni rispondeva selettivamente allo scopo a cui era diretta l'azione che veniva eseguita. Vi erano, per esempio, neuroni che si attivavano durante un'azione di prensione indipendentemente dal fatto che tale azione fosse eseguita con la bocca o con la mano sinistra o destra. Studi successivi hanno mostrato che neuroni che rispondevano in maniera selettiva durante atti di prensione, lo facevano anche quando questi atti erano eseguiti tramite l'uso di una pinza e, cosa ancora pi� importante, lo facevano anche quando la pinza usata richiedeva - come sa chi � avvezzo a usare le speciali pinze �inverse� impiegate per sgusciare le lumache - una sequenza di movimenti opposta a quella classica della prensione. Per afferrare del cibo con la pinza �inversa� la scimmia doveva, infatti, aprire le dita della mano, invece di chiuderle: i neuroni che si attivavano durante la chiusura delle dita quando l'atto di prensione era compiuto senza la pinza o con la pinza normale, rispondevano anche durante l'apertura delle dita quando la prensione era compiuta con la pinza inversa. Infine, uno studio pubblicato su Science ha rivelato come non solo la risposta dei neuroni possa rimanere la stessa quando azioni compiute con movimenti diversi sono dirette allo stesso scopo, ma anche come tale risposta possa cambiare quando movimenti molto simili sono diretti a scopi diversi. Una buona percentuale dei neuroni registrati rispondeva, infatti, in modo diverso a seconda che un atto di prensione fosse eseguito con lo scopo di portare del cibo alla bocca o di riporre un oggetto simile per taglia e consistenza in un contenitore posto vicino alla bocca. L'aspetto pi� importante � che una parte consistente dei neuroni parieto-frontali selettivi allo scopo delle azioni ha propriet� specchio, rispondendo allo scopo o agli scopi di un'azione, sia quando questa � compiuta in prima persona sia quando � osservata mentre viene compiuta da altri. Sin dai primi studi si � scoperto che la risposta specchio non richiede l'osservazione dell'intero svolgimento dell'azione: per innescarla �, infatti, sufficiente che sia presente l'informazione relativa allo scopo cui l'azione � diretta. Inoltre, la risposta specchio non risulta limitata all'osservazione visiva: vi sono, infatti, neuroni che rispondono non solo all'osservazione di un'azione come lo strappare un foglio di carta, ma anche alla presentazione dei soli suoni associati a quell'azione. Infine, studi pi� recenti hanno mostrato che la risposta specchio pu� codificare l'azione osservata anche quando questa � eseguita con una pinza, normale o inversa che sia o quando essa � diretta a scopi diversi come il portare alla bocca e il riporre in un contenitore. Risultati analoghi sono stati ottenuti nell'uomo. Numerosi studi di fMRI hanno evidenziato come le risposte specchio nelle aree parieto-frontali siano selettivamente legate agli scopi delle azioni osservate. Nella stessa direzione vanno anche alcuni studi di TMS. In uno di questi, in particolare, si � usato un paradigma simile a quello impiegato nel macaco, mostrando come la risposta specchio sia legata allo scopo di prendere, indipendentemente che questo scopo sia ottenuto con una pinza normale o con una pinza inversa. Gli studi sull'uomo hanno anche consentito di indagare in modo pi� dettagliato le risposte specchio nel dominio delle emozioni. Uno studio di fMRI ha mostrato come l'insula rivesta un ruolo chiave tanto nell'esperire il disgusto in prima persona quanto nel rilevarlo quando provato da altri. Questo studio ha, infatti, evidenziato una sovrapposizione nelle attivazioni dell'insula anteriore durante l'esposizione in prima persona a stimoli disgustosi e l'osservazione di persone che esibivano smorfie di disgusto. Risposte specchio sono state registrate anche nell'amigdala. Vari studi di fMRI hanno riscontrato una attivazione dell'amigdala all'osservazione di espressioni del volto o del corpo tipicamente associate alla reazione di paura. Lo stesso dicasi per alcuni studi di registrazione intracranica in pazienti con epilessia farmacoresistente, che hanno mostrato come l'osservazione di espressioni di paura determini una risposta significativa dei potenziali evento-correlati registrati nell'amigdala. Infine, studi recenti di registrazione intracranica hanno evidenziato risposte specchio nella corteccia pregenuale del cingolo associate alla produzione e osservazione di espressioni di ilarit�. Comprendere dall'interno La selettivit� delle risposte specchio nelle aree parieto-frontali ha fatto ipotizzare che esse abbiano un ruolo nella capacit� di comprendere le azioni osservate, contribuendo in maniera distintiva all'identificazione degli scopi a cui quelle azioni sono dirette. Tale ipotesi � stata corroborata nel corso degli anni da pi� linee di evidenza. Una di queste, per esempio, � rappresentata da una serie di studi che mostrano come al variare delle rappresentazioni motorie dell'osservatore vari anche il contenuto del suo giudizio percettivo circa lo scopo dell'azione osservata. Un'altra linea di evidenza fa riferimento a studi che hanno individuato una stretta associazione tra la capacit� che chi osserva ha di comprendere e predire lo scopo di un'azione osservata e il livello di competenza motoria che l'osservatore possiede rispetto a quell'azione. La cosa importante � che la competenza motoria risultava avere un impatto significativo a parit� di competenza visiva e di conoscenza in generale dell'azione osservata. Una terza linea di evidenza, infine, rimanda a numerosi studi di TMS ripetitiva che, se applicata a bassa frequenza, riduce l'eccitabilit� corticale sia nel sito stimolato, sia nelle regioni a esso correlate. Questi studi hanno mostrato che la stimolazione ripetuta di aree della corteccia premotoria dotate di propriet� specchio interferisce con la capacit� di riconoscere le azioni rispetto ai loro possibili scopi. Presi nel loro insieme, questi dati supportano l'ipotesi che le risposte specchio abbiano un ruolo distintivo nella comprensione dell'azione. L'osservazione di un'azione determinerebbe in chi osserva la trasformazione delle rappresentazioni sensoriali inerenti a quell'azione nelle rappresentazioni motorie analoghe a quelle che sarebbero reclutate qualora l'azione venisse pianificata ed eseguita con quel determinato scopo. Questa trasformazione faciliterebbe la comprensione dell'azione osservata, fornendo la rappresentazione dello scopo a cui � diretta. Lo stesso vale per l'osservazione di espressioni emotive come quelle di disgusto, paura o ilarit�. La trasformazione delle rappresentazioni sensoriali, concernenti le espressioni emotive, osservate nelle rappresentazioni viscero-motorie, che si produrrebbero se l'osservatore provasse disgusto, paura o ilarit�, faciliterebbe la comprensione di quelle emozioni fornendo le rappresentazioni che vengono elaborate quando vissute in prima persona. L'esistenza di questo meccanismo � confermata dallo studio di pazienti con lesioni focali dell'insula anteriore o della amigdala. Damasio e colleghi hanno riportato il caso di una paziente che dall'et� di dieci anni aveva sviluppato il morbo di Urbach-Wiethe, con calcificazione dell'amigdala in entrambi gli emisferi. Il suo comportamento sociale denotava uno squilibrio affettivo, con una chiara difficolt� a identificare situazioni potenzialmente pericolose e ad agire di conseguenza. A livello concettuale sapeva cos'era la paura, quali situazioni potevano indurla. Eppure, pur sapendolo, in quelle situazioni non sembrava provare paura come la provavano gli altri. Cosa altrettanto importante, la paziente aveva grandi difficolt� a riconoscere le espressioni di paura altrui - difficolt�, che non aveva con altri tipi di espressioni emotive. Pazienti con deficit simili nell'esperienza in prima persona e nel riconoscimento delle espressioni altrui sono stati osservati anche nel caso delle reazioni di disgusto. Per capire fino in fondo il contributo del meccanismo specchio alla comprensione delle azioni e delle emozioni altrui resta ancora un passo da fare. Questo passo non riguarda tanto i dati sperimentali quanto, piuttosto, la chiarificazione della nozione di comprensione. A questo proposito occorre distinguere tra una comprensione basilare e una comprensione piena delle azioni e delle emozioni. Mentre la prima presuppone l'identificazione dello scopo dell'azione osservata o del tipo di emozione espressa, la seconda implica tra le altre cose, che si abbia una qualche conoscenza degli stati mentali che possono aver indotto l'agente a compiere quel tipo di azione o ad avere quel tipo di reazione emotiva. Le varie linee di evidenza sopra accennate indicano che il meccanismo specchio � sufficiente, a parit� di condizioni, perch� si abbia qualcosa come una comprensione basilare di un'azione o di una reazione emotiva, influenzando al contempo la stessa capacit� che chi osserva ha di giudicare quelle azioni o quelle reazioni. Ci� non significa, ovviamente, che questo sia l'unico modo che abbiamo di comprendere azioni ed emozioni altrui. Al contrario. Quello che caratterizza la comprensione basata sul meccanismo specchio � che si tratta di una comprensione dall'interno. Con questo termine non si intende nulla di misterioso o di mistico. Piuttosto, si tratta di quel tipo di comprensione cui gi� Marc Jeannerod accennava quando sottolineava come il reclutamento delle rappresentazioni motorie consentisse di catturare le �componenti intrinseche� dell'azione osservata, andando al di l� della superficie sensoriale. Jeannerod si riferiva al dominio dell'azione, ma i dati suggeriscono che questo tipo di comprensione vale anche nel dominio delle emozioni. Sono le �componenti intrinseche� delle reazioni emotive osservate che i pazienti con lesioni all'insula o all'amigdala non riescono a cogliere, potendo disporre soltanto dell'informazione sensoriale e di quella concettuale. Proprio il riferimento al dominio dell'emozione consente di apprezzare meglio un'accezione ulteriore della nozione di comprensione dall'interno. Ci� che caratterizza siffatta comprensione non � soltanto l'uso di rappresentazioni che sono di norma coinvolte nell'agire o nel provare emozioni in prima persona. � anche il fatto che tali rappresentazioni possono plasmare l'esperienza che si ha di un'azione o di un'emozione di un certo tipo, non solo quando la si compie o prova in prima persona, ma anche quando la si osserva mentre � compiuta o provata da qualcun altro. I dati sopra riportati suggeriscono che il modo in cui si fa esperienza di un'azione o di un'emozione cambia al cambiare del modo in cui quell'azione o quell'emozione � rappresentata in termini motori o visceromotori. E questo non solo quando si agisce o si prova un'emozione in prima persona, ma anche quando azioni ed emozioni sono osservate mentre vengono eseguite o espresse da altri. Stando cos� le cose, una comprensione dall'interno delle azioni e delle emozioni presupporrebbe un'esperienza di tali azioni ed emozioni che, pur essendo chiaramente diversa dall'esperienza che sottende l'agire o il provare un'emozione in prima persona, ne condividerebbe comunque alcuni aspetti fondamentali. Quello di cui facciamo esperienza quando osserviamo gli altri agire o provare un'emozione sarebbe, dunque, in parte simile a quello di cui facciamo esperienza quando siamo noi ad agire o a provare un'emozione in prima persona. � proprio questo che caratterizza il rispecchiare le azioni e le emozioni altrui: esso consente di condividere non solo processi e rappresentazioni, ma anche, e soprattutto, esperienze. Impressioni di viaggio (di Bruno Bertucci) Quando visiti per la prima volta uno Stato del Sud America ti senti spaesato, � tutto un altro mondo! Non a caso Dvor�k scrisse la sinfonia �Dal Nuovo Mondo�. Se non vuoi fare il turista e cerchi di conoscere le persone per carpirne informazioni utili e approfondire eventualmente le conoscenze, devi prestare attenzione in primo luogo ad alcuni aspetti che questa zona mette in vetrina. Spesso queste variabili sono effimere e ingannevoli. Se, invece, sei alla ricerca di un vero approfondimento socio-culturale rispetto all�ambiente che ti circonda, avrai pi� possibilit� di entrare a far parte, con un occhio curioso, di un piccolo gruppo di stranieri che cerca di investigare i problemi e le potenzialit� offerte da realt� �emergenti� come la Colombia, l�Equador, il Cile, la Bolivia o il Per�. Attratto dalla musica che ti viene proposta in tutti i locali, sei avvolto da quella che per i latinos � l�essenza di vita: il ritmo. Parlando con la gente di qualsiasi livello sociale, dal tassista al funzionario pubblico alla guida nel museo, si scoprono per� cose che in Italia risultano quantomeno sconosciute ai pi�. Ricordo con piacere e con il gusto dell�avventura la prima volta che sono arrivato in Colombia, senza nemmeno aver riservato l�albergo. Chiedendo in aereo, e in seguito al tassista, sono giunto a destinazione senza problemi. In una citt� non facile come Bogot� (il cui nome � una storpiatura del nome indigeno Bakat�) con i suoi oltre 7 milioni di abitanti che vanno dalle periferie estremamente povere alla ricchezza dei quartieri tranquilli o presunti tali. Successivamente � iniziata la ricerca dei posti dove mangiare, dei luoghi da visitare e la raccolta di una serie di informazioni che mi potessero supportare nella mia innata curiosit� di etnomusicologo. Vi � stata, quindi, una prima valutazione superficiale, con un giro turistico, per rendermi conto se valesse la pena ritornare in futuro. Da informazioni precedenti sapevo che i colombiani, come mi disse un amico, sono molto intelligenti e allo stesso tempo molto furbi. Instaurando altri rapporti con i locali mi sono arrivate informazioni che hanno rafforzato i miei convincimenti; infatti, le 102 etnie che popolano la Colombia non hanno avuto quasi possibilit�, fino a tempi recentissimi, di contatti fra loro, poich� lo Stato, grande all�incirca quattro volte l�Italia (1.138.914 kmq) e popolato da circa 45.000.000 di abitanti, � percorso da tre cordigliere che sono riuscite ad isolare praticamente in maniera perfetta le varie etnie. Ma una delle cose pi� interessanti � stata percepire quanto la Colombia sia un paese che potenzialmente pu� arrivare agli standard brasiliani, anche tenendo conto delle problematiche sociali che toccano le periferie delle grandi citt� nonch� le zone rurali, che risultano quasi irraggiungibili. Mi sono sentito affascinato da alcuni racconti, dall�utilizzo di alcuni strumenti e particolarmente mi ha interessato visitare il museo dell�Oro di Bogot� (uno dei pi� famosi dell�America latina), con reperti che richiamano le civilt� precolombiane. Altra visita importante � stata quella al Museo National dove si possono incontrare strumenti simili a quelli che vengono tuttora utilizzati da un�etnia nera del Marocco, gli Gnaua. Sicuramente persone importate come schiavi, i cui discendenti ora popolano la costa Atlantica colombiana. Sempre a proposito di gruppi etnici, uno dei simboli colombiani � senza dubbio la possibilit� di incontrare, nel parco Simon Bolivar, situato nel centro della capitale e che ci invita ad una passeggiata di circa 6 km, una famiglia multicolore: il padre o la madre bianco, il figlio trigue�o, la figlia con la pelle colore cannella, etc.. Questo puzzle di colori, ritmi e suoni, di giochi e varie vocalit�, stimola l�attenzione di un attento osservatore. Nel parco si va anche per un intervallo ludico a fare volare gli aquiloni multicolori, detti dai colombiani �cometas�, come si faceva una volta da bambini; ci� avviene specialmente nel mese d�aprile. Da qui lo spirito �livre�, come direbbe un colombiano, ovvero lo spirito aperto ad affrontare anche le situazioni pi� serie con un pizzico d�ironia e una vena positiva per superare le difficolt� della vita quotidiana. Un�altra caratteristica che si pu� osservare nei rapporti famigliari � l�assoluta indipendenza dei ragazzi dal contesto domestico. Mentre purtroppo nel nostro paese siamo abituati a genitori che vanno a prendere i ragazzi a scuola anche a 12-13 anni, in un contesto sicuramente pi� pericoloso, o comunque meno sicuro, come alcune zone della Colombia, e della stessa Bogot�, i ragazzi vanno a scuola da soli e ritornano semmai con un pulmino, quando c��; altrimenti fanno la strada a piedi in gruppo, in tal modo socializzando tra loro. Senza dubbio ci� li fa crescere pi� autonomi e con la capacit� di valutare anche situazioni difficili e rischiose. Una domanda sorge spontanea: dov�� il terzo mondo? � quello ipertecnologico per pochi eletti dove il dialogo nelle famiglie non c�� pi�, o quello molto pi� semplice di un bambino che se ha un quaderno nuovo � contento e lo mostra al padre o al nonno, o alla madre? A mio avviso la seconda situazione culturale si rivela per il ragazzo molto pi� stimolante e coinvolgente, dal punto di vista pedagogico e non solo, sotto diversi punti di vista: perch� c�� la scoperta del nuovo, perch� si possono confrontare le diverse esperienze culturali arricchendo la propria vita di una vasta quantit� di informazioni e, da ultimo, perch� tutto questo bagaglio permette al giovane uno sguardo pi� profondo e analitico sulla societ� in cui vive. In conclusione credo che un paese emergente del Sud America, come la Colombia, dovrebbe essere osservato con maggiore attenzione dall�Unione Europea, che invia spesso missioni umanitarie per aiutare alcune situazioni, per certi versi drammatiche; e d�altra parte i nostri politici e governanti dovrebbero rendersi conto delle opportunit� che possono svilupparsi, per entrambe le parti, da un rapporto interculturale, e di come sfruttare nel modo migliore alcune occasioni che in seguito potrebbero rivelarsi momenti di interscambio anche economico e sociale. Fats Waller, il geniale sorriso del Jazz (di Giuliano L. Landini, Terzopianeta.info) - Un ricordo del leggendario pianista e cantante statunitense, a 80 anni dalla morte. - Fats Waller aveva appena concluso il suo spettacolo allo Sherman House di Chicago, quando dirigendosi verso la sala, si trov� davanti quattro uomini e la canna di una pistola che premeva contro il suo ventre. Senza aggiungere una parola lo costrinsero ad uscire e salire a bordo di una limousine nera. Era l�epoca del proibizionismo, anni in cui la citt� era in mano alla malavita organizzata, continue sparatorie ne infiammavano le strade e a far da sottofondo, quel jazz di cui l�allora ventunenne Waller era gi� diventato una stella. La notte di quel 17 gennaio del 1926, sembrava per� che qualcuno avesse deciso di metter fine alla sua carriera di pianista. L�auto part� in direzione di Cicero, un sobborgo situato nella periferia ovest della metropoli illinoisiana e fin� la sua corsa a Cermak Road, di fronte all�Hawthorne Inn, un hotel a tutti noto in quanto era nientemeno che il quartier generale di Al Capone, centro nevralgico per le sue operazioni di contrabbando, gioco d�azzardo e prostituzione. Solo pochi mesi prima, il 20 settembre, era infatti stato teatro del fallito agguato da parte di quelli della North Side Gang, attacco al quale il capo della Chicago Outfit, risponder� tre anni dopo con la famigerata Strage di San Valentino. Waller fu scaraventato fuori dall�auto e con la pistola attaccata alle spalle varc� l�ingresso dell�hotel. I quattro uomini lo portarono nella sala principale dove stava svolgendosi una festa, lo spinsero contro il pianoforte e gli ordinarono di suonare. Terrorizzato, cerc� di far del suo meglio ma la tensione non scem�, perlomeno fino a quando, stupito e sorpreso, scopr� di essere, egli stesso, il dono per il ventisettesimo compleanno di Al Capone. Il mafioso, infatti, era un grande appassionato di musica e lo era a tal punto da volere che, ogni sera, si esibissero musicisti nei suoi �speakeasy� (detti anche blind pig o blind tiger), esercizi commerciali nei quali si vendevano liquori illegalmente. Il Cotton Club, locale che aveva in compropriet� con il fratello Frank, era uno dei pochi in cui la gente bianca poteva assistere a concerti di alcuni fra i pi� grandi artisti neri dell�epoca, da l� passarono personaggi del calibro di Duke Ellington, Louis Armstrong, Milton Berle, Judge Hinton, King Oliver, solo per citarne alcuni. Capone quindi sapeva bene chi era Fats Waller e lo ammirava gi� da tempo, cos�, quando i suoi scagnozzi seppero che era in citt�, decisero di impacchettarlo e far la sorpresa al capo. La festa dur� tre giorni e tre notti, Waller suon� praticamente per tutto il tempo e fu trattato come un re: donne, ottimo cibo, cascate di alcol e quando usc� dall�Hawthorne Inn, aveva migliaia di dollari in tasca. Settimo dei dieci figli di Adeline ed Edward, Thomas Wright Waller, questo il suo vero nome, nacque ad Harlem, New York il 21 maggio del 1904. Svilupp� presto la robusta corporatura che gli valse il soprannome di �Fats�, cos� come la musica entr� fin da subito nella sua vita, il nonno Adolph era violinista, mentre la madre suonava l�organo nella chiesa battista dove il marito serviva in qualit� di diacono. Fu lei ad impartirgli le prime lezioni di pianoforte quando era ancora bambino, lo avvicin� alle grandi opere classiche ed in seguito, vista la crescente passione, prese per lui un insegnante nonostante le precarie condizioni economiche. A 15 anni Waller era in grado di suonare violino, contrabbasso, organo a canne � strumento del quale diverr� maestro assoluto durante l�epopea dello swing � mentre al piano si esibiva nei vari cinema e teatri di Harlem e nel 1918, vinse un concorso eseguendo un brano che ogni pianista jazz � in qualche modo obbligato a conoscere e suonare: �Carolina Shout� di James Prince Johnson, leggendario pioniere dell�Harlem stride piano, che di l� a poco si convincer� a prendere Fats sotto la propria ala. Tuttavia, suo padre si era da sempre mostrato contrario a quella sua passione per la musica, sperava in una vocazione religiosa e le incomprensioni divennero insanabili alla prematura scomparsa della madre, un evento che sconvolse profondamente Waller, tanto da spingerlo a lasciare casa per andare ad abitare nella famiglia dell�amico pianista Russel Brooks. Diciassettenne conobbe e spos� Edith Hatchett, i due ebbero un figlio, Thomas Jr�, ma il matrimonio ebbe vita breve, la vita coniugale che la ragazza sognava era ben diversa da quella che poteva offrirle il musicista e inevitabile arriv� la separazione. Le conseguenti e continue richieste di alimenti ossessionarono Waller per il resto della sua esistenza, fin� persino in carcere per qualche mese, ma l�esperienza non gli tolse per� il desiderio di legarsi ad una donna e appena tre anni dopo, si un� ad Anita Rutherford e da lei ebbe Maurice e Ronald. Fats Waller era esuberante, apprendeva rapidamente, aveva trovato posto come organista nel vicino teatro Lincoln, dove ad applaudirlo c�erano gli amici ed anche un giovane Bill Basie, che la storia ricorder� come Count Basie. Johnson cominci� a portarlo con s� anche nelle feste private e nel 1922, a causa di un concerto fuori citt�, si trov� nella condizione di dover rifiutare l�invito a suonare al Leroy�s, un nightclub in cui era solito esibirsi Willie �The Lion� Smith, altro padre dello stride, e pens� che il suo posto avrebbe potuto prenderlo il giovane pupillo. Senza tradire le attese, Waller debutt� ufficialmente nel circuito dei locali jazz. Pochi mesi dopo, con i brani per solo pianoforte �Muscle Shoals Blues� e �Birmingham Blues� fece il suo esordio anche nel mondo discografico. Le registrazioni furono organizzate dal musicista e compositore Clarence Williams, figura centrale nella diffusione della musica nera negli anni �20: al tempo infatti, come direttore artistico della Okeh Records, etichetta fondata dalla Otto Heinemann Phonograph Corporation, riusc� a scoprire e promuovere artisti che avrebbero fatto la storia del jazz, fra cui Sidney Bechet, Coleman Hawkins, i gi� citati Johnson, Smith e con loro molti altri. Fats Waller divideva ormai il suo tempo fra concerti serali ed incisioni di giorno, composizioni spesso realizzate avvalendosi della collaborazione di Williams, mentre successivamente inizier� un fruttuoso sodalizio con il poeta e attivista Andy Razaf, paroliere di canzoni come �(What Did I Do to Be So) Black and Blue�, �Honeysuckle Rose� e �I�nt Misbehavin�, di cui indimenticabile � la versione che Fats Waller port� al cinema nel film del 1943 �Stormy Weather�. Alla fine degli anni �20, Waller era ormai un musicista affermato ed ammirato, aveva firmato con la Victor Talking Machine, prestigiosa etichetta con sede nel New Jersey; sotto la regia di Leonard Harper, Broadway aveva assistito a oltre duecento spettacoli del musical �Hot Chocolate�, la cui colonna sonora conteneva gran parte delle creazioni del duo Waller-Razaf; era desiderato da stelle del blues come Alberta Hunter e Bessie Smith, il ritmo ed il suo dinamismo musicale lo portarono a suonare e registrare con numerosi interpreti: Fletcher Henderson, Ted Lewis, Eddie Condon, Lee Wiley, Jack Teagarden, McKinney Cotton Pickers, Billy Bank�s Rhythmakers, sono solo alcuni con i quali collabor�. Il grande successo arriv� per� a partire dal 1932, quando grazie all�impresario Phill Ponce, la WLW di Cincinnati, emittente radiofonica che trasmetteva in tutto il Midwest, dette al musicista un programma tutto suo, il �Rhythm Club�. La trasmissione riscosse immediato consenso e quando i due anni previsti dal contratto giunsero al termine, quello stesso spettacolo fu trasmesso dalla CBS, raggiungendo un pubblico ancora pi� vasto. In quel 1934, alcuni dirigenti della RCA Victor lo incontrarono ad una festa organizzata da George Gershwin; stavano cercando qualcuno che sostituisse Jelly Roll Morton, per anni musicista di punta dell�etichetta, e considerando i risultati ottenuti da Waller con l�emittente newyorkese, gli offrirono un contratto. Il jazzista accett�, costitu� una band di sei elementi e battezz� il gruppo mantenendo l�associazione con il programma che gli stava dando fortuna, nacquero cos� i �Fats Waller�s Rhythm Club�. Ogni esibizione del gruppo, in tutta la sua carriera, era seguita da applausi, fino all�ultima serata allo Zanzibar di Hollywood, quando per una banale influenza Fats dovette interrompere il concerto. Quella stessa notte sal� sul treno per tornare a New York, ma il viaggio fu interrotto da una tormenta di neve. Era il 15 dicembre del 1943, Waller pass� la notte al gelo dello scompartimento e forse, complice una vita tirata al massimo fra bevute e mangiate senza controllo, alle prime ore del mattino il jazzista fu trovato morto. Aveva 39 anni e lasci� qualcosa come 400 composizioni. Con uno stile pianistico straordinario ed una voce inimitabile, ai quali univa quell�irrefrenabile gioia ed ironia che agli occhi dei critici jazz pi� integralisti erano di disturbo all�esibizione, Fats Waller influenz� intere generazioni di musicisti, a lui s�ispirarono Dave Brubeck, Teddy Wilson, Art Tatum, Thelonious Monk; Louis Armstrong, nella sua carriera interpret� moltissimi suoi lavori e nel 1955 a lui dedic� un intero album: �Satch Plays Fats: The Music of Fats Waller�. Speakeasy: come nascono e cosa sono Nel gennaio del 1919 il congresso americano firm� il Volstead Act, conosciuta come la legge del proibizionismo. Undici mesi dopo la legge entr� ufficialmente in vigore in tutti gli stati federali e da l� produzione e vendita di alcol furono ufficialmente vietati. Ma come sempre, anche in questo caso si trov� una scappatoia. Cos� iniziarono a nascere dei locali clandestini, nascosti nei posti pi� insoliti, sottoterra, nel retrobottega di un negozio di scarpe o di una macelleria: gli speakeasy. Si dice che il nome risalga al 1888 quando in Pennsylvania iniziavano a nascere le prime locande illegali dopo l�approvazione della legge Books High che prevedeva un aumento della tassa statale per la licenza dei saloon da 50 a 500 dollari. Ai tempi i proprietari incitavano i loro clienti �to speak easy�, ovvero a parlare a bassa voce, per non farsi scoprire. A questi bar segreti si accedeva con una password (parola segreta) e la gente ne veniva a conoscenza tramite il buon vecchio passaparola. Questi locali clandestini erano sparsi in tutto il Paese, si dice che fossero tra i 50.000 ed i 100.000 in totale. Il Maine fu uno dei primi Stati ad inserire leggi proibizionistiche, ancora prima dell�entrata in vigore del Volstead Act, ma le citt� che ancora oggi ospitano storici speakeasy ristrutturati e famosi sono certamente Chicago e New York. Dal momento che erano fuori legge, la maggior parte di questi posti era gestita dalla criminalit� organizzata, tra i tanti si pu� citare Al Capone che a Chicago avvi� un vero e proprio business che gli fruttava circa 100 milioni di dollari all�anno. Un aspetto negativo, oltre alla crescita della malavita e del contrabbando, era anche il fatto che nella maggior parte di questi locali venivano serviti alcolici casalinghi prodotti al chiaro di luna, i Moonshine, perch� costavano poco e spesso vi si aggiungevano gelatine o sostanze per renderli pi� forti; questi prodotti potevano per� portare alla cecit� o anche alla morte. I locali pi� ricchi invece importavano rum dai Caraibi e whiskey europeo. D�altra parte, questi locali erano un luogo di ritrovo per uomini, donne e afroamericani. Questo ha portato a forme di emancipazione femminile mai viste in passato, infatti in questi locali si potevano trovare le prime �bar-ladies�. Erano inoltre luoghi dove non vigevano i problemi di razzismo, si riconduce infatti a questi bar la rinascita di Harlem a New York. Non a caso il Ku Klux Klan si schier� con il movimento contro questo tipo di ribellione durante il proibizionismo. Ma nel 1930 la situazione causata dal proibizionismo era ormai insostenibile, con un aumento radicale dei reati, tribunali intasati e poliziotti che si schieravano con i cittadini contro la legge. Quando nello stesso anno il contrabbandiere George Cassidy fece un�intervista su un giornale dichiarando di rifornire di alcol l�80% dei membri del congresso, allora inizi� ufficialmente la fine di questo decennio di Volstead Act. Nel 1933 il presidente Roosevelt, dopo aver firmato l�abolizione di questa legge, pronunci� la famosa frase: �penso che ora sia il momento per una birra�.