Gennaio 2025 n. 1 Anno LV MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Io ti ho creato, io ti distruggo Se non ci fosse la noia� Ah i bei tempi andati Salsiccia: tutto quello che devi sapere sul salume pi� buono del mondo New Orleans, negli USA tra musica jazz e gastronomia La spada del sorriso (a colloquio con Antonello Dose) Io ti ho creato, io ti distruggo (di Maria Leonarda Leone, �Focus Storia� n. 217/24) - I figlicidi e gli infanticidi non sono una novit� dei nostri tempi. Ma sono davvero inspiegabili? La storia ci dice che sono sempre esistiti, a volte anche giustificati - �Oggi andiamo al lago�, annunci� Olga ai suoi due figli quella mattina. Li vest�, li fece salire in auto e quando arrivarono si immerse in acqua con il pi� piccolo in braccio. Dietro di loro, il pi� grande, 4 anni appena, la vide spingere il fratellino dove non toccava e lasciarlo andare gi�. Allora si spavent� e prov� a tornare a riva, ma lei lo raggiunse, lo afferr� e gli tenne la testa sott'acqua finch� non smise di agitarsi. Dichiarata incapace di intendere e di volere, giudicata socialmente pericolosa e colpevole di figlicidio, la mamma di Aosta fin� in un ospedale psichiatrico giudiziario. Era il 2002, lo stesso anno in cui, a Cogne, Anna Maria uccise il suo Samuele, 3 anni, a colpi di roncola. L'anno in cui Loretta, in Valtellina, infil� la figlia di 8 mesi in lavatrice e avvi� il lavaggio. Un anno purtroppo simile a molti altri. Dall'inizio del XXI secolo a oggi, le statistiche contano pi� di mezzo migliaio di casi come questi in Italia: vuol dire che in media, nell'ultimo quarto di secolo, ogni mese due bambini sono morti per mano di uno dei genitori. Della loro mamma, in sei casi su dieci. L'ultima, in ordine cronologico, � Chiara, la studentessa ventiduenne di Traversetolo (Parma), che agli inizi di agosto, dopo aver nascosto la gravidanza a familiari e fidanzato, ha partorito suo figlio e lo ha lasciato morire dissanguato dopo aver reciso il cordone ombelicale. Poi lo ha infilato in un sacchetto della spazzatura e, come gi� aveva fatto poco pi� di un anno prima con un altro neonato, lo ha sepolto nel giardino di casa, sotto la finestra della sua cameretta, �per tenerlo vicino a me�. Quindi � decollata per le vacanze negli Stati Uniti con i suoi. Gesti brutali, spietati o disperati, all'apparenza inspiegabili ma non sempre figli della malattia mentale, ripetuti anche in epoche lontane. �L'infanticidio ha precedenti storici rilevanti nelle societ� antiche e in quelle diverse da quella occidentale, nelle quali rappresentava una forma di controllo demografico�, spiega Sara Fariello, docente e ricercatrice in Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale all'Universit� degli Studi della Campania (Napoli). �La Storia e l'antropologia contemporanea ci insegnano che in alcune civilt� uccidere un figlio pu� essere non solo tollerato, ma addirittura incoraggiato dai valori culturali e dai contenuti delle leggi�. Facciamo un salto indietro di quasi 3mila anni, ai tempi in cui la mitologia greca narrava di padri come il dio Crono (per i latini Saturno), che divorava i propri figli per non essere scalzato dal trono dell'Olimpo, e di madri come Medea, capace di uccidere i propri figli per vendicarsi del tradimento del marito Giasone. Allora, secondo la leggenda, a Sparta i bambini nati con gravi malformazioni venivano gettati in una voragine alle pendici del monte Taigeto, perch�, raccontava Plutarco nel I secolo d.C., �non conveniva n� alla polis n� al bambino stesso che fosse lasciato crescere�. E anche se la maggior parte degli studiosi la considera una fake-news, di fatto il leggendario legislatore Licurgo (VIII secolo a.c.) e il suo collega ateniese Solone (VII secolo a.c.) non punivano l'abbandono o l'uccisione dei neonati: le vittime in genere erano le femminucce, considerate un peso economico di scarsa utilit�. Proprio come a Roma, dove, fin dai tempi del mitico fondatore Romolo, il pater familias esercitava il proprio potere di vita e di morte sui figli decidendo alla loro nascita se accettarli in famiglia, abbandonarli o ucciderli. Come in Grecia, anche nell'Urbe l'infanticidio, sempre punito se compiuto dalla madre, ma condannato come crimine solo dal IV secolo d.C., aveva pi� che altro motivazione pratica: il �bene della societ�, cos� si diceva. Un �bene� che implicava la riduzione del numero di bocche da sfamare, l'eliminazione di figli illegittimi e la morte di quanti non avessero le qualit� fisiche per diventare buoni cittadini, utili alla citt� sia in guerra sia nei campi. Per questo, al pari del collega greco Platone, il filosofo latino Seneca consigliava: �Abbattiamo i cani rabbiosi, [...] trafiggiamo con il ferro le bestie malate perch� non infettino il gregge, soffochiamo i feti mostruosi, e anche i nostri figli, se sono venuti alla luce minorati e anormali, li anneghiamo. [...] � ragionevolezza separare gli esseri inutili dai sani�. Etica da antichi? Decisamente no: meno di mezzo secolo fa, le famiglie cinesi ragionavano pi� o meno allo stesso modo, costrette com'erano a rispettare la �politica del figlio unico�. Varata dal governo nel 1979 per contrastare la crescita incontrollata della popolazione, la normativa fin� per incentivare aborti, abbandoni e infanticidi. La scelta del sesso da preservare era facile: per tradizione, solo ai discendenti maschi era concesso perpetuare il culto degli antenati. E in ogni caso nelle campagne erano comunque preferibili braccia robuste. Risultato: nel 2013, la Cina torn� sui suoi passi e port� a 3 il numero di figli concessi a ogni famiglia. No, non per problemi di coscienza, ma per l'eccessivo invecchiamento della popolazione: lo stesso dramma vissuto dal Giappone a met� Ottocento, dopo quasi tre secoli di mabiki. Il termine, preso in prestito dall'agricoltura, indicava la pratica del �diradamento� di alcune piante per migliorare la crescita delle altre: fuor di metafora, i genitori preferivano garantire cibo e salute a pochi figli piuttosto che un futuro incerto a una prole numerosa. Cos� la madre, quando partoriva in un periodo di difficolt� economica o dava alla luce un bambino prematuro o con qualche difetto fisico, con l'accordo del marito soffocava il neonato (specie se di sesso femminile). E ai nostri giorni? �Oggi l'infanticidio � un fenomeno legato a gravi situazioni di emarginazione, deprivazione culturale e precariet� economica, perpetrato da donne che non sono nella condizione di poter tenere un figlio e non sono a conoscenza della possibilit� di poter partorire in anonimato e darlo in adozione�, dice Fariello. �In Occidente, � un reato spesso compiuto da madri di giovane et�, non sposate, che presentano fenomeni di negazione della gravidanza. Per queste donne, inconsapevoli di essere incinte, impreparate quindi anche da un punto di vista affettivo ad accudire un figlio, il parto � talmente inaspettato da non riconoscerlo neppure nei sintomi�. L'ansia innescata da una nascita inattesa pu� sfociare in atti drammatici: i neonati spesso vengono letteralmente gettati via, chiusi in uno zaino o in una busta di plastica, soffocati o strangolati e nascosti sul fondo di un armadio, in un freezer, sotto al letto o in un bidone della spazzatura. I risvolti psicologici e sociali sono molteplici e la legge tratta le donne che si macchiano di infanticidio (come viene definita giuridicamente l'uccisione di un neonato) con relativa indulgenza, rispetto alle figlicide (le cui vittime hanno pi� di un anno d'et�). �Quando il fatto � determinato da condizioni di abbandono materiale e morale connessi al parto�, recita l'articolo 578 del nostro codice penale, le neonaticide rischiano da 4 a 12 anni di reclusione. Mentre il figlicidio, giudicato come un omicidio volontario e aggravato dal legame di parentela, pu� portare a una condanna all'ergastolo. �L'uccisione di un figlio per mano materna rappresenta nell'immaginario collettivo il pi� orribile tra i delitti�, nota Fariello. �Per questo, dal Medioevo fino al XVIII secolo tale reato era punito con estrema severit�. Con l'Illuminismo e la formazione dei codici penali moderni, le pene tesero a essere meno crudeli, in specifiche circostanze: come nel caso del �motivo d'onore�, in cui l'attenuazione della pena per le infanticide serviva a preservare la morale pubblica in presenza di figli nati fuori dal matrimonio�. Pu� bastare una questione di �onore� a spingere un essere umano ad accanirsi su una creatura indifesa? A qualcuno evidentemente s�. Ma le motivazioni diventano pi� complesse nei casi in cui la vittima abbia gi� vissuto mesi o anni con la sua assassina. �Il figlicidio pu� essere ascrivibile a una condizione di malattia mentale, come la schizofrenia, il disturbo bipolare o la depressione maggiore, che alterano gravemente la percezione e l'interpretazione della realt� e di regola escludono, dal punto di vista giuridico, la punibilit� per chi ha commesso il reato�, prosegue l'esperta. �Ma pu� essere anche ricollegato a una psicopatologia depressiva minore o a situazioni emotive problematiche e molto stressanti: per esempio, l'allontanamento di persone significative, decessi in famiglia, problemi finanziari o malattie personali�. Le cronache ci parlano allora di madri come Angela, che ha soffocato il figlio di 2 anni per punire suo marito �distante e freddo�, o come Alessia, che, afflitta da disturbi della personalit�, ha lasciato da sola a casa per una settimana la sua piccola Diana, morta di fame a 18 mesi; di madri che soffrono di depressione e prima del suicidio strappano la vita ai loro bambini, convinte che il mondo non abbia niente di buono per loro; di madri che fanno del figlio il capro espiatorio di ogni frustrazione e finiscono per annegarlo durante il bagnetto �perch� rifiutava il latte materno�. �Eppure nelle perizie stilate dagli psichiatri consulenti dei tribunali penali, soltanto una parte, circa un terzo, delle madri assassine viene considerata incapace di intendere e volere e condotta in una delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (rems) che ha sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari nel 2015�, precisa Fariello. �Per questo la societ� fatica tanto ad accettare questi crimini: l'idea che una donna possa uccidere suo figlio anche se non soffre di psicosi e gravi disturbi psicologici mette in crisi tutte le convinzioni sulla maternit� e sull'istinto materno�. Madri killer di figli non voluti, per vergogna, perch� frutto di una violenza o di un partner che le ha abbandonate; madri negligenti o passive che uccidono per mancanza di attenzioni o eccesso di maltrattamenti, usando la stessa violenza imparata da chi le ha cresciute; madri gelose delle attenzioni del partner; madri che non amano i propri figli... Esistono, contro ogni stereotipo e idealizzazione. E la societ� non � del tutto esente da colpe, quando mietono le loro vittime. �Il figlicidio non � quasi mai un fulmine a ciel sereno: spesso viene preceduto da segnali che dovrebbero richiamare l'attenzione di familiari, medici e assistenti sociali, ma che tendono a essere sottovalutati da chi non nota la sofferenza e il malessere che le donne possono vivere dopo il parto�, conclude l'esperta. Dietro i luoghi comuni sull'accudente natura femminile e l'ineluttabile gioia di diventare mamma, ci sono donne costrette a misurarsi con una realt� fatta di solitudine, frustrazione, inconciliabilit� fra famiglia e lavoro. Ed � proprio quando le aspettative sociali scatenano una Medea sopita che la �follia� diventa una spiegazione rassicurante: una barriera fra chi giudica queste madri �donne contro-natura� e le donne come Laetitia, che, dopo aver strangolato e messo nel congelatore il bimbo appena partorito, ammise: �Prima di vivere questa esperienza mi dicevo che le donne che uccidono i loro figli sono dei mostri. Ora sono come loro�. Cattive madri al cinema Di infanticidio e maternit� difficile si � parlato molto sul grande schermo, negli ultimi mesi. Si ispira al romanzo Le madri no, di Katixa Agirre, il film Salve Maria, menzione speciale all'ultimo Locarno Film Festival. Catalogata come �horror psicologico�, l'opera della regista spagnola Mar Coll mostra la difficile accettazione della maternit� della protagonista e ci� che scatta nella sua mente di fronte alla cronaca di un infanticidio. Ha fatto altrettanto discutere, all'ultimo Festival del cinema di Cannes, La ragazza con l'ago del regista danese Magnus von Horn. Si tratta di una storia disturbante, ispirata alla vicenda, vera, della serial killer danese Dagmar Johanne Amalie Overbye (1887-1929), condannata nel 1921 alla pena di morte (poi commutata in ergastolo) per aver ucciso, in sette anni, tra i 9 e i 16 bambini. Nella pellicola, Karoline, la protagonista, incinta del proprio datore di lavoro e decisa ad abortire, viene fermata da Dagmar: quando nascer�, la rassicura quella donna gentile, penser� lei ad affidare il neonato. Lei accetta, ma nell'agenzia di adozione clandestina si trover� invece ad assistere ai terribili omicidi di 15 bambini, lasciati l� dalle madri e poi strangolati, annegati o bruciati nel camino dalla �creatrice di angeli�. Se non ci fosse la noia� (di Raffaella Procenzano, �Focus� n. 385/24) - Forse ci sarebbero meno dipendenze (alcolici, droghe), ma anche nessun piacevole intrattenimento: niente film n� spettacoli - Innanzitutto, senza noia Sanremo l'avrebbe vinto Geolier, perch� mai sarebbe venuto in mente agli autori di scrivere il testo per Angelina Mango che ha trionfato nell�ultima edizione. Per non parlare della produzione letteraria dedicata a questo sentimento, dal celeberrimo romanzo di Alberto Moravia alla omonima poesia di Ungaretti fino alla canzone di Franco Califano (Tutto il resto � noia) o a quella pi� allegra di Jovanotti (Non m�annoio!). Opere che, semplicemente, nessuno avrebbe mai ideato. Per quanto ci sembri uno stato d'animo tutto sommato marginale, infatti, immaginare un mondo senza noia non � poi cos� facile. Per il semplice fatto che la noia � connaturata al funzionamento del cervello, e in particolare alla cosiddetta �rete di default�: quando non pensiamo a nulla di particolare, non abbiamo uno scopo da inseguire o una previsione da fare, il cervello non si spegne ed ecco che la mente vaga. Si accende appunto questa rete di neuroni disposti in tutto l'encefalo. All'inizio � un po' una liberazione: non avere uno scopo pu� essere piacevole. Ma se questo stato in cui non si ha nulla di concreto da pensare (e di conseguenza da fare) si prolunga un po' troppo ecco che inevitabilmente appare lei, la noia. La funzione di questo comunissimo stato d'animo, secondo la teoria di vari studiosi, tra i quali James Dankert dell'Universit� di Waterloo (Canada), � proprio quello di fare da �regolatore� delle nostre azioni e spingerci verso le attivit�. Tutto dipende da che tipo di noia si tratta: per la psicologa evoluzionista Erin Westgate il tedio da mancanza di stimoli porta a far qualcosa subito, mentre quello che nasce da una attivit� monotona porta a cercare pi� variet� in ci� che si sta facendo. Il fastidio dato dalla noia, insomma, ci induce a scuoterci e ad agire o perlomeno a rimanere �connessi� dal punto di vista cognitivo. Del resto anche chi ama moltissimo l'ozio lo riempie comunque con qualcosa: un libro da leggere, una serie tv da seguire, una passeggiata in centro ecc. Un celebre esperimento, poi ripetuto qualche anno fa all'Universit� di Maastricht (Paesi Bassi), ha addirittura dimostrato che molte persone preferiscono autoinfliggersi una debole scossa elettrica piuttosto di continuare a guardare un noiosissimo video come quello proposto dai ricercatori olandesi. Magra distrazione, comunque: secondo le teorie psicologiche, per vincere davvero la noia non basta fare qualcosa, deve anche trattarsi di una attivit� che per chi la svolge abbia un significato. Forse senza noia torneremmo alla vita che facevano i nostri antenati cacciatori e raccoglitori, che non avevano certo il tempo di restare con le mani in mano, visto che la loro esistenza era diretta principalmente alla continua ricerca del cibo, intervallata da brevi pause di sonno. Non � per� escluso che anche loro conoscessero il tedio: nelle monotone giornate passate perlustrando la savana alla ricerca di qualcosa da raccogliere su una pianta o di un tubero da estirpare, avevano di sicuro qualche occasione per lasciar vagare la mente. Anche se non possiamo sapere se restassero soli con i propri pensieri abbastanza a lungo da annoiarsene. Una situazione come questa, al giorno d'oggi, vorrebbe forse dire una societ� di persone sempre indaffarate, che lavorano (perch� lo vogliono) anche 15 ore al giorno. Schegge impazzite sempre in movimento, operative in ogni attimo dell'esistenza, sonno escluso. Di sicuro, a scuola gli studenti sarebbero sempre attenti (ora invece, come ha scoperto la psicologa statunitense Gayle Macklem, la noia caratterizza dal 30 al 50% del tempo passato in classe dai ragazzi dagli 11 anni in su). Inoltre, in una societ� piena di iperattivi non avrebbero forse spazio tutti i prodotti pensati appunto per distrarsi: che bisogno ci sarebbe di parchi di divertimento o film e spettacoli di intrattenimento? Se avessimo costantemente da fare non ci servirebbe riempire il tempo libero, perch� non ci sarebbe. E nel caso che, nonostante tutto, gli spettacoli esistessero ugualmente, sarebbero di sicuro sempre di successo, poich� nessuno li troverebbe mai tediosi. Insomma, il sogno di qualsiasi performer. Ma si potrebbe pensare anche a un mondo del tutto opposto. Visto che non ci si annoia forse saremmo inguaribilmente pigri: vagheremmo tutto il giorno come zombi col naso in su, senza pensieri in testa e nessuna voglia di fare qualcosa se non lo stretto indispensabile per riempire un po' la pancia per arrivare a domani. Forse la pesca con la lenza sarebbe lo sport pi� popolare, magari l'unico praticato: stare ad aspettare il pesce che abbocca piacerebbe a tutti, mentre ora � un passatempo amato soprattutto dagli individui contemplativi. Una societ� improntata alla non azione, per�, non sarebbe probabilmente durata a lungo. Di sicuro non si sarebbe evoluta, soprattutto perch� sarebbe venuta a mancare l'innovazione. Gli studi dimostrano, infatti, che la noia stimola la creativit�. Diversi esperimenti hanno provato che gli studenti, se vengono messi a svolgere compiti obiettivamente noiosi come leggere un elenco telefonico e poi invitati a risolvere un quesito matematico, riescono a essere pi� creativi rispetto a chi, nei minuti precedenti, non si � annoiato a morte. Senza contare le teorie e le opere letterarie che sono scaturite proprio da pause forzate nel lavoro: Isaac Newton, per esempio, pose le basi delle leggi della gravit� e dell'ottica nel 1665, l'anno in cui fu costretto a restare perlopi� in casa e a tenersi lontano dall'Universit� di Cambridge, chiusa per la peste. Nello stesso anno e per la stessa ragione, John Milton inizi� la stesura di Paradise Lost, il suo poema pi� celebre. Anton Cechov scrisse alcuni dei suoi racconti pi� famosi, tra cui Il monaco nero e La corsia n. 6 durante un periodo di vita semi-isolata nella sua tenuta a Melikhovo a causa delle frequenti epidemie di colera in Russia (1892 e 1899). Lo stesso fece Alexander Pushkin nel 1830: in isolamento forzato port� a termine il suo romanzo Eugene Onegin. Mentre la pittrice messicana Frida Kahlo, nei lunghi mesi in cui fu costretta a letto dopo l'incidente del 1925 che le ruppe la spina dorsale e altre ossa, cominci� a dipingere per ingannare il tempo. Forse, se tutti questi autori fossero stati pi� indaffarati non avremmo avuto nessuna di queste opere. Un mondo noiafree potrebbe per� avere anche un risvolto molto positivo. Le dipendenze probabilmente scomparirebbero, o diminuirebbero in modo importante: le ricerche sulla personalit� dimostrano infatti che chi esagera nel cibo, nel fumo, nei videogiochi o nell'uso di alcol e droghe, di solito sopporta poco la noia (meno della media). In effetti, esistono individui pi� insofferenti al tedio di altri, una caratteristica che si pu� misurare con la cosiddetta �scala di suscettibilit� alla noia�. L'ha elaborata lo psicologo Marvin Zuckerman negli anni Novanta e valuta tratti caratteriali come l'avversione alla ripetitivit�, al lavoro di routine, la tendenza a evitare le persone prevedibili e l'irrequietezza nelle situazioni di attesa. A posizionarsi pi� in alto nella scala sono i cosiddetti �sensation seeker�, cio� le persone che sono alla costante ricerca di qualcosa di eccitante da fare e che non disdegnano le situazioni almeno un po' pericolose (amano gli sport rischiosi, per esempio). Cos�, in un mondo senza noia, oltre a una forte diminuzione delle dipendenze, potrebbe verificarsi la scomparsa del base jumping o di altre attivit� a rischio incidenti come le scalate su pareti verticali di ghiaccio o alcune gare motociclistiche; e alla festa di San Firmino, a Pamplona (Spagna), forse nessuno correrebbe pi� con i tori. Per la verit�, gli studi di Ofir Jakobi, dell'Universit� di Waterloo, in Canada, dimostrano che pi� che amare il rischio le persone che tendono ad annoiarsi hanno una sorta di �indifferenza� per le diverse opzioni possibili per distrarsi. Cos�, se l'alternativa a provare noia � qualcosa di potenzialmente pericoloso (una corsa in macchina oltre i limiti di velocit�, l'uso di sostanze) non esitano a scegliere il comportamento rischioso. Ma se in quel momento � presente un'alternativa senza pericoli (l'incontro con un amico che propone qualche calcio a un pallone, per esempio) possono anche scegliere quest'ultima. Concludendo, insomma, niente parchi di divertimento, niente fumo o alcol, niente sport estremi: un mondo senza noia potrebbe essere... noioso. Si fa presto a dire tedio Secondo lo psicologo austriaco sono almeno 5 i tipi di noia. Eccoli. Ricercante: diventiamo impazienti, ci muoviamo (passeggiamo, tamburelliamo con le dita), giochiamo con lo smartphone o magari mangiamo qualcosa �per il nervoso�. Ricalibrante: l'attesa si prolunga un po' troppo e cominciamo a guardarci intorno in cerca di cose da scoprire o da fare. Se qualcuno si fermasse per chiacchierare, risponderemmo volentieri. Indifferente: � quella che ci d� meno fastidio, la proviamo per esempio aspettando un amico che deve raggiungerci e sappiamo che sta per arrivare. Di solito aspettiamo con pazienza. Reattiva: ci facciamo prendere dalla rabbia per la troppa attesa e spesso andiamo in escandescenze. Apatica: � diversa dalle altre perch� � passiva e non c'� rabbia, solo sensazione di impotenza. Uno stato d'animo che sfocia facilmente nell'umore depresso. Ah i bei tempi andati (di Alex Saragosa, �Focus� n. 383/24) - I dati dicono che oggi si vive meglio di ieri. Allora perch� crediamo che il passato sia meglio del presente? Perch� diamo pi� peso al negativo - �La nostra era � peggiore di quella dei nostri padri, che a sua volta era peggiore di quella dei nostri nonni, quindi l'era dei nostri figli sar� ancora pi� corrotta�. La frase non � tratta da qualche giornale di oggi: � del poeta latino Orazio (65-8 a.c.). Ma perch� tutta questa sfiducia nel futuro, persino da chi, come Orazio, viveva nella Roma del benessere e della pace imperiale? In realt� il rimpianto per i �bei tempi andati� � presente in ogni epoca. Anche oggi: lo psicologo Adam Mastroianni (Columbia University di New York) e Jason Dana (Yale University) hanno esaminato i risultati di oltre 200 sondaggi di opinione sul tempo presente. I risultati, descritti sulla rivista Pnas, mostrano che in oltre l'80% dei sondaggi, sia negli Usa sia nel resto del mondo, la maggioranza considera il presente pi� immorale del passato, e teme che il futuro sar� pi� corrotto. Insomma, come dicevano i Latini, �Mala tempora currunt, sed peiora parantur�, corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori. �Per�, se in tutte le epoche la gente si lamenta del presente, allora non � vero che il passato era migliore�, nota Mastroianni. �E non si pu� neanche pensare che da anni le cose vadano sempre peggio: molte ricerche storiche e sociologiche, rivelano che, in realt�, in gran parte del mondo, oggi le persone sono molto pi� sicure e tutelate che in passato, sia perch� la ricchezza delle societ� � maggiore e meglio distribuita che in epoche presunte felici del passato, sia perch� in molti Paesi si sono affermati diritti individuali universali (libert�, uguaglianza, pensiero...) che in passato erano ben pi� limitati di oggi�. Lo conferma, dopo aver esaminato montagne di dati, il monumentale saggio dello psicolinguista americano Stephen Pinker Il declino della violenza (Mondadori): il mondo passato era assai pi� violento, ingiusto e illiberale di oggi. E questo, secondo Pinker, non vale solo comparando l'oggi ai secoli pi� lontani: il miglioramento � continuato anche negli ultimi decenni. Per esempio, il tasso globale di omicidi nel corso del XXI secolo � sceso da 9 su 100 mila persone a 6 su 100 mila, e persino nel Messico insanguinato dalle guerre fra narcos, ci si ammazza la met� di quanto avvenisse nel 1940. E il numero di morti per le guerre, dopo la carneficina del secondo conflitto mondiale, ha toccato il picco di 25 su 100 mila persone del 1949, calando fino ai 2-3 su 100 mila del primo decennio del XXI secolo. Certo, oggi abbiamo le stragi in Ucraina e Gaza, ma anche considerando i circa 5-600 mila morti di questi conflitti, il tasso resta comunque sotto gli 8 caduti in guerra ogni 100 mila persone. Le ragioni di questo calo della violenza individuale e organizzata, secondo Pinker, risiedono nell'affermazione dello Stato moderno, che ha tolto agli individui la possibilit� di farsi giustizia da soli, nell'invecchiamento medio della popolazione, nel progressivo affermarsi in politica di categorie oggetto di abusi come donne e minoranze. E infine anche nella sempre pi� diffusa presa di coscienza che la violenza � riprovevole. L'impressione che si viva in tempi oscuri, per Pinker, dipenderebbe quindi soprattutto dai media, che non parlano della stragrande maggioranza dei luoghi al mondo dove si vive in pace, ma solo di quelli dove avvengono violenze, omicidi e guerre. Si potrebbe per� pensare che, anche se mediamente meno violente, oggi le persone, fra isolamento da social e stress da vita frenetica, siano diventate meno solidali fra loro. Ma i dati sembrano smentirlo: nel 2022 Yu Kou, psicologo della Beijing Normal University, analizzando i dati di 511 studi sociologici svolti negli Usa fra il 1956 e il 2017, ha scoperto che la disponibilit� ad aiutare persone sconosciute era in realt� aumentata del 19% in quei 61 anni. �L'impressione di un continuo peggioramento si basa su meccanismi psicologici, che distorcono il confronto fra il periodo in cui viviamo e quello vissuto da altri in passato. Ed � un'impressione quasi generale: le persone con opinioni conservatrici sono un po' pi� propense ad avere la sensazione che si stava meglio prima, ma non molto di pi� dei progressisti, cos� come � diffusa quasi allo stesso modo fra giovani e anziani�, dice Mastroianni. Cos'�, quindi, che ci spinge a rimpiangere un passato immaginario? �Prima di tutto le persone tendono a notare le cose negative che accadono loro nel presente, ma a dimenticare quelle avvenute nel loro passato, per cui, per esempio, ci ricordiamo della gioia dell'aver trovato il nostro primo lavoro, ma dimentichiamo quanto poco ci pagassero. La stessa cosa vale per i resoconti storici, che spesso si concentrano su magnificenza e glorie dei leader, trascurando le difficolt� del vivere per la gente comune. Un secondo meccanismo � che di solito riceviamo molte pi� informazioni negative che positive sugli altri, il che ci d� l'impressione di vivere circondati da persone cattive, pericolose e immorali�, aggiunge lo psicologo della Columbia. In effetti la nostra mente presta pi� attenzione alle notizie negative, che alle positive, perch� conoscere i potenziali pericoli � pi� importante per sopravvivere del ricevere rassicurazioni. �Questa nostra propensione per le cattive notizie � sempre esistita: pensiamo ai pettegolezzi, che quasi sempre girano intorno a fatti riprovevoli. E oggi i media fanno a gara nel bombardarci di notizie spaventose per catturare la nostra attenzione. � la combinazione di questi fattori, a provocare l'impressione che il mondo stia andando a rotoli�, conclude Mastroianni. Quindi anche la sensazione di decadenza che proviamo oggi � un'illusione? Il sociologo Francesco Morace, fondatore dell'agenzia Future Concept Lab, la pensa diversamente: come ha scritto nel saggio Modernit� Gassosa (Egea), i tempi attuali contengono tali novit�, soprattutto tecnologiche, che forse finiremo per avere ragione nel rimpiangere il passato. �La nostra identit� si costruisce sempre di pi� su ci� che esibiamo o riceviamo sui social, non pi� su ci� che realmente siamo e sui rapporti che abbiamo con gli altri�. E questo � un problema? �S�, lo �. Internet si � sviluppato negli anni '70 per dare a tutti la libert� di informarsi e comunicare direttamente, ma � diventato un luogo dove ognuno vive sui social in una propria bolla di realt�, in cui entrano solo le notizie che confermano le sue opinioni. E sono spesso notizie false, perch� nessuno ne controlla pi� l'autenticit�, costruite da chi, per motivi politici o commerciali, vuole influenzarci. Questo ha portato a una polarizzazione della societ�, in cui si capiscono sempre meno le ragioni di chi non la pensa come noi, fino a immaginarle come frutto di complotti. Internet � diventato insomma uno strumento di disgregazione delle societ� democratiche, mentre quelle autocratiche lo usano per sorvegliare la popolazione e fare propaganda. E siamo solo all'inizio: quando le Ai saranno perfezionate sar� impossibile distinguere fra simulazione e realt�. In questa situazione, aggiunge Morace, i giovani finiscono per essere criticati qualunque cosa facciano: di abulia se restano a casa, o di ribellione se protestano per il clima o le guerre. �I giovani sono in realt� le vittime principali dei tempi moderni: sono caduti nella trappola dei social, che li sottopongono a continui giudizi, in un confronto martellante con una perfezione estetica e modelli di vita e consumo irrealistici. E si stanno anche abituando ad avere rapporti con gli altri quasi solo online, perch� cos� si sentono pi� protetti ma diventano isolati. Il risultato � un grande aumento di disturbi del comportamento, autolesionismo e depressione�. Senza contare un'istruzione spesso inadeguata e le difficolt� a trovare lavoro. In effetti, secondo la Societ� italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, tra il 10 e il 20% di bambini e adolescenti in Italia soffre di disturbi neuropsichici. Depressione e ansia nel 2021 colpivano il 24,2% dei 16-24enni: uno su 4. E la tendenza � ancora in atto. Insomma, a ben guardare, dovrebbero essere i giovani a deprecare i vecchi per il presente che hanno loro preparato, e non viceversa. E se davvero vogliamo un mondo pi� vivibile, invece di rimpiangere un passato idealizzato, dovremmo impegnarci a migliorare la condizione dei giovani: per predisporre un futuro migliore. Quando i bei tempi erano... un paradiso La nostalgia per un passato dorato non � solo un punto di vista individuale. � anche generazionale: accomuna gli adulti e gli anziani che vivono in un dato momento storico. Ma questo sentimento pu� varcare le epoche: � il caso di alcune credenze che pongono l'uomo in una condizione ideale all'inizio della storia, ma poi la situazione si rovina e per l'uomo iniziano le sofferenze. Come, per gli antichi Greci, l'Et� dell'Oro. In quell'epoca, secondo il mito, gli esseri umani vivevano senza bisogno di leggi, e non avevano la necessit� di coltivare la terra che produceva da sola ogni pianta. Non esisteva la propriet� privata, non c'erano odio n� guerre. Era sempre primavera, perci� non c'era bisogno di case. Poi Pandora disobbed� a Zeus e apr� il vaso che conteneva la vecchiaia, la gelosia, la malattia, il dolore, la pazzia e il vizio. Vi ricorda qualcosa? Il racconto biblico del Paradiso terrestre, altro �bel tempo andato� per sempre: Adamo ed Eva vivevano nel giardino dell'Eden, una regione bagnata dai fiumi, feconda, liberi da ogni preoccupazione. Eva, per�, infranse il divieto di Dio di cibarsi dei frutti dell'albero al centro del giardino: l'albero della conoscenza del bene e del male. L'uomo si � appropriato di quella conoscenza (esercit�, cio�, il suo libero arbitrio), fu cacciato dal Paradiso e da quel momento per lui iniziarono le sofferenze. C'� una radice di verit� in questi miti? Sul piano storico, la nascita dell'agricoltura, 10 mila anni fa in Mesopotamia. Quando l'uomo ha smesso la vita da nomade e si � stabilito in un'area, ha iniziato a delimitare il proprio territorio: e le contese sulle propriet� delle terre sono state alle origini delle prime guerre. E, sul piano individuale, ognuno di noi ha sperimentato il paradiso in passato: l'infanzia, quando eravamo nutriti e coccolati senza preoccupazioni. Salsiccia: tutto quello che devi sapere sul salume pi� buono del mondo (Salsiccia.it) - Alla scoperta di un alimento nutriente e gustoso, apprezzato non solo in Italia ma in buona parte dei Paesi del globo - Insaccato di carne, diffuso in tutta Italia e in molti altri paesi del mondo, la salsiccia non ha una composizione fissa di ingredienti. A seconda del modo in cui viene prodotta, della carne impiegata e degli aromi utilizzati, assume diverse denominazioni: salamino, salamina, salamella, luganega, bardiccio (solo per citarne alcune). Ma qual � la sua origine? Quella della salsiccia � una storia che comincia da lontano. Nel I secolo avanti Cristo, Marco Terenzio Varrone parl� per la prima volta di un �insaccato� realizzato con la carne di maiale ed alcune spezie, insaccate nel budello. Lucanica, lo definiva, in quanto i soldati romani avevano appreso dai Lucani la sua preparazione. Effettivamente, anche Cicerone annovera la Lucania come luogo d�origine della salsiccia. Sebbene una seconda corrente di pensiero attribuisca la nascita della salsiccia alla regina Teodolinda (si dice che la sovrana longobarda, sua ideatrice, abbia regalato la ricetta alla citt� di Monza), gli storici sono concordi: la salsiccia � nata per davvero in Lucania. Le schiave lucane la portarono nell�Antica Roma, e tutti cominciarono ad amarla per la sua praticit� e per il sapore che la carne di maiale assumeva. La salsiccia tradizionale viene preparata tagliando a dadini parti magre e grasse del maiale (tipicamente la spalla e la pancetta). Queste vengono poi mescolate col sale, il vino rosso e diverse spezie (finocchio, coriandolo, noce moscata, pepe) e inserite in un budello di maiale o di montone. L�industria alimentare, per mantenere morbide le salsicce, aggiunge anche acido ascorbico e latte in polvere. La salsiccia fatta in casa pu� discostarsi dalla ricetta tradizionale, sempre considerando per� la seguente proporzione: 2/3 di carne magra e 1/3 di carne grassa. La carne magra pu� essere di suino (coscia, spalla), di pollo o tacchino (petto, coscia), del manzo (coscia, spalla), del cinghiale, della pecora o della capra. La carne grassa � sempre di suino (pancetta, guanciale). Per ogni chilogrammo di carne bisogna considerare 25 grammi di sale fino e 7 grammi di pepe nero macinato, e aggiungere a piacere aglio (1 spicchio), noce moscata, timo, origano, rosmarino, salvia, semi di finocchio, chiodi di garofano, paprika dolce, bacche di ginepro, vino (meglio rosso). La carne va tagliata a piccoli pezzi, poi mescolati tra loro e �conditi� con le spezie. Si passa dunque il tutto col tritacarne, scegliendo quanto fine si vuole che sia la grana, e si ottiene cos� la pasta di salsiccia. Se la si vuole insaccare, ed � questo il passaggio pi� complicato, bisogna avere a disposizione dei budelli (circa 1 metro per 1 kg). Prima di utilizzarli, questi vanno messi in ammollo in una bacinella colma d�acqua tiepida con un bicchiere di vino. Dopodich�, li si infila sul tubo (un accessorio del tritacarne, fatto apposta per insaccare): il budello deve sporgere di una decina di centimetri, ed essere chiuso con un nodo. Solo a quel punto si andr� ad inserirvi la carne. Le salsicce si conservano congelandole, mettendole sottovuoto o stagionandole. Ogni regione, in Italia, ha la sua salsiccia: Valle d�Aosta - Nella regione si prepara un�antica salsiccia con carne di maiale e di bovino, insaporita con vino, cannella e pepe, e servita con la polenta o con le patate. Trentino Alto Adige - L�Hirschwurst � una salsiccia di carne di cervo, noce moscata, pepe e vino, affumicata e lasciata stagionare per venti giorni. In genere viene servita con polenta e funghi. Friuli Venezia-Giulia - La salsiccia di Sauris, dal sapore affumicato, � realizzata con carne di suino 100%. Piemonte - La salsiccia di Bra viene preparata con pancetta e carne di bovino magra (� inserita nell�Atlante dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Piemonte). Lombardia - La luganega monzese � a base di carne di suino, Grana Padano, Marsala, brodo di carne e aromi naturali, ed � l�ingrediente principe del risotto con la luganega. La cassoeula, tra i piatti tipici pi� celebri della regione, ha invece tra gli ingredienti i Salamit di verz (salsiccette fresche di suino). Veneto - Anche il Veneto ha la sua luganega, proposta in tante diverse tipologie. Le pi� celebri sono la luganega da riso e la luganega da rosto: la prima � molto delicata, la seconda � preparata con pancetta senza cotenna e carni magre di suino. Diverse sono le preparazioni che la vedono protagonista, arrostita oppure in umido. Emilia Romagna - A met� tra un insaccato e un salume, lo strolghino si distingue per la forma a ferro di cavallo e per la sua composizione (culatello e fiocco di prosciutto). Viene in genere immerso nel Malvasia per ammorbidire la pelle, e poi proposto con dei semplici crostini. Toscana - La salsiccia toscana � spesso aromatizzata con semi di finocchio e servita con fagioli e cipolle. Umbria - Preparata con le migliori carni di suino e di cinghiale, la salsiccia umbra viene cotta in padella oppure alla brace. Marche - Il ciauscolo � un salame spalmabile preparato con pancetta, spalla, prosciutto, lombo, lardo e altri tagli minori con aromi quali vino bianco, aglio e pepe. � protetto da marchio IGP, nazionale ed europeo. Abruzzo - Tipica dei territori al confine tra l�Abruzzo e il Molise, la ventricina deve il suo nome all�antica tradizione d�insaccarla nel ventre del maiale. � uno dei pi� costosi salumi italiani. Molise - Originaria del comune di Pietracatella, la salsiccia di Pietracatella � preparata con carni grasse del maiale, finocchietto selvatico, peperoncino piccante e dolce. La carne, sminuzzata a punta di coltello, dopo essere stata insaccata viene fatta stagionare all�aria. Lazio - Tra le salsicce pi� particolari d�Italia, la salsiccia di Monte San Biagio (o salsiccia monticellana) � buonissima tagliata a rondelle accompagnata da formaggi e confettura di cipolle. La si prepara con pregiata carne di maiale, con percentuali di grasso inferiori al 25%, tagliata col coltello in cubotti irregolari e insaporiti con peperoncino, sale, pepe rosso dolce, vino moscato di Terracina doc e semi di coriandolo abbrustoliti al forno. La carne cos� preparata viene fatta riposare per 12 ore in recipienti di legno (manielle) e poi insaccata nei budelli di maiale. Puglia - La zampina, tipica salsiccia pugliese, � originaria di Sammichele. Viene preparata con carni bovine e ovine, impastate con pomodoro, basilico fresco e formaggio locale e insaporite con prezzemolo e basilico fresco, poi arrotolata a formare una spirale e cotta alla brace. Basilicata - Protetto dal Presidio Slow Food, il pezzente (chiamato anche nnoglia o nuglia) viene preparato con le carni meno nobili del maiale (polmoni, fegato, milza) poi aromatizzate con peperone secco, semi di finocchio, aglio, vino e semi di coriandolo. Servito in genere insieme alle verdure, � il principale ingrediente dello �Ndrupp�c, rag� tipico di Potenza. In passato, dopo essere stato insaccato, veniva conservato nel grasso del maiale o nell�olio d�oliva. Calabria - La sasizza, salsiccia DOP di Calabria, viene preparata con carne di maiale insaporita con pepe nero, pepe rosso e semi di finocchio. Sicilia - La Pasqualora, cos� chiamata perch� consumata specialmente in periodo pasquale, ha un�origine antichissima: persino Virgilio la cita nelle sue Georgiche. Con la sua forma a U, il macinato di maiale e bovino viene insaccato in un budello di capretto e poi arrostito, utilizzato per il rag� o passato in padella col vino. Sardegna - La salsiccia di Irigoli viene preparata con le sole carni di suino sardo, poi insaccate in un budello lavato con vino e aceto. L�ultima ad ottenere il prestigioso riconoscimento � stata la salsiccia �Lucanica di Picerno". Ma, ad essere �protetta� dal marchio, � anche la Salsiccia di Calabria. E se l�Italia vanta moltissime preparazioni regionali, ogni angolo di mondo ha la sua salsiccia. Guardando all�Europa abbiamo la morcilla (Spagna), una salsiccia di sangue di maiale coagulato e poi cotto, a cui vengono aggiunti riso, pane e cipolla. La salsiccia di Cumberland � tra le preparazioni pi� diffuse in Inghilterra, il Black pudding (anch�esso inglese) � una sorta di sanguinaccio servito secondo la tradizione a colazione, il Loukaniko greco � di fatto una salsiccia suina con buccia d�arancia, semi di finocchio e porri. In Svezia si mangia la Falukorv, che somiglia ad un w�rstel e viene realizzata impastando con la fecola di patate la carne (di maiale, di bovino o di cavallo). La Kielbasa � la regina della cucina polacca, ed esiste in moltissime variet�, mentre la Jitrnice ceca � preparata con interiora e con la testa del maiale. Nei Paesi Bassi si mangia la Rookworst, in Danimarca la Medisterp�lse (dal sapore dolciastro), in Finlandia la Mustamakkara (una salsiccia nera con sangue e carne di maiale, strutto, segale tritata, cipolla e farina). In Francia si trovano la Andouillette, molto rinomata e spesso accompagnata con senape francese, e l�antichissimo Boudoin noir a base di sangue (servito in genere con mele e patate). E nel resto del mondo? Tra le salsicce pi� particolari c�� la Moronga che - diffusa a Cuba, in Messico e a Porto Rico - ha il sapore tipico dell�origano e della menta e viene servita con cipolle fresche, chili e jalapenos. In Cile nessun barbecue pu� prescindere dalla longaniza de Chile servita nel panino, mentre in Corea la Sundae risale addirittura al 1600 e - oltre alla carne - vanta un mix di dangmyeon, orzo, tofu, radicchio, germogli di soia fermentati e cavolo. In Thailandia, la Sai krok isan � infine una salsiccia fermentata a base di riso e carne di maiale. New Orleans, negli USA tra musica jazz e gastronomia (Forexchange.it) - Alla scoperta di un luogo leggendario, una vera mecca per gli amanti del jazz tradizionale - New Orleans � una di quelle citt� degli Stati Uniti da visitare almeno una volta nella vita. Viene fondata dai francesi nel 1718 con il nome di Nouvelle-Orl�ans. � cos� chiamata in onore di Filippo II d�Orleans, principe di Francia. Si trova in Louisiana, stato che deve il suo nome a Re Sole, Luigi XIV. Ai suoi fondatori francesi per� succedono presto gli spagnoli, e non solo. New Orleans diventa in pochi anni una delle mete privilegiate del commercio degli schiavi dall�Africa. Nella citt� vivono immigrati europei, schiavi africani, artisti, commercianti e imprenditori di tutto il mondo. In breve tempo New Orleans diventa una citt� unica nel suo genere, un centro culturale in continuo fermento. La contaminazione tra diverse culture porta alla nascita di nuove forme d�arte. Non a caso, New Orleans � la culla della musica jazz. Inoltre, qui si possono gustare anche molte specialit� gastronomiche nate proprio dall�incontro tra tante diverse tradizioni culinarie. Negli anni Sessanta New Orleans � stata chiamata �the Big Easy� in contrapposizione ideale a New York, nota come �the Big Apple�. Mentre New York � la citt� degli affari, New Orleans � la citt� della rilassatezza e della spontaneit�. La musica la fa da padrona, tutto si muove a tempo di musica. In particolare, � il jazz a esprimere l�anima pi� profonda del luogo. Ancora oggi si possono visitare luoghi molto interessanti legati alla musica jazz, uno su tutti il French Quarter, il quartiere francese, o Vieux Carr�. Questo quartiere � un�icona della citt�: si distingue per la sua architettura coloniale francese e ispanica, per i suoi influssi voodoo, per i locali di musica che ospitano concerti in ogni giorno della settimana e per ottimi ristoranti di cucina creola. Inoltre, qui si tiene anche la celebre festa del Mard� Gras, una delle pi� importanti feste di carnevale di tutti gli Stati Uniti d�America. Passeggiando in questa zona non si pu� non visitare Bourbon Street, storica via di bar e di celebri locali. Qui si trova anche il Fritzel�s European Jazz Bar, piccolo locale di culto per gli amanti del jazz. Camminando su Frenchmen Street si incontra anche un altro celebre luogo, lo Spotted Cat, piccolo, affollatissimo, ma perfetto per chi ama la musica live. Da non perdere nemmeno la Preservation Hall, altro tempio del jazz dalle atmosfere decadenti e vintage, che regaler� esperienze musicali uniche. Il termine �creolo� � nato per descrivere i figli di emigrati francesi e spagnoli nelle Americhe, in breve tempo � stato allargato anche ai nati da matrimoni tra i francesi, gli spagnoli e gli afroamericani. Oggi questo termine viene utilizzato per descrivere quell�universo culturale in cui cultura europea e afroamericana si legano. Questa definizione si usa anche per descrivere la tradizione gastronomica locale. La cucina creola si distingue per i suoi piatti di pesce fresco, per l�uso di spezie e di salse. I gamberi sono i grandi protagonisti della tavola in Louisiana. Celebre la zuppa di riso e frutti di mare chiamata �gumbo�, come caratteristico � anche l�incontro tra riso, carne, verdure e gamberi della �jambalaya�. Carne e pesce li ritroviamo insieme pure nel panino �po� boy�. Da assaggiare anche le patate �dauphinoise� alla creola, ovvero un tipico sformato di patate francese reinterpretato alla maniera americana. Se volete provare ottimi gamberi alla creola, in un ambiente ottocentesco e suggestivo, prenotate un tavolo al Muriel�s di Jackson Square. Si dice che in questo locale storico di New Orleans si veda spesso passare anche un fantasma. Se amate queste atmosfere, � da provare assolutamente anche l�Antoine�s Restaurant a St. Louis Street. La spada del sorriso (a colloquio con Antonello Dose) (di Bruno Bertucci) - Antonello Dose e Marco Presta da 29 anni fanno sorridere ogni mattina l�Italia con il �Ruggito del coniglio� su Rai Radio2. L�autore ha avuto una bella conversazione con Antonello, affrontando temi importanti. Perch� ridere � una cosa seria - - Come nasce lo spirito che fa sorridere? �Noi esseri umani abbiamo questo dono, come altri 65 animali, dai primati alle foche, dalle mucche ai cani, dai parrocchetti alle manguste. Ho letto di uno studio dell�Universit� di Los Angeles che sostiene che lo facciamo da milioni di anni, mentre giochiamo, mentre ci divertiamo, spesso per scambiare informazioni, invitando gli altri a unirsi. Mi dicono che ero un bambino molto buffo, forse mi sforzavo di far ridere per ottenere l�attenzione degli adulti. Non lo so come nasce lo spirito che fa sorridere, ma in questi anni mi sono convinto che per riuscire a sorridere in ogni circostanza c�� bisogno di avere un alto stato vitale. Nel buddismo, che ho abbracciato da 34 anni, si fa una distinzione tra felicit� relativa e felicit� assoluta. La felicit� relativa dipende dalle circostanze che mutano continuamente, la felicit� assoluta dipende da te e si pu� costruire. Sono molto fortunato a fare questo lavoro. Mi sforzo ogni mattina di migliorare il mio umore pi� che posso e mi pagano pure. O forse sono semplicemente un po� scemo per natura. Si dice anche che �il riso abbonda sulla bocca degli stolti��. - Come nasce una battuta per iniziare un nuovo giorno? �Nasce in genere il giorno prima, dalla lettura dei giornali. Noi siamo stati molto fortunati. La nostra generazione � cresciuta con Stanlio & Ollio, Tot�, �Alto Gradimento� di Arbore & Boncompagni, poi negli anni �90 abbiamo avuto il privilegio di diventare assistenti di Enrico Vaime, da cui abbiamo potuto rubare i meccanismi e le leggi della satira, come arrivare a battuta da una notizia, i tempi comici, i limiti che ti devi autoimporre, perch� non si pu� ridere di tutto ed � brutto deridere qualcuno che non sia un potente. � importante ridere ogni giorno perch� fa bene alla salute, ma � fondamentale imparare a ridere di se stessi, perch� fa bene all�anima. In questa epoca di conflitti tutti si prendono troppo sul serio. Come cittadino cerco di ridere per non piangere. Devo dire che l�attualit� italiana aiuta molto. Le vicende, per fare un esempio, dei ministri della Cultura, sono comiche gi� di per s�. Fanno ridere da sole, non c�� neanche bisogno di sforzarsi a costruire delle battute�. - Nel Buddismo, cosa ti ha fatto superare il dolore, e in che modo sei riuscito a migliorare il tuo stato vitale? �Tutti i buddismi nascono dall�intuizione del Principe Shakyamuni sulle 4 sofferenze fondamentali di nascita, malattia, vecchiaia e morte, che nessuno pu� evitare. Ho sperimentato che cercare di aiutare gli altri ad alleviare la sofferenza eleva la propria condizione vitale. L�ideogramma giapponese �compassione� � formato dai due ideogrammi �ji-hi�, togliere sofferenza e dare gioia. Concetto molto diverso dalla �pietas� delle nostre latitudini, dove ti compatisco e soffro insieme a te. Ecco, invece di farsi un bel piantarello insieme, non � meglio che ci facciamo una grassa risata? Quando vado a trovare un amico malato grave, o mia mamma con l�alzheimer, esco di casa con lo scopo chiaro di far sorridere. Se sto l� con un groppo alla gola non serve a nessuno�. - Ho letto che tu e Marco siete diventati Cavalieri della Repubblica. Come siete riusciti ad ottenere questo riconoscimento cos� importante? �S�, un paio d�anni fa il Presidente Mattarella ci ha nominati �Cavalieri dell�Ordine al merito della Repubblica Italiana�, forse per aver aiutato ad alzare l�umore del Paese durante la pandemia di Covid. Quando il Responsabile della comunicazione dello staff Presidenziale ci ha dato la notizia con un messaggio su Whatsapp abbiamo pensato tutti e due a uno scherzo di qualche collega. Invece no, era vero, risultavamo sul sito del Quirinale. Pensa, � stata un�ascoltatrice a chiedere che ci venisse dato questo riconoscimento�. - Si pu� sorridere anche dopo un dolore o una tragica morte? �Pubblicamente no: dolore e morte vanno rispettati. Sempre. In privato � un�altra cosa. Io come tutti ho affrontato dolori e la morte di persone care, come il primo amore della mia vita, dopo una lunga malattia, la scomparsa di amici cari e di pap� che per via del Covid non ho potuto rassicurare, confortare, accompagnare e onorare. Nell�immediato, quando succedono queste cose, c�� ben poco da ridere. Sempre nel buddismo per� esiste il principio di �Shoji soku nehan�, le Sofferenze di nascita e morte sono Nirvana. Che significa? Significa che dal punto di vista della Buddit� presente nella vita di tutti noi comuni mortali, se ti illumini alla Eternit� della vita universale presente in ogni singolo attimo, puoi provare gioia anche in relazione alla morte, tua e delle persone che ti sono care. Da quando, a seguito di una forte preghiera, sono riuscito a sentire qualche attimo di questa gioia in relazione a una scomparsa importante, non provo pi� quella devastante sofferenza o paura anche della mia di morte. Credo non ci sia niente di meglio che poter far scrivere sulla propria lapide �� morto dal ridere��.