Giugno 2024 n. 6 Anno LIV MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Scripta volant Se tutti avessimo la stessa voce� Cotto o crudo? La rivale di Elisabetta Tortellini, tortelli, ravioli e agnolotti: che cosa li differenzia? Alla scoperta di Bari, la citt� col lungomare pi� esteso d�Italia �Bella senz�anima�: il disperato grido di un amore deluso Scripta volant (di Mauro Crippa, �Focus� n. 378/24) - L'antico proverbio latino diceva che le parole volano e gli scritti rimangono. Oggi col �dialetto digital� anche la scrittura rischia di perdersi. Un libro ce lo ricorda - Da pi� parti lo si � sempre detto e scritto: le nuove tecnologie non ci fanno paura, anzi. Ma l'uso che se ne pu� fare (e che se ne fa) presenta dei rischi. Un esempio per tutti, l'Intelligenza artificiale. Va usata con intelligenza, come con intelligenza bisognerebbe usare i social e tutti gli strumenti digitali. Da pi� parti si rileva come mettere in mano ai bambini cellulari e tablet fin dai primi mesi di vita stia allarmando medici e psicologi della crescita. Un'insolita coppia di autori, Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti, si � cimentata nel lanciare un messaggio tranchant e allarmato: qualcosa di poco umano sta invadendo la nostra vita e, per contrastarlo, il modo migliore � rivolgere lo sguardo alla sapienza degli antichi. Da qui il saggio (Umano, poco umano), ripasso utile che guarda all'oggi tecnologico attraverso la lente di uno ieri umanistico e filosofico. Eccone uno stralcio del capitolo dedicato alla scrittura. La lettura cartacea di libri e la scrittura manuale con carta e penna sono quelle attivit� elementari e, allo stesso tempo complesse, per la corretta formazione del bambino e quindi per lo sviluppo della persona umana [...]. Educare alla scrittura manuale � un processo di trasformazione insostituibile per tutti i sistemi personali coinvolti. Aiuta il bambino a crescere in armonia perch� nel momento in cui si sforza di scrivere bene e in maniera chiara, anche la sua mente diventa pi� limpida e il caos si dipana. Non a caso ci si pone davanti a un foglio bianco per iniziare grandi progetti, un semplice gesto: vergar l'inizio (l'incipit). La scrittura, dopo la parola, ci differenzia dagli altri animali. Il bambino si allena a disciplinare s� stesso nel ricciolo delle R: diventa poi progressivamente un gesto automatico; l'adulto non pensa pi� a come scrive perch� pensa soprattutto a quello che deve scrivere, ma in principio l'educazione all'armonia della scrittura significa educazione all'armonia della gestione di tutte le dinamiche: razionali, intellettive, di comprensione, affettive, relazionali. Anticamente gli scribi erano figure sacrali, nel Medioevo gli amanuensi hanno salvato il grande patrimonio classico dalla distruzione. Storicamente il primo colpo all'esercizio della scrittura manuale lo diede l'invenzione della stampa con Gutenberg; oggi il colpo definitivo sembra arrivare dalla scrittura digitale, in procinto di diventare dettatura. Significativa l'evoluzione del linguaggio delle chat: primo step, i messaggi diventano brevi; secondo step, scompaiono le vocali; terzo step, arrivano gli emoticon; quarto step, scompare la scrittura anche in questa forma striminzita e si passa direttamente alla vocalit�. A proposito di vocali, possiamo ricordare che sono state una conquista dell'alfabeto greco rispetto agli alfabeti semitici fatti solo di consonanti, tra cui i pi� importanti sono il fenicio, l'ebraico, l'arabo. Le vocali, in sostanza, sono state un volano dello sviluppo culturale dei popoli antichi [...]. Anche i neuroscienziati ormai guardano con grande preoccupazione alla digitalizzazione nella scuola. Essi cominciano ad allarmarsi perch� stanno notando che a livello cerebrale si stanno evidenziando modificazioni funzionali; i bambini non attivano pi� certe competenze di cui pure hanno potenzialit�. Ci sono aree del cervello che rimangono spente, perch� non vengono attivate. Pu� sembrare banale ma l'importanza di avere un quaderno a righe per la scrittura e uno a quadretti per i numeri, ci� che consente di stare in determinati binari � un fondamentale processo di educazione. Muoversi all'interno di paletti significa aiutare il bambino a creare una relazione con qualcosa di esterno. Quando io mi muovo per strada, anche l� cammino su delle righe e devo stare attento a non finire sotto le macchine. Il simbolo, il quaderno, la pagina, la riga diventano praticamente lo spazio, il microcosmo in cui mi muovo e in cui cresce il ragionamento. Nel momento in cui scrivo sul foglio quello � il mondo in cui mi esprimo e in cui abito [...]. Una lettera scritta a mano esprime non solo quello che voglio comunicare, ma anche come lo sto comunicando: se sono tranquillo, serio, ansioso, impaziente, agitato, se premo di pi� o di meno con l'inchiostro sulla carta. Se scrivo al computer si perde tutta questa parte. La scrittura digitale nasconde i sentimenti e ci trasporta in un mondo di schermi, e quando il mondo � fatto di schermi non si riconosce pi� l'identit� dell'Altro. Se tutti avessimo la stessa voce� (di Simone Valtieri, �Focus� n. 377/24) - Avremmo olfatto e udito molto pi� affinati, le truffe sarebbero pi� facili, ma gli imitatori di professione andrebbero in crisi. E che fatica per i cantanti� - Immaginate se i vostri genitori o gli amici di una vita parlassero esattamente come voi, ma anche come il panettiere sotto casa, la presidente del Consiglio, il presentatore di un programma TV o la vostra cantante preferita. Pensate, cio�, a un universo parallelo in cui tutti condividono lo stesso identico tono e timbro vocale, indipendentemente dal sesso: come sarebbe possibile distinguersi e riconoscersi in un mondo �monot�no�? Senza considerare che, di base, se avessimo tutti una voce uguale, dovremmo avere in comune tante altre cose. I suoni che emettiamo, infatti, dipendono da molteplici caratteristiche dell'apparato respiratorio: volume e intonazione sono strettamente collegati alla conformazione del torace e a quella della laringe, mentre il timbro dipende dalla forma di faringe, cavit� orale e seni paranasali. Per avere tutti quanti la stessa voce, dovremmo dunque essere identici nell'aspetto, almeno nella porzione che va dal naso al petto (al netto di incidenti o malformazioni). Insomma, osservando un gruppo di individui, la sensazione che si avrebbe a colpo d'occhio sarebbe simile a quella che abbiamo nel guardare una schiera di Puffi in un cartone animato. �Un mondo monot�no sarebbe popolato da persone tutte uguali�, conferma la dottoressa Annamaria Zambarbieri, logopedista dell'Associazione ParLAMi. �Questo per� non significa che parlerebbero tutte allo stesso modo. La voce � anche intonazione, prosodia, espressione e intenzionalit� comunicativa, e ognuno di noi � in grado di eseguire variazioni di tono legate, nella maggior parte dei casi, alle emozioni�. Oltre a ci�, ci sono da considerare fattori come l'et� e il peso. Ogni persona ha infatti una voce unica che, tuttavia, muta con il passare del tempo (le corde vocali si estendono, si ingrossano e poi, in et� avanzata, perdono di elasticit�) o con il quantitativo di grasso corporeo, ed � facile presumere che queste due caratteristiche esisterebbero anche in un mondo monot�no. C'� inoltre da considerare il fattore linguistico, che dipende soprattutto dal contesto in cui si cresce. �Anche laddove avessimo tutti la stessa voce di base, si sarebbero comunque sviluppate moltissime lingue, tutte diverse tra loro�, prosegue l'esperta. �Ognuno di questi idiomi vivrebbe di fonemi particolari, complicati da riprodurre per coloro che appartengono ad altri ceppi linguistici. Per esempio, per noi italiani rimarrebbe difficile emettere i suoni aspirati delle lingue arabe o pronunciare correttamente il cinese mandarino, cos� come per i cinesi continuerebbe a essere pressoch� impossibile dire �R�, per i filippini �F�, mentre gli ispanici farebbero ancora fatica con le doppie e gli arabi nella distinzione tra �I� ed �E��. In breve, sussisterebbero differenze notevoli nel modo in cui la �voce unica� verrebbe utilizzata nelle diverse regioni del globo. E anche nelle stesse nazioni: pensate a quanto si differenzia l'italiano regionale su base geografica: la pronuncia delle parole e la cadenza delle frasi � molto diversa tra chi � nato a Catania e chi a Torino, giusto per fare un esempio. Le discriminanti, in ogni caso, non finiscono qui: dalla temperatura ambientale alla rarefazione dell'aria, dal volume alla velocit� di emissione, dall'emotivit� all'insorgere di stati influenzali, tutto contribuisce a mutare il modo in cui parliamo. In un contesto in cui tutti fossero simili nell'aspetto e nei toni e non ci fossero differenze linguistiche o regionali, � presumibile che con l'evoluzione si sarebbero affinati gli altri sensi, in primis l'udito, e che la gente avrebbe imparato a riconoscere istintivamente i propri cari e gli amici, rilevando naturalmente sfumature e dettagli. Un po' quello che avviene con i gemelli omozigoti, che di base sono identici, ma che parenti e conoscenti riescono a distinguere con poca difficolt�. �La voce � la parte di noi che pi� delle altre trasmette le emozioni, ed � quella pi� difficilmente controllabile. Possiamo gestire postura o sguardo, ma � molto complicato farlo con la voce�, spiega Zambarbieri. �Ed � anche fondamentale nella comunicazione tra una mamma e il proprio neonato. In un mondo dal suono unico, � probabile che l'infante imparerebbe sin da subito a distinguere, oltre agli odori, anche le sfumature nei toni, come l'estensione vocale dei genitori, apprezzabile gi� con le prime ninne nanne�. A tal proposito, proprio nell'universo della musica e del canto avverrebbero probabilmente gli scossoni pi� grandi. Con una voce unica e poche variabili sul tema, � possibile ipotizzare almeno due scenari antitetici e paralleli. Nel primo caso acquisirebbero maggiore importanza sia la musica, con una sovrapproduzione di pezzi strumentali, sia le parole, e dunque avrebbe una rilevanza notevole ci� che si dice e come (sarebbe, in sostanza, il trionfo dei cantautori). Di contro, gli artisti potrebbero ricercare, per mezzo della distorsione vocale, tutte quelle voci sconosciute in un mondo monot�no, e dunque i sintetizzatori assumerebbero un'importanza fondamentale, un po' come avviene gi� oggi nella musica �trap� con l'Auto-Tune. �Se tutti parlassimo allo stesso modo, le forme d'arte principali, come la pittura, la scultura, la letteratura e la poesia, potrebbero essere potenziate per �dare voce� al proprio mondo interiore. Forse si riscoprirebbe anche il contatto con la natura, apprezzando soprattutto le qualit� del silenzio�, fa notare ancora Zambarbieri. Sarebbe per� pi� complicato emergere in tutti quei mestieri toccati direttamente dall'appiattimento vocale: si pensi agli speaker radiofonici, agli attori e ai doppiatori, a youtuber e tiktoker, agli avvocati, agli insegnanti di lingue. In TV, probabilmente, gli show musicali sarebbero impostati diversamente mentre sparirebbero i programmi di imitatori e parodie. Di contro, si potrebbero organizzare molti scherzi telefonici, non essendovi la necessit� di camuffare alcunch�. Cambierebbe, e di molto, anche il lavoro dei giudici, che avrebbero pi� difficolt� a condannare i criminali. Non esisterebbero infatti le intercettazioni, data la loro evidente inutilit�, e sarebbe molto pi� complicato per un testimone identificare i colpevoli di un reato, sia fisicamente sia dalla parlata. Stando cos� le cose, il mondo rischierebbe di avere una maggiore spinta criminale, vista la facilit� di preparare truffe e malefatte varie senza essere scoperti. La tecnologia, tuttavia, potrebbe correre in aiuto e, vista la necessit� di mantenere l'ordine, la societ� di un mondo del genere si sarebbe quasi certamente organizzata con metodi di schedatura informatica dei cittadini (chip, braccialetti elettronici), oggi inaccettabili, ma forse necessari nell'universo parallelo che stiamo descrivendo. Dispositivi di questo tipo avrebbero anche potuto accelerare il progresso tecnologico, e magari le videochiamate sarebbero state inventate prima, vista la maggiore esigenza di riconoscersi non solamente con la voce. Resta da esaminare la questione sessuale. La voce tra donne e uomini dipende, oltre che dalla conformazione fisica, anche dai livelli ormonali. Ma se tutti fossimo simili nell'aspetto, e se pure il timbro dei due sessi fosse sovrapponibile, significa che anche il quantitativo di ormoni tra maschi e femmine sarebbe pressoch� lo stesso. Ci� porta a pensare che la sessualit� sarebbe pi� fluida, e che sicuramente avremmo sviluppato dinamiche differenti di corteggiamento e di accoppiamento. � quindi ipotizzabile che in un mondo di questo tipo sarebbero venute meno le discriminazioni sessuali e le violenze di genere. Anche le prestazioni sportive sarebbero equiparabili tra i sessi e tutti gareggerebbero insieme, in ogni disciplina. �Noi siamo abituati a innamorarci anche della voce o dell'aspetto di una persona�, chiosa Zambarbieri, �ma se queste non fossero pi� caratteristiche fondamentali, forse ci si ritroverebbe costretti ad ascoltare chi si ha davanti dando pi� importanza ai contenuti e innamorandosi dei suoi valori�. Se tale ragionamento fosse valido, porterebbe dunque alla nascita di relazioni pi� stabili e meglio assortite. D'altro canto, per�, sarebbe anche pi� facile tradire, vista la minore possibilit� di essere scoperti con le registazioni ambientali. Di certo, il fatto di frequentare solo persone tutte molto simili visivamente e vocalmente avrebbe un impatto difficilmente valutabile dal punto di vista psicologico. In definitiva, in un mondo monot�no, la societ� sarebbe impostata su presupposti totalmente diversi da quelli che conosciamo, e probabilmente neanche del tutto ipotizzabili, tante sono le variabili in gioco. Quel che appare certo, per�, � che sia prerogativa della specie umana un'istintiva spinta a differenziarsi, non solo nell'abbigliamento e nel look. Per questo motivo, pur disponendo della medesima voce di base, � piuttosto facile pensare che ogni individuo troverebbe la sua personalissima maniera di servirsene, imparando a diversificarsi e a parlare in un modo unico. Altro che monotonia. Cinema, teatro e doppiaggio: vincerebbero le emozioni �Per chi lavora nel campo della recitazione, l'ipotesi di un mondo in cui tutti sono simili e parlano con la stessa voce � drammatica�, confessa Pino Pirovano, attore e doppiatore professionista nonch� direttore del Centro Teatro Attivo a Milano. �Ci� nonostante, la capacit� attoriale risiede nel rendere evidenti le emozioni, e sono convinto che il modo di trasferire uno stato emotivo non potrebbe mai essere identico per tutti. Resterebbero perci� differenze qualitative, espressive e interpretative�. In questo mondo non esisterebbero attori caratteristi, a vantaggio di quelli pi� versatili, in grado di interpretare tanti ruoli e, persino, di doppiare da soli un intero film. �Nel teatro e nel cinema si potrebbe per� ancora lavorare sulla fisicit�, prosegue Pirovano, �ed � ipotizzabile che effetti speciali e trucco sarebbero in grado di restituire stereotipi a cui siamo affezionati come l'eroe, il cattivo, la spalla�. Inoltre, si sarebbero forse sviluppati personaggi standard dal tono e dal look sempre uguale, come nel teatro greco. �Di certo, sarebbe un problema anche per gli sceneggiatori dover scrivere storie senza avere in mente attori ben precisi, bens� soltanto ruoli, rischiando di rendere tutto molto pi� piatto�, conclude l'esperto. Cotto o crudo? (di Elena Meli, �Focus� n. 376/24) - C�� chi non cucina nemmeno i fagioli e chi mette in padella anche l�uovo della carbonara. Chi ha ragione? I vantaggi e gli svantaggi dei due stili alimentari - Sushi o frittura di mare? Una tartara ben condita o una bistecca alla fiorentina? Le mode culinarie offrono pane per i denti sia degli amanti del crudo a tutti i costi, sia di chi cuocerebbe a fuoco vivo qualsiasi cibo. Ma viene da chiedersi: che cosa � meglio per l'organismo? Mangiare tutto crudo, perch� l'uomo primitivo dalla salute di ferro faceva cos� (o almeno, cos� favoleggiano i fautori del crudismo), oppure sfruttare il cucinare a oltranza, per rendere pi� digeribili tanti alimenti? La scienza aiuta a dare qualche risposta. Sul piano teorico �l'essere umano pu� mangiare qualsiasi cibo senza che debba essere per forza cotto, perch� l'organismo � attrezzato per farlo�, specifica Enzo Spisni, direttore del Laboratorio di fisiologia traslazionale e nutrizione dell'Universit� di Bologna. �Perfino i legumi, che sono al limite della commestibilit�, possono essere mangiati crudi e lo stesso vale per tuberi come le patate: in queste solanacee ci sono sostanze tossiche che la cottura neutralizza, ma se mangiassimo pezzetti piccoli di una patata non germogliata non correremmo grossi rischi. L'unico cibo in cui il consumo a crudo alza parecchio l'asticella del pericolo sono i funghi: infatti perfino i porcini contengono piccole quantit� di molecole tossiche, che la cottura di solito rende innocue�. Posto che con i funghi non si scherza, con il resto degli alimenti non ci sono impedimenti e potremmo fare a meno della cottura. La capacit� di controllare il fuoco per� � stata decisiva nella storia dell'uomo, e non per caso: il fuoco � stato usato per cucinare per la prima volta circa 780.000 anni fa, come ha documentato di recente Irit Zohar dell'Universit� di Tel Aviv (Israele), trovando denti di pesce carbonizzati in fal� primitivi di un sito archeologico in Giordania. La scoperta del fuoco ha coinciso con uno dei momenti pi� importanti nell'evoluzione umana. Fino a poco tempo fa si pensava che i primi pasti cotti risalissero a circa 170.000 anni fa; la ricerca di Zohar invece ha datato la nascita della cucina a ridosso del periodo in cui l'uomo � diventato pi� alto, grosso e soprattutto ha sviluppato un cervello pi� grande, avviando la trasformazione da Homo erectus a Homo sapiens. Poter cucinare la carne, il pesce e i vegetali infatti li ha resi pi� digeribili e sicuri, migliorando l'efficienza dei pasti, fornendo pi� calorie con minor sforzo digestivo e metabolico e consentendo cos� all'umanit� di sviluppare al meglio fisico e cervello. � la teoria dell'antropologo e primatologo inglese Richard Wrangham, che nel suo libro L'intelligenza del fuoco. L'invenzione della cottura e l'evoluzione dell'uomo (Bollati Boringhieri) indica proprio nella capacit� di cuocere il cibo l'elemento che ci ha cambiato pi� profondamente rispetto agli altri animali. Potendo passare meno tempo a masticare e digerire alimenti crudi, abbiamo potuto sviluppare fisico e cervello ma anche dedicarci ad altro, evolvendo il pensiero e lo stile di vita. Ma oggi che si pu� scegliere fra cibo cotto e crudo senza che ci siano ripercussioni sulla taglia del cervello, che cosa dovrebbe guidarci nella scelta? A livello dei nutrienti qualcosa cambia, come spiega Spisni: �Con la cottura, per esempio, la fibra dei vegetali si concentra molto: pensiamo a quanto rimpiccioliscono cavoli e spinaci quando li cuciniamo rispetto a quando sono crudi. Cuocere le verdure, quindi, ci aiuta a introdurre la giusta quantit� di fibre, che spesso nelle nostre diete scarseggiano, senza dover mangiare un campo di spinaci per riuscirci. Anche il contenuto di vitamine � differente nei vegetali cotti e crudi perch� alcune, soprattutto quelle del gruppo B come le vitamine B1 e B5, sono sensibili alla temperatura e molte, per esempio le vitamine C, E, KB e i carotenoidi, lo sono all'ossidazione: temperatura e ossidazione aumentano con la cottura, perci� il contenuto di queste vitamine si riduce nelle verdure cotte. L'altro problema � il dilavamento, ovvero il fenomeno per cui nutrienti come vitamine e minerali (stabili alle alte temperature) si disperdono nell'acqua di cottura. Vi si pu� per� ovviare cuocendo i cibi al vapore�. Tutto ci� non significa che mangiare i vegetali crudi sia una scelta obbligata: uno studio dell'Istituto di scienze nutrizionali dell'universit� tedesca di Giessen, per esempio, ha dimostrato che nei crudisti i livelli di vitamina A e di beta-carotene sono analoghi a quelli di chi mangia anche vegetali cotti, ma sono pi� scarse le quantit� dell'antiossidante licopene, un pigmento rosso abbondante in prodotti come pomodori e peperoni. La cottura dei pomodori, spezzando le pareti delle cellule vegetali, lo renderebbe infatti pi� disponibile. Qualcosa di simile accadrebbe con il beta-carotene nelle carote cotte (dove per� pare ridursi il contenuto di polifenoli). I pomodori e i peperoni, per giunta, sono solanacee come le melanzane e le patate, e contengono perci� molecole tossiche che si inattivano con la cottura. Dobbiamo quindi abbandonare definitivamente l'insalata di pomodori a favore della salsa? �No, non occorre farsene un cruccio, basta alternare pomodoro cotto e crudo�, risponde Spisni. �Esistono diete che consigliano di evitare le solanacee, ma con la moderazione e l'alternanza dei metodi di consumo non danno problemi; alcune poi, come melanzane e patate, � difficile che vengano mangiate crude�. L'emblema del fatto che con i vegetali non bisogna vedere la questione in maniera troppo rigida sono forse i broccoli, che da crudi hanno livelli pi� elevati di sulforafano, una molecola che blocca la proliferazione tumorale, ma da cotti si arricchiscono di indolo, un composto che riesce a uccidere le cellule precancerose. Alla fine insomma quel che conta � mangiare frutta e verdura in abbondanza, scegliendo di cuocerle o meno a seconda di come ci piacciono di pi� perch� cos� sar� pi� probabile consumarne quantit� maggiori. La faccenda si complica semmai tenendo conto del rischio di intossicazioni alimentari connesso ai cibi crudi, soprattutto carne, pesce e altri prodotti animali come latte e uova. In questi casi la probabilit� che siano contaminati da batteri o germi patogeni non � cos� remota. Una recente ricerca di Hyejeong Lee, del Dipartimento di biotecnologia e scienze alimentari della Universit� Norvegese di Scienza e Tecnologia, ha dimostrato che nel pesce crudo o affumicato, oltre al batterio Listeria monocytogenes (che pu� contaminare il sushi), si trovano parecchi ceppi di batteri Aeromonas, anch'essi patogeni. Non solo, alcune specie di Aeromonas sono particolarmente efficienti nel trasmettere ad altri batteri la resistenza agli antibiotici. Perci� l'abitudine a mangiare pesce crudo, oltre a esporre a qualche poco piacevole sintomo gastrointestinale, potrebbe contribuire a diffondere batteri resistenti alle terapie. Non va meglio con la carne: uno studio dell'Istituto Federale per la Valutazione dei Rischi tedesco ha richiamato l'attenzione su fondute e bourguignonne, perch� la carne in genere viene maneggiata cruda dai commensali, prima della cottura in olio. Gli autori raccomandano di assicurarsi che la carne raggiunga in ogni suo punto i 70�C per almeno due minuti, per essere certi di eliminare i batteri del genere Campylobacter, che possono contaminarla. Dobbiamo allora dire addio a sushi e tartare? �Se il pesce e la carne sono stati ben conservati, abbattuti, macellati e si pu� avere la certezza che non siano contaminati, il consumo da crudi non � un problema�, spiega Spisni. �Anzi, il pesce crudo per esempio � una delle poche fonti alimentari di vitamina D ed � ricco di acidi grassi a lunga catena che sono molto sensibili alla temperatura elevata raggiunta in cottura. Tuttavia, non � facile assicurarsi che non ci sia alcun rischio microbiologico, e lo stesso vale per le uova: quelle del supermercato possono essere considerate un po' pi� sicure perch� pi� controllate rispetto a quelle di un pollaio casalingo, che � meglio mangiare cotte perch� il guscio pu� ospitare batteri fecali in quantit�. Il latte non pastorizzato poi � un vero �brodo di coltura� per batteri: non pu� essere sterile e occorre sperare che i germi presenti non siano patogeni o siano troppo pochi per dare problemi. Chi ama il crudo a oltranza deve essere consapevole di esporsi a potenziali rischi, peraltro in cambio di vantaggi per la salute che non sono mai stati dimostrati: la probabilit� di malattie metaboliche, cardiovascolari o di tumori non viene intaccata se si sceglie un'alimentazione crudista, senza contare che questi regimi spesso sono del tutto sbilanciati�, conclude l'esperto. I rischi della cottura con acqua contaminata Pasta, riso, verdure e carne lessate in acqua contaminata dai Pfas (inquinanti che interferiscono con il sistema ormonale) risultano a loro volta contaminati. Lo rilevano gli esperimenti che, su commissione di Greenpeace, l'istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr ha realizzato utilizzando l'acqua di un pozzo in provincia di Vicenza, in cui i livelli di queste sostanze sono particolarmente elevati. Secondo i test, i cibi pi� inquinati sono quelli che assorbono pi� acqua durante la cottura, ovvero il riso e la pasta, seguiti da patate, carote e manzo. �Sebbene necessitino di ulteriori conferme, questi dati indicano che la cottura di alimenti in acqua contaminata pu� diventare una fonte rilevante di Pfas�, ha detto Sara Valsecchi, ricercatrice del Cnr-Irsa. �Basta una sola porzione di alimenti cotti in acqua contaminata per apportare una quantit� di Pfas decine di volte superiore a quella dei corrispondenti alimenti crudi, contribuendo notevolmente, nel caso oggetto di studio, a superare le soglie di assunzione ritenute sicure per la salute umana�. La memoria del cibo Che il cibo sia crudo o cotto fa differenza anche per il cervello: lo ha scoperto una ricerca della Sissa di Trieste, secondo cui il cervello reagisce in modo diverso in presenza di alimenti crudi oppure cotti. Di fronte ai primi prevale la componente sensoriale del ricordo e si attiva la corteccia cerebrale occipitale, dove immagazziniamo informazioni visive. Se invece davanti abbiamo un piatto cotto, si accende il giro temporale mediano e prevale la componente �funzionale� della memoria, composta da elementi come i processi che sono stati necessari per prepararlo, il valore nutrizionale o l'abitudine che abbiamo nel consumarlo. Secondo gli autori, quindi, percepiamo il cibo crudo come qualcosa di ancora �vitale� mentre il processo di cottura ce lo fa assimilare a un oggetto. Un dato utile su cui continuare a indagare, perch�, come sottolineano i ricercatori, in molte malattie neurodegenerative che coinvolgono la memoria uno dei sintomi pi� frequenti � anche la comparsa di alterazioni nell'alimentazione. La rivale di Elisabetta (di Massimo Manzo, �Focus Storia� n. 208/24) - Amy Robsart, moglie del favorito della regina inglese, mor� cadendo dalle scale. Incidente? Il mistero continua da 4 secoli - L�8 settembre 1560 una giovane donna di nome Amy Robsart fu trovata senza vita, con l'osso del collo spezzato, ai piedi di una scalinata della tenuta di Cumnor Place, a 100 km da Londra. Quel tragico evento fu fonte di sconcerto in tutta l'Inghilterra, arrivando alle orecchie delle pi� importanti personalit� europee e alimentando veleni e maldicenze. Il motivo? La vittima non era una persona qualunque, ma la moglie di Robert Dudley, conte di Leicester e favorito della regina Elisabetta I. Da allora, quattro secoli non sono bastati a dissipare le ombre. Proveniente da una nobile famiglia del Norfolk, al momento della sua morte Amy aveva 28 anni e un decennio di vita matrimoniale alle spalle. Lo sposalizio con il coetaneo Robert, rampollo di un'importante e discussa casata vicina alla dinastia Tudor, era stato celebrato quando lei era ancora diciassettenne, e le testimonianze dell'epoca lo descrivono come dettato da ragioni sentimentali pi� che da calcoli politici. Oltre ad avere la stessa et�, sia lei sia Dudley apparivano come una coppia ideale: belli, affascinanti e apparentemente innamorati. Il loro solido rapporto resse anche quando Robert cadde in disgrazia, durante il regno di Maria I, ritrovandosi addirittura imprigionato. Tuttavia, con l'ascesa di Elisabetta I al trono d'Inghilterra (1558), la situazione cambi� drasticamente. Amica d'infanzia di Robert, appena conquistato il potere la nuova regina lo nomin� infatti maestro di stalla (Master of the Horse), una delle cariche pi� prestigiose a corte. Da quel momento, la relazione tra lei e Dudley si fece sempre pi� stretta, relegando nell'ombra la povera Amy, presto dimenticata dal marito e sgradita alla sovrana. Di fatto, era come se i coniugi Dudley si fossero separati: la ragazza viveva ormai lontano da Londra per lunghi periodi, andando a trovare Robert solo in rare occasioni. Lord Dudley era intanto impegnato a farsi odiare a morte dagli altri cortigiani. Ambizioso e arrogante, a detta dei contemporanei il conte di Leicester aveva sedotto Elisabetta, approfittando del suo favore incondizionato per influenzarne le decisioni e ritagliarsi un ruolo di potere. Fu in tale contesto che venne ritrovato il cadavere di Amy, apparentemente caduta dalle scale. Era venuta a trovare il marito alloggiando a Cumnor Place, in una residenza concessale da sir Anthony Forster, amico di Dudley. Quel giorno, stranamente, aveva insistito per rimanere sola in casa, ordinando alla servit� di recarsi alla vicina Fiera di Abingdon. Poche ore dopo era morta, senza che nessun testimone potesse raccontare cos'era successo. La sua improvvisa scomparsa colse tutti di sorpresa sollevando inquietanti dubbi. Informato il giorno seguente del fattaccio, Robert, che si trovava a corte, volle che si aprisse un'inchiesta per far luce sull'accaduto, per evitare spiacevoli speculazioni. I timori del conte non erano ingiustificati: ben presto ambasciatori e cortigiani cominciarono a sospettare proprio di lui, insinuando che quella morte non fosse un semplice incidente, ma un subdolo omicidio. Da tempo si sussurrava infatti che Robert ed Elisabetta fossero amanti. Movente fin troppo scontato, dunque: uccidendo la moglie, Dudley avrebbe eliminato l'ultimo ostacolo al suo matrimonio con la regina, potendo finalmente ascendere al trono come principe consorte. Ma and� davvero cos�? Malgrado la sua fama di uomo cinico e intrigante, gli studiosi moderni sostengono che le prove contro di lui non sono certo schiaccianti. L'analisi di una lettera di poco successiva ai fatti e indirizzata a William Cecil, mostra che Dudley era genuinamente sconvolto per ci� che era avvenuto alla moglie. Nella missiva, scritta in tutta fretta e zeppa di errori grammaticali, implorava il ministro di aiutarlo a mantenere intatta la sua reputazione. Un atteggiamento anomalo per un freddo assassino... L'indagine sulla morte di Amy Robsart si chiuse nell'agosto del 1561 e parve confermare la natura casuale dell'avvenimento. Nella relazione completa (ritrovata soltanto nel 2008), oltre all'osso del collo spezzato furono menzionati due traumi cranici compatibili sia con violenti colpi ricevuti da un aggressore sia con la caduta da una scalinata di pietra. Alcuni studiosi contemporanei hanno formulato diverse teorie. Una delle pi� comuni � stata avanzata nel 1956 da Ian Aird, docente di chirurgia alla Royal Postgraduate Medical School di Londra. Rileggendo le fonti dell'epoca, che riportavano come Amy soffrisse di una grave malattia (verosimilmente un tumore al seno), Aird ipotizzava che il cancro avesse reso le sue ossa estremamente fragili, rendendo pi� probabile la rottura del collo a seguito della caduta. Il medico britannico non � il solo ad avere percorso la strada dell'incidente: c'� chi ha immaginato che Amy avesse subito un improvviso collasso dovuto a patologie come aneurisma aortico, spondilosi cervicale o tubercolosi della colonna vertebrale. Le tesi in questione non sono da escludere del tutto, ma sono quasi impossibili da provare in assenza di un'autopsia dettagliata sul cadavere formulata con metodi moderni. Alcuni documenti peraltro farebbero pensare che la moglie di Dudley stesse superando la malattia, e i viaggi affrontati nelle sue ultime settimane smentirebbero che si fosse trovata in gravi condizioni fisiche. Nel tempo c'� stato anche chi ha pensato che Amy potesse essersi suicidata, ma anche questa ipotesi non convince. Il fatto che il giorno della morte abbia allontanato in modo sospetto la servit� e che il suo rapporto con il marito si fosse deteriorato non prova infatti che avesse intenzioni suicide. Semmai, potrebbe aver congedato la servit� in attesa... del suo assassino. Vediamo perch�. Robert Dudley non � certo il solo possibile indiziato per l'ipotetico omicidio. Anzi, se fosse stato lui, o Elisabetta, ad architettare la morte di Amy, avrebbe clamorosamente fallito lo scopo. Lo scandalo causato da quell'evento macchi� infatti per sempre la reputazione del conte, tanto che ancora 24 anni dopo, nel 1584, circolava un libretto anonimo, intitolato Leicester's Commonwealth, che lo prendeva di mira accusandolo di orribili crimini, tra cui l'omicidio della moglie. Di fatto, la morte rese impossibile il matrimonio tra Robert e la regina, sia agli occhi della corte sia a quelli del popolo. Partendo da tale esito, alcuni hanno ipotizzato che fosse proprio questo il vero movente dell'assassinio: rovinare Dudley per troncare il legame tra l'ambizioso conte ed Elisabetta. Ma chi poteva averne interesse? L'attenzione degli storici si � concentrata su alcune figure note per la loro rivalit� con Robert nella lotta per ottenere i favori della regina. Il primo a finire sulla lista dei sospettati fu il duca di Norfolk, Thomas Howard. Appena salita al potere, la regina lo aveva preso sotto la sua ala protettiva, ma ben presto Dudley l'aveva scalzato, ottenendo attenzioni e favori ben maggiori. Non bastasse, il conte stava cominciando a interferire in questioni che Norfolk riteneva di sua competenza, erodendo cos� il suo potere. Le recriminazioni di Howard erano note, tanto che i documenti dei principali ambasciatori stranieri a Londra parlavano di lui come del pi� acerrimo nemico di Dudley, forse persino coinvolto in complotti per eliminare il favorito della regina. Oltre al duca di Norfolk nel novero degli indiziati speciali c'� un ben pi� pericoloso personaggio: William Cecil, consigliere della Corona. Il potente ministro, non nuovo a intrighi e macchinazioni, era l'unico abbastanza cinico da architettare uno schema cos� machiavellico. Il suo movente andava inoltre oltre la semplice rivalit� con Dudley e investiva questioni di Stato. Preoccupato per la crescente influenza del conte, Cecil era infatti convinto che a causa sua la regina rifiutasse con sdegno le offerte matrimoniali avanzate dai sovrani europei e da grandi famiglie aristocratiche, creando un problema di successione al trono. L�omicidio di Amy avrebbe messo fuori gioco l'ingombrante amante, ma avrebbe anche aumentato il peso di Cecil a corte. In effetti, il suo ruolo crebbe a dismisura da quel momento. Se and� cos� (ma non si sa), Amy Robsart sarebbe stata soltanto una pedina in un gioco molto pi� grande di lei, vittima della ragion di Stato. Non fu suicidio La misteriosa morte di Amy Robsart ha incuriosito stuoli di storici, studiosi e romanzieri, che hanno cercato di dipanare la matassa che circonda da secoli la vicenda. Tra questi, la storica britannica Sarah-Beth Watkins, autrice di numerosi bestseller storici (ambientati soprattutto nel periodo Tudor) e autrice del saggio The Death of Amy Robsart: An Elizabethan Mystery. Sullo sfondo del regno elisabettiano, tanto ricco di arte e cultura quanto di intrighi e segreti, il libro indaga nel dettaglio le varie teorie che circondano la scomparsa della moglie di Robert Dudley. - Qual era il rapporto tra Robert Dudley e sua moglie Amy Robsart? �A causa del ruolo che Dudley aveva alla corte di Elisabetta I, i due coniugi si vedevano raramente. Amy non era affatto benvenuta a corte e quando andava a visitare il marito alloggiava in un luogo diverso da quello dove abitava Robert. In modo simile, suo marito la andava a trovare portandole spesso dei regali, ma i coniugi Dudley non avevano una dimora comune. Non riesco a immaginare che la loro fosse una relazione intima, anche perch� la coppia non aveva figli e i due trascorrevano pochissimo tempo insieme�. - Qual era l'opinione che di Robert Dudley avevano il popolo e l'�lite? Perch� era cos� impopolare? �Penso che Dudley fosse impopolare soprattutto per la sua estrema intimit� con la regina. Era ovvio che Elisabetta avrebbe fatto - quasi - qualsiasi cosa per lui. In molti erano gelosi del suo potere ma pensavano anche che, a causa del suo background familiare (suo padre e suo nonno erano stati giustiziati per tradimento), non fosse un candidato adatto per sposare Elisabetta. In sostanza, Robert era noto per essere sia un personaggio troppo vicino alla sovrana sia una specie di parvenu, una persona in procinto di risalire la scala sociale al solo scopo di diventare re�. - Nel tempo sono state elaborate varie teorie per spiegare la morte di Amy Robsart. Tra quelle che menziona nel libro, qual � a suo parere la pi� inverosimile? �Senza dubbio il suicidio. Non penso infatti che Amy si sia tolta la vita. Credo che questa ipotesi sia stata avanzata perch� non vedeva quasi mai suo marito, non aveva una casa o dei figli e viveva all'ombra di Elisabetta. Per quanto ne sappiamo, per�, non era depressa, anzi era felice di viaggiare per il regno trascorrendo del tempo con amici e familiari. � effettivamente strano che abbia voluto stare da sola il giorno della sua morte, ma penso che questa circostanza non fosse dovuta alla volont� di uccidersi. Il suicidio era inoltre condannato dalla Chiesa e non riesco a immaginare che Amy potesse andare contro le proprie convinzioni religiose (Amy era devotissima, ndr)�. - Quali sono state le principali fonti che ha utilizzato per indagare sul caso? �Sono state molte, in particolare il cosiddetto Calendar of State Papers nazionali ed esteri, soprattutto spagnoli e veneziani (si tratta di una fonte che raccoglie i carteggi che registravano l'operato del governo durante i regni dei Tudor e Stuart, ndr) e i documenti dell'indagine successiva alla morte (Coroner's Report). Tra i libri che si occupano della vicenda consiglio Death and the Virgin di Chris Skidmore (2010) e Amy Robsart and the Earl of Leicester di George Adlard (1870). - Chi pensa sia stato veramente responsabile della morte di Amy Robsart? �La sua morte potrebbe essere stata solo un incidente, ma se dovessi individuare una persona responsabile del suo omicidio, allora credo che potrebbe essere stato qualcuno che odiava Dudley e voleva dargli una lezione, compromettendo ogni possibilit� che aveva di sposare la regina. In tal caso Thomas Howard, quarto duca di Norfolk, e il barone di Burghley, William Cecil, sarebbero i miei principali sospettati�. - Quali sono state le conseguenze politiche della morte di Amy Robsart? �Ritengo abbia messo fine a qualsiasi possibilit� di matrimonio tra Dudley ed Elisabetta I. Anche se a volte sembrava che la sovrana lo avrebbe sostenuto come re, era ben consapevole che un matrimonio politico con uno straniero sarebbe stato pi� vantaggioso per l'Inghilterra. Dopo la morte di Amy, le voci che accusavano Robert offuscarono la sua reputazione al punto che nessuno dei suoi consiglieri l'avrebbe sostenuto e ci sarebbe stata addirittura una sommossa, una protesta pubblica�. Tortellini, tortelli, ravioli e agnolotti: che cosa li differenzia? (di Evelina Gastaldo, Ricetta.it) - Ci sono molti tipi di pasta fresca ripiena, ma quale differenza c'� tra loro? - La pasta fresca ripiena � una specialit� molto diffusa in tutta Italia, specie nei giorni di festa, ovviamente con tantissime declinazioni e differenze tra localit� e localit�, a volte anche tra casa e casa. Anche se a livello di gusto ben poco cambia, visto che sono tutte molto buone, le variet� di pasta ripiena che esistono nel nostro Paese a volte possono creare confusione. Ammettiamolo: per il nostro stomaco la differenza non esiste, eppure tortelli, tortellini, ravioli e agnolotti non sono la stessa cosa, e guai a fare un'affermazione del genere davanti all'abitante di una delle citt� o delle regioni che rivendicano la paternit� di questo o quel formato di pasta. Cominciamo, ad esempio, dai tortelli. I tortelli hanno origini padane, anzi, si dice addirittura che risalgano alla cucina longobarda visto che la ricetta originale sarebbe addirittura del XII secolo. La forma canonica � quadrangolare, pi� esattamente rettangolare. Il ripieno � molto semplice: ricotta, parmigiano e prezzemolo. Esistono per� molte varianti pi� ghiotte, ad esempio con l'aggiunta degli spinaci, o anche con salumi quali il prosciutto o la mortadella. Quando si parla delle origini del tortellino, la questione si fa pi� controversa. L'unica certezza � che si tratta di un formato nato in Emilia Romagna, ma � praticamente impossibile identificare la citt� precisa in quanto sono parecchie che si contendono la paternit� dei tortellini. I tortellini sono di certo il formato di pasta fresca ripiena che � inconfondibile rispetto agli altri. Infatti il tortellino � un piccolo quadrato di pasta che poi viene piegato e avvolto su se stesso fino ad assumere un aspetto panciuto. Secondo la tradizione, la sua conformazione sarebbe stata ispirata dall'ombelico di Venere. Il ripieno canonico � di carne di maiale, prosciutto crudo, mortadella di Bologna, Parmigiano Reggiano, uova e noce moscata. Questa � la versione bolognese; quella modenese vede sparire la carne di maiale con maggiori quantit� di Parmigiano Reggiano. Con i ravioli arriviamo in Liguria; pi� esattamente questo formato di pasta nacque a Gavi Ligure nel XII secolo. Leggenda narra che furono realizzati per la prima volta nella locanda gestita dalla famiglia Raviolo, da cui il nome con cui li conosciamo oggi. La differenza tra tortello e raviolo dovrebbe stare nella forma, perch� il raviolo non � rettangolare ma sempre rigorosamente quadrato. Bisogna ammettere per� che il confine � molto labile. Il ripieno prevede sempre la presenza della verdura mescolata a carne o formaggi, ma pi� spesso ancora i ravioli contengono un solo ingrediente. Da ultimo, gli agnolotti sono il formato che ha una storia pi� recente. Almeno, la loro denominazione parrebbe risalire agli inizi del XIX secolo, quando un cuoco li defin� cos� dal nome dialettale che veniva dato alla rotella usata per tagliare la pasta. Dal punto di vista della forma � facile confondere gli agnolotti con tortelli e ravioli perch� sono anch'essi quadrangolari. La vera peculiarit� sta nel ripieno che, da ricetta tradizionale, � di carne arrosto. La verit�, in definitiva, � che tortelli, tortellini, ravioli e agnolotti sono altrettante eccellenze della buona cucina italiana, e in quanto tali accomunati da un gusto che fa dimenticare qualunque differenza. Alla scoperta di Bari, la citt� col lungomare pi� esteso d�Italia (Italia.it) - Un luogo che offre un incontro inaspettato tra Oriente e Occidente - Bari � una citt� dai mille volti, tutti da scoprire per arrivare al suo cuore. Conosciuta come �porta d�Oriente�, grazie alla sua lunga tradizione di scambi commerciali, il capoluogo pugliese � ricco di storia come testimoniano Bari Vecchia e dintorni. Un�esplorazione del centro storico ci permette di coglierne il carattere pi� autentico, con i segni del suo passato che si dipanano tra i vicoli del quartiere proprio come le tradizioni custodite di generazione in generazione. E poi c�� il celebre lungomare di Bari, uno dei pi� belli d�Italia, che si affaccia sul mare cristallino riflettendone il fascino unico. Dinamica e attiva, questa citt� immersa in un territorio caratterizzato dalle ampie campagne punteggiate dai bianchi muretti di pietre a secco, � anche un importante polo universitario. E custodisce gelosamente il ricordo delle imprese marinaresche del Medioevo oltre che i suoi preziosi monumenti e le sue suggestive chiese. La storia di Bari � affascinante e travagliata. L�insediamento antico risale all�Et� del Bronzo, passato dai Peucezi alla dominazione dei Goti, poi conteso da Bizantini e Longobardi. Pi� volte saccheggiata e distrutta, la Bari medievale fu dominata dai Saraceni diventando un piccolo Stato musulmano indipendente. Fu poi conquistata dai Franchi prima di tornare in mano all�imperatore d�Oriente, che la rese il maggior centro politico, militare e commerciale italiano dell'Impero orientale. Nel 1087, con l�arrivo delle reliquie di San Nicola di Myra, noto come Santa Claus, Bari divenne anche un rigoglioso centro religioso che univa Oriente e Occidente. La dominazione normanna in Puglia assicur� a Bari un lungo periodo di prosperit�, ma fu anche oggetto di conflitti. Ricostruita dagli Svevi visse un nuovo momento di splendore, che decadde di nuovo con gli Angioini poich� dilaniata dalle lotte tra signorotti locali e banchieri stranieri. Passata agli Aragonesi e donata ai duchi di Milano nel 1464, nel 1500 fu riportata ai fasti di un tempo da Isabella d�Aragona. Nel 1558 fin� nelle mani degli spagnoli, con diverse ribellioni sanguinose, e nel 1657 fu duramente provata dalla peste. Pass� poi dal dominio austriaco a quello dei Borbone, rinascendo sotto il comando francese dei primi anni del 1800 con la costruzione della citt� nuova. Ritornata ai Borbone nel 1815, entr� a far parte del Regno d�Italia nel 1860. Un lungo passato di dominazioni che hanno lasciato a Bari un patrimonio artistico unico, da ammirare per sognare a occhi aperti. Una citt� perfetta non solo per chi ama fare vita di mare, ma anche per chi vuole esplorare: cosa vedere a Bari? I punti di interesse pi� amati sono 3. Iniziare con un giro a Bari Vecchia � l�occasione perfetta per entrare subito nel cuore di questo capoluogo pugliese. Il quartiere di San Nicola si dipana tra i due porti di Bari, quello vecchio e quello nuovo, affacciandosi sul lungomare. Il centro storico della citt�, con il suo nucleo risalente al Medioevo, � racchiuso tra mura ed � dominato dal Castello Normanno Svevo, uno dei simboli della Puglia. Passeggiando per il dedalo di viuzze � facile fermarsi ad ammirare le donne che preparano a mano le orecchiette, un tipico formato di pasta pugliese, ancora come una volta. La seconda tappa non pu� che essere la Basilica di San Nicola, uno degli edifici religiosi pi� suggestivi e rilevanti d�Italia. � dedicata a San Nicola di Myra, patrono e vescovo che, secondo la leggenda, ha dato le origini a Santa Claus, quello che consideriamo oggi Babbo Natale. Infine il Lungomare di Bari, occasione perfetta per ammirare il mare Adriatico e alcuni dei palazzi pi� belli della citt�. Rilassante e piacevole da percorrere, � costellato dai ristoranti tipici del centro in cui mangiare i ricchi piatti della zona. Adatta a tutta la famiglia, � una citt� che offre numerose proposte per il tempo libero e proprio per questo capita di trovarsi di fronte al dilemma: che cosa fare a Bari? I golosi possono lanciarsi nel Bari Street Food Walking Tour, un giro organizzato per assaggiare il tipico cibo di strada per i vicoli del centro storico, che vi porter� nei locali frequentati dalla gente del posto. Ma certamente tante attivit� sono legate al mare, a partire dalle escursioni in barca a vela tra Bari e dintorni, anche se gli sport d�acqua con i quali mettersi alla prova sono tanti. Un consiglio? Trovate il tempo per un tour delle Grotte di Castellana, che tra stalattiti, stalagmiti e preziosi cristalli lungo il complesso di affascinanti cavit� sotterranee vi lascer� senza fiato. La cucina pugliese � celebre in tutto il mondo: ingredienti poveri, ma ricchi di sapore ed esaltati con grande sapienza. Mentre passeggiate mangiando un panzerotto o un cono di sgagliozze e popizze non struggetevi a pensare a che cosa mangiare a Bari. La partenza di quella che sar� una vera maratona culinaria non pu� che avere inizio dalla focaccia barese. Fragrante, profumata e alta, con una base di semola rimacinata, patate lesse, sale, lievito e acqua, poi guarnita con pomodorini freschi a met� e olive baresane. Irrinunciabile anche la Tiella, pi� comunemente chiamata riso, patate e cozze, un piatto unico ricco e gratinato. Infine, � un peccato mortale visitare Bari senza assaporarne le orecchiette alle cime di rapa, piatto iconico omaggiato da letteratura e cinema. Se per� quello che state cercando � una vera experience da baresi DOC, un aperitivo a base di frutti di mare crudi far� di voi persone felici. La Bari meno nota Da dove cominciare a pianificare una visita ai luoghi insoliti di Bari? Noi suggeriamo la Chiesa Russa di Bari in stile moscovita, unico esemplare ortodosso nell'Europa Occidentale. Fu costruita per volere dello Zar Nicola II e la posa della prima pietra avvenne nel 1913. L�Arco delle Meraviglie di Bari � un�altra tappa imperdibile per i romantici: racconta di due giovani amanti ostacolati dalla famiglia di lei, ma avvicinati da un�idea della famiglia di lui. In una notte costruirono infatti l�arco che consentiva il passaggio da una finestra a quella di fronte, avvicinando i due amati. Infine, merita una visita anche la Chiesa rupestre di Santa Candida, considerata la pi� grande basilica rupestre pugliese. �Bella senz�anima�: il disperato grido di un amore deluso (Positanonews.it) - La canzone capolavoro di Riccardo Cocciante compie cinquant�anni - Il 1974 � l�anno di �Bella senz�anima�. Il brano � contenuto nell�LP �Anima� arrangiato da Ennio Morricone e Franco Pisano. Scritta da Luberti e Cassella in collaborazione con lo stesso Cocciante, la canzone � interpretata nello stile tipico di Cocciante e viene presentata per la prima volta nella primavera di quell�anno durante la trasmissione televisiva �Adesso Musica�. �Bella senz�anima� � una canzone iconica che esprime profonde emozioni legate alla fine di un amore. Il testo, scritto da Riccardo Cocciante stesso, porta l�ascoltatore in un viaggio emotivo attraverso la rabbia e il dolore di un amore perduto. Il protagonista della canzone descrive l�oggetto del suo amore come �bella senz�anima�, sottolineando la vacuit� interiore della persona amata. Questa espressione suggerisce che, nonostante l�apparenza esteriore attraente, manca l�essenza profonda e genuina che rende viva e autentica una relazione. La bellezza fisica diventa quindi priva di significato e vuota di valore senza la ricchezza interiore dell�anima. Il testo rivela anche una forte carica emotiva, con il protagonista che esprime la sua rabbia e frustrazione verso l�ex amante. Questa rabbia � probabilmente alimentata dal senso di tradimento o delusione provato nei confronti di qualcuno che una volta si credeva essere la propria anima gemella. La passione con cui viene cantata la canzone riflette l�intensit� dei sentimenti del protagonista, che si sente tradito e deluso, ma allo stesso tempo desideroso di esprimere il proprio dolore. In sintesi, �Bella senz�anima� � una canzone che tratta la tematica universale della fine di un amore e della conseguente delusione emotiva. Attraverso il suo testo potente e coinvolgente, Cocciante cattura l�essenza delle emozioni umane legate al dolore e alla rabbia di fronte alla perdita di qualcosa di prezioso.