Ottobre 2024 n. 10 Anno LIV MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Se ci fosse una tempesta solare� Dormiamoci su Rudolf Diesel: uomo in mare Corrado: la voce degli italiani Culatello di Zibello, il Re dei Salumi Alla scoperta di Caserta: un viaggio nel tempo e nella bellezza Le due facce della medaglia Se ci fosse una tempesta solare� (di Gianluca Ranzini, �Focus� n. 382/24) - Un evento estremo avrebbe conseguenze molto serie su tutti gli aspetti della nostra vita. Cosa accadrebbe nello spazio e sulla Terra? - Immaginate che all'improvviso vada via la corrente, e che non torni. Per un'ora, per un giorno, per una settimana... Dalle piccole difficolt� iniziali (non va la tv, si � spento il frigorifero...) si passa in breve a un disastro globale: non funziona pi� la rete Internet, i Gps sono inefficaci, negli ospedali i malati che necessitano di apparecchiature elettriche non sopravvivono. Si fermano treni e aerei. Nel cielo notturno, intanto, ci sono aurore come non si erano mai viste prima. Uno scenario apocalittico, ma non da fantascienza. � ci� che potrebbe accadere se si verificasse una tempesta solare estrema. Ma facciamo un passo indietro. Il nostro Sole � sostanzialmente stabile, a prima vista. Ma al suo interno e sulla sua superficie avvengono fenomeni violenti di cui a occhio nudo non ci rendiamo conto. Soprattutto in questo periodo, in cui siamo vicino al massimo del ciclo di attivit� solare. �Una tempesta solare estrema � un fenomeno che ha una bassa probabilit� di verificarsi, ma se accade ha conseguenze catastrofiche�, sottolinea Mauro Messerotti, associato Inaf e docente di Meteorologia e climatologia dello spazio all'Universit� di Trieste. Ne abbiamo avuto un assaggio lo scorso maggio, quando un evento solare piuttosto intenso, ma non estremo, ha prodotto aurore boreali visibili anche in Italia. Il riferimento per questo tipo di fenomeni � il cosiddetto evento di Carrington, che si verific� all'inizio di settembre del 1859. Fortunatamente, a quell'epoca l'unica tecnologia esistente era il telegrafo: la tempesta geomagnetica produsse interruzioni delle linee, mentre alcuni operatori subivano scosse elettriche e i tralicci lanciavano scintille. E si videro aurore fino a Cuba, alle Hawaii, in Giamaica. �La tempesta solare del 1859 fu forse dieci volte pi� intensa di quella dello scorso 10 maggio, e pari a qualcosa come il 70% di quella che possiamo definire la �tempesta perfetta��, spiega Messerotti. �Anche in tempi recenti ci sono state tempeste solari pi� intense di quella di quest'anno: per esempio il 13 marzo del 1989 una tempesta geomagnetica provoc� un black-out di circa 10 ore in Quebec e interruzioni nella rete elettrica degli Stati Uniti Nord-orientali, mentre le cosiddette tempeste di Halloween, alla fine di ottobre del 2003, misero fuori uso 12 trasformatori nelle centrali della Repubblica del Sudafrica�. Una tempesta magnetica molto intensa ebbe luogo anche nel maggio del 1921: innesc� una serie di incendi (anche al Grand Central Terminal di New York) e provoc� danni alle linee telegrafiche. �Per riuscire a fare una stima di quanto spesso avvengano tempeste geomagnetiche intense � importante studiare il paleoclima dello spazio�, aggiunge Messerotti. �Le tempeste solari estreme causano la produzione di isotopi radioattivi nell'atmosfera terrestre, che possiamo rilevare analizzando le carote di ghiaccio prelevate nei ghiacciai. In questo modo si � visto che gi� solo negli ultimi mille anni ci sono state tempeste solari pi� intense di quella di Carrington. Ma anche con questi dati � comunque difficile fare una statistica sensata; una tempesta solare estrema potrebbe verificarsi anche domani�. Il primo segnale che sul Sole sta accadendo qualcosa � la comparsa di un gruppo di macchie sul lembo est della nostra stella. Nel giro di qualche giorno questo gruppo si amplia fino a raggiungere un'estensione di diversi miliardi di chilometri quadrati e, per la rotazione del Sole, si sposta al centro del disco solare, una posizione che rende la Terra esposta. La zona attiva immagazzina una grande quantit� di energia magnetica; una piccola perturbazione pu� allora trasformarla in energia cinetica del materiale solare. Si verifica un brillamento, che produce l'emissione di radiazione elettromagnetica di alta energia (raggi X, gamma e ultravioletto estremo) e accelera particelle e gigantesche bolle di plasma, il gas caldissimo e ionizzato di cui � formato il Sole. �Nel caso di una tempesta solare estrema, i primi a soffrire sono i satelliti�, spiega Messerotti. �La radiazione di alta energia scalda e dilata l'atmosfera terrestre, e aumenta l'attrito sui satelliti in orbita bassa. Inoltre avvengono modificazioni nella ionosfera, che disturbano le comunicazioni radio e i segnali dei Gps. Mentre, a causa delle particelle ad alta energia, si possono danneggiare i pannelli solari e l'elettronica di bordo dei satelliti. Non vanno dimenticate le radiazioni ionizzanti che colpiscono chi � a bordo degli aerei sulle rotte polari, e soprattutto gli astronauti in orbita, che per precauzione non devono uscire per attivit� extraveicolari�. Nel Sole intanto avviene una serie di espulsioni di massa dalla corona, e accelerazioni di protoni ed elettroni energetici, che arrivano a interagire con il campo magnetico terrestre provocando tempeste geomagnetiche. Nella ionosfera si generano correnti elettriche cos� intense che possono venire captate per induzione dai lunghi conduttori, come i cavi che trasportano l'energia elettrica, ma anche dagli oleodotti. Sono queste correnti parassite che danneggiano i trasformatori delle centrali elettriche, per il formidabile calore dissipato. �Quando si verific� la tempesta del 1989, in Canada si fuse un trasformatore dell'alta tensione. Questi pezzi non sono normalmente disponibili, devono essere costruiti quando necessari, ma i canadesi furono fortunati, perch� ne trovarono uno usato ma �buono� nel giro di un mese, nel corso del quale sopperirono parzialmente con un'altra centrale non danneggiata. Per un trasformatore nuovo avrebbero dovuto attendere da 6 a 12 mesi�. Il problema � che in un mondo senza elettricit� non andrebbero neppure le fabbriche per costruire i pezzi di ricambio. In poche parole, gli effetti sarebbero a cascata. Senza elettricit� non si bloccherebbero solo gli elettrodomestici, ma anche transazioni elettroniche, bancomat, carte di credito, linee telefoniche e ferroviarie. I primi giorni i media darebbero notizia di quanto sta accadendo, ma poi il black-out prolungato li zittirebbe. La gente si precipiterebbe a fare scorte nei supermercati, che quindi si svuoterebbero. Anche l'acqua potabile scarseggerebbe, soprattutto nei piani alti degli edifici, perch� le pompe non funzionerebbero pi�. �Oggi i pannelli fotovoltaici non sarebbero in grado di sopperire a una tale fame di energia, e comunque anch'essi sarebbero danneggiati, soprattutto nello spazio�, continua Messerotti. �Con una tempesta solare davvero estrema potremmo perdere tutti i satelliti�. Viene da chiedersi se siamo preparati per una simile eventualit�. �Purtroppo le risorse per l'osservazione dello space weather, il meteo dello spazio, sono molto limitate. I satelliti pi� efficaci che abbiamo sono ancora Soho, lanciato nel 1995, e Solar Dynamics Observatory, del 2010. Altri, come Solar Orbiter e Solar Parker Probe non sono per lo space weather �operativo��. Per questo lavoro servono infatti satelliti che inviino a Terra i dati in tempo reale, mentre invece alcuni strumenti di Solar Orbiter, per esempio, hanno una latenza dei dati di 6 mesi. Questo non consente di lavorare sulle previsioni. In attesa che nel 2031 sia lanciato Vigil, un satellite dell'Esa dedicato proprio al meteo dello spazio. �Al momento, buona parte dei fenomeni dello space weather si basano quindi sul nowcasting�, prosegue Messerotti. �Facendo un paragone con la meteorologia, � come guardare fuori dalla finestra e dire �ora piove�. Per esempio, osservo l'emissione dal Sole di impulsi di radiazione di alta energia e posso dire che dopo circa 8 minuti arriveranno alla Terra, ma non posso prevederli. Le particelle e le bolle di plasma impiegano pi� tempo per arrivare fino a noi, ore o giorni a seconda dei casi, e ho un po' pi� di tempo per prendere eventuali contromisure�. Le strategie per affrontare le bizze dello space weather si basano su due concetti: consapevolezza e preparazione. Alcune nazioni come gli Stati Uniti hanno un sistema di monitoraggio, e cos� hanno fatto anche il Giappone, l'Europa con l'Agenzia Spaziale Europea, e singoli Stati tra cui l'Italia. Anche l'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), su richiesta dell'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (Icao), ha promosso un'azione globale per mettere a punto reti di osservazione che servano per l'aviazione civile. �Certo, noi siamo a latitudini intermedie e l'impatto � minore rispetto a nazioni ad alte latitudini, ma non per questo possiamo dire che non accadr� nulla. Una cosa importante sarebbe segmentare le reti di distribuzione della corrente elettrica in modo che in caso di necessit� si possano chiudere le parti a rischio e limitare i danni. Purtroppo, per�, queste tematiche sono poco conosciute a tutti i livelli�. Dormiamoci su (di Elisa Venco, �Focus� n. 381/24) - Non � affatto segno di pigrizia: una siesta a met� giornata ricarica le energie e stimola nuove idee. Purch� non sia troppo lunga: 20 minuti bastano - �Una societ� fondata sul lavoro non sogna che il riposo�, sosteneva ironicamente lo scrittore Leo Longanesi. C'� modo e modo per� di intendere l'agognato riposo. E mentre un buon sonno notturno � un obiettivo generalmente condiviso, il pisolino pomeridiano gode di una cattiva reputazione, come fosse un'abitudine da scansafatiche. Charles Czeisler, studioso del sonno all'Universit� di Harvard (Usa), pensa addirittura che la societ� attuale ritenga chi dorme poco, e di certo mai al pomeriggio, un vincente. �La cultura lavorativa e sociale contemporanea glorifica la mancanza di sonno nello stesso modo in cui un tempo si celebravano coloro che reggevano l'alcol�, si sbilancia Czeisler. Eppure, secondo gli ultimi studi, lungi dall'essere il sigillo di chi lavora svogliatamente, la siesta � il contrario: � la condizione per lavorare meglio. Per questo motivo James Maas, psicologo della Cornell University (Usa), ha ridefinito la pennichella �power nap� o sonnellino potenziante, poich� comporta vantaggi prestazionali. Non a caso si tratta di un istinto primordiale, tant'� vero che due volte al giorno, la sera e tra le 13:00 e le 14:00 la temperatura corporea si abbassa leggermente, diminuendo la nostra vigilanza per invitarci al sonno. Perch� il pisolino sia efficace ci sono per� alcune condizioni da rispettare. Innanzitutto non vale per chi passa le notti in bianco, �a meno che venga usato da chi fa turni, il sonnellino � vietato agli insonni notturni, perch� aggrava il problema�, precisa Luigi De Gennaro, ordinario di Psicobiologia presso la facolt� di Medicina e Psicologia dell'Universit� La Sapienza di Roma, dove dirige il Laboratorio del sonno, e segretario dell'Associazione italiana medicina del sonno. Poi: la siesta va avviata preferibilmente entro le 15:00, appunto per non condizionare il riposo notturno, e deve essere rigorosamente breve. Oltre la soglia dei 20 minuti dall'addormentamento, i benefici vengono superati dagli svantaggi, spiega il docente. �Il problema � legato alla cosiddetta �inerzia del sonno�, una sorta di gap cognitivo che si verifica nei primi minuti dopo un sonno prolungato e che dipende dalla fase del sonno da cui ci siamo destati. A partire dal tempo zero, che � il momento in cui ci addormentiamo (e che in genere richiede circa 10-15 minuti) in 20 minuti raggiungiamo solo le prime fasi del sonno, ovvero lo stadio 1 e 2, in cui questa �fatica� del cervello ad attivarsi � minima. Se invece, prolungando il pisolino, entriamo nelle fasi di sonno profondo, l'inerzia successiva si protrae. La mancanza di lucidit�, pure�. Insomma, sopra i 20 minuti, al risveglio si resta troppo intorpiditi, a meno che non si raggiunga la durata del ciclo completo di sonno, un'ora e mezza. Anche al di sotto dei 20 minuti, comunque, l'efficacia del pisolo non � garantita. I ricercatori australiani della Flinders University hanno sottoposto alcune persone che avevano dormito solo 5 ore per notte a 3 test cognitivi, misurandone le prestazioni dopo pisolini di diversa durata. I risultati hanno dimostrato che dormire solo 5 minuti non migliora quasi le prestazioni cognitive (memoria, concentrazione, vigilanza, ecc.), mentre farlo per 10 minuti innalza parecchio i risultati da subito dopo il risveglio fino a 2,5 ore dopo. Anche dormire per 20 o 30 minuti aumenta le prestazioni, ma serve mezz'ora per notare miglioramenti, anche se l'effetto dura oltre le 2 ore e mezza successive. Ci sono ulteriori motivi per indulgere in una pennichella: uno studio realizzato dall'Universit� di Atene su malati di patologie coronariche ha dimostrato che un sonnellino di 30 minuti aiuta a ridurre l'infiammazione che porta all'irrigidimento delle pareti venose, diminuendo quindi il rischio di ipertensione. In pi�, la siesta mantiene giovane il cervello. Uno studio del 2023 fa addirittura supporre che bastino pochi minuti di sonno pomeridiano per ringiovanire il cervello fino a 6,5 anni: dall'analisi dei dati raccolti (il campione era di 378.932 persone), i ricercatori dell'Universit� di Londra hanno riscontrato un volume cerebrale pi� ampio in chi faceva la siesta. E il volume cerebrale, che varia con l'et� o in associazione alla neurodegenerazione, � un importante indicatore della salute del cervello. Vero � che la correlazione non � causalit� (ovvero: due fenomeni che crescono insieme non � detto che siano legati da una relazione di causa-effetto), ma che abbiamo da perdere? Se invece puntiamo a stimolare la creativit� o trovare soluzioni originali, il pisolino pi� indicato � quello micro. Albert Einstein e Thomas Edison raccontavano di praticare minipause tenendo qualcosa in mano (un cucchiaio il primo, due sfere di metallo il secondo) in modo che il rumore della caduta di quegli oggetti li destasse. Uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances ha testato proprio il potere di questo metodo su 103 soggetti alle prese con esercizi matematici risolvibili grazie a un trucchetto. Coloro che sono risultati pi� lenti nell'individuarlo sono stati invitati a riprovare dopo un micropisolino (con il cranio coperto di elettrodi): hanno fatto una pausa di 20 minuti in posizione reclinata e con una bottiglietta d'acqua in mano. Alcuni non sono riusciti per nulla a rilassarsi, mentre altri si sono addormentati per uno o due minuti prima di sentire la bottiglia cadere. Il distacco tra i due gruppi � apparso in modo netto: chi ha trascorso almeno 15 secondi nella primissima fase del sonno ha triplicato le possibilit� di trovare il trucco nascosto. In pratica, ci � riuscito oltre l'83%, contro il 31% del gruppo che non si era addormentato. L'ipotesi � che in questi primi secondi si �spengano� le regioni frontali del cervello, essenziali per il ragionamento logico, e ci� ci renda liberi di associare le idee in modo non convenzionale. Non � per� che ci si desti di colpo, �folgorati� da un'idea: nei soggetti esaminati l'aumento della brillantezza nel risolvere il problema matematico appariva non subito, bens� da 45 minuti a un'ora dopo la microsiesta, senza che nessuno di essi sapesse fare a ritroso il cammino mentale che aveva portato alla soluzione. Un disastro invece sono risultati quei volontari che hanno continuato a dormire malgrado la caduta della bottiglia: solo il 14% di essi � riuscito a trovare la soluzione. A dispetto della sorveglianza che possiamo esercitare sulla nostra siesta, comunque, in realt� ci appisoliamo continuamente senza che ce ne rendiamo conto. Rilevazioni sul cervello dimostrano che occasionalmente alcune aree di esso, non impegnate dalle attivit� in corso, entrano in una sorta di �blackout�, cio� di piccoli colpi di sonno, anche se il resto del cervello resta sveglio. In un esperimento riportato dalla rivista Nature communications, un team di ricercatori francesi ha volutamente assegnato ad alcuni volontari un compito noioso: schiacciare per un'ora su un tasto di un computer quando compariva una nuova cifra sullo schermo, con l'eccezione di quando si trattava del numero 3. Date le premesse, era ovvio che a un certo punto le persone esaminate lavorassero con il pilota automatico, facendo per� molti errori. Eppure le cavie sbagliavano in 2 modi distinti: o perch� premevano troppo velocemente il tasto o perch� dimenticavano di farlo. Si � scoperto che il primo caso si verificava quando, vista la noia della situazione, le onde lente del sonno si affacciavano nella corteccia frontale del cervello, coinvolta nel controllo e nell'inibizione di risposte impulsive. All'inverso, quando il sonno si manifestava nelle aree posteriori del cervello, che ricevono le informazioni dall'ambiente, i volontari provavano momenti di smarrimento e non schiacciavano il pulsante. La noia � quindi una sorta di sonno parziale. Le piccole sieste involontarie tendono comunque a manifestarsi pi� spesso in caso di debito di sonno, ma esistono in ogni caso. Per esempio, � stato dimostrato (grazie a simulatori di guida) che l'area cerebrale che presiede al movimento �si appisola� quando si resta seduti per ore al volante, il che giustifica i messaggi di prevenzione stradale che raccomandano pause agli autisti. Ma perch� avviene questo addormentamento locale? �Si tratta di un meccanismo di neuroprotezione�, spiega Thomas Andrillon, ricercatore all'Istituto del cervello di Parigi: �la nostra mente si comporta un po' come un fusibile che disconnette le zone troppo surriscaldate per evitare danni neuronali in caso di attivit� intensa�. Il sonno localizzato del cervello mette quindi in pausa alcune reti neuronali, ma evita un addormentamento completo per lasciarci reattivi di fronte a un'emergenza. Questa abilit� di �dormicchiare da svegli� sarebbe un'eredit� lasciataci dai nostri progenitori che potevano cos� �riposarsi� senza cadere preda di animali feroci. Vogliamo rispettare il ritmo dettato dalla natura? Non abbiamo che da seguirlo a occhi chiusi. Rudolf Diesel: uomo in mare (di Massimo Manzo, �Focus Storia� n. 212/24) - La fine dell�inventore dell�omonimo motore, � degna di una spy story. Si gett� volontariamente nel Canale della Manica o qualcuno lo spinse? Notte tra il 29 e il 30 settembre 1913. Il piroscafo britannico SS Dresden, partito da Anversa, in Belgio, sta attraversando le scure acque del Canale della Manica con destinazione Harwich, sulle coste inglesi. Tra i suoi numerosi passeggeri c'� un ricco signore di mezza et�, distinto ed elegante, con il volto incorniciato da occhiali sottili e con un paio di baffetti bianchi ben curati. Verso le 22, finita la cena, l'uomo si ritira in cabina. Da quel momento, nessuno lo vedr� pi�. Scomparso. Qualche ora dopo, la notizia finisce sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. L'uomo volatilizzato � infatti uno degli inventori pi� famosi e acclamati del tempo: Rudolf Diesel, padre dell'omonimo motore. E finora nessuno � riuscito a spiegare la sua misteriosa fine, che ha anzi assunto i contorni di una spy story internazionale. Prima di indagare sul �caso Diesel�, dobbiamo fare un salto indietro nella Parigi del 1858, dove Rudolf vide la luce in una modesta famiglia bavarese. Data la sua origine tedesca, dopo lo scoppio della Guerra franco-prussiana (1870-71), i suoi genitori furono costretti a trasferirsi a Londra, mentre in quello stesso anno il ragazzo si spost� ad Augusta, in Germania, dove inizi� un brillante percorso di studi, prima alle scuole superiori e poi al Politecnico di Monaco, laureandosi in ingegneria nel 1880, a 22 anni. Fu l'inizio di un'inarrestabile ascesa: tra le aule universitarie aveva infatti avuto modo di conoscere Carl von Linde, inventore dei moderni frigoriferi, diventandone l'allievo prediletto, tanto da arrivare ad assumere un ruolo da dirigente nelle sue societ� di Parigi e Berlino. Ma pi� che ai sistemi di refrigerazione, Rudolf si era appassionato allo studio dei motori termici nel tentativo di trovare un metodo per aumentarne l'efficienza. La svolta arriv� nel 1892, quando brevett� un nuovo propulsore la cui combustione interna non avveniva tramite un'esplosione tra aria e benzina, bens� aspirando l'aria e comprimendola, grazie alla pressione di un pistone nel cilindro. Il congegno, pi� sicuro della macchina a vapore e di altri motori a combustione, era facile da progettare, versatile, efficiente e soprattutto funzionava con combustibili diversi dalla benzina. Attir� quindi l'attenzione di molte imprese, rendendo Diesel noto in tutto il mondo. Ma torniamo a bordo della SS Dresden in quella notte fatale. Stando al New York Times, l'inventore aveva lasciato Anversa �per partecipare a Londra all'incontro annuale dei produttori di motori�, accompagnato da due collaboratori. Prima di ritirarsi in cabina, i tre avevano cenato e passeggiato sul ponte chiacchierando amabilmente. Il mattino seguente alle 6 di Diesel non vi era pi� traccia. Il pigiama era ancora steso sul letto, segno che non era andato a dormire, mentre il cappello e il soprabito furono ritrovati ben piegati vicino alla ringhiera del ponte di poppa. �Il dottor Diesel si era lamentato con un amico di avere occasionalmente problemi di insonnia, ed � possibile che quando i suoi amici si sono ritirati nelle loro cabine, abbia deciso di continuare a passeggiare sul ponte�, scriveva il quotidiano, ipotizzando che Rudolf fosse �caduto in mare�. Forse volontariamente, malgrado a detta di tutti godesse di �ottima salute� e �di umore molto gioioso�. Si era forse suicidato? E perch�? Qualcuno pens� a problemi economici. Malgrado la notoriet�, infatti, Diesel aveva molti debiti e prima di partire aveva lasciato alla moglie una borsa contenente una grossa somma di denaro, dicendole di aprirla soltanto qualche tempo dopo la sua partenza. A sostegno della tesi del suicidio vi sarebbero anche due ritrovamenti: una decina di giorni dopo la sparizione, una nave olandese ripesc� vicino alla costa norvegese un cadavere in avanzato stato di decomposizione, insieme ad alcuni effetti personali successivamente indicati dal figlio di Rudolf come appartenenti al padre. Nei giorni successivi, ci fu il ripescaggio di un altro cadavere alla foce del fiume Schelda (Anversa). In entrambi i casi i corpi non furono esaminati e vennero rigettati in mare. All'epoca non esisteva l'analisi del Dna e venivano conservati e identificati solo gli effetti personali. Tuttavia questa operazione sollev� molti interrogativi e qualche inchiesta. Ammesso che Rudolf fosse morto in mare, non c'erano comunque prove che si fosse gettato dal parapetto della nave. Forse qualcuno lo aveva spinto. Ma perch� ucciderlo? Il movente potrebbe nascondersi proprio nelle innovazioni introdotte dal suo motore, diventate una questione internazionale. In quegli anni le principali potenze europee, soprattutto Regno Unito e Germania, erano impegnate in una forsennata corsa agli armamenti e guardavano con estremo interesse allo sviluppo dei motori diesel per navi e sottomarini. A premere per il potenziamento della nuova tecnologia era soprattutto il Kaiser Guglielmo II, smanioso di superare il secolare primato marittimo britannico. Negli ultimi tempi, per�, Diesel aveva collaborato proprio con gli inglesi, inimicandosi i tedeschi. Nel 1912 infatti aveva co-fondato la britannica Consolidated Diesel Engine Company, nello stesso periodo in cui Winston Churchill, allora capo dell'Ammiragliato britannico, auspicava il passaggio della Marina reale dal vapore al diesel. Durante quel viaggio a Londra, inoltre, Rudolf avrebbe dovuto incontrare personalit� del governo inglese: il timore di Guglielmo era, forse, che Diesel si mettesse al servizio degli inglesi avvantaggiandoli a scapito della Germania. In tempi di tensioni internazionali ce n'era abbastanza per eliminarlo. Non a caso, l'ipotesi che sia stato �suicidato� dagli agenti del Kaiser emerse quasi subito e, dopo oltre un secolo, rimane ancora una delle tesi pi� in voga. Ma Diesel aveva altri nemici, oltre all'imperatore tedesco, personaggi influenti che lo consideravano un elemento scomodo. In particolare, i grandi petrolieri. Uno su tutti: il ricchissimo e potente John D� Rockefeller, fondatore della Standard Oil, i cui profitti si basavano sull'uso della benzina per l'alimentazione di automobili e macchine da lavoro. Il motore diesel poteva funzionare invece con carburanti diversi, per esempio gli oli vegetali che gli agricoltori potevano produrre autonomamente per i propri macchinari. Per i big del petrolio come Rockefeller ci� avrebbe significato la fine del monopolio energetico o la necessit� di grandi investimenti per adeguarsi al nuovo motore, quindi un danno finanziario. L'ipotesi che il magnate americano fosse il vero mandante dell'omicidio di Diesel non � cos� improbabile, data la sua fama di uomo senza scrupoli. Rockefeller, nel 1914, fu responsabile del massacro di Ludlow (Colorado), sanguinosa repressione di uno sciopero di minatori da parte delle guardie private della sua compagnia, la Colorado Fuel and Iron Company. Pur essendoci moventi plausibili e indizi, non sono mai state trovate prove a sostegno dell'omicidio o del suicidio. Esiste infatti anche un'altra ipotesi, pi� controversa, tornata alla ribalta recentemente. Diesel non sarebbe affatto morto quella notte, ma con l�aiuto dei servizi inglesi sarebbe fuggito in Canada dove, poco dopo la sua sparizione, era sorto un cantiere segreto di sottomarini britannici, poi molto attivo durante la Prima guerra mondiale. Nel marzo del 1914 alcuni giornali, tra cui l'inglese Daily Mirror, riportarono la notizia di un avvistamento dell'ingegnere proprio in territorio canadese. La notizia per� non fu mai confermata e il mistero continua. L'unica certezza che abbiamo � il contributo al progresso da parte di Rudolf Diesel: l'ingegnere nel 1976 � stato incluso nell'americana National Inventors Hall of Fame, l'organizzazione che celebra i titolari di un brevetto ad alto contenuto tecnologico. Corrado: la voce degli italiani (di Alessandro Borelli, �Focus Storia� n. 214/24 - � stato una pietra miliare della radio e della tv: cre� e condusse alcuni indimenticabili format e annunci� all�Italia che� - Di s�, ormai quasi al crepuscolo della vita, dichiar� al quotidiano La Stampa: �Penso che se dall'aldil� vedessi scritto �Via Corrado Mantoni� su una strada, mi verrebbe da ridere. Credo che, passato il mio momento, la gente se ne scorder�. Non � accaduto: una via intitolata a Corrado Mantoni - per tutti, da sempre, semplicemente Corrado, lo �scognomato�, secondo una fulminante definizione di Tot� - a Roma c'�, nella zona nord di Castel Giubileo. E il pubblico non ha smesso di ricordare la bonomia ironica del conduttore radiofonico e televisivo scomparso l'8 giugno 1999, inventore e autore di trasmissioni destinate a lasciare il segno nella storia della tiv� e del costume italiani, e a gemmarne molte altre, come nel 1968 La Corrida (sorta di prototipo �ruspante� dei talent show), Domenica in... (1976) e Il pranzo � servito (1982). Corrado avrebbe compiuto cento anni il 2 agosto: stessa classe dell'eterno �rivale� Mike Bongiorno (solo di pochi mesi pi� anziano: �l'americano� era nato il 26 maggio 1924) e persino della radio, inaugurata il 5 ottobre del medesimo anno. Un segno, forse, del destino: perch� proprio la radio, dal 1944, rese la voce di un Corrado appena ventenne familiare per milioni di ascoltatori. Mentre la tragedia della Seconda guerra mondiale volgeva al termine, tocc� infatti proprio a lui, il 9 maggio 1945, dopo che il 7 a Reims e l'8 a Berlino era stata siglata, in due accordi separati, la resa della Germania alle forze anglo-americane, dare l'annuncio ufficiale della fine delle ostilit�. Poche parole, ma dense di emozione, solenni come il momento: �Interrompiamo le trasmissioni per comunicarvi una notizia straordinaria. Le forze armate tedesche si sono arrese agli angloamericani, la guerra � finita; ripeto: la guerra � finita�. E sempre a Corrado, dai microfoni dell'Eiar, all'indomani del referendum del 2 giugno 1946 fu affidata la notizia della vittoria della repubblica sulla monarchia. Ha detto Renzo Arbore: �Corrado � stato il pap� della radio. Si faceva il suo nome e il pensiero correva all'elettrodomestico che, a quell'epoca, era la finestra degli italiani sul mondo. Lui, come tanti altri, aveva fatto la gavetta. Si era costruito un repertorio infinito. E poi come dimenticare il suo timbro caldo, la dizione perfetta?�. Nato in una famiglia marchigiana trasferitasi a Roma � il padre, Primo, era tipografo; la madre, Olga, maestra - prefer� alla laurea in giurisprudenza la carriera davanti al microfono, come il fratello Riccardo, tra i pi� prolifici registi di spettacoli di rivista e variet�. Dal loro sodalizio artistico scatur� lo pseudonimo Corima, �marchio di fabbrica� di tanti fortunati programmi. Nell'autobiografia ...E non finisce qui, un titolo mutuato dal tormentone che in tiv� precedeva gli intervalli pubblicitari de La Corrida, pubblicato da Mondadori nel febbraio del 1999, pochi mesi prima di morire Corrado scrisse: �Per me la radio � stata veramente il primo amore. La radio � una grande scuola e chi viene da l� ha molta pi� possibilit� di avere successo. Dico di pi�: ai miei tempi la radio insegnava anche una forma di modestia che in questo mestiere non guasta affatto e che un po' tutti dovrebbero avere�. Anche per tale ragione gli impegni radiofonici coabitarono a lungo con quelli televisivi dopo che, gi� nel 1949 con i programmi sperimentali, Corrado era stato scelto fra i volti destinati al piccolo schermo. Con qualche contrattempo, come raccontava: �Chi � stato il primo a fare la televisione? Il sottoscritto, � incredibile. Ho presentato la tv sperimentale alla Triennale di Milano. Era il 1949, mi pare. Mi ricordo, dopo questa esperienza, che il dottor Sergio Pugliese, che poi sarebbe diventato direttore centrale dei programmi televisivi, mi disse: �Caro Corrado, lei sar� uno dei primi ad essere chiamato in televisione�. E infatti... Fino al 1960, cio� dieci anni dopo, questo dottor Pugliese, ogni volta che gli facevano il mio nome, diceva, affettuoso: �No, no. Mantoni, no��. Ma l'onda del successo rese velleitaria ogni resistenza interna alla Rai. Corrado svettava negli indici di gradimento che allora �misuravano�, anche se con metodi un po' empirici, la popolarit� di una trasmissione o di un personaggio. Come ha detto un altro autore storico della Rai, Giancarlo Governi, �Corrado non ha mai fatto nulla di straordinario. Tuttavia, ci� che ha fatto, lo ha fatto sempre straordinariamente bene. La gente se ne accorgeva�. Difficile fare la sintesi di una carriera: da Rosso e Nero (1954) a Controcanale (con la famosa battuta: �L'Italia � una Repubblica fondata sulle cambiali�, che scaten� una bufera politica) fino al programma cult L'amico del giaguaro (1961) per arrivare al Tappabuchi (1967), con Raimondo Vianello, e alle fortunatissime edizioni di Canzonissima del 1970 e del 1971. Ma il debutto della trasmissione che pi� a lungo sarebbe rimasta associata al suo nome, La Corrida. Dilettanti allo sbaraglio, avvenne ancora in radio, il 4 gennaio 1968. Rammentava Corrado: �A dire la verit�, in Rai all'inizio non ne volevano neppure sentir parlare. Dissero che io e mio fratello Riccardo eravamo diventati matti. Poi un alto dirigente and� in America e vide l� qualcosa di simile: gente semplice, che si esibiva non sapendo fare quasi nulla, e il pubblico che si divertiva. Torn� e la nostra proposta, dalla cassaforte dov'era stata rinchiusa, arriv� sul tavolo del funzionario incaricato di allestirla�. La seconda �rivoluzione televisiva� inizi� il 3 ottobre 1976: la Rete Uno, dalle 14, in una collocazione fino ad allora inesplorata, trasmise la prima puntata di Domenica in..., il programma che, oggi, � il secondo pi� longevo della storia della Tv dopo La domenica sportiva. A inventare titolo e format fu lo stesso Corrado, andando incontro alla richiesta della Rai di creare un programma in grado di �alleggerire� le fatiche dell'austerity imposta dai rincari dei prezzi del petrolio che obbligavano, di fatto, gli italiani a rimanere a casa per risparmiare. La seconda moglie, Marina Donato, sposata nel 1996 dopo una lunga convivenza, anche lei autrice e produttrice, ha raccontato: �Domenica in... era un'idea assolutamente nuova e a Corrado tutto ci� che era nuovo suscitava curiosit�. La trasmissione, anche per ragioni di durata, era un happening: c'era una scaletta, ovviamente, ma poi si andava a ruota libera�. Anche in quegli anni, capit� a Corrado che la storia bussasse alla porta: il 19 ottobre 1978, tre giorni dopo l'agguato di via Fani a Roma, l'eccidio della scorta e il rapimento del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, da parte delle Brigate Rosse, tocc� a lui, in onda, parlare al pubblico. Prefer� farlo �a braccio�. Disse: �Oggi � la Domenica delle Palme, e le palme sono simbolo di pace, di fraternit�, di amicizia, di amore. Cose di cui abbiamo tanto bisogno in questi giorni. Oggi iniziamo la nostra trasmissione con un po' di magone dopo gli ultimi avvenimenti di questi giorni. Ma ricordiamoci che i buoni sono tanti, tanti oltre i cattivi. I cattivi sono molto pochi. Forse se i buoni si mettono insieme, sono solidali tra loro, i cattivi non troveranno il terreno adatto�. L'allora ministro dell'Interno, Francesco Cossiga, gli telefon�, la sera a casa, per ringraziarlo di quelle parole. Il 13 settembre 1982 sull'emittente privata Canale 5, da poco varata da Silvio Berlusconi, Corrado esord� nella fascia oraria del mezzogiorno, allora �deserta� in tiv�, col gioco a quiz Il pranzo � servito. Il successo fu immediato. Berlusconi, che aveva visionato il numero zero di prova, aveva sorpreso il conduttore e gli autori con una richiesta perentoria e, per l'epoca, inedita: �Me ne faccia 500 puntate�. La trasmissione quotidiana sarebbe andata in onda per oltre dieci anni, con riprese anche successive, l'ultima delle quali nel 2021, ma per la Rai. Gli inizi nella tv commerciale giunsero al termine di un periodo complicato, anche a seguito del drammatico incidente stradale in cui il conduttore rimase coinvolto la notte del 13 luglio 1978 insieme all'allora compagna Marina Donato e alla valletta Dora Moroni. Alle vicende private si era aggiunto il progressivo raffreddamento dei rapporti con Viale Mazzini. Attaccato dal presidente della Rai, Paolo Grassi, per la durata di Domenica in..., considerata eccessiva, e allontanato dal programma, Corrado si decise al grande salto. �Pensai�, annoter� nell'autobiografia, �che il destino mi avesse riservato una specie di privilegio: quello di essere stato il primo presentatore a inaugurare la radio italiana e di essere ora il primo, o uno dei primi, a inaugurare con grande successo una tv privata�. La seconda giovinezza televisiva persuase il presentatore, nel 1986, a riproporre per il piccolo schermo la radiofonica Corrida. L'ultima puntata, undici anni pi� tardi, nel 1997, si trasform� pure, e inaspettatamente, nel congedo definitivo dal proprio pubblico. L�8 giugno 1999 si spense a Roma, per un tumore, dopo aver vissuto i suoi ultimi anni in totale riservatezza, lontano anche dai pi� stretti collaboratori. Culatello di Zibello, il Re dei Salumi (Ilgiornaledelcibo.it) - Dal Parmense, un prodotto squisito, che porta in s� l�aroma delle nebbie padane - Davvero la zona di produzione di un alimento, il suo microclima, la particolare composizione dell�aria e delle materie prime provenienti proprio da quel territorio e un certo savoir-faire della gente del posto concorrono in modo determinante a dare vita a un prodotto dalle caratteristiche uniche, irreplicabili altrove? Dalle parti della Bassa parmense, dove la pianura emiliana scende verso la riva destra del fiume Po, dicono proprio di s�. E lo dicono anche i tanti estimatori di un esempio illustre che avvalora questa teoria: il Culatello di Zibello. Si tratta di un salume di suino dalle particolari caratteristiche di sapore, ottenuto con una lavorazione completamente artigianale, che sta mietendo successi ovunque, in patria e all�estero. Dicono, dalle parti di Parma, che il motivo della sua popolarit� si debba ricercare nella nebbia, che avvolge tradizionalmente nei mesi invernali i territori di produzione: starebbe nella densa coltre sotto la quale riposano quelle terre generose dopo le tipiche estati torride e umide il segreto di quel �non so che� distintivo del Culatello di Zibello rispetto agli altri insaccati, che lo rende cos� ricercato. Lo chiamano, addirittura, �aroma della nebbia�. Comunque sia, parte del suo successo � sicuramente dovuta alla sua preziosit�: ogni anno sono circa 60.000 i pezzi prodotti e immessi sul mercato, il che, unito a una lavorazione artigianale e fatta senza ausili tecnologici, porta il prezzo di questo prodotto ai vertici della sua categoria. Infatti, raramente al dettaglio si scende sotto i 70 euro al chilo. Insomma, mettere le mani su un vero Culatello di Zibello DOP � un piccolo status symbol gastronomico! Tanto che questo delizioso prodotto � definito il Re dei Salumi. Vediamo pi� da vicino il perch�. Partiamo dall�inizio, cio� dalla materia prima: il Culatello di Zibello si ottiene dalla lavorazione della carne di suino adulto esclusivamente delle razze Large White Landrance e Duroc. Il disciplinare di produzione prevede che gli animali siano cresciuti in Emilia-Romagna e Lombardia, che al momento della macellazione abbiano almeno nove mesi d�et� e che pesino attorno ai 160 chili. Il Culatello di Zibello si ottiene da una porzione molto pregiata dell�animale, vale a dire la parte muscolare della coscia. Se nella produzione del Prosciutto di Parma la coscia viene utilizzata per intero con la sola rifilatura delle parti grasse e della cotenna, in quella del Culatello si asportano cotenna, grasso, ossa e fiocchetto, contravvenendo in parte al famoso detto per cui �del maiale non si butta via niente�. Questa selettivit� permette di ottenere un prodotto finale che presenta una caratteristica forma �a pera�, dal peso oscillante fra i 3 e i 5 chili. Il salume ha un colore uniforme rossastro, con parti di grasso bianco; all�assaggio, il Culatello di Zibello � dolce, molto delicato e lievemente affumicato. Il suo aroma inconfondibile � dato dalla stagionatura e dalle particolari muffe naturali che solo sulle rive del Po riescono a formarsi e dall�impiego del vino bianco secco nella fase di stagionatura. Una miscela di sapori semplici, che in questo orgoglio del territorio parmense trovano un equilibrio davvero unico, in grado di mettere d�accordo anche i palati pi� difficili. E ora mettiamo pi� a fuoco il luogo e la storia di questo pregiatissimo salume. Zibello � una piccola frazione del comune diffuso di Polesine Zibello e, come suggerisce il nome �prestato� al prodotto, � il cuore della zona di produzione del Culatello, che comprende una manciata di localit� tra la citt� di Parma e il Po: Busseto, Polesine Parmense, Zibello, Soragna, Roccabianca, San Secondo, Sissa e Colorno. Come per tutti i prodotti nati in seno alla tradizione contadina, � davvero difficile, se non impossibile, dare coordinate storiche precise per la nascita di una particolare specialit�. Attestazioni della sua esistenza risalirebbero al periodo medievale, e gi� allora qualcuno doveva essere perfettamente consapevole della sua bont� e del suo status di prodotto di pregio, se, come narrano storie molto diffuse, ma purtroppo prive di testimonianze scritte, il Culatello di Zibello veniva servito gi� nel XIV secolo nei fastosi banchetti di nozze della nobilt� locale e portato come dono dai diplomatici dei territori parmensi presso potenti signori come gli Sforza. Le prime citazioni scritte risalgono a documenti ufficiali del �700, mentre nel secolo successivo appare anche in alcune citazioni letterarie. Date le sue caratteristiche e il suo costo elevato, il Culatello � da sempre un cibo prodotto nel cuore della civilt� contadina, ma destinato a tavole socialmente ed economicamente selezionate. La sua ridotta produzione e la tradizione localmente circoscritta non ne hanno permesso per lungo tempo una diffusa conoscenza al di fuori dei confini del territorio di tipicit�. Tuttavia, in anni recenti la sua fama � andata crescendo, fino a guadagnarsi un posto d�onore nella hall of fame della salumeria italiana. Quanto al processo di lavorazione, come anticipato, tutto inizia dalla sola parte muscolare della coscia di suino. Dopo il taglio, realizzato con precisione e rigorosamente a mano, la massa muscolare viene salata; nel procedimento di salatura si utilizza una miscela di sale, aglio e pepe, con la possibile aggiunta di vino bianco secco e, secondo il disciplinare, di nitrato di sodio e potassio, nel rispetto dei termini di legge. Il successivo periodo di salagione dura da uno a sei giorni, dopo i quali il culatello viene insaccato in vescica di maiale e inizia il suo periodo di riposo nelle cantine, che prevede periodici arieggiamenti del locale. Questa fase di stagionatura non pu� essere inferiore ai dieci mesi: visto che il periodo tradizionale di preparazione del culatello � l�inverno, ci� significa che il prodotto passa l�estate a invecchiare in cantina per essere pronto al taglio nell�inverno successivo. I suoi estimatori preferiscono assaggiarlo �in purezza�, ovvero da solo, cos� com��, per poterne apprezzare tutte le sfumature di gusto e aroma, al massimo con l�accompagnamento di un bicchiere di vino bianco della zona come il Fortana. Tuttavia, se vogliamo essere golosi, non sar� un delitto gustarlo assieme alla torta fritta, la variante parmense di quello che a Modena si chiama gnocco fritto e a Bologna crescentina, o utilizzarlo per dare un tocco veramente esclusivo a primi e secondi piatti. Lo avete mai sperimentato nel risotto o per fare deliziosi involtini? Alla scoperta di Caserta: un viaggio nel tempo e nella bellezza (Informareonline.com) - La citt� campana � una delle gemme nascoste del Belpaese, che attira i viaggiatori con la sua ricca storia, la sua splendida architettura e i suoi paesaggi pittoreschi - Una pregiatissima Reggia, patrimonio dell�umanit� dell�UNESCO e una delle pi� grandi residenze reali del mondo; l�affascinante borgo medievale di Casertavecchia; le meraviglie naturali del Parco Regionale del Matese; una scommessa con la storia al Casin� di San Leucio. Questi i tesori e gli elementi di interesse di una citt� affascinante e ricca di storia. La Reggia di Caserta � conosciuta anche come Palazzo Reale dalla gente del posto. La storia che ruota attorno a questo castello fu iniziata dal re borbonico Carlo III che ne avvi� la costruzione nel XVIII secolo. Questo colossale pezzo di architettura vanta ben 1.200 stanze, ognuna delle quali � ornata da sfarzose decorazioni barocche e neoclassiche. Passeggiando tra la grandiosit� degli appartamenti reali, sarete trasportati in un�epoca in cui il lusso e l�eleganza erano al loro apice. Il punto forte del palazzo sono senza dubbio i vasti e bellissimi giardini che si estendono per oltre 120 ettari. Questi giardini sono stati ispirati dalla famosa Versailles. Oltre ai giardini meticolosamente curati, vi si trovano anche fontane ornate, statue e persino una magnifica cascata. I turisti possono esplorare i vasti giardini a piedi o noleggiare una bicicletta. Un�altra grande attrazione turistica della regione � l�affascinante borgo medievale di Casertavecchia. Il villaggio � immerso nelle colline di Caserta, lontano dalla vita frenetica della citt�. Il piccolo borgo offre una dose di tranquillit� e pace per coloro che cercano queste cose ed � una testimonianza del ricco patrimonio culturale della regione. Casertavecchia ospita anche la Cattedrale di San Michele Arcangelo, che rimane uno splendido esempio di architettura romanica. La cattedrale risale al X secolo e ospita numerose opere d�arte, la pi� famosa delle quali � il busto d�argento di San Michele. Passeggiando per le strette vie acciottolate, si incontrano numerosi negozi caratteristici, ristoranti locali e la calda ospitalit� dei suoi abitanti. Chi cerca una vista pi� emozionante pu� salire in cima alla torre medievale, la Torre dell�Orologio. La vista mozzafiato che questa torre offre su tutta la provincia vale la fatica di arrivare in cima. Se volete fuggire dalla frenesia urbana e siete abbastanza coraggiosi da esplorare le meraviglie naturali della regione, allora non c�� scelta migliore della natura incontaminata che si estende nel Parco Regionale del Matese. Il parco � un paradiso per gli amanti della natura e offre una vasta gamma di paesaggi, dalle foreste lussureggianti ai terreni montuosi. I laghi del Matese, situati all�interno del parco, sono un insieme di splendidi specchi d�acqua circondati da colline verdeggianti. Il lago Matese, il pi� grande dei laghi, � una destinazione serena per andare in barca, pescare o semplicemente godersi un tranquillo picnic in riva al lago. Il parco offre anche numerosi sentieri escursionistici, che offrono l�opportunit� di incontrare flora e fauna rare in mezzo alla bellezza incontaminata della natura. Per chi cerca un�emozione storica diversa, una visita al Casin� di San Leucio � d�obbligo. Questa storica casa da gioco fu fondata nel XVIII secolo da re Ferdinando IV, il che la rende uno dei pi� antichi casin� d�Europa. Anche se oggi non funziona pi� come casin�, � ancora possibile giocare ad alcune slot online come Book of Ra per onorare il passato. Il Casin� di San Leucio offre uno sguardo affascinante sugli stili di vita stravaganti del passato. Caserta, con i suoi palazzi regali, i borghi storici e le meraviglie naturali, � una provincia che invita all�esplorazione e promette un viaggio nel tempo e nella bellezza. Che siate affascinati dall�opulenza dei palazzi reali o dalla tranquillit� dei borghi medievali, Caserta � una destinazione che lascer� un�impressione duratura in ogni viaggiatore. Le due facce della medaglia (di Margherita Fronte, �Focus� n. 382/24) - Dal maratoneta che si addormenta, agli atleti-amici che si dividono l�oro, un libro racconta il volto meo noto delle Olimpiadi - Chi ha vissuto le Olimpiadi, anche solo da spettatore, sa che, nei giorni in cui i migliori atleti del mondo danno spettacolo, dentro e fuori dai campi di gara si intrecciano storie che non sempre emergono sui giornali. Il libro Olympix. Piccole storie di grandi campioni di Orith Kolodny (ed. Les Ar�nes) ci conduce in quell'atmosfera, raccontando aneddoti poco noti, con protagonisti gli atleti e la loro umanit�, ed episodi che hanno segnato la storia dei Giochi olimpici, e non solo. Da ex atleta di altissimo livello (ha detenuto per 13 anni il record israeliano sui 400 metri piani), Kolodny conosce alla perfezione quel mondo e, lavorando oggi come graphic designer, lo fa rivivere nelle pagine del libro in modo originale. Ecco, in sintesi, qualche aneddoto fra i pi� significativi. Sacrificio, 1976 � Il ginnasta Shun Fujimoto nascose un grave infortunio per aiutare la sua squadra a vincere. Un atterraggio gli frantum� la rotula ma, nonostante il dolore, continu� con gli esercizi al cavallo e agli anelli. Ottenne un altissimo punteggio, ma l�atterraggio dagli anelli aggrav� la lesione costringendolo a ritirarsi dall�attivit�. Il suo sacrificio mand� il Giappone sul gradino pi� alto del podio. Coraggio, 1992-1996 � Kerri Strug � stata la pi� giovane atleta della squadra Usa ai Giochi del 1992. Nel 1996, le statunitensi erano vicine alla loro prima medaglia d�oro a squadre nella ginnastica artistica, con una sola prova rimasta: il volteggio. Al primo salto, Strug atterr� malamente, storcendosi la caviglia sinistra. Nel salto decisivo riusc� per� ad atterrare su un piede solo e la squadra vinse l�oro. Medaglie dell�amicizia, 1936 � Nel salto con l�asta, i giapponesi Shuhei Nishida e Sueo Oe saltarono entrambi 4,25 m: una misura che valeva l�argento. I dirigenti della squadra giapponese decisero di assegnare l�argento a Nishida, in quanto pi� anziano, e il bronzo a Oe. Al rientro in patria, i due atleti tagliarono le loro medaglie, creandone altre due: met� in bronzo e met� in argento. Ex aequo, 2020 (2021) � Nella gara di salto in alto a Tokyo, Mutaz essa Barshim (Qatar) e il nostro Gianmarco Tamberi avevano saltato senza errori fino a 2,37 m. Insieme scelsero di non proseguire e di condividere l�oro. Nella storia delle Olimpiadi, le medaglie sono state condivise circa 120 volte, soprattutto in sport in cui i vincitori sono stabiliti dai giudici. Piccole pause, 1904 � Il postino cubano F�lix Carvajal partecip� alla maratona di Saint Louis. Si present� alla partenza in abiti da strada e un concorrente gli accorci� i pantaloni. Il gran caldo caus� 18 ritiri su 32 partecipanti. Carvajal fece pause per chiacchierare con gli spettatori. Si ferm� presso un melo e mangi� alcuni frutti, che per� erano acerbi e gli procurarono un mal di pancia. Termin� al quarto posto. Una lunga siesta, 1912-1920-1924 � Alla maratona di Stoccolma, il giapponese Shizo Kanakuri si ferm� per bere e si addorment� senza finire la corsa. Si vergogn� cos� tanto che torn� in patria senza dire nulla. Corse anche ad Anversa e a Parigi. Nel 1962 un giornalista lo invit� a finire la gara, riprendendola da dove si era fermato. Nel 1967, a 76 anni, stabil� il tempo pi� lungo della storia: 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi, 3 decimi. Heil, 1936 � Nel 1936, l�eroe olimpico James Cleveland �Jesse� Owens, fu costretto a raggiungere il ricevimento ufficiale in suo onore usando il montacarichi dell�albergo di lusso Waldorf-Astoria. L�atleta aveva stupito il mondo vincendo 4 ori con altrettanti record olimpici proprio a Berlino, la capitale del regime nazista di Hitler, che voleva dimostrare la superiorit� della razza ariana. Potere nero, 1968 � Sul podio dei 200 m, gli afroamericani Tommie Smith (oro) e John Carlos (bronzo) alzarono il pugno con un guanto nero durante l�inno nazionale, in solidariet� ai neri oppressi in Usa. Furono per questo banditi dalle Olimpiadi. Per solidariet�, l�australiano Peter Norman (argento) indossava un distintivo con la scritta Progetto olimpico per i diritti umani: il gesto gli cost� la partecipazione ai successivi Giochi olimpici. Inno improvvisato, 1948-1952-1956 � Alle Olimpiadi del 1948, il lussemburghese Joseph Henri �Josy� Barthel termin� i 1.500 m al 9� posto. Nessuno pensava che 4 anni dopo avrebbe vinto la gara, stabilendo anche il nuovo record olimpico. La vittoria fu cos� inaspettata che i funzionari non avevano lo spartito dell�inno del Lussemburgo. Con Barthel commosso sul podio, la banda fu costretta a improvvisare la musica. Il dio dell�Olimpo � Con 28 medaglie (di cui circa 23 d�oro), il nuotatore americano Michael Phelps � l�atleta olimpionico pi� decorato di tutti i tempi. Ha esordito quinto alle Olimpiadi di Sydney. La sua prima medaglia d�oro olimpica � arrivata con un record del mondo nei 400 m misti ad Atene, dove il �proiettile di Baltimora� si aggiudic� altre 5 medaglie dello stesso metallo. A Pechino ne vinse 8, a Londra 4 e a Rio altre 5.