Luglio 2024 n. 7 Anno IX Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Nella storia, ragionare per decenni ha senso? Sangue innocente Misteri di famiglia Tutte le cantonate prese dai geni Nella storia, ragionare per decenni ha senso? (Ilpost.it) - � una categoria pratica, diventata molto popolare dopo i �ruggenti anni Venti�, ma anche un modo pigro di osservare la realt� storica trascurandone gli elementi di continuit�. - Tra le diverse unit� di misura del tempo passato il decennio � una delle pi� pratiche e comuni, e di gran lunga la pi� utilizzata in riferimento agli anni del Novecento. Dagli anni Duemila in poi, a fronte della prospettiva di un riavvio del conteggio dei decenni, espressioni familiari come �gli anni Dieci� e �gli anni Venti� hanno cominciato a suonare ambigue e a richiedere l�esplicitazione del secolo a cui si riferiscono: se quello attuale o quello scorso. Ma � probabile che i decenni continueranno a essere largamente utilizzati come categoria di riferimento, con tutte le comodit� che questo implica, ma anche le distorsioni e le semplificazioni. In una riflessione sull�abuso della categoria di generazione, che ha alcuni aspetti in comune con quella dei decenni, il critico e saggista statunitense Louis Menand scrisse che alcune unit� di misura scientifica del tempo hanno il loro fondamento nei fenomeni che misurano: un anno � il tempo che impiega la Terra per orbitare attorno al Sole. Ma non c�� niente in natura che corrisponda a un decennio, a un secolo o a un millennio, che sono termini convenzionali probabilmente derivati in origine dal fatto che abbiamo dieci dita per contare (quelle di una sola mano bastano invece per un lustro, cio� cinque anni). Una comune obiezione all�utilizzo del decennio come categoria descrittiva del tempo storico non riguarda tanto l�arbitrariet� della suddivisione: tutte implicano un certo grado, anche minimo, di arbitrariet�. La discussione ruota piuttosto intorno al dubbio se i decenni � il cui largo utilizzo nel linguaggio comune ha cominciato a diffondersi soprattutto nel Novecento, quindi in tempi relativamente recenti � siano unit� significative o no. Il dubbio, in altre parole, � se ragionare per decenni sia utile a comprendere meglio alcuni fenomeni, o se al contrario favorisca osservazioni della realt� che trascurano le reali dinamiche alla base dello sviluppo della storia politica, sociale e culturale delle popolazioni. La suddivisione del tempo in periodi storici � indispensabile per dare un senso al passato, ma anche necessariamente arbitraria e fuorviante. Come scrisse l�influente storico e sociologo statunitense Christopher Lasch, per quanto sia comodo per gli storici fare riferimento all��et� di Napoleone�, per esempio, �coloro che vissero all�inizio del diciannovesimo secolo sarebbero rimasti sorpresi ad apprendere che ogni fase della loro vita poteva essere in qualche modo compresa come un�emanazione sottile e pervasiva dello spirito napoleonico�. Come qualsiasi altro periodo, anche il decennio � un modo preliminare di organizzare una grande quantit� di informazioni in una forma gestibile. � quindi inevitabilmente anche uno strumento interpretativo del passato e in una certa misura una limitazione dell�immaginazione storica, secondo Lasch. Tutto ci� che nel caso di espressioni come l�et� di Napoleone o l�et� del Barocco viene ridotto alla personalit� di un sovrano o a uno stile artistico distintivo, nel caso del decennio viene di solito ridotto a un certo evento o fenomeno eletto a posteriori come principio unificante di un�intera epoca, ritenendolo pi� significativo o influente rispetto ad altri fenomeni coevi. A parte il rischio di ridurre la complessit� degli eventi, il decennio presenta poi il problema specifico delle soglie troppo nette. Utilizzarlo come unit� sensata significa isolare ciascun periodo di dieci anni dai periodi quantitativamente equivalenti che lo hanno preceduto e che lo hanno seguito, dando priorit� nell�interpretazione dei fenomeni ai cambiamenti improvvisi piuttosto che alla continuit�. E non � un caso, secondo Lasch, che la storia relativamente breve degli Stati Uniti si presti molto alla categorizzazione per decenni, da lui ritenuta �l�unit� di misura pi� insoddisfacente e arbitraria di tutte: troppo breve per avere un reale valore interpretativo, appena sufficiente a mantenere una certa plausibilit� interpretativa�. L�uso dei decenni come unit� significative divent� in particolare una tendenza anglosassone nel Novecento. A renderla popolare non furono gli storici ma scrittori e giornalisti statunitensi che, soprattutto nella seconda met� del secolo, riferendosi al passato attraverso espressioni come �ruggenti anni Venti� o �favolosi anni Sessanta� rafforzarono la convinzione che ci si potesse aspettare una nuova serie di valori politici e culturali ogni dieci anni. Nel libro �La cultura del narcisismo� Lasch associ� questa convinzione a una tendenza generale della societ� a vedere il passato come un insieme di modelli, mode e atteggiamenti puntualmente superati, e ad assecondare un�inclinazione alla nostalgia intesa non come condizione medica contraddistinta da sintomi fisici riconoscibili, ma come �un prodotto commerciale del mercato culturale�. Il principale rischio della categorizzazione per decenni � rendere i periodi troppo compatti, minimizzando sia gli elementi di continuit� tra un periodo e un altro, sia le tendenze contraddittorie all�interno di uno stesso periodo. In questo il concetto di decennio ha molto in comune con quello di generazione anche secondo Lasch, che insieme ad altri storici considera significativo che entrambe le categorie siano diventate di uso comune nel periodo immediatamente successivo alla Prima guerra mondiale: un evento che ebbe una profonda influenza sulla sensibilit� delle persone e sulla loro percezione del tempo storico. Come scrisse lo storico statunitense Robert Wohl nel libro �The generation of 1914� (edito anche in Italia con il titolo �1914. Storia di una generazione�, ma da tempo fuori catalogo), le persone che erano giovani in quegli anni � le moltissime che in Europa furono coinvolte nella guerra, ma anche altre � si identificarono consapevolmente come una generazione, formata dall�esperienza condivisa di quell�evento catastrofico. Fu una condizione necessaria affinch�, dopo la guerra, si affermassero e diventassero popolari le immagini e l�idea stessa di una rivoluzione generazionale dei costumi e della morale. Il principale portavoce statunitense di quella rivoluzione fu lo scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald, che pi� di tutti contribu� alla diffusione di stereotipi sui ruggenti anni Venti: il progenitore di tutti i decenni, in un certo senso. I racconti e gli articoli di Fitzgerald sull�et� del jazz, scrisse Lasch, diffusero nella cultura popolare �una specie di visione organica della storia� basata sull�espediente letterario di leggere quella del XX secolo come la storia della vita della generazione nata intorno alla fine del secolo precedente. Con le descrizioni di scrittori come Fitzgerald, ma anche Ernest Hemingway e Thomas Wolfe (tutti pi� o meno coetanei), la categoria di decennio acquis� sfumature normative, come quella di generazione. Cominci� cio� a implicare un�idea della storia come successione di valori culturali e tendenze � nell�abbigliamento, nella musica, nel cinema � in cui le audaci conquiste di una generazione, scrisse Lasch, diventavano le norme accettate da quella successiva, per poi essere superate a loro volta in favore di nuovi stili individuati e promossi dall�industria culturale. L�America degli anni Venti fu vista a posteriori come una societ� attraversata da una sorta di adolescenza prolungata e poi bruscamente interrotta dalla Grande Depressione del 1929, la pi� grande crisi economica dell�epoca moderna. Ma l�evento pi� significativo e influente per l�inizio di quell�adolescenza era stata appunto la Prima guerra mondiale: che fin� nel 1918, non nel 1920. La diffusione del decennio come categoria interpretativa richiese cio� fin da subito un esercizio di approssimazione, necessario per accettare l�inevitabile sfasamento tra l�estensione delle tendenze e degli eventi associati a ciascun decennio e la durata del periodo decennale che comincia con l�anno 0 e finisce con l�anno 9 di ciascun decennio. Lo sfasamento porta ad altre stranezze e distorsioni nell�immaginazione e nell�interpretazione storica degli eventi. Sostanze psichedeliche, hippie e pantaloni a zampa sono associati perlopi� agli anni Sessanta, per esempio, ma sarebbe stato pi� probabile vederli circolare insieme nel 1972 anzich� nel 1962, scrisse nel 2021 Kathryn Ostrofsky, storica della University of Richmond e condirettrice del sito Bunkhistory.org. L�inadeguatezza della categoria di decennio come contenitore di fenomeni complessi emerge peraltro dalla frequenza con cui espressioni come �coda lunga� si rendono necessarie per intendere che i temi di un certo periodo, teoricamente concluso, si estendono oltre i suoi presunti limiti temporali. Vale soprattutto per i temi politici, dai movimenti per i diritti civili alla Guerra Fredda, la cui estensione travalica i confini dei decenni. Ma vale anche per le tendenze culturali. La storia stessa del jazz, per esempio, suggerisce come quel genere musicale sia il risultato di contaminazioni di generi emersi molto prima degli anni Venti e mostri una certa continuit� con stili diffusi addirittura negli ultimi due decenni del secolo precedente. Le distorsioni provocate dalle interpretazioni basate sul concetto di decennio tendono a diventare ancora pi� evidenti man mano che il tempo passa, scrisse Ostrofsky. Perch� le epoche che utilizziamo normalmente per rendere il passato pi� comprensibile tendono ad allungarsi quanto pi� il passato si allontana dal presente. Con il passare del tempo il decennio diventa quindi un periodo ancora pi� anomalo e difficile da contestualizzare, considerando appunto che gli archi di tempo storico che troviamo significativi diventano pi� ampi man mano che si allontanano da noi. Che non significa per� che il decennio sia una categorizzazione inutile. Immaginando l�esercizio dello storico come una telecamera, il decennio e le generazioni possono essere interpretate secondo Ostrofsky come una specie di tecnica dello zoom in: possono servire a rendere pi� comprensibile e familiare anche l�esperienza di persone vissute in un passato molto remoto. Ma per una comprensione della storia pi� ampia � necessario soprattutto fare zoom out e considerare gli elementi di continuit� tra i decenni. Un problema comune dei libri di testo di storia, scrisse Ostrofsky, � proprio il modo in cui tendono a impantanarsi in una storia del Novecento fatta di decenni tutti diversi gli uni dagli altri. A ogni nuova edizione gli autori si limitano a inserire capitoli sugli anni pi� recenti, senza modificare le parti gi� scritte. E il risultato sono lunghi libri di testo �che rafforzano la periodizzazione decennale e offuscano le continuit� e i cambiamenti che hanno plasmato il secolo�. Sangue innocente (di Simone Cosimelli, �Focus Storia� n. 199/23) - Dopo l'Armistizio del 1943, la violenza nazifascista si accan� sui civili per seminare il terrore. Gli storici hanno censito le vittime di quelle stragi. - �Complicit�, omert� e pietismo fuori luogo facilitano l'azione dei delinquenti. Quindi bisogna finirla e presto: con qualunque mezzo�. Si esprimeva cos� la stampa fascista, nell'agosto 1944, per criminalizzare la Resistenza e impedire qualsiasi sostegno ai �delinquenti�, cio� ai partigiani. L'Italia centro-settentrionale, invasa dai nazisti, era allora precipitata in un vortice di violenza indiscriminata, anche a causa della Repubblica sociale italiana (Rsi), lo stato collaborazionista creato da Mussolini. Prima della Liberazione del 25 aprile, i nazifascisti scelsero infatti uno specifico tipo di azione politica e militare per inoculare nei civili il virus della paura: le stragi. Che cosa accadde? E quante furono le vittime? Dopo la caduta del regime fascista e l'armistizio annunciato l'8 settembre 1943, per l'Italia si apr� un periodo durissimo. La Penisola fu divisa in due: nel Centro-nord gli occupanti tedeschi presero possesso del territorio, con l'aiuto dei fascisti della Rsi, e nel frattempo, dal Sud, inizi� l'avanzata delle truppe angloamericane. E mentre il re Vittorio Emanuele III, abbandonando Roma, si affid� alla protezione degli Alleati (Stati Uniti e Regno Unito) sorse dal basso la resistenza partigiana. Tuttavia nazisti e fascisti non si piegarono facilmente. Al contrario, proprio nel momento in cui le sorti di Hitler e Mussolini si facevano pi� precarie, la dominazione nazifascista si trasform� in un orrore quotidiano. Le stragi, in particolare, vennero utilizzate spesso in modo selettivo, razionale, cinico: per eliminare dissidenti e combattenti antifascisti, o i loro sodali; ma anche per intimorire e colpire la popolazione, nel tentativo di far terra bruciata attorno ai partigiani. La violenza ebbe infatti una doppia valenza: repressiva, come atto di punizione esemplare, e preventiva, come mezzo di deterrenza che avrebbe dovuto inibire atti di disobbedienza. La sola esistenza dei partigiani - prima ancora delle loro azioni - serv� ai nazifascisti come pretesto per scagliarsi contro i civili. Civili che i tedeschi, del resto, guardavano con autentico disprezzo. �La strategia stragista�, spiega lo storico Marco Palla, gi� professore ordinario all'Universit� di Firenze, �fu incorporata nella strategia militare tedesca e in questo senso la guerra ai civili, imposta dai nazisti col supporto dei fascisti della Rsi, fu una scelta delle forze che occupavano l'Italia centrosettentrionale. Una scelta precisa e deliberata che aveva lo scopo di impedire qualsiasi forma di opposizione. Anche alcuni Paesi dell'Europa dell'Est subirono la stessa sorte, negli anni del secondo conflitto mondiale. Si aggiunga che i nazisti, oltre a voler punire tutti i �traditori�, ritenevano che quella italiana fosse una popolazione inferiore, con una forte componente di discriminazione. E anche questo va tenuto in considerazione per spiegare l'accanimento che caratterizz� alcune delle stragi pi� cruente�. Rappresaglie, rastrellamenti, fucilazioni, impiccagioni: le tipologie di stragi furono molto diverse. Cos� come i bersagli e le aree coinvolte: partigiani o individui legati a loro, militari, prigionieri, disertori, renitenti, donne, bambini, religiosi, ebrei, minoranze, sbandati. Nell'ambito delle manovre militari avviate per stroncare la resistenza e sottomettere le zone occupate, il valore della vita venne calpestato. Pi� il sostegno diretto e indiretto ai partigiani aumentava, a ragione di un'opposizione sempre pi� diffusa, pi� la ferocia nazifascista si intensificava. Aspirare alla libert�, per i nazisti e per i loro alleati italiani, divenne infatti un affronto intollerabile. E mettere in discussione l'autorit�, la gerarchia e l'ordine, in molti casi aveva una sola conseguenza: una condanna a morte senza appello. La strage delle Fosse Ardeatine (335 vittime), quella di Marzabotto (1.805 vittime) e quella di Sant'Anna di Stazzema (560 vittime) furono le pi� eclatanti, e oggi le pi� ricordate. Ma molti altri massacri funestarono l'Italia: basti pensare alla strage di Cavriglia (192 vittime) o a quella del Padule di Fucecchio (174 vittime). Inoltre, agli eccidi si aggiunsero torture e sevizie, deportazioni e incendi, stupri, furti o saccheggi. Continua Palla: �La politica del terrore contro la popolazione e contro i partigiani, attuata per mano di reparti armati nazisti con l'aiuto dei fascisti, registr� tassi di violenza altissimi. Si dispieg� tra l'estate del 1943 e la primavera del 1945. Colp� molte comunit� locali, si intensific� in particolari momenti, soprattutto in relazione all'andamento del conflitto mondiale e dei combattimenti sulla linea del fronte italiano, ed ebbe differenze significative a livello geografico, soprattutto tra aree urbane e aree rurali. Solo negli ultimi anni si � iniziato a far luce su quanto accaduto allora, anche grazie a una maggiore documentazione resa disponibile per gli storici. Per molti mesi, tra il 1943 e il 1945, la vita degli italiani e delle italiane fu pesantemente influenzata da una violenza inaudita�. Oggi grazie all'Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, un progetto a cui hanno collaborato oltre 90 studiosi, esiste una banca dati che raccoglie e analizza gli episodi di uccisione intenzionale di inermi. Sono stati censiti pi� di 5.600 episodi di violenza e oltre 23-mila vittime, in particolar modo tra la primavera e l'estate del 1944. I civili uccisi nell'ambito delle stragi furono 12.788, i partigiani 6.882. I nazisti si resero protagonisti del 65% degli episodi di violenza, i fascisti del 21% e nel restante 14% dei casi si tratt� di operazioni congiunte. I rastrellamenti furono 1.704, con 7.406 vittime, e le rappresaglie 975, con 6.215 vittime. Fino alla Liberazione, nell'aprile del 1945, le regioni pi� colpite furono Emilia-Romagna (4.536 vittime), Toscana (4.413), Piemonte (2.872 vittime), Veneto (2.311 vittime), Campania (1.406), Lombardia (1.188), Friuli Venezia Giulia (1.098), Lazio (1.060), Liguria (876) e Marche (876). Nel Dopoguerra le responsabilit� per le stragi non vennero del tutto definite. I processi per giudicare le autorit� tedesche accusate di crimini di guerra non furono molti e, non di rado, si conclusero con assoluzioni o con la comminazione di pene piuttosto leggere. In altri casi, le indagini furono rinviate, finendo per perdersi nel tempo. A tutto questo si arriv� per ragioni diverse, ma molto incisero il cambiamento del contesto globale e l'inizio della Guerra fredda. Il blocco occidentale, dopo il processo di Norimberga a carico di 24 gerarchi nazisti, si concentr� infatti sull'anticomunismo. Soprattutto su impulso degli Stati Uniti, si scelse allora di sostenere la ricostruzione e il rilancio della Repubblica federale tedesca (Germania Ovest), confinante con la Repubblica democratica tedesca (Germania est) e le zone dell'Europa Orientale sotto il controllo dell'Urss. La Germania Ovest, nata nel 1949, fin� quindi nell'orbita occidentale e ader� alla Nato, la principale alleanza militare fra Paesi dell'Europa e dell'America del Nord. In cambio ottenne il sostegno delle democrazie vincitrici - Usa, Regno Unito e Francia - e l'opportunit� di stabilizzarsi politicamente ed economicamente. Si prefer� dunque non perseguire ulteriormente i nazisti per via giudiziaria, evitando alla Germania un compito scomodo: confrontarsi ancora, e fino in fondo, con l'eredit� lasciata dal nazismo. Questo ebbe conseguenze anche in Italia, in cui peraltro si era gi� creata una situazione ambigua e contraddittoria. Mentre i familiari delle vittime pretendevano giustizia e una parte della magistratura chiedeva l'estradizione di militari tedeschi, la classe dirigente negava l'estradizione degli italiani accusati di crimini di guerra verso Paesi che il regime fascista aveva invaso prima e dopo il conflitto mondiale (come l'Etiopia e la Jugoslavia). Si credeva infatti, allora, che lasciar processare i militari e i civili italiani attivi sotto il fascismo avrebbe pregiudicato il ruolo internazionale dell'Italia, riaperto lacerazioni interne e messo a rischio il processo di democratizzazione. L�inserimento nel blocco occidentale offr� quindi l'occasione per prendere una decisione discutibile: non processare i nazisti che avevano seminato il terrore. Il che imped� di far luce su quanto accaduto tra 1943 e 1945 e fin� per minimizzare le corresponsabilit� dei fascisti della Rsi. Nel 1994, nel corso delle indagini sull'operato del capitano delle Ss Erich Priebke, furono per� rinvenuti a Roma 695 fascicoli d'indagine su crimini di guerra nazisti e fascisti, arbitrariamente archiviati nel 1960. La vicenda dest� scalpore e si apr� un'intensa stagione giudiziaria, che contribu� all'accertamento della verit�. Da allora molti passi avanti sono stati fatti per ricostruire uno dei momenti pi� bui della storia d'Italia. Misteri di famiglia (di Massimo Manzo, �Focus Storia� n. 210/24) - La vita di Andrea Palladio � costellata di successi professionali e lutti. Violenza ed enigmi aleggiano attorno alla morte dei figli e� anche alla sua. - Fu il pi� celebre architetto del Classicismo rinascimentale, tanto che lo stile inaugurato da lui influenzer� per secoli monumenti iconici, dall'Ermitage di San Pietroburgo alla Casa Bianca. Il nome di Andrea di Pietro della Gondola, detto Palladio, � da sempre legato a ville, chiese ed edifici di inconfondibile eleganza, ma la sua esistenza fu molto diversa da quella che ci si aspetterebbe dalla tipica �archistar�. Nonostante la notoriet� delle sue opere, sulla sua vita privata, condita da drammi familiari e culminata in una morte improvvisa, aleggiano numerosi misteri. Nato a Padova nel 1508 da una famiglia modesta, Andrea inizi� la propria carriera a meno di 15 anni, prima come apprendista scalpellino e poi, a Vicenza, come garzone dei cosiddetti Maestri da Pedemuro, Giovanni di Giacomo da Porlezza e Girolamo Pittoni. Nella loro bottega si fece le ossa per pi� di un decennio finch�, negli Anni '30 del '500, la sua esistenza conobbe una svolta. Durante i lavori nella villa patrizia di Cricoli, a Vicenza, il talentuoso ragazzo s'imbatt� infatti nel conte Gian Giorgio Trissino, poliedrico umanista tra i pi� ammirati del tempo, che lo prese sotto la sua ala protettiva ribattezzandolo Palladio (ossia �sacro a Pallade Atena�), dal nome di uno dei personaggi d'un suo poema. Oltre a fargli conoscere i testi classici, Trissino lo port� con s� a Roma, dove Andrea osserv� le meraviglie dell'architettura antica e i moderni capolavori di maestri come Michelangelo Buonarroti e Donato Bramante, che gli fornirono preziosa ispirazione. Grazie alla �spinta� dell'umanista e alle sue incredibili capacit�, divenne cos� l'architetto pi� rinomato della Repubblica di Venezia. Per oltre un quarantennio, Palladio progett� capolavori di grande bellezza tra i quali spiccano Villa Barbaro di Maser (Treviso), la cosiddetta �Rotonda� di Vicenza, la Basilica Palladiana (anch'essa a Vicenza), la Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia e Villa Godi a Lonedo di Lugo vicentino. Malgrado la fama, per�, non divenne mai ricco e per essere pagato dovette lottare con committenti dalle tasche bucate e con istituzioni parsimoniose. In famiglia, poi, le cose andarono persino peggio. Dalla moglie, Allegradonna, ragazza di umili origini sposata nel 1534, Andrea ebbe cinque figli, battezzati con nomi classicheggianti: Leonida, Marcantonio, Orazio, Zenobia e Silla. Nessuno di loro raccolse l'eredit� artistica paterna, e il destino di due fu anzi segnato dalla tragedia. La pi� drammatica coinvolse Leonida, primogenito scapestrato che nel 1569 fu protagonista di un delitto nel corso di una festa organizzata nel giorno di San Valentino dal ricco mercante Alessandro Camera. In quell'atmosfera godereccia, tra musici, fiumi di vino e cortigiane compiacenti, Leonida corteggi� la moglie del padrone di casa, che a quanto si racconta cedette alle sue avances sotto gli occhi del consorte. Infuriato, Camera reag� scagliandosi contro il figlio di Palladio e il diverbio fin� a pugnalate. Prima di fuggire in latitanza, Leonida fece in tempo ad ammazzare il marito geloso, colpendolo ripetutamente al viso con inaudita violenza. Devastato da quel fattaccio, Andrea scov� il figlio e lo convinse a consegnarsi alle autorit�. Con la pretesa di aver agito per legittima difesa, al termine di un procedimento segnato da numerose contraddizioni, Leonida fu quindi inaspettatamente assolto, ma secondo alcuni storici la sentenza sarebbe stata condizionata dall'amicizia tra Palladio e il potente podest� veneziano Tommaso Morosini, chiamato (guarda caso) a esprimere il verdetto. Favoritismi a parte, la sorte di Leonida era comunque segnata: nel 1572 fu trovato senza vita in circostanze di cui non si sa quasi nulla. In pochi credettero che si fosse trattato di un incidente. E gli indiziati speciali erano i parenti di Alessandro Camera, assetati di vendetta e insoddisfatti dal processo. Omicidi del genere, d'altronde, non erano rari in quell'epoca, segnata da un clima di intolleranza religiosa dovuta alla Controriforma e da continui regolamenti di conti privati. La morte prematura e violenta di Leonida rappresent� un colpo durissimo per Andrea e la moglie, ma non fu l'unico lutto quell'anno. Pochi mesi dopo, Orazio mor� in modo altrettanto repentino. A differenza del fratello, questi aveva intrapreso una carriera di successo dopo essersi laureato in legge a Padova, dedicandosi con zelo agli affari di famiglia. Ci� non lo protesse dall'occhio scrutatore della Santa Inquisizione, sospettosa per via delle sue presunte simpatie luterane. Gli implacabili inquisitori scoprirono libretti eretici ricevuti da noti protestanti vicentini, e Orazio fu probabilmente sottoposto a duri interrogatori. L'epilogo della vicenda rimane avvolto nel mistero, ma le congetture pi� maliziose, seppure non dimostrabili, suggeriscono che si concluse proprio con la sua morte. Ironia della sorte, anche Andrea Palladio usc� di scena in maniera enigmatica nell'agosto 1580, quando giunse inaspettata la notizia della sua scomparsa. E ancora oggi nessuno conosce le circostanze del suo trapasso. � certo che in quel momento stesse lavorando a un tempietto in stile classico a Maser, in provincia di Treviso, dove aveva gi� progettato una delle sue ville pi� celebri. Ma, sebbene questo sia il luogo pi� probabile della morte, alcune teorie l'hanno situata a Vicenza o Venezia, dove Palladio aveva trascorso gli ultimi vent'anni. Ipotesi che non trovano peraltro conferma in registri e archivi. Le fonti non permettono nemmeno di ricostruire la vera causa della morte di Palladio. Fu vittima di un malanno? Di un incidente sul lavoro? O fece una fine pi� inquietante, sulla scia di quanto avvenuto a Leonida e (forse) a Orazio? A parte una probabile influenza stagionale, di cui danno conto alcune missive di un anno prima, pare che l'architetto non avesse problemi di salute. Comunque fu sepolto insieme ad altri familiari in una tomba della Chiesa di Santa Corona a Vicenza, dove rimase fino almeno al 1831, quando si decise di traslarne le spoglie nel cimitero monumentale della citt� (dove nel 1845 sar� ultimato un monumento ad hoc). Al momento dell'apertura del sepolcro, tuttavia, le autorit� presenti rimasero interdette: al suo interno c'erano le ossa di varie persone (compresi due bambini e cinque donne) e ben 18 teschi. Per identificare quello del grande architetto fu usato un criterio al limite del paradossale, scegliendo, semplicemente, il pi� grande. In breve, nessuno sa se nell'urna che lo celebra ci sia un illustre sconosciuto. Quanto alle fattezze di Palladio, recentemente la scienza ha fatto un po' di chiarezza, dopo che il suo vero volto � rimasto a lungo incerto (egli non inser� il proprio ritratto, come era consuetudine, nella sua opera pi� celebre, I quattro libri dell'architettura). Nel corso dei secoli, si sono cos� diffuse numerose immagini che lo raffigurano con facce diverse, finch� a svelarne finalmente i tratti non ci ha pensato una complessa indagine multidisciplinare condotta dal Cisa (Centro internazionale studi architettura Andrea Palladio), dal Palladio Museum, dalle Sovrintendenze archeologiche di Verona, Rovigo e Vicenza e dalla Polizia scientifica. Lo studio, basato su moderne tecniche di age progressing e sull'analisi delle fonti storiografiche, ha confrontato ben 12 presunti ritratti, tra cui opere firmate da maestri rinomati come El Greco. I risultati sono stati presentati tra il 2016 e il 2017, durante la mostra Il mistero del volto, tenutasi al Palladio Museum di Vicenza. Ebbene, le due effigi ritenute pi� verosimili emergono da un quadro del pittore Bernardino India, attualmente negli Stati Uniti, e da una tela del '500 attribuita al pittore Orlando Flacco, conservata in Russia. Palladio vi appare come un uomo maturo, stempiato e con una fronte ampia, occhi tondi scuri e una folta barba grigia. Un risultato con cui si � sciolto, finalmente, almeno uno dei tanti enigmi legati al grande architetto. Un padre sfortunato La vicenda di Andrea Palladio ha fornito l'ispirazione per L'oscura morte di Andrea Palladio (Rizzoli, 2024) scritto da Matteo Strukul, gi� vincitore del Premio Bancarella e autore di numerosi romanzi di successo tradotti in oltre 20 lingue. Nell'atmosfera cupa della Vicenza della Controriforma, il suo thriller ricostruisce gli episodi pi� controversi dell'esistenza di Andrea della Gondola. - Nel suo racconto, Andrea Palladio appare come un personaggio tormentato, tanto affermato nella professione quanto �Incompleto� nella vita privata. Ce lo descrive in sintesi? �Andrea di Pietro della Gondola � stato un genio assoluto, architetto in grado di reinventare l'architettura classica con una lettura rinascimentale fondata su armonia, proporzione, bellezza. Tuttavia, a fronte di uno stile elegante e solenne, particolarmente votato alla valorizzazione della luce e della materia, Palladio visse nella Vicenza dell'inquisizione e delle faide fra nobili, della peste e dei duelli fra bravacci della peggior risma. E la sua famiglia, i figli in particolare, furono suo malgrado coinvolti da queste dinamiche, e lui con loro�. - Quali sono state le principali fonti storiche dalle quali ha attinto per costruire la sua storia? �� stata fondamentale la lettura della sua opera I quattro libri dell'architettura, perch�, pi� di qualsiasi biografia o saggio, quel testo ci racconta molto del sommo architetto: le sue convinzioni, gli intendimenti, le sue aspirazioni, i suoi sogni. Poi, partendo dalle pagine di Silvia Gorgi e del suo lavoro Storie segrete della storia di Padova, in cui ho trovato un Palladio - che nacque appunto a Padova - pi� privato e raccontato nelle sue dinamiche famigliari, ho approfondito leggendo le opere di Giangiorgio Zorzi, Lionello Puppi, Guido Beltramini e Achille Olivieri, fra gli altri�. - Quanto pensa che abbiano inciso, nella realt� storica, le disavventure di Leonida sulla fine di suo padre? �Credo molto, perch� si tratt� di un fatto di sangue a dir poco raccapricciante. E altrettanto quelle dell'altro suo figlio Orazio, finito nell'occhio rapace dell'inquisizione. Non abbiamo evidenze e prove riguardo le ragioni relative alle scomparse dei figli ma � molto probabile che si tratt� di morti violente�. - Nel racconto, emerge un rapporto difficile tra Andrea Palladio e i suoi figli. Ce ne pu� riassumere i tratti salienti? �Leonida, il primogenito, era certamente dotato di notevole talento artistico ma era altres� un iracondo e un violento. Il modo in cui uccise Alessandro Camera fu davvero di una crudelt� inusitata. Orazio si laure� in giurisprudenza a Padova, era uomo di grande apertura mentale ma proprio per questo si ritrov� invischiato in riflessioni filosofiche e religiose che mal s'attagliavano a quel tempo di grande repressione religiosa. Andrea lavorava moltissimo. La sua dedizione all'arte e all'architettura da una parte, ma dall'altra i mancati pagamenti, i problemi di cantiere e la necessit� di procurarsi continuamente nuove committenze, lo resero un padre per certi versi assente�. - Il suo libro � ambientato nella Repubblica di Venezia nell'epoca della Controriforma. Qual era il clima politico e religioso in quel particolare frangente storico? �Nei romanzi e nei saggi, per varie e comprensibili ragioni, la Repubblica Serenissima � raccontata e analizzata come unica citt� d'acque, signora dei mari, capitale del commercio con l'Oriente. � tutto vero, ma si � sempre data poca attenzione alla Venezia di Terraferma. In particolare, la Vicenza rinascimentale � stata molto poco raccontata in letteratura. Era una citt� in cui le tremende lotte fra famiglie, volte alla conquista del potere, e le formidabili tensioni religiose, figlie della controriforma, annegarono nel sangue la citt�. Valga per tutte la famigerata strage dei Valmarana, compiuta nel 1548. L'avvento dei domenicani port� a un'intransigenza formidabile da parte del Sant'Uffizio e gli inquisitori vicentini si rivelarono fra i pi� spietati e crudeli anche a causa del fiorire di cenacoli e conventicole di matrice protestante�. Tutte le cantonate prese dai geni (di Elisa Venco, �Focus� n. 379/24) - Einstein non � stato arguto in tutto. E lo stesso vale per Tesla, Freud e altri. Perch�, in alcuni campi, anche gli scienziati possono essere dei veri creduloni. - Sherlock Holmes � forse il personaggio pi� intelligente della storia della letteratura, un detective dall'ineguagliabile capacit� deduttiva. Per converso, il creatore dell'investigatore, Sir Arthur Conan Doyle, sembra essere stato uno degli uomini pi� creduloni di tutti i tempi. �Sedute spiritiche, medium, possessioni: Conan Doyle credeva a tutto questo�, sostiene Katie Spalding, autrice di un saggio sulla stupidit� di alcuni �intelligentoni�. E Conan Doyle non � stato certo il solo ad abbinare idee geniali e cantonate: del resto, secondo una delle leggi sulla stupidit� enunciate dallo storico Carlo Cipolla, la probabilit� che una certa persona sia �stupida� � indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa. Si pu� essere, insomma, geniali in un campo e un po' creduloni e quasi babbei in un altro. Torniamo quindi al nostro Conan Doyle, cos� convinto della veridicit� delle foto di due fate prodotte da due ragazzine a Cottingley, nel West Yorkshire, da parlarne su The Strand Magazine come degli scatti �pi� stupefacenti mai pubblicati�. E dire che le foto non erano state realizzate in modo sopraffino: di recente, con una miglior qualit� di stampa, sono risultati visibili perfino gli spilli utilizzati per fissare vicino agli umani le sagome delle fate, fatte di carta ritagliata. Che un quoziente intellettivo molto alto spesso non escluda la credulit� o la bizzarria lo dimostrano anche le biografie di altri geni indiscussi: come quella di Tycho Brahe, l'astronomo che nel 1572 scopr� la supernova detta �di Tycho�, nella costellazione di Cassiopea, i cui successi scientifici andarono di pari passo con una vita stravagante, e un aspetto altrettanto bislacco. A seguito di un duello con l'aristocratico danese Manderup Parsbjerg, forse originato da un dissidio matematico, nel 1566 Brahe si ritrov� privo di una parte del naso, che sostitu� con una protesi in oro. Inoltre, Brahe viveva con Jepp, un nano che riteneva dotato di chiaroveggenza, e aveva come animale di compagnia un alce, chiamato Rix. Abbeverato con secchi di birra, l'alce si aggirava a suo piacimento nel palazzo di Uraniborg, un centro astronomico costruito tra il 1576 e il 1580 dal re Federico II di Danimarca. Finch�, in uno dei suoi eccessi etilici, Rix perse l'equilibrio e si ruppe il collo cadendo dalle scale. Imprudenze al limite della stupidit� caratterizzano anche l'insospettabile padre della psicoanalisi, quel Sigmund Freud che nel saggio Sulla cocaina del 1884 scriveva: �Mi sembra doveroso notare [...] che una prima dose o anche ripetute dosi di cocaina non producono il desiderio compulsivo di fare ulteriore uso di questo stimolante�. Fu cos� che, convinto che la droga non desse dipendenza, Freud ne divenne un consumatore compulsivo. Non solo: sempre in buona fede, Freud la somministr� 3 volte al giorno a un suo amico nel tentativo di disintossicarlo dalla morfina. Dopo 6 mesi, la doppia dipendenza ridusse l'amico a una sagoma spaventosamente magra, con la fissazione di insetti immaginari fino al momento della morte. In compenso, Freud divenne progressivamente ossessionato dal numero 62, che - a suo dire - lo perseguitava e che avrebbe segnato l'et� in cui sarebbe deceduto (invece lo studioso mor� nel 1939, a 83 anni). Nel 1904, durante una vacanza in Grecia, Freud pass� l'intero soggiorno ad annotare tutte le volte che vedeva sulle case o sui veicoli i numeri 61 e 62 e quando il suo albergo gli assegn� la stanza 31, ovvero la met� di 62, ebbe un crollo nervoso. L'autolesionismo involontario ha connotato anche Isaac Newton, lo scienziato che formul� la legge di gravitazione universale, ma che pass� molto pi� tempo cercando di scoprire come realizzare la pietra filosofale, oggetto della maggioranza dei suoi scritti, trafficando con vesciche di bue e interpretazioni del libro dell'Apocalisse. Inoltre Newton rischi� di diventare cieco perch�, per indagare la natura della luce, ebbe la brillante idea di infilarsi a pi� riprese un infilacappi, cio� una sorta di ago, in un occhio. Per lo stesso motivo, successivamente si incapon� a fissare il Sole riflesso in uno specchio, e pass� poi 3 giorni di seguito al buio per riprendersi, ma non bast�: accus� vari sintomi di �abbagliamento� per alcuni dei mesi successivi. Nikola Tesla, noto, tra le altre cose, per i suoi studi sulla corrente alternata, era un visionario: nel lontano 1926 predisse che un giorno le persone sarebbero state in grado di �comunicare tra loro istantaneamente, indipendentemente dalla distanza� e che gli strumenti �che ce lo permetteranno potremo tenerli nel taschino del gilet�. Alto poco meno di un metro e 90, in grado di parlare otto lingue e di dormire solo due ore a notte, Tesla era cos� originale da pensare di vivere i suoi ultimi 30 anni occupando a sbafo vari hotel di lusso di New York. Di conseguenza prima fu sbattuto fuori dal Waldorf Astoria, dove aveva accumulato un debito equivalente a pi� di mezzo milione di dollari attuali, poi dal St. Regis e dal Marguery, finch� nel 1934 si stabil� al New Yorker, dove rest� per 9 anni perch� alcuni amici gli pagarono la stanza. Oltre ai pernottamenti non pagati, il conflitto con gli albergatori sorgeva per l'abitudine dello scienziato di portare in stanza i piccioni malati che trovava nei parchi, per i quali chiedeva ai cuochi dei pasti speciali. Di un pennuto, in particolare, Tesla si innamor�: �Amavo quel piccione come un uomo ama una donna e lei amava me�, dichiar� nel 1922, affranto perch� il volatile era morto tra le sue braccia. Nondimeno, Tesla visse fino al 1943, quando pag� il conto dell'hotel Governor Clinton di New York con una scatola contenente un'invenzione micidiale: il cosiddetto raggio della morte, uno strumento capace di inviare fasci concentrati di particelle nell'aria libera, �di tale tremenda energia che abbatter� una flotta di 10.000 aeroplani nemici a una distanza di 250 miglia�. Dopo la sua morte, per�, si scopr� che la scatola conteneva qualche innocuo componente elettrico, del valore di pochi dollari. Ma forse in questo caso si tratt� pi� che altro di una burla. Il matematico austriaco Kurt G�del rischi� invece di non ottenere la cittadinanza americana perch�, dopo aver studiato a fondo la costituzione di quel Paese, si convinse che, in modo imprevisto da chi l'aveva redatta, �essa consentiva a qualcuno di diventare legalmente un dittatore, istituendo un regime fascista�. Mentre si apprestava a illustrare le contraddizioni interne alla costituzione al giudice che lo esaminava per concedergli i documenti, fortunatamente G�del fu zittito da Albert Einstein, il collega che frequentava ogni giorno all'Universit� di Princeton. Ma la sua tendenza a vedere complotti ovunque non diminu� affatto. Dopo la morte di Einstein, convinto che gli altri professori volessero avvelenarlo, il matematico decise di mangiare solo burro, omogeneizzati e lassativi, lasciandosi poi morire di fame dopo la morte della moglie. A proposito di Einstein, una delle sue peculiarit� era la passione per la barca a vela, a dispetto del fatto di essere negato come marinaio. Salvato numerosissime volte dal naufragio, dopo essersi rovesciato o arenato molto lontano da dove era partito, lo scienziato non si perdeva d'animo per gli incidenti. Al contrario: li trovava molto divertenti e ricominciava subito a navigare con la sua Tinef (rottame in yiddish) bench� non avesse mai imparato a nuotare. Inoltre, visto che era un donnaiolo (trad� ripetutamente la moglie Mileva Maric, ritenuta la coautrice della teoria della relativit�), nel 1945, all'inizio della guerra fredda, si invagh� di Margareta Konenkova, un'amica del console sovietico sospettata di essere una spia russa. Che Einstein non si sia impensierito per l'origine e le amicizie della sua ultima fiamma, forse dimostra che lui stesso aveva ragione, quando saggiamente sosteneva che �c'� una differenza fra genio e stupidit�: il genio ha i suoi limiti�.