Ottobre 2024 n. 10 Anno IX Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Turisti, state freschi Bere il mare Cento anni di radio in Italia. Dall�URI all�EIAR fino a Mamma Rai Giorgio Vasari: le vite degli altri Turisti, state freschi (di Elisabetta Intini, �Focus� n. 382/24) - Siti archeologici roventi, Europa del Sud sempre pi� calda� Cos� il clima sta cambiando il turismo. Che deve diventare sostenibile. - Uno dei monumenti pi� famosi d'Europa, nonch� il sito pi� visitato della Grecia, ha dovuto chiudere per il caldo: l'Acropoli di Atene � rimasta deserta nelle ore centrali del giorno, mentre un'ondata di calore ha spazzato il Paese nella prima met� di giugno. Anche la scorsa estate il Partenone e la sua collina erano stati chiusi per la tutela dei turisti nelle ore pi� calde, in giornate particolarmente torride, ma l'ondata di calore del giugno 2024 � stata la pi� precoce di sempre. Le cronache, insomma, ci ricordano che a dettare tempi e luoghi delle vacanze, d'ora in avanti, non saranno soltanto il budget o le ferie, ma anche il clima. Gli ultimi 9 anni sono stati i pi� caldi della storia e il riscaldamento globale ha un impatto anche sul turismo e sul nostro modo di viaggiare. Non � solo questione di temperatura: la crisi climatica mette a rischio le specie ricercate in immersioni e safari, innalza il livello dei mari che lambiscono atolli tropicali, lascia a secco torrenti e laghi alpini, fonde i ghiacciai. Come cambiano (e cambieranno) allora le rotte seguite dai turisti? Un rapporto dell'anno scorso del Joint Research Centre, un servizio di ricerca scientifica della Commissione Europea, ha ipotizzato come potr� cambiare il turismo da qui a fine secolo in quattro possibili scenari, con pi� 1,5�C, 2�C, 3�C o 4�C rispetto all'era preindustriale. Nei primi due casi la maggior parte dei Paesi europei vedrebbe variare solo in minima parte il flusso dei turisti in visita (con fluttuazioni tra il -1% e il +1%). Ma nei due scenari meno ottimistici gli scossoni pi� significativi si avvertirebbero nelle regioni costiere, per esempio con un declino del turismo di oltre il 9% nelle Isole Ionie (Grecia) e un aumento di quasi il 16% sulle coste del Galles dell'Ovest (Uk). Le perdite pi� consistenti di turisti (oltre il 5% del totale) si avrebbero tra Cipro, la Grecia, la Spagna, l'Italia e il Portogallo, e i guadagni pi� alti (sopra il 5%) si distribuirebbero tra Germania, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito. Una piccola rivoluzione � gi� in corso: la latitudine delle mete estive pi� gettonate � sempre pi� elevata. �Le destinazioni turistiche tradizionali come Francia, Italia, Spagna e Grecia rimangono ancora le preferite dai turisti europei�, precisa Eduardo Santander, direttore esecutivo della European Travel Commission (Etc). �Tuttavia, altre destinazioni oltre il Sud del Mediterraneo, come Repubblica Ceca, Bulgaria, Irlanda e Danimarca stanno registrando un aumento di popolarit�. Favorite, dicono le analisi dell'Etc, dalla ricerca di mete meno affollate e temperature pi� miti. Anche Norvegia, Svezia e Finlandia, un tempo visitate soprattutto per crociere e aurore boreali, sono sempre pi� apprezzate durante l'estate. L'Islanda, la cui popolarit� aveva gi� cominciato a crescere prima della pandemia, ha visto aumentare le presenze dei visitatori del 17% tra giugno 2022 e giugno 2023. Prima della guerra in Ucraina il turismo cresceva anche in Polonia, che sul piatto pu� mettere 770 km di coste bagnate dal Baltico, dove raramente il termometro in estate supera i 25�C. Oltre a spingere i turisti verso il Nord, l'aumento delle temperature sta dilatando la stagione estiva: sempre pi� persone scelgono di andare in vacanza a giugno, mentre gli inverni pi� miti hanno aumentato il traffico turistico in mesi un tempo snobbati dai pi� come quelli tra novembre e marzo. Un'indagine dell'Etc condotta a maggio 2023 ha mostrato un aumento del 5% rispetto all'anno precedente nei turisti che pianificavano di viaggiare in mesi come ottobre e novembre. Anche il rapporto del Joint Research Center prevede un cambio stagionale da qui al 2100 per il turismo in Europa: le regioni costiere del Nord vedranno un aumento di oltre il 5% del turismo nei mesi estivi e autunnali, mentre le regioni costiere del Sud perderanno quasi il 10% dei turisti nella torrida estate, soprattutto negli scenari +3�C e +4�C. E crescer� il turismo primaverile e autunnale, con il maggiore aumento dell'afflusso di turisti prospettato per il mese di aprile: quasi pi� 9%, se le temperature dovessero salire di 4�C. All'opposto, in questo scenario luglio potrebbe segnare un meno 5% di turisti. �Guardando al futuro, la combinazione del caldo estivo estremo e dell'aumento dei prezzi potrebbe comportare un prolungamento della stagione delle vacanze estive in Europa, in particolare nel Sud�, conferma Santander. �Questa pu� essere una tendenza positiva per molte destinazioni europee, che soffrono di stagionalit� e sovraffollamento nei periodi di punta della stagione estiva. E potrebbe avere un impatto benefico sull'economia locale, diffondendo i flussi turistici ed estendendo la stagione, apportando pi� valore economico alle comunit� locali e sostenendo la forza lavoro turistica durante tutto l'anno�. Anche perch� la crisi climatica sta cambiando pure il turismo invernale. Inverni sempre pi� caldi e corti stanno mettendo in crisi le localit� sciistiche e diversi studi scientifici lo confermano. Per esempio, un recente studio dell'Universit� di Bayreuth (Germania) ha previsto che il 13% delle aree dove oggi si scia perderanno del tutto la copertura nevosa naturale per il 2100. Intanto le citt� turistiche si adattano come possono alla �nuova anormalit� climatica. A Roma, per esempio, sono stati posizionati alberi in vaso vicino ad alcune fermate dei mezzi per offrire un po' d'ombra a chi attende il bus (piantare alberi nelle citt� � una strategia contro le isole di calore urbane: uno studio del 2023 pubblicato su Lancet ha considerato le morti attribuibili al caldo nell'estate 2015 in 93 citt� europee e calcolato che aumentare del 30% gli alberi ne avrebbe evitate circa 2.600). Del resto, il 20 giugno gli operatori di Greenpeace hanno filmato con telecamere a infrarossi alcune zone della Capitale, come Colosseo, Piazza san Pietro e la stazione Termini, per misurare le temperature delle superfici: sono risultate anche oltre i 50�C. L'apertura notturna di parchi e piscine all'aperto non � pi� un fatto tanto eccezionale nei mesi pi� caldi dell'anno, mentre alcune citt� come Atene in Grecia, Miami, Phoenix e Los Angeles negli Usa, Freetown in Sierra Leone hanno istituito una figura - il Chief heat officer - incaricata di prevenire ricoveri e decessi dovuti alle temperature estreme, pianificare infrastrutture e aree verdi resistenti al caldo, categorizzare i livelli di pericolosit� delle ondate di calore cos� che ci si possa preparare al loro arrivo come si fa con gli uragani. E in risposta ai danni portati dalla crisi climatica e dal turismo di massa, alcune localit� hanno scelto la strada dei �pochi, ma buoni�, restringendo l'accesso ai turisti per proteggere gli ecosistemi. � il caso dell'isola di Br�hat, gioiello al centro di un arcipelago di isolette a 10 minuti di traghetto dalle coste della Bretagna (Francia), che fa parte del network europeo per la conservazione della biodiversit� Natura 2000. Nel 2023 la localit�, che ha soli 377 residenti stabili, ha dovuto limitare le visite turistiche nel culmine dell'estate, per evitare di venire invasa quotidianamente da un numero di turisti pari a 15 volte i suoi abitanti, cosa che la lascia sommersa di rifiuti e che erode i sentieri. L'isola, insieme ad altre popolari destinazioni turistiche della Francia, ha messo un limite ai visitatori e sta beneficiando di campagne di �demarketing�, strategie per disperdere la folla dai siti pi� gettonati e promuovere invece l'afflusso in localit� meno popolari (per esempio, abbinando foto di localit� molto affollate alle pagine web dei luoghi che si vogliono proteggere, o alzando le tariffe delle strutture ricettive e dei biglietti dei traghetti). Altrove, in ambienti delicati e messi a rischio dalla crisi climatica, si cerca di trovare un nuovo modo di fare turismo. Un esempio? Le spedizioni naturalistiche negli ultimi avamposti ghiacciati, come le coste della Groenlandia, che stanno cambiando in modo irreversibile per la fusione record dei ghiacci (uno degli ultimi studi, condotto dalla Nasa su dati da satellite dal 1985 al 2022, ha visto che su 207 ghiacciai esaminati, ben 179 sono arretrati in modo significativo). Nel 2023 sono scesi sulla grande isola artica 76.477 croceristi: un record, il 64% in pi� del 2019. E sta per aprire un nuovo aeroporto internazionale nella capitale, Nuuk, per accogliere voli diretti da Europa e Nord America (senza scali in Danimarca o Islanda). Il Paese punta sullo sviluppo del turismo, ma allo stesso tempo si sta riflettendo sull'impatto dell'arrivo di troppe persone in quell'ambiente. Una soluzione proposta � appunto incentivare spedizioni pi� costose delle crociere tradizionali, ma che generano un pi� basso impatto ambientale mentre sostengono l'economia locale e fanno conoscere la bellezza di balene ed iceberg a rischio proprio per le attivit� umane. Come recita un detto popolare tra gli addetti ai lavori: �Il turismo � come il fuoco: puoi cucinarci il cibo o bruciarci la casa�. Lo sviluppo incontrollato del turismo � parte del problema: secondo uno studio pubblicato su Nature Climate Change, l'industria del turismo produce circa l'8% delle emissioni mondiali di gas serra, fra trasporto, cibo, souvenir, alloggio... Inoltre ha un impatto su suoli, coste e vegetazione, rendendoli pi� vulnerabili ai disastri climatici. Dunque aumenta la consapevolezza che deve cambiare non solo il dove si va, ma anche il come. Preferendo altri mezzi di trasporto all'aereo, per esempio: c'entrano i prezzi dei voli, ma anche movimenti sociali come il flight shame o flygskam - termine svedese per descrivere l'imbarazzo associato alla scelta di volare - che puntuano a dissuadere dall'uso dell'aereo in favore di trasporti pi� sostenibili. Un singolo passeggero in un volo a corto raggio � responsabile del rilascio di circa 154 grammi di CO2 per ogni km viaggiato. Paesi come Francia e Spagna, per esempio, stanno incoraggiando il passaggio dei viaggiatori dall'aereo al treno per le destinazioni raggiungibili con un viaggio di 2 ore e mezza su rotaia: la Spagna ha annunciato il piano di eliminare voli interni a corto raggio (a parte quelli verso gli hub, per connessioni), la Francia ha gi� varato la misura. �Considerazioni ambientali ed economiche sembrano influenzare le scelte degli europei sui trasporti�, chiarisce Santander. �Sebbene i voli rimangano l'opzione pi� popolare per la met� degli intervistati, si registra una tendenza crescente verso l'adozione di modalit� di trasporto pi� sostenibili e convenienti. Secondo l'ultimo sondaggio di Etc sulla domanda di viaggi, il numero di europei che intendono muoversi in treno o in autobus per la prossima vacanza � salito al 17%, segnando un incremento del 5% rispetto all'anno scorso. Al contrario, i viaggiatori che intendono spostarsi in auto durante le vacanze sono diminuiti del 7%�. Secondo Ecopassenger, un sistema di calcolo sviluppato dall'Union Internationale des Chemins de Fer (Uic), un viaggio in aereo da Roma a Milano emette 116,3 kg di CO2 per passeggero, uno in treno circa 25,2 kg di CO2 per passeggero: 4,5 volte meno. Eppure, per cambiare le cose non occorre per forza essere drastici e rinunciare a volare: secondo uno studio dell'Universit� di Leeds (Regno Unito), per essere un viaggiatore sostenibile basterebbe limitarsi a non pi� di un volo a corto raggio ogni tre anni e di un volo a lungo raggio ogni otto anni. E se il vecchio modello di turismo inizia a mostrare crepe, occorre abbracciarne uno nuovo, che pu� farci riscoprire un modo pi� lento e consapevole di viaggiare. Ossia il turismo sostenibile, che potrebbe persino diventare uno strumento per la conservazione della biodiversit� e la lotta alla crisi climatica. Questo modo di viaggiare �aiuta a proteggere i siti del patrimonio culturale e naturale dal degrado e dallo sfruttamento eccessivo, investendo nella conservazione e nella gestione sostenibile dei visitatori�, spiega Peter Debrine, che dirige il Programma di Turismo Sostenibile dell'Unesco. Questo modo di viaggiare, �pone l'accento sull'arricchimento dell'esperienza dei visitatori basata sulla cultura e sulla creativit� per fornire benefici economici a lungo termine alle comunit� ospitanti, creando posti di lavoro, sostenendo le imprese locali e generando fondi per la conservazione dell'ambiente. Riduce al minimo gli impatti ambientali come l'inquinamento, la distruzione degli habitat e le emissioni di carbonio, contribuendo a proteggere gli ecosistemi e la biodiversit�. Promuove il coinvolgimento della comunit� nella pianificazione e nel processo decisionale del turismo, consentendo alle comunit� locali di beneficiare dello sviluppo del turismo. Incoraggia infine lo scambio culturale e la comprensione tra i turisti e le comunit� ospitanti, favorendo il rispetto e l'apprezzamento reciproci�. Insomma, pi� ricche le terre visitate e pi� �ricchi� i turisti. Bere il mare (Ilpost.it) - Il nostro mondo � ricoperto d'acqua, eppure quella bevibile � pochissima e ottenerne di nuova dagli oceani tramite i dissalatori � complicato e poco conveniente. - In Sicilia da alcune settimane si discute sulla riapertura del dissalatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, per trattare l�acqua di mare e renderla potabile in modo da ridurre i forti problemi legati alla siccit� degli ultimi mesi. La Regione ha previsto un milione di euro di spesa e alcuni mesi di lavoro per riattivare l�impianto fermo da 12 anni, ma sono stati espressi alcuni dubbi considerati i costi. I dissalatori consumano infatti molta energia e producono acque di scarto difficili da gestire: per questo sono ancora relativamente poco utilizzati in tutto il mondo, anche se negli ultimi decenni ci sono stati progressi nel miglioramento dei sistemi per renderli pi� efficienti dal punto di vista energetico. Il 97 per cento dell�acqua presente sulla Terra � salato: � presente nei mari e negli oceani e non pu� essere bevuto n� tanto meno utilizzato per l�agricoltura. Il resto dell�acqua � dolce, con il 2 per cento conservato nei ghiacciai, nelle calotte polari e negli accumuli di neve sulle montagne e l�1 per cento disponibile per le nostre esigenze e quelle dei numerosi altri organismi che per vivere hanno bisogno di acqua quasi totalmente priva di sali, a cominciare dal cloruro di sodio (NaCl, quello che comunemente chiamiamo �sale da cucina�). In media l�acqua marina contiene il 3,5 per cento circa di sale, una concentrazione sufficiente per causare danni ai reni ed essere letale. Quell�1 per cento di acqua dolce sarebbe pi� che sufficiente, se non fosse che non � distribuito uniformemente nel pianeta: ci sono aree in cui abbonda e altre in cui scarseggia, in assoluto oppure a seconda delle stagioni e delle condizioni atmosferiche. Il cambiamento climatico in corso negli ultimi decenni ha peggiorato le cose con aree che sono diventate pi� aride, riducendo le possibilit� di accesso per milioni di persone all�acqua dolce. Stando alle stime dell�Organizzazione mondiale della sanit� (OMS), circa 2 miliardi di persone vivono in zone del mondo in cui il reperimento dell�acqua � difficoltoso e solo nel 2022 almeno 1,7 miliardi di persone hanno avuto accesso per lo pi� ad acqua contaminata, con seri rischi per la salute. Considerate le difficolt� nel disporre di acqua dolce, ci si chiede spesso perch� non si possa sfruttare su larga scala quella degli oceani, privandola dei sali che non la rendono bevibile. Le tecnologie per farlo ci sono da tempo e alcune furono sperimentate millenni fa, eppure non siamo ancora in grado di trasformare l�acqua di mare in acqua potabile in modo conveniente e sostenibile. In un certo senso � un grande paradosso: il pianeta � ricolmo d�acqua, ma quella che possiamo usare per sopravvivere � una minuscola frazione. L�oceano Pacifico � di gran lunga la pi� vasta distesa d�acqua salata della Terra. Per molto tempo il sistema pi� pratico per dissalare l�acqua � consistito nell�imitare ci� che avviene in natura facendola evaporare. Grazie al calore del Sole e a quello del nostro pianeta, ogni giorno una enorme quantit� di acqua evapora dagli oceani, dai fiumi e dagli altri corsi d�acqua, raggiungendo gli strati dell�atmosfera dove si formano le nuvole e di conseguenza le piogge, che porteranno l�acqua dolce a cadere al suolo. Con la �dissalazione evaporativa� si fa artificialmente qualcosa di analogo: l�acqua del mare viene scaldata e fatta evaporare, in modo che si separi da buona parte dei sali. Il vapore acqueo viene poi fatto raffreddare in modo che condensi e che si possa recuperare l�acqua quasi priva di sali. Negli anni sono state sviluppate varie tipologie di dissalatori evaporativi, per lo pi� per provare a rendere il pi� efficiente possibile il processo dal punto di vista energetico, ma il concetto di base rimane pi� o meno lo stesso. I dissalatori di questo tipo sono impiegati in molti impianti in giro per il mondo, specialmente nelle aree costiere lungo il Golfo in Medio Oriente, dove spesso si sfrutta la grande disponibilit� di combustibili fossili per alimentare gli stabilimenti. Il processo richiede infatti grandi quantit� di energia e per questo molti gruppi di ricerca hanno sperimentato alternative nei decenni passati. Il progresso pi� importante nelle tecnologie di dissalazione fu raggiunto negli anni Sessanta, quando fu messo a punto il processo di �osmosi inversa�. L�acqua di mare viene fatta passare ad alta pressione attraverso una membrana semipermeabile, che permette solo alle molecole d�acqua di passare dall�altra parte, obbligandola a lasciarsi alle spalle gli ioni dei sali che la rendono salata. In un dissalatore a osmosi inversa, l�acqua salata viene aspirata dal mare attraverso potenti pompe e fatta fluire tra grandi grate per separarla dalle impurit� pi� grandi. L�acqua attraversa poi membrane con pori via via pi� piccoli per bloccare il passaggio della sabbia, dei batteri e di altre sostanze. L�acqua � infine pronta per essere spinta ad alta pressione attraverso una membrana che ha solitamente pori di dimensioni intorno a 0,1 nanometri (un nanometro � un miliardesimo di metro), tali da bloccare il passaggio dei sali, ma non delle molecole d�acqua. Da un punto di vista energetico, la dissalazione per osmosi inversa � pi� conveniente rispetto a quella per evaporazione, perch� non richiede di scaldare l�acqua. Alcuni impianti sono arrivati a produrre acqua dolce con un consumo di 2 kWh (�kilowattora�) per metro cubo d�acqua, un risultato importante se si considera che negli anni Settanta il consumo era di 16 kWh per metro cubo. In media si stima che la dissalazione dell�acqua con i metodi pi� diffusi comporti un consumo di 3 kWh/m3 e che negli ultimi cinquant�anni si sia ridotto di circa dieci volte. L�attuale consumo � paragonabile a quello del trasporto dell�acqua su lunghe distanze verso i luoghi in cui manca, mentre � ancora lontano da quello degli impianti che forniscono localmente l�acqua dolce disponibile sul territorio. L�osmosi inversa, nelle sue varie declinazioni, ha contribuito pi� di altre tecnologie a ridurre l�impatto energetico della dissalazione, ma ha comunque i suoi limiti. A causa della forte pressione, le membrane per realizzarla devono essere sostituite di frequente e la loro costruzione � laboriosa e delicata. Inoltre, man mano che si estrae l�acqua dolce, l�acqua marina di partenza diventa sempre pi� salata e sempre pi� difficile da separare dai sali che contiene. Oltre un certo limite non si pu� andare e si ottiene una salamoia che deve essere gestita e smaltita. I livelli di efficienza variano molto a seconda degli impianti, ma in media un dissalatore a osmosi inversa produce un litro di salamoia per ogni litro di acqua dolce (ci sono analisi pi� o meno pessimistiche sul rapporto). Si stima che ogni giorno siano prodotti circa 140 miliardi di litri di salamoia, la maggior parte dei quali vengono dispersi nuovamente in mare. Lo sversamento avviene di solito utilizzando condotte sottomarine che si spingono lontano da quelle che effettuano i prelievi, in modo da evitare che sia aspirata acqua di mare troppo salata. Data l�alta quantit� di sali al suo interno, la salamoia � pi� densa della normale acqua di mare e tende quindi a rimanere sul fondale marino prima di disperdersi nel resto dell�acqua marina. La maggiore concentrazione di sali potrebbe avere conseguenze sugli ecosistemi marini e per questo il rilascio della salamoia in mare � studiato da tempo, anche se per ora le ricerche non hanno portato a trovare molti indizi sugli eventuali effetti deleteri. In alcuni paesi ci sono comunque leggi che regolamentano le modalit� di sversamento, per esempio richiedendo l�utilizzo di tubature che si spingano pi� al largo e che abbiano molte diramazioni, in modo da rilasciare la salamoia in pi� punti favorendo la sua diluizione col resto dell�acqua marina. Lo sversamento in mare non � comunque l�unica tecnica per liberarsi della salamoia. Un�alternativa � lasciare che evapori al sole, raccogliendo poi i sali in un secondo momento per utilizzarli in altre attivit� industriali. � per� un processo che richiede del tempo, la disponibilit� di porzioni di territorio sufficientemente grandi e un clima che renda possibile l�evaporazione in buona parte dell�anno. In alternativa l�evaporazione pu� essere ottenuta scaldando la salamoia, ma anche in questo caso sono necessarie grandi quantit� di energia e il processo non � efficiente. Non tutte le salamoie sono uguali perch� la concentrazione di sali non � uniforme e omogenea negli oceani, per questo alcuni gruppi di ricerca stanno esplorando la possibilit� di sfruttarle per ottenere minerali particolarmente richiesti. L�interesse principale � per il litio, una materia prima molto richiesta per la produzione di batterie e dispositivi elettrici. La sua estrazione viene effettuata di solito in alcune zone aride del mondo, a cominciare da quelle del Sudamerica, dove acque sature di sali vengono lasciate evaporare sotto al Sole per mesi. Sono in fase di sperimentazione sistemi alternativi di estrazione, ma separare il litio dalle altre sostanze non � semplice e richiede comunque energia. In Arabia Saudita, uno dei paesi che hanno pi� investito nello sviluppo di tecnologie di dissalazione a causa della ricorrente mancanza di acqua dolce, � in progettazione un impianto per estrarre dalla salamoia ulteriore acqua da rendere potabile e al tempo stesso ottenere cloruro di sodio. Questa sostanza � fondamentale per molti processi dell�industria chimica, ma deve avere un alto livello di purezza difficile da raggiungere tramite i classici processi di desalinizzazione. L�impianto utilizzer� particolari membrane per separare le impurit� e produrre di conseguenza del cloruro di sodio puro a sufficienza, almeno nelle intenzioni dei responsabili dell�iniziativa. Altri gruppi di ricerca si sono invece orientati verso il perfezionamento di tecniche che prevedono l�applicazione di una corrente elettrica per diluire la salamoia, in modo da poter estrarre pi� quantit� di acqua dolce attraverso l�osmosi inversa. Ulteriori approcci prevedono invece l�impiego di solventi chimici che a basse temperature favoriscono la separazione delle molecole d�acqua dal resto, permettendo di nuovo un maggiore recupero di acqua dolce dalla salamoia. Come ha spiegato al sito di Nature un ingegnere ambientale della Princeton University (Stati Uniti): �Per molti anni abbiamo mancato il bersaglio. Ci siamo concentrati sull�acqua come un prodotto: secondo me, l�acqua dovrebbe essere un prodotto secondario di altre risorse�. L�idea, sempre pi� condivisa, � che per rendere economicamente vantaggiosa la desalinizzazione ci si debba concentrare sulle opportunit� derivanti dallo sfruttamento delle sostanze di risulta, lasciando l�acqua dolce a tutti e senza costi. Non tutti sono per� convinti della sostenibilit� di questa impostazione, soprattutto per la sostenibilit� in generale del settore. I dissalatori attivi nel mondo sono circa 15-20 mila con dimensioni, capacit� e tecnologie impiegate che variano a seconda dei paesi e delle necessit�. Si stima che dall�acqua dolce prodotta con la desalinizzazione dipendano almeno 300 milioni di persone, anche se le stime variano molto ed � difficile fare calcoli precisi. L�impatto energetico dei dissalatori � per� ancora molto alto e di conseguenza il costo di ogni litro di acqua dolce prodotto in questo modo rispetto ai luoghi dove l�acqua dolce � naturalmente disponibile. Gli impianti per dissalare l�acqua sono generalmente pi� convenienti quando possono essere costruiti direttamente in prossimit� delle aree dove scarseggia l�acqua dolce, ma solo in alcune parti del mondo le zone aride si trovano lungo aree costiere. Per le comunit� che vivono in luoghi siccitosi lontano dai mari il trasporto dell�acqua deve essere comunque gestito in qualche modo. Ci sono quindi casi in cui � pi� economico trasportare acqua dolce da una fonte distante rispetto a desalinizzare quella di mare. In futuro la desalinizzazione potrebbe riguardare una quantit� crescente di persone a causa dell�aumento della salinit� di alcune riserve d�acqua soprattutto lungo le aree costiere. L�aumento della temperatura media globale ha reso pi� intensi i processi di evaporazione in certe aree del mondo, influendo sulla concentrazione dei sali anche nei corsi d�acqua dolce. L�innalzamento dei mari, sempre dovuto al riscaldamento globale, � visto come un altro rischio per la contaminazione delle falde acquifere vicino alle coste che potrebbero aumentare le quantit� di sali. I pi� ottimisti sostengono che i problemi energetici legati ai dissalatori potranno essere superati grazie allo sviluppo delle centrali nucleari a fusione, che metteranno a disposizione enormi quantit� di energia a una frazione dei prezzi attuali. La fusione porterebbe certamente a una riduzione del costo dell�energia senza paragoni nella storia umana, ma il suo sviluppo procede a rilento e richieder� ancora decenni, ammesso che possa mai portare a qualche applicazione tecnica su larga scala. Invece di fare affidamento su tecnologie di cui ancora non disponiamo, gli esperti consigliano di ripensare il modo in cui utilizziamo l�acqua dolce, riducendo il pi� possibile gli sprechi e ottimizzando i consumi in modo da avere necessit� dei dissalatori solo dove non ci sono alternative. Nelle aree esposte stagionalmente alla siccit� si dovrebbero invece costruire bacini per l�accumulo e la conservazione dell�acqua piovana, per esempio, insieme a impianti per la purificazione e il riciclo delle acque reflue. Cento anni di radio in Italia. Dall�URI all�EIAR fino a Mamma Rai (di Emanuele Mastrangelo, �CulturaIdentit� del 13 Febbraio 2024) - Il 6 ottobre 2024, l�Italia spegne le cento candeline della sua radio. - Il primo annuncio della radio italiana, alle ore 21 del 6 ottobre 1924, ebbe la voce di Maria Luisa Boncompagni seguita subito dopo da Ines Viviani Donarelli. La radio era allora uno strumento giovane. Guglielmo Marconi aveva ottenuto la prima trasmissione nell�etere nel 1901, anche se una legione di scienziati e inventori stava gi� lavorando al �telegrafo senza fili� da almeno trent�anni. Inizialmente pensata per scopi molto pratici, salvare le vite in mare, fu l�Inghilterra � dove Marconi era emigrato per mettere a frutto la sua invenzione, tanto che la societ� che porta il suo nome � tutt�oggi britannica � a concepire per prima l�impiego della radio come mass media. Nel 1917 iniziarono le prime trasmissioni sperimentali di voce e musica via etere, e nel 1919 fu impiantata in Gran Bretagna la prima emittente pioniera. L�anno successivo, a Detroit, negli Stati Uniti, entrava in attivit� la prima stazione privata. Il 31 agosto, un�altra emittente di Detroit trasmetteva il primo radiogiornale della storia e a ottobre nasceva la prima radio commerciale a Pittsburgh. Sempre nel 1920 iniziarono i primi esperimenti anche per la trasmissione di immagini via radio. Ma la possibilit� di diffondere la voce umana e la musica (radiofonia, appunto) a distanza fece impazzire l�intero mondo civilizzato: nel giro di pochissimi mesi lo strumento divenne cos� popolare che negli Stati Uniti gi� nel 1922 si contavano 187 stazioni private. Quell�anno in Inghilterra nasceva la BBC. L�Italia avrebbe dovuto aspettare il 1924, con l�URI, Unione Radiofonica Italiana. In realt� gi� dal 1923 i primi pionieri della radiofonia avevano iniziato a trasmettere anche da Roma. Si trattava della Radio Araldo di Luigi Ranieri. Era un notevole passo avanti, considerando che dal 1910 il telegrafo senza fili era un monopolio di Stato e ne era interdetto l�uso ai privati, per il suo valore militare. L�avvento di Costanzo Ciano al ministero delle Poste fece per� propendere per uno strumento potente, da affidare alla gloria nazionale e premio Nobel Guglielmo Marconi. Nacque cos� l�URI, Unione Radiofonica Italiana, che doveva compensare le istanze dei privati come Radio Araldo con quelle del monopolio di Stato, in particolare nella diffusione dei notiziari. Il 5 ottobre venne radiotrasmesso un discorso di Benito Mussolini. La precedente prova col discorso del 23 marzo, tentata da Radio Araldo fece cilecca, per problemi tecnici, e probabilmente questo pes� nella fine dell�esperienza di Ranieri, che non riusc� a trovare i capitali per entrare nell�URI insieme alla Marconi (Radiofono) e alla �Societ� italiana radio audizioni circolari� (SIRAC) del gruppo Radio Corporation of America. Entrambe le compagnie erano straniere, ma il governo, nella convenzione stipulata il 26 novembre 1924 impose che tutta la dirigenza dell�URI fosse di nazionalit� italiana. Il 6 ottobre iniziarono ufficialmente le trasmissioni. La prima stazione era a Roma, a Parioli, a San Filippo, ed era costruita dalla Marconi. Alle ore 21 di quel 6 ottobre, Maria Luisa Boncompagni lesse il primo regolare annuncio della neonata radio: �Unione Radiofonica Italiana. 1-RO, stazione di Roma. Concerto sinfonico inaugurale�. Subito dopo Ines Viviani Donarelli, dallo studio romano di palazzo Corrodi, present� il primo programma con queste parole: �URI (Unione Radiofonica Italiana). 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d�onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguir� Haydn dal quartetto �Opera 7�, I e II tempo�. L�URI apr� altre due stazioni, a Milano e Napoli, l�anno successivo, ma gli abbonati erano solo 26.855. La diffusione del mezzo era ostacolata dal suo costo iniziale e dalle condizioni economiche del popolo italiano. Un apparecchio radio costava tremila lire, quando lo stipendio di un impiegato non arrivava a 500 e un dirigente forse guadagnava duemila lire al mese. Il governo fascista cerc� di aiutare la radio imponendo a ogni Casa del Fascio l�acquisto di un apparecchio, secondo lo slogan che ogni paese doveva avere la sua radio� un obbiettivo molto modesto che fu immediatamente surclassato puntando agli apparecchi popolari � la Radio Rurale e la celebre Radio Balilla � semplicemente abbattendo i costi di produzione, cosa ovvia per una tecnologia che andava rapidamente maturando. Gli apparecchi vennero diffusi dapprima nelle sedi ufficiali del Partito e degli organi sindacali, poi nelle scuole, infine nei locali pubblici. Nel 1928 l�URI diventa EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, societ� privata ma titolare di concessione pubblica monopolistica venticinquennale. Il ministero delle Poste e Telecomunicazioni si riservava la nomina dei consiglieri d�amministrazione. Nel 1931 nasce Radio Vaticana, voluta da Pio XI, e il 13 dicembre di quell�anno viene trasmessa la prima radiocronaca di un incontro di calcio: Italia e Ungheria, disputato a Torino. Il 13 ottobre del 1934 nasce il primo successo nazional-popolare: �I quattro moschettieri�, su testi di Nizza e Morbelli. Quello stesso anno si contavano 900.000 abbonati, ma in realt� i �radioamatori� erano pi� di otto milioni, anche grazie alla diffusione delle tecnologie per l�autofabbricazione degli apparecchi, la �radio a galena� (gi� nel 1922 il governo americano aveva diffuso dei manualetti per la realizzazione domestica di riceventi a galena affinch� ogni famiglia potesse avere la sua radio). Con la Guerra d�Etiopia nasce anche la radiocronaca. Quel conflitto fra imperi coloniali, che vedr� un effimero trionfo dell�Italia su quello etiope, sar� la prima guerra �raccontata in diretta� della storia. La radio del resto si prestava perfettamente a diventare uno strumento di propaganda. Il fascismo l�aveva capito imponendo subito il monopolio di Stato sui radiogiornali, ma anche altri regimi non erano da meno: Roosevelt, dal suo studio, ogni sabato faceva radiotrasmettere i �Discorsi del caminetto� al popolo americano, e la BBC durante la Seconda guerra mondiale vinse la guerra mediatica con gli avversari tedeschi e italiani, tanto a suon di verit� sull�andamento del conflitto, troppo spesso taciuto agli ascoltatori europei, quanto diffondendo bugie, ma con maggiore abilit�. L�ufficio marketing degli Alleati, insomma, funzionava meglio di quello del dottor Goebbels. Dopo la guerra, la radio italiana soffriva gli stessi problemi del resto del paese: spezzettamento in tronconi causato dalla guerra civile, distruzioni belliche, impoverimento, obblighi da parte alleata. Ma proprio gli occupanti favorirono la rinascita dell�informazione in Italia, beninteso nel loro interesse. Gi� nel 1944 l�EIAR cambia nome e diventa RAI, Radio Audizioni Italiane. Un altro decennale tondo, dunque, per i nostri mass media. Nel 1950 la riforma del sistema radiofonico stabilisce la creazione di tre reti: Nazionale, Secondo e Terzo. L�anno successivo venne trasmessa in diretta la prima edizione del Festival di Sanremo. Nel 1952 inizi� la programmazione notturna � prima le radio cessavano le trasmissioni �per far riposare le valvole� � con la trasmissione �Notturno italiano�, che continuer� fino al 2011. Nel 1959 nasce �Tutto il calcio minuto per minuto�, una delle trasmissioni pi� popolari della radio italiana, tuttora in onda. Negli anni Sessanta, con il transistore, la radio diventa piccola e portatile. Cambiano i programmi anche per differenziarsi dalla TV. Il Sessantotto apre a nuovi generi musicali e nascono programmi di intrattenimento nuovi, come �Bandiera gialla�, �Per voi giovani� e �Alto gradimento� della coppia Renzo Arbore-Gianni Boncompagni. Nel 1969 nasce anche il primo talk radiofonico: �Chiamate Roma 3131�, prima linea diretta con gli ascoltatori. Con gli anni Settanta nascono le prime �radio libere�. Si apriranno contenziosi con la RAI, che alla fine dovr� cedere, nel 1976, il monopolio. Le radio private, nonostante fossero pirata, erano gi� oltre 400. Nel 1978 erano gi� 2.800. Fenomeno tipicamente giovanile, con emittenti in modulazione di frequenza (FM), avranno una connotazione soprattutto di sinistra. Con gli anni Ottanta, a imitazione dei fenomeni provenienti dagli USA, inizieranno a trasmettere anche radio commerciali: Radio Deejay, Radio Italia e Radio Italia Network. L�arrivo di internet ha infine creato la fusione fra radio e TV, con gli spettacoli radiofonici trasmessi in diretta web. Altro che �Video killed the radio star�� Le stelle della radio sono diventate loro i protagonisti del video. Ma intanto, la radio, la vecchia radio scompare. Sostituita dal digitale, che promette un suono pulito, sempre perfetto. Basta col puntare l�antenna, girare di pochi secondi di grado la manopola per desintonizzare la stazione, chiedere all�altra persona nella stanza di spostarsi perch� �fa interferenza�. Il DAB supera tutto questo. Ma come ogni progresso, ha la sua luce e la sua ombra. La radio ora dipende da un provider internet. Pu� essere spenta a distanza con un clic, come tutto ci� che � digitale, dai nostri soldi ai nostri diritti di cittadinanza. Speriamo non si debba mai tornare alle radio clandestine. Ma nel frattempo, teniamoci stretti gelosamente i nostri vecchi apparecchi analogici a pile. Non si sa mai. Giorgio Vasari: le vite degli altri (di Maria Leonarda Leone, �Focus Storia� n. 212/24) - Il 27 giugno 1574 moriva il pittore e architetto, che divent� il leggendario biografo dei grandi geni della sua epoca. - C�� chi colleziona farfalle, francobolli o schede telefoniche. Giorgio Vasari invece collezionava vite di artisti. No, non era un efferato serial killer, piuttosto uno zelante raccoglitore di fatti curiosi. Ed � grazie alla sua penna se, tra i non addetti ai lavori, Giotto � diventato famoso come l'artista capace di tracciare una circonferenza perfetta a mano libera, Leonardo da Vinci come uno che lasciava spesso le opere a met� e Michelangelo Buonarroti come il genio tirchio che si separ� dai suoi stivali di pelle di cane soltanto quando gli si incollarono alla pelle. Vasari raccolse infatti aneddoti divertenti, vizi e virt�, pregi e difetti veri o presunti di oltre 160 tra coloro che riteneva i principali artisti vissuti a cavallo tra Medioevo e Rinascimento, in quella che oggi � la sua opera pi� famosa: Le vite de' pi� eccellenti pittori, scultori et architettori. Senza di lui, come avremmo fatto? A quali altre fonti altrettanto ricche ci saremmo potuti appellare? � presto detto: a nessuna, perch� all'epoca non ne esistevano. Il suo fu il primo libro di storia dell'arte mai scritto, la prima raccolta di biografie di artisti e, per secoli, anche l'unica fonte di notizie su di loro e sulle loro opere. �Le Vite hanno influenzato il modo in cui si pensa all'arte e alla storia in generale, si organizzano i musei e vi si espongono le opere, si scrivono e si leggono le biografie, si guarda alle vicende di celebri personaggi storici per capire perch� si sono comportati in un certo modo e perch� hanno preso decisioni che hanno cambiato il nostro mondo�, affermano gli storici Noah Charney e Ingrid Rowland, nel loro saggio Vasari. Il collezionista delle vite dei grandi artisti (Mondadori). L'idea del libro che lo avrebbe reso celebre come il �padre della storia dell'arte� ebbe origine una sera del 1545, durante una cena con il cardinale Alessandro Farnese. Che cosa ci faceva a Napoli, all'aristocratica tavola di un alto prelato, un toscano della classe media che di professione non faceva il biografo, bens� l'artista? Per rispondere a questa domanda, bisogna tornare al 30 luglio 1511, quando l'eclettico scrittore delle Vite venne alla luce ad Arezzo. Pittore, architetto e disegnatore dotato, anche se forse un po' snobbato dai moderni storici dell'arte, nacque in una famiglia di abili e colti artigiani. Fu per� il prozio ad avallare le sue inclinazioni artistiche, spingendo il padre ad assecondarne la passione per il disegno: �Impara, parentino�, gli sugger�. E Giorgino fu abbastanza saggio da seguire il consiglio. Il salto di qualit� arriv� nel 1524, quando, grazie a un mix di conoscenze, talento e fortuna, si trov� catapultato a Firenze, al seguito del tutore dei rampolli di casa de' Medici, Ippolito e Alessandro. Con loro Vasari complet� gli studi umanistici, ma non dimentic� il primo amore, con cui intensific� la frequentazione andando a bottega prima dal pittore Andrea del Sarto, poi dallo scultore Baccio Bandinelli. Per lui furono gli anni pi� felici, prima di rimanere orfano di padre: allora, per mantenere la famiglia, fu costretto ad adattarsi a ogni frustrante commissione ad Arezzo, finch� Ippolito, ormai cardinale, lo chiam� nell'Urbe. Era il 1531. �La decisione di riportare Vasari fra i Medici a Roma non fu solo un atto di carit� verso un vecchio amico; Ippolito doveva aver capito che l'ex compagno di studi aveva ambizione, talento ed energia, e che il suo successo in arte avrebbe dato vanto a entrambi�, notano Charney e Rowland. E lo stesso, evidentemente, pensava suo cugino Alessandro: quando il cardinale divent� legato pontificio in Ungheria, il neo-duca di Firenze fu rapido ad accaparrarsi i servigi dell'ambito pittore. Allora l'aretino diede prova per la prima volta del suo instancabile zelo lavorativo (da molti colleghi definito piuttosto �follia�): per portare a termine due dipinti prima di lasciare l'Urbe, si spalm� olio di lucerna sugli occhi, cos� da essere costretto a tenerli aperti anche quando era vinto dal sonno. Insomma, se pure non poteva essere definito il migliore dei pittori, di certo era uno dei pi� affidabili. Lo dimostr� ancora nel 1536, con un'altra commissione a scadenza ravvicinata: le decorazioni per l'arrivo a Firenze dell'imperatore Carlo V d'Asburgo. Il tour de force lo lasci� stremato al punto che, appena fin�, entr� barcollando in una chiesa, si stese su un fascio di fronde e si addorment�. La notizia giunse ad Alessandro de' Medici, che si affrett� a mandare dei servi a svegliare l'amico. Quando gli si present� ancora scompigliato e con gli occhi gonfi di sonno, lo apostrof� divertito: �La tua opera, Giorgin mio, � per fin qui la maggiore, la pi� bella e meglio intesa e condotta, pi� presto al fine che queste di questi altri maestri [...]. E ora, che � tempo che tu stia desto, e� tu dormi?�. In effetti tanto sveglio non doveva essere, il giovane aretino, se si accorse quanto fosse ignobile e ipocrita l'ambiente di corte solo quando entrambi i suoi mecenati caddero vittime, uno dopo l'altro, degli intrighi e dei giochi di potere. Era il 1537: in cerca di una cura per l'anima, Vasari lasci� la famiglia de' Medici per quella dei frati dell'eremo di Camaldoli. Nella primavera dell'anno successivo, quando ormai si era trasferito a Roma da qualche mese, il nuovo duca Cosimo I lo invit� a tornare a Firenze: rifiut�. Allo �stipendio fisso� prefer� la libert� di una vita da freelance dell'arte. Desideratissimo dai mecenati, frequent� tutte le pi� importanti citt� d'arte, inclusa Napoli. Ed � l� che lo ritroviamo dove l'abbiamo lasciato, nel bel mezzo della cena col cardinal Farnese. Quella sera, il biografo Paolo Giovio dichiar� di voler aggiungere al suo libro degli Elogi degli uomini illustri un trattato che parlasse di artisti. �Finito che ebbe il Giovio quel suo discorso�, racconta Vasari nell'autobiografia, �voltatosi a me, disse il cardinale: �Che ne dite voi, Giorgio, non sar� questa una bell'opera e fatica?�. �Bella, monsignor illustrissimo, se il Giovio sar� aiutato da chi che sia dell'arte a mettere le cose a' luoghi loro et a dirle come stanno veramente��. Detto fatto, si trov� coinvolto nella raccolta del materiale per le Vite: all'inizio solo in veste di esperto, poi nel ruolo di autore. Nel buttar gi� l'opera, pubblicata nel 1550, Giorgio Vasari si ispir� a salaci raccolte biografiche di epoca classica, come le Vite parallele di Plutarco (I secolo d.C.) e le Vite dei Cesari di Svetonio (II secolo d.C.). Soprattutto, forse senza rendersene conto, concep� un nuovo modo di studiare l'arte: convinto che per meglio comprenderla occorresse conoscere la vita di coloro che quell'arte l'avevano creata, oltre ad analizzarne e interpretarne le opere, si procur� racconti e memorie familiari degli artisti, documenti d'archivio, lettere e contratti. �Fu lui il primo autore a prendere in considerazione i movimenti artistici, le catene di influenza da maestro ad allievo, oltre al legame fra la biografia personale di un artista, le sue convinzioni e la sua produzione�, confermano Charney e Rowland. E il pubblico gli diede ragione: il libro, anche se smaccatamente filotoscano nella scelta dei soggetti, vendette bene, rendendo orgogliosi i Medici. Tanto che, nel 1554, Cosimo I, a cui l'opera era stata dedicata, offr� a Vasari un posto fisso a corte e uno stipendio di trecento scudi, impressionante per l'epoca. E stavolta l'aretino accett�. Poco gli importava che gli artisti fiorentini lo considerassero sempre un provincialotto: bench� ultracinquantenne, pi� attivo che mai comp� in quegli anni le sue maggiori prodezze artistiche. Tra le altre, il rinnovo del vecchio palazzo della Signoria (1554) e del Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio (1555-1572), in cui realizz� anche l'affresco reso famoso dal cartiglio �cerca trova� (secondo alcuni riferito alla presenza di un sottostante affresco di Leonardo da Vinci); la costruzione degli Uffizi (1560) e del cosiddetto Corridoio vasariano (1565); la redazione della seconda, pi� ampia, edizione delle Vite (pubblicata nel 1568). Al culmine della fama, da Roma anche papa Pio V cominci� a tirarlo per la giacchetta. Cos� Vasari si trov� ad affrontare, negli ultimissimi anni della sua vita, lunghi viaggi fra le due citt�: da una parte, era alle prese con la decorazione pittorica della cupola di Brunelleschi nel duomo fiorentino, e dall'altra con l'affresco di una parete della Sala Regia del Palazzo Apostolico. Nonostante la motivazione fortissima, il suo corpo cominci� a indebolirsi. �Non vo' pi� gloria. Non vo' pi� roba neanche pi� fatica e travaglio. Lodo il Signore di questi onori, e volentieri me ne torner� a godere quel poco che io ho�, scrisse all'amico filologo Vincenzo Borghini il 16 aprile 1573, quando Filippo II, il re di Spagna, gli offr� un posto a Madrid e uno stipendio regale. Forse aveva saputo dal collega Tiziano che raramente Filippo manteneva le sue generose promesse, o forse aveva semplicemente percepito l'approssimarsi della fine. Mor� infatti l'anno dopo, a 63 anni. E anche se non amava lasciare le cose a met�, non riusc� a completare la decorazione della cupola fiorentina: non c'� olio di lucerna che tenga contro il sonno eterno. Tanti pregi, qualche difetto Nonostante la loro innegabile importanza per la nascita e lo studio della storia dell'arte, le Vite hanno altrettanto innegabili difetti. Prima di tutto gli errori: a volte non voluti, a volte frutto di una vera e propria manipolazione delle notizie. Come quasi ogni biografo, infatti, Vasari pecc� di scarsa obiettivit�. La sua ansia di promuovere la propria citt� di adozione e il suo amico Michelangelo confinarono a un ruolo marginale molti grandi artisti stranieri, come Albrecht D�rer. Altri invece li sottovalut�, ignor� o scredit� (tra i primi Perugino e Duccio di Buoninsegna, tra i secondi Baccio Bandinelli e Andrea del Castagno), solo perch� non soddisfacevano i suoi requisiti stilistici o le sue personali simpatie. Non � un caso se Benvenuto Cellini fin� relegato tra gli artisti minori: aveva definito Vasari �l'empio e crudele botolo� e preso in giro per le sue �sporche manine� di cui �non si tagliava mai l'ugna� per grattare in continuazione la sua estesa psoriasi. Si celebra cos� Arezzo, la citt� natale di Giorgio Vasari, si appresta a celebrare il 450-esimo anniversario della scomparsa del suo illustre cittadino (27 giugno 1574) con un lungo palinsesto di eventi dedicati, raccolti sotto il titolo Arezzo. La citt� di Vasari. Il percorso si articoler� in 10 mostre iniziate a maggio e proseguono fino a febbraio 2025 coinvolgendo musei, biblioteche e archivi aretini. La citt� rende invece omaggio al poliedrico artista con il ciclo di conferenze organizzato dall'Accademia delle arti e del disegno di Firenze, Giorgio Vasari 1574-2024: l'apogeo della fama, che fino a novembre affronter� aspetti diversi della multiforme personalit� vasariana.