Novembre 2024 n. 11 Anno IX Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 c.c.p. 853200 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Consumismo: Buzzati fu profeta Eravamo tutti indesiderabili C�� anche l�effetto nocebo Gli Ateniesi di Aristofane Il mito di �Giovent� bruciata� Consumismo: Buzzati fu profeta (di Massimo Fini, �Il Fatto Quotidiano� 28 Agosto 2024) In uno dei suoi racconti (�Era proibito�) Dino Buzzati (scrittore e giornalista nato a San Pellegrino di Belluno il 16 ottobre 1906 e morto a Milano il 28 gennaio 1972) immagina che sia bandita la poesia, cascame di un mondo che non c�� pi�, assolutamente improduttiva. Scrive Buzzati: �produrre, costruire, spingere sempre pi� in su le curve dei diagrammi, potenziare industrie, commerci, sviluppare indagini scientifiche rivolte all�incremento della efficienza produttiva, convogliare sempre maggiori energie nella progressiva espansione dei traffici� tecnica, calcolo, concretezza merceologica, tonnellate, metri, mercuriali, valori del mercato�. Il libro � stato pubblicato nel 1958, ma evidentemente Buzzati aveva elaborato questi pensieri gi� parecchio tempo prima. Anticipa quindi la societ� dei nostri giorni, quella che stiamo vivendo. Allora una controreazione era di l� da venire, come erano di l� da venire il WWF e simili che per� hanno del problema una visione settoriale, direi miope, perch� l�unico oggetto del loro interesse � l�ecologia che � solo una parte, e nemmeno la pi� importante, di una questione gigantesca che ci preme addosso. Del resto tutti gli ecologismi, con la loro pretesa di abbattere l�eccesso di anidride carbonica che ci ammorba sono e saranno sempre inutili fino a quando continueremo a produrre, con progressione suicida, quello che stiamo producendo. Insomma bisognerebbe scaravoltare il paradigma �Produci, consuma, crepa� per dirla con i CCCP. � un cambio di modello che si impone e che va capovolto finch� siamo ancora in tempo. Oggi siamo al paradosso che non produciamo pi� per consumare ma consumiamo per poter produrre. Anomalia che era stata gi� notata nel 1700 da Adam Smith che pur, insieme a Ricardo, � uno dei padri di questo modello. Scrive Smith: �Il consumo � fine e scopo di ogni produzione e l'interesse del produttore dovrebbe essere considerato solo nella misura in cui esso pu� essere necessario a promuovere l'interesse del consumatore. Questa massima � cos� chiaramente evidente di per se stessa che sarebbe assurdo cercare di spiegarla. Ma nel sistema mercantile l'interesse del Commercio � quasi costantemente sacrificato a quello del produttore: e tale sistema sembra considerare la produzione, e non il consumo, come il fine e lo scopo definitivo di ogni attivit� (Adam Smith, La ricchezza delle Nazioni). Per consumare sempre di pi� l�individuo � costretto a lavorare sempre di pi�. E a questo proposito c�� un�altra interessante annotazione di Buzzati nel racconto intitolato �Il problema dei posteggi�. Scrive Buzzati osservando la pletora degli uomini e delle donne che si recano al lavoro ogni mattina �con la miserabile ansia degli schiavi, uomini e donne, formicola gi� per le strade del centro, anelando a entrare il pi� presto possibile nella sua prigione quotidiana. Seduti ai tavoli e ai deschetti dattilografici, un poco curvi, �migliaia e migliaia, costernante uniformit� di vite, che dovevano essere romanzo, azzardo, avventura, sogno�. � la stessa sensazione che provo anch�io quando alla mattina sul lunghissimo viale della Liberazione vedo l�interminabile fila di macchine, con a bordo uomini ma anche donne, che vengono dall�estrema periferia o dall�hinterland e si dirigono verso il centro. Per far cosa? Per andare a consegnarsi, come prigionieri, in qualche ufficio. Non c�� niente da fare, siamo, come scrive Nietzsche, degli �schiavi salariati�. Eravamo tutti indesiderabili (di Andrea Masala �Prometeo� n. 167/24) - Ma molto desideranti, come � poi stato saggiamente scritto. Sessant'anni fa usciva la prima edizione di �L'uomo a una dimensione� di Herbert Marcuse. Un saggio critico sulla societ� dei consumi che ha inciso profondamente nell'immaginario collettivo e nei comportamenti politici di un'intera generazione di studenti. Una ribellione giovanile durata circa un decennio e attiva su entrambe le sponde dell'Atlantico. - �Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libert� prevale nella civilt� industriale avanzata, segno del progresso tecnico�. Herbert Marcuse Cos�, con una sassata, sessanta anni fa, 1964, arriva L'uomo a una dimensione di Herbert Marcuse (Berlino, 19 luglio 1898 � Starnberg, 29 luglio 1979). In questo incipit, come succede nelle grandi opere, c'� tutto: la critica della tecnica del suo vecchio maestro Heidegger unita alla dialettica del suo grande maestro Hegel, la non-libert� come momento del negativo, la critica del progresso industriale come progressiva alienazione del giovane Marx. Il libro chiude invece con una citazione diretta di un compagno francofortese di Marcuse, Walter Benjamin: �� solo per merito dei disperati [letteralmente i senza speranza ndr] che ci � data una speranza�. Come noto, il libro ebbe una vasta eco tra i movimenti americani degli anni Sessanta e nel �68 mondiale�, ma a rileggerlo conserva una potenza dirompente anche per l'oggi, forse � perfino pi� necessario di allora. Ma per rileggere e ragionare su ci� che c'� tra incipit e finale conviene fare qualche passo indietro per focalizzare la figura del suo autore. Hegel, Marx e Freud sono la trinit� di Marcuse, il metodo dialettico (Hegel) e i concetti di alienazione (Marx) e repressione (Freud), sono le basi delle sue riflessioni filosofico-sociali e politiche. Altrettanto importanti nel suo percorso sono la collaborazione con la cosiddetta Scuola di Francoforte e l'esilio, dopo l'avvento di Hitler, negli Stati Uniti, in una societ� diversa da quella europea dove il nesso democrazia-consumi-libert� era ad un punto molto pi� avanzato rispetto al vecchio continente. La Scuola di Francoforte (Istituto per la Ricerca Sociale) era stata fondata per documentare ed analizzare tutto quanto concerneva il movimento operaio, allora poderoso vettore dell'ingresso delle masse nella sfera pubblica e principale attore delle trasformazioni sociali europee. L'Istituto pertanto era vicino alle organizzazioni sindacali e politiche operaie (lo stesso Marcuse era stato iscritto alla SPD, che abbandon� dopo la Prima Guerra Mondiale e l'assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht) e diretto da Max Horkheimer e Theodor Adorno, autori de Dialettica dell'Illuminismo. Questa generazione di studiosi condivide con altri intellettuali e militanti europei una doppia delusione: il fallimento delle rivoluzioni in occidente e la progressiva involuzione burocratica e repressiva della rivoluzione russa. Non � un caso che proprio nei paesi dove la rivoluzione era sembrata pi� vicina (Germania, Italia e Ungheria) si svilupparono le coscienze intellettuali pi� profonde, ognuna a suo modo tragica: Gramsci, Lukacs, Bloch, Marcuse, Adorno, Benjamin e altri sono costretti a ragionare, chi dal carcere, chi dall'esilio, sulla sconfitta e sulla forza dell'egemonia del nazi-fascismo, sulla mobilitazione reazionaria delle masse. E insieme a questo dovettero affrontare, chi con pi� chi con meno coraggio e lucidit�, la fine della spinta propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre, non fuori tempo massimo ma �in diretta�. I Francofortesi ebbero per� anche la possibilit� di analizzare le societ� democratiche del Dopoguerra, iniziando proprio dagli Stati Uniti, cosa impossibile per Gramsci morto nel 1937 o per Lukacs residente oltrecortina. Tutti costoro comunque avvertono che il marxismo tradizionale, sia nella versione �riformista� europea che in quella �rivoluzionaria� russa, non � pi� adatto alle nuove condizioni socio-politiche degli anni 30, tanto che tutti costoro cercano di ripartire anche da Marx ma per sviluppi diversi. I Francofortesi cominciano cos� una lettura originale della crisi europea e occidentale: il nazi-fascismo non � il trionfo dell'irrazionale ma al contrario il punto pi� alto della tecnica e della razionalit� applicate alla distruzione e alla repressione. In questo senso � una dialettica dell'Illuminismo: il rovesciamento dei Lumi, la Ragione che da forza di liberazione si fa potentissimo strumento di oppressione. Questo nucleo teorico � alla base delle successive riflessioni di Marcuse, imprescindibile per capirne gli sviluppi. Si parte dal nesso tra Ragione e Natura: per loro la storia della civilt� � storia di dominio. Dominio di classe, dell'uomo sulla donna, del collettivo sull'individuo. Ma il dominio pi� profondo � quello dell'Uomo sulla Natura: l'uomo, soggetto naturale, si estranea dalla natura (si fa spirito nella filosofia classica tedesca) per dominarla. Irrigidendosi come altro dalla natura, l'uomo lotta contro gli istinti naturali, reprime la sua natura, la sua essenza naturale. Per dominare la natura esterna deve dominare anche la sua natura interna, la sua essenza naturale. Repressione che gli � necessaria per alienarsi (essere altro) dalla natura e dominarla, ma questo tentativo � destinato al fallimento, perch� la sua essenza naturale ritorna, perch� questo Spirito che si crede altro dalla Natura, � pur sempre natura. Questa lotta � una autofagia. Dovendo dominare la Natura (mondo irrazionale dove ricadono i soggetti irrazionali da dominare: la donna, il servo, il colonizzato, l'animale, il folle, il bambino) la societ� occidentale produce meccanismi di dominio e controllo sotto cui ricade l'uomo stesso. Prima con le scienze naturali (darwinismo), poi con le scienze sociali (positivismo) e infine con l'amministrazione (burocratismo), il mondo occidentale sottrae autonomia e libert� all'individuo, impedendone l'autodeterminazione. Al posto della sua autonomia, l'individuo trova meccanismi efficienti che determinano la sua vita, meccanismi figli di un logos reificato, di una ragione illuminista in negativo. Pi� o meno negli stessi anni Max Weber ragiona con accenti solo in parte diversi sulla burocrazia. Queste riflessioni sono alla base di due testi fondamentali di Marcuse, Eros e civilt� e appunto L'uomo a una dimensione. Il primo esce nel 1955, col sottotitolo di Contributo a Freud, e rivoluziona le riflessioni sul padre della psicanalisi. Marcuse analizza la societ� americana ibridando Marx e Freud, in particolare il giovane Marx e il Freud del Disagio della civilt�. Come noto in quest'opera il padre della psicanalisi vede la civilizzazione come un progressivo dirottare gli impulsi sessuali, libidici, verso altre manifestazioni: il lavoro, l'arte, la politica, la legge. E lo vede come un dato ineluttabile della civilt�: senza questo disagio dovuto alla repressione degli istinti, la societ� non sarebbe possibile. Per Marcuse il disagio � dovuto invece a una particolare organizzazione irrazionale della societ�, tecnica e capitalistica (ancora Marx con Heidegger). Freud avrebbe scambiato una fase della storia caratterizzata da una divisione ineguale di lavoro e ricchezza con un elemento strutturale. Proprio su questo punto Marcuse si allontana dalle teorie di Erich Fromm (altro francofortese che lavorava ibridando Marx e Freud), ritenute conciliative in quanto cercano di curare le nevrosi non cogliendone le potenzialit� sovversive. Marcuse non si nasconde che un certo principio di realt� sia almeno in parte necessario come repressione del principio di piacere (in questo rifugge dalle scorciatoie alla Reich e riconosce con Freud la necessit� che il principio di realt� si strutturi nella psiche infantile per permetterci la convivenza), ma aggiunge la domanda: a quale realt� devo sacrificare il piacere? A tutta la realt� cos� come la trovo oppure posso immaginare (ecco l'immaginazione al potere) di cambiarne alcuni aspetti? Cos� individua un altro livello di oppressione del tutto non necessario: il principio di performance, ci� che il nostro ruolo sociale ci obbliga a fare pur contro i nostri desideri. La societ� in cui sono inserito si aspetta da me una precisa prestazione per il ruolo che ricopro, richiede di conformarmi a questi ruoli e di reprimere ogni pulsione alternativa. Pirandello aveva gi� drammatizzato questa intuizione, concettualizzandola per� come universale e non storicamente determinata. Se per Pirandello non � possibile uscire dai ruoli sociali, se per Freud il disagio � strutturale, Marcuse vede invece possibili squarci di liberazione: la societ� moderna non � caratterizzata dalla scarsit� delle risorse, non siamo necessitati a questa divisione del lavoro, proprio lo sviluppo economico-sociale potrebbe permettere la possibilit� della liberazione. Se questa non avviene � per la capacit� di irretimento del sistema nel meccanismo produzione-consumo. Il principio di realt� per cui reprimere gli istinti di piacere vale per alcune cose fondamentali di base, ma c'� una repressione addizionale che non serve ai fini della civilt� tout-court, ma precipuamente ai fini del dominio tecnico e capitalistico. Da questa repressione addizionale l'eros pu� liberarsi e agire liberamente in ogni attivit� umana. Il lavoro, finalmente liberato dalla necessit�, sarebbe un'attivit� regolata anch'essa dal principio di piacere. �La lotta per Eros � una lotta politica� scrive nella prefazione del 1966, dopo l'uscita dell'Uomo a una dimensione e verso il 68. Questo principio-speranza, per dirla alla Bloch, distingue il lavoro di Marcuse da quelli pi� pessimistici degli altri francofortesi. Ma sar� proprio L'uomo a una dimensione il suo testo pi� pessimistico. In questo testo l'essere umano sembra impossibilitato a trascendere la propria dimensione sociale. Ha una dimensione e non ha possibilit� di uscirne. Le societ� industriali moderne sono in realt� totalitarismi mascherati. Di quell'eros che poteva liberarsi e liberare molteplici dimensioni della vita sembra non esserci traccia. Siamo iscritti in una dimensione senza uscite. Nella societ� americana degli anni 60 vede ormai la working class integrata, divenuta middle class. La classe antisistema nella lettura marxiana � oggi sistema, la societ� tecnologica ha diffuso un benessere corruttivo al quale i soggetti non sanno rinunciare. Insieme al benessere la societ� opulenta ha diffuso anche un allentamento del disagio della civilt� freudiano: ora alcuni istinti possono essere liberati, sono permesse o tollerate cose che prima non lo erano (pornografia, droghe...), sono possibili godimenti che fungono da desublimazione repressiva. Potremmo dire che qui Marcuse completa Gramsci con Freud: la societ� industriale mantiene la sua egemonia non solo tramite un lavoro sulle coscienze, ma addirittura agendo sull'inconscio. Non solo si convincono le masse che la loro condizione � accettabile, ma glielo si fa percepire inconsciamente. L'eclissi della critica nelle societ� neo-totalitarie � dovuta per Marcuse a questa percezione di soddisfazione: � impossibile concepire un ordine diverso, c'� una �chiusura dell'universo di discorso� per cui, come dir� pi� vicino a noi Mark Fischer �� pi� facile concepire la fine del mondo che la fine del capitalismo�. Marcuse sa di stare descrivendo la societ� americana dell'epoca, diversa da quelle europee, ma avverte che quella societ� � il destino di tutte le societ� industriali. Oggi sappiamo che aveva ragione, ma allora molti intellettuali europei non ne erano convinti. Dentro la democrazia affluente prevale la discussione affluente, dice, e dentro la struttura stabilita essa � tollerante in larga misura, tutti i punti di vista possono essere ascoltati: i comunisti e i fascisti, la sinistra e la destra, il bianco e il nero, i crociati delle armi e quelli del disarmo [...] l'opinione stupida � trattata come quella intelligente [...] la propaganda cavalca a fianco dell'educazione, il vero al falso. Questa tolleranza di tutto � giustificata con l'argomentazione democratica per la quale nessun gruppo o individuo possiede la verit�, nessuno sa con certezza cos'� giusto o sbagliato, bene o male, quindi qualsiasi opinione deve essere sottomessa al giudizio della gente (people). Ma questo argomento democratico, che Marcuse sembra condividere, necessita della premessa di un people informato, educato e capace di andare alle fonti delle conoscenze adeguate per decidere, e allo stesso tempo capace di autonomia di giudizio. Ma se i soggetti sono bombardati da un'infinit� di informazioni disparate e pilotate (non l'informazione unica dei vecchi totalitarismi), se le loro desublimazioni repressive sono legate e dipendenti da un sistema di distruzione e sfruttamento, non possono avere nessuna reale possibilit� di libera scelta. La chiusura dell'universo di discorso � la categoria sotto la quale Marcuse analizza il complesso meccanismo egemonico delle societ� industriali avanzate. Abbiamo cos� un universo chiuso in una dimensione in cui non c'� critica cosciente n� insoddisfazione inconscia per il sistema, in cui le vecchie classi rivoluzionarie sono integrate, in cui la critica sembra non avere pi� spazi n� necessit� di esistere. Perfino nell'URSS e nella Cina non vede alternative, proiettate anche esse verso i meccanismi della societ� industriale neo-totalitaria. Inseguono lo stesso modello di benessere, non ne hanno creato uno alternativo. � dunque davvero tutto chiuso? Tutto senza uscita? Non � cos�, non sarebbe Marcuse altrimenti. Certo � un testo analitico spietato, crudele, senza sconti. Sono gli anni della nascita di nuovi movimenti in tutto l'Occidente, diversi tra loro secondo le caratteristiche storiche e socio-culturali dei luoghi in cui nascevano. Ma tutti germogliavano dalla crisi delle sinistre tradizionali, legate al movimento operaio e ai suoi istituti. Queste nuove sinistre partivano dalla critica, che abbiamo visto gi� in Marcuse, all'integrazione della classe operaia o di alcuni suoi settori. Se in Italia si ricercavano nuovi operaismi, negli USA di Marcuse la sensibilit� prevalente � quella di una rivolta contro i conformismi, contro i ruoli in cui il benessere diffuso costringe, contro le vecchie gerarchie razziali e di genere. Sono gli studenti in tutto l'Occidente ad animare questi nuovi movimenti. Criticano la tecnologia come non neutrale e asservita a sfruttamento e guerra, uniscono le minoranze, soggettivizzano e politicizzano la condizione giovanile. Non hanno letto Marcuse per pensarla cos�, ma pensandola cos� lo leggono e leggendolo lo trovano incredibilmente affine e profetico, nonch� molto utile in quanto pi� sistemico e approfondito rispetto ai loro manifesti. L'incontro sar� proficuo per entrambi. Nel 1965 ci sono grandi scontri a Berkley, il movimento studentesco cresce, si intreccia a quello per i diritti civili, Marcuse vede che l'universo del discorso non � chiuso come credeva e appunto nel 1966 scrive quella prefazione molto politica ad Eros e civilt�. Gli squarci nel discorso chiuso li aprono i marginali: i neri, gli studenti, i disoccupati, gli homeless, i lumpen. Cio� non la classe operaia produttiva e sfruttata della tradizione marxiana, ma i soggetti non produttivi. Da queste considerazioni di Marcuse, molte delle nuove sinistre ne deriveranno che sono i marginali, i sottoproletari, i nuovi soggetti rivoluzionari. Marcuse per� non lo dice mai, vede quei settori pi� come delle avanguardie che riaprono l'universo discorsivo della critica, ma crede altrettanto necessario, pena la sconfitta, che sappiano coinvolgere i vecchi soggetti operai e sindacali in una riorganizzazione sociale complessiva. Come sono i soggetti fuori dallo sviluppo che possono animare la critica dentro le societ� industriali avanzate, cos� sono i paesi sottosviluppati e i loro movimenti guerriglieri che possono esercitare la critica rivoluzionaria da fuori. I Vietkong sono i compagni di lotta degli studenti americani. A Marcuse interessa la vita, il fluire dell'eros: i cambiamenti quotidiani nel vestirsi, nel creare relazioni, nel fruire dei prodotti culturali, li legge come critica al conformismo sociale, apertura, ricerca di altro. Certo trova superficiali e primitive molte rivendicazioni politiche, ma le osserva comunque con interesse come tentativi di uscita dall'unica dimensione. La Controcultura come rifiuto della societ� conformistica monodimensionale. In questo movimento nato dalla cultura beatnik Marcuse riversa lo sguardo del suo primo amore per le lettere (la filosofia venne dopo): � l'immaginazione che pu� riaprire il discorso. Se il logos filosofico � diventato uno strumento del totalitarismo col pensiero unico neopositivista e analitico per il quale non � possibile nessun trascendimento della realt�, allora al potere tocca mandarci l'immaginazione. C�� anche l�effetto nocebo (Ilpost.it) - Rispetto all'effetto placebo lo conoscono in pochi, eppure dice qualcosa sul modo in cui ci aspettiamo che succedano cose negative o poco piacevoli. - Tra gli spazi delle parole che state leggendo in questo momento sono stati inseriti particolari simboli non osservabili direttamente, ma che per come sono organizzati stimolano una specifica area del cervello causando progressivamente un forte senso di nausea. L�effetto inizia a essere percepito dopo una trentina di spazi, quindi dovreste iniziare a sentire un po� di nausea, oppure avete letto con attenzione il titolo e il sommario di questo articolo e non ci siete cascati. Tra le parole non ci sono strani simboli invisibili e tanto meno ne esistono in grado di causare la nausea, ma a volte la suggestione di un possibile effetto negativo � pi� che sufficiente per indurre una reazione e avere esperienza di quello che viene definito �effetto nocebo�. Come suggerisce il nome, questo effetto � l�esatto contrario del pi� conosciuto effetto placebo, che porta invece a pensare di avere benefici in seguito all�utilizzo di una particolare sostanza, anche se questa in realt� non fa nulla. � un fenomeno noto e studiato da tempo, diventato per esempio molto importante per valutare l�efficacia di un nuovo farmaco nella sua fase sperimentale, mentre l�effetto nocebo ha ricevuto meno attenzioni anche a causa dei problemi etici che pone la creazione di condizioni in cui si possa manifestare. Luigi XVI � famoso soprattutto per la fine che fece sulla ghigliottina qualche anno dopo la Rivoluzione francese a fine Settecento, ma quando era ancora re fu involontariamente protagonista dei primi esperimenti che portarono alla scoperta dell�effetto placebo e nocebo. Si era infatti fatto incuriosire dal �mesmerismo�, la pratica ideata dal medico di origini tedesche Franz Mesmer che sosteneva di poter alleviare i sintomi di varie malattie utilizzando dei magneti, in modo da condizionare il passaggio dei fluidi nell�organismo. Il mesmerismo oggi ci appare come ciarlataneria, ma con le ancora scarse conoscenze della fisiologia umana nel Settecento non suonava pi� implausibile di altre tecniche, come per esempio i salassi con le sanguisughe. Luigi XVI non era comunque convinto e, visto che la pratica spopolava a Parigi, istitu� una commissione per mettere alla prova il mesmerismo. A capo della commissione fu messo Benjamin Franklin, scienziato e politico statunitense, che all�epoca era ambasciatore degli Stati Uniti in Francia. Insieme al resto della commissione, Franklin organizz� una serie di esperimenti per provare a distinguere gli effetti sull�immaginazione di quelle particolari pratiche dagli eventuali effetti fisici. In uno degli esperimenti ai partecipanti veniva detto di essere sottoposti a trattamenti magnetici, anche se in realt� non lo erano. Il trattamento previsto da Mesmer non veniva quindi effettuato, eppure alcuni partecipanti mostravano lo stesso alcuni degli effetti indesiderati che venivano solitamente segnalati durante i trattamenti con i magneti. Nel documento finale, la commissione aveva quindi segnalato al re che i risultati solitamente attribuiti al mesmerismo erano in realt� semplicemente dovuti all�immaginazione dei pazienti, che si suggestionavano al punto da percepire alcuni degli effetti collaterali del trattamento. Gli esperimenti avevano quindi permesso di scoprire l�effetto nocebo, anche se all�epoca il termine non era ancora utilizzato. Il lavoro di Franklin e colleghi aveva poi mostrato come sia gli effetti negativi sia quelli positivi, cio� l�effetto placebo, potessero emergere in contemporanea in base alle aspettative dei pazienti. In altre parole, i pazienti si aspettavano di dover affrontare qualche effetto avverso nel corso del trattamento per arrivare agli effetti positivi, comunque frutto della loro immaginazione. Gli studi sull�effetto placebo si fecero via via pi� rigorosi nel corso dell�Ottocento, ma fu necessario attendere gli anni Trenta prima che emergessero elementi pi� chiari sul nocebo. Il medico statunitense Harold Diehl aveva notato che alcune persone segnalavano di avere degli effetti collaterali anche dopo l�assunzione di una sostanza che credevano servisse a qualcosa, anche se in realt� non faceva nulla. Mentre studiava il raffreddore comune, not� che alcune persone segnalavano di avere effetti avversi anche dopo l�assunzione di pillole a base di zucchero o di un finto vaccino. Negli anni dopo la Seconda guerra mondiale agli studi di Diehl si aggiunsero ricerche pi� articolate, nate spesso dall�osservazione dei pazienti che partecipavano ai test per verificare l�efficacia di farmaci e trattamenti. I volontari venivano di solito divisi in gruppi che ricevevano il vero farmaco o una sostanza che non faceva nulla, in modo da verificare gli eventuali benefici del farmaco rispetto a nessuna terapia. Oltre alla quota di chi segnalava di sentirsi meglio dopo l�assunzione del finto farmaco (effetto placebo), c�era quasi sempre qualcuno che diceva di avere patito gli effetti collaterali (effetto nocebo), dei quali magari aveva sentito parlare mentre veniva informato prima di accedere alla sperimentazione. Nel 1955 il medico statunitense Henry Beecher dedic� parte dei propri studi a quelli che defin� i �placebo tossici�, elencando gli effetti indesiderati segnalati pi� di frequente dalle persone che avevano assunto un placebo. La lista comprendeva mal di testa, nausea e secchezza delle fauci e indusse altri gruppi di ricerca a occuparsi della questione. All�inizio degli anni Sessanta il ricercatore statunitense Walter Kennedy utilizz� per la prima volta la parola �nocebo�, dal verbo latino �noceo� (�nuocere�) in contrapposizione alla gi� utilizzata parola placebo, in questo caso dal verbo latino �placeo� (�dare piacere, sollievo�). Kennedy scrisse che nocebo deve essere inteso come la risposta soggettiva di un individuo, come qualit� propria del paziente e non della sostanza che ha assunto. La definizione avrebbe ricevuto diverse modifiche e interpretazioni nel corso del tempo e ancora oggi � dibattuta, vista la difficolt� nel valutare cause e meccanismi dell�insorgere di effetti negativi non indotti direttamente da qualcosa. Le attuali conoscenze sui rapporti causa/effetto e sulle correlazioni nell�assunzione di farmaci, per esempio, suggeriscono che un placebo non contiene di per s� nessuna sostanza che possa causare un peggioramento dei sintomi di chi la assume o l�insorgenza di ulteriori malesseri. Di conseguenza, si tende a interpretare quell�insorgenza come il frutto di una reazione soggettiva dovuta alle aspettative da parte di chi ha assunto il placebo. Comprendere confini e caratteristiche dell�effetto nocebo non � comunque semplice. Alcune ricerche hanno segnalato che non ci sono elementi per ritenere che alcune persone siano soggette pi� di altre al fenomeno, cos� come non sono emersi elementi anticipatori tali da poter prevedere chi sia pi� soggetto all�effetto nocebo. Si � per� notato che fornire molte informazioni ai partecipanti alle sperimentazioni sugli effetti avversi, per esempio nel caso dei test su un nuovo farmaco, pu� contribuire a fare emergere una maggiore incidenza del fenomeno. Ridurre l�effetto nocebo fornendo meno informazioni sarebbe per� impensabile ed eticamente discutibile, considerato che chi si sottopone a una sperimentazione deve sottoscrivere un consenso informato. La recente pandemia da coronavirus ha comunque offerto un�opportunit� per effettuare test clinici su grande scala, tali da rendere poi possibili alcuni studi e analisi statistiche sui loro risultati. � emerso per esempio che il 72 per cento degli effetti avversi segnalati in seguito alla somministrazione di una prima dose fasulla del vaccino contro il coronavirus era riconducibile all�effetto nocebo. A differenza di un virus, l�effetto nocebo sembra abbia comunque qualche capacit� di trasmettersi da una persona all�altra semplicemente attraverso i comportamenti. Nel 1998 in una scuola superiore del Tennessee, un�insegnante segnal� di sentire uno strano odore in classe e dopo un po� di tempo inizi� ad accusare mal di testa, nausea e difficolt� a respirare. Alcuni degli studenti nella classe iniziarono ad avere gli stessi sintomi, cos� come altre persone che frequentavano la scuola. Circa duecento persone furono portate in ospedale per accertamenti, ma dagli esami non emerse nulla di strano, n� fu trovata alcuna sostanza nociva nella scuola tale da causare quei sintomi. L�insegnante si era convinta che ci fosse qualcosa di strano nell�aria e aveva trasmesso ad altri studenti quella convinzione. Questi ultimi, a loro volta, avevano �contagiato� altri compagni semplicemente sentendo di avere i medesimi sintomi. Era un caso di malattia psicogena di massa, condizione che secondo certi ricercatori pu� essere ricondotta ai meccanismi che si verificano con l�effetto nocebo. I casi di malattia psicogena di massa (quella che un tempo veniva anche definita �isteria di massa�) riguardano spesso particolari rituali e per questo alcuni antropologi utilizzano i concetti di placebo e nocebo per spiegare alcuni comportamenti. I riti che vengono per esempio eseguiti per �curare� o portare qualche tipo di benefici vengono indicati come �rituali placebo�, contrapposti ai �rituali nocebo� dove invece si effettuano rituali per procurare qualche danno per esempio nel caso di particolari rituali di �magia nera�. Razionalmente, la difesa migliore in questi casi � semplicemente non crederci, ma non � sempre semplice. Gli Ateniesi di Aristofane (di Salvina Elisa Cutuli, �Focus Storia� n. 182/21) - Aristofane � considerato l'inventore della satira sociopolitica. Ma le sue commedie non dovevano solo fare ridere: per lui il teatro aveva una missione educativa. - �Aristofane � il grande satirico, e io vorrei che la satira personale tornasse in voga anche da noi. Ci presenta le immagini pi� terribili della follia umana soltanto riflesse nello specchio ridente dello scherzo�. Nell'Ottocento il poeta tedesco Heinrich Heine celebrava cos� Aristofane, il padre della commedia greca che con parole affilate ha raccontato Atene, le sue contraddizioni e i suoi alti e bassi. Della vita del pi� noto commediografo classico si conosce davvero poco. Sappiamo che nacque tra il 445 e il 444 a.C.; che la sua infanzia e la sua giovinezza coincisero con l'et� d'oro di Pericle, l'uomo che guid� Atene per oltre trent'anni (461-429 a.C.); che la sua maturit� fu segnata dalla sconfitta della sua polis nella Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) e dal conseguente crollo del regime democratico. Nelle sue commedie - la prima (Banchettanti) la mise in scena da giovanissimo nel 427 a.C. - Aristofane, inventore della satira a sfondo politico e sociale e maestro del turpiloquio, alternava sottile ironia e parodia a tratti scurrile, combinando il lessico letterario a quello popolare o inventato. Le sue opere venivano rappresentate in occasione delle grandi feste in onore di Dioniso - le Lenee e le Dionisie - e per Aristofane erano l'occasione per immortalare pregi e difetti dei suoi concittadini. Per noi, oggi, sono come un album fotografico delle donne e degli uomini di 2.400 anni fa. Eccone alcuni �scatti�. Contadini: alla ricerca della pace - �Quante trafitte a questo cuore! Gioie n'ebbi poche, assai poche, due o tre; ma dispiaceri��. � il lamento pronunciato dal contadino Dice�poli all'inizio della commedia Gli Acarnesi, andata in scena nel 425 a.C., ossia nel bel mezzo della Guerra del Peloponneso. I contadini erano stanchi di quella condizione di conflitto permanente che penalizzava il loro lavoro. Costretti ad abbandonare i campi devastati dai nemici e senza aiuto, dovevano pagare tasse sempre pi� onerose. Il loro malcontento e il loro disperato desiderio di pace diventarono il soggetto di alcune commedie. Nella commedia La pace un certo Trig�o decide addirittura di fare da s�: raggiunge il cielo per ottenere il bene agognato direttamente da Zeus e riportarlo sulla terra. La pace era nata in un clima di speranza, dopo la firma della tregua tra le rivali Sparta e Atene siglata a Nicia nel 421 a.C.. Schiavi e padroni: il mondo alla rovescia - Quello che mette in scena Aristofane � spesso un mondo parallelo in cui la realt� viene ribaltata e gli schiavi possono prendersi gioco dei padroni. Accade per esempio nella commedia I cavalieri, andata in scena nel 424 a.C.. Come nella satira moderna, per comprenderne il significato bisogna conoscere il contesto. All'epoca Pericle, l'inventore della �democrazia all'ateniese� (un sistema con tanti esclusi, dove l'accesso alla politica era riservato ai cittadini maschi, liberi e adulti), era morto da cinque anni. La crisi politica che ne segu� consegn� il potere nelle mani dei rappresentanti di una classe sociale in grande spolvero, quella dei mercanti e degli artigiani. Tra questi c'era lo spregiudicato Cleone, da sempre rivale di Pericle. In questa commedia di Aristofane, il nobile Demo (personificazione del popolo) � succube del suo schiavo Pafl�gone (alias Cleone). Due servi (ovvero Demostene e Nicia, generali e politici del tempo), aiutati dal coro dei nobili (i cavalieri), aizzano contro di lui un nuovo politico che ottiene il potere e denuncia il malaffare di Pafl�gone/Cleone: �Tu divori i beni pubblici prima che vengano spartiti. E come fichi palpi, strizzi con le tue dita quanti debban render conti, per sentire quale � maturo, quale � acerbo�. I filosofi: una banda di corrotti - Nemmeno i filosofi scampavano alla satira. Aristofane conosceva molto bene le correnti intellettuali e artistiche che, in molti casi, attacc� e derise senza peli sulla lingua. Con Socrate, per esempio, ci and� pesante: lo accus� di astrazione intellettuale, di ateismo e corruzione dei giovani. Ne Le nuvole (rappresentata per la prima volta nel 423 a.C. con scarso successo) Aristofane auspica addirittura la condanna a morte del filosofo, anticipando di 24 anni ci� che avvenne nel 399 a.C., quando Socrate fu davvero processato - con l'accusa di non credere negli d�i tradizionali e di corrompere con le sue idee i giovani, spingendoli al disordine sociale - e condannato ad avvelenarsi bevendo la cicuta. � e i sofisti? Dei lazzaroni - Dopo le Guerre persiane (V secolo a.C.) Atene si era imposta come centro del mondo ellenico e subito vi confluirono filosofi, artisti e avventurieri, attratti dal mecenatismo di Pericle. Tra loro anche i sofisti che, ponendo l'uomo e l'individuo al centro della riflessione filosofica, misero in discussione i valori dell'epoca, le credenze antiche e la fiducia nelle bont� delle idee e delle usanze dei Greci. Ovviamente suscitarono una grande diffidenza, che Aristofane mise in scena nelle Nuvole dove fa litigare le personificazioni del Discorso Giusto (i valori tradizionali) e del Discorso Ingiusto (la spregiudicatezza dei sofisti). Aristofane � pessimista e fa vincere il secondo, con disastrose conseguenze. Nel battibecco il Discorso Giusto copre di disprezzo gli intellettuali ateniesi e il pubblico in teatro: �Discorso ingiusto: Allora dimmi, gli avvocati, che gente sono? Discorso Giusto: Rottinculo. DI: D'accordo. E i poeti tragici? DG: Rottinculo. DI: Benissimo. E i politici? DG: Rottinculo. DI: E gli spettatori, per la maggior parte, chi sono? DG: Sto guardando. DI: E che vedi? DG: Per gli d�i; la maggior parte sono rottinculo�. Se il potere fosse delle donne� - �Non esistono al mondo creature pi� sfrontate delle donne�, dice Aristofane. Nel suo mondo parallelo, infatti, la donna � ironica e geniale: si contraddistingue per l'abilit� nel rovesciare una realt� femminile cupa e triste. Nelle commedie Lisistrata ed Ecclesiazuse le donne comandano e gli uomini ubbidiscono. Nella prima, la protagonista Lisistrata, per mettere fine alla Guerra del Peloponneso, convince tutte le greche ad astenersi dai rapporti sessuali finch� non torner� la pace. Nella seconda, l'insofferenza alla guerra spinge le donne a sostituirsi agli uomini nella gestione del potere, dando vita a un nuovo governo fondato su ideali comunitari: tutto dovr� essere di tutti, dal denaro alla terra fino ai figli. E nella sfera sessuale saranno le donne a scegliere e gli uomini dovranno soddisfare prima le partner brutte e vecchie. Il popolo credulone: si merita gli insulti - Aristofane non sopportava la passivit� dei suoi concittadini, che giudicava creduloni, indifferenti agli intrighi della politica, indulgenti verso la corruzione, incantati dalla furbizia degli avvocati nei tribunali. Cercava quindi di scuotere il pubblico ateniese mettendolo di fronte alle conseguenze di una classe dirigente inetta: �Insultare la gentaglia non � una colpa, ma un servizio che si rende alla gente onesta�, diceva. Un esempio? Nella commedia Le vespe (422 a.C.) deride l'entusiasmo degli ateniesi litigiosi per la partecipazione alle giurie dei processi, contenti solo di emettere condanne e di percepire il compenso per la funzione di giurati popolari. I politici: la vera causa del declino di Atene - Aristofane fu un osservatore, coinvolto e angosciato, del declino politico-militare della sua Atene. Dopo la caduta del regime democratico, soppiantato con un colpo di Stato oligarchico nel 411 a.C., la polis fin� nelle mani di una ristretta cerchia di persone. Fu a questo punto che i Persiani si allearono con gli Spartani nella lotta contro Atene, costringendola alla resa nel 404 a.C.. Sparta non volle la distruzione di Atene, ma impose l'abbattimento delle mura, stabil� un presidio militare e scelse per la polis sconfitta una nuova forma di governo: il governo dei Trenta tiranni, che abol� ogni costituzione democratica e avvi� una dura repressione. Come era potuto accadere un simile disastro? Nella commedia Gli Acarnesi Aristofane risponde mostrando gli errori di politici incapaci, colpevoli di aver portato ad Atene la guerra e la decadenza morale. Inoltre si fa portavoce della gente comune, che proprio a causa della politica soffre un ambiente corrotto da cui tenta di sottrarsi, cercando rifugio in un mondo pi� puro, lontano dalla propaganda, come ne Gli uccelli. O con un ritorno al passato che possa risanare il presente, come nella commedia Le rane. Che novit�, il teatro! Una delle pi� straordinarie invenzioni degli antichi Greci fu proprio l�arte del teatro. A partire dal VI secolo a.C. si differenziarono tre diversi generi: la tragedia e (pi� tardi) la commedia e il dramma satiresco. Sorsero anche i primi teatri, che all�inizio erano semplici spiazzi con sedili in legno per il pubblico. In seguito diventarono strutture semicircolari, in pietra o marmo, adagiate su pendii naturali: al centro un�area adibita alla recitazione, formata dall�orchestra (lo spazio circolare) e dalla scena (la �quinta� verticale). I teatri si arricchirono poi di elementi che rendevano pi� elaborato lo spettacolo, come botole per gli �effetti speciali� e fondali decorati. Massima importanza fu data all�acustica, favorita dalla disposizione delle gradinate e dalla loro pendenza: ancora oggi gli spettatori possono udire perfettamente le parole provenienti dalla scena. Il mito di �Giovent� bruciata� (di Sissi Corrado, Cultursocialart.it) - Un film che, a quasi 70 anni di distanza, ha ancora molto da dirci. - Era il 1955 e Nicholas Ray dirige quello che rester� uno dei capolavori della cinematografia: �Giovent� bruciata�. Un film attaccato duramente dalla critica, anche italiana, perch� violento, sovversivo, sensuale e massacrato dalle censure dell�epoca. La storia � quella di tre ragazzi, alle prese con la societ� del tempo: Jim (James Dean) � un ragazzo che ha seri problemi familiari e il cui padre si lascia sovrastare dalla moglie; Judy (Natalie Wood) � una giovane i cui genitori non sanno dare affetto; Plato (Sal Mineo), vive con la governante di colore, perch� i genitori, separati, non lo vogliono con loro. Tre situazioni al limite che il film mette in evidenza come quella della giovent� �bruciata� che i tre frequentano. Lo spaccato di vita che viene raccontato, infatti, � ricco di ragazzi che cercano emozioni forti, che si sentono al di sopra delle leggi e degli altri. I contrasti sono sempre forti, tanto che, quando Jim si scontra con Buzz, per risolvere la rivalit� fra i due, si organizza una gara detta �chickle run� che consiste in una corsa automobilistica verso il margine del precipizio. Vince chi si lancia dall�auto nel punto pi� vicino al precipizio. Guardando il film, i dialoghi, gli atteggiamenti dei protagonisti, si pensa di stare in un gruppo di giovani di oggi: sprezzo del pericolo, voglia di dimostrare le proprie capacit�, voglia di mettersi in evidenza, ma anche gesti di bullismo, insieme a svariate problematiche che affiorano sempre prepotentemente dalle vicende raccontate. Il film, assolutamente da vedere, � caratterizzato da una serie di cose. Cominciamo con il dire che � il primo film che ha un personaggio gay maschile, interpretato dal giovane Sal Mineo, e che gli far� ottenere la nomination come miglior attore non protagonista agli Oscar del 1956. Qualcosa che per l�epoca era davvero una grande novit�, basta pensare al periodo e alla concezione che si aveva degli stessi. La presenza di Natalie Wood, attrice prodigio, che con questo film ottiene una nomination all�Oscar come attrice non protagonista, ma che sar� ricordata anche con una serie di film tra i quali citiamo �West Side Story�, �Splendore nell�erba�, �Strano incontro� e tanti altri ancora. Icona del cinema degli anni Cinquanta, che si contender� il primato con la bionda Sandra Dee. Per ultimo segnaliamo l�interprete principale, James Dean. Negli anni �50 � l�attore pi� amato, ricercato e ribelle. Quando arriva a girare questo film, ha all�attivo altri film, ma quelli che lo vedono protagonista sono �La valle dell�Eden� e un terzo che girer� subito dopo, �Il gigante� con Rock Hudson ed Elisabeth Taylor e nel quale l�attore rincontrer� Sal Mineo e Dennis Hopper, che avevano girato con lui �Giovent� bruciata�. Sono milioni i giovani americani che si identificano in lui, nel suo modo di vivere e nell�amore per le auto e le moto, facendolo diventare un idolo per ci� che riguarda il look e il suo atteggiarsi. E lo stesso capita per i personaggi che lui porta sullo schermo. Il tutto � durato, per�, troppo poco. James Dean muore un mese prima dell�uscita del film, il 30 settembre 1955 in un incidente stradale, ma ha continuato a vivere nel cuore dei tanti estimatori attraverso le sue pellicole. Il film � un cult movie, il cui titolo � diventato usuale nel linguaggio comune. Lascia per� un po� l�amaro in bocca per la sua nomea di film maledetto, vista la tragica fine dei suoi protagonisti. Di James Dean abbiamo ampiamente parlato. Sal Mineo fu assassinato nel 1976 a soli 37 anni, mentre Natalie Wood, mor� a 43 anni, annegando in circostanze non del tutto chiare nel 1981, mentre stava ritornando sulla scena cinematografica dopo la parentesi materna. Il successo del film, per�, ha viaggiato negli anni, tanto che nel 1990 � stato scelto per entrare nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso, dove vengono conservati i migliori film. Nel 1998, invece, � stato inserito dall�American Film Institute al 50� posto nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Nel 2014, invece, ritorna in sala con la copia concessa da Park Circus e restaurata da Warner Bros.