Marzo 2025 n. 3 Anno LV MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Virus alle porte Quelli che vanno� controcorrente Chi ha ucciso Malcolm X? Grana o parmigiano? A Lecco, sulle tracce dei Promessi Sposi Gianni Morandi, 80 anni e non sentirli Virus alle porte (di Elena Meli, �Focus� n. 387/25) - Dall�aviaria ai nuovi coronavirus, gli agenti infettivi che ci minacciano sono numerosi. Abbiamo imparato a difenderci? - Pu� bastare la visita in una caverna per avviare un'epidemia. Non � la trama di un film di fantascienza, ma quello che � successo in Ruanda, dove una delle febbri emorragiche pi� temute - il virus Marburg - ha gi� provocato oltre 60 casi e 15 morti: il �paziente zero� � infatti un uomo che � sceso in una grotta dove vive una specie di pipistrelli portatori del virus, che ha potuto cos� contagiare l'ospite umano di passaggio. Ma quanti sono i germi in agguato che potrebbero provocare epidemie, approfittando di varchi minimi come questo per diffondersi? E soprattutto, abbiamo imparato qualcosa da Covid-19? Saremmo capaci di evitare una nuova pandemia? I pericoli sono tanti, ovunque e non da oggi. Da qualche decennio la spinta alle epidemie � cresciuta e, in un recente rapporto, il Global Preparedness Monitoring Board - iniziativa dell'Organizzazione Mondiale della Sanit� e della Banca Mondiale - ha sottolineato che solo nel 2024 si sono gi� verificate 17 epidemie di malattie pericolose. Come spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Irccs Ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano: �La storia dell'umanit� � costellata di epidemie, basti pensare alla peste nera del '300 (le stime parlano di 25-30 milioni di morti in Europa, ndr) o alla pandemia influenzale del 1918. Negli ultimi anni per� sono aumentati gli elementi che facilitano la diffusione dei germi: la popolazione umana � cresciuta esponenzialmente e la maggioranza vive in megalopoli da milioni di abitanti che convivono in spazi ristretti, i viaggi sono pi� veloci e in poche ore un virus pu� fare il giro del mondo su un aereo, magari trasportato da una zanzara. A questo si aggiungono le tante guerre in corso, che favoriscono la comparsa di focolai epidemici, per il peggioramento delle condizioni igieniche delle popolazioni unito al crollo delle vaccinazioni e alla reticenza delle autorit� nel riferire eventuali allarmi sanitari. Non a caso, l'influenza spagnola del 1918 si chiama cos� perch� la Spagna, neutrale nel primo conflitto mondiale, fu la prima a parlare di quella malattia che decimava la popolazione. Con le attivit� umane, poi, abbiamo stravolto molti ambienti naturali: i focolai di virus Ebola in Africa, per esempio, sono spesso successivi a massicce deforestazioni. Senza contare gli allevamenti intensivi, in cui la vicinanza fra l'uomo e animali ammassati in condizioni igieniche spesso precarie favorisce il �salto di specie� dei virus�. Il fenomeno pi� temuto � proprio questo passaggio da un ospite animale a noi: il cosiddetto spillover si verifica quando un virus dei pipistrelli, degli uccelli o di qualsiasi altra specie ci contagia e diventa capace di trasmettersi da una persona all'altra. In quel momento scatta l'allarme. � quanto � avvenuto nei mesi scorsi negli Stati Uniti, quando il virus influenzale H5N1, chiamato aviario perch� di norma infetta i volatili, ha contagiato le vacche da latte e poi l'uomo. Stando ai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitensi, da aprile 2024 alla fine di ottobre i casi di influenza aviaria confermati sono 36, con 387 mandrie infettate in 14 Stati e 67 allevamenti di pollame o altri uccelli da cortile coinvolti. Se un virus proveniente dagli uccelli si diffonde nei mammiferi, la minaccia si avvicina perch� �questi animali hanno caratteristiche pi� simili alle nostre, e quindi anche noi potremmo diventare un bersaglio facile�, dice il virologo. Se poi il mammifero in questione � da allevamento, come una mucca, l'allarme � inevitabile per la stretta vicinanza anche fisica con la nostra specie. Inoltre, le nostre difese sono scarse e l'attuale vaccino non ci protegge. Infatti, H5N1 � diverso dai ceppi di influenza stagionale in circolazione; anche se, stando a un'indagine di ricercatori dell'Universit� di Hong Kong, essere stati esposti alla pandemia di influenza suina H1N1 del 2009 potrebbe conferire un certo grado di protezione. Tutto questo rende l'aviaria la principale �sorvegliata speciale� come possibile causa di una nuova pandemia, e sono gi� in atto piani di monitoraggio. Per esempio se ne traccia la diffusione cercando il virus e gli anticorpi contro di esso nel latte e nel sangue delle mucche (un metodo allo studio anche all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) e si lavora per sviluppare vaccini, per l'uomo e per gli animali. Negli Usa, il contagio si sarebbe diffuso fra le vacche per via dell'uso di attrezzature per la mungitura contaminate. Uno studio di Valerie Le Sage, del Center for Vaccine Research dell'Universit� di Pittsburgh, ha infatti dimostrato che H5N1 resta attivo almeno per un'ora su tali superfici e ci� potrebbe averne favorito il passaggio anche alle decine di allevatori colpiti. Il giallo si � infittito per� a inizio settembre, quando in Missouri � stata contagiata una persona che non aveva avuto contatti con mucche, suggerendo che il virus abbia trovato il modo per passare da persona a persona e quindi abbia le carte in regola per provocare un'epidemia su pi� ampia scala. I Cdc hanno chiuso il caso dopo aver tracciato i contatti del paziente, ammettendo di non aver scoperto la causa dell'infezione; nel frattempo ricercatori del Dipartimento dell'agricoltura Usa hanno osservato che, fra le vacche, il virus pare trasmettersi anche per via aerea, mentre Le Sage ha segnalato che il genoma virale � presente in abbondanza pure nel latte vaccino non pastorizzato, ma non � chiaro se ci� possa incidere sui contagi nell'uomo. Il virologo Brian Wasik, della Cornell University di Ithaca (Usa), rassicura: �Il virus dell'influenza � instabile e suscettibile al calore; per ucciderlo basta la pastorizzazione delle uova, che avviene a temperature inferiori rispetto a quella del latte�. Evitare il latte crudo quindi dovrebbe mettere al riparo. E a tranquillizzare c'� anche uno studio di Yoshihiro Kawaoka dell'Universit� del Wisconsin a Madison (Usa), che ha dimostrato che il ceppo che sta infettando le mandrie non ha un'elevata capacit� di trasmissione per via aerea fra i furetti, animali ritenuti molto pi� simili a noi e per questo usati nelle sperimentazioni sull'influenza. � una buona notizia, perch� come osserva Pregliasco, �il rischio di epidemie e pandemie � pi� alto con i virus che si trasmettono per via aerea, che sono meno controllabili e passano pi� velocemente fra le persone rispetto a quelli che contagiano attraverso lesioni cutanee, sangue o rapporti sessuali�. � il caso del virus Mpox, che ha preoccupato la scorsa estate, tanto da aver portato l'Oms a dichiararlo un'emergenza sanitaria pubblica. Gi� noto come �vaiolo delle scimmie� - perch� oltre a sintomi generali come febbre, dolori muscolari e stanchezza provoca lesioni cutanee come vescicole e pustole - ha provocato un'impennata di contagi in Africa con migliaia di casi e la comparsa di un nuovo ceppo, pi� aggressivo. Poi ha fatto capolino anche in Europa, con casi di importazione registrati in Svezia e Germania su persone che avevano viaggiato in Africa. �L'Europa resta a basso rischio di trasmissione per Mpox, per il quale peraltro esistono vaccini e possibili terapie antivirali; il problema con Mpox � riuscire a fronteggiarne i focolai in Paesi dove le condizioni di vita e le possibilit� di intervento sono peggiori, per far s� che non �sfugga di mano��, osserva Pregliasco. Ma i virus che potremmo importare dall'estero, anche tornando da viaggi esotici, sono diversi. �Dobbiamo soprattutto essere vigili, segnalare i casi sospetti e sapere che occorre andare subito dal medico, se abbiamo sintomi insoliti al ritorno da un viaggio in Paesi dove sono diffuse malattie come queste�, prosegue il virologo. �� quanto ha fatto, per esempio, un ragazzo tedesco rientrato dal Ruanda temendo di aver contratto un altro virus, il Marburg, che provoca febbri emorragiche e in media uccide un contagiato su due�. Il ragazzo, che � uno studente in medicina, � poi risultato negativo, ma il caso � da manuale: lui e la sua fidanzata hanno avuto sintomi sospetti dopo il volo di ritorno dall'Africa, sul treno che li riportava ad Amburgo, e hanno allertato subito i sanitari. Binari isolati, tracciamento dei contatti, ricovero tramite un trasporto specializzato: tutto � stato igienizzato subito. � cos� che dovremmo comportarci per gestire il rischio di epidemie e pandemie, a maggior ragione se c'� di mezzo un virus letale come Marburg. �� tuttavia difficile che questo virus possa provocare epidemie su larga scala, perch� si trasmette attraverso il contatto diretto con sangue o altri fluidi corporei�, specifica Pregliasco. Non si pu� dire lo stesso dei tanti coronavirus parenti di SARS-CoV-2, annidati in pipistrelli e non solo. Stando a una ricerca dell'Universit� di Sydney, gli allevamenti cinesi di animali da pelliccia, come visoni o volpi, sarebbero vere �autostrade� verso la nostra specie per nuovi agenti infettivi, visto che dei 125 ceppi virali identificati nei 164 animali analizzati ben 36 erano del tutto sconosciuti. I coronavirus inoltre sono tantissimi, si trasmettono per via aerea e il rischio che ne emerga un altro capace di provocare una pandemia esiste, al punto che, come spiega il virologo, �i nuovi piani pandemici dell'Oms sono stati modificati�. Prima di Covid-19 questi piani erano mirati alla gestione di virus influenzali, perch� si pensava che il pericolo venisse solo da l�, ma oggi sono stati corretti ed estesi a 48 diversi agenti, virali e batterici. �La pandemia dovrebbe avere insegnato l'importanza di condividere informazioni, di reagire in maniera coordinata ovunque, perch� le epidemie e le pandemie non hanno barriere�, conclude Pregliasco. �Speriamo quindi di essere pi� preparati a gestire la prossima, perch� com'era vero in passato, resta vero oggi: non dobbiamo chiederci se ci sar� una nuova pandemia, ma quando. Gli intervalli fra l'una e l'altra, storicamente, sono stati dai nove ai 40 anni circa: dobbiamo convivere con l'idea che si tratta di eventi possibili, cercando di ridurne il rischio. Per esempio migliorando le condizioni negli allevamenti di maiali, che si infettano con tutti i tipi di virus che cos� possono mutare e passare facilmente all'uomo, o contrastando le zanzare, vettore di tantissime malattie pericolose, dalla malaria al virus Zika, alla Dengue�. Quelli che vanno� controcorrente (di Raffaella Procenzano, n. �388/25) - Gli anticonformisti non si oppongono �a prescindere�. Ma utilizzano il pensiero critico per capire quale posizione prendere, superando i molti condizionamenti della societ� e perfino i propri pregiudizi, spesso imparati fin dall�infanzia - A tutti noi piace quella sensazione: essere unici, magari avere un'idea innovativa per la quale battersi, o dire qualcosa che attira l'attenzione degli altri perch� �fuori dal coro�, a volte stupire con un comportamento che suscita commenti e reazioni perch� poco comune. E questo indipendentemente dal fatto che poi gli altri seguano o meno il nostro esempio: essere guardati con un misto di curiosit� e ammirazione ci basta. Vorremmo insomma essere considerati originali, un po' speciali... in una parola: anticonformisti. Invece, diciamocelo, presi nell'insieme siamo tutto sommato dei gran �pecoroni�: nella vita di tutti i giorni ci conformiamo a decine e decine di comportamenti e idee senza battere ciglio. Non � colpa nostra: � il cervello che funziona cos�. Una volta appreso qualcosa (un modo di fare, un concetto) che secondo noi �funziona� tendiamo a ripeterlo senza pi� farci troppe domande. �La mente fa economia: non continua a mettere in discussione ci� che ha imparato e crea stereotipi e pregiudizi per assimilare in fretta la realt� che ci circonda�, fa notare Sara Rubinelli, docente di Comunicazione all'Universit� di Lucerna (Svizzera). �Senza queste scorciatoie mentali non riusciremmo nemmeno a uscire di casa la mattina, saremmo impegnati a considerare ogni aspetto per capire come vestirci�. Per questo, una persona che fa il contrario o una cosa molto diversa da ci� che ci si aspetterebbe da lei in quel contesto desta la nostra attenzione. Di pi�: proprio perch�, in generale, siamo conformisti, una voce fuori dal coro ci sembra sempre avere qualcosa da dire. Inoltre, chi critica la posizione della maggioranza pu� facilmente apparire pi� preparato su qualcosa, sembra insomma che la sappia lunga. E di sicuro lo consideriamo pi� coraggioso perch� andare contro il pensiero comune richiede di esporsi al giudizio altrui: �se ha il coraggio di farlo avr� ragione�, pensiamo. Come ha dimostrato in uno studio recente lo psicologo sociale Marc Heerdink, dell'Universit� di Amsterdam (Paesi Bassi), in generale chi si prende un rischio appare agli occhi degli altri come pi� degno di assumere un potere o una carica, soprattutto nelle situazioni competitive. In molte occasioni, dunque, siamo disposti a seguire di pi� chi va controcorrente, o perlomeno ne ammiriamo la tenacia. Ci sono per� molti meccanismi cerebrali che remano contro l'anticonformismo. Quando una possibile spiegazione di qualcosa ci sembra credibile, per esempio, la facciamo nostra senza sottoporla al ragionamento, come ha dimostrato lo psicologo statunitense Daniel Kahneman, che ha posto le basi dell'economia comportamentale. Insomma, ci accodiamo alla maggioranza. �Per essere anticonformisti � invece essenziale esercitare il pensiero critico, che per� richiede tempo e analisi�, continua Rubinelli. �In questo modo, mettendo in campo idee diverse da quelle della maggioranza, si finisce per indurre gli altri a riflettere e a considerare meglio tutti i punti di vista su un argomento. Ci sono situazioni in cui serve farlo�. Pensare in modo davvero libero per� non � affatto semplice, innanzitutto perch�, anche se non ne siamo coscienti, a noi arrivano solo le informazioni che dipendono dal nostro ambiente sociale e dal Paese in cui viviamo. Inoltre, filtriamo queste informazioni a seconda di credenze e stereotipi che abbiamo imparato con l'educazione. I meccanismi di funzionamento automatico dei pensieri si fondano su questa base. Senza contare che tutto quello che � coerente con ci� di cui siamo gi� convinti ci sembra vero e quindi lo ricordiamo meglio, cadendo nelle classiche trappole mentali. �Ci piace credere di aver ragione, di aver esaminato tutti gli argomenti e di aver capito. In realt� quasi mai � cos�, spiega Rubinelli. �E va sottolineato che ritenere o fare ci� che crediamo sia giusto non � seguire il pensiero critico�. Perch� le credenze possono anche essere errate. E possono addirittura modificare le percezioni, come � stato dimostrato gi� da tempo. In un esperimento condotto all'Universit� di Harvard (Usa), a un gruppo di bambini sono state mostrate alcune monete insieme a cerchietti di cartone dello stesso diametro, ed � stato chiesto loro quali fossero pi� grandi. Quasi tutti tendevano a dire che fossero pi� grandi le monete: il fatto che erano pi� preziose le rendeva ai loro occhi anche di dimensioni maggiori. E a sbagliare di pi� erano i bambini in condizioni economiche pi� svantaggiate, visto che per loro il denaro era ancora pi� importante. Per riuscire ad ampliare la propria visione degli altri e del mondo � inoltre importante il tipo di personalit�: se troppo centrata su se stessi (narcisistica, direbbero gli psicologi) � difficile essere aperti a molti punti di vista. Gli individui tendenzialmente anticonformisti hanno invece punteggi molto alti proprio sul tratto di personalit� chiamato �apertura all'esperienza�, che secondo uno studio dell'Universit� di Copenaghen (Danimarca) � legato alla distribuzione dei recettori per la serotonina (un neurotrasmettitore) in alcune zone del cervello. �Il tipo di personalit� � molto importante per vari fattori: c'� chi � contro a prescindere, chi non crede nelle istituzioni o chi se non ha chiaro subito tutti gli aspetti va nel panico, per esempio. E ci� determina come consideriamo le questioni�, aggiunge Rubinelli. �Il carattere incide poi su come gestiamo l'incertezza, c'� chi non vede mai i rischi e chi vede solo quelli. Essere tendenzialmente pessimisti, infine, porta a non �credere al sistema� di qualunque cosa si tratti, cadendo in pensieri complottisti ritenuti invece un segno di anticonformismo�. Secondo una definizione comune, al contrario, il vero anticonformista � colui (o colei) che va contro credenze, valori, opinioni, regole, comportamenti diffusi nella societ� in cui vive, e in cui non riesce a identificarsi. Chi non vuole essere inglobato e lo fa vedere. Di solito paga di persona le conseguenze delle sue azioni e non ama i sotterfugi, le vie traverse. Vuole rimanere fedele a se stesso e tende a giudicare se stesso, e quello che fa, continuamente. E normalmente, almeno all'inizio, � solo. �L'essenza di una mente indipendente non sta in che cosa pensa, ma in come pensa. Vale a dire attraverso il pensiero critico. Il vero anticonformista insomma non vuole andare controcorrente, in un certo senso �deve� farlo�, riassume Rubinelli. Secondo alcuni studi, questo meccanismo di pensiero � piuttosto complesso. In dettaglio, il segreto dell'anticonformismo potrebbe trovarsi in un gruppo di neuroni della corteccia prefrontale inferiore, che impediscono al resto del cervello di procedere secondo schemi prefissati. Nella mente si attivano cio� automatismi che, dal punto di vista neurologico, coinvolgono una zona del cervello detta solco intraparietale laterale (Sil). Se per� i neuroni della corteccia prefrontale inferiore bloccano quelli del Sil, allora si attiva una zona vicina, il solco intraparietale ventrale, che invece esamina il problema senza affidarsi alle scorciatoie mentali. Come ci riescono? I neuroni della corteccia prefrontale inferiore sono dotati di assoni (prolungamenti) molto lunghi che arrivano fino alle zone del cervello dove nascono i ragionamenti, provocando a cascata l'inibizione di alcune cellule nervose e l'attivazione di altre. Secondo Olivier Houd�, psicologo all'Universit� della Sorbona (Parigi) che studia gli ostacoli cognitivi, sono proprio questi �circuiti inibitori� che bisognerebbe esercitare per avere un pensiero libero. Dovremmo, insomma, essere capaci di creare un allarme mentale ogni volta che tendiamo a dare un giudizio troppo affrettato. Una sorta di forma mentis del dubbio �a prescindere�. Esercitare questa parte del cervello non � facile, anche perch� la corteccia prefrontale si modella lentamente per tutta l'infanzia e l'adolescenza (secondo alcuni studiosi non � definitiva fino ai 20�25 anni). I bambini di 4 anni sanno gi� distinguere tra le emozioni provate da loro e quelle provate da altri, ma solo verso i nove anni imparano ad adottare volontariamente il punto di vista di un'altra persona. Secondo alcuni studiosi, se per qualunque motivo (per esempio un'educazione orientata a una sola tesi durante la preadolescenza) il cervello non viene esercitato a prendere in considerazione anche il ragionamento altrui, che pu� essere diverso, allora � molto difficile avere idee aperte in et� pi� adulta. �Per sradicare gli stereotipi il primo passo � essere consapevoli di averne�, sottolinea Rubinelli. �E, per liberarsene, ahim� bisogna studiare. Faccio un esempio, se si vuole giudicare ed eventualmente criticare un risultato scientifico, � necessario sapere cos'� uno studio quantitativo, la differenza con uno qualitativo, come si definisce un campione ecc. E soprattutto tenere ben presente la differenza tra una evidenza esterna (il fuoco brucia) e un punto di vista (il gelato alla fragola � buono)�. Va anche detto che la corteccia prefrontale (la zona pi� �evoluta� del nostro cervello, ovvero quella che nella nostra specie si rivela pi� complessa che negli altri animali) non gioca tutta a nostro favore. Nella zona laterale sinistra, per esempio, c'� un gruppo di neuroni che si attiva quando occorre �fare fatica� per capire meglio qualcosa, e quanto pi� questa regione si accende tanto meno abbiamo voglia di affrontare quel compito, come ha dimostrato uno studio condotto all'Universit� di Princeton (Usa) da Joseph McGuire e Mattew Botvinick, che hanno insomma trovato dove ha origine la nostra �pigrizia mentale�. � soltanto uno dei tanti meccanismi mentali che rendono difficile studiare per acquisire pensiero critico e che possono trasformare un aspirante anticonformista in un bastian contrario, ovvero qualcuno che � in disaccordo con tutti e su tutto (o quasi). �Lo spirito critico andrebbe allenato. Il vero anticonformista � chi, di fronte a una questione scomoda, si prende la briga di verificarne tutte le sfaccettature e solo dopo capisce se � giusto andare controcorrente. Il bastian contrario, invece, � sempre contro per partito preso, ma la sua opposizione non � utile�, conclude Rubinelli. Chi ha ucciso Malcolm X? (di Massimo Manzo, �Focus Storia� n. 220/25) - A 60 anni dall'assassinio dell'attivista per i diritti degli afroamericani, emergono nuovi dubbi sui mandanti del delitto. Fu una cospirazione? - Il 21 febbraio 1965, all'Audubon Ballroom di Harlem, New York, oltre 400 persone sono pronte ad ascoltare il discorso che Malcolm X sta per tenere all'Organization of Afro-American Unity, il movimento da lui fondato appena un anno prima per promuovere l'unit� degli afroamericani. La sala � gremita, ma in pochi attimi l'attesa si trasforma in tragedia: nel caos causato da un alterco, un uomo salta fuori dalla folla e spara al petto dell'attivista con un fucile a canne mozze, mentre due complici lo raggiungono sul palco crivellando la vittima a pistolettate. Con quella cruenta morte si spegneva una delle voci pi� controverse nella lotta per i diritti civili negli Stati Uniti. E a sessant'anni da quel giorno non � stata ancora fatta completa luce sull'assassinio. Nuove rivelazioni alimentano infatti l'inquietante dubbio che dietro quell'evento si celi una cospirazione. E in effetti molti avrebbero avuto interesse a zittire Malcolm X. Ma per capire chi pu� stare in cima alla lista, bisogna ripercorrere la sua vita. Nato nel 1925 a Omaha, nel Nebraska, Malcolm Little (questo il suo nome all'anagrafe) crebbe in un'America dilaniata dalla segregazione razziale, dove linciaggi e discriminazioni contro gli afroamericani erano all'ordine del giorno. In questo clima suo padre, Earl Little, predicatore seguace del movimento panafricanista di Marcus Garvey, era finito nel mirino della Black Legion, organizzazione suprematista bianca, morendo in circostanze sospette (molto probabilmente assassinato) quando Malcolm aveva appena sei anni. A causa del trauma, la madre fu internata in un manicomio, lasciando il piccolo e i suoi fratelli affidati a famiglie adottive. Malgrado fosse un ragazzo brillante, Malcolm abbandon� gli studi e si trasfer� a Boston, iniziando a frequentare i bassifondi, tra piccoli crimini, gioco d'azzardo e droga. A 26 anni venne arrestato per furto con scasso e condannato a dieci anni di carcere. E fu proprio dietro le sbarre che conobbe la Nation of Islam, un gruppo religioso e politico guidato da Elijah Muhammad, che predicava l'orgoglio nero e il distacco dai bianchi. Uscito dal carcere nel 1952, abbracci� la religione musulmana e rinneg� il suo passato, incluso il nome �Little�, considerato un marchio del dominio bianco. Divenne cos� Malcolm X. Alto, spigliato e dotato di una personalit� magnetica, Malcolm X si afferm� presto come uno degli esponenti pi� carismatici e radicali della Nation of Islam, predicando orgoglio razziale, autodifesa violenta e separazione tra bianchi e neri. A differenza di Martin Luther King Jr., fautore della nonviolenza e dell'integrazione, per Malcolm questi programmi erano un'illusione: definiva King uno �zio Tom� asservito al sistema. Le sue parole incendiarie lo resero un'icona della ribellione, ma anche un bersaglio: sorvegliato dal governo e sempre pi� isolato anche nella Nation of Islam, si inimic� il leader Elijah Muhammad nel 1963, quando viol� l'ordine di non commentare l'assassinio del presidente John F. Kennedy, definendolo un caso di �polli che tornano a casa�, metafora per attribuire l'evento alla violenza radicata nella societ� razzista americana. Il giudizio, alquanto insensibile e provocatorio, scandalizz� l'opinione pubblica e port� allo scontro diretto con Muhammad e alla sua sospensione dalla Nation of Islam. In realt� il conflitto tra i due aveva radici profonde: sdegnato dalla corruzione dei leader dell'organizzazione e dagli scandali legati alla vita privata di Elijah, accusato di avere relazioni extraconiugali con minorenni, Malcolm mise in dubbio la sua autorit� morale, attirandosi l'ostilit� del gruppo, che ormai lo considerava un traditore. La rottura definitiva arriv� nel 1964, con il pellegrinaggio alla Mecca e la fondazione dell'Organization of Afro-American Unity. Tornato dal viaggio, Malcolm, celebre in tutto il mondo ma isolato in patria, ammorbid� il suo messaggio, dopo che gi� qualche tempo prima si era avvicinato a Martin Luther King per creare un fronte comune per i diritti civili. Le minacce dai suoi ex compagni, per�, aumentavano. Il 14 febbraio 1965 una bomba incendiaria colp� la sua casa con la famiglia dentro: nessuna vittima, ma Malcolm cap� di avere i giorni contati. In alcune dichiarazioni rilasciate successivamente disse di essere �un uomo segnato� puntando il dito contro la Nation. Appena una settimana dopo quell'attentato, fu ucciso da 21 proiettili, distribuiti tra torace, spalla sinistra, braccia e gambe. Le indagini e i processi che seguirono non chiarirono mai del tutto la morte dell'attivista. Uno degli esecutori, Thomas Hayer, sottratto alla folla che stava per linciarlo, fu catturato subito dopo il delitto, mentre alcuni testimoni portarono all'arresto di altri due complici: Norman 3X Butler e Thomas 15X Johnson, condannati all'ergastolo nel 1966. I tre appartenevano alla moschea della Nation of Islam di Newark (New Jersey), confermando cos� il movente legato all'organizzazione. Tuttavia, durante il processo, gli inquirenti agirono in modo ambiguo: Hayer, per esempio, confess� le sue responsabilit� ma neg� sempre il coinvolgimento di Butler e Johnson, indicando altri colpevoli e venendo ignorato dai giudici. Dovettero passare decenni prima che la magistratura riaprisse il caso. Solo nel 2020, grazie alla docuserie Who Killed Malcolm X?, i giudici lo riesaminarono. A seguito di tale inchiesta, nel 2021 Butler e Johnson furono scagionati, rivelando che l'Fbi e la polizia avevano nascosto le prove della loro innocenza. Un risultato scioccante, seguito nel 2024 dalla causa delle figlie di Malcolm X contro l'Fbi, la Cia e la polizia di New York, accusati di corresponsabilit� nella morte del padre. Alcune circostanze sospette sembrano puntare verso complicit� o, quantomeno, una grave negligenza da parte delle autorit� statunitensi. Il giorno dell'omicidio, numerosi agenti di polizia, solitamente incaricati di tenere d'occhio l'attivista, risultarono curiosamente assenti dall'Audubon Ballroom. Si scopr� inoltre che l'Fbi aveva intercettato minacce di morte contro di lui, ma non aveva preso alcuna misura per proteggerlo. Stando alla denuncia, un tale Mustafa Hassan, testimone dell'omicidio, dichiar� che la polizia di New York avrebbe aiutato uno dei killer a fuggire. Non bastasse, due ex guardie personali di Malcolm sarebbero state incarcerate una settimana prima dell'assassinio, quasi a favorirne l'esecuzione. Infine, la famiglia sostiene che nove informatori dell'Fbi erano presenti nella sala e che uno dei killer, con legami con i federali, avrebbe ricevuto favori dopo l'attentato. Infine, molti documenti chiave legati all'omicidio furono secretati o distrutti alimentando l'ipotesi di un insabbiamento orchestrato per proteggere individui o istituzioni coinvolte nel delitto. Se dunque ci sono pochi dubbi sul fatto che gli esecutori materiali fossero legati alla Nation of Islam, l'identit� dei mandanti resta un interrogativo. I moventi, d'altronde, non mancano: a inquietare le autorit� non era soltanto la retorica radicale di Malcolm X, ma anche la sua recente evoluzione moderata. La prospettiva di un'alleanza con Martin Luther King terrorizzava molti all'interno delle istituzioni, che temevano una mobilitazione senza precedenti degli afroamericani. Gli archivi mostrano poi come il direttore dell'Fbi, J. Edgar Hoover, avesse ordinato un'intensificazione della sorveglianza su Malcolm, temendo che portasse la questione dell'oppressione razziale davanti alle Nazioni Unite. Un'ipotesi che lo rendeva una minaccia non solo interna, ma anche diplomatica. E allora le autorit� fecero davvero il possibile per prevenire l'omicidio o chiusero deliberatamente un occhio, lasciando precipitare la situazione? Forse, Malcolm X era il capro espiatorio perfetto per un sistema che non voleva essere messo in discussione. Grana o parmigiano? (lsmgroup.it) - Spesso li usiamo come sinonimi, ma siamo sicuri di conoscerli davvero? - Quante volte ci � capitato di confonderli e inconsciamente nominarli uno in alternativa all�altro? �Passami il Grana� o �Prendi un po� di Parmigiano� sono ormai entrati nel gergo moderno come espressioni e frasi fatte, ma non sempre prestiamo attenzione a ci� che effettivamente mettiamo nel carrello. In queste pagine, finalmente, faremo un po� di chiarezza e cercheremo di rispondere alla secolare domanda: meglio grana padano o parmigiano reggiano? Ci sono diversi importanti aspetti da considerare per rispondere a questa domanda. Come suggeriscono i nomi stessi di entrambi i formaggi, il Grana Padano ha una zona di produzione pi� estesa, che comprende gran parte della Pianura Padana. Possono vantare caseifici di produzione diverse regioni, dal Piemonte al Veneto, passando per Lombardia ed Emilia Romagna, fino a raggiungere il Trentino Alto-Adige. La produzione di Parmigiano Reggiano � invece pi� localizzata. Si parla (ovviamente) delle province di Parma e di Reggio Emilia, con estensione nelle zone del modenese e del bolognese a est, e una parte anche nella provincia di Mantova pi� a nord. Quanto al sapore e alla consistenza, distinguere una scaglia di Grana Padano da una di Parmigiano Reggiano pu� sembrare a prima vista una sfida non da poco, ma in realt�, ad un�analisi comparativa la differenza si nota subito. Il Grana risulta pi� morbido, burroso e ha un gusto leggermente pi� delicato. I pi� attenti riescono a percepire profumi di brodo o verdure bollite. Il Parmigiano � solitamente pi� deciso nel sapore e pi� si procede con la stagionatura pi� si riescono a percepirne le caratteristiche aromatiche. Sotto i 12 mesi si sente ancora distintamente il latte, ma nelle fasi pi� avanzate di stagionatura si aggiungono sentori di agrumi fino ad avvicinarsi alla frutta secca, con una spiccata nota di nocciola. Il Parmigiano Reggiano nasce dall�unione di latte intero, munto il mattino stesso, e latte munto la sera prima e scremato tutta la notte in apposite vasche. La produzione del formaggio inizia dunque con un latte parzialmente scremato. Il Grana Padano viene prodotto a partire dal latte crudo di una o due mungiture giornaliere, parzialmente scremato per affioramento. Questo lo rende pi� magro rispetto a quello utilizzato nel Parmigiano, influendo significativamente sul risultato finale. La differenza principale nella fase produttiva dei due formaggi � l�utilizzo della lisozima, che viene inserita nel Grana Padano come conservante mentre non � presente nella lavorazione del Parmigiano Reggiano. La lisozima � un enzima con azione antibatterica che � presente naturalmente in moltissime sostanze organiche come l�albume dell�uovo o le lacrime di umani. In conclusione: la risposta alla domanda �meglio Parmigiano Reggiano o Grana Padano?�, come alla maggior parte delle domande di questo tipo, non esiste. A livello di gusto dipende tutto dalla stagionatura e dal piatto a cui lo si accompagna. La certezza � altres� che entrambi i formaggi sono pilastri della tradizione casearia italiana, diventati simbolo di italianit� nel mondo, e sono attentamente curati e certificati in ogni minimo dettaglio, per garantire ad ogni consumatore un prodotto caratterizzato da standard altissimi. A Lecco, sulle tracce dei Promessi Sposi (di Anna Tremolaterra, Meteweekend.it) - All'ombra dei profili del Resegone, dove angoli appartati del lago di Como furono la scenografia per la storia di Renzo e Lucia, i fidanzati che Manzoni rese protagonisti di uno dei pi� celebri romanzi della letteratura italiana - I Promessi Sposi! Tutto inizi� da Lecco, cittadina sul ramo orientale del lago di Como, distesa tra montagna e acqua. � qui che Alessandro Manzoni, trascorse infanzia e adolescenza in una villa settecentesca dall�aspetto neoclassico situata nei pressi di largo Caleotto (oggi zona Meridiana), sotto il dentellato profilo del Resegone. Oggi potete visitarla in quanto sede del museo manzoniano. Nelle 11 sale accessibili al pubblico sono esposti preziosi manoscritti, prime edizioni e curiosi cimeli dello scrittore (persino la sua culla). L�unico quartiere di Lecco nominato in maniera esplicita nel romanzo I Promessi Sposi � Pescarenico, �un gruppetto di case, abitate la pi� parte da pescatori, e addobbate qua e l� di tramagli e di reti tese ad asciugare�, non esattamente sul lago ma sulla riva sinistra del suo emissario, il fiume Adda. Potrete ancora assaporare quell�atmosfera cos� caratterizzante, fra viuzze e vecchie abitazioni intervallate da antichi cortili che accompagnano all�ex convento dei frati cappuccini, dimora del buon fra� Cristoforo. Fu lui a organizzare la fuga dei due giovani dal paese: sped� Renzo a Milano, mentre a Lucia e alla madre di lei fece prendere una barca nel cuore della notte, per portarsi fin sotto il castello dell�Innominato. Nel punto dove le donne si imbarcarono, un tempo sfociava il torrente Bione mentre oggi troverete una targa in cui leggere �l�Addio ai monti�, come nel celebre passo del romanzo in cui Lucia saluta in lacrime le amate montagne. Anche Lucia abitava in un quartiere di Lecco, probabilmente Olate. Manzoni descrisse cos� la sua umile dimora: �aveva quella casetta un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, ed era cinto da un murettino�. Chiss� se quel luogo corrisponde davvero al rustico che si incontra su via Caldone, dove accanto a un portone ad arco un�altra targa recita: �presunta casa di Lucia Mondella�! La viuzza sale poi fino alla chiesa dei Santi Valente e Valeria, la cappella in cui Don Abbondio avrebbe dovuto celebrare il matrimonio dei due ragazzi. Oggi � un voluminoso edificio neoclassico con il sagrato a ciottoli, superato il quale la strada procede ancora e ancora in salita arrivando fino allo �zucco�, la collinetta di Olate, su cui forse sorgeva il palazzo di Don Rodrigo. E il tabernacolo dell�appostamento, dove i bravi intimarono a Don Abbondio �questo matrimonio non s�ha da fare!�? Lo troverete poco distante, nel quartiere di Germanedo, lungo una stradina campestre, e corrisponde ora alla cappella di Via Croce. La rocca o castellaccio dell�Innominato si trova invece pi� a sud, a Vercurago, sopra il lago di Garlate. Potrete raggiungerlo dal quartiere di Chiuso, imboccando corso Bergamo. Dalla chiesa del Beato Serafino, luogo dell�incontro con il cardinal Borromeo, seguite la strada che sale ai ruderi del castello, forse addirittura di epoca carolingia. Accanto vedrete anche una bella cappella in pietra dedicata a San Girolamo. Da lass� lo sguardo abbraccia da un lato le guglie del Resegone e le anse del lecchese mentre dall�altro spazia verso sud tra laghetti, boschi e piccoli borghi. L�aria di lago riempie i polmoni e, da questa prospettiva, i ricordi scolastici de I Promessi sposi vi sembreranno assumere tutto un altro sapore! Gianni Morandi, 80 anni e non sentirli (Famigliacristiana.it) � una star rassicurante e trasversale: piace a molti, da infinite generazioni, un po� come la Coca-Cola, come ha scritto ironicamente qualcuno. - La sua storia � anche la storia d�Italia. �L�ho attraversata ma non l�ho determinata. Non sono un autore, neanche un grandissimo interprete. Ma � andata comunque alla grande�. - Non faccia il modesto. �Quando sono stato a Palazzo Madama per il concerto per i 75 anni del Senato, le prime parole che ho detto davanti a Mattarella son state che quando � nato il Senato io c�ero gi�. Sono nato sotto le ultime bombe degli americani�. - L�11 dicembre 1944, a Monghidoro, sull�Appennino tosco-emiliano. �Mia mamma mi raccontava che quel giorno c�era una bufera di neve con il tetto di casa semisfondato dai bombardamenti e riparato con teli di fortuna. Un soldato americano le port� una coperta per scaldarmi e le chiese il mio nome. E lui inton� un motivetto: �Welcome, welcome little John in the smiling world���. - Un segno del destino. Sergio Endrigo diceva che lei sorride anche da serio. �Il sorriso � il modo migliore per presentarsi e farsi accogliere. Se sei in difficolt� � un passepartout. Quando ho una faccia seria la gente mi chiede se sto bene�. - Ha un pubblico di tre generazioni. Che effetto le fa essere considerato uno di famiglia? �Gli italiani sono abituati a vedermi dal 1962 quando sono andato per la prima volta in televisione a cantare Fatti mandare dalla mamma. Mi capita spesso di incontrare persone che mi dicono: �Quel giorno abbiamo preso un caff� in autostrada�, �Quel giorno sei venuto nel mio paese a cantare�, �Abbiamo fatto il servizio militare insieme�, �Mia figlia mi canta le tue canzoni�, �Mia mamma ti ha conosciuto a quel concerto�. Sono un po� come un arredo di casa, qualcosa a cui le persone si sono abituate. Spero anche affezionate e non stufate, dopo tanti anni (ride, ndr)�. - Come fa a essere cos� pieno di energia? �Ho la fortuna di fare un mestiere che mi piace tantissimo e mi ha consentito di vivere tre o quattro vite in una. Siccome comincio ad avere una certa et� e soprattutto, dopo l�ultimo Festival di Sanremo, ricevo una marea d�inviti, prendo appuntamenti anche a distanza di anni per esorcizzare il momento in cui dovr� per forza smettere. � una sorta di rito scaramantico per allungarmi la vita�. - Che infanzia � stata la sua? �Mio padre Renato faceva il ciabattino ed era un comunista tutto d�un pezzo. Nel nostro palazzo c�era la sezione del Pci e di fronte la Madonnina con il lumino, stile don Camillo e Peppone. Noi abitavamo in tre stanze: in una camera dormivo io con mia sorella, nell�altra i miei genitori e nell�altra c�erano la cucina, il salotto e il tavolo di lavoro dove pap� aggiustava le scarpe�. - Le ha insegnato il mestiere? �S�, anche se il mio compito principale era quello di lucidare le scarpe che dovevano brillare come uno specchio e sembrare nuove�. - La passione per la musica da chi l�ha presa? �Dai miei genitori. Pap� quando batteva il cuoio prima di risuolare le scarpe cantava. Gli piaceva moltissimo Solo me ne vo per la citt� e le canzoni di Fred Buscaglione. Mamma faceva la lavandaia. Sistemava gli abiti usati che arrivavano dall�America e poi venivano venduti al mercato del venerd�. Anche lei era molto canterina, grandissima fan di Claudio Villa. E infatti il mio pezzo forte era La Romanina del Bajon che da bambino cantavo su uno sgabello nel salone di Lino Lanzoni, il barbiere di Monghidoro. Se l�avessi cantata anche al mio primo provino probabilmente non avrei mai fatto il cantante�. - Perch�? �Nel 1958, grazie a Oliviero Alvoni, un funzionario del Pci amico di mio padre, mi presento dalla maestra Alda Scaglioni di Bologna. Quando arrivo la sua assistente Lina Bizzarri, cugina di Alvoni, mi chiede: �Allora, cosa canti?�. �La Romanina del Bajon�. Lei sobbalza: �Claudio Villa? Guarda che lo odia�. Improvvisai Volare di Domenico Modugno che aveva appena vinto Sanremo. And� bene e mi richiam� per una piccola tourn�e estiva sulla Riviera romagnola. Ero felicissimo perch� per la prima volta vedevo il mare. Niente soldi ma vitto e alloggio gratis. Pap� prima di partire mi diede 500 lire per quattro mesi e mi disse: �Portami la lista di come li hai spesi�. Aveva la fissa delle liste�. - In che senso? �Quando leggevo un libro mi faceva fare la scheda con titolo, nome dell�autore e trama. Lo stesso con i film quando, nel 1956, avevo trovato lavoro al cinema di Monghidoro come venditore di caramelle e lupini salati. Idem con i luoghi. Ho segnato, ovviamente, quello del mio debutto in pubblico: Alfonsine di Ravenna, 20 aprile 1958. � lui che mi ha trasmesso l�abitudine di tenere un diario. Ogni sera, anche se vado a letto tardissimo, devo scrivere qualche riga su com�� andata la giornata. Spesso lo rileggo per vedere cosa ho fatto lo stesso giorno di cinquanta o trent�anni fa�. - Suo padre le faceva leggere �cinque metri� dell�Unit�. Che significa? �Era la misura giusta stabilita dal suo senso del dovere politico ideale. Io mi sono fermato alla quinta elementare perch� a Monghidoro non c�era la scuola media. Mio padre, che era responsabile della stampa e propaganda della sezione locale del Pci, mi aveva organizzato la giornata: la mattina andavo a fare la spesa e poi a bottega con lui. Ogni giorno mi faceva leggere alcune pagine del Capitale di Marx, senza che n� io n� lui capissimo molto in realt�, e vari giornali della sinistra, da Rinascita a Lotta. Secondo lui leggere ad alta voce mi abituava a parlare in pubblico e sostituiva la lezione d�italiano che avrei dovuto fare a scuola�. - La incoraggiava per la sua carriera? �Mi diceva sempre: �Metti i soldi da parte, anche per pagare le tasse, e aspettati il momento in cui le cose andranno male e finir� tutto�. In un certo senso mi aveva preparato alla crisi degli anni Settanta�. - � vero che una volta il prete di Monghidoro, uno dei quattro comuni emiliani amministrati dalla Dc, la cacci� dalla processione del Venerd� Santo perch� non andava a Messa ogni domenica? �S�, ero con il mio amico Remo Rocca, figlio del segretario del Msi. Con mio padre non andava molto d�accordo ma noi eravamo molto amici. Il don ci cacci� via entrambi perch� facevamo caos�. - Suo padre sar� stato contento. �Alla processione mi ci aveva mandato mamma, pap� non era d�accordo ma non si opponeva. La mia nonna paterna Maria tutte le mattine, inverno o estate, partiva dalla frazione vicina per partecipare alla Messa delle 7 nella chiesa di Monghidoro. Ogni gioved� mi portava a casa un libriccino di dottrina cristiana e mio padre lo faceva sparire. Poi diceva alla nonna: �Mamma, non dovete dare queste cose a Gianni�. �Ma non gli fa mica male�, rispondeva lei�. - Lei crede? �S�. La mamma e la nonna mi hanno trasmesso la fede e mi hanno fatto fare il Battesimo, la Comunione e la Cresima. Le rivelo una cosa�. - Dica. �Se dovessi trovarmi in difficolt� o avere momenti di crisi la prima persona che andrei a cercare sarebbe il cardinale Zuppi (arcivescovo di Bologna, ndr). Don Matteo � un uomo straordinario, un prete illuminato capace di stare in mezzo alla gente�. - Vi sentite spesso? �Ogni tanto ci scambiamo messaggi, c�� un rapporto di grande affetto. Nel 2018 ha portato me e Francesco Guccini da papa Francesco insieme a tutti i fedeli emiliani. Guccini si � messo a parlare in spagnolo con il Pontefice. Quando � scoppiata la guerra in Ucraina, ho partecipato alla manifestazione in piazza Maggiore a Bologna. C�era anche Elly Schlein. Zuppi mi invit� e mi disse di portare la chitarra. Cantammo insieme Un mondo d�amore e, ovviamente, C�era un ragazzo�. - Scritta da Franco Migliacci, un grande classico. �I miei discografici non volevano farmela cantare perch� dicevano che non c�entrava nulla con il mio repertorio: �Tu sei quello della Fisarmonica, In ginocchio da te. Non puoi fare una canzone di protesta contro la guerra�. Io dopo averla ascoltata rimasi folgorato e mi impuntai: �Questa � mia�. Alla fine ottenni di cantarla con Mauro Lusini. Nel 1966 ci presentammo in coppia al Festival delle rose all�Hilton di Roma. Quando alla Rai lessero il testo, sobbalzarono e mi dissero che non potevo dire le parole �Vietnam� e sostituire �adesso � morto� con il ritornello "tatatata". Io me ne fregai e la cantai. Apriti cielo. In Parlamento furono presentate diverse interrogazioni parlamentari perch� l�Italia andava contro un Paese alleato. La canzone schizz� prima in classifica nella hit parade ma non poteva essere trasmessa in radio�. - Oggi che significato ha questa canzone? �Non � mai passata di moda, � sempre attuale perch� c�� sempre un Vietnam. Nel 1981, quando c�era ancora Breznev, andai a Mosca perch� un�associazione pacifista voleva premiarmi per questo brano antimilitarista che condannava l�invasione americana. La situazione si � rivoltata e oggi quel testo � contro di loro che sono il Paese aggressore�. - Le hanno mai proposto di entrare in politica? �Spesso. Il Pci nei primi anni Novanta aveva lo slogan gi� pronto: �Da 30 anni � una faccia pulita��. - Oggi al vertice della politica italiana ci sono due donne: Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Cosa ne pensa? �� un bel salto di qualit�. La parit� nel lavoro, negli stipendi, nei ruoli di potere non c�� mai stata. Mi sembrano due persone di grande capacit� e spessore. Mi fido molto delle donne in politica, mi sembrano pi� serie e affidabili e anche meno corruttibili degli uomini�. - Se non avesse fatto il cantante che mestiere avrebbe fatto? �Il venditore porta a porta di pentole o di cravatte perch� mi piaceva il fatto che andassero sempre in giro e il mio sogno, da ragazzo, era scappare da Monghidoro e viaggiare il pi� possibile per conoscere l�Italia. Adesso l�ho girata cos� tanto che conosco a memoria i 553 chilometri dell�Autostrada del Sole. Sulla Bologna�Firenze, per dire, ho visto piantare gli alberi che ora sono diventati altissimi. Una sera avevo finito di fare una serata a San Giovanni Valdarno, vicino Arezzo, e stavano per aprire il tratto di autostrada che arrivava a Roma. Io ero incuriosito e con Romano, mio storico collaboratore, ci mettiamo in macchina nel tratto ancora chiuso. Non c�erano cartelli e non erano segnalate le uscite. Dopo 150 km arriviamo a Magliano Sabina e c�erano le transenne. Ci perdemmo. Alla fine trovammo un�uscita e tornammo indietro�. - Dopo il boom da ragazzino, negli anni Settanta la sua carriera sembrava finita. �Ne approfittai per studiare. Presi la terza media ed entrai in Conservatorio per studiare canto, solfeggio e storia della musica�. - Come torna in pista? �Un giorno mi chiama Mogol che aveva appena terminato la sua collaborazione con Lucio Battisti: �Gianni, ma tu giochi a pallone?�. �S�, in terza categoria�. �Vorrei fare la nazionale cantanti e mi mancano il portiere e un paio di centrocampisti�. Iniziamo a frequentarci ma senza parlare mai di musica. Io ero uscito dal giro, in Tv non mi chiamava pi� nessuno. Dopo sei mesi, Mogol mi fa: �Ma tu non canti pi�? Come fai a giocare in squadra?�. Nacque cos� nel 1981 Canzoni stonate con cui ho ricominciato la carriera e sono tornato in classifica. Dopo tanto tempo si rif� vivo anche Franco Migliacci che scrisse per me Uno su mille, un brano autobiografico che segn� il mio rilancio definitivo�. - Ha rimpianti? �Come faccio ad averne?�.