Aprile 2025 n. 4 Anno LV MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Perch� il 25 aprile si festeggia la Liberazione Ma dove mi trovo? Errare � umano Il calamaro: una bont� dal fondo del mare La citt� termale di Merano, dove il Mediterraneo incontra le Alpi Il giorno della �svolta elettrica� di Bob Dylan Perch� il 25 aprile si festeggia la Liberazione (Ilpost.it) - In quel giorno del 1945 i soldati nazisti e fascisti si ritirarono da Milano e Torino, anche se la guerra continu� ancora - Il 25 aprile in Italia si celebra la festa della Liberazione dal nazifascismo. L�occupazione tedesca e fascista in Italia non termin� in un solo giorno, ma il 25 aprile � considerato una data simbolo perch� nel 1945 coincise con l�inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della Repubblica di Sal� dalle citt� di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere il controllo delle citt�. La decisione di scegliere il 25 aprile come �festa della Liberazione� (o come �anniversario della Liberazione d�Italia�) fu presa il 22 aprile del 1946, quando il governo italiano provvisorio � il primo guidato da Alcide De Gasperi e l�ultimo del Regno d�Italia � stabil� con un decreto che il 25 aprile dovesse essere �festa nazionale�. La data fu fissata in modo definitivo con la legge n. 269 del maggio 1949, presentata da De Gasperi in Senato nel settembre 1948. Da allora, il 25 aprile � un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio, il giorno di Natale e la festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno. La guerra in Italia non fin� il 25 aprile 1945, comunque: continu� ancora per qualche giorno, fino agli inizi di maggio. Anche altri paesi europei ricordano la fine dell�occupazione straniera durante la Seconda guerra mondiale, ma in date diverse: Paesi Bassi e Danimarca la festeggiano il 5 maggio, la Norvegia l�8 maggio, la Romania il 23 agosto. Anche in Etiopia si festeggia il 5 maggio la festa della Liberazione, ma in quel caso per ricordare la fine dell�occupazione italiana, avvenuta nel 1941. Ma come si giunse a questo fatidico momento? Nei primi mesi del 1945 c�erano diverse decine di migliaia di persone, per lo pi� partigiani, che combattevano contro l�occupazione tedesca e la repubblica di Sal� nell�Italia settentrionale, con una discreta organizzazione dal punto di vista militare. A sud della Pianura padana nel marzo del 1945 c�erano molti soldati occupanti che cercavano di resistere all�offensiva finale degli Alleati, che si intensific� a partire dal 9 aprile (in una zona a est di Bologna) lungo un fronte pi� o meno parallelo alla via Emilia. L�offensiva fu da subito un successo, sia per la superiorit� di uomini e mezzi degli attaccanti che per il generale sentimento di sfiducia e inevitabilit� nella sconfitta che si era diffuso tra i soldati tedeschi e i repubblichini, nonostante la volont� delle massime autorit� tedesche e fasciste di continuare la guerra fino all�ultimo. Il 10 aprile il Partito Comunista diffuse a tutte le organizzazioni locali con cui era in contatto la �Direttiva n. 16�, in cui si diceva che era giunta l�ora di �scatenare l�attacco definitivo�; sei giorni dopo il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, di cui facevano parte tutti i movimenti antifascisti e di resistenza italiani, dai comunisti ai socialisti ai democristiani e agli azionisti, cio� i membri del Partito d�Azione) eman� simili istruzioni di insurrezione generale. I partigiani organizzarono e avviarono attacchi verso i centri urbani. Bologna, ad esempio, fu attaccata dai partigiani il 19 aprile e definitivamente liberata con l�aiuto degli alleati il 21. Il 24 aprile 1945 gli alleati superarono il Po, e il 25 aprile i soldati tedeschi e della repubblica di Sal� cominciarono a ritirarsi da Milano e da Torino. A Milano, a partire dalla mattina del giorno precedente, era stato proclamato uno sciopero generale, annunciato alla radio �Milano Libera� da Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Le fabbriche furono occupate e presidiate e la tipografia del Corriere della Sera fu usata per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandon� Milano per andare verso Como (sarebbe stato poi catturato dai partigiani due giorni dopo e ucciso il 28 aprile). I partigiani continuarono ad arrivare a Milano nei giorni tra il 25 e il 28, sconfiggendo le residue e limitate resistenze. Una grande manifestazione di celebrazione della liberazione si tenne a Milano il 28 aprile. Gli americani arrivarono nella citt� il primo maggio. I giornali italiani celebrarono il 25 aprile 1945 come un giorno importante nella guerra: non solo l�Unit� e Il Popolo, giornali ufficiali del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana che si stampavano nelle parti d�Italia gi� liberate da tempo, ma anche il Corriere della Sera, che durante il ventennio fascista era stato vicino al regime. Il 26 aprile il Corriere usc� con una sorta di �numero unico� con la testata Il Nuovo Corriere: direttore dell�edizione fu Mario Borsa, un giornalista antifascista a cui il CLN affid� temporaneamente la direzione del giornale. Solo i titoli di prima pagina della Stampa del 26 aprile ignorarono completamente i combattimenti nell�Italia settentrionale: parlavano invece della �fanatica resistenza� dei soldati tedeschi in Germania, che ormai controllavano solo qualche quartiere di Berlino. Ma dove mi trovo? (di Elisa Venco, �Focus� n. 389/25) - C�� chi non ha problemi a individuare una strada e chi si smarrisce subito. In effetti, il senso dell�orientamento � diverso in ciascuno di noi. Ma tutti lo stiamo perdendo - La chiamano, in modo un po' altisonante, �morte per Gps�: pu� succedere ai visitatori del Parco nazionale della Death Valley, la Valle della Morte, in California, quando il Gps dell'auto o del telefono li tradisce fissandosi su strade che esistono a malapena, o che sono state abbandonate o non sono adatte all'auto. E tocca loro chiamare i soccorsi. Ma anche nel mezzo di una citt� pu� succedere che il cellulare si scarichi o che non ci sia campo; e cos�, capita di accorgersi d'un tratto come l'abitudine a contare sulla tecnologia abbia atrofizzato la nostra abilit� di orientamento. Quella di orientarsi � infatti una capacit� fondamentale per la nostra specie, che si sviluppa a poco a poco durante l'infanzia, ma che per rimanere efficiente deve essere continuamente esercitata. Alcuni ricercatori hanno scoperto, per esempio, che chi percorre sempre le stesse strade per andare e tornare dal lavoro, finisce per impigrire l'ippocampo, la parte del cervello responsabile della memoria, della �navigazione� dello spazio e della mappatura mentale. Sarebbe dunque il caso di variare il percorso, almeno di tanto in tanto, ma anche di perdersi di proposito, cercando di arrivare a casa senza usare il telefono: in questo modo si riattiva l'ippocampo e si formano nuove connessioni nel cervello. Il fenomeno del resto � noto da tempo: in uno studio di una ventina di anni fa, alcuni ricercatori inglesi avevano scoperto che i tassisti londinesi, costretti a memorizzare le 25.000 strade della citt� e i relativi punti di riferimento per ottenere una licenza, avevano ippocampi molto pi� sviluppati rispetto ai non conducenti di taxi. Al contrario, dimensioni ridotte dell'ippocampo sono state collegate da ricerche successive a numerose patologie, tra cui la schizofrenia, la depressione, il disturbo da stress postraumatico e il morbo di Alzheimer (anche se � importante ricordare che non sempre in questi studi la relazione di causa ed effetto � cos� chiara). All'opposto di noi cittadini occidentali, viziati dal Gps, i membri di societ� poco tecnologiche sono molto abili nel mappare mentalmente il loro ambiente. Per esempio, gli Inuit si orientano in un ambiente formato soprattutto da pianure ghiacciate, che a noi apparirebbero �tutte uguali�, grazie ai sastrugi (l'erosione che si forma a causa del vento sui cumuli di neve), che li aiutano a identificare la direzione dominante dei venti. Eppure anche questi popoli, al pari di aborigeni australiani e indigeni delle Isole Marshall, scrive la giornalista scientifica Maura O'Connor in Wayfinding: The Science and Mystery of How Humans Navigate the World (St� Martin's Press), perdono la loro tradizionale capacit� man mano che le giovani generazioni frequentano le scuole (e quindi restano per molto tempo nello stesso luogo) e adottano le nuove tecnologie. Eppure, anche se il navigatore penalizza tutti coloro che lo usano, alcune persone restano comunque pi� brave a orientarsi di altre. Perch�? Se lo sono chiesti nel 2013 Allen e Barbara Pease, i due psicoterapeuti australiani autori di un libro diventato un classico: Perch� le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere? Alcune differenze in questa abilit� infatti sembrano dipendere dal sesso. La loro risposta � che le diversit� derivano dai mutamenti sociali arrivati con l'invenzione dell'agricoltura e la costruzione di villaggi permanenti che ha confinato le donne in casa, diminuendone la capacit� di elaborare mappe mentali e di memorizzare strade e riferimenti. La spiegazione per� non convince tutti e, per quanto spesso le donne siano effettivamente pi� a disagio con le mappe, secondo alcuni scienziati il divario prestazionale si giustifica in base all'esperienza individuale anzich� ai tratti evolutivi di un intero genere. Nei Paesi nordici, per esempio, dove l'uguaglianza tra i sessi � maggiore, i dati non mostrano quasi nessuna differenza tra maschi e femmine nella �navigazione� dello spazio. Al contrario, dove le donne affrontano restrizioni culturali nell'esplorare autonomamente il loro ambiente, come nei Paesi del Medio Oriente, gli uomini sono navigatori migliori. Il peso del fattore culturale � confermato dagli studi sugli Tsiman�, una comunit� indigena dell'Amazzonia boliviana. Un team dell'Universit� dell'Arizona ha seguito 305 adulti Tsiman� per 3 giorni, senza riscontrare alcuna differenza tra i sessi nell'abilit� di indicare luoghi non immediatamente visibili e nella libert� di movimento. Anche i bambini si sono rivelati davvero valenti nell'orientarsi, perch� da subito sono incoraggiati a esplorare la foresta. La prova che l'esperienza predomina sulla genetica arriva anche dallo studio dei gemelli: nel 2020, quando una psicologa dello sviluppo della Queen Mary University di Londra ha confrontato le prestazioni di pi� di 2.600 individui (1.300 coppie di gemelli), che si spostavano in un ambiente virtuale, ne ha concluso che i migliori di ogni coppia erano semplicemente i pi� allenati. Bravi �esploratori� quindi non si nasce, bens� si diventa. Il ruolo essenziale del training in questo ambito � emerso anche misurando le abilit� di orientamento dei quasi 4 milioni di persone che hanno partecipato finora a Sea Hero Quest research, un gioco online sviluppato da un team dell'University College di Londra che impone, tra le altre cose, di raggiungere mete specifiche in un ambiente ignoto. Nel confronto tra giocatori, gli abitanti dei Paesi nordici si sono dimostrati pi� abili nell'indirizzarsi verso una destinazione, probabilmente grazie alla diffusa pratica dell'orienteering, uno sport che richiede di arrivare per primi in determinati �punti di controllo� con una mappa e una bussola. Gli abitanti delle zone rurali hanno mostrato in media prestazioni migliori dei cittadini, ma tra residenti urbani ci sono differenze: i residenti di localit� con percorsi stradali pi� irregolari, come i centri storici europei, si muovono in uno spazio sconosciuto con pi� disinvoltura degli abitanti di citt� con strutture a griglia regolare come New York. Il divario potrebbe essere dovuto al fatto che vivere in citt� dal tracciato pi� complesso, dicono i ricercatori, richiede lo sviluppo di mappe mentali pi� elaborate. Anche la personalit�, tuttavia, gioca un ruolo nella capacit� di dirigersi verso una meta. Chi ama esplorare, o � appassionato di attivit� all'aperto, come l'escursionismo e il ciclismo, o usa molto i videogiochi, ha mediamente pi� senso dell'orientamento. Ci� non significa per� che possieda pure le altre caratteristiche di un perfetto esploratore: ovvero la capacit� di stimare che distanza si � percorsa, quella di leggere e ricordare mappe (sia stampate sia mentali), la facilit� nell'imparare percorsi basati su una sequenza di punti di riferimento e di capire come tali punti si posizionano l'uno rispetto all'altro, la perizia nello sviluppare una mappa mentale di un luogo. E se imparare un percorso � un compito alla portata di tutti, a patto di ripetere la strada alcune volte, assai pi� impegnativo � avere una �conoscenza topografica�, ovvero un'immagine mentale affidabile di una certa zona. In un esperimento, � stato chiesto a 294 volontari di spostarsi lungo 2 distinti percorsi di una citt� virtuale, memorizzando i punti di riferimento lungo il tragitto: dopo di che, fermandosi su uno di essi, i soggetti dovevano indicare dove si posizionavano gli altri reference points di entrambi i percorsi. Come riportato sulla rivista Current Directions in Psychological Science, gli esaminati si sono divisi in 3 categorie: alcune persone potevano indicare accuratamente i punti di riferimento sia su un percorso sia su entrambi i percorsi. Altri avevano una buona conoscenza dei percorsi, ma erano pi� bravi a ritrovare i punti di riferimento dentro uno di essi rispetto all'altro. E poi c'erano gli... �incapaci a tutto�. Secondo i ricercatori, infatti, solo coloro che sanno costruirsi una mappa mentale dell'intero spazio sono bravi navigatori, perch� ne ricavano anche la perizia nell'aggirare gli ostacoli. Al contrario, chi ragiona in termini di percorsi, trovandosi davanti a un ostacolo non riesce a immaginare come aggirarlo. I pi� dotati inoltre sanno anche scegliere la strategia di navigazione pi� appropriata per la situazione in cui si trovano, alternando il ricorso a segnali visivi e ai ragionamenti. Quanto ai mediocri e agli scarsi, non � chiaro se non sono in grado di mappare mentalmente uno spazio o se faticano a ricordare i punti di riferimento o a stimare la distanza percorsa. In ogni caso, possono cercare di migliorare. La prima strategia, come detto pi� sopra, � dimenticare il Gps. Non a caso, in uno studio del 2020 pubblicato dalla rivista Scientific Reports i soggetti abituati a usarlo nella vita reale hanno ottenuto le prestazioni peggiori anche in un ambiente virtuale. E un controllo successivo, a distanza di 3 anni dal primo test, ha fatto propendere gli studiosi per l'idea che sia proprio l'eccessivo affidamento al Gps a diminuire l'orientamento anzich� l'opposto, ovvero il fatto che chi non si orienta usa di pi� la tecnologia. Altri trucchi consistono nell'iniziare a praticare orienteering, e in generale nel prestare pi� attenzione a elementi naturali come il Sole per dedurre la posizione dei punti cardinali, nell'osservare con pi� attenzione case e insegne, nel concedersi piccole esplorazioni del quartiere, in modo da abituarsi a pensare alla morfologia di una zona. Agli aspiranti esploratori consigliamo per� di avere sempre con s� un po' di denaro: se al termine di una gita avventurosa, proprio non si riesce a ritrovare la strada, si pu� sempre cercare un taxi per tornare a casa. Errare � umano (di Margherita Zannoni, �Focus� n. 383/25) - Il cervello � attrezzato per imparare dagli sbagli. Eppure, il bisogno di conservare il �senso di s� ci porta a non ammettere facilmente i fallimenti - Qualcosa inaspettatamente va storto. Il cervello resta spiazzato, si chiede: �Cosa � successo?�, la mente rallenta. Un momento di sospensione che si protrae se il cervello realizza che la causa � un proprio errore. Gli serve per concentrarsi su ci� che ha sbagliato cos� da evitarlo in futuro. Ed � ben attrezzato per correggersi, avendo in dotazione i cosiddetti �neuroni di monitoraggio dell'autoerrore�. Individuati nella corteccia frontale dai ricercatori del California Institute of Technology (Usa): aiutano ad apprendere dalle imprecisioni aggiustando il comportamento di conseguenza. Eppure, nella vita, si � tutt'altro che razionali nella gestione degli errori. Non si ammettono, si temono al punto da paralizzarsi, non si affrontano fino ad aggravarli. E si ripetono, pi� e pi� volte. A causa di scorciatoie cognitive con cui creiamo una versione della realt� che, nell'immediato, ci fa sentire meglio e pi� al sicuro. Vediamo quali sono i fattori che entrano in gioco in questi casi. Nel 1954, un gruppo di persone lasci� casa, lavoro e famiglia per raccogliersi attorno a una donna del Kansas che sosteneva di essere in contatto con il pianeta Clarion. I messaggi alieni le preannunciavano, per il 21 dicembre di quell'anno, la distruzione della Terra a causa di una devastante alluvione, con la promessa che i credenti in tale profezia sarebbero stati salvati da un disco volante. Quando arriv� il fatidico giorno dell'apocalisse e non accadde nulla, gli adepti riconobbero il proprio errore? No, molti di loro si convinsero che l'umanit� era stata graziata da Dio, proprio in funzione della loro fede, e quindi credettero ancora pi� fermamente nel filo diretto con gli extraterrestri e si dedicarono alla ricerca di nuovi seguaci. Ci� diede modo allo psicologo Leon Festinger, che si era infiltrato nel gruppo, di elaborare la teoria della �dissonanza cognitiva�. � ci� che si prova quando il concetto di s� (sono intelligente, gentile, onesto, competente, convinto delle mie opinioni ecc�) viene minacciato da un comportamento o da un pensiero incoerente (per es� sono stato distratto, aggressivo, scorretto oppure ho incontrato prove contrarie alle mie idee). A questo punto si aprono due strade: modificare l'immagine che si ha di s�, riconoscendo di essere fallibili (il che � estremamente sgradevole), oppure negare l'evidenza. Non � raro che si preferisca la seconda opzione, rifiutando l'errore anzich� imparare dalle esperienze. Insomma, spesso in questi casi diventiamo rigidi. E talvolta ci aggrappiamo all'autocommiserazione: portiamo avanti scelte di cui in futuro ci lamenteremo, e lo facciamo anche se possiamo prevederlo. �Persistere in un obiettivo pu� diventare difficile, quando consuma troppe risorse, � irraggiungibile o non � pi� quello desiderato�, spiegano gli psicologi Cathleen Kappes e Kaspar Schattke, rispettivamente delle Universit� di Hildesheim (Germania) e del Qu�bec (Canada). Converrebbe invece correggere il tiro e reimmergersi rapidamente nel flusso della vita, con nuovi traguardi. Restare incollati al pensiero di aver sbagliato toglie energia e concentrazione, con un effetto paradosso: rende pi� probabile commettere altri errori. Lo ha dimostrato un esperimento realizzato dai ricercatori del Boston College (Usa). Si � visto che ricordare i propri successi (nello studio, aver resistito a una tentazione) incoraggia a ripetere quei comportamenti virtuosi. Purtroppo, per�, lo stesso avviene rievocando i fallimenti (aver ceduto a una tentazione): si tende a replicarli. �Questo perch�, quando pensiamo ai nostri insuccessi, ci sentiamo gi� ed � pi� probabile che indulgeremo in comportamenti che ci sono familiari perch� ci fanno sentire a nostro agio. Il cervello infatti predilige sempre informazioni e modelli utilizzati in passato, anche se hanno comportato errori. Un fenomeno detto �bias di familiarit��, spiega Pragya Agarwal, psicologa dell'Universit� di Loughborough. Invece, sarebbe utile soffermarsi brevemente sulle emozioni post errore: aiuta a non inciampare ancora, per evitare di sentirsi cos� male. Lo ha provato uno studio dell'Universit� del Kansas: i partecipanti che avevano analizzato le proprie emozioni dopo aver fallito un compito, si sono impegnati di pi� in una prova successiva, orientati a migliorare: �Mi sono arreso troppo in fretta�, hanno pensato. All'opposto, chi si era focalizzato su pensieri di fallimento, e non su ci� che sentiva, propendeva a risposte difensive: �Non me ne importava molto�, �Era impossibile fare meglio�. Mal che vada, abbiamo sempre una via di fuga da noi stessi: dare la colpa agli altri o alle circostanze. Uno studio dell'Universit� di Treviri, in Germania, ha dimostrato che accusare qualcun altro riduce le emozioni negative (come la vergogna o la rabbia) e che le persone con difficolt� a regolare i propri stati d'animo sono pi� inclini a puntare il dito anzich� ritenersi responsabili. A complicare le cose c'� che la tendenza a incolpare � contagiosa: �I nostri esperimenti dimostrano che osservare un individuo che effettua un'attribuzione di colpa spinge a fare altrettanto�, spiegano Nathanael Fast dell'Universit� della Southern California (Usa) e Larissa Tiedens della Stanford University (Usa). La verit� � che siamo naturalmente predisposti ad additare qualcuno se le cose vanno male, e lo facciamo anche se non siamo direttamente coinvolti. Offuscati da un'altra trappola mentale, l��errore fondamentale di attribuzione�: tendiamo a credere che le azioni o i risultati altrui riflettano ci� che sono (per es� stupidi, svogliati), invece di considerare i fattori esterni che li hanno influenzati. Per esempio, se una persona fa un capitombolo penseremo con facilit� che ci� � avvenuto per via della sua goffaggine o disattenzione ma, probabilmente, incolperemo la scivolosit� del pavimento se, invece, siamo noi a stramazzare a terra. A ci� si aggiunge il cosiddetto �effetto Knobe� (da Joshua Knobe, il filosofo sperimentale, oggi a Yale, che l'ha teorizzato). �Le persone giudicano le azioni che portano a conseguenze negative come pi� intenzionali di quelle che causano effetti positivi�, cos� lo definisce un gruppo di neuroscienziati della Duke University che ne ha trovato un fondamento a livello cerebrale. Quando un comportamento ha esito positivo (per es� il progetto ecologico di un imprenditore) sono principalmente coinvolte aree che riflettono sulle reali motivazioni di partenza (�Lo avr� fatto davvero con buone intenzioni?�). Invece, se il risultato � negativo c'� una pi� intensa attivazione dell'amigdala, che elabora le emozioni. E quanto pi� si accende tanto pi� � facile arrivare impulsivamente alla conclusione: �Lo ha fatto apposta!�. Tutto ci� spiega perch�, quando accadono gravi disastri, l'�errore umano� � la pi� scontata, spesso la sola, giustificazione. La pi� comoda: se c'� qualcuno da punire ci si lava la coscienza senza dover cambiare, n� accollarsi conseguenze. Ma qualcosa sta cambiando: �A studenti e professionisti viene attualmente insegnato che gli incidenti sono causati da molteplici fattori e si verificano a causa delle complesse interazioni di numerosi elementi del sistema di lavoro, umani e non umani�, spiega Richard J� Holden, psicologo e ingegnere industriale dell'Universit� del Wisconsin-Madison. Nelle organizzazioni in cui � ancora radicato l'approccio della colpa, invece, si innesca una parabola discendente. Infatti, sapendo di venir puniti si sar� portati a nascondere i propri errori, per cui nessuno se ne assumer� le responsabilit�. Inoltre, essere accusati riduce la capacit� di risolvere i problemi perch� tutte le energie mentali confluiscono nel doloroso tentativo di difendersi. Chiedere scusa, del resto, pu� far sentire vulnerabili. Ma chi vede se stesso come un individuo in continua evoluzione ammette pi� facilmente gli errori. Lo dimostra uno studio di due psicologhe dell'Universit� di Stanford, Karina Schumann e Carol Dweck, che � partito da un presupposto: le persone si dividono in due grandi gruppi. Da un lato, c'� chi ha una mentalit� �fissa�: crede che le capacit� individuali siano immutabili e rispecchiate da successi e fallimenti (�Ce l'ho fatta perch� sono sveglio�). Perci�, per mantenere una buona immagine di s�, non si mette volentieri in situazioni che lo espongono allo smacco. In questa schiera rientrano i perfezionisti, sempre preoccupati di risultare degli incapaci a causa dei loro errori. Nel secondo gruppo, invece, ci sono gli individui con una mentalit� �di crescita�: pensano che le capacit� possano essere sempre migliorate. Non vedendo un eventuale fiasco come espressione di qualit� statiche, tollerano un maggior margine di rischio. �Si sentono meno minacciati dall'accettare le proprie responsabilit� perch� pi� propensi a vedere la situazione come un'opportunit� per crescere�, affermano le autrici. Una mentalit� che pu� essere allenata fin da piccoli, come Dweck ha riscontrato in uno studio precedente. I bambini che, dopo aver svolto un compito, vennero lodati per il loro impegno, scelsero, in gran parte, di cimentarsi in prove pi� difficili e vollero imparare nuove strategie per affrontare i problemi. Quelli che, invece, ricevettero elogi per la loro intelligenza (di solito, percepita come tratto costante nel tempo) si orientarono perlopi� a test semplici per assicurarsi buone prestazioni. Tra l'altro, non permettersi di commettere errori ostacola la ricerca di esperienze, la vitalit�, la lucidit� mentale e la creativit�. E nelle organizzazioni frena l'innovazione. Infatti, solo i leader non bloccati dalla paura di sbagliare creano ambienti in evoluzione. Se sono un buon esempio, riconoscendo i propri falli, guadagnano credibilit� e fanno da motore all'intraprendenza: chi � parte della loro squadra si sentir� pi� libero di proporre idee, senza timore di giudizio. In pi�, qualche piccolo passo falso fa guadagnare consensi a chi � considerato competente o di successo: �Un errore lo umanizza e, di conseguenza, aumenta la sua attrattiva�, spiega lo psicologo Elliot Aronson che ha chiamato questo fenomeno �effetto pratfall� (cio� �scivolone�). E, in fondo, vale per tutti: le nostre imperfezioni, che non cerchiamo maldestramente di insabbiare, fanno simpatia. Come chiedere scusa Rifiutare di scusarsi pu� far sentire meglio con s� stessi, avendo pi� controllo della situazione. �In un certo senso, le scuse danno potere a chi le riceve�, spiega Tyler Okimoto, dell'Universit� del Queensland, che � arrivato a queste conclusioni con un esperimento. �Per esempio, chiedere scusa a mia moglie le d� il potere di scegliere se alleviare la mia vergogna attraverso il perdono o aumentarla serbando rancore�, aggiunge lo studioso. Ma si tratta solo di vantaggi a breve termine. Pi� profondamente, non scusarsi mina la fiducia su cui si basano le relazioni e rivela scarsa sicurezza. �Se � chiaro che hai commesso un errore, mostra alla gente la tua debolezza di carattere piuttosto che la tua forza�, dice l'autore. Ma come si deve chiedere scusa? Uno studio di Roy Lewicki, dell'Ohio State University (Usa), ha concluso che bisogna toccare i seguenti punti: 1. Riconoscimento di responsabilit�; 2. Espressione di rammarico; 3. Spiegazione di cosa � andato storto; 4. Dichiarazione di pentimento; 5. Richiesta di perdono. Solo l'ultimo punto non � essenziale, come dice Lewicki: �Si pu� tralasciare, se necessario�. Il calamaro: una bont� dal fondo del mare (Taccuinigastrosofici.it) - Un mollusco di grande uso gastronomico, che pu� essere gustato in numerose e differenti preparazioni - Detto anche pesce calamaio, perch� quando � inseguito emette un liquido nero, che intorbida l'acqua consentendogli di sottrarsi all'avversario, questo cefalopode predilige le acque fredde, per cui durante l'estate � preferibile cercarlo minimo a venti metri di profondit�, mentre durante l'inverno si avvicina sotto riva fino a pochi metri d'acqua. I calamari sono protagonisti di leggende diffuse sin dall'antichit�. Gi� Plinio parla dell'esistenza di un cefalopode mostruoso nei mari italici, con braccia lunghe non meno di dieci metri e testa grande quanto quindici anfore romane messe insieme. La vista � certamente l'organo di senso pi� sviluppato di queste creature. Il loro occhio, che arriva in certi esemplari a trenta cm di diametro, � considerato il pi� grande dell'intero regno animale. Il galleggiamento del calamaro � favorito dall'alta concentrazione d�ammoniaca nei muscoli del suo mantello. In mancanza di questa, il calamaro non riuscirebbe a venire in superficie, perch� i suoi tessuti sono troppo pesanti rispetto all'acqua di mare. Le destinazioni in cucina del calamaro sono molto diverse a seconda delle sue dimensioni. Quando � molto piccolo (calamaretto) si consuma intero e pu� essere fritto, lessato e in insalata. Di misure maggiori (fino a venti cm) la sua migliore preparazione � fatto ripieno. Se � pi� lungo di venti cm si pu� friggere a pezzi o in umido. Data la consistenza � difficile giudicare la freschezza dei calamari, l�unico metodo � fiutarli chinandosi sulla casetta, e accettare solo quelli dalla cui massa emani un odore fresco, marino, anche fortemente iodato. Il calamaro pu� essere confuso per l�aspetto con il totano, dal valore commerciale inferiore e dalle carni pi� coriacee. La citt� termale di Merano, dove il Mediterraneo incontra le Alpi (Merano-s�dtirol.it) - Viaggio alla scoperta di un luogo in cui coesistono salute, relax, divertimento e cultura - Gli strascichi di seta, i bagagli, lo splendore imperiale che sfila sulla ghiaia delle strade di Merano. � il 16 ottobre 1870 e l'imperatrice Elisabetta arriva con una corte di 102 persone viaggiando lungo la ferrovia del Brennero da poco inaugurata. A Castel Trauttmansdorff, cameriere e governanti, dame di compagnia e cuochi, stallieri e pasticcieri, persino impiegati postali, si avvicenderanno per mesi al servizio della sovrana. Appassionata di viaggi - ancora senza il tatuaggio dell'�ncora sulla schiena -, Sissi passeggia, fa escursioni, respira l'aria mite. Soprattutto, si prende cura della figlia malata Marie Valerie. Da un giorno all'altro la fama di Merano come stazione climatica si diffonde nelle citt� d'Europa, nei castelli e nelle tenute dell'�lite aristocratica. Il suo nome si consolida nei salotti buoni. A dire il vero l'anno di nascita del turismo termale meranese risaliva al 1836. Gi� nel 1840 il dottor Bernhard Mazegger sr gestiva la pensione �Freihof�. Ma i suoi bagni nell�acqua fredda erano ben lontani dallo sfavillio imperiale e dal suo fascino. Dopo l�arrivo di Sissi, tutti coloro che potevano permetterselo cercavano e trovavano a Merano i loro momenti di felicit�. Nei decenni successivi, larga parte dell'aristocrazia e della ricca borghesia europea, i viaggiatori e i frequentatori delle localit� termali - provenienti sin dall'America e dalla Russia � arrivano a Merano. Vengono costruiti magnifici edifici e ville, il Kurhaus, il Kurmittelhaus (il vero e proprio impianto termale), il teatro comunale (oggi teatro Puccini), e nel 1873 l'illuminazione a gas fa risplendere la localit� di una nuova luce. La citt� ce l'ha fatta. � alla moda, curata, ed ebbra di gioia. Franz Tappeiner era nato a Lasa, in alta Val Venosta, nel 1816. Formatosi come medico a Padova, Praga e Vienna, ha una grande passione per il verde e i fiori. Esercita a Merano dal 1846. � lui a importare la �Terrainkur�, ideata dal professor Oertel di Monaco di Baviera: camminare come ricetta per tenersi in salute. Oggi lo dicono tutti. Fa allestire alla Wandelhalle, sulla Passeggiata d�Inverno, delle sedie a sdraio per permettere ai pazienti afflitti da patologie respiratorie di godere dell�aria buona. Su queste basi, il suo collega Raphael Haussmann integra la cura dell'uva, raccomandando il consumo di acini della variet� Schiava (Vernatsch) per combattere ogni tipo di malattia. Pubblica i primi risultati nel 1884 nel trattato �Die Weintraubenkur: mit R�cksicht auf Erfahrungen in Meran� (�La cura dell�uva: considerazioni sulle esperienze meranesi�). Uno dei primi sostenitori della vocazione della localit� al benessere � Johann Nepomuk Huber, medico personale di Mathilde zu Schwarzenberg, che si reca a Merano con la principessa nel 1836 e successivamente scrive un libro sui benefici dell'uva, del siero di latte e delle sorgenti d�acqua della citt�. Ma non ci sono solo le cure. Il dottor Tappeiner, che consiglia ai suoi pazienti di camminare, finanzia la famosa passeggiata a mezza costa, sopra la citt�, che ancora oggi porta il suo nome. Il primo tratto viene inaugurato nel 1893. Il suo tracciato era gi� stato abbozzato all�inizio del secolo. Nel 1866 viene realizzata la Passeggiata d�Estate con i suoi alberi che dispensano ombra, nel 1880 segue la Passeggiata della Gilf. Ma Tappeiner era un vulcano di idee: nel 1889 viene costruita, seguendo i suoi progetti, la Wandelhalle in stile Art Nouveau, per ospitare concerti ed eventi culturali. L'affermazione come citt� termale, l�eleganza del luogo e gli ospiti illustri provenienti da tutto il mondo attirano a Merano poeti e scrittori, musicisti e artisti. Il fascino della localit� si espande: curativa e rilassante da un lato, cosmopolita e culturalmente sofisticata dall'altro. Le cose non potrebbero andare meglio. Ma se si vogliono intrattenere gli ospiti, bisogna offrire loro qualcosa. Gli amministratori e i manager turistici lo capiscono subito. Il regolamento sull�uso delle terme e della relativa passeggiata parla chiaro: �Le Promenade e le loro strutture sono rivolte in primo luogo agli ospiti delle terme e ai turisti, poi agli abitanti del quartiere. Nei periodi di maggiore affluenza, i residenti sono pregati di usare la necessaria moderazione nell'utilizzo delle aree di seduta�. A volte anche gli ospiti devono obbedire: �� severamente vietato sollevare polvere con abiti da donna che arrivano fino ai piedi!�. Ma passeggiare da soli � noioso. C�era un �comitato di cura�, serviva una formazione musicale. Nel 1855 gi� si suona. Qualche anno dopo nasce l'Orchestra di Cura, che inizia ad animare i pomeriggi. Diventa la compagine pi� richiesta dell'Impero asburgico, il suo archivio colleziona quasi 7.000 opere e alcuni brani sono composti appositamente per Merano. Nel 1908, quasi 250 direttori d'orchestra provenienti da tutta Europa si candidano per l'ambita posizione di maestro. Queste premesse spalancano le porte alla cr�me della musica europea che trascorra mesi a Merano: arrivano Edvard Grieg (1893), B�la Bart�k (1901), Max Reger (1914), Paul Hindemith (1921), Giacomo Puccini (1923), Arnold Sch�nberg (1930), Gustav e Alma Mahler e la pianista e compositrice Clara Schumann. Accompagnato dal soprano Lotte Sch�ne, Richard Strauss giunge nel 1922 e compone il suo programma del 1922 nell'ambito del Festival musicale di Merano al Teatro Comunale, che diventer� Teatro Puccini. Musica classica e innovativa: l�Orchestra di Cura di Merano conquista applausi e apprezzamenti a livello europeo. Pi� di un secolo e mezzo dopo, nel 2003, la bacchetta e gli strumenti vengono infine �pensionati�. E ora proviamo a esplorare un po� i luoghi di maggiore interesse di questa bellissima citt�. Considerati tra i pi� belli al mondo, i Giardini Botanici di Castel Trauttmansdorff si estendono a est di Merano, lungo la strada che porta a Merano 2000. Nel 2013, la Garden Tourism Conference di Toronto in Canada ha premiato l'unicit� di questa meraviglia meranese con il riconoscimento di Giardino Internazionale dell�anno. Come un anfiteatro disposto attorno al laghetto di ninfee, i giardini si presentano in oltre 80 ambienti botanici di tutto il mondo. Con le loro numerose stazioni interattive, i padiglioni artistici, i punti panoramici, un Giardino proibito e il Regno sotterraneo delle piante i Giardini di Castel Trauttmansdorff affascinano i visitatori di tutte le et�. A monte dei giardini botanici si erge Castel Trauttmansdorff. Il maniero, un tempo scelto dalla regina Elisabetta d�Austria come residenza invernale, oggi ospita il Touriseum, il Museo provinciale del Turismo. In esso i visitatori compiono un curioso viaggio nel tempo, percorrendo, tra una fantasiosa ambientazione scenica e l'altra, due secoli di storia del turismo. Gioiello di design incastonato nel cuore della citt�, le Terme Merano sono l�unico centro termale in Alto Adige in posizione cos� centrale. Il cubo di acciaio e vetro impreziosito da caldi elementi in legno si inserisce nell�ambiente circostante in perfetta armonia. Tutt�attorno si estende il parco di cinque ettari molto apprezzato soprattutto in estate per gli angoli alberati in cui trovare un po� di refrigerio. La Spa delle Terme Merano propone un�ampia scelta di trattamenti esclusivi come il peeling al malto e luppolo, i massaggi con tamponi caldi alle erbe e il bagno nel latticello, quest�ultimo molto amato dall�imperatrice Sissi. Gi� secoli fa Merano si impose come rinomata stazione climatica in Alto Adige, scelta per soggiorni di cura da molti nobili e letterati europei come Kafka, Zweig e Morgenstern. Altrettanto ampia si presenta l�offerta di trattamenti medicali che propone inalazioni con acqua termale, bagni terapeutici e fisioterapia. Gli insegnamenti del pastore e idroterapista bavarese Sebastian Kneipp godono ancora oggi in Alto Adige di grande popolarit�. Dal XIX secolo, nei dintorni di Merano vengono offerte terapie e trattamenti termali. La piscina all'aperto delle Terme Merano � probabilmente una delle pi� curate dell'Alto Adige e dispone di un percorso con vasca Kneipp. A pochi minuti dal centro del paese di Prissiano, c'� un'altra moderna struttura Kneipp. Dopo la loro camminata nell�acqua, gli ospiti si possono rilassare sulle panchine e ascoltano lo scrosciare della cascata. Infine, bellissime passeggiate di varie lunghezze si snodano a Merano e dintorni. Qui si pu� vivere in pieno il contrasto tra alpino e mediterraneo, tra piante esotiche e aiuole ornamentali. I vari caff� e le gelaterie invitano a concedersi una sosta. La Passeggiata Lungo Passirio prende il nome dal torrente che scorre attraverso la citt� dividendola in due: si sviluppa lungo la riva destra del corso d�acqua, in pieno centro. Se ne distinguono due tratti, uno compreso fra ponte della Posta e ponte Teatro, l�altro che da qui approda al ponte di Ferro. Nel primo si concentrano aiuole artistiche, palme, gelaterie, caff�. Qui d� sfoggio di s� l�architettura liberty del Kurhaus. Lungo la parte inferiore s�affacciano vari edifici storici nonch� le installazioni del percorso Figure Umane. � agevolmente percorribile anche con i passeggini. La Passeggiata d�Inverno, molto soleggiata e protetta dal vento, � la naturale prosecuzione, risalendo il fiume, della Passeggiata Lungo Passirio. Si caratterizza per la Wandelhalle - che in italiano significa passeggiata coperta - un porticato sotto il quale trovare riparo in caso di maltempo. Qui � ospitata una galleria di dipinti che ritraggono paesaggi dell�Alto Adige e busti di personalit� significative per la citt�. Nella Passeggiata Gilf, il percorso si snoda su entrambi i lati del Passirio dalla gola del torrente fino al suo ingresso in citt�. Sul versante destro si collega direttamente con il sentiero che porta alla Polveriera e alla Passeggiata Tappeiner mentre, sulla sinistra, si congiunge alla Passeggiata d'Estate. La Gilf � interessante per la presenza di piante subtropicali � � considerata la pi� romantica delle passeggiate per la �Via della Poesia�. Versi amorosi di poeti moderni e contemporanei sono incisi a fuoco su una serie di panchine. Dirimpettaia della gemella Passeggiata d'Inverno, la Passeggiata d�Estate gode di una vegetazione molto ricca: cedri del Libano, wellingtonie, pioppi e varie specie di pini che offrono ombra e refrigerio nelle calde giornate estive. All�inizio della passeggiata si trova il cosiddetto Parco di Sissi nel quale si riconosce l�elegante scultura in marmo di Lasa che raffigura l�Imperatrice Elisabetta d�Austria. Lungo l'asse est-ovest della citt�, la Passeggiata Tappeiner � particolarmente soleggiata e offre uno straordinario colpo d'occhio sulla conca e la Val d'Adige. Fu creata e donata alla citt� da Franz Tappeiner, medico e ricercatore originario della Val Venosta, vigoroso propulsore del turismo meranese. Il percorso, lungo quattro chilometri, si sviluppa dalla Passeggiata Gilf seguendo il profilo di Monte Benedetto fino a Quarazze, alternando esemplari di tipica vegetazione locale a querce da sughero, alberi di eucalipto, loti, pini marittimi, varie specie di palme (anche cinesi) e bamb�, cactus, agave, magnolie e ulivi. E, ultimo ma non meno importante, il Sentiero di Sissi. Si tratta di un suggestivo itinerario che conduce fra i luoghi meranesi dell�imperatrice Elisabetta d�Austria, pi� conosciuta come Sissi. L�incantevole sovrana asburgica soggiorn� a pi� riprese nella seconda met� del XIX secolo a Merano, cedendone al fascino. Il sentiero a lei dedicato, collega i Giardini di Castel Trauttmansdorff al centro citt� attraverso undici tappe, ciascuna delle quali con una storia da raccontare. Dal maniero che troneggia sull�orto botanico, il percorso si snoda attraverso le pietre di Casten Pienzenau e Castel Rubein, la Residenza Reichenbach e piazza Fontana, Castel Rottenstein e l�Hotel Bavaria, per poi scendere verso il fiume e attraversarlo sul ponte Romano, costeggiare la �Wandelhalle� e rendere omaggio all�imperatrice nel parco a lei dedicato, ai margini della Passeggiata d'Estate, dove si erge la statua eretta in suo onore. Ovviamente il sentiero � percorribile in entrambe le direzioni. Il giorno della �svolta elettrica� di Bob Dylan (Ilpost.it) - Il film �A Complete Unknown� racconta il celebre concerto a Newport del 1965, quando le aspettative dei puristi del folk vennero tradite - Il 25 luglio del 1965, Bob Dylan sal� sul palco del Newport Folk Festival e comp� un gesto apparentemente di poco conto, ma che decine di migliaia di persone nel mondo considerarono un tradimento di tutto ci� che il cantautore aveva rappresentato fino a quel momento, e che sarebbe rimasto nella storia come uno dei momenti di svolta della musica rock del Novecento. Al posto della sua chitarra acustica, infatti, Dylan ne imbracci� una elettrica, la colleg� all�amplificatore. Cominci� a cantare �Maggie�s Farm�, la prima delle tre canzoni previste dalla scaletta, a cui seguirono �Like a Rolling Stone� e �Phantom Engineer�, una versione embrionale di �It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry�. Buona parte del pubblico di Newport non la prese bene, e cominci� a contestarlo. Non era il concerto che le persone si aspettavano: nei tre anni precedenti Dylan era rapidamente diventato il massimo esponente di un certo modo di intendere la canzone d�autore americana, quello alto, politicamente impegnato e poetico di gente come Woody Guthrie e Pete Seeger. In poco tempo, aveva raccolto l�eredit� di quei cantautori dando una nuova e insperata vita al movimento folk. I suoi concerti erano molto poco movimentati: spesso suonava da solo, accompagnandosi soltanto con una chitarra acustica e con l�armonica a bocca, e l�attenzione non era incentrata tanto sulla musica, ma sui testi, che nei tre album che lo avevano reso famoso in tutti gli Stati Uniti � Bob Dylan (1962), The Freewheelin� Bob Dylan (1963) e The Times They Are a-Changin� (1964) � erano incentrati soprattutto sulla denuncia sociale. In quell�occasione invece le aspettative dei puristi della musica folk accorsi a Newport furono tradite: oltre a presentarsi sul palco con una chitarra elettrica, Dylan si fece accompagnare da una formazione tipicamente rock, composta dal chitarrista Mike Bloomfield, dal bassista Jerome Arnold, dal batterista Sam Lay e dal tastierista Al Kooper, abbandonando quel senso di solennit� tipico dei suoi concerti. La sera del 25 luglio 1965 � ricordata ancora oggi come quella della �svolta elettrica�, cio� il momento in cui Dylan decise di allontanarsi dal folk per prendere una direzione artistica diversa, pi� moderna e vicina al rock. Negli ultimi sessant�anni la �svolta elettrica� � stata oggetto di un interesse ininterrotto, testimoniato dai molti articoli, libri, documentari e film dedicati a questo momento specifico della carriera di Dylan, non ultimo �A Complete Unknown�, il biopic diretto da James Mangold e interpretato tra gli altri da Timoth�e Chalamet, Edward Norton e Monica Barbaro. In realt�, anche se sappiamo che una parte del pubblico di Newport reag� in maniera piccata e scomposta, i resoconti delle persone che hanno scritto di quel concerto sono un po� divergenti. Per esempio, secondo il critico musicale Robert Shelton, Dylan e i musicisti che lo accompagnavano furono sommersi di fischi per tutta la durata dell�esibizione. Anthony Scaduto, uno dei pi� famosi e rispettati biografi di Dylan, scrive invece che non ci furono soltanto fischi e contestazioni, ma anche applausi, dato che una parte minoritaria di spettatori apprezz� l�audacia di Dylan. Secondo altre versioni la reazione del pubblico non fu dovuta tanto alla �svolta elettrica�, ma al fatto che l�esibizione dur� troppo poco; un�ipotesi rafforzata dal fatto che, dopo il concerto, Dylan torn� sul palco e suon� due canzoni in acustico, �Mr� Tambourine Man� e �It�s All Over Now, Baby Blue�. Altre ancora collegano le contestazioni alla scarsa qualit� dell�acustica: secondo una testimonianza raccolta dal giornalista musicale Bob Spitz, il missaggio fu cos� pessimo che la voce di Dylan fu sovrastata dagli strumenti. Ma ci sono anche altri aneddoti che hanno reso la �svolta elettrica� un momento leggendario della carriera di Dylan. Secondo uno di questi, mai provato n� smentito, Pete Seeger, famosissimo cantante folk americano e tra i fondatori del Festival di Newport, si arrabbi� cos� tanto da provare a togliere la corrente al gruppo di Dylan sul palco, minacciando di tagliare i cavi di strumenti e amplificatori con un�ascia. Anche se � generalmente associata al concerto di Newport, in realt� Dylan aveva anticipato la sua intenzione di allontanarsi dal folk classico per dedicarsi a nuovi generi gi� nei mesi precedenti. Ad aprile aveva pubblicato Bringing It All Back Home, il suo quinto album in studio e il primo composto anche con strumenti elettrici: il lato A del disco conteneva canzoni accostabili al blues, come �Subterranean Homesick Blues�, �Love Minus Zero/No Limit� e la stessa �Maggie�s Farm�. Anche i testi, pi� intimisti e riflessivi e meno politicamente impegnati, erano diversi da quelli dei dischi precedenti di Dylan. Inoltre, cinque giorni prima del concerto di Newport, Dylan aveva pubblicato un nuovo singolo, �Like a Rolling Stone�, che aveva confermato la sua volont� di avvicinarsi a un nuovo modo di intendere la sua poetica e la sua musica. Nei mesi successivi al 1965 Dylan continu� a esibirsi con un assetto pi� rock, ricevendo apprezzamenti e critiche. Uno degli episodi pi� famosi fu durante un concerto del 1966 a Manchester, quando un fan lo apostrof� �Giuda!� e Dylan rispose esortando la sua band a sovrastare le sue critiche: �Play it fucking loud!� (�suonate forte cazzo!�). Dylan non torn� all�importantissimo festival di Newport per decenni, fino al 2002. Di quel giorno del 1965 diventarono memorabili anche gli oggetti: nel 2013 la chitarra che Bob Dylan utilizz� a Newport, una Fender Stratocaster con la classica colorazione sunburst, fu venduta all�asta per quasi un milione di dollari.