Giugno 2025 n. 6 Anno X Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura Indice L�epoca del nudging Il dolore dell�anima Nannette Streicher, che costru� il pianoforte preferito di Beethoven Chi ha creato il cinema horror: origini e pionieri del genere L�epoca del nudging (di Alessia Dorigoni, �Prometeo� n. 168/24) - L�uomo decide ci� che vuole. Ma vuole davvero ci� che decide? Da Carlo Verdone ad Aristotele, un breve viaggio nei meandri della nostra razionalit� limitata. - Ogni testo di economia comportamentale inizia con la descrizione dell'Homo economicus, figura mitologica di un essere puramente razionale che agisce come un freddo calcolatore matematico. Di fronte a scelte alternative l'Homo economicus seleziona sempre l'opzione ottimale. Nella mia mente l'ho sempre rappresentato come una variante dell'Homunculus somatosensoriale, con un portafoglio ingigantito che protrude dalla mano, segno dell'importanza del benessere economico nel processo decisionale. Ogni volta che mi imbatto in questo modello teorico, che ritrae l'individuo come perfettamente informato e sempre intento a massimizzare il proprio utile, mi viene in mente una scena iconica del cinema italiano degli anni ottanta, quella in cui Furio Zoccano, personificato da Carlo Verdone, che con meticolosa precisione chiede a un dipendente dell'ACI: �Partendo fra circa 3 minuti e mantenendo una velocit� di crociera di circa ottanta/ottantacinque chilometri orari, secondo lei faccio in tempo a lasciarmi la perturbazione alle spalle, diciamo nei pressi di Parma?�. Pare improbabile che possa esistere, al di fuori della psicopatologia, un essere umano come Furio, che organizza i bagagli in auto come se fossero le tessere di un puzzle per ottimizzare lo spazio o che dal bollettino dei naviganti tiene in considerazione che � in arrivo una corrente depressionaria di 982 millibar. Allo stesso modo, l'Homo economicus, suppostamente capace di decisioni sempre ottimali, appare irrealistico. Ci� nonostante questo modello � rimasto dominante nella teoria economica classica fino agli anni Cinquanta, quando grazie al lavoro dello scienziato cognitivo, e premio Nobel per l'Economia, Herbert Simon, viene introdotto il concetto di �razionalit� limitata� (bounded rationality). Simon considera le persone come agenti con restrizioni legate all'accesso alle informazioni, con capacit� computazionali limitate, immerse in un ambiente e con un tempo a disposizione non illimitato per analizzare le diverse alternative. La concezione � rivoluzionaria rispetto alla teoria economica classica. L'Homo economicus, Furio, si comporta in maniera razionale indipendentemente dal contesto, indipendentemente da come gli vengano presentate le informazioni, con l'obiettivo di massimizzare la propria utilit�; sceglie l'alternativa migliore in modo coerente e analizza tutte le informazioni in maniera esaustiva. Gli agenti con razionalit� limitata, invece, spesso mostrano comportamenti non ideali nel processo decisionale: possono mancare di transitivit� nelle preferenze, scegliendo A su B, B su C, ma poi C su A, influenzati dal contesto o dalla presentazione delle opzioni. Nei termini della dicotomia descritta dallo psicologo e premio Nobel per l'economia Daniel Kahneman, l'Homo economicus rappresenterebbe l'ideale del Sistema 2 in piena attivit�: un sistema di pensiero lento, deliberativo, logico che richiede un notevole dispendio di energia cognitiva per funzionare. Tuttavia, nella realt�, a causa delle limitazioni descritte dalla bounded rationality le persone spesso agiscono in base al Sistema 1 che � rapido, intuitivo e opera automaticamente e con poco sforzo, guidando gran parte del nostro comportamento quotidiano. Un po' come nel mito della Biga Alata di Platone, l'auriga � rappresentato dal Sistema 2 ed � impersonificato dall'Homo economicus, mentre i cavalli rappresentano concettualmente il Sistema 1 e quindi la bounded rationality. � vero che chi guida � l'auriga, la razionalit�, ma senza i cavalli la biga non si muove. Numerose sono le situazioni nella vita quotidiana nelle quali facciamo uso del Sistema 1 sfruttando inconsapevolmente euristiche e mostrando bias cognitivi per evitare il sovraccarico di informazioni, scegliere velocemente cosa fare e cosa tenere in memoria e compensare le informazioni mancanti. Ad esempio, possiamo facilmente cadere nel �bias di conferma� (confirmation bias) quando usufruiamo di Internet. Immaginate di voler dimostrare al vostro partner che il consumo eccessivo di zucchero � dannoso per la salute. Potreste digitare una frase tendenziosa sul motore di ricerca, come �troppo zucchero fa male alla salute�, e leggere le pagine proposte, andando a concentrarvi solo su evidenze a supporto della vostra tesi. Euristiche e bias giocano un ruolo fondamentale anche nel plasmare i nostri giudizi immediati su ci� che ci circonda. Per esempio, se incontraste una persona con occhiali intenta a leggere su una panchina e con un comportamento riservato, potreste pensare automaticamente che sia un bibliotecario piuttosto che un venditore. Questa �euristica della rappresentativit� (representativeness heuristic) ci porta a ignorare le probabilit� di base, ossia in questo caso che percentuale di persone svolge il lavoro di venditore o di bibliotecario, e a formulare giudizi basati su stereotipi. Potremmo proseguire poi nel giudizio valutando tale persona, esteticamente molto carina, come particolarmente intelligente; cadremmo cos� nell'�effetto alone� (halo effect), un bias che ci induce ad attribuire inconsciamente altre qualit� positive a una persona fisicamente attraente, come l'intelligenza o la gentilezza. E cos� via, per tutta la giornata potremmo essere �manovrati� da euristiche e biases tra i campi pi� disparati. Sono stati catalogati pi� di duecento euristiche e bias quasi con una mania tassonomica. Scherzando mio fratello, che � un fisico, mi dice sempre �c'� un bias per ogni cosa� e quando si incappa in un comportamento che salta all'occhio se ne esce con un ironico �ecco questo � il bias di...� inventando nomi buffi coerenti con il comportamento in questione. Indipendentemente dal fatto che vengano catalogati con nomi specifici, tali meccanismi sono strumenti evolutivi fondamentali che aiutano a velocizzare i processi decisionali; essi hanno permesso agli esseri umani di adattarsi e prosperare in un mondo in continuo cambiamento, contribuendo a mantenere la coesione sociale e a evitare pericoli, ponendo maggiore attenzione alle minacce rispetto alle opportunit�. Sono scorciatoie mentali che consentono decisioni rapide, risparmiando tempo e risorse cognitive, elementi cruciali per la sopravvivenza in contesti pericolosi. Inoltre, in un mondo dove le informazioni complete sono spesso inaccessibili, le euristiche aiutano a fare inferenze rapide su base limitata, facilitando cos� le decisioni �abbastanza buone� che possono essere vitali in situazioni di emergenza. Ci troviamo ad esempio a dover decidere la destinazione per le nostre vacanze di Natale. Abbiamo prenotato in una certa localit� esotica che di recente � stata al centro delle notizie giornalistiche a causa di un attacco di squali. Anche se statisticamente gli attacchi di squali sono estremamente rari, il fatto che questo evento sia stato ampiamente riportato dai media e discusso sui social network pu� farlo sembrare molto pi� frequente e imminente di quanto non sia in realt�. Di conseguenza, potremmo decidere di non scegliere quella destinazione per paura degli squali, influenzati dall'impressione che tali attacchi siano comuni l�, anche se, analizzando i dati, la probabilit� di un incidente appare minima. Questa �euristica della disponibilit� (availability heuristic) pu� portare a percezioni distorte e decisioni basate su tali percezioni, piuttosto che su una valutazione obiettiva dei rischi effettivi. La tendenza a evitare perdite � un altro esempio di una caratteristica psicologica profondamente radicata negli esseri umani. In termini evolutivi, essere conservatori e porsi in modo avverso alle perdite pu� significare la differenza tra la vita e la morte. La nostra predisposizione innata a evitare perdite significative, quale potrebbe essere quella prodotta da un attacco di squali, ci spinge a scelte che possono sembrare irrazionali, ma che hanno radici profonde nel nostro desiderio di sicurezza e nella prevenzione di esiti negativi. Il nostro comportamento � vulnerabile inoltre a manipolazioni esterne derivate da come vengono fornite le informazioni e da come � strutturato l'ambiente. � qui che entra in gioco il concetto di nudging, introdotto nel 2008 dal premio Nobel per l'economia Richard Thaler e da Cass Sunstein, professore presso la Harvard Law School, che descrive come l'architettura della scelta possa influenzare le decisioni individuali. La classica immagine che viene utilizzata per far capire il concetto di nudging, nonch� immagine di copertina dell'omonimo libro, � quella dell'elefante adulto che spinge dolcemente con la proboscide il suo cucciolo. A me ha sempre fatto venire alla mente invece una calamita nascosta, una forza invisibile che influenza il comportamento degli oggetti circostanti, senza costringerli. Allo stesso modo, il nudging � una tecnica che utilizza stimoli sottili per attirare le persone verso determinate scelte, senza limitarne la libert�. � come se creassimo un campo magnetico che orienta le decisioni degli individui verso una direzione preferita. Il nudging infatti influisce sulle decisioni delle persone mediante piccoli cambiamenti nell'ambiente di scelta, senza coercizioni, senza limitare le opzioni disponibili o modificare significativamente gli incentivi economici. Questo approccio si basa sull'idea che piccoli interventi possano guidare gli individui verso decisioni pi� vantaggiose, migliorando il benessere generale senza compromettere la libert� di scelta. Un esempio di nudging per esempio potrebbe essere la disposizione strategica degli alimenti in una mensa. Posizionando frutta e verdura a livello degli occhi e rendendoli immediatamente accessibili, con gli snack meno salutari posizionati invece in aree meno visibili o pi� difficili da raggiungere, si pu� incoraggiare sottilmente le persone a scegliere opzioni pi� salutari per il loro pasto senza rimuovere la possibilit� di scegliere gli snack. Questo tipo di intervento sfrutta la tendenza naturale delle persone a prendere oggetti pi� facilmente accessibili, basato sul Sistema 1 automatico e veloce, guidando le scelte alimentari in una particolare direzione senza imporre restrizioni dirette. Le strategie di nudging vengono utilizzate come una �spintarella gentile� verso certi comportamenti, ad esempio quelli di auto protezione durante il periodo della pandemia, quelli rivolti alla salute, come nel caso della mensa descritto sopra, o per promuovere comportamenti pro-ambientale (Pro Environmental Behavior - PEB) come nel caso del green nudging (per un approfondimento Bonini e Dorigoni, 2024). Attraverso una progettazione strategica dell'ambiente decisionale, si possono attuare interventi di nudge che modificano il comportamento delle persone in modo prevedibile senza vietare alcuna opzione o modificare gli incentivi economici. L'effetto default � ad esempio una potente strategia di nudging che sfrutta la tendenza delle persone a rimanere con l'opzione predefinita. Questo tipo di nudge � particolarmente efficace perch� non richiede agli individui di compiere azioni attive per fare una scelta che si presume essere la migliore. Un esempio classico � impostare la stampa fronte-retro come default nelle stampanti di un ufficio o di una scuola. Con questa impostazione predefinita, gli utenti si trovano a usare meno carta, contribuendo a ridurre il consumo di risorse e l'impatto ambientale senza dover attivamente scegliere l'opzione pi� ecologica ogni volta che stampano. Un altro esempio di nudging � collegato all'uso delle norme sociali. Essendo esseri sociali siamo molto interessati a sapere come si comportano gli altri individui e siamo inclini a conformarci al gruppo. Oggigiorno molti hotel incoraggiano gli ospiti a riutilizzare gli asciugamani attraverso il posizionamento di cartelli nelle camere che affermano che la maggior parte degli ospiti tipicamente sceglie di riutilizzare gli asciugamani. Questo tipo di messaggio sfrutta la norma sociale, facendo leva sul comportamento degli altri per influenzare le decisioni del singolo. Gli ospiti sono pi� propensi a seguire un comportamento che percepiscono come approvato dalla maggioranza. In uno studio condotto in un ristorante trentino (Dorigoni e Bonini, 2023) con la semplice presenza del cartello �due trentini su tre bevono acqua dal rubinetto� si � potuto osservare un aumento di quattro volte dei consumi di acqua del rubinetto (dal 4% al 16%). Naturalmente viene spontaneo notare che il cambiamento nel comportamento avviene perch� il cartello legittima a usare l'acqua dal rubinetto senza sentirsi giudicati. Ripensiamo per� alla dottrina dell'Homo economicus, a Furio. Sicuramente Furio avrebbe condotto un freddo calcolo tra il rapporto costi benefici analizzando inizialmente il costo al litro delle due tipologie di acqua per poi passare all'analisi chimica, il residuo fisso e l'analisi organolettica. Avrebbe poi calcolato i costi delle cure mediche ai reni sulla base della pericolosit� delle componenti per poi concludere con una considerazione sull'impatto ambientale della bottiglietta di plastica. Probabilmente avrebbe optato per l'acqua dal rubinetto, magari filtrandola con un filtro appositamente portato da casa, ma il problema � che l'analisi di tutte queste informazioni gli avrebbe fatto prendere una decisione a ristorante ormai chiuso. La cosa importante per� � che la presenza del cartello con la norma sociale non avrebbe spostato di una virgola la decisione di Furio rispetto all'analisi dettagliata da lui condotta perch� � vero che l'informazione che �due trentini su tre bevono� acqua dal rubinetto potrebbe dirci qualcosa sulla bont� dell'acqua, ma avendo lui a disposizione tutti i dati analitici avrebbe gi� considerato dettagliatamente quell'attributo decisionale. Nel mondo reale, invece, dove le scelte sono un miscuglio dei due sistemi di pensiero, di euristiche, emozioni e abitudini, piccoli interventi nell'ambiente possono guidare, �attirare magneticamente� gli individui verso decisioni pi� vantaggiose, facilitando l'opzione preferita attraverso la progettazione intelligente delle opzioni disponibili e migliorando il benessere generale senza compromettere la libert� di scelta. Il dibattito sul libero arbitrio e la libert� di scelta � rilevante qui, in considerazione del fatto che il nudging influisce direttamente sul nostro modo di pensare. La validit� del nudging come strumento etico � talvolta messa in discussione ma la preoccupazione per la libert� di scelta che da esso ne consegue, molto spesso diviene un problema marginale poich� il nudging viene usato come strumento verso il benessere individuale e collettivo. Tuttavia, non sempre le modifiche all'ambiente decisionale conducono a scelte migliori per s� o per gli altri. Esistono numerosi esempi di �sludge�, o �nudging for evil�, termine coniato da Richard Thaler per descrivere l'uso distorto del nudging che scoraggia comportamenti vantaggiosi o promuove decisioni dannose. Un esempio classico di sludge � il �formato del prezzo a goccia� (drip pricing format), dove al prezzo inizialmente basso di un prodotto su alcuni siti web si sommano costi aggiuntivi che vengono introdotti in fasi successive della transazione, quindi goccia a goccia appunto. Questo approccio sfrutta il nostro ancoraggio al prezzo civetta iniziale, rendendo difficile valutare correttamente i costi totali finali. Queste manipolazioni sollevano questioni critiche riguardo alla libert� di scelta, poich� le strutture decisionali potrebbero portarci a fare scelte non allineate con il nostro benessere. Definire cosa costituisca effettivamente il �bene� diventa essenziale per garantire che le scelte proposte siano realmente vantaggiose. Scegliere l'opzione pi� costosa, come nel caso del prezzo a goccia, difficilmente pu� essere considerata una decisione benefica per l'individuo. D'altra parte, quando le opzioni come riutilizzare gli asciugamani, bere acqua dal rubinetto o utilizzare la stampa fronte-retro sono presentate come le scelte predeterminate, si tratterebbe di un esempio di �paternalismo libertario�. Un approccio che mantiene tutte le opzioni aperte, permettendo agli individui di fare una scelta libera, ma indirizza sottilmente le preferenze verso comportamenti che promuovono salute, benessere finanziario e sostenibilit� ambientale. Il paternalismo libertario pone per� un problema delicato di equilibrio tra guida e costrizione, sollevando interrogativi fondamentali sulla natura della libera scelta in contesti fortemente strutturati. La libert� di scelta � il fondamento stesso dell'umanit�, non a caso la privazione di questa facolt� � considerata la pi� grave delle punizioni. Fin dall'antichit� infatti numerosi filosofi si sono interrogati su cosa significhi essere liberi e pi� nello specifico cosa significhi essere liberi di scegliere. In risposta a pratiche di sludge e cercando di difendere il concetto di libero arbitrio e libert� di scelta, � stata sviluppata la direttiva europea 2005-29/CE che mira a tutelare e proteggere i consumatori dalle pratiche commerciali sleali che falsano �in misura rilevante il comportamento economico del consumatore medio�, inducendolo ad assumere �una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso�. Tale direttiva si inserisce in un dibattito filosofico millenario sulla natura della libert�. Da Aristotele, che identificava la libert� con l'autodeterminazione, a Hobbes, Locke e Hume, che la concepivano come assenza di costrizioni esterne, i filosofi hanno a lungo riflettuto sulla capacit� umana di scegliere autonomamente. La direttiva, nel vietare pratiche che falsano in misura rilevante il comportamento economico del consumatore medio, si allinea maggiormente al compatibilismo, una corrente filosofica che concilia determinismo e libero arbitrio. Secondo i compatibilisti, come Hume e Deranett, possiamo essere liberi anche in un universo governato da leggi causali, a condizione che le nostre scelte siano il frutto di una deliberazione razionale e non siano coartate da influenze esterne indebite. Tuttavia, questa visione � stata criticata da filosofi come Austin e Berofsky, che hanno sottolineato l'importanza della possibilit� concreta di agire diversamente. Secondo questi autori, la mera capacit� di volere diversamente non � sufficiente a garantire la libert�, � necessaria anche la possibilit� effettiva di realizzare scelte alternative. Davidson, a sua volta, ha legato indissolubilmente la libert� ai desideri e alle credenze individuali, suggerendo che la nostra capacit� di scegliere � profondamente radicata nella nostra identit�. Ma riusciamo realmente a distinguere tutte queste sfumature nel nostro vissuto di libert� quando ad esempio andiamo a fare la spesa? Siamo in grado di capire se la scelta di quello specifico prodotto � il risultato della nostra autodeterminazione e/o di influenze esterne? Sarebbe tutto pi� facile se fossimo Homo economicus, ma non lo siamo. Restano quindi molte questioni aperte, due delle quali a parer mio fondamentali da affrontare. La prima riguarda la difficolt� di provare il concetto di controfattuale per il singolo individuo. Idealmente, per verificare se una pratica commerciale ha effettivamente influenzato un consumatore, sarebbe necessario confrontare due scenari paralleli: uno in cui la pratica � presente e uno in cui � assente. Questa sfida pu� essere affrontata, seppur parzialmente, attraverso la progettazione di esperimenti che testino il cambiamento delle preferenze in un campione di consumatori in presenza della pratica commerciale rispetto alla sua assenza. Il secondo problema riguarda il concetto di punto di riferimento. � con la pratica commerciale presente che abbiamo modificato il nostro comportamento oppure ci ha solo aiutato a porre l'attenzione su ci� che volevamo? A questo punto si attribuisce all'ambiente un potere preponderante che potrebbe essere potenzialmente in grado di cambiare chi siamo noi modificando sistematicamente le nostre scelte. Come nel paradosso della nave di Teseo di Plutarco dove ci si chiedeva: �Se sostituiamo progressivamente ogni parte di una nave fino a sostituirla completamente, si tratta ancora della stessa nave?�. Alla stessa maniera se l'ambiente � in grado di guidare le nostre scelte ripetutamente, siamo ancora noi lo stesso individuo? Spesso non � chiaro se le nostre scelte riflettano veramente i nostri desideri o se siano state modellate dalla presenza di pratiche commerciali. Questo ci riporta al modello dell'Homo economicus, che presume che gli individui abbiano preferenze stabili e coerenti. Tuttavia, come dimostrato dalla ricerca in economia comportamentale, non sempre agiamo come agenti razionali, e le nostre preferenze possono non essere stabili anche in assenza di pratiche commerciali. Il legislatore europeo ha quindi cercato di tutelare il consumatore, vietando pratiche commerciali che �materialmente distorcono� il comportamento economico del consumatore medio. Tuttavia, la definizione di �consumatore vulnerabile� rimane complessa e sfaccettata, poich� non si limita a chi ha difficolt� a ottenere o assimilare informazioni, come per esempio chi ha problemi con i calcoli matematici, ma include anche l'influenza di informazioni periferiche e non rilevanti. Andando oltre la repressione delle pratiche ingannevoli, � cruciale considerare strategie di debiasing per formare un consumatore pi� consapevole e meno vulnerabile. Infine il �green nudging�, sebbene possa sembrare una pratica commerciale con buone intenzioni, potrebbe essere interpretato come coercitivo se induce le persone a fare scelte che non avrebbero considerato altrimenti. � il caso, ad esempio, di decisioni come quella di riutilizzare un asciugamano in albergo o bere acqua dal rubinetto, che potrebbero non essere preferite in assenza di un nudge. Questo solleva la questione di quali comportamenti siamo disposti a promuovere attraverso il nudging e quali no, interrogandoci su cosa sia realmente benefico per noi. Dovremmo stilare una lista di comportamenti ai quali concediamo di essere gentilmente spinti e comportamenti invece che apparirebbero contro il nostro volere? Ma siamo davvero sicuri di essere in grado di definire ci� che � realmente utile per noi, cosa vuol dire cio� �per il nostro bene� e quindi cosa ha davvero valore per noi indipendentemente dalle circostanze? Rivisitando la frase di Epicuro, nessuno sceglie un male capendo che � un male, ma ne resta intrappolato se, per sbaglio, lo considera un bene. Siamo davvero liberi di scegliere, o siamo solo degli attori in un grande spettacolo orchestrato da forze invisibili? Questa � una domanda che dobbiamo porci, ma alla quale probabilmente non riusciremo mai a rispondere e ci toccher� recidere il nodo gordiano. Forse, la risposta pi� onesta � che siamo un po' entrambe le cose. Siamo creature razionali, capaci di ragionare e di prendere decisioni consapevoli, ma siamo anche creature emotive, guidate da istinti e da influenze sociali. E questa complessit�, questa contraddizione, � ci� che rende la vita cos� affascinante e cos� imprevedibile. Il dolore dell�anima (di Claudia Giammatteo, �Focus Storia� n. 222/25) - La battaglia contro ansia, depressione e nevrosi quando psicologia e psichiatria non esistevano e Freud non aveva ancora detto la sua. - �Il male che ci tormenta non � nel luogo in cui ci troviamo, ma � in noi stessi. Siamo senza forze per sopportare una qualsiasi contrariet�, incapaci di tollerare il dolore, impotenti a gioire delle cose piacevoli�, scriveva nel I secolo il filosofo Seneca per descrivere il tarlo che penetrava nelle stanze segrete della sua anima, portando con s� noia, gelo e morte. Un �buio interiore� nato con il pensiero umano, su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. � stato definito in tanti modi: il trattato medico egizio scritto sul Papiro Ebers (1550 a.C.) lo chiama �grave abbattimento�, i Greci melancholia, i medici romani tristitia, Cicerone �tristezza senza speranza� (desperatio aegritudo). Schiere di medici hanno brancolato nel buio in cerca delle cause e dei rimedi, efficaci e non, spesso disgustosi, in certi casi sadici, per cercare di alleviare quel dolore sordo e invisibile che accompagna l'uomo dai suoi albori. �L'uomo del Paleolitico viveva in uno stato di continua tensione psichica, in balia di forze esterne�, ha rilevato lo psichiatra Giuseppe Roccatagliata in Storia della psichiatria antica (Utet). Come per terremoti e tempeste, �la malattia psichica veniva imputata a forze soprannaturali ostili. Per placare la loro collera, i nostri antenati ricorrevano a talismani ed esorcismi: l'epilessia (anch'essa considerata per secoli nel novero delle malattie mentali, ndr) si curava con le pietre trovate nelle interiora di giovani rondini, la rabbia con denti di cani rabbiosi�. Tutte le pi� antiche culture, da quella egizia, babilonese, ebraica, attribuivano il dolore psichico a una punizione divina. Molto eloquente il modo in cui Omero racconta nell'Iliade l'improvvisa depressione dell'eroe Bellerofonte dopo essere salito in cielo in sella a Pegaso, facendo infuriare Zeus: �Quando venne in odio agli d�i, egli errava solo e triste, consumandosi il cuore, fuggendo la vista degli uomini". Furono i grandi medici della Grecia arcaica a fare un passo ulteriore. Secondo il mito, il dio della medicina Asclepio (l'Esculapio dei Romani) fond� in vari punti dell'Ellade, da Kos a Colofone, �templi della guarigione� dove agli ammalati venivano somministrate pozioni, funghi allucinogeni, spettacoli di poesie, ore di ginnastica, bagni caldi e lunghe dormite: interpretando i sogni inviati dagli d�i, i sacerdoti avrebbero stabilito le cure migliori. A inventare la diagnosi di melancholia (in greco m�las �nero� e chol� �bile�) fu Ippocrate di Kos (V secolo a.C.), ispirandosi alla teoria medica sviluppata dal filosofo Empedocle, secondo cui la salute dipendeva dall'equilibrio di quattro liquidi (o �umori�) corporei - sangue, flemma, bile gialla e bile nera -, proiezione degli elementi aria, acqua, terra e fuoco. A provocare il morbo malinconico era l'eccesso di bile nera (detto �umore di morte�) prodotto dalla milza dopo fatti dolorosi che invadeva il cervello. Come sottoline� Ippocrate nel De Morbis virginum, �Il malinconico ama la morte come se fosse un bene�. Per guarire quel male di vivere, ben distinguibile dai classici sintomi di hysteria femminile - cio� insonnia, nervosismo, attacchi di panico, causati, secondo Sorano d'Efeso, dall'utero �imbecille� vagante in un corpo privo del piacere dell'orgasmo - i luminari greco-romani le provarono tutte: dalle purghe e salassi fatti per alleggerire il cervello dall'umore tossico a infusi giornalieri a base della pianta di elleboro, o intrugli di ambrosia, vino falerno, liquirizia, miele, �lacrime di oppio�. Venne persino sviluppata una psicoterapia ante litteram. Il filosofo-medico Asclepiade di Prusa, nel I secolo a.C., prescrisse terapie di danza e ascolto della musica frigia. Alcuni secoli dopo, Celio Aureliano incoraggiava i pazienti a interessarsi di filosofia, letteratura, navigazione o agricoltura, e alle passioni da cui la malattia li aveva allontanati; oppure, in caso di struggimento amoroso, a partire per lunghi viaggi in mare. Dopo la caduta dell'Impero romano, nel Medioevo i depressi passarono dalla condizione di malati a quella di peccatori indemoniati. L'Inquisizione, istituita nel 1231 da Gregorio IX, apr� un capitolo a s�. Avere problemi mentali equivaleva a essere considerati streghe o maghi posseduti da incantesimi. Esorcismi e roghi esclusi, le terapie erano costituite da pozioni di elleboro e iperico, l'�erba scacciadiavoli�. E non solo. La tradizione morale cristiana, a partire da Evagrio e da Gregorio Magno, apr� ai malinconici le porte del peccato mortale, il vizio dell'accidia o acedia. Un torpore che, secondo le parole di san Tommaso d'Aquino nella Summa Theologiae (1265) dimostrava disprezzo per i doni ricevuti da Dio. E, invece, ironicamente, divent� la �malattia� dei religiosi, soprattutto i monaci-anacoreti, isolati e digiunatori, i pi� esposti al �demone meridiano� che li tentava con allucinazioni e pensieri lugubri, portando al �mal di cella� e alla noia claustrale che nei casi estremi poteva condurre a pazzia o suicidio. A confessare la sua �malattia dello spirito� fu lo scrittore Francesco Petrarca, che nell'opera Secretum o De secreto conflictu curarum mearum (Riguardo il segreto conflitto delle mie angosce, 1378) descrisse i suoi tormenti cos�: �Le anime infelici siano spinte verso la morte [...]. Questo flagello mi ghermisce a volte cos� tenacemente da tormentarmi nella sua stretta per giorni e notti intere�. La rivoluzione culturale del Rinascimento ribalt� quel punto di vista. L'abisso di sofferenza divenne il marchio del genio. Secondo il filosofo neoplatonico fiorentino Marsilio Ficino, la malinconia era una manifestazione �eccessiva� di creativit� (un concetto che in un certo senso � sopravvissuto fino a oggi). Dello stesso parere fu l'alchimista Filippo Teofrasto Bombasto da Hohenheim, detto Paracelso. Nel trattato Delle malattie che ci derubano della ragione (1520) attribuiva l'avvilimento a processi naturali attivati dagli astri o dallo sperma paterno difettoso. La sensibilit� straordinaria era un'esclusiva dei grandi statisti, filosofi e artisti. Ne fu prova vivente Torquato Tasso. Dopo l'immenso sforzo fatto per scrivere la Gerusalemme liberata, abbrutito psicologicamente fu recluso nel 1579 nell'Ospedale di Sant'Anna di Ferrara come �furioso� e �gravemente malinconico�. �Non posso vivere n� scrivere [...] Mi si volge non so che per l'animo�, scrisse al cardinale Scipione Gonzaga. Con l'Illuminismo, il �morbo dell'anima� assunse una luce nuova: le teorie somatiche lasciavano intendere che fosse curabile. Nella rivista Journal de m�decine dell'agosto 1785 il luminare francese Fran�ois Doublet, suddivideva le malattie �dello spirito� in quattro categorie: �Frenesia�, �Mania�, �Imbecillit� e �Malinconia�, o �delirio triste�. Questa, a suo giudizio, la terapia vincente: �salassi decisi, poi tisane leggere per aprire lo stomaco, siero di latte, bagni tiepidi [...] succhi d'erba, pastiglie saponacee [...] quando l'umore sar� ritornato fluido, si potr� purgare�. A cavallo tra Settecento e Ottocento la psichiatria (dal gr. psych�, �spirito�, e iatreia, �cura�, termine coniato nel 1808 dal medico tedesco Johann Christian Reil) si costitu� come disciplina autonoma. I pionieri dell'epoca, i luminari Philippe Pinel in Francia e Valerio Chiarugi in Italia, accesero definitivamente i riflettori sulla fisiopatologia del sistema nervoso. Lo psichiatra Jean-�tienne-Dominique Esquirol introdusse la diagnosi di lypemanie o lipemania: il delirio malinconico delle fanciulle tristi e anoressiche. I sociologi evidenziarono un clamoroso paradosso. Il progresso della civilt�, l'ascesa della borghesia e l'avvento della Rivoluzione industriale non portarono il benessere di massa, ma, al contrario, un aumento di suicidi e disturbi mentali. I cronisti li chiamavano in vari modi: �ipocondria�, �vapori�, �male inglese�. O spleen (in italiano, �milza�), termine inventato dalla poetessa inglese Anne Finch nel 1701: un cocktail di disagio esistenziale, noia, disadattamento che, al contrario del taedium vitae di Leopardi, non invogliava alla riflessione ma faceva piombare addosso l'angoscia descritta dal poeta decadentista Charles Baudelaire nella raccolta I fiori del male (1857): �l'Angoscia atroce, dispotica, pianta, nel mio cranio riverso, il suo vessillo nero�. �La neurastenia divenne il tipico malessere moderno. Il neurologo americano George Miller Beard lo addebit� allo sforzo psichico eccessivo richiesto dalla vita frenetica delle citt�, conferma Roccatagliata. �Molti cercarono di combatterlo con alcol e droga�. Per tanti emarginati della societ� si aprirono le porte dei manicomi. Calderoni umani ribollenti di schizofrenici, depressi - come li chiam� per primo lo psichiatra svizzero Adolf Meyer, nel 1904 - epilettici, ragazze madri, �invertiti sessualmente� (all'epoca l'omosessualit� era considerata patologia psichiatrica), alcolisti e masse di disperati, allontanati dalle famiglie per questioni di onore. A testimoniarlo fu il manicomio di San Lazzaro di Reggio Emilia, un ex ricovero per appestati (del 1217) e poi per mendicanti, convertito nel 1654 in �stabilimento per alienati�. Nelle cartelle cliniche figuravano molti casi di depressione. Tra i tanti, quelli di Maria T., 30 anni, abbandonata sull'altare e internata il 17 marzo 1888 (�Dopo questo evento la ragazza divenne taciturna�); Matilde V., 26 anni, internata nel 1902 per psicosi puerperale (o post partum); Adele T., 41 anni, impazzita di dolore nel 1915, dopo la partenza per il fronte del figlio diciottenne. Migliaia di giovani soldati affetti da mutismo furono ricoverati nel manicomio per choc post traumatico, o shell shock, in seguito alle atrocit� vissute nelle trincee. Traumi curati con calmanti, laboratori di musica, disegno e �terapia del lavoro�. In questo contesto terapeutico si inser� �la maggiore rivoluzione psichiatrica del XXI secolo�, spiega lo psichiatra Vittorino Andreoli nel saggio Un secolo di follia. Il Novecento tra la terapia della parola e dei farmaci (Bur). Vale a dire, la scoperta dell'inconscio da parte del neurologo viennese Sigmund Freud (1856-1939). La conseguente nascita della psicanalisi port� alla prima dottrina che cercava di capire le cause psichiche della depressione. �Il malato non era pi� un oggetto al quale lo psichiatra doveva prescrivere il trattamento adeguato, ma un interlocutore attivo. Il nuovo corso era affidato alla forza terapeutica della parola�. Per quanto cupa e angosciante, comment� Freud, �un'immagine sfogata a parole non si rivede pi��. Nannette Streicher, che costru� il pianoforte preferito di Beethoven (Ilpost.it) - Fu una sua amica fidata ma soprattutto una dei produttori di strumenti a tastiera pi� apprezzati del tempo, poco riconosciuta come spesso succede. - Nannette Streicher fu un�imprenditrice di successo e una fra i costruttori di pianoforti pi� apprezzati della scena musicale viennese a cavallo tra il Settecento e l�Ottocento. Fu lei, per esempio, a costruire il pianoforte preferito di Ludwig van Beethoven, di cui divenne una delle amiche pi� fidate. Oltre a questo fu pianista, insegnante e compositrice, ma, come avvenne con molte altre donne della storia pi� e meno recente, per molto tempo non fu considerata o ricordata. La sua storia l�ha raccontata pochi anni fa il New York Times, e il suo nome � riemerso di recente tra gli sforzi fatti negli ultimi anni in molti campi del sapere per riconoscere il giusto merito a donne trascurate dalla storia. Recentemente, per esempio, le � stato dedicato un concerto in provincia di Varese, proprio all�interno di una rassegna pensata per �riscoprire musiciste, compositrici e cantanti che hanno scritto la storia�. Il poeta Hermann Rollett descriveva Streicher come una donna allegra, dai �lineamenti un po� duri e spigolosi� ma dalla �natura vivace, quasi maschile, nel modo di parlare e nel tono�. Nata nel 1769 ad Augusta, in Baviera, Anna Maria �Nannette� Streicher aveva imparato a suonare il piano dal padre, Johann Andreas Stein, noto per aver elaborato un particolare meccanismo per gli strumenti a tastiera che in seguito fu ripreso da tutti i produttori viennesi (noto come meccanica viennese). Cominci� a dare una mano nella bottega fin da bambina, e quando aveva otto anni si esib� davanti a Wolfgang Amadeus Mozart, che aveva provato uno dei pianoforti di Stein durante una visita ad Augusta. In una lettera a Stein, Mozart scrisse che �aveva un gran talento, e avrebbe potuto diventare qualcuno�. Streicher ebbe per� maggiore successo grazie ai suoi pianoforti. Dopo la morte del padre, nel 1792, si spos� con Johann Andreas Streicher, che al tempo insegnava musica a Monaco di Baviera; si trasfer� poi a Vienna, dove prosegu� l�attivit� di famiglia assieme al fratello minore Matth�us con il nome di Geschwister Stein, fratelli Stein. Come ha ricordato il New York Times, a lungo Nannette Streicher fu considerata solo la moglie di Streicher, quando in realt� l�azienda era sua, mentre il marito ci lavorava per tenere la contabilit� e gestire gli affari correnti. Fu inoltre lei a perfezionare le tecniche del padre: ogni anno l�azienda produceva dai 50 ai 65 pianoforti, che in poco tempo diventarono tra i pi� richiesti e apprezzati in tutta Europa. Gli Streicher comunque furono grandi protagonisti della vita culturale viennese anche grazie ai concerti che organizzavano prima a casa loro, e poi in una sala da 300 posti allestita accanto al salone da esposizione della fabbrica. Ai loro eventi partecipavano personaggi noti come lo scrittore Johann Wolfgang von Goethe e appunto Beethoven, che Streicher aveva conosciuto da ragazza. Tra i due era nata una collaborazione e un�amicizia che dur� fino alla morte del pianista, nel 1827. Beethoven aveva usato un fortepiano della Stein gi� nel 1786, quando viveva a Bonn, e dieci anni dopo chiese a Streicher di usarne uno dei suoi per un concerto nell�attuale Bratislava. In una lettera spedita in seguito a suo marito lo defin� uno strumento �ammirevole�, ma scherz� sul fatto che fosse �troppo perfetto� per lui, perch� voleva �la libert� di trovare il suo suono personale�. Quel piano produceva infatti suoni troppo leggeri per uno stile vigoroso come quello di Beethoven: in risposta Andreas Streicher lo accus� di essere un assassino di tastiere. Allora la gran parte dei pianoforti veniva costruita sulla base delle esigenze dei musicisti. Le tecniche di costruzione per� stavano mutando, cos� come le richieste, in parte per l�evoluzione dei gusti musicali, e in parte perch� gli eventi si stavano spostando dai saloni aristocratici a spazi pi� ampi. In questo contesto nel 1802 Streicher e il fratello si divisero: lei continu� a produrre pianoforti con il nome Streicher n�e Stein, migliorando ulteriormente la meccanica e riuscendo a soddisfare le indicazioni di Beethoven. Anche se verso la fine della sua carriera usava perlopi� un piano dell�azienda inglese Broadwood, in una lettera le disse che quello che aveva fatto lei per lui dopo il 1809 era sempre stato il suo preferito. Oltre che essere sua amica e collaboratrice, Nannette Streicher fu una specie di governante e confidente nell�ultima fase della carriera di Beethoven, quando si trov� a gestire la sordit� e una grave crisi creativa, e a cercare di ottenere la tutela del nipote Karl. Lo mostra una sessantina di lettere scritte tra il 1816 e il 1818 in cui le chiedeva di occuparsi della casa, di fare la spesa e di gestire questioni simili. Fu proprio in quel periodo che Beethoven compose la sonata per pianoforte n. 29 op. 106 (o �Hammerklavier�), la sua sonata pi� lunga e tra le pi� complesse e ambiziose. A margine di una bozza originale della sonata conservata al Morgan Library & Museum di New York, l�editore Vincent Novello scrisse che il documento gli era stato donato da �una delle amiche pi� care e pi� di lunga data di Beethoven�. Quando Nannette Streicher mor�, nel 1833, l�azienda fu portata avanti dal figlio Johann Baptist, che la trasform� nella pi� importante produttrice di pianoforti in Austria. Lei e il marito sono sepolti uno accanto all�altra nel principale cimitero di Vienna, a pochi metri da Beethoven. Chi ha creato il cinema horror: origini e pionieri del genere (Nonapritequestoblog.it) - Il cinema horror, amato da milioni di spettatori in tutto il mondo, ha una lunga e affascinante storia che affonda le sue radici nei primi giorni della settima arte. Ma chi lo ha creato davvero? - Il cinema horror ha origine alla fine del XIX secolo, poco dopo la nascita del cinema stesso. Il genere ha iniziato a svilupparsi con la rappresentazione di storie macabre, miti e leggende, derivando ispirazione dalla letteratura gotica e dai racconti del soprannaturale. Ma chi � stato il primo a tradurre queste paure ancestrali in immagini in movimento? Uno dei primi nomi da menzionare � Georges M�li�s, regista francese considerato uno dei padri fondatori del cinema in generale. Nel 1896, M�li�s realizz� Le Manoir du Diable (Il castello del diavolo), un cortometraggio di tre minuti che � spesso considerato il primo film horror mai realizzato. Questa pellicola, anche se molto diversa dagli horror moderni, includeva elementi tipici del genere come demoni, fantasmi e creature soprannaturali. Dopo Georges M�li�s, altri registi iniziarono a esplorare il potenziale del cinema horror. Negli anni �20, la Germania divenne un centro importante per il genere, grazie all�influenza del movimento espressionista tedesco. Questo movimento artistico si concentrava sulla rappresentazione di emozioni intense e atmosfere inquietanti attraverso l�uso di scenografie distorte e giochi di ombre. Uno dei film chiave di questo periodo � Il gabinetto del dottor Caligari (1920), diretto da Robert Wiene. Questo film � spesso considerato un capolavoro dell�espressionismo e un pilastro del cinema horror per la sua rappresentazione di un mondo onirico e sinistro, che rifletteva le ansie sociali del periodo post-bellico. Il film ha avuto una profonda influenza su molti registi successivi, aprendo la strada a una nuova concezione dell�horror, pi� psicologica e meno basata su semplici effetti visivi. Negli anni �30, con l�ascesa degli studi di Hollywood, il cinema horror ha subito una trasformazione significativa. � in questo decennio che nascono i grandi mostri del cinema: Dracula, Frankenstein, e l�Uomo Lupo. La Universal Pictures � stata la casa di produzione che ha portato questi personaggi classici sul grande schermo, creando il filone dei �mostri universali� che � diventato sinonimo di cinema horror. Tod Browning, con Dracula (1931), e James Whale, con Frankenstein (1931), sono due registi fondamentali di questo periodo. Il successo di questi film ha contribuito a consolidare l�horror come genere di punta a livello commerciale, influenzando profondamente il modo in cui il pubblico percepiva il soprannaturale e il mostruoso. Mentre il cinema horror degli anni �30 e �40 era dominato da creature fantastiche e adattamenti di opere letterarie, negli anni �60 e �70 si � verificata una radicale trasformazione del genere. Uno dei nomi pi� importanti di questa fase � quello di Alfred Hitchcock, che con Psycho (1960) ha portato l�horror verso territori pi� realistici e psicologici, introducendo un nuovo tipo di paura basata su minacce umane piuttosto che soprannaturali. Successivamente, negli anni �70, George A. Romero rivoluzion� ulteriormente il genere con La notte dei morti viventi (1968), creando il filone degli �zombie movie�. Romero non solo ha introdotto una nuova tipologia di mostro, ma ha anche utilizzato l�horror come mezzo per esplorare temi sociali e politici, una tendenza che sarebbe continuata negli anni a venire. Negli anni �80 e �90, il cinema horror ha continuato a evolversi grazie a registi come John Carpenter (Halloween, 1978) e Wes Craven (Nightmare � Dal profondo della notte, 1984). Questi cineasti hanno introdotto nuovi sottogeneri, come lo �slasher�, che metteva in scena serial killer spietati, e hanno influenzato generazioni di registi a venire. Oggi, il cinema horror continua a prosperare, con registi come Jordan Peele (Get Out, 2017) e Ari Aster (Hereditary, 2018), che combinano elementi classici del genere con temi attuali come il razzismo, la salute mentale e la disgregazione familiare. Il successo di questi film dimostra che l�horror � in continua evoluzione e riesce sempre a trovare nuovi modi per spaventare e affascinare il pubblico. In conclusione, non esiste una sola persona che possa essere definita il �creatore� del cinema horror, ma piuttosto una serie di figure chiave che hanno contribuito allo sviluppo del genere. Da Georges M�li�s, che ha girato il primo film horror, ai maestri dell�espressionismo tedesco come Robert Wiene, fino ai grandi registi di Hollywood come James Whale e Alfred Hitchcock, ognuno di loro ha lasciato un�impronta indelebile nel mondo del cinema horror. Oggi, il cinema horror � uno dei generi pi� amati e continua a evolversi grazie a registi visionari che esplorano i nostri incubi pi� profondi. Ma � grazie a questi pionieri che l�horror ha potuto nascere e crescere, affermandosi come uno dei generi cinematografici pi� longevi e influenti di sempre.