Luglio 2025 n. 7 Anno LV MINIMONDO Periodico mensile per i giovani Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registrazione 25-11-1971 n. 202 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura Indice Cos'� la �Rerum Novarum� e perch� potrebbe essere significativa per papa Leone XIV Perch� i soldi non ci bastano mai Se la tv non fosse stata inventata� Io ti salver� Chi ha inventato il cono gelato? Le origini italiane del simbolo dell�estate Alla scoperta di bracciano, la citt� sul lago Martha Argerich ha 84 anni, e non vuole smettere Cos'� la �Rerum Novarum� e perch� potrebbe essere significativa per papa Leone XIV (Wired.it) - Il precedente pontefice con questo nome, Leone XIII, � ricordato soprattutto per aver inaugurato la dottrina sociale della Chiesa - Quando l'8 maggio 2025 � stato eletto papa Leone XIV subito in molti si sono interrogati sulla scelta di questo nome e sono andati col pensiero a Leone XIII e alla sua Rerum Novarum. � consuetudine, infatti, che ogni nuovo papa voglia trasmettere un primo indizio su quello che sar� il suo pontificato fin dalla scelta del nome ed � quindi significativo ripassare ci� che il suo pi� recente omonimo abbia fatto per la Chiesa e per il mondo. Leone XIII, romano nato col nome Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, ha retto la Cattedra di Pietro dal 1878 al 1903, un periodo di grandi mutamenti sociali e politici per l'Italia e non solo. Succeduto al longevo e autoritario Pio IX, l'ultimo pontefice che aveva rivendicato il potere temporale del Papato anche contro l'unit� d'Italia, Leone XIII aveva intuito che la direzione del Vaticano doveva orientarsi pi� verso un approccio socio-economico. � infatti ricordato, tra le 86 che scrisse, principalmente per la sua enciclica pi� nota e per certi versi rivoluzionaria, la Rerum Novarum, pubblicata nel 1891. Gi� il titolo � eloquente: in latino significa �Delle cose nuove�, e vuole dunque occuparsi dei temi di pi� stringente attualit�, a partire da come la religione cattolica si relaziona al mondo del lavoro e ai diritti dei lavoratori. Con questo documento s'inaugura la cosiddetta dottrina sociale della Chiesa, ovvero l'insieme di principi, teorie, insegnamenti e dottrine che regolano i problemi di natura sociale ed economica. Nella sua enciclica Leone XIII fa una mediazione tra quelle che erano le varie correnti all'interno della Chiesa nei confronti del capitalismo avanzante (da una parte c'era chi voleva avvicinarsi al socialismo in chiave anti-marxista, dall'altra chi promuoveva un liberalismo alla laissez-faire), e in sostanza intima agli operai di non abbandonarsi a istinti violenti e rivoluzionari ma anche ai padroni di assumere un atteggiamento rispettoso e tutelante nei confronti dei dipendenti. �Nel tutelare le ragioni dei privati, si deve avere un riguardo speciale ai deboli e ai poveri�, si legge nella Rerum Novarum, e a un certo punto Leone XIII scrive anche: �Principalissimo poi tra questi doveri � dare a ciascuno il giusto salario. (�) Defraudare poi il dovuto salario � colpa cos� enorme che grida vendetta al cospetto di Dio�. L'enciclica si occupava dei vari temi della giustizia sociale, sollecitando la nascita di sindacati operai d'ispirazione cattolica, promuovendo la solidariet� cristiana come cardine dei rapporti di lavoro e invitando l'intervento dello Stato nei casi di scontro. L'enciclica � considerata come uno dei documenti fondamentali dell'Ottocento per quanto riguarda le teorie economiche, ponendosi in qualche modo a met� strada tra il Saggio sulle libert� di John Stuart Mill, sull'individualismo come via per il progresso e il benessere, e il Capitale di Marx, che d� vita al socialismo e poi al comunismo: la Rerum Novarum infatti da una parte riconosce il diritto degli imprenditori a possedere attivit� e patrimoni, ma dall'altro - in modo forse vagamente paternalistico - vuole tutelare i bisogni fondamentali di operai e lavoratori. Proprio per questi contenuti, Leone XIII viene ricordato come il �papa sociale� o il �papa dei lavoratori�. Il fatto che il nuovo papa Robert Prevost (Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, nell�Illinois, da una famiglia di origini spagnole, francesi e italiane) abbia scelto il nome di Leone XIV potrebbe dunque indicare, tra le altre cose, la volont� di riagganciarsi a questa dottrina sociale della Chiesa, forse non strettamente legata alle dinamiche del lavoro ma in generale per una lotta alle disuguaglianze globali e per il rispetto degli ultimi, arrivando a toccare argomenti pi� ampi come le migrazioni e l'emergenza climatica. Temi, questi, che lo caratterizzano da tempo e sono in continuit� anche col suo predecessore, papa Bergoglio. Perch� i soldi non ci bastano mai (di Elisa Venco, �Focus� n. 392/25) - Essere soddisfatti dei guadagni � difficile, dicono gli studi, perch� ci sentiamo come chi sale una scala. E c�� sempre qualcuno pi� in alto - Nella stagione 2023-24 lo stipendio del portiere dell'Inter, Raffaele di Gennaro, � stato di 150-mila euro netti l'anno (fonte: Calcio e Finanza). A molti sembrer� un compenso da sogno, ma la cifra sfigura a confronto dell'ingaggio del compagno di squadra Lautaro Martinez: 9 milioni netti. La domanda quindi �: di Gennaro guadagna tanto o poco? La verit� � che la nostra percezione della ricchezza � relativa e che, quando si tratta di soldi, il metro pi� frequente � dato dal confronto con gli altri. Forse perch� pensiamo a noi stessi come se ci trovassimo su un gradino di una scala, con alcune persone sopra di noi e altre sotto. E il punto in cui crediamo di trovarci su quella scala � fondamentale, perch� gli esseri umani da sempre bramano avere un certo status rispetto ai propri simili. � questo il parere di Keith Payne, psicologo dell'Universit� della Carolina del Nord (Usa) e autore di un saggio proprio su questo argomento. Del resto il rango sociale conta pi� del denaro in s�: secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori dell'Universit� di Warwick e di Cardiff (Uk), infatti, essere pagati bene non � sufficiente: le persone vogliono soprattutto sentirsi salire di livello ed essere in grado di mostrare tale ascesa a chi li circonda. Anzi, proprio questo � il punto: �Per quanto riguarda il rapporto tra reddito e felicit�, ci� che conta di pi� � quanto una persona guadagna rispetto al suo gruppo di confronto, non quanto guadagna in assoluto�, hanno concluso gli autori di uno studio scientifico condotto all'Universit� della Pennsylvania (Usa) e non a caso intitolato Le entrate del tuo vicino influiscono sulla tua felicit�?. Potremmo allora chiederci: perch� non ci consola pensare a chi sta peggio? Da un lato tendiamo a concentrarci su chi sta sopra di noi per un motivo evolutivo: i confronti verso l'alto potrebbero aver indotto i nostri antenati a ingegnarsi per svettare sugli altri, garantendo loro un vantaggio competitivo in termini di risorse e opportunit� riproduttive. Dall'altro, con i social media, oggi il confronto � continuo e pi� ampio: ci misuriamo non solo con i vicini di casa, ma con influencer e celebrit� di tutto il mondo, uscendone per lo pi� con sentimenti negativi, sostiene uno studio apparso su Current Opinion in Psychology. Risultato: tendiamo a sentirci sempre in �inferiorit�, meno ricchi, meno fortunati... E questo accade a tutti, proprio a tutti, anche a chi ha le tasche ben imbottite. Insomma, anche i ricchi piangono, pur se spesso lo fanno in una situazione pi� �comoda�, come rivela il fenomeno della cosiddetta �rabbia aerea�. Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Pnas ha rilevato che il solo fatto di attraversare la business class prima di arrivare all'economy eleva di 2,18 volte la probabilit� di uno scoppio di rabbia in classe economica, rispetto agli imbarchi in cui si entra direttamente nella sezione economica. Ma il fastidio � reciproco: la rabbia tra i passeggeri di prima classe aumenta addirittura di quasi 12 volte quando tutti i passeggeri attraversano questo settore prima di andare al loro posto, rispetto ai voli con ingressi separati per le classi. �Le persone consapevoli del loro status diventano spesso antisociali, si lasciano pi� facilmente andare ad atteggiamenti di superiorit� e sono meno compassionevoli�, ha affermato la curatrice dello studio, Katherine A. DeCelles, docente all'Universit� di Toronto (Canada). Non � un esempio isolato. Fenomeni simili si manifestano in numerosi contesti quotidiani: dalle frizioni nei quartieri dove i vecchi residenti si sentono scalzati dai nuovi (magari stranieri), fino alle liti per l'accesso alle discoteche tra chi passa davanti per accedere al priv� vip e chi fa la coda. In questi casi, dicono gli psicologi, non � la privazione di una possibilit� a far detonare la miccia, ma la visibilit� dell'ineguaglianza. E questo fenomeno avviene perfino quando, oggettivamente, non ce ne sarebbe motivo. �Se guardiamo alla societ� americana e al reddito negli ultimi 50 anni, le persone di fascia media sono rimaste allo stesso livello di potere d'acquisto�, fa notare Payne. �Eppure si sentono meno fortunate di un tempo perch� sono pi� lontane dai veri ricchi, soprattutto dallo 0,1% pi� abbiente che ha aumentato molto il livello economico. Ci� significa che anche chi resta stabile nel proprio status si sente indietreggiare quando gli altri avanzano rapidamente�. Questa sensazione di arretramento ha profonde conseguenze psicologiche. Perch�, pur di colmare velocemente il divario con gli altri, un contesto di forte disparit� ci rende pi� impulsivi e propensi a comportamenti ad alto rischio, come il gioco d'azzardo o la violenza. Lo documenta uno studio apparso nel 2024 su Current Directions in Psychological Science, i cui partecipanti, allo scoprire che alcuni di coloro che li avevano preceduti avevano vinto somme molto alte, hanno fatto scommesse pi� rischiose rispetto a quanto accadeva quando ignoravano il pregresso. E perfino il tasso di omicidi nei Paesi ricchi sembra correlato alle disparit�: dove sono maggiori, aumentano gli assassinii, a riprova che si uccide non per �necessit� (ovvero per povert�) ma per avere ci� che gli altri hanno. E allora non � escluso che la violenza estrema sia in parte una risposta disperata alla sensazione di essere lasciati indietro in una societ� in cui l'ascensore sociale � bloccato. Le conseguenze della disuguaglianza vanno infatti ben oltre la psicologia individuale, influenzando l'intero tessuto sociale. Da un lato i benestanti tendono a sviluppare quella che i sociologi chiamano �l'illusione meritocratica�, cio� la convinzione di essersi guadagnati interamente la loro posizione grazie al talento e all'impegno, ignorando i vantaggi strutturali e la fortuna. Mentre le persone che faticano economicamente, pur lavorando sodo, percepiscono il sistema come ingiusto o �truccato� in favore dei ricchi. Questa divergenza di visioni genera non solo preferenze politiche diverse, ma veri e propri sistemi di valori incompatibili: competizione contro solidariet�, merito contro inclusione. E mentre i ricchi hanno interesse a mantenere il sistema da cui traggono benefici e i poveri a cambiarlo, alla fine entrambi i gruppi sviluppano la convinzione che il meccanismo sia alterato a loro sfavore e, a prescindere dall'orientamento di base, in molti casi si spingono verso posizioni sempre pi� estreme, alimentando quei movimenti populisti che promettono soluzioni semplici a problemi complessi. La sensazione di subire un'ingiustizia, quando gli altri possiedono di pi�, � stata dimostrata anche attraverso un singolare esperimento condotto da Daniel Zizzo, docente di economia a Oxford (Uk), in cui molti partecipanti erano disposti a rinunciare a parte della propria ricchezza a condizione di poter ridurre in misura maggiore quella degli altri. Da un punto di vista economico � un comportamento assurdo, perch� comunque ci si impoverisce. Ma, da un punto di vista psicologico, un senso c'�: non saper accettare che gli altri possiedano pi� di noi, a dimostrazione che la ricchezza � un concetto fondamentalmente comparativo. Questo fenomeno pu� spiegare paradossi apparenti nel mondo reale. Per esempio, le squadre sportive che pagano stipendi astronomici alle superstar e retribuiscono con molto meno gli altri atleti in realt� non vincono pi� dei team in cui tutti hanno all'incirca lo stesso stipendio. Contrariamente all'intuizione che suggerisce che basti arruolare uno come Ronaldo o Messi per ottenere punteggi migliori, negli sport di squadra il risentimento che gli altri sperimentano a causa delle differenze �di stipendio� diminuisce le prestazioni complessive. Allora, di fronte agli effetti della disuguaglianza, quali soluzioni potremmo immaginare? A livello individuale, una buona strategia � concentrarci su ci� che abbiamo anzich� su ci� che manca. Allo stesso modo, scegliere consapevolmente i propri gruppi di riferimento, limitando l'esposizione online a standard irraggiungibili, pu� favorire una percezione pi� equilibrata del proprio status. A livello politico, la questione � pi� complessa e, dato che ogni schieramento propone soluzioni diverse, se non opposte, in mancanza di un accordo la loro applicazione non � praticabile. Cos� viene da chiedersi: e se invece nascondessimo meglio le differenze, per esempio, non divulgando gli ingaggi sportivi delle star o aumentando il numero di quartieri o scuole per le �lites, vivremmo meglio? Sicuramente renderemmo pi� facile la vita dei privilegiati, che non verrebbero visti e quindi odiati da chi � meno fortunato. Ma l'opacit� delle disuguaglianze tende a preservare, se non ad aggravare le disparit�, indebolisce il senso di comunit� e, come gi� visto, polarizza le opinioni. Occorre quindi trovare un equilibrio tra la legittima aspirazione all'ascesa sociale e il riconoscimento della nostra interdipendenza. Anche perch�, come insegnava Woody Allen, �se il denaro non d� la felicit�, figuriamoci la miseria�. Se la tv non fosse stata inventata� (di Marco Consoli, �Focus� n. 392/25) - La televisione ha trasmesso cultura, ha cambiato la politica e aperto la strada ai social. Ma ha anche imposto mode e modelli, creando celebrit� senza talento - �Fammi un favore, accendimi la tv che voglio vedere un po' di notizie�. Nel film Il ragazzo di campagna, Renato Pozzetto chiedeva alla mamma di accendere l'abat-jour posta in un vecchio televisore vuoto per leggere il giornale: una battuta per mostrare la condizione sociale di Artemio, l'umile contadino protagonista che, non a caso, al posto di un variet�, aveva come unico spettacolo possibile la visione del passaggio dei treni. Ma cosa sarebbe accaduto all'Italia (e al mondo) se non ci fosse stata la tv? Proviamo a immaginarlo. � il 2022 e la tv non � mai stata inventata. Si avvicinano le elezioni politiche: a scontrarsi per il Campidoglio sono il conservatore Francesco Lenzi, magnate che controlla l'editoria del Paese, e Donata Miglio, della piattaforma riformista Italia Vera, i due leader emersi dal grande scandalo di corruzione che, nel 2021, ha spazzato via i partiti degli anni '80. Gli elettori per informarsi si rivolgono ai quotidiani, alle radio o alla partecipazione ai comizi, ancora strumento fondamentale di comunicazione della politica. La parola scritta continua a influenzare il mondo tanto quanto il teatro, che � il principale veicolo culturale del Paese, nonostante la radio e le comunicazioni sonore abbiano avuto enorme sviluppo con la nascita degli Echovox, device portatili connessi a Internet, dotati d'intelligenza artificiale, con cui si possono ascoltare podcast interattivi e si pu� dialogare con amici, parenti, ma anche con incarnazioni digitali di personaggi celebri. Solo di recente l'Italia � uscita dalla sua tradizione dialettale, grazie al successo di La voce della sera, un programma radiofonico del sabato che sbanca l'auditel, dando luogo a una vera febbre uditiva che ha visto nascere gli Auditorium, grandi anfiteatri acustici dove l'ascolto collettivo di programmi e notizie dal mondo � alternato a intrattenimento dal vivo, concerti, dibattiti. In assenza di altri strumenti basati sull'immagine, il cinema mantiene il monopolio nei divertimenti degli italiani, insieme alle serate nelle balere e agli spettacoli dal vivo. Ad andare per la maggiore � Videopolis, film di fantascienza su un uomo che controlla le menti delle persone con una tecnologia che proietta immagini del mondo nella retina. Ma la gente va in sala anche per vedere, insieme ai cinegiornali sui fatti del mondo, le riprese del matrimonio della star di Hollywood George Brent con la principessa e futura regina d'Inghilterra Amalia Mountbatten-Windsor. La sera ci si trova in famiglia o tra amici per sfidarsi a Cluex, audiogioco giallo lanciato sul mercato insieme al dispositivo vocale connesso Larson, che ha capacit� vocali interattive, in grado di raccontare fiabe, aggiornare sulle notizie, dare informazioni meteo, porre quiz sonori e trasmettere musica, concerti, talk show, audioromanzi a scelte multiple, oltre a corsi di ogni genere. Fortissima � la partecipazione agli eventi sportivi dal vivo, in particolare il calcio, con il tifo da stadio unica alternativa rimasta al racconto radiofonico in diretta. L'artista pi� celebre dell'anno � Zephyra, voce senza volto che ha conquistato il mondo con l'album Nebbia di velluto, distribuito sugli Echovox senza passare dai canali ufficiali. I beniamini sono gli attori, i rapper che riescono a inventare rime in diretta radiofonica e i podcaster, intrattenitori dell'ultima ora. Senza tv, i social non sono mai nati, e nemmeno gli influencer. Se lo scenario vi sembra estremo � perch� la televisione ha influenzato enormemente la societ� fin dal 25 marzo 1925, quando fu mostrata per la prima volta al pubblico, ai grandi magazzini Selfridges di Londra, dal suo inventore John Logie Baird. �Quando � arrivata in Italia (nel 1954, ndr) ha avuto soprattutto una funzione pedagogica e culturale: basti pensare che nel primo palinsesto, alle 19, c'era un programma sul pittore Tiepolo�, spiega Antonio De Pasquale, autore di tanti successi come La Corrida, Domenica In, Stranamore, C'� posta per te. �Con programmi come Non � mai troppo tardi, affidato al maestro Manzi, si cercava di insegnare l'italiano in un Paese con il 13% di analfabeti�. �Senza televisione oggi forse l'Italia sarebbe meno unificata e pi� regionale, e si userebbero di pi� i dialetti�, aggiunge Armando Fumagalli, docente di semiotica presso l'Universit� Cattolica di Milano. �Inoltre, il piccolo schermo � diventato una sorta di metronomo sociale: � stato l'arrivo del Tg alle 20, per esempio, a influenzare l'orario a cui cenano molti italiani�. Certamente con la nascita dei generi (il quiz, il variet�, il talk show e cos� via) la tv ha contribuito a creare moltissimi personaggi, da Mike Bongiorno a Fiorello, che probabilmente non avrebbero raggiunto un tale livello di fama, perch� come dice De Pasquale, �prima era soprattutto il cinema a creare le star, come Amedeo Nazzari�. A cambiare per� � stata soprattutto la politica, prima con l'arrivo della Tribuna Politica negli anni '60, e poi con le reti private negli '80 e l'ascesa di Silvio Berlusconi e altri leader. �Prima dell'arrivo della televisione c'era pi� attenzione ai contenuti, che per� erano complessi e richiedevano una mediazione�, spiega Fumagalli; �con la tv si inizia a dare pi� importanza all'aspetto fisico dei candidati, alla simpatia. Si assiste a una personalizzazione della politica, come accade oggi con Trump e, prima di lui anche con Obama o da noi Renzi. Forse senza tv oggi ci sarebbero pi� comizi in piazza�. Sicuramente poi, tramite la pubblicit�, la televisione ha plasmato l'economia. �La tv inizia a influenzare i gusti, indicando che cosa va di moda�, dice De Pasquale; �il Carosello va a braccetto con il boom economico degli anni '60, quando iniziano a volare i consumi, poi resi sfrenati dalla tv commerciale anni '80�. �Forse senza spot televisivi non avremmo avuto marchi globali come la Nike o la Coca-Cola�, aggiunge Fumagalli. �La globalizzazione dei gusti � legata all'immagine e parte col cinema: le sigarette si diffondono perch� la gente vede le star fumare. La tv, fatta soprattutto di primi piani, ci avvicina emotivamente alle persone, e agli eventi�. Non � un caso dunque la trasformazione del calcio da evento da vedere allo stadio a show televisivo, in cui � la vendita dei diritti tv a influenzare l'offerta e il consumo e, di conseguenza, il business (compresi i compensi stratosferici dei calciatori). Vari studi hanno associato l'utilizzo (eccessivo) della televisione a vari problemi di salute. Per esempio, secondo una ricerca di Loretta Di Pietro, della George Washington University, gli anziani che guardano il piccolo schermo per pi� di cinque ore al giorno, e che fanno meno di tre ore di attivit� fisica alla settimana, hanno un rischio tre volte maggiore di perdere la capacit� di camminare. Un altro studio, pubblicato su Pediatrics, evidenzia invece come un maggiore utilizzo della tv da bambini causerebbe propensione a obesit� e ipertensione da adulti. Senza contare i rischi rivelati sull'International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity, secondo cui guardare lo schermo per pi� di quattro ore al giorno � associato a un rischio maggiore di sviluppare demenza, depressione e morbo di Parkinson. Ma che cosa succede invece a chi non guarda la televisione? Nel tempo sono stati condotti vari studi, come quello - ormai considerato un classico - della psicologa Tannis MacBeth che, sottoponendo a esperimento le persone di un paesino canadese nel 1973, prima e dopo l'introduzione della tv, scopr� che guardarla riduceva la capacit� di usare il pensiero divergente e anche la pazienza nel risolvere indovinelli, mentre faceva aumentare l'aggressivit� nei bambini. �Nel 2009 ho condotto uno studio sulle famiglie che non guardavano tv perch� preoccupate di come influisse sulle relazioni�, racconta Marina Krcmar, professoressa di comunicazione alla Wake Forest University (Usa) e autrice del libro Living Without the Screen (vivere senza lo schermo). �Se si leggono decine di studi simili, si vede che chi vive senza tv ha una maggiore tendenza alla socialit� e svolge una serie pi� variegata di attivit�. Alcuni, non conoscendo le celebrit� della tv, raccontavano di come fosse strano andare in edicola e vedere i giornali pieni di storie, anche intime, di persone sconosciute. E molti, appassionati di politica, mostravano un livello di preparazione elevato, perch� la lettura di giornali permette un approfondimento maggiore su temi trattati in maniera superficiale in tv. Si � notato poi in altre ricerche che i bambini meno esposti alla tv e alla pubblicit� hanno minore propensione al consumismo�. Nel 2009, dice Krcmar, la tv era l'unico schermo, ma oggi a influenzare le persone sono i social media: �Ricerche recenti mostrano che i bambini esposti ai social sono meno capaci di provare empatia: infatti, per imparare a connettersi emotivamente con le persone bisogna farlo con veri esseri umani e non attraverso uno schermo�. Il collegamento fra ci� che viviamo oggi e la nascita della tv � rilevante. �Tutto � cambiato con l'arrivo dei reality e del Grande Fratello nel 2000�, spiega De Pasquale. �In quel momento gli spettatori sono diventati protagonisti, e la tv, da punto di arrivo di chi ha un talento, diventa un punto di partenza. Nasce il desiderio di fama che porta le persone a esporsi in qualunque modo, come vediamo oggi su Instagram e TikTok�. �Senza tv i social media forse sarebbero nati, ma sarebbero pi� simili a X (quello che una volta era Twitter, ndr), e non basati invece sull'idea di monetizzare la propria immagine�, aggiunge Fumagalli. Ma in definitiva, senza tv saremmo migliori o peggiori? �Si pu� guardare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto�, dice De Pasquale, �perch� ci siamo globalizzati e conosciamo di pi� il mondo, ma abbiamo una societ� pi� ossessionata dal desiderio di ottenere il famoso quarto d'ora di celebrit�. Forse anche lo sguardo sulle donne sarebbe diverso, ma anche qui vanno visti lati positivi e negativi. �L'uso del corpo femminile esposto in tv negli anni '80 e '90 ha influenzato la societ�, conclude Fumagalli, �ma oggi la sensibilit� � cambiata e il concetto di valletta (introdotta da Mike Bongiorno con Lascia o raddoppia? ndr) � sempre pi� raro. Peraltro, la tv ha anche esaltato il talento delle donne, come quello di un vero mito: Raffaella Carr�. Io ti salver� (di Claudia Giammatteo, �Focus Storia� n. 213/24) - La prima �societ� di salvamento� nacque a Genova nel 1871, ma i bagnini erano gi� una presenza rassicurante sulle spiagge inglesi - L�alluce tremante di re Giorgio III d'Inghilterra, detto �Il pazzo�, infagottato in un largo camicione, saggi� le gelide acque di Weymouth, nel novembre 1789, mentre il sovrano si calava da una bathing machine, una cabina a ruote trainata in mare da cavalli. La pomposa immersione, che fu accompagnata da una banda musicale che intonava l'inno God Save Great George our King e da ninfe in abiti di flanella a righe, segn� due importanti primati. Per prima cosa inaugur� la moda aristocratica dei bagni invernali (durata: 1-2 minuti), pratica talassoterapica adottata da Ortensia di Beauharnais, regina consorte d'Olanda, che nel 1812 si immerse a Dieppe, in completo di lana color cioccolato, imitata nel 1824 da Maria Carolina di Borbone, principessa delle Due Sicilie, sorvegliata da ispettori in alta uniforme. In secondo luogo, segn� il debutto dei bagnini, in inglese lifeguards, angeli custodi dei bagnanti. A cavallo tra '700 e '800 �quelle mansioni furono affidate a membri della servit� chiamati �bagnatori e bagnatrici�, come alle terme�, annota lo storico del turismo Marc Boyer. Il galateo vittoriano era ferreo. Scriveva un giornale di Eastbourne, sulla Manica: �L'ora del bagno � quella dell'alta marea; al suono di una campana le donne raggiungono le cabine e robuste bagnine spingono le �nereidi� a subire la doccia delle onde�. La pi� famosa dell'epoca fu la rubiconda Martha Gunn, �la regina delle bagnatrici di Brighton� secondo il Morning Herald. Le nobildonne facevano la fila per lei - nata da una famiglia di pescatori ed esperta in bizze del meteo britannico - che in abito blu, scialle rosso, cuffia in testa, spingeva in mare le cabine e aiutava le graziose clienti a uscire dall'acqua. A passare quei compiti ai maschi fu la svolta sociale di met� '800, quando i bagni terapeutici si diffusero al di fuori delle cerchie aristocratiche. Grazie allo sviluppo delle linee ferroviarie i ricchi borghesi scoprirono le coste dell'Europa Meridionale: Cascais ed Estoril in Portogallo; Biarritz, Cannes, Nizza, Montecarlo in Francia; Sanremo e la Riviera Ligure. E al posto delle bathing machines nacquero prima strutture galleggianti (come il Soglio di Nettuno a Trieste, nel 1823), poi su palafitte. Il Grandioso Stabilimento di Rimini fu inaugurato il 18 luglio 1873, dotato di Kursaal, la �sala per cure�, e camerini divisi per signori e signore. �Se nell'Europa del Nord bisognava ripararsi dal vento, al Sud il problema era difendersi dal sole�, scrive il sociologo Giorgio Triani in Pelle di Luna, pelle di sole. Nascita e storia della civilt� balneare 1700-1946 (Marsilio). �Negli �stabilimenti�, termine derivato dalla terminologia termale, si �prendevano i bagni�: l'acqua di mare veniva trasportata da robusti marinai, talvolta utilizzata per irrigazioni. Oppure i timidi bagnanti venivano calati da botole in mare. Si �prendeva l'onda�, si respirava iodio, ma non si nuotava�. La situazione and� evolvendosi rapidamente. Il passo successivo fu �il passaggio dal bagno al nuoto, cio� da una pratica passiva a un esercizio attivo, fino ad allora riservato alla formazione militare. E port� a vincere un terrore secolare ispirato dalle immense distese d'acqua marine�. Anche in questo caso, ci misero lo zampino i medici. Ci fu chi, come il patologo Paolo Mantegazza, autore di Fisiologia del piacere (1854), prescrisse 25-30 bagni marini l'anno contro �scrofola, rachitide, anemie�, promettendo maliziosamente agli uomini �l'innalzamento di cose che tendono troppo al centro�, e alle donne strizzate in corsetti, pantaloni lunghi e calze nere, il �miglioramento di diametri troppo generosi�. Il messaggio era chiaro: �Se nuotatori, nuotate, se avete vergogna saltate, muovetevi nell'acqua�. Se al principio i timidi neofiti bagnanti si limitavano a rapide immersioni a due passi dalla riva, tenendosi stretti alle corde di sicurezza che recintavano lo specchio d'acqua concesso alle prodezze natatorie, in seguito ci presero sempre pi� gusto. Le tiepide acque invitavano persone di ogni et� a gettarsi nelle onde �per semplice sollazzo, oltre che per riacquistare la sanit� perduta�. Baffuti bagnini, ex pescatori del posto, passavano l'estate a palleggiarsi i bambini affidati loro. La confidenza port� ad avventurarsi sempre pi� al largo, finch� un numero crescente di persone inizi� a restare avviluppate dai flutti e a morire trascinate dalla corrente. Alcuni cittadini emeriti, tra cui Edoardo Mareggiano (inventore del vaccino antitubercolare) fondarono a Genova, il 17 luglio 1871, la prima Societ� nazionale di Salvamento al mondo. Riconosciuta ente morale con Regio decreto firmato da Vittorio Emanuele II, aveva tra i suoi scopi statutari �incoraggiare il salvamento costiero, prevenire le asfissie per sommersione e premiare in denaro gli eroi del mare�. Sui lidi italiani spuntarono casupole dette �asili di soccorso� (di cui 40 lungo la costa ligure, nel 1891) pattugliate da volontari in divisa bianca d'estate e in panno blu d'inverno, deputati a esporre bandiere di segnalazione (bianca o rossa per �divieto di bagno�) e addestrati a �soccorrere asfittici e praticare loro la respirazione artificiale�. Ogni asilo disponeva della barella Respira, del dottor Muggia, dove i quasi annegati venivano sdraiati dai soccorritori a pancia in gi� per fare uscire l'acqua dai polmoni, ritenuta causa di morte, oppure rianimati con il metodo del pistoiese Filippo Pacini, per �trazione esercitata sulle membra toraciche�. Un'alternativa preferibile alle tecniche fino ad allora impiegate sui fradici moribondi, cio� le frizioni sul corpo, i clisteri di fumo di tabacco o, peggio, l'insufflazione di aria nei polmoni che, a detta di Pacini, �non faceva altro che finire di ammazzarli�. Nel frattempo, l'insegnamento del nuoto, a rana o crawl, diffuso dal nuotatore australiano Richmond �Dick� Cavill) veniva caldeggiato a scopi preventivi. Il giornalista Nino Salvaneschi rifer� l'entusiasmo suscitato tra il pubblico del Bagno di Diana a Milano (uno stabilimento balneare cittadino), l'8 settembre 1901, dai nuotatori britannici della Royal Life Saving Society nel �condurre a riva un corpo o rendere passivo uno che, sul punto di annegare, si dibatta nell'acqua�. Nei ruggenti Anni Venti si era imposta l'elioterapia, la cura del sole. Dalle spiagge scomparvero ombrellini parasole e gonne a balze e apparvero costumi corti e scollati: un manifesto di Cattolica, fiore all'occhiello della riviera adriatica (4.547.942 presenze nel 1930, la met� del totale italiano) mostrava un marinaio vicino a una provocante bagnante in costume rosso. Con l'Italia fascista nacque ufficialmente il mestiere di bagnino. Il motivo fu soprattutto politico. �Quella dei bagni di mare era per Mussolini una passione antica che rientrava nel progetto di �perfezionamento fisico del popolo�� ha sottolineato lo storico riminese Ferruccio Farina. Nel 1926 la Societ� Salvamento vigilava su 60 stabilimenti balneari e 55 asili di soccorso. Sei anni dopo, nel 1932, la legge obblig� tutti gli stabilimenti del Regno a dotarsi di bagnini tenuti a sostenere prove di idoneit� di nuoto e di voga. �Quell'anno ne vennero abilitati 3.255, incaricati tra l'altro del salvataggio e della sorveglianza nelle 300 colonie marine (�non pi� tristi sanatori, ma gioiose palestre allietate dal canto di giovinezza� diceva la propaganda) per piccoli italiani tra i 6 e i 12 anni, provenienti dalle campagne o dalle periferie�, spiega Farina. Il bagnino pi� famoso d'Italia fu Pasquale Corazza, bagnino ufficiale della famiglia Mussolini a Riccione, �perla dell'Adriatico�. Oltre a vigilare sui piccoli - a 15 anni Edda Mussolini fu premiata per avere salvato la vita a un villeggiante -, �fu pronubo degli incontri amorosi del duce con Claretta Petacci, che passava le vacanze a Rimini�. Nell'Italia del Dopoguerra le spiagge ripresero a riempirsi. L�obbligo del tutore dei bagnanti fu ribadito dalla circolare del ministero dell'Interno del 2 settembre 1959. Nell'Italia della Dolce Vita, delle Lambrette e delle prime code domenicali avvenne la metamorfosi definitiva del bagnino nell'immaginario. N� bruschi marinai n� pescatori dalla faccia rugosa e con i pantaloni arrotolati alla caviglia, bens� seduttori di bellezze nordiche e mogli in vacanza: uno stereotipo cui hanno contribuito film come Poveri ma belli (1957), di Dino Risi, dove Renato Salvatori passava il tempo a corteggiare straniere e signore in bikini. Un mito che si � evoluto nel �pappagallo� abbronzato, capelli lunghi, catena d'oro al collo, sopravvissuto alle battaglie per l'emancipazione femminile. Rivisto e corretto decenni dopo dalla serie cult Baywatch (1989), che impose il mito dei lifeguards californiani, tra cui l'ex reginetta di Playboy Pamela Anderson, impegnati a scrutare da torrette di sorveglianza (sperimentate nella Guerra di Corea), o a correre sulla spiaggia di Malibu, trasmettendo l'immagine degli Stati Uniti come �bagnino del mondo�, utile anche in politica. Finzione a parte, il mito dei bagnini resta intatto. Homines enim ad deos nulla re propius accedunt quam salutem hominibus dando, diceva Cicerone: �Niente avvicina gli uomini agli d�i quanto salvare altri uomini�. I pi� atletici? I lifeguards americani Nel 1908, 4 milioni di americani affollarono le spiagge di Atlantic City. E non fu un caso isolato. Nel primo decennio del 1900, le coste dell'Atlantico e del Pacifico furono prese d'assalto da bagnanti in fuga dalle metropoli e dal caldo. La scarsa familiarit� con le forti correnti e le gigantesche onde oceaniche furono letali: secondo stime ufficiali ogni anno negli Stati Uniti 9-mila persone morivano annegate. Dopo il fallimento del tentativo di incaricare del salvataggio gli agenti delle forze dell'ordine, tra il 1912 e il 1914 la Young Men's Christian Association (YMCA) e la Croce Rossa americana costituirono un corpo di volontari specializzati dotati di dory, la barca a remi a fondo piatto, con campane per lanciare Sos immediati. Da loro nacque il mestiere del lifeguard, il leggendario bagnino oceanico. Gli addestramenti paramilitari dei lifeguards hanno ispirato competizioni internazionali, culminate nei primi Campionati mondiali di salvamento, a Parigi, nel 1955. Le fasi del salvataggio sono state trasformate in undici prove agonistiche, tra le quali il nuoto a ostacoli, il trasporto di un manichino da mettere in salvo, il �lancio della corda� da tirare a un membro della propria squadra che aspetta di essere salvato a 12 metri di distanza. Chi ha inventato il cono gelato? Le origini italiane del simbolo dell�estate (di Federica Palladini, Cookist.it) - Fresco, goloso e comodo da tenere in mano, il cono da passeggio � una vera e propria icona dei mesi estivi, ma non solo. E pare che a inventarlo sia stato un italiano - Se c�� un simbolo dell�estate che unisce tutte le generazioni, mettendo d�accordo adulti e bambini, non pu� che essere il gelato, meglio ancora se nella sua versione pi� iconica: quella del cono gelato. Da quanto esiste? Chi � che lo ha inventato? Prima di arrivare alla sua ideazione, facciamo un passo indietro, con una piccola premessa: le origini del cono da passeggio non sono certe, come quelle di tanti altri prodotti diventati di culto che portano con loro una buona dose di leggenda, tanto da renderli ancora pi� �mitici�. Una sicurezza per� c'�: il cono � il gelato preferito dagli italiani. Tutta la storia del gelato artigianale sembra ruotare intorno all�Italia, grazie all�intelligenza, alle intuizioni e alla fortuna di diverse personalit� vissute nel corso dei secoli. Si parte dalla celebre corte di Caterina de� Medici, regina di Francia nel �500, che si circond� di valenti cuochi, pasticceri e collaboratori geniali: qui l�invenzione del gelato si contende tra l�architetto Bernardo Buontalenti � che avrebbe messo a punto l�antenato della famosa crema fiorentina mescolando miele, zucchero e tuorli d�uovo ghiacciati � e il macellaio Ruggeri, si dice ideatore di un sorbetto cremoso che conquist� la corte di Versailles. Anche l�evoluzione del gelato cos� come lo conosciamo oggi e l�apertura della prima gelateria viaggiano sulla tratta Italia-Francia per merito del siciliano Francesco Procopio dei Coltelli, che nell�800 avrebbe perfezionato una macchina utile alla lavorazione dei sorbetti, importati in Sicilia dagli arabi secoli prima. L�imprenditore decise di trasferirsi a Parigi per fare fortuna, dove apr� il famoso Caf� Procope, attirando moltissimi avventori grazie ai suoi gelati alla frutta (nei quali aggiungeva un pizzico di sale per rallentare la deperibilit� del ghiaccio) e alle sue granite agli agrumi. Arriviamo quindi al cono da passeggio. Il nome da ricordare? Sempre made in Italy: si tratta del bellunese Italo Marchioni, immigrato a New York alla fine dell�800, che si contende la paternit� del cono in cialda con un suo cugino, Frank Marchioni. L�anno da segnare � il 1903, mese di dicembre, quando Italo Marchioni brevetta un macchinario in grado di dare una forma conica alle cialde di biscotto. L�uomo, infatti, aveva messo in piedi un chiosco ambulante di gelati che fino a quel momento venivano serviti da asporto in coppette di carta: scomode ed economicamente poco sostenibili. La soluzione progettata da Marchioni era quella di una cialda di wafer arrotolata su se stessa, con la classica apertura nella parte superiore che si stringe in quella inferiore, per essere sia riempita (e chiss� se i gusti venivano messi nel giusto ordine) che tenuta in mano con facilit� mentre si cammina. L�idea del cono edibile nasce quindi proprio da queste necessit� pratiche, cos� da rendere l�esperienza di gustare un fresco gelato ancora pi� piacevole. Piacevole, invece, non dev�essere stata la diatriba in famiglia che si scaten� in seguito: a quanto pare, infatti, il cugino Frank, aveva gi� brevettato nel 1902 una macchina molto simile, tanto che una volta portata la questione della violazione del brevetto in tribunale il giudice gli diede ragione� Ma senza molto successo, visto che l�invenzione del cono � ancora associata al nome di Italo e probabilmente lo rester� per sempre. Alla scoperta di bracciano, la citt� sul lago (Romehabicabs.com) - Da sempre uno dei luoghi pi� amati da locali e turisti, ma anche se � affollato riesce a mantenere l�unicit� tipica delle destinazioni fuori dal turismo di massa - Bracciano si trova a 40 km da Roma e domina il panorama, essendo arroccato su una collina da cui si riescono facilmente ad ammirare i rilievi dell�Appennino, ma anche l�omonimo lago di origine vulcanica. La storia del borgo si perde nel passato fatto di vicende misteriose e nobili dinastie. In molti pensano che il territorio oggi occupato dalla citt� di Bracciano fosse abitato sin dall�epoca etrusca e che il primo insediamento urbano risalga al X secolo. Successivamente Bracciano � passato di mano tra varie casate di sangue blu come i Prefetti di Vico, la famiglia Orsini e gli Odescalchi. Ancora oggi Bracciano � un luogo affascinante per la presenza di opere architettoniche e artistiche che rendono questa destinazione adatta a una gita fuori porta all�insegna della cultura, del verde e del relax. Sicuramente la parte pi� affascinante del borgo di Bracciano � il Castello Orsini-Odescalchi che fa parte della skyline del borgo. Questo castello � davvero una fortificazione imponente e ben visibile da chilometri di distanza, molto simile ai castelli delle fiabe. Da sempre il Castello di Bracciano � avvolto da un�atmosfera romantica e sognante e la forma attuale � legata alla decisione dei Prefetti di Vico di trasformare l�antica torre difensiva in una rocca fortificata. Successivamente nel XV secolo la famiglia Orsini costru� il castello a forma pentagonale, restando proprietaria del maniero fino alla fine del XVII secolo. In questo periodo il castello divent� di propriet� della famiglia Odescalchi, ancora oggi proprietaria e che rende visitabile il maniero di giorno e di notte. Oltre a questo, il castello � usato per ricevimenti, eventi e celebrazioni di ogni genere. Dal Castello parte un dedalo di viuzze che raccontano la Bracciano pi� tipica, con le sue abitazioni in pietra lavica. Non a caso Bracciano � una delle citt� pi� graziose della Tuscia Romana e frequente meta di gite fuori porta. Anche i turisti amano raggiungere Bracciano e apprezzano, oltre al Castello, gli edifici religiosi di rilievo. Tra questi spiccano il Duomo di Santo Stefano, risalente al XIII secolo e la Chiesa di Santa Maria Novella del 1436 il cui convento oggi ospita il Museo Civico di Bracciano. Molto bello per ammirare il panorama � il Belvedere della Sentinella, un vecchio bastione difensivo che oggi fa da terrazza sul Lago di Bracciano e i colli sottostanti. Chi passa da Bracciano non pu� non visitare il Lago di Bracciano, che � uno dei bacini vulcanici pi� estesi della penisola. La forma � circolare, come tutti i laghi di origine vulcanica, occupa una superficie di 56,76 chilometri quadrati ed � profondo 160 metri. Oggi � possibile fare un percorso panoramico lungo tutto il perimetro, esplorando i dintorni di Bracciano. Oltre a questo borgo caratteristico, val la pena di visitare Trevignano Romano e Anguillara Sabazia, centri ricchi di charme che si affacciano sulle acque del lago. Altrettanto interessante � la citt� di Monterano, abbandonata e le cui rovine attirano ogni anno molti appassionati. Non manca la possibilit� di visitare i paesi intorno al lago con la navigazione in battello possibile nei mesi estivi, mentre gli amanti del trekking potranno addentrarsi tra gli itinerari del Parco Naturale Regionale di Bracciano�Martignano. Migliaia di ettari di bosco e territorio vulcanico rappresentano la meta di chi vuole perdersi nel bosco e incontrare la fauna locale. Anche gli sportivi troveranno interessante Bracciano e i suoi dintorni, data l�offerta di numerosi percorsi per mountain bike che raggiungono ciclovie importanti come la Ciclovia dei Laghi. Si ha la possibilit� di pedalare nella campagna laziale tra il Lago di Bracciano, i Monti Sabatini e il lago di Martignano. E infine questa zona riserva gustosissime sorprese anche per gli amanti della buona tavola. I pesci d�acqua dolce, ovviamente, sono di casa: il Luccio, il Persico Reale, la Carpa, l�Anguilla, il Cefalo, il Coregone, il Persico Sole e la Gambusia offrono la possibilit� di preparare piatti squisiti. Ma non � solo il pesce a regnare da queste parti. Infatti Bracciano � stata nominata Citt� dei formaggi del 2021, insieme a Bergamo e a Novara di Sicilia, con una specialit�, diventata anche presidio Slow food: il Caciofiore di Columella, antenato del pecorino romano. La sua particolarit� deriva dal caglio: ottenuto dal fiore di carciofo o di cardo selvatico, raccolti nel periodo estivo. Martha Argerich ha 84 anni, e non vuole smettere (Ilpost.it) - La pi� grande pianista vivente continua a suonare in giro per il mondo, a stupire il pubblico con i suoi virtuosismi e a parlare poco con i giornalisti - Il 1� aprile 2025 il New York Times ha pubblicato una lunga intervista alla musicista argentina Martha Argerich, che ha 84 anni ed � considerata la pi� grande pianista in attivit�. � una cosa che succede di rado: anche se suona spesso dal vivo, Argerich � infatti notoriamente riluttante a parlare con la stampa. Negli anni il suo carattere schivo e la sua tendenza a evitare le interviste sono diventate mitiche nell�ambiente della musica classica, e lei stessa ha detto in pi� occasioni che preferisce fare musica, anzich� parlarne. In pi� di sessant�anni di carriera Argerich ha suonato con le principali orchestre del mondo, registrato moltissimi album e interpretato con uno stile personale e apprezzato un repertorio estesissimo, che va da Johann Sebastian Bach a compositori pi� contemporanei come B�la Bartok. � ammirata in tutto il mondo per la tecnica formidabile, la grande espressivit�, il carisma e l�attivit� da concertista, che continua a essere piuttosto intensa malgrado l�et�. Il giornalista del New York Times Javier C. Hern�ndez ha raccontato che ha dovuto �trovare ogni espediente possibile� pur di superare la ritrosia di Argerich e convincerla a fare due chiacchiere. Per farlo l�ha accompagnata durante alcuni concerti che Argerich ha tenuto durante l�inverno in Svizzera, il paese in cui vive. Anche se hanno trascorso del tempo insieme, �raramente [Argerich] era dell�umore giusto per parlare�, ha evidenziato Hern�ndez. Le risposte di Argerich sono state perlopi� concise ed ermetiche: ha parlato per esempio della sua venerazione per il compositore tedesco Robert Schumann, che considera �il pi� vicino alla sua anima�, e del fatto che le capita spesso di dubitare delle sue capacit� nonostante l�enorme talento che tutti le riconoscono: �Ho molte insicurezze: penso sempre che non andr� bene, che non sono preparata abbastanza�. Ma gli stringati colloqui con Hern�ndez hanno toccato soprattutto un aspetto: la straordinaria longevit� della carriera di Argerich. Anche se ha 84 anni, la sua agenda di impegni � ancora fittissima: l�anno scorso ha tenuto pi� di 80 concerti in giro per il mondo, suonando in diversi paesi europei e infilando nel mezzo due tourn�e in Cina e in Giappone. Anche il suo modo di stare sul palco contrasta con l�immagine di un�ultraottantenne. Mentre con l�andar degli anni la maggior parte dei pianisti perde per forza di cose lucidit� e vigore, le performance di Argerich sono ancora spettacolari e piene di virtuosismo: continua a muoversi sullo strumento con velocit� e precisione, dimenandosi in modo sfrenato e dando grande spazio all�espressivit� facciale (le sue smorfie diventano spesso dei meme tra gli appassionati di musica classica). Argerich ha detto di trovare �un po� assurdo� il fatto che sia ancora in attivit�. �Non so cosa sto facendo, e neppure perch� sono ancora qui�, ha detto citando i molti suoi colleghi che negli ultimi anni sono morti o hanno dovuto abbandonare l�attivit� da concertisti per i loro problemi di salute. Uno di questi � il rinomato violoncellista lettone Mischa Maisky, un caro amico di Argerich, che l�anno scorso aveva dovuto annunciare il ritiro a causa di un�infezione al midollo spinale. Argerich ha raccontato anche che l�anno scorso, durante una trasferta negli Stati Uniti, cadde sul pavimento di una camera d�albergo, procurandosi lividi alle braccia e al viso. In quel momento sent� l�esigenza di contattare Maisky per convincerlo a tornare a suonare. �Mi sono sentita improvvisamente connessa a lui. Non ho mai provato niente del genere�. Dopo quella caduta, Argerich ha convinto Maisky a ripensarci: a fine marzo hanno suonato insieme al festival Le Piano Symphonique di Lucerna. Argerich � nata a Buenos Aires, in Argentina, il 5 giugno 1941. Figlia di un maestro di matematica e di un�insegnante di pianoforte, da piccola sognava di diventare un medico, ma non ebbe troppo tempo per pensarci: la madre la indirizz� allo studio dello strumento fin da piccola, e con un fare inflessibile. �Mi diceva che il mio unico fidanzato sarebbe stato il pianoforte, non potevo fare altro che suonare�, ha detto. Apprese i primi rudimenti da Vincenzo Scaramuzza, un pianista crotonese emigrato in Argentina e famoso per i suoi metodi di insegnamento innovativi e irrituali per i tempi, che trascuravano gli esercizi di tecnica fini a s� stessi per concentrarsi fin da subito sull�esecuzione dei repertori. Scaramuzza form� molti pianisti argentini di fama come Bruno Leonardo Gelber, Fausto Zadra e Rolando Nicolosi; negli anni Ottanta, ricordando i pomeriggi trascorsi a studiare con lui, Argerich disse che �tutte le difficolt� che per un giovane pianista sono dei veri problemi, alla scuola di Scaramuzza si superavano con naturalezza. Conosceva molto bene tutti i segreti del pianoforte�. Gi� durante le scuole medie, Argerich aveva accumulato una notevole esperienza come concertista: quando aveva 14 anni, con l�aiuto di Juan Domingo Per�n, allora presidente dell�Argentina, si trasfer� con la famiglia a Vienna, in Austria, dove prosegu� la sua formazione con il pianista austriaco Friedrich Gulda, uno dei pi� grandi interpreti del repertorio di Beethoven dello scorso secolo. La tappa successiva fu New York, la citt� in cui si trasfer� alla fine degli anni Cinquanta per costruirsi una carriera da concertista. Le cose per� andarono diversamente: Argerich non riusc� ad adattarsi ai ritmi frenetici della citt�, e cadde in depressione. Smise di suonare per un paio d�anni e trascorse la maggior parte del tempo chiusa in casa, bevendo birra e guardando la televisione fino a tarda notte. �Era come essere abituati a correre, e poi rendersi conto di non riuscire pi� neppure a camminare�, ha detto ricordando quel periodo. La sua consacrazione come pianista avvenne nel 1965, quando vinse il primo premio al Concorso pianistico internazionale Fryderyk Chopin di Varsavia (Polonia), uno dei pi� prestigiosi al mondo. Il pubblico rimase stupito dal suo virtuosismo, i critici scrissero che il suo modo di suonare �ricorda un sussurro� e cominciarono a scomodare paragoni con il musicista che dava il nome all�evento. Ad Argerich fu dato anche un soprannome: il turbine dall�Argentina. Negli anni Settanta Argerich divent� famosa soprattutto come solista, ma dal decennio successivo si � dedicata esclusivamente ai concerti in orchestra. Parlando di questo aspetto, Argerich ha detto a Hern�ndez che le esibizioni da solista la fanno sentire sola, come �un insetto esposto alla luce�. Argerich � stata sposata con tre musicisti: il compositore e direttore d�orchestra cinese Robert Chen, con cui ebbe Lyda Chen-Argerich, la sua prima figlia, che lavora come violinista; il direttore d�orchestra svizzero Charles Dutoit, padre della sua seconda figlia Annie Dutoit; e il pianista statunitense Stephen Kovacevich, con cui ha avuto la sua terza figlia, la regista Stephanie Argerich. Anche se divorziarono nel 1973, Argerich e Dutoit continuano ancora a lavorare insieme. Una parte della vita di Argerich e della sua relazione con Kovacevich sono raccontate nel documentario Bloody Daughter (2012), diretto da sua figlia Stephanie.