Agosto 2025 n. 8 Anno X Parliamo di... Periodico mensile di approfondimento culturale Direzione redazione amministrazione e stampa Biblioteca Italiana per i Ciechi �Regina Margherita� Onlus via G. Ferrari, 5/a 20900 Monza Casella postale 285 tel. 039/28.32.71 fax 039/83.32.64 e-mail: bic@bibciechi.it web: www.bibliotecaciechi.it Registraz. n. 19 del 14-10-2015 Dir. resp. Pietro Piscitelli Comitato di redazione: Pietro Piscitelli Massimiliano Cattani Luigia Ricciardone Copia in omaggio Rivista realizzata anche grazie al contributo annuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Cultura. Indice Comunicato: chiusura per ferie Un altro papa Cosa succede al cervello quando restiamo senza Internet Nei cantieri dei sogni I viaggi in Italia di Sigmund Freud Comunicato: chiusura per ferie Informiamo i nostri gentili lettori che la Biblioteca rimarr� chiusa per le ferie estive dal giorno 11 al giorno 14 agosto 2025 e riaprir� luned� 18. Preghiamo coloro che si servono, per il recapito dei volumi Braille, del Corriere Espresso Bartolini di non restituire le opere durante tale periodo, al fine di evitare che alla Biblioteca vengano addebitati i costi di giacenza. Con l'occasione, formuliamo a tutti i nostri pi� sinceri auguri di buone vacanze. Un altro papa (di Osvaldo Baldacci, �Focus Storia� n. 223/25) - Quanti papi ci sono stati nei secoli? Che cos�� il conclave? L�eletto � obbligato a cambiare nome? La numerazione � precisa? Storie e curiosit� sulla successione papale. - Papa Francesco � il 266-esimo pontefice e il suo successore sar� il 267-esimo, come certificato dall'Annuario pontificio, il libro che riporta i dati ufficiali sulla Chiesa cattolica. L'elenco dei pontefici che si sono succeduti da san Pietro a Francesco � tuttavia soggetto ad aggiornamenti continui e non solo, come normale che sia, in occasione di una nuova elezione, ma anche per la costante ricerca storica che talvolta rimette in discussione alcune �certezze�. Nella successione papale, in 2mila anni, si sono verificati passaggi ancora controversi e talvolta bizzarri. Dal metodo di elezione del papa alla scelta del nome, passando attraverso vicende particolari di ogni tipo, sono davvero molti gli episodi curiosi. Partiamo dai numeri: quanti sono stati i pontefici finora? Sembra facile rispondere: 266. Non � proprio cos�, perch� ci sono diverse anomalie nel conteggio. Benedetto IX per esempio � stato contato tre volte, poich� fu pontefice nel 1032, nel 1045 e nel 1047. In ognuno di questi casi abdic�, fu costretto a lasciare il papato o vendette la carica. I papi eletti nei brevi intervalli tra le sue dimissioni � Silvestro III, Gregorio VI, Clemente II, Damaso II, Leone IX e Vittore II - sono tutti legittimi e compaiono nell'elenco ufficiale. Non si tratta per� dell'unico caso di sovrapposizioni temporali dei regni pontificali, specie negli anni confusi a cavallo del Mille. Nel X secolo Giovanni XII (papa dal 955 al 964), Leone VIII (963-965) e Benedetto V (964-965) risultano ufficialmente come 130�, 131� e 132� pontefice, mentre furono papi negli stessi anni. Furono infatti eletti in contrapposizione tra loro: Giovanni e Benedetto acclamati dai romani, Leone dall'imperatore tedesco. Anche in altre circostanze i papati si sono sovrapposti. Per esempio ogni volta che c'� stato un cosiddetto �antipapa�: colui che si autoproclamava, o veniva proclamato, pontefice, ma non era riconosciuto dalla Chiesa. Avvenne nel 1417 per Gregorio XII (papa), Giovanni XXIII e Benedetto XIII (antipapi dello Scisma d'Occidente), tutti e tre deposti dal Concilio di Costanza, che elesse Martino V. Non mancano poi casi particolari, che alterano la lista. Per esempio, il 22 marzo 752 fu regolarmente eletto papa il sacerdote romano Stefano, che si insedi� in Laterano. Ma dopo appena due giorni si ammal� (forse un ictus) e mor� prima di essere consacrato. Per questo non � pi� presente nell'Annuario (anche se c'era fino al 1964) nonostante il suo nome compaia nella serie di ritratti pontifici nella Basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma. Per inciso si sarebbe chiamato Stefano II, cosa che ha complicato un po' la numerazione dei successivi pontefici con lo stesso nome. In epoca antica c'era gi� stato qualche altro papa deceduto prima di essere consacrato, ma in quei casi il nome � rimasto nell'elenco ufficiale. La questione si complica ulteriormente se si considera che, di alcuni pontefici, � in dubbio persino l'esistenza: oggi nell'Annuario compare soltanto un Anacleto (76-88), successore del successore di Pietro. Per molto tempo si � ritenuto che in quegli anni ci fossero stati due pontefici distinti, Cleto e Anacleto (entrambi raffigurati nel Duomo di Siena). E un certo Dono II, che compare in alcune liste papali non ufficiali del X secolo, non � mai esistito. Si tratta di un errore di trascrizione: il titolo latino Dominus fu scambiato per un nome proprio. Se si parla poi di regole per l'elezione, va considerato il fatto che nei secoli esse cambiarono spesso e che solo in tempi recenti sono state fissate in modo ineccepibile. Per questo la storia dell'elezione papale � ricca di sorprese. Il primo pontefice, san Pietro, fu incaricato da Ges� in persona, ma solo dopo alcuni anni divenne vescovo di Roma. I suoi primi successori furono indicati da lui stesso. In seguito il papa venne scelto come i vescovi: la comunit� cristiana - consacrati e laici - eleggeva o, pi� spesso, acclamava la propria guida spirituale. E poteva essere eletto anche un laico, regola che, incredibile ma vero, � valida tuttora. Il nuovo papa infatti non deve essere per forza un cardinale, e pu� essere in teoria, anche un qualsiasi cristiano battezzato, che nel caso dovrebbe essere ordinato vescovo sul posto. Da molto tempo non succede, ma in passato � accaduto. Per secoli potere temporale e potere spirituale si sono contesi il controllo della Chiesa. Non era quindi raro che la scelta della guida suprema cattolica venisse influenzata dai sovrani, che in alcuni casi arrivarono a nominare il pontefice direttamente. Sebbene fino al 1903 sia rimasto il diritto formale per alcuni re cattolici di porre il veto su certi candidati, gi� dall'XI secolo la Chiesa, proprio per affermare la propria autonomia dal potere imperiale, stabil� per l'elezione pontificia alcune regole procedurali che sono alla base di quelle attuali. Nel 1562 papa Pio IV introdusse il voto segreto. Nel frattempo si era affermata la pratica del voto riservato ai soli cardinali introducendo la tradizione del �conclave� (clausi cum clauey): gli elettori restano chiusi in un luogo fino ad elezione avvenuta. Si narra che la prassi sia nata durante l'elezione pi� lunga nella storia della Chiesa. Dopo la morte di Clemente IV, nel 1268, la nomina del successore si protrasse a tal punto che i cittadini di Viterbo (citt� dove si stavano svolgendo le elezioni), esasperati rinchiusero gli elettori nel Palazzo dei papi, riducendo loro il cibo e scoperchiando il tetto: affamati e sottoposti alle intemperie, i cardinali finalmente elessero Gregorio X, dopo ben 1.006 giorni, nel 1271. La formula del conclave (che ebbe un precedente meno clamoroso nel 1198), divenne definitiva dal 1294. Il maggior numero di conclavi si sono tenuti a Roma (solo in parte nella Cappella Sistina), ma ce ne sono stati molti in altre sedi: oltre alla gi� citata Viterbo, Perugia, Napoli, Venezia, Arezzo in Italia, Avignone e Lione in Francia, Costanza in Germania. C'� poi un altro fattore che complica la successione: la scelta del nome. � tradizione infatti, almeno dal 533, che il neopontefice abbandoni il nome di nascita. Il primo a farlo fu Giovanni II, nato Mercurio. Ma il precedente di tutti fu Simone, l'apostolo che fu chiamato Pietro da Ges� stesso. Poi cominciarono ad esserci papi germanici e francesi, per i quali il cambio nome divenne la regola. E dopo il 1009, soltanto due hanno mantenuto il proprio nome di battesimo: Adriano VI nel 1522 e Marcello II nel 1555. Il nuovo nome simboleggia il fatto che�dall'investitura esce una persona nuova, che ha tagliato tutti i legami col passato per assurgere a un ruolo universale. Il nome scelto inoltre � un'anticipazione �programmatica�: papa Francesco, per esempio, ha optato per un esplicito riferimento al modello del poverello di Assisi. Francesco I e Giovanni Paolo I (Albino Luciani), sono gli unici che, in tempi recenti, hanno scelto un nome mai usato prima: il primo completamente nuovo, il secondo un �doppio� inedito. Per un altro esempio bisogna risalire fino al X secolo: papa Lando (913-914) � l'unico a portare quel nome (il suo). Il motivo dell'aggiunta della numerazione vicino al nome � abbastanza ovvio: distinguere i papi con nomi uguali. La cosa curiosa � che i numeri non vennero usati subito. Da Pelagio II (579-590) per distinguere due pontefici omonimi si aggiunse la parola junior al secondo. O, quando vi furono tre papi con lo stesso nome si aggiunse secundus junior. Per evitare confusioni, da Gregorio III (731-741), si cominci� a far seguire occasionalmente il numero al nome del papa, usanza che poi divenne una regola ufficiale dall'XI secolo. Dal pontificato di Leone IX (1049-1054) il numero comparve anche sulle bolle pontificali e sull'Anello del Pescatore (il monile indossato dal papa, con inciso il suo nome). Quanto ai pontefici eletti prima dell'adozione di questo sistema, furono numerati a posteriori. E non senza errori. Per esempio, Benedetto XVI non � stato il sedicesimo papa a chiamarsi cos�, come Bonifacio VIII non � stato l'ottavo con questo nome. Lo stesso vale per Alessandro VI. Da dove nasce tutta questa confusione? Dal fatto che alcuni loro predecessori con lo stesso nome (Benedetto X, Bonifacio VII e Alessandro V) sono stati successivamente declassati ad antipapi, ma la numerazione � rimasta. Un altro pasticcio riguarda i Felice: c'� un III nel 483-492 e un IV nel 526-530, ma non c'� il II, che era presente fino al 1961, quando fu cancellato perch� era un antipapa (prima creduto santo per uno scambio di persona). Clamoroso anche il caso dei papi di nome Martino, sono tre: I, IV e V. Nessun papa (e nemmeno antipapa) si � mai chiamato Martino II e III, perch� furono confusi con Marino I e II gi� esistiti. Fonte di grande caos � poi il nome Giovanni, il pi� scelto di sempre da papi (l'ultimo Giovanni XXIII, il �papa buono�, 1958-1963) e antipapi (tra cui Giovanni XXIII, 1410-1415). I Giovanni riconosciuti sono 21 ma non esiste un Giovanni XX: nel 1276, per un errore nelle liste, Pedro Jul��o assunse direttamente il nome di Giovanni XXI. Giovanni XVI (997-998), invece, � stato escluso perch� considerato un antipapa, sebbene in passato fosse ritenuto legittimo. Cosa succede al cervello quando restiamo senza Internet (Ilpost.it) - Le rare occasioni in cui manca improvvisamente a chiunque permettono di riflettere su quanto sia influente anche sui processi cognitivi umani. - Fino a qualche anno fa il racconto della decisione di qualcuno di trascorrere un periodo di tempo senza smartphone e senza Internet era un popolare genere giornalistico. In quei casi si trattava per� di scelte individuali e condizioni artificiose. Il grande e improvviso blackout che recentemente ha lasciato pi� o meno chiunque senza corrente e senza Internet per diverse ore in ampie zone della Spagna e del Portogallo, invece, ha creato condizioni sperimentali eccezionali e molto pi� rare. �� stata una situazione strana, una sorta di pandemia al contrario: tutti fuori, senza Internet�, ha detto un italiano residente a Barcellona, descrivendo capannelli di persone riunite per strada a conversare e a usare radio portatili per avere informazioni. � possibile che condizioni del genere saranno sfruttate in futuro per condurre sondaggi e studiare meglio il rapporto delle persone con Internet, e i loro comportamenti durante prolungati periodi offline: comportamenti difficilmente osservabili in situazioni normali, fuori da un laboratorio. �Internet ha permeato a tal punto le nostre vite che la sua influenza sta diventando impossibile da vedere�, diceva all�Atlantic gi� nel 2016 il saggista statunitense Clay Shirky, esperto di effetti sociali ed economici delle tecnologie informatiche. Immaginare un mondo senza era difficile gi� allora, secondo lui, �come immaginare la Londra degli anni Quaranta dell�Ottocento senza vapore, la New York degli anni Trenta senza ascensori o la Los Angeles degli anni Settanta senza automobili�. E questo vale anche per l�influenza che Internet ha sui processi cognitivi umani. Per usare una metafora dello stesso Shirky, piuttosto valida anche come descrizione dei fenomeni di adattamento del cervello alle tecnologie di Internet, �dopo un po�, il tralcio modella la vite a tal punto che non � pi� possibile separare le due cose�. Secondo un�ampia ricerca pubblicata nel 2019 sulla rivista scientifica World Psychiatry, un intenso utilizzo di Internet fin da giovani pu� avere effetti sia acuti che a lungo termine su alcune funzioni cerebrali. Gli autori e le autrici, un gruppo internazionale proveniente da diversi istituti e universit�, sostennero che le caratteristiche tipiche del mondo online possono influenzare la capacit� di attenzione offline, perch� il flusso continuo di informazioni online abitua le persone a suddividere l�attenzione tra pi� fonti, a scapito dell�abitudine a concentrarsi a lungo su un singolo compito. C�� poi da considerare anche la costante disponibilit� di informazioni fattuali accessibili in pochi passaggi, che pu� modificare il modo in cui �recuperiamo, archiviamo e valutiamo la conoscenza�. La socialit� su Internet, generalmente espressa attraverso piattaforme che cercano di replicare processi tipici della socialit� offline, ha inoltre un�influenza di rimando sulle interazioni di persona, perch� pu� modificare � in modi anche molto profondi � il concetto di s� e l�autostima delle persone, soprattutto le pi� giovani. In anni pi� recenti queste stesse ipotesi, peraltro oggetto di un esteso dibattito, sono state in parte validate da studi ed esperimenti che hanno analizzato gli effetti della privazione di Internet sui processi cognitivi e sulla salute mentale. Un articolo uscito a febbraio sulla rivista PNAS Nexus ha descritto i risultati di uno studio clinico condotto su 467 persone con un�et� media di 32 anni, private per due settimane dell�accesso a Internet sui loro smartphone. Ai partecipanti era stato chiesto di installare un�app che rendeva inutilizzabile la connessione, lasciando disponibili solo le telefonate e gli SMS. Tutti potevano ovviamente usare Internet in altri modi, da casa o dal lavoro, ma non potevano farlo da smartphone. Alla fine dell�esperimento le risposte ai questionari e altri dati ricavati attraverso strumenti di valutazione oggettiva mostrarono una variazione nella capacit� di mantenere l�attenzione, nel benessere soggettivo e nella salute mentale dei partecipanti (una diminuzione dei sintomi di ansia, depressione o altri problemi). Il 91 per cento di loro mostr� un miglioramento in almeno una delle tre dimensioni prese in considerazione. La spiegazione fornita dagli autori e dalle autrici dello studio � che rimuovere Internet dagli smartphone aveva avuto un impatto sul modo in cui le persone trascorrevano il loro tempo. Ne passavano di pi� all�aperto, socializzavano di pi� di persona e facevano pi� esercizio fisico. Altri studi hanno poi analizzato l�influenza di Internet su attivit� specifiche che da tempo le persone delegano alla tecnologia e per le quali in passato non facevano affidamento su servizi come Google Maps. In questo senso esistono prove che l�utilizzo abituale del GPS, per esempio, possa avere un impatto negativo sulla capacit� di orientamento e su quella di memorizzare i percorsi pedonali e stradali, ma poche prove che l�utilizzo abituale del GPS provochi un deterioramento generale della memoria. Una delle priorit� emerse ultimamente nella ricerca � stata infine capire se e quanto gli effetti noti dell�uso quotidiano di Internet sulle strutture cerebrali siano diversi tra persone anziane e persone giovani. Una ricerca condotta su 57 studi precedenti, da poco pubblicata sulla rivista Nature Human Behaviour, ha smentito alcune ipotesi circolate in passato: non ha trovato prove a sostegno dell�idea che l�utilizzo di Internet da parte delle persone anziane acceleri processi di invecchiamento cerebrale (un�ipotesi nota come �demenza digitale�). Ha scoperto anzi una correlazione tra l�utilizzo di computer, smartphone e Internet tra le persone con pi� di 50 anni e un minore declino cognitivo. Valutare l�influenza di Internet � in generale un compito molto difficile, considerato come nel tempo � diventata inseparabile dalla vita delle persone. C�� quindi una comprensibile cautela, se non una diffidenza, nell�associarla a effetti del tutto positivi o del tutto negativi. Del resto, come diceva Shirky all�Atlantic nel 2016 citando esempi letterari di fantascienza, �le uniche rappresentazioni post-Internet credibili sono tutte associate al collasso della civilt�: apocalissi zombie, pandemie globali, catastrofi nucleari�. E questo suggerisce che se l�unico modo convincente di immaginare un mondo senza Internet � immaginare un mondo senza civilt�, �allora, per approssimazione, Internet � diventata la nostra civilt�. Nei cantieri dei sogni (di Roberto Roveda, �Focus Storia� n. 217/24) - Dai mitici transatlantici italiani del '900, innovativi�e lussuosi, alle navi da crociera: una pagina gloriosa della storia della navigazione oggi custodita da Fincantieri e dall'omonima fondazione. - A cavallo tra Ottocento e Novecento il mondo divenne sempre pi� interconnesso grazie ai progressi dei trasporti, via terra e via mare. Linee ferroviarie estese per migliaia di chilometri collegarono i continenti e i transatlantici resero possibile attraversare gli oceani in tempi sempre pi� rapidi, grazie ai loro potenti motori a vapore. Era l'epoca in cui le grandi potenze europee dominavano il mondo e rivaleggiavano per la supremazia mondiale. Ogni occasione era quindi buona per fare sfoggio di potenza e modernit� e i transatlantici furono tra i simboli di questa sfida tra le nazioni. Anche il nostro Paese aveva ambizioni da grande potenza, per� al momento dell'unificazione, nel 1861, era ancora arretrato dal punto di vista industriale, soprattutto rispetto alla Gran Bretagna e alla Germania. Non mancava la tradizione cantieristica e l'Ansaldo di Sestri Ponente era allora il nostro cantiere navale d'avanguardia, ma mancava il know-how per realizzare navi di grandi dimensioni. Ai primi del Novecento, per�, l'Ansaldo era oramai pronta a mettere in produzione i primi super-transatlantici, degni rivali delle imbarcazioni delle altre potenze. Lo scoppio della Prima guerra mondiale scompagin� i piani e la produzione dei cantieri italiani fu indirizzata alle necessit� belliche. Cos� il transatlantico Duilio, progettato prima della guerra con la nave gemella Giulio Cesare, rimase incompleto a Genova ed entr� in servizio soltanto nel 1923. Con la fine delle ostilit� nel 1918 e con l'acquisizione del Trentino, della Venezia Giulia, di Fiume e di Zara, l'Italia eredit� anche l'avanzata industria cantieristica dei territori asburgici, con gli stabilimenti di Trieste, Muggia, Pola, Fiume e l'ultimo nato, quello di Monfalcone. Dopo essersi ripreso dalle fatiche della Grande guerra, il Paese entr� di diritto nella competizione transatlantica concependo alcune delle navi passeggeri pi� belle che la storia navale abbia mai visto. Nomi che sono entrati nella leggenda, sinonimo di innovazione tecnica e comfort nella navigazione. Nel 1927 nel cantiere di Monfalcone venne varato il Saturnia, all'epoca il pi� grande transatlantico al mondo a propulsione diesel. Le grandi navi del tempo usavano ancora la propulsione a vapore alimentata a carbone, ma anche se il motore diesel raggiungeva velocit� inferiori, permetteva un risparmio di carburante. Inoltre, le navi diesel non avevano bisogno di tanti fumaioli: erano quindi esteticamente pi� belle e meno coperte di fuliggine! Sul Saturnia venne introdotta per la prima volta anche un'altra innovazione, oggi irrinunciabile per qualunque nave da crociera: la cabina con balcone. Sempre nel 1927, su un transatlantico costruito dall'Ansaldo di Sestri Ponente, l'Augustus, venne installata � novit� assoluta per una nave passeggeri � la prima piscina all'aperto. Come mai proprio su un transatlantico italiano? A differenza delle altre grandi navi che raggiungevano gli Stati Uniti dai porti del Nord Europa, percorrendo quindi una rotta pi� settentrionale e fredda, le nostre navi navigavano molto pi� a sud, entrando nell'Oceano Atlantico dallo Stretto di Gibilterra. Nel corso della loro traversata incontravano un clima molto pi� favorevole alla vita all'aperto, il che rendeva il viaggio ancora pi� speciale. Nacque cos� l'intuizione dei lidi all'aperto. Il successo di questa soluzione fu immediato, tanto che le navi italiane successive furono dotate di lidi sempre pi� grandi e attrezzati. Con l'Augustus nacque la cosiddetta �Rotta del Sole�, che permetteva di attraversare l'Atlantico in tempi rapidi, ma in un clima pi� mite e con le comodit� di una vacanza. Le navi italiane divennero sempre pi� ambite e contendevano senza timore l'Atlantico ai liners inglesi, francesi, tedeschi e americani. Proprio i cittadini degli Stati Uniti avevano una predilezione per le nostre navi, per l'atmosfera, per il cibo, per il design degli interni. Si trattava di comodit� non per tutti, perch� i transatlantici dell'epoca erano navi per il trasporto passeggeri, non navi da crociera, ed erano quindi divisi in tre classi. La maggior parte dei viaggiatori usava i transatlantici per emigrare verso l'America, doveva accontentarsi della classe inferiore, sovraffollata. Chi poteva permettersi qualcosa di esclusivo arrivava a pagare il corrispettivo di 70mila euro attuali per una navigazione di una decina di giorni. L'apprezzamento per le navi italiane crebbe ancora negli anni Trenta del Novecento, in particolare dal 1931, quando entr� in servizio la Victoria, realizzata dai cantieri San Marco di Trieste. Era una nave di linea destinata a coprire le rotte verso l'India e fu la prima al mondo dotata di aria condizionata a bordo in alcuni saloni di prima classe. Fu una novit� enorme per l'epoca perch� permetteva di navigare in zone molto calde. La Victoria cominci� a essere usata anche dagli inglesi che dovevano raggiungere l'India e che preferivano arrivare in treno fino a Brindisi per imbarcarsi sulla nave italiana, snobbando quelle britanniche. Le navi passeggeri erano oramai diventate una questione vitale di prestigio nazionale e quindi il governo fascista decise di nazionalizzare il trasporto marittimo dei passeggeri costituendo nel 1932 la Societ� Italia che incamer� le tre pi� importanti societ� armatrici dell'epoca: Navigazione Generale Italiana, Lloyd Sabaudo e Cosulich-Societ� Triestina di Navigazione. L'obiettivo del regime era sostenere e controllare un settore che dava lustro all'Italia e poteva servire a fini di propaganda. In quello stesso 1932 entr� in servizio un altro transatlantico all'avanguardia, il Conte di Savoia. Fu la prima nave dotata di giroscopi stabilizzatori che riducevano il rollio durante la navigazione, soprattutto in condizioni di mare grosso. Il Conte di Savoia era stato costruito dai Cantieri San Marco di Trieste per ottenere anche un altro risultato: aggiudicarsi il Nastro Azzurro, il prestigioso riconoscimento per il record della traversata atlantica. A contendere il primato era un altro transatlantico italiano costruito nel 1932 dall'Ansaldo di Sestri Ponente, il Rex. Tra le due navi quella pi� veloce, dati alla mano, era la prima, ma il destino volle che il primato fosse conquistato dalla seconda. Il Conte di Savoia, al comando di Antonio Lena, nel corso della traversata fatta per battere il record fu costretto a rinunciare per le avverse condizioni meteo incontrate. Invece la fortuna sorrise al Rex, comandato da Francesco Tarabotto, che conquist� il Nastro Azzurro nell'agosto del 1933 e fu accolto a New York da migliaia di connazionali emigrati, in festa per l'impresa ottenuta da una nave giunta dalla loro amata e lontana patria. Il viaggio del record inizi� alle ore 11:30 del 10 agosto 1933, quando la nave salp� da Genova alla volta di New York. Riusc� a percorrere le 3.181 miglia che separano Gibilterra dal faro di Ambrose, all'ingresso del porto newyorkese, in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti. Un primato ottenuto da una nave carica di passeggeri e che garantiva il massimo del comfort, dato che fu la prima al mondo dotata di centro benessere, cio� di una spa. Con questo trionfo il Rex entr� nel mito: ospit� viaggiatori famosi come il pugile Primo Carnera nella sua traversata verso gli Stati Uniti, dove avrebbe conquistato il titolo mondiale dei pesi massimi, e fu evocato nel 1972 dal film Amarcord di Federico Fellini. Oltre a trasportare viaggiatori ricchi e importanti e migliaia di migranti, il Rex e gli altri transatlantici italiani nella seconda met� degli anni Trenta furono anche la �scialuppa di salvataggio� per molti ebrei in fuga da un'Europa sempre pi� antisemita. A bordo delle nostre navi non vigevano discriminazioni e neppure trovavano applicazione le leggi razziali introdotte da Mussolini nel 1938. Sul Rex, per esempio, era prevista la presenza di un rabbino e c'era un cuoco kosher per gli ebrei osservanti. A mettere fine a questa stagione d'oro per la navigazione italiana fu l'entrata in guerra del nostro Paese, nel giugno del 1940. Alcuni transatlantici che non erano riusciti a rientrare per tempo nelle acque territoriali italiane al momento della dichiarazione di guerra furono requisiti. Altri, come il Rex nel 1944, furono affondati. Della seconda flotta passeggeri del mondo non sopravvisse quasi nulla al conflitto e l'Italia perse ben il 90% del suo naviglio mercantile. Ma la voglia di ricominciare era tanta, e una volta ripristinati gli impianti e ottenuti i cospicui aiuti del Piano Marshall, le maestranze degli stabilimenti navali ripresero a lavorare duramente contribuendo alla nascita della flotta del nostro �Rinascimento marittimo�. Cos� presero il mare, dall'inizio degli anni Cinquanta alla met� degli anni Sessanta, altre navi passeggeri i cui nomi sono rimasti nella memoria: le seconde Giulio Cesare e Augustus, l'Andrea Doria, la Cristoforo Colombo, la Leonardo da Vinci, la Galileo Galilei, la Guglielmo Marconi e per finire le navi gemelle Michelangelo e Raffaello. La flotta del �Rinascimento� diede lustro all'Italia post-bellica, ma nacque in anni in cui la navigazione passeggeri attraverso l'Atlantico viveva la sua ultima stagione di fasti. Alla fine degli anni Cinquanta cominciarono infatti i primi voli regolari tra Europa e America e la navigazione transatlantica per mare divenne un reperto di un glorioso passato. La Michelangelo e la Raffaello, entrate in servizio nel 1965, erano gi� anacronistiche al momento del varo: navigarono solo una decina di anni prima di essere dismesse. Anche in questa fase di tramonto la cantieristica italiana seppe anticipare i tempi, concependo il prototipo della nave da crociera del futuro gi� alla met� degli anni Sessanta. Parliamo della turbonave Oceanic, nata dal genio di Nicol� Costanzi e realizzata dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone. Pensata inizialmente come nave di linea, nella sua carriera fu destinata sempre ai viaggi da crociera e fu la prima nave al mondo ad essere dotata di un lido con piscina con copertura mobile, il famoso �magrodome� che prese il nome della ditta che allora lo realizz�. Il soprannome di �nave del futuro� si rivel� appropriato, considerando che questa imbarcazione continu� a solcare i mari fino al 2012. L'ultimo transatlantico italiano a compiere un viaggio di linea fu il Cristoforo Colombo, nell'aprile del 1977, dopodich� la flotta del �Rinascimento� venne totalmente dispersa. La memoria dei transatlantici italiani rivive per� grazie ai ricordi di chi su quelle navi ha viaggiato e lavorato, alle tante pubblicazioni, alle fotografie e alle opere d'arte presenti a bordo, che si sono preservate fino ai giorni nostri grazie soprattutto all'opera della Fondazione Fincantieri. Intanto, la navigazione passeggeri � tornata in auge per merito delle crociere, dove la nave non � pi� soltanto un mezzo per raggiungere un luogo, ma � essa stessa la meta delle vacanze di chi la sceglie per staccare dallo stress della vita quotidiana. La Fondazione Fincantieri La Fondazione Fincantieri � nata nel marzo 2008 con l�obiettivo di promuovere l�attivit� di recupero e tutela del patrimonio storico della societ� Fincantieri, costituito dai documenti storici relativi alle costruzioni navali, militari e civili e dai prodotti di archeologia industriale. Istituzione senza fini di lucro, la Fondazione promuove iniziative e attivit� culturali, dedicando parte delle sue risorse alla promozione di studi, ricerche, conferenze in campo culturale e scientifico e alla realizzazione di servizi di pubblica utilit�. Fino a oggi la Fondazione ha permesso il recupero di decine di migliaia di pubblicazioni, disegni tecnici e immagini relativi alla produzione industriale della cantieristica navale. Ha inoltre contribuito, attraverso la partecipazione a convegni, mostre, conferenze, alla diffusione e alla valorizzazione del patrimonio storico della Fincantieri collocandosi idealmente tra il mondo della cultura e il mondo dell�impresa. I viaggi in Italia di Sigmund Freud (di Giuliana Proietti, Psicolinea.it) - Il fondatore della psicoanalisi visit� pi� volte l�Italia e ne apprezz� i diversi aspetti e le varie citt�. - Sigmund Freud trascorse molte vacanze in Italia, visitando diverse citt�, da Nord a Sud. Nei suoi viaggi, il padre della psicoanalisi cercava spunti per arricchire la sua teoria: osservava e rifletteva sui paesaggi incontrati, sulla natura e, soprattutto sulle opere d�arte. All�inizio, la rappresentazione interiore che Freud aveva dell�Italia era quella che aveva studiato sui libri di scuola e che faceva riferimento a miti della cultura ebraica, come la tentata invasione del semita Annibale e l�avventura del maresciallo francese Massena, che Freud riteneva ebreo, nella creazione della Repubblica Romana. Freud lesse anche i resoconti dei viaggi in Italia scritti da Goethe, autore che lui tanto apprezzava e che, con la sua filosofia della natura, l�aveva in qualche modo influenzato nella scelta della professione di medico. I viaggi dello psicoanalista austriaco si svolsero prevalentemente in primavera o in estate: la prima volta venne con il fratello minore Alexander, poi con la cognata Minna, e infine con la figlia Anna. Per due volte venne con Ferenczi. L�amore per l�Italia � cos� testimoniato in una lettera alla moglie: �� il nostro cuore volge al Sud, verso i fichi, i castani, l�alloro e i cipressi, case con balconi��. Purtroppo i taccuini di viaggio sono andati perduti, ma � possibile sapere qualcosa di questi viaggi leggendo le lettere e le cartoline che Freud invi� ai suoi parenti e conoscenti dall�Italia. Trieste La prima citt� italiana conosciuta da Freud, ma per motivi di lavoro, pi� che di svago, fu Trieste, anche se allora la citt� apparteneva all�Impero Austro-Ungarico. Nel 1876 Freud aveva ottenuto una borsa di studio per una ricerca di anatomia sulle anguille, presso la Stazione Zoologica Sperimentale, da poco istituita a Trieste. Il soggiorno dur� alcuni mesi. Venezia Il primo viaggio a Venezia fu nell�agosto del 1895, a 39 anni, insieme al fratello Alexander, di dieci anni pi� giovane. Il soggiorno nella citt� lagunare � testimoniato dalle cartoline postali inviate alla moglie Martha: �Strana fiaba, molto turbato, te la mostrer� l�anno prossimo, se resiste fino ad allora. Non c�� immagine o descrizione che possa sostituire una visita�. �Ieri ancora cose incredibili, fra cui un viaggio in gondola a tarda sera lungo canali secolari e il Canal Grande. I letti eccellenti. Le zanzare si sono scusate per l�assenza� Tutto estremamente stravagante e divertente�. Ed all�amico Fliess: �L�incredibile magia di questa citt� mi ha finora impedito di scriverti. Impossibile tentare di descriverla.� Trentino La sua meta preferita di vacanza estiva era una localit� del Trentino, Lavarone, dove soggiornava presso l�elegante Hotel du Lac. L�hotel e la localit� gli erano state suggerite da un poeta ebreo, un amico di suo fratello Alexander. All�inizio di settembre 1901, si rec� invece a Riva del Garda, accompagnato dalla sorella di Martha, Minna. Sulle varie vacanze fatte da Freud con la cognata Minna sono state fatte molte illazioni, fra le quali una possibile relazione clandestina fra cognati e addirittura un aborto clandestino di Minna, a Merano. Si � parlato molto di questa cosa, senza mai arrivare a conclusioni: per ora l�unica certezza � che i due, durante una vacanza, si erano effettivamente registrati in hotel come marito e moglie. Nel 1907 era nuovamente nell�hotel di Lavarone, dove scrisse il saggio �Delirio e sogni nella �Gradiva� di W� Jensen�. Nel 1979, lo psicoanalista Cesare Musatti si preoccup� di fare esporre in questo albergo una targa, dove si ricordano i soggiorni di Sigmund Freud a Lavarone e la scrittura del saggio sulla Gradiva. Nel settembre 1908 era sul Lago di Garda a Sal�: �� tutto molto gradevole� L�altro ieri abbiamo fatto una gita in barca a motore, vale a dire da soli, a S. Vigilio, uno dei punti pi� belli del Lago di Garda, forse il pi� bello in assoluto. � un posto dove abitare in solitudine� In tarda et� si evidenzia in me moltissimo talento a godere la vita�. Nel 1912, la famiglia Freud torn� ancora in Italia, sempre in Trentino, dove si incontr� con lo psicoanalista ungherese S�ndor Ferenczi, presso il Grand Hotel del Lago di Carezza. Freud amava fare delle lunghe camminate, alla ricerca di funghi, e ammirare il bellissimo paesaggio. Bologna �Citt� stupenda, pulita, piazze e monumenti colossali. Visitato un Museo Civico, Alex morto, io fresco come una rosa. Giornata bellissima, non calda, il vino gi� delizioso� Il cibo qui � quasi troppo buono�. Firenze �Si nuota nell�arte�. Orvieto Nel Duomo di Orvieto rimase fortemente impressionato dagli affreschi del Giudizio Universale di Luca Signorelli, il cui nome, in particolare la dimenticanza del suo nome, venne a rappresentare per Freud un tema di approfondita analisi, di cui si parla in Psicopatologia della vita quotidiana (1901). Roma Freud visit� la �Citt� Eterna� sette volte: nel 1901, 1902, 1907, 1910, 1912, 1913 e 1923. Prima di parlare dei suoi viaggi a Roma per�, vale la pena raccontare un aneddoto che riguarda il particolare rapporto che lo psicoanalista aveva con la citt� eterna. Freud aveva accarezzato per diverso tempo il desiderio di visitare l�Italia, ed in particolare Roma, ma riteneva questo viaggio piuttosto �pericoloso� (in particolare temeva il clima troppo caldo e le malattie infettive). Egli stesso, ragionando su questo grande desiderio che non riusciva a realizzare pens� che si trattasse di un sintomo di origine nevrotica. Era il periodo in cui lo psicoanalista viennese aveva da poco perduto il padre ed era immerso nella sua autoanalisi. In quel periodo sperimentava sentimenti di depressione grave e profonda, ma era anche il tempo in cui cominciava ad affermarsi come medico e coltivava grandi aspirazioni professionali nel campo dell�inconscio. C�� dunque una specie di parallelismo tra la sua ricerca psicologica e il desiderio di andare a Roma. Roma significava il coronamento del suo sogno di conoscenza, uno dei principali obiettivi da raggiungere, ma tra questo desiderio e la sua realizzazione si frapponevano le sue angosce nevrotiche, che ne ostacolavano il compimento. In uno dei suoi viaggi, Freud era quasi arrivato a Roma, ma giunto al lago Trasimeno, decise di non proseguire oltre, quasi per ripetere quello che era accaduto, molti anni prima, ad Annibale. Il sogno di vedere Roma pot� coronarsi solamente nel 1901. L�arrivo nella citt� eterna venne vissuto da Freud come una grande vittoria su se stesso, una sorta di emancipazione destinata a produrre molti risultati in vari settori della sua vita, dalla carriera professionale alla creativit� scientifica. Nel suo primo viaggio a Roma (1901) Freud viaggi� con suo fratello Alexander. A Roma visitarono San Pietro, i Musei Vaticani, il Palatino, il Pantheon e la Chiesa di San Pietro in Vincoli dove si trova la statua del Mos� realizzata da Michelangelo. La sua seconda visita a Roma (1902) dur� un solo giorno (di nuovo con suo fratello Alexander). Nel 1907 venne da solo e visit�, insieme a San Pietro in Vincoli, il Palatino (il suo posto preferito a Roma), il Foro Romano, Villa Borghese (ovviamente, anche il parco), and� al Gianicolo, da cui si gode una meravigliosa vista di Roma e del Vaticano, Castel Sant�Angelo, le catacombe e, naturalmente, i musei Vaticani (dove � conservato il rilievo di Gradiva), oltre che le Terme di Diocleziano. Della visita del 1907 abbiamo queste parole di Freud, che scrisse alla sua famiglia: �Ho avuto di nuovo una giornata meravigliosa; Villa Borghese � un enorme parco con castello e museo, che fino a poco tempo fa apparteneva a un principe romano, ma ora � di propriet� della citt� ed � generalmente accessibile, poich� il buon principe fece alcune sfortunate speculazioni e fu costretto a vendere tutto per tre milioni di lire (�) dove si trova tanto per dire il pi� bel Tiziano in assoluto, chiamato Amor sacro e amor profano��. La sua quarta visita a Roma fu nel 1910, durante il viaggio con Ferenczi in Sicilia. Freud mostr� al suo compagno di viaggio solo i luoghi pi� importanti, visto che avevano poco tempo a disposizione. Nel 1912, ancora una volta Freud torn� in Italia, questa volta a Roma, con Ferenczi. La salute di Freud in quel periodo non era buona e il compagno di viaggio era, come al solito, abbastanza pesante. Freud scrisse a Jones: �A volte faccio fatica a sopportare perfino Ferenczi, cos� buono, che non mi lascia neppure per concedersi un po� di piacevole distrazione�. Una volta giunti a Roma, Ferenczi lasci� Freud per recarsi a Napoli. Freud, depresso e sicuramente provato da quanto stava accadendo fra i suoi fedelissimi, soprattutto dopo l�allontanamento di Carl Jung, trascorse le sue giornate italiane visitando siti archeologici, chiese e musei. Torn� spessissimo nella chiesa di San Pietro in Vincoli, per vedere il Mos� di Michelangelo ogni giorno, come scrisse alla moglie: �Il mio primo pellegrinaggio, il giorno dopo il mio arrivo, � stato quello di portare i miei omaggi a Mos� e mi � parso che egli dimettesse un po� della sua alterigia. Che statua!�. �Per me � molto naturale essere a Roma, non ho alcuna sensazione di estraneit� La godo come mai prima� faccio una visita quotidiana al Mos� in S. Pietro in Vincoli, sul quale forse scriver� qualche parola�. In una lettera inviata a Edoardo Weiss � ripresa da Jones � Freud scrive: �Nel settembre 1913, durante tre solitarie settimane, ho sostato ogni giorno davanti alla statua, l�ho studiata, l�ho misurata, ne ho fatto alcuni schizzi, finch� ne ho afferrato il significato��. �Qualche parola� sul Mos� divennero poi due saggi, uno del 1914 e uno del 1937. Altre cartoline spedite da Roma a Martha: �Mezzogiorno di fronte al Pantheon, esperienza che ho paventato per anni� una luce stupenda si diffonde ovunque, persino nella Sistina� stanze di Raffaello, piaceri di tipo raro�. �Oggi pomeriggio alcune impressioni delle quali ci si nutrir� per anni� nella chiesa di S. Pietro in Vincoli visto il Mos� di Michelangelo� Infine tramonto dal monte Gianicolo con panorama� � davvero magnifico e io non mi sono mai sentito tanto bene�. Nel 1913 Freud e Minna Bernays vennero di nuovo insieme a Roma per due settimane. Fu il soggiorno pi� lungo della sua vita fatto a Roma. Durante questa visita, Freud scrisse la prefazione a �Totem e tab�� e una bozza della �Introduzione al narcisismo�. Scrisse all�amico e collega Karl Abraham: �A Roma, di una bellezza senza paragoni, ho ritrovato ben presto buon umore e la voglia di lavorare e nelle ore libere da visite a musei, chiese e localit� della campagna ho portato a termine il preambolo al libro su Totem e tab�, ampliato la mia relazione al congresso e scritto lo schizzo di un saggio sul narcisismo, e inoltre provveduto a correggere il mio articolo di reclame per la Scientia�. Accanto a tutte le attrazioni che Roma offriva come citt� d�arte, Freud coglieva una relazione intensissima tra questa citt� e il suo lavoro psicoanalitico (�La psicoanalisi � un�archeologia dell�anima�). e questa era certamente una ragione per cui amava cos� tanto questa citt�. Nel 1923 Freud fu per l�ultima volta a Roma con sua figlia Anna. Era gravemente malato e questo fu il suo ultimo viaggio all�estero. Napoli Freud fu spesso a Napoli. Nel 1902 visit� la citt� per un soggiorno abbastanza lungo con suo fratello Alexander. Furono affascinati dalla citt� (visitarono il Museo Archeologico Nazionale) e da luoghi come Pompei, Amalfi, Salerno e Paestum. Nel 1910, Freud e S�ndor Ferenczi fecero visita a Napoli mentre si recavano in Sicilia. Cartolina da Napoli: �Grazie a un viaggio in carrozza a Posillipo abbiamo goduto della vista indimenticabile su tutto il panorama circostante, da Ischia fino a Capo Miseno�. Sicilia Nel 1910 Freud e Ferenczi trascorsero 5 giorni a Palermo, dove soggiornarono all�Hotel de France. I due visitarono, oltre che Palermo, Siracusa, il tempio di Segesta, il sito archeologico di Selinunte e le citt� di Castelvetrano e Agrigento. Freud descrisse la Sicilia alla moglie come un�orgia inaudita di colori �che non bisognerebbe concedere solamente a se stessi�. A Jung scrisse che: �� la Sicilia � la parte pi� bella d�Italia e ha conservato frammenti unici del suo passato greco��. Siracusa: �Sempre pi� grandiosa e magnifica fino al Duomo normanno e al Castello reale�. Palermo: �� una citt� elegante, pulita, estremamente ricca di edifici��. Durante il viaggio in Sicilia fra Freud e Ferenczi sorsero incomprensioni e dissapori che culminarono in quello che verr� ricordato dagli storici della Psicoanalisi come �L�incidente di Palermo�. Freud, in quel viaggio in Sicilia, stava infatti accingendosi a lavorare al caso di paranoia del Presidente Schreber e desiderava collaborare con Ferenzi. Collaborare per�, per Freud, significava, evidentemente, �dettare�. Ferenczi si ribell� a questa richiesta e Freud accus� il compagno di viaggio di essersi comportato in modo nevrotico, per cui continu� a lavorare su Schreber da solo. I due non litigarono, ma si allontanarono molto sul piano professionale.