Vite immaginarie
Se tanti lettori scoprono in Borges gli incanti del fantastico, riconosceranno in Schwob un maestro di quella letteratura. Erudito esploratore della biblioteca di Babele, autore di ricerche sulle origini dell'argot, cultore di Villon. Marcel Schwob, inventò un nuovo genere di narrativa d'avventura. Nella Parigi degli anni gloriosi, quando fu disegnata in ogni particolare la carta della modernità letteraria, l'ombra elusiva e notturna di Marcel Schwob ci appare essenziale. Le Vite immaginarie segnano il culmine della sua opera: sono ventitré «percorsi di vita». Ma tutti, eguaglia la prosa illusoriamente semplice di Schwob. Per lui, la biografia è scienza dell'infimo particolare. Eppure, si tratta di un «realismo perfettamente irreale, e appunto perciò onnipotente». Tutto è visionario e segretamente unito in una sola catena, a dimostrare le parole di Schwob secondo cui «la somiglianza» è «il linguaggio intellettuale della differenza» e «la differenza» il linguaggio sensibile della somiglianza».Romanzi, Racconti, Novelle
Schwob Marcel
Adelphi Edizioni
Braille
1989
2
183
Opera in prestito, Opera in vendita