La moscheta
La Moscheta. L'esplorazione del mondo psicologico dei contadini approda al suo più complesso risultato in questa commedia, che rielabora la materia dei Dialoghi in un quadro ancora più calcolato e sapiente. In apparenza, la vicenda si impernia su uno spunto novellistico, la storia del tradimento di Betía, che per non cedere alle lusinghe del compare (al quale è legata da una antica servitù sessuale), si dispone ad accettare le profferte che le fa il marito per tentarne l'onestà, travestito da forestiero, contraffacendo il proprio dialetto in lingua colta, raffinata, moscheta (di qui, come si è detto, il titolo della commedia); per darsi poi, per dispetto, a un soldataccio bergamasco che le ronza intorno, fino a quando l'astuzia e la forza del compare non avranno nuovamente ragione e del marito e dell'amante occasionale. La tematica dei Dialoghi - anche qui riducibile all'impatto degli istinti contro i diaframmi della vita urbana (e il motivo del villano inurbato è ancora un riflesso del contrasto tra la città e la campagna, che innerva da capo a fondo l'opera ruzantiana) - viene ripresa nella Moscheta allo stadio ulteriore delle sue motivazioni sociali, al livello di una argomentazione, per così dire, post-politica (se di una componente «politica» si può parlare, e c'è da dubitarne, a proposito del Parlamento e del Bilora). Qui i personaggi sono ridotti alla pura economicità della loro natura, che scatta soltanto sulla molla del bisogno e del sesso; dietro le sembianze del comico, si cela un «teatro della crudeltà» tra i più asciutti e oppressivi del repertorio del Rinascimento.Teatro
Ruzante
Giulio Einaudi
Braille e Edizione per ipovedenti
1974
2
184
Opera in prestito, Opera in vendita